ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00621

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 671 del 04/04/2022
Abbinamenti
Atto 1/00563 abbinato in data 04/04/2022
Atto 1/00622 abbinato in data 04/04/2022
Atto 1/00623 abbinato in data 04/04/2022
Atto 1/00624 abbinato in data 05/04/2022
Firmatari
Primo firmatario: NAPPI SILVANA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 04/04/2022
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
PROVENZA NICOLA MOVIMENTO 5 STELLE 04/04/2022
RUGGIERO FRANCESCA ANNA MOVIMENTO 5 STELLE 04/04/2022
MISITI CARMELO MASSIMO MOVIMENTO 5 STELLE 04/04/2022
PENNA LEONARDO SALVATORE MOVIMENTO 5 STELLE 04/04/2022
SPORTIELLO GILDA MOVIMENTO 5 STELLE 04/04/2022
VILLANI VIRGINIA MOVIMENTO 5 STELLE 04/04/2022
FEDERICO ANTONIO MOVIMENTO 5 STELLE 04/04/2022
LOREFICE MARIALUCIA MOVIMENTO 5 STELLE 04/04/2022
MAMMI' STEFANIA MOVIMENTO 5 STELLE 04/04/2022
LIUZZI MIRELLA MOVIMENTO 5 STELLE 05/04/2022


Stato iter:
05/04/2022
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 04/04/2022
Resoconto PENNA LEONARDO SALVATORE MOVIMENTO 5 STELLE
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 04/04/2022
Resoconto OCCHIONERO GIUSEPPINA ITALIA VIVA
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 04/04/2022

DISCUSSIONE IL 04/04/2022

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 04/04/2022

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 05/04/2022

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 05/04/2022

RITIRATO IL 05/04/2022

CONCLUSO IL 05/04/2022

Atto Camera

Mozione 1-00621
presentato da
NAPPI Silvana
testo presentato
Lunedì 4 aprile 2022
modificato
Martedì 5 aprile 2022, seduta n. 672

   La Camera,

   premesso che:

    l'Espghan (European society for paediatric gastroenterology hepatology and nutrition, Società europea di gastroenterologia, epatologia e nutrizione pediatrica) definisce la celiachia una malattia sistemica immuno-mediata, scatenata dal glutine in soggetti geneticamente predisposti, caratterizzata dalla combinazione variabile di sintomi, auto-anticorpi specifici ed enteropatia;

    la Consensus conference di Oslo ha definito la celiachia come un'enteropatia dell'intestino cronica immuno-mediata precipitata dall'esposizione al glutine con la dieta in soggetti geneticamente predisposti e definisce, altresì, come auto-immunità celiaca la presenza di anticorpi anti-transglutaminasi e/o anti-endomisio nel siero di soggetti celiaci;

    la celiachia è dunque un'enteropatia infiammatoria che colpisce l'1 per cento della popolazione e si sviluppa in soggetti geneticamente predisposti, con produzione da parte del sistema immunitario di autoanticorpi all'assunzione del glutine nella dieta;

    i fattori ambientale e genetico sono necessari, ma non sufficienti per scatenare clinicamente la malattia e, infatti, solo il 3 per cento delle persone, geneticamente predisposte e che consumano glutine, sviluppano, prima o poi, la celiachia, che si configura come una condizione permanente per cui il soggetto che ne è affetto non deve assumere glutine per tutta la vita;

    in Italia i celiaci sono 233.147, di cui il 30 per cento appartenente alla popolazione maschile (70.264) e il 70 per cento a quella femminile (162.883);

    le persone affette da questa patologia devono seguire una rigorosa dieta senza glutine per evitare l'infiammazione e le eventuali complicanze a livello sistemico che si vengono a determinare consumando prodotti con glutine;

    per queste persone è necessario che tutti i cereali contenenti glutine e loro derivati debbano essere obbligatoriamente inseriti nella lista degli ingredienti dell'alimento e indicati in maniera diversa rispetto agli altri e, sul confezionamento del prodotto, è inoltre prevista la dicitura «senza glutine»;

    ai pazienti affetti da celiachia viene erogato dal Servizio sanitario nazionale un contributo mensile che ha l'obiettivo di coprire esclusivamente il fabbisogno nutrizionale giornaliero di carboidrati da soddisfare con alimenti specificamente formulati, il cui ammontare cambia a seconda del sesso e dell'età del soggetto;

    la legge n. 123 del 2005 è stata emanata per tutelare i soggetti celiaci anche fuori casa, prevedendo dei fondi specifici per garantire la somministrazione, su richiesta, di pasti senza glutine nelle mense delle strutture scolastiche e ospedaliere, nelle mense delle strutture pubbliche e per l'implementazione di attività di formazione e aggiornamento per gli operatori del settore alimentare;

    i celiaci che usufruiscono del pasto presso una mensa di una struttura pubblica, dunque, hanno diritto, dietro richiesta, al pasto senza glutine, mentre per la ristorazione commerciale la predetta legge n. 123 del 2005, all'articolo 5, prevede l'inserimento di appositi moduli informativi sulla celiachia nell'ambito delle attività di formazione e aggiornamento professionali rivolte a ristoratori e albergatori, riconoscendo l'importanza della conoscenza della celiachia e delle modalità di preparazione dei pasti senza glutine anche in ristoranti, pizzerie e strutture alberghiere;

    è necessaria una corretta e precoce diagnosi di celiachia che non può prescindere dall'identificazione del paziente da inviare al percorso diagnostico e/o strumentale e, una volta ottenuta la diagnosi, il celiaco deve seguire per tutta la vita una dieta senza glutine;

    attualmente la celiachia è inserita tra le imperfezioni e le infermità che sono causa di non idoneità al servizio militare o, altresì, di non idoneità all'arruolamento nelle Forze armate, elencate all'articolo 582, comma 1, del testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 90;

    in caso di improvvisa insorgenza, all'interno delle Forze armate, della patologia celiaca, il paziente potrà continuare ad esercitare la professione, risultando tutelato; la norma anzidetta risulterebbe discriminatoria laddove si ravvisa l'impossibilità per tanti giovani di intraprendere la carriera militare, anche in caso di asintomaticità, con conseguente ingiusta penalizzazione;

    la diagnosi viene effettuata normalmente con l'indagine sierologica del dosaggio degli anticorpi nel sangue periferico; gli anticorpi anti-transglutaminasi di classe A rappresentano per costo beneficio la classe di anticorpi autorizzata per il primo step, unitamente al dosaggio delle IgA totali;

    l'esame istologico, obbligatorio in caso di familiarità, diventa importante se rimangono i sintomi nonostante la dieta con prodotti celiaci e risulta valido solo se rispetta la classificazione internazionale che considera le alterazioni che il tempo ha determinato sulla mucosa intestinale; la tipizzazione degli antigeni umani leucocitari (hla) viene effettuata una sola volta ed in caso di negatività lo screening periodico risulta inutile;

    il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017 sui livelli essenziali di assistenza prevede l'esenzione dal ticket per gli esami di follow-up, che possono essere prescritti dal medico di medicina generale o dal pediatra di libera scelta, sulla base delle linee guida del Ministero della salute («Protocollo per la diagnosi e il follow-up della celiachia»); gli esami per la diagnosi, invece, sono totalmente a carico dei pazienti, fatta salva la possibilità per le regioni e province autonome di porre a carico del servizio sanitario regionale, anche in compartecipazione, la diagnosi di celiachia o percorsi dedicati;

    secondo quanto riportato dall'Istituto superiore di sanità nel documento «Indicazioni ad interim per un'adeguata gestione delle persone affette da celiachia nell'attuale scenario emergenziale SARS-CoV-2» del 29 maggio 2020, «allo stato attuale delle conoscenze, è plausibile che le persone con celiachia non complicata, in trattamento dietetico e senza segni clinici e sierologici di attività di malattia in corso e in buono stato di nutrizione, non presentino un maggior rischio, rispetto alla popolazione generale, di contrarre l'infezione da SARS-CoV-2 o di un avere un decorso più sfavorevole. I celiaci che non seguono un adeguato trattamento dietetico, che hanno sviluppato complicanze, in particolar modo l'iposplenismo, o che presentano una malattia auto-immune associata alla celiachia sono a più alto rischio infettivo, rispetto alla popolazione generale»;

    secondo quanto riportato nel citato documento dell'Istituto superiore di sanità, una maggiore prevalenza di celiachia si osserva in alcune situazioni (gruppi a rischio), che rappresentano pertanto una chiara indicazione all'indagine sierologica: a) familiarità: la frequenza di celiachia tra i familiari del celiaco è di circa il 10 per cento; b) altre malattie autoimmuni, soprattutto il diabete di tipo 1 (5-10 per cento), le malattie tiroidee autoimmuni (5 per cento), l'epatite autoimmune: c) sindromi di Down (5-10 per cento); d) deficit selettivo di IgA, il quale comporta una falsa negatività dei marcatori sierologici di celiachia di tipo IgA;

    è fondamentale la formazione e l'aggiornamento professionale degli operatori del settore alimentare, al fine di garantire un elevato livello di sicurezza e di qualità nella produzione alimentare e nei servizi di ristorazione, visto che anche le mense scolastiche, ospedaliere e quelle annesse alle strutture pubbliche, ai sensi della legge n. 123 del 2005, devono garantire un pasto senza glutine ai celiaci che ne fanno richiesta;

    oggi sono diverse le regioni che promuovono corsi di formazione dedicati alla celiachia e che prevedono anche ore di formazione pratica svolte in apposite cucine didattiche, dove è possibile sperimentare sul campo le modalità operative corrette per ridurre al minimo i rischi di contaminazione;

    l'accordo del 30 luglio 2015 tra il Governo, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano reca la proposta di aggiornamento del provvedimento del Ministro della salute del 16 marzo 2006, concernente il riparto dei fondi tra le regioni e le province autonome per l'erogazione di pasti senza glutine nella mense scolastiche, ospedaliere e delle altre strutture pubbliche, nonché per lo svolgimento di specifici corsi di formazione sulla celiachia rivolti a ristoratori e albergatori, ai sensi degli articoli 4 e 5 della legge 4 luglio 2005, n. 123;

    secondo quanto si evince all'articolo 1 del predetto accordo, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano provvedono, sulla base delle iniziative promosse e dei dati raccolti, alla predisposizione di una relazione annuale secondo lo schema di cui all'allegato I, contenente: a) i dati relativi al numero di soggetti affetti da celiachia, risultanti dai registri regionali e provinciali per l'erogazione dei buoni per l'acquisto dei prodotti senza glutine; b) il numero delle mense scolastiche, ospedaliere e pubbliche che erogano pasti senza glutine, risultanti dall'elenco delle imprese alimentari registrate ai sensi del regolamento (CE) 852/2004 sull'igiene dei prodotti alimentari; c) il numero dei corsi di formazione e/o aggiornamento sulla celiachia, di natura tecnico-operativa, rivolti agli operatori del settore alimentare; i dati sopra indicati, aggiornati al 31 dicembre dell'anno precedente, devono essere trasmessi, improrogabilmente, entro il 30 aprile di ogni anno al Ministero della salute, in conformità al disposto dell'allegato II, capitoli A e B;

    nell'esercizio finanziario 2021, sulla base dei dati del 2020, sono stati stanziati in favore delle Regioni 325.346,80 euro per garantire la somministrazione dei pasti senza glutine e 521.024,97 euro per le iniziative di formazione, per un totale complessivo di 846.371,77 euro; dai predetti dati emerge invero una sperequazione territoriale di non agevole comprensione: per la formazione si ha, ad esempio, la Calabria con 21 mila euro e la Basilicata con 63 mila, mentre per pasti stanziati abbiamo la Calabria a 8.279,73 euro e la Basilicata a 2.437,76 euro; al riguardo, per evitare la predetta sperequazione, sarebbe auspicabile che le relazioni annuali delle regioni siano adeguatamente pubblicizzate sul sito del Ministero della salute;

    è evidente che la celiachia è una malattia cronica a rischio di complicanze dove il costo della prevenzione è di gran lunga più affrontabile rispetto ai costi necessari per ricoveri e cure e dunque è fondamentale investire sul percorso diagnostico e supportare il celiaco nel follow-up, considerato il numero sempre crescente delle diagnosi e le difficoltà di assicurare un sistema di assistenza omogeneo sul territorio;

    l'Associazione italiana celiachia dal 1979 rappresenta in Italia i pazienti per celiachia e dermatite erpetiforme e le loro famiglie ed è membro della Federazione europea della associazioni pazienti per la celiachia (Association of European coeliac societies, Aoecs) che ha contribuito a fondare a Roma, nel 1988. Tutela i diritti dei pazienti e ha contribuito in decenni di relazioni istituzionali proficue a costruire un quadro di diritti a garanzia dei celiaci che non ha pari nel mondo;

    durante l'emergenza causata dal COVID-19, l'Associazione italiana celiachia ha evidenziato l'urgenza di attuare un nuovo modello organizzativo dell'assistenza ai pazienti celiaci: «digitalizzare il buono per la terapia senza glutine in tutte le regioni italiane, permettendo così la reale circolarità di tutti i canali distributivi della terapia (farmacie, supermercati e negozi specializzati) e l'accesso alla dieta senza glutine in tutto il territorio nazionale, indipendentemente dalla regione di residenza. In questo modo, coerentemente con gli obiettivi di semplificazione, modernizzazione e digitalizzazione dei servizi al cittadino e della sanità dei Governi degli ultimi anni, i pazienti celiaci sarebbero uguali rispetto al loro diritto alla salute»,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative volte a potenziare la campagna informativa all'interno degli studi medici pediatrici e di medicina generale anche mediante affissione di manifesti intuitivi e brochure mirate sul tema;

2) ad adottare iniziative per prevedere corsi specifici aventi ad oggetto tale patologia da attivarsi presso i centri di prevenzione o in modalità telematica, al fine di contenere gli oneri per la formazione che ad oggi risultano più alti rispetto a quanto investito per il sostegno economico nei confronti di persone affette da celiachia;

3) a prevedere un'adeguata pubblicità delle relazioni annuali che le regioni e le province autonome sono tenute a redigere e trasmettere al Ministero della salute per la ripartizione dei fondi tra le regioni e le province autonome per l'erogazione di pasti senza glutine nella mense scolastiche, ospedaliere e delle altre strutture pubbliche, nonché per lo svolgimento di specifici corsi di formazione sulla celiachia rivolti a ristoratori e albergatori, ai sensi degli articoli 4 e 5 della legge 4 luglio 2005, n. 123, con evidenza dei dati relativi al numero di soggetti affetti da celiachia, delle mense scolastiche, ospedaliere e pubbliche che erogano pasti senza glutine e dei corsi di formazione e/o aggiornamento sulla celiachia, di natura tecnico-operativa, rivolti agli operatori del settore alimentare;

4) ad adottare iniziative di competenza per prevedere controlli sulla qualità delle farine che si trovano sia nei depositi che all'interno dei cibi per evitare che si sviluppino intolleranze;

5) ad adottare iniziative mirate al controllo delle mense scolastiche, ospedaliere e che sono al servizio delle Forze armate, laddove concesso, per prevedere eventuali pericolose reazioni al glutine e consentire l'assunzione dei pasti in totale sicurezza;

6) ad adottare iniziative per introdurre misure premiali o di incentivazione per la ristorazione commerciale e per le mense aziendali private per garantire la somministrazione, su richiesta, di pasti senza glutine;

7) a vigilare, per quanto di competenza, affinché gli alimenti recanti le etichette che prevedono la dicitura «senza glutine» siano effettivamente prodotti in stabilimenti che, sulla base di documentata analisi del rischio e dell'implementazione del piano di autocontrollo, prevedono organizzazione e/o procedure per la gestione del rischio di contaminazione da glutine;

8) a reinserire le farine monocereale senza glutine all'interno del Registro nazionale dei prodotti erogabili a carico del Servizio sanitario nazionale, istituito ai sensi dell'articolo 7 del decreto ministeriale dell'8 giugno 2001, come modificato con decreto ministeriale del 17 maggio 2016, per una sana alimentazione, in quanto anche per i celiaci va raccomandata una dieta varia ed equilibrata con largo uso di alimenti e farine naturalmente senza glutine che presentano normalmente un costo più alto della tradizionale farina di frumento, ma che rappresentano un alimento fondamentale per la preparazione casalinga di alimenti senza glutine;

9) a valutare l'opportunità di adottare iniziative per includere, nel prossimo aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, alcune delle prestazioni per la diagnosi precoce della celiachia nei soggetti ritenuti maggiormente a rischio;

10) a velocizzare il processo di digitalizzazione dell'assistenza ai pazienti celiaci e a valutare l'opportunità di individuare, in sede di Conferenza Stato-regioni, un sistema omogeneo su tutto il territorio nazionale per i soggetti affetti da celiachia, al fine di poter acquistare i prodotti senza glutine al di fuori della regione di residenza o domicilio sanitario del paziente celiaco, utilizzando il buono elettronico in tutti i canali di vendita;

11) a valutare l'opportunità di un'iniziativa normativa volta a eliminare ogni discriminazione e preclusione per l'accesso alla carriera militare per le persone affette da celiachia o da altre intolleranze alimentari.
(1-00621) «Nappi, Provenza, Ruggiero, Misiti, Penna, Sportiello, Villani, Federico, Lorefice, Mammì, Liuzzi».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

malattia