ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/05095

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 436 del 01/12/2020
Firmatari
Primo firmatario: QUARTAPELLE PROCOPIO LIA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 01/12/2020


Commissione assegnataria
Commissione: X COMMISSIONE (ATTIVITA' PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO delegato in data 01/12/2020
Stato iter:
16/12/2020
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 16/12/2020
Resoconto TODDE ALESSANDRA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SVILUPPO ECONOMICO)
 
REPLICA 16/12/2020
Resoconto QUARTAPELLE PROCOPIO LIA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 01/12/2020

DISCUSSIONE IL 16/12/2020

SVOLTO IL 16/12/2020

CONCLUSO IL 16/12/2020

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-05095
presentato da
QUARTAPELLE PROCOPIO Lia
testo di
Martedì 1 dicembre 2020, seduta n. 436

   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   le prime imprese alimentari domestiche Iad sono nate in Italia nel 2014, in mancanza però di una definizione appropriata e comprensiva. Il regolamento (CE) 178/2002 stabilisce i principi nel campo della legislazione alimentare, e il successivo regolamento (CE) 852/2004 riconosce il valore delle produzioni alimentari domestiche, da qui l'uso convenzionale di questo termine (Imprese alimentari domestiche) per un insieme di attività che prevedono generalmente la preparazione di prodotti alimentari nella propria abitazione per destinarli alla vendita. Dal 2014 ad oggi (dati di luglio 2020) le Iad attive sono 173, molte di queste si trovano in Lombardia (circa il 30 per cento tante altre in Piemonte, Toscana ed Emilia Romagna);

   oltre il 97 per cento delle sono gestite da donne. Una buona parte delle stesse tra i 20 e i 35 anni, spesso con figli in età scolare dell'obbligo, un'altra parte va oltre i 40, e comprende persone che spesso hanno perso o lasciato il lavoro. In un contesto in cui l'occupazione femminile è bassa e il divario salariale uomo-donna è tra i più alti d'Europa, in cui sempre più neomamme lasciano il lavoro, in cui i giovani faticano a trovare sbocchi occupazionali, le Iad sono una risorsa;

   le Iad sono uno strumento fondamentale di imprenditoria (soprattutto) femminile, di laboratorio d'impresa, di occupazione e opportunità per i giovani. Una Iad funziona, nella sua gestione, come qualsiasi attività economica organizzata, crea occupazione e sviluppa competenze;

   una Iad è un'attività che rispetta precisi obblighi e divieti, fiscali e sanitari, come stabilito dall'ultimo regolamento europeo che le disciplina. Le Iad sono iscritte alla Cciaa implementano un piano di controllo (Haccp), garantiscono dovute indicazioni su allergeni e tracciabilità, hanno divieto di somministrazione e di avere una vetrina, con la libertà però di vendere a privati ed esercizi pubblici. Le indicazioni del regolamento (CE)85/2004 forniscono forti tutele per consumatore e imprenditrici, consentendo l'emersione di attività altrimenti «in nero». Poche regioni, però, riconoscono e disciplinano in modo appropriato queste realtà; in mancanza di uniformità e chiarezza, chi intende aprire una Iad incontra molte difficoltà;

   al momento dell'apertura, emergono problemi per mancanza di conoscenza e competenza da parte delle amministrazioni locali. Le amministrazioni godono di grande discrezionalità, ma si muovono in modo confuso: lamentano spesso l'inesistenza della categoria, chiedono il cambio di destinazione d'uso dell'immobile, sono disinformate rispetto alle categorie Home Food e impresa alimentare domestica. Questo disincentiva chi vuole aprire un'attività; questa carenza informativa e normativa deve essere colmata;

   le Iad dovrebbero avere in Italia pieno riconoscimento e una precisa disciplina, come da regolamento europeo 825 del 2004. Anche considerate le condizioni occupazionali femminili e giovanili, sono uno strumento che deve essere necessariamente valorizzato –:

   quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato per valorizzare e riconoscere queste attività, e dare indicazioni omogenee sul territorio per la loro disciplina, considerando in particolare il loro valore per l'occupazione femminile.
(5-05095)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 16 dicembre 2020
nell'allegato al bollettino in Commissione X (Attività produttive)
5-05095

  L'Onorevole interrogante fa riferimento alle imprese alimentari domestiche, le cosiddette IAD, nate in Italia nel 2014 e diffuse prevalentemente in Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna. Tali imprese sono caratterizzate dalla preparazione di prodotti alimentari nella propria abitazione da parte degli imprenditori e imprenditrici, per destinarli alla vendita.
  In considerazione della mancanza di normative nazionali o regolatorie specifiche delle attività in parola, il Ministero dello sviluppo economico, recentemente, ha chiesto alla Presidenza di valutare la possibilità di applicare regolamentazioni afferenti ambiti o settori contigui, tra quelli elencati nel decreto legislativo 25 novembre 2016, n. 222.
  La Presidenza del Consiglio dei ministri ha risposto che l'attività di impresa alimentare domestica non rientra tra le attività elencate nella Tabella A del citato decreto legislativo n. 222 del 2016, in quanto non esiste alcuna normativa statale di disciplina dell'avvio di tale attività (nota n. DFP 0013603 del 2 marzo 2020). Tuttavia, è stato ritenuto che le IAD rientrino nell'ambito del Regolamento (CE) n. 852/2004 del 29 aprile 2004 sull'igiene dei prodotti alimentari, con riferimento all'obbligo di notifica sanitaria, il cui modulo standardizzato prevede espressamente l'attività di «home food».
  È stato altresì precisato che, affinché un'attività sia considerata libera, essa non deve essere ricompresa nell'elenco di cui al citato decreto legislativo n. 222 del 2016, né deve essere oggetto di disciplina da parte della normativa europea, statale o regionale.
  Nello specifico del quesito sollevato dall'Onorevole interrogante, si rappresenta che, in data 4 maggio 2017, in sede di Conferenza Unificata, è stato sottoscritto lo «Accordo tra il Governo, le regioni e gli Enti locali concernente l'adozione di moduli unificati e standardizzati per la presentazione delle segnalazioni, comunicazioni e istanze».
  Tra i moduli resi operativi con l'Accordo in parola, vi è anche il modulo di notifica sanitaria ai fini della registrazione ex Regolamento (CE) n. 852 del 2004, che riguarda tutti gli operatori del settore alimentare. Nello specifico, al punto 1.2 del modulo, rubricato «Tipologia dell'attività», è stata indicata la possibilità di barrare la casella «Ristorazione collettiva e pubblica», sottocasella «Home Restaurant», trattandosi di attività di ristorazione in ambito domestico, anche se esercitata con modalità diverse rispetto a quest'ultima.
  Tuttavia, ai sensi dell'articolo 4, comma 1, lettera b), del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114 per commercio al dettaglio si intende «l'attività volta da chiunque professionalmente acquista merci a nome e per conto proprio e le rivende, su aree private in sede fissa o mediante altre forme di distribuzione, direttamente al consumatore finale». L'attività artigianale delle IAD presupporrebbe, invece, la produzione di beni, anche semilavorati.
  Pertanto, in conclusione, si prospetta la possibilità di aggiungere al modulo sopra citato la specifica casella «Impresa alimentare domestica», così da avere un riconoscimento effettivo dell'attività in parola (per la quale non è necessario il possesso dei requisiti di accesso richiesti, invece, per l'avvio e l'esercizio delle attività di somministrazione di alimenti e bevande vere e proprie) ed incentivare – in tal modo – questo tipo di attività che, come ricordato dall'Onorevole interrogante, è soprattutto femminile.