ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00565

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 614 del 14/12/2021
Abbinamenti
Atto 1/00542 abbinato in data 11/01/2022
Atto 1/00561 abbinato in data 11/01/2022
Atto 1/00562 abbinato in data 11/01/2022
Atto 1/00570 abbinato in data 09/02/2022
Firmatari
Primo firmatario: CRIPPA DAVIDE
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 14/12/2021
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SUT LUCA MOVIMENTO 5 STELLE 14/12/2021
MARAIA GENEROSO MOVIMENTO 5 STELLE 14/12/2021
DAGA FEDERICA MOVIMENTO 5 STELLE 14/12/2021
DEIANA PAOLA MOVIMENTO 5 STELLE 14/12/2021
D'IPPOLITO GIUSEPPE MOVIMENTO 5 STELLE 14/12/2021
DI LAURO CARMEN MOVIMENTO 5 STELLE 14/12/2021
LICATINI CATERINA MOVIMENTO 5 STELLE 14/12/2021
MICILLO SALVATORE MOVIMENTO 5 STELLE 14/12/2021
TERZONI PATRIZIA MOVIMENTO 5 STELLE 14/12/2021
TRAVERSI ROBERTO MOVIMENTO 5 STELLE 14/12/2021
VARRICA ADRIANO MOVIMENTO 5 STELLE 14/12/2021
ZOLEZZI ALBERTO MOVIMENTO 5 STELLE 14/12/2021
ALEMANNO MARIA SOAVE MOVIMENTO 5 STELLE 14/12/2021
CARABETTA LUCA MOVIMENTO 5 STELLE 14/12/2021
CHIAZZESE GIUSEPPE MOVIMENTO 5 STELLE 14/12/2021
FRACCARO RICCARDO MOVIMENTO 5 STELLE 14/12/2021
GIARRIZZO ANDREA MOVIMENTO 5 STELLE 14/12/2021
MASI ANGELA MOVIMENTO 5 STELLE 14/12/2021
ORRICO ANNA LAURA MOVIMENTO 5 STELLE 14/12/2021
PALMISANO VALENTINA MOVIMENTO 5 STELLE 14/12/2021
PERCONTI FILIPPO GIUSEPPE MOVIMENTO 5 STELLE 14/12/2021
SCANU LUCIA MOVIMENTO 5 STELLE 14/12/2021


Stato iter:
09/02/2022
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO PARLAMENTARE 11/01/2022
Resoconto D'ATTIS MAURO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto FOTI TOMMASO FRATELLI D'ITALIA
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 11/01/2022

DISCUSSIONE IL 11/01/2022

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 11/01/2022

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 09/02/2022

RITIRATO IL 09/02/2022

CONCLUSO IL 09/02/2022

Atto Camera

Mozione 1-00565
presentato da
CRIPPA Davide
testo di
Martedì 14 dicembre 2021, seduta n. 614

   La Camera,

   premesso che:

    la politica energetica dell'Unione europea, la cui base giuridica è rinvenibile già nell'articolo 194 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, si è rafforzata con l'avvio del «Green Deal europeo» nel dicembre 2019 che ha dato impulso alla decarbonizzazione del sistema energetico dell'Unione europea, con una forte spinta su rinnovabili ed efficienza energetica di edifici, industria e mobilità: il documento, che riformula su nuove basi l'impegno europeo ad affrontare il cambiamento climatico, andando oltre il Clean Energy Package avviato nel 2016, ricomprende infatti un ambizioso piano d'azione per trasformare l'Unione in un'economia competitiva, con l'obiettivo di azzerare le emissioni nette di gas serra entro la metà del secolo;

    nell'ambito del Green Deal europeo, i leader dell'Unione europea hanno approvato, nel dicembre 2020, un obiettivo riveduto di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55 per cento entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. In particolare, per conseguire tale ambizioso obiettivo, la Commissione europea ha preso in considerazione le azioni necessarie in tutti i settori, compresi un aumento dell'efficienza energetica e dell'energia da fonti rinnovabili, e il 14 luglio 2021 ha presentato ai membri della Commissione ambiente del Parlamento europeo il pacchetto di proposte legislative denominato «Fit for 55%», contenente 12 iniziative, sia di modifica di legislazioni esistenti sia di nuove proposte, tese a mettere in atto e realizzare tale maggiore livello di ambizione;

    arrestare il cambiamento climatico attraverso una transizione energetica equa e sostenibile resta obiettivo prioritario delle politiche dell'Unione europea anche dopo la crisi provocata dalla pandemia di COVID-19 ed è parte centrale dell'azione di medio periodo che l'Europa si prefigge con il Next Generation EU (Ngeu), in coerenza con gli obiettivi dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile (SDGs) e con gli impegni dell'Accordo di Parigi del 2015;

    inoltre, il nuovo bilancio rafforzato dell'Unione, definito nel luglio 2021 dal Quadro finanziario pluriennale 2021-2027, impone agli Stati membri di rispettare i vincoli di spesa minima a sostegno della transizione energetica: in particolare, almeno il 37 per cento della spesa finanziata dal Qfp e da Ngeu è dedicata al perseguimento degli obiettivi climatici e le iniziative previste dai Piani nazionali per la ripresa e la resilienza (Pnrr), in attuazione di Ngeu, in coerenza con il principio do not significant harm, sancito negli accordi di Parigi. Specifiche risorse sono poi disponibili all'interno del Fondo speciale per una transizione giusta, focalizzato al sostegno delle attività che più di altre risentiranno negativamente dell'impatto di tale transizione, con una dotazione di 17,5 miliardi di euro;

    nella premessa della proposta di Piano per la transizione ecologica (Pte) viene evidenziato che tale piano «intende fornire informazioni di base e un inquadramento generale sulla strategia per la transizione ecologica, dare un quadro concettuale che accompagni gli interventi del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)»;

    il Pte ricorda che le tappe della decarbonizzazione italiana sono scandite dagli impegni europei («net zero» al 2050 e riduzione del 55 per cento al 2030 delle emissioni di CO2 rispetto al 1990) e che la quota di elettrificazione del sistema dovrà progressivamente tendere e superare quota 50 per cento. L'apporto delle energie rinnovabili alla generazione elettrica dovrà raggiungere almeno il 72 per cento al 2030 e coprire al 2050 quote prossime al 100 per cento del mix energetico primario complessivo;

    per consentire il passaggio a un'efficace economia climaticamente neutra, la predetta complessiva attività di pianificazione, programmazione e coordinamento che interessa i nuovi soggetti istituzionali deve confrontarsi ed essere coerente con i principi e gli obiettivi chiave della transizione ecologica, con particolare riferimento a quei settori come l'industria, i trasporti e l'energia che, pur avendo un grande potenziale in termini di promozione della transizione verde e di stimolo della crescita, possono anche comportare il rischio di arrecare un danno significativo a uno o più obiettivi ambientali, in funzione di come sono progettate. Per tali ragioni, in questi settori, la stessa Commissione pone riserve in ordine al ricorso ad un approccio semplificato agli investimenti e alle riforme;

    la Strategia dell'Unione europea per l'integrazione del sistema energetico COM(2020)299 persegue l'obiettivo di guidare gli Stati membri nella graduale eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili. Inoltre, il Pte prevede l'istituzione di un gruppo di lavoro interministeriale, con la partecipazione delle regioni, al fine di presentare proposte normative volte alla razionalizzazione e progressiva eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi (Sad);

    alla luce dei medesimi principi declinati a livello europeo, laddove esistano alternative tecnologicamente ed economicamente praticabili a basso impatto ambientale, come quelle associate allo sviluppo delle Fer in sostituzione della produzione di energia elettrica e/o di calore a partire da combustibili fossili, l'effetto ambientale delle attività dovrebbe essere valutato in termini assoluti, ossia rispetto allo scenario che si prefigura in assenza di interventi che abbiano un impatto ambientale significativo;

    in questa prospettiva, dovrebbe essere collocato anche il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PiTESAI), in fase di approvazione, disciplinato dall'articolo 11-ter del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12. Il piano prevede un orizzonte temporale dal 2020 al 2050 che si coniuga con l'obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 e della decarbonizzazione dell'economia italiana, in linea con l'Accordo sul clima di Parigi del 2015 e l'European Green Deal, per un modello energetico sostenibile che affronti le sfide dell'approvvigionamento energetico e della tutela ambientale promuovendo lo sviluppo del risparmio energetico e delle energie rinnovabili;

    per adempiere gli obiettivi del Green Deal, nel 2030, il 70 per cento dei consumi elettrici italiani dovrà essere coperto da energie rinnovabili (quasi il doppio rispetto alla quota attuale del 38 per cento) e dovranno essere installati 65 GW di nuova potenza rinnovabile;

    le emissioni di CO2 – 428 milioni di tonnellate nel 2018, di cui il 24 per cento dal settore dell'industria e dei trasporti ed il 20 per cento dai sistemi di riscaldamento presenti nelle nostre case ed edifici, dovranno essere ridotte attraverso la diffusione dell'elettricità rinnovabile e dell'efficienza energetica in tutti i settori;

    l'analisi della realtà produttiva italiana, condotta nel report pubblicato ad ottobre 2020 e coordinato da Italian Climate Network, con la collaborazione scientifica del team di ricerca di EStà ed il supporto della European Climate Foundation, rileva che le maggiori criticità sono rappresentate dai settori industriali in cui si investe poco in innovazione tecnologica, da una scarsa capacità di evoluzione del sistema del trasporto privato e da basse prestazioni energetiche degli edifici;

    gli investimenti del periodo 2021-2030 nei settori strategici devono quasi raddoppiare ossia salire dai 1.000 miliardi di euro previsti dal Piano nazionale energia e clima, alla cifra di 1780 miliardi di euro. Tali sforzi si tradurrebbero in una crescita dell'occupazione stabile nell'ordine del 2,5-3 per cento e in un maggior aumento annuo del Pil dell'ordine dello 0,5-0,6 per cento, numeri che migliorerebbero ulteriormente nel caso in cui l'Italia mirasse i suoi investimenti verso gli ambiti green a maggior contenuto tecnologico e che sottolineano la necessità di aumentare la spesa in ricerca e sviluppo, nonché gli sforzi di industrializzazione dei brevetti, di modo che il nostro Paese non resti nelle retrovie dell'innovazione, limitandosi ad acquistare la tecnologia green prodotta da altri;

    al maggior avanzamento nell'identificazione delle possibili soluzioni tecnologiche che dovranno essere scelte, contribuisce la cosiddetta «Tassonomia Green» che costituisce la base per la pianificazione degli investimenti nel prossimo decennio. Essa, poi, non solo è lo strumento di indirizzo degli investimenti del Next Generation EU, ma soprattutto è il framework che informa le scelte degli investitori istituzionali, interessati a costruire portafogli sostenibili dal punto di vista ambientale, dato che precisa per ogni settore di attività, gli interventi che sono in grado di mitigare i cambiamenti climatici, rispetto a quelli che viceversa contribuiscono a incrementare le emissioni. Di conseguenza ciò che rientra nel novero della Tassonomia diviene elemento centrale nell'identificare le prospettive d'investimento nei settori energetici e, per tale ragione, presuppone decisioni oculate soprattutto con riferimento alle soluzioni che, ad oggi, presentano considerevoli margini di incertezza in termini di fattibilità tecnica ed economica degli investimenti e dei rischi ambientali, anche secondari;

    essendo la transizione energetica un driver di sviluppo che impatta su una molteplicità di interessi generali i quali richiedono una visione d'insieme, programmare l'adempimento degli impegni assunti con il Green Deal per il sistema industriale italiano, fatto di imprese anche piccole e medie (Pmi), non significa solo «programmare» l'innovazione, ma anche fare scelte mirate e consapevoli rispetto a dinamiche che toccano la società e l'ambiente nel loro complesso e che esigono una nuova governance nazionale basata su un efficace coordinamento, suscettibile di consentire il dialogo tra i diversi livelli di governo del territorio nelle sedi istituzionali deputate, e al contempo una sintesi dei diversi interessi;

    si auspica altresì la nascita di un Sistema nazionale dell'innovazione, ossia un «luogo» in cui tutti, il mondo delle imprese e della ricerca, pubblica e privata, possano coerentemente disegnare un piano di investimenti ad alta intensità tecnologica e impatto ambientale ridotto, in grado di migliorare la performance del sistema Paese nel senso di una maggiore capacità produttiva in termini di ricchezza e, insieme, decarbonizzazione;

    l'offerta industriale dovrà avere un ruolo fondamentale, non tanto e non solo per le prestazioni ambientali dei suoi impianti, quanto per il mutamento qualitativo della produzione che, condizionato dalla domanda green, influenzerà la struttura produttiva nel suo insieme;

    il sistema produttivo e industriale è influenzato da una correlazione positiva tra diminuzione della CO2 da un lato, e aumento degli investimenti in ricerca-sviluppo, nonché innovazione tecnologia dall'altro: è, pertanto, anzitutto strategico «aggredire» i settori più inquinanti, responsabili del 75 per cento delle emissioni di CO2 delle attività industriali, a loro volta responsabili di circa il 20 per cento delle emissioni totali, ma capaci di produrre solo l'11 per cento del valore aggiunto e il 9 per cento degli occupati del comparto industriale. Il percorso di transizione energetica in questi settori è, infatti, elemento essenziale alla loro stessa futura capacità di competizione nel mercato, sempre più green e sostenibile;

    con riguardo alla produzione di energia elettrica, le azioni prioritarie dovranno concentrarsi sull'accelerazione dei percorsi di decarbonizzazione e sull'ammodernamento delle centrali elettriche, attraverso un aggiornamento del Pniec 2030, in relazione ai nuovi obiettivi Ue di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e la revisione dell'obiettivo della quota delle fonti energie rinnovabili (Fer) rispetto ai consumi finali lordi di energia;

    per quel che concerne il settore industriale, sarà necessario adottare misure ad hoc per la riconversione delle imprese, tramite il superamento dell'attuale ripartizione delle quote di emissioni nell'ambito dell'European Union Emissions Trading Scheme EU ETS, per favorirne un impiego ottimale; promuovere e sostenere i Power Purchase Agreements (Ppa) al fine di minimizzare gli oneri in bolletta e garantire i produttori di energia da Fer rispetto dalla volatilità dei prezzi;

    coerentemente con il processo di transizione ecologica in atto, occorre puntare poi sull'idrogeno da fonti rinnovabili il cui utilizzo, commisurato alla sua funzione di concorrere al raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni, è da prevedersi solo nei settori «hard to abate» (siderurgia, raffinazione del petrolio, chimica, cemento, vetro e cartiere) e non in quelli dove l'elettrificazione è già ora la soluzione più idonea e conveniente. A tal fine, è fondamentale dare vita ad una filiera nazionale di tecnologie connesse alla sua produzione (elettrolizzatori, celle a combustibile e componenti ancillari al processo produttivo);

    per ridurre in modo significativo la dipendenza energetica dalle importazioni di energia di combustibili fossili, l'approvvigionamento energetico dovrà essere orientato verso un cambiamento strutturale nel mix delle fonti energetiche a favore di un aumento significativo di nuova capacità rinnovabile e di un incremento di produzione elettrica da Fer;

    una maggiore diffusione di energie rinnovabili e un maggiore ricorso a forme di autoconsumo collettivo e alla costituzione di comunità energetiche rinnovabili, oltre a contribuire alla decarbonizzazione dell'approvvigionamento energetico, contribuisce ad ottenere prezzi accessibili per le piccole e medie imprese e i consumatori domestici, soprattutto per le famiglie più vulnerabili che versano in condizioni di forte disagio economico e sociale. Sempre in tema di riduzione dei costi per gli utenti finali, si pone la necessità di trasferire sulla fiscalità generale gli oneri generali di sistema presenti in bolletta;

    con specifico riguardo al settore automotive, settore italiano con il più elevato numero di eccellenze nella produzione di autoveicoli di alta gamma e commerciali e relativa componentistica, sarà necessario sviluppare un piano di riconversione dell'intera filiera. Quello dei motori elettrici è l'orizzonte tecnologico con cui tutte le principali case automobilistiche si dovranno confrontare nel corso dei prossimi anni e, di conseguenza, risulta fondamentale sin da ora riconvertire, riqualificare e sviluppare le competenze dei lavoratori del comparto, ponendo tuttavia la dovuta attenzione, sia sotto il profilo industriale che occupazionale, alla risoluzione delle crisi aziendali in atto per scongiurare un effetto critico moltiplicatore anche sulle aziende dei servizi e della componentistica. Sarà inoltre necessario indicare una data precisa a partire dalla quale vietare la commercializzazione di nuovi autoveicoli a combustione interna come parte degli sforzi per ridurre le emissioni di gas serra;

    come noto la tecnologia Ccs è nata dall'esigenza di ottenere una estrazione supplementare di petrolio e gas naturale in giacimenti ormai depleti attraverso immissione di CO2;

    nonostante le numerose valutazioni effettuate in molti Paesi europei, ancora manca una valutazione positiva sulla fattibilità tecnica ed economica della cattura, dell'utilizzazione, del trasporto e dello stoccaggio del carbonio;

    la necessità di stoccare la CO2 ad alte pressioni in vecchi giacimenti ad 800 metri di profondità o in mare comporta numerosi rischi, specie nelle aree sismiche e in quelle classificate a sismicità medio-alta, in quanto l'attività sismica può causare fratturazione nei siti di stoccaggio e possibili fuoriuscite in caso di stoccaggio geologico;

    la Corte dei conti europea ha esaminato i precedenti programmi di finanziamento a sostegno delle tecnologie Ccs (programma NER 300 e EEPR) e ne ha certificato il fallimento dopo aver esaminato i risultati ottenuti con i predetti programmi, tanto che i sei progetti finanziati sono stati cancellati o conclusi senza essere entrati in funzione, con l'eccezione dell'impianto pilota in Spagna che, però, non ha dimostrato l'utilizzo del Ccs su scala reale. Secondo la Corte dei conti europea, pertanto, i sussidi Ue in materia non hanno portato a risultati soddisfacenti. Nello stesso tempo, non è giustificabile dare supporto pubblico a progetti commerciali di Ccs e Ccus in assenza di risultati incoraggianti in quelli pilota. Nella stima dei costi sono da considerare il rischio connesso allo stoccaggio e al trasporto, nonché i costi per le prossime generazioni, sia nella gestione del rischio che nella manutenzione e monitoraggio dei siti, che andrebbe calcolato a parte in una logica corretta di analisi costi/benefici;

    le attività del settore fossile rappresentano il 9 per cento di tutte le emissioni di gas serra (Ghg) prodotte dall'uomo. Inoltre, producono i combustibili che creano un altro 33 per cento delle emissioni globali. Tali operazioni hanno generato, solo nel 2020, quasi 120 milioni di tonnellate di metano, quasi un terzo di tutte le emissioni di metano dovute all'attività umana. Le possibilità di ridurre queste emissioni sono enormi: ciò è particolarmente vero nel settore del petrolio e del gas, dove è possibile evitare più del 70 per cento delle emissioni attuali con la tecnologia esistente e dove circa il 45 per cento potrebbe essere evitato senza costi netti;

    la produzione di energia rappresenta circa i due terzi delle emissioni di produzione di petrolio e gas. La richiesta di energia delle piattaforme di petrolio e gas tramite cavo alla riva o da un vicino parco eolico potrebbe portare a una riduzione delle emissioni di CO2 di 2-3 Mtpa nonché supportare fino a 4 gigawatt di nuova capacità eolica offshore. Il supporto all'industria petrolifera e del gas nella transizione verso un futuro a basse emissioni risulta cruciale nella lotta ai cambiamenti climatici e nella riduzione dei gas climalteranti ottenibile tramite, ad esempio, la sostituzione di macchinari ad alto contenuto di carbonio con collegamenti a operazioni onshore che generano elettricità a partire da idrogeno verde, energia solare, energia eolica offshore, la modifica dei processi produttivi interni e l'efficientamento dell'intera catena di approvvigionamento;

    in Italia muoiono prematuramente secondo l'Agenzia europea per l'ambiente quasi 66 mila persone all'anno per esposizione a inquinanti dell'aria (soprattutto polveri, ossidi di azoto, ozono) legati con grande prevalenza alla combustione di fonti energetiche fossili;

    ad ottobre 2020, la Commissione europea ha pubblicato la «Strategia per il metano» che funge da punto di partenza per un processo di sviluppo di una legislazione orientata a vietare le pratiche di combustione e sfiato di routine e ad introdurre l'obbligo di rilevamento e riparazione delle perdite nelle infrastrutture del gas. Anche per la tecnologia Ccs deve essere, infatti, posta particolare attenzione alle problematiche connesse all'attività di monitoraggio dei siti e alla necessità di marker per rendere visibili le perdite di CO2,

impegna il Governo:

1) a verificare, in base ai nuovi obiettivi Ue della transizione ecologica, tempi certi e stringenti per garantire il phase-out dalle fonti fossili, salvaguardando la sicurezza dell'approvvigionamento energetico mediante un massiccio ricorso alle fonti alternative;

2) ad adottare iniziative volte ad accompagnare la riconversione dell'industria oil & gas, tramite investimenti in nuove tecnologie ed ecoinnovazione (analisi avanzate, intelligenza artificiale), mediante il ricorso a misure volte a facilitare l'ammodernamento e/o la sostituzione degli impianti obsoleti esistenti, ad incoraggiare l'automazione, la digitalizzazione e l'elettrificazione diffusa della filiera di produzione energetica, nonché l'utilizzo di sistemi per il rilevamento accurato e l'individuazione puntuale delle perdite di metano;

3) a definire appositi piani per una «transizione giusta» e una maggiore competitività, nel medio e lungo periodo, dei lavoratori del settore petrolifero e del gas verso il comparto delle energie rinnovabili, garantendo continuità occupazionale e produttiva attraverso misure di sostegno per le aziende e i dipendenti, di concerto con le organizzazioni di categoria maggiormente rappresentative, con le parti sociali, le istituzioni interessate e i sindacati, nonché sostenendo il cambiamento professionale e tecnologico attraverso la formazione, la riqualificazione e l'aggiornamento delle competenze dei lavoratori;

4) ad operarsi, in sede europea, per l'adozione di apposite misure normative tese a ridurre le emissioni derivanti dall'estrazione, dalla produzione, dalla trasmissione e dalla distribuzione di petrolio e gas, che includano il rilevamento, il monitoraggio e i requisiti di riparazione delle perdite, gli standard tecnologici minimi e i divieti di flaring e venting come pratiche di routine, nonché apposite sanzioni in caso di mancata ottemperanza, con chiari e dettagliati obiettivi vincolanti entro cui ridurre le emissioni;

5) a garantire in modo adeguato che siano messe a disposizione del pubblico le informazioni ambientali concernenti tutte le fasi dei progetti sperimentali avviati attinenti lo stoccaggio geologico di CO2, ai sensi del decreto legislativo 14 settembre 2011, n. 162, nonché le relative risultanze al fine di orientare i processi decisionali sulla base di dati certi;

6) a prevedere che il Piano per la transizione ecologica sia coordinato con la pianificazione di settore finalizzata al perseguimento degli obiettivi di neutralità climatica, a cominciare dal PiTESAI, in fase di approvazione, considerato che, a tal fine, occorre che il Piano sia redatto sulla base di criteri stringenti sia nella individuazione delle aree idonee, orientati verso il progressivo ed effettivo abbandono della produzione di idrocarburi, con conseguente divieto di conferimento di nuovi permessi di prospezione o di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi e di proroga o rinnovo delle concessioni di coltivazione in essere oltre il 2040 in tutto il territorio nazionale;

7) a prevedere, nella prossima iniziativa normativa utile, la progressiva ma effettiva e rapida eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili inefficienti (cosiddetta «sunset clauses»), nell'ambito della complessiva individuazione dei sussidi ambientalmente dannosi, contestualmente prevedendo forme positive di incentivazione delle attività economiche in linea con gli obiettivi della decarbonizzazione;

8) a manifestare, in sede europea, il proprio deciso dissenso nei confronti dell'inserimento del gas naturale tra le attività economiche che possono essere considerate sostenibili e in quanto tali finanziate nell'ambito della Tassonomia verde;

9) ad esprimere in modo perentorio, l'esclusione dell'energia nucleare dal novero delle attività riconducibili nell'ambito della Tassonomia verde, nel rispetto degli esiti referendari del 1987 e del 2011;

10) ad adottare iniziative per provvedere alla definitiva approvazione della Carta nazionale delle aree idonee (Cnai), assicurando la massima ed effettiva concertazione e condivisione con i territori e le comunità locali interessate, nel rispetto dei princìpi di trasparenza, leale collaborazione e cooperazione istituzionale, come da impegni assunti dal Governo con riferimento alla mozione sul deposito nazionale dei rifiuti radioattivi (mozione n. 1-00414);

11) ad adottare iniziative per favorire la nascita di un Sistema nazionale dell'innovazione, ossia un «luogo» in cui tutti, il mondo delle imprese e della ricerca, pubblica e privata, possano coerentemente disegnare un piano di investimenti ad alta intensità tecnologica e impatto ambientale ridotto, in grado di migliorare la performance del sistema Paese nel senso di una maggiore capacità produttiva in termini di ricchezza e, insieme, decarbonizzazione;

12) ad adottare iniziative per incentivare la produzione e l'utilizzo di idrogeno da fonti rinnovabili unicamente per i settori specifici per i quali l'elettrificazione sia tecnicamente difficile o altamente inefficiente e per i quali il ricorso a questo vettore sia la soluzione economicamente ed ambientalmente più efficace (ad esempio settori «hard-to-abate» e trasporti pesanti);

13) ad adottare iniziative per trasferire gradualmente sulla fiscalità generale gli oneri generali di sistema presenti in bolletta, a cominciare dalle componenti relative ai bonus sociali riconosciuti alle famiglie disagiate;

14) ad adottare iniziative per programmare ed accompagnare la riconversione dell'industria automobilistica e i settori produttivi ad essa collegati tramite massicci investimenti per lo sviluppo di una filiera nazionale di veicoli elettrici, riqualificando e aggiornando, al contempo, le competenze dei lavoratori del settore, al fine di rendere il comparto maggiormente competitivo a livello internazionale nel medio e lungo periodo.
(1-00565) «Davide Crippa, Sut, Maraia, Daga, Deiana, D'Ippolito, Di Lauro, Licatini, Micillo, Terzoni, Traversi, Varrica, Zolezzi, Alemanno, Carabetta, Chiazzese, Fraccaro, Giarrizzo, Masi, Orrico, Palmisano, Perconti, Scanu».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

inquinamento da idrocarburi

inquinamento stratosferico

politica ambientale