ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/05887

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 497 del 29/04/2021
Firmatari
Primo firmatario: FERRI COSIMO MARIA
Gruppo: ITALIA VIVA
Data firma: 29/04/2021


Commissione assegnataria
Commissione: XI COMMISSIONE (LAVORO PUBBLICO E PRIVATO)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI delegato in data 29/04/2021
Stato iter:
17/06/2021
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 17/06/2021
Resoconto ACCOTO ROSSELLA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (LAVORO E POLITICHE SOCIALI)
 
REPLICA 17/06/2021
Resoconto FERRI COSIMO MARIA ITALIA VIVA
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 29/04/2021

DISCUSSIONE IL 17/06/2021

SVOLTO IL 17/06/2021

CONCLUSO IL 17/06/2021

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-05887
presentato da
FERRI Cosimo Maria
testo di
Giovedì 29 aprile 2021, seduta n. 497

   FERRI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il reddito di cittadinanza è stato concepito come una misura assistenziale volta giustamente a supportare coloro che hanno difficoltà nel trovare un posto di lavoro ed è quindi stata pensata in un'ottica di politica attiva dei lavoro;

   le risorse stanziate dallo Stato per finanziare tale misura sono tutt'altro che esigue e si calcola che ammontino a circa 26 miliardi di euro per il triennio 2020-2022;

   l'entità dell'impegno finanziario dello Stato rende evidente come il legislatore abbia dovuto sacrificare gran parte delle risorse da dedicare alla propria politica economica annuale (per un valore di circa il 40 per cento del totale) al fine di finanziare il reddito di cittadinanza;

   un simile impegno – e i conseguenti sacrifici – impongono la massima attenzione in ordine all'erogazione del reddito di cittadinanza, garantendone la massima operatività nell'ambito della legalità ed evitando situazioni che possano acuire la tensione sociale fra i contribuenti che finanziano, sia pure indirettamente la misura, e i loro percettori;

   in questo senso, appare decisamente allarmante la notizia emersa in questi giorni sugli organi di stampa, circa il fatto che ben 76 persone sarebbero state segnalate alla procura per indebita percezione del reddito di cittadinanza;

   la notizia risulta tanto più deprecabile laddove emerge che di quei 76, ben 25 sarebbero stati condannati per mafia, mentre gli altri 51 avrebbero ottenuto il reddito di cittadinanza omettendo di comunicare che nel proprio nucleo familiare c'era anche un congiunto condannato definitivamente per associazione mafiosa;

   l'importo complessivo finora riscosso dai 76 soggetti ammonterebbe a oltre 600.000 euro, cifra tutt'altro che poco significativa e che fornisce la dimostrazione plastica di come l'indebita percezione del reddito di cittadinanza trasformi i sacrifici finanziari di milioni di cittadini – e dello Stato – in una mera dilapidazione di denaro pubblico a favore di soggetti tutt'altro che dediti a prendere parte alle politiche attive del lavoro –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e, se del caso, quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di approntare strumenti di controllo preventivo che assicurino l'erogazione del reddito di cittadinanza solo ed esclusivamente alle persone che ne abbiano diritto, scongiurando in partenza fattispecie come quella descritta in premessa, per cui soggetti senza i requisiti di legge si trovano a beneficiare di erogazioni statali in assenza di qualsiasi titolo e in aperto contrasto con la ratio e le finalità della normativa.
(5-05887)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 17 giugno 2021
nell'allegato al bollettino in Commissione XI (Lavoro)
5-05887

  Il dato riportato nell'atto parlamentare, relativo a 76 soggetti segnalati alla Procura della Repubblica per indebita percezione del Reddito di cittadinanza, è sicuramente un dato rilevante, che però va comunque rapportato al numero complessivo di beneficiari: 2.512.095 domande di Reddito e Pensione di cittadinanza accolte a marzo 2021, al netto delle domande oggetto di revoca.
  I beneficiari segnalati alla Procura rappresentano dunque lo 0,003 per cento delle domande accolte.
  Similmente, la spesa per erogazioni indebite, pari a oltre 600.000 euro, va rapportata agli importi di Reddito e Pensione di Cittadinanza erogati a marzo 2021, pari a quasi a 2 miliardi di euro.
  Le erogazioni indebite rappresentano dunque lo 0,03 per cento degli importi erogati.
  Posto quindi che si tratta di casi limitati, occorre certamente interrogarsi sulle condizioni che consentono tali abusi da parte di soggetti che si trovino a beneficiare di erogazioni statali in assenza di qualsiasi titolo e in aperto contrasto con la ratio e la finalità della legge, e affrontare il tema dei controlli sui requisiti di accesso al reddito di cittadinanza.
  Occorre in via preliminare evidenziare che l'INPS svolge attività di controllo sulle dichiarazioni dei richiedenti, sia al momento della presentazione della domanda, sia in esito all'accoglimento, sulle prestazioni erogate. In particolare, viene definito un piano di controlli annuale sulle autodichiarazioni.
  Sono stati poi implementati controlli sincroni automatizzati sui requisiti di residenza, possesso dei beni durevoli, stato lavorativo, situazione reddituale. Ulteriori attività di controllo sono effettuate sui requisiti anagrafici a cura dei Comuni, e su quelli socio-economici, a cura della Guardia di finanza.
  Per quanto riguarda le dichiarazioni rese dai richiedenti in merito all'assenza di condanne per i reati richiamati dall'articolo 7, comma 3, del decreto-legge n. 4 del 2019, occorre evidenziare che le stesse sono verificabili ex ante solo a seguito della sottoscrizione di apposita convenzione con il Ministero della giustizia, con il quale sono già state avviate le necessarie interlocuzioni per lo scambio massivo delle informazioni già in fase di istruttoria della domanda.
  Inoltre, il 31 marzo scorso, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, in accordo con l'INPS, che detiene il potere concessorio della misura, ha avviato un tavolo tecnico di confronto tra tutti gli enti responsabili dei controlli, la Guardia di finanza, Arma dei carabinieri, Ispettorato nazionale del lavoro, e tra le Amministrazioni detentrici dei dati rilevanti, compresi il Ministero della giustizia, il Ministero dell'interno e l'ANCI.
  Il tavolo è finalizzato a favorire il raccordo tra le attività che ciascun attore nell'ambito delle proprie competenze è chiamato a svolgere al fine di impedire la indebita percezione della prestazione, anche in riferimento all'applicazione delle sanzioni di cui all'articolo 7 del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4. Il tavolo ha la funzione di favorire l'attivazione degli scambi informativi tra le amministrazioni competenti che possono facilitare e rendere più efficace l'azione di contrasto alle frodi.
  Sebbene siano certamente da stigmatizzare i casi di indebita acquisizione del beneficio del reddito, occorre riconoscere il significato che misura ha assunto, in particolare nel corso della crisi emergenziale, come rete di protezione e di assistenza.
  Certamente quanto segnalato dall'onorevole interrogante richiama la necessità di implementare il sistema dei controlli, al fine di evitare gli abusi che in fase applicativa si possono verificare.