ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00555

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 602 del 24/11/2021
Abbinamenti
Atto 1/00544 abbinato in data 25/11/2021
Atto 1/00546 abbinato in data 25/11/2021
Atto 1/00549 abbinato in data 25/11/2021
Atto 1/00550 abbinato in data 25/11/2021
Atto 1/00553 abbinato in data 25/11/2021
Firmatari
Primo firmatario: BELLUCCI MARIA TERESA
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA
Data firma: 24/11/2021
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
GEMMATO MARCELLO FRATELLI D'ITALIA 24/11/2021
MELONI GIORGIA FRATELLI D'ITALIA 24/11/2021
ALBANO LUCIA FRATELLI D'ITALIA 24/11/2021
BUCALO CARMELA FRATELLI D'ITALIA 24/11/2021
CARETTA MARIA CRISTINA FRATELLI D'ITALIA 24/11/2021
CIABURRO MONICA FRATELLI D'ITALIA 24/11/2021
FERRO WANDA FRATELLI D'ITALIA 24/11/2021
FRASSINETTI PAOLA FRATELLI D'ITALIA 24/11/2021
LUCASELLI YLENJA FRATELLI D'ITALIA 24/11/2021
MANTOVANI LUCREZIA MARIA BENEDETTA FRATELLI D'ITALIA 24/11/2021
MONTARULI AUGUSTA FRATELLI D'ITALIA 24/11/2021
SILVESTRI RACHELE FRATELLI D'ITALIA 24/11/2021
VARCHI MARIA CAROLINA FRATELLI D'ITALIA 24/11/2021


Stato iter:
25/11/2021
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 25/11/2021

RITIRATO IL 25/11/2021

CONCLUSO IL 25/11/2021

Atto Camera

Mozione 1-00555
presentato da
BELLUCCI Maria Teresa
testo presentato
Mercoledì 24 novembre 2021
modificato
Giovedì 25 novembre 2021, seduta n. 603

   La Camera,

   premesso che:

    il 25 novembre ricorre la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione n. 54/134 del 17 dicembre 1999, per invitare i Governi, le organizzazioni internazionali e le organizzazioni non governative a predisporre attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica su questo tema;

    numerose convenzioni dell'Onu e carte regionali prescrivono responsabilità istituzionali e impegni precisi per gli Stati sottoscrittori, anche nell'adozione di misure atte a cambiare la cultura degli stereotipi e dei pregiudizi alla base delle violenze sulle donne, nonché l'adozione di strumenti di protezione delle vittime;

    i più recenti dati dell'Istat raccolti nelle «Informazioni statistiche per l'Agenda 2030 in Italia», evidenziano che la violenza sulle donne è un fenomeno sommerso e strutturale e che sono in aumento i casi; l'Eures stima un aumento degli omicidi di donne, che rappresentano frequentemente l'atto ultimo ed estremo di una catena persecutoria di violenze e di sopraffazioni di natura psicologica, fisica, sessuale, economica, lavorativa e sociale;

    i dati forniti annualmente dall'Organizzazione mondiale della sanità, inoltre, confermano che la violenza di genere costituisce una questione strutturale, un fenomeno di dimensioni globali, un flagello che rappresenta la prima causa di morte delle donne, una «malattia sociale», trasversale a tutte le latitudini geografiche, alle appartenenze etniche, ai ceti sociali, alle religioni ed alle età;

    dal 1o gennaio 2021 sono già 103 le vittime, delle quali 87 sono state uccise in ambito familiare e, tra queste, 60 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner;

   dall'inizio della pandemia, inoltre, in Europa si è manifestato un preoccupante aumento degli episodi di violenza sulle donne, e il fenomeno ha coinvolto anche l'Italia; nel contesto del lockdown le famiglie sono state più a stretto contatto e hanno trascorso più tempo assieme, aumentando così il rischio che le donne e i figli siano esposti alla violenza soprattutto se in famiglia si verificano gravi perdite economiche o di lavoro; più si riducono le risorse economiche, infatti, più aumentano anche forme di abuso, di potere e di controllo da parte del partner;

    nel 2020, spiega il Ministero della salute, le chiamate al 1522 sono aumentate del 79,5 per cento rispetto al 2019, sia per telefono, sia via chat (+71 per cento), e il boom di chiamate si è avuto a partire da fine marzo 2020, in piena emergenza Covid-19, con picchi ad aprile (+176,9 per cento rispetto allo stesso mese del 2019) e a maggio (+182,2 per cento rispetto a maggio 2019);

    è necessario promuovere una campagna di sensibilizzazione per le donne «vittime della lesione dei loro diritti a causa di fondamenti culturali religiosi e dei loro costumi consolidati»; si ricorda, solo come esempio, il «caso» di Saman Abbas, la giovane pakistana scomparsa il 30 aprile a Novellara di cui si ipotizza l'uccisione e il seppellimento nelle campagne del comune reggiano da parte di familiari; all'origine del presunto delitto ci sarebbe stato il tentativo della giovane di sottrarsi a un matrimonio combinato;

    il dramma delle «nozze forzate» è talmente esteso da rendere indispensabile l'inserimento nel cosiddetto codice rosso di un articolo che introduca nel codice penale il nuovo reato di «costrizione o induzione al matrimonio» attraverso violenze o minacce;

    un altro grave fatto di cronaca giudiziaria recente, inserito nel medesimo contesto della violenza sulle donne dovuta a fondamentalismi religiosi, è quello attinente ad una giovane ragazza di origini marocchine che ha sporto denuncia querela per maltrattamenti in famiglia nei confronti del marito dalle medesime origini il quale, oltre ad un episodio di maltrattamenti fisici, aveva imposto costrizioni alla moglie tra le quali l'uso del velo integrale e il divieto di uscire di casa applicando una vera e propria segregazione; ebbene, è di qualche giorno fa la notizia della richiesta di archiviazione a firma del pubblico ministero con la specifica motivazione secondo cui «... la condotta di costringerla a tenere il velo integrale rientra, pur non condivisibile in ottica occidentale, nel quadro culturale dei soggetti interessati (...)»;

    si tratta, invece, di una posizione a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo non condivisibile in una Nazione libera e democratica, nella quale i diritti fondamentali della persona debbono essere garantiti a chiunque; come giustamente già sottolineato da Fratelli d'Italia in altri contesti, questa archiviazione non è accettabile né giuridicamente né moralmente perché rappresenta un atto di sottomissione del nostro ordinamento e delle nostre leggi all'Islam, alle sue storie e tradizioni;

    è importante che la magistratura abbia polso fermo nei confronti di chi si dimostra recidivo nell'assumere comportamenti persecutori e lesivi della persona e della sua integrità psicofisica. È emblematico il caso di Juana Cecilia Hazana Loayza, assassinata da Mirko Genco, che era già stato arrestato poche settimane prima del delitto per atti persecutori e il giorno dopo scarcerato, nonostante la convalida dell'arresto e nonostante fosse sottoposto alla misura del divieto di avvicinamento. Il 10 settembre era stato nuovamente arrestato per violazione alla misura del divieto di avvicinamento, violazione di domicilio e ulteriori atti vessatori, ottenendo il 23 settembre gli arresti domiciliari fino al 4 novembre, giorno in cui è decaduta la misura cautelare per la sentenza di patteggiamento emessa dal tribunale di Reggio Emilia il giorno prima. È stato un grande errore quello di non trattenere in carcere il giovane, considerando anche il suo profilo psicologico: sembrerebbe sia, infatti, a sua volta, figlio di una donna vittima. Trovare soluzioni per non alimentare le catene della violenza è un atto di fondamentale importanza. Lo Stato dovrebbe farsi carico di offrire il giusto sostegno psicologico anche ai familiari delle vittime di crimini domestici;

    da una fase iniziale che vedeva una presenza minima e sperimentale dei cosiddetti «centri per maltrattanti» oggi si assiste ad un numero sempre più crescente di uomini che seguono percorsi di cambiamento tramite sostegno psicologico e psichiatrico. Chi aderisce a questi percorsi termina il comportamento violento ed è meno propenso a cadere in recidiva. Diventa, pertanto, indispensabile, renderlo fruibile a tutti coloro che volontariamente, su invito del giudice o dei servizi sociali scelgono di diventare consapevoli della propria rabbia e di non perseguire più atteggiamenti aggressivi in famiglia. Questa forma di prevenzione diventa così la prima arma per salvare molte vite;

    in Italia sono oltre 2000 gli orfani di vittime di crimini domestici, ma possiamo affidarci solo a delle stime, perché i dati ufficiali non esistono. Ancora oggi non esiste la possibilità di un supporto psicologico per i ragazzi. L'80 per cento non ha possibilità di accedere all'aiuto di uno specialista, se non a pagamento;

    da dati Istat del 2019, in Italia, in 5 anni, ben 427 mila minori hanno vissuto situazioni di violenza domestica nei confronti delle proprie mamme e più di una vittima su 10 ha temuto per la propria vita o per quella dei propri figli. Assistere alla violenza significa guardare, ascoltare, vivere l'angoscia, esserne investiti, contagiati, sovrastati senza poter far nulla. Significa esporre un bambino a qualsiasi forma di maltrattamento, compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica, su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative all'interno di ambienti domestici e familiari. È un fenomeno ancora sommerso, quasi «invisibile», contraddistinto da segnali plurimi, i cui effetti possono essere devastanti sullo sviluppo fisico, cognitivo e comportamentale dei bambini;

    la terza indagine internazionale sull'educazione civica e per la cittadinanza «International Civic and Citizenship Education Study», promossa dalla International Association for the Evaluation of Educational Achievement, che si è posta l'obiettivo di identificare ed esaminare, all'interno di una dimensione comparativa, i modi in cui i giovani vengono preparati a svolgere in modo attivo il proprio ruolo di cittadini nelle società democratiche, ha rilevato che in Italia l'educazione alle competenze sociali ed emotive rappresenta il «pezzo mancante» dei curricula scolastici e della formazione degli insegnanti; prevedere un insegnamento nelle scuole è di certo un passo avanti verso la creazione di giovani cittadini emotivamente più consapevoli. Per questo il gruppo Fratelli d'Italia ha già presentato delle proposte di legge che vanno verso questa direzione: una riguarda l'istituzione di un servizio di psicologia scolastica che possa servire ad affrontare e contrastare, in maniera adeguata, il disagio educativo degli studenti attraverso un sostegno in ambito psicologico e relazionale in età evolutiva; un'altra proposta concerne l'insegnamento dell'intelligenza emotiva nelle scuole;

    l'Italia ha un corpo giuridico articolato e consolidato per combattere il fenomeno delle violenze di genere: la legge n. 66 del 1996, recante «Norme contro la violenza sessuale», sancisce che tali crimini non sono più «reati contro la moralità pubblica ed il buoncostume», ma «reati contro la persona»; la legge n. 38 del 2009, di conversione del decreto-legge n. 11 del 2009, recante «Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori», introduce una nuova fattispecie di reato (articolo 612-bis del codice penale), punisce le minacce insistenti, le molestie assillanti e le violenze che, per la loro sequenza continuativa e modalità aggressiva, incidono sulla tranquillità e sull'incolumità personali e violano la sfera privata; la legge n. 119 del 2013, di conversione del decreto-legge n. 93 del 2013, reca norme per la prevenzione ed il contrasto della violenza domestica e di genere;

    la citata legge n. 119 del 2013, in attuazione dell'articolo 5 della Convenzione di Istanbul, prevede l'adozione di un Piano straordinario contro la violenza sessuale e di genere e relativi stanziamenti. Il Piano prevede una pluralità di azioni: campagne di pubblica informazione e sensibilizzazione; promozione in ambito scolastico delle corrette relazioni tra i sessi, nonché di tematiche antiviolenza e antidiscriminazione; potenziamento dei centri antiviolenza e dei servizi di assistenza e protezione delle vittime di violenza e di stalking; formazione specializzata degli operatori; collaborazione tra istituzioni; raccolta ed elaborazione dei dati; previsione di specifiche azioni positive;

    il Piano straordinario prevede, altresì, il coinvolgimento delle associazioni impegnate nella lotta contro la violenza e dei centri antiviolenza presenti sul territorio;

    da ultimo, la legge 19 luglio 2019, n. 69, recante «Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere», ha modificato la disciplina penale, sia sostanziale che processuale, della violenza sulle donne, corredandola di inasprimenti di sanzione;

    a più di due anni dall'entrata in vigore del cosiddetto «codice rosso», però, il bilancio della dottrina e, in particolare, degli avvocati matrimonialisti, non è positivo e la media delle donne vittime di violenza domestica rimane ancora troppo alta. Alla base di questo amaro giudizio ci sono diverse considerazioni: le leggi non devono rappresentare un semplice pezzo di carta, ma devono essere accompagnate da grandi economici adeguati, che consentano di sanare, ad esempio, la carenza di personale, piaga irrisolta dell'Italia, perché se, da un lato, si accelerano le procedure e si inaspriscono le pene, dall'altro è indispensabile rafforzare gli organici;

    il codice rosso non potrà mai portare davvero risultati se i centri anti-violenza chiudono e se la pianta organica dei magistrati vede una carenza di almeno duemila unità. Il magistrato, di fatto, non ha la possibilità di sentire la vittima di violenza domestica entro tre giorni dalla denuncia, come disposto per legge, circostanza su cui, comunque, Fratelli d'Italia aveva chiesto l'introduzione della scelta da parte della vittima nell'applicazione del termine cogente al fine del rispetto dei temi emotivi della donna, se il carico di lavoro è eccessivo per il numero di magistrati in servizio;

    nel 2019 è stato finalmente introdotto l'uso della cavigliera elettronica per i reati di stalking, maltrattamenti, abusi e violenze. Il giudice che dispone l'allontanamento dalla casa familiare del colpevole può ordinare l'applicazione del braccialetto elettronico come ulteriore modalità di controllo e a tutela dell'incolumità psicofisica della vittima. In Spagna, questo meccanismo è in uso già dal 2009 e ha raggiunto obiettivi importanti: nella Comunità Autonoma di Madrid, ad esempio, gli omicidi legati alla violenza sulle donne sono diminuiti del 33 per cento ed inoltre, dato ancor più importante, «nessuna delle vittime sottoposte a controllo elettronico è stata nuovamente oggetto di violenza». Nel 2020 il Ministro della giustizia pro tempore ha richiesto «di aumentare l'attuale dotazione di braccialetti». È fondamentale, perciò, raccogliere questo appello e incrementare il numero di cavigliere elettroniche a doppio dispositivo Gps: il primo non rimovibile per lo stalker, il secondo rimovibile per la vittima che viene così avvertita in tempo utile nel caso il suo persecutore decidesse di avvicinarsi oltre i limiti consentiti,

impegna il Governo:

1) a continuare a elaborare e adottare strategie che possano rivelarsi efficaci per prevenire tutte le forme di violenza contro le donne: fisica, psicologica, sessuale, lavorativa ed economica;

2) a dare attuazione alle azioni concrete e agli impegni finanziari previsti nel Piano operativo coerentemente con le risorse finanziarie che le amministrazioni centrali e territoriali hanno dichiarato di mettere a disposizione;

3) a continuare ad intraprendere tutte le opportune iniziative di competenza al fine di garantire la protezione delle donne e dei loro figli;

4) ad adottare iniziative al fine di porre in essere le basi per l'introduzione nelle scuole della figura professionale dello psicologo scolastico e dell'insegnamento della intelligenza emotiva per aiutare i giovani studenti a superare forme di disagio e prevenire ogni possibile sentimento di discriminazione, affinché tali malesseri non si trasformino in età adulta in forme di violenza contro le donne;

5) a continuare ad assumere opportune iniziative volte a potenziare i percorsi di assistenza e di supporto psicologico per le donne che hanno subito una violenza e per i loro familiari anche attraverso lo sviluppo di una capillare rete di servizi socio-sanitari e assistenziali dotati di specifiche professionalità come psicologi e psicoterapeuti;

6) ad adottare le iniziative di competenza per sostenere la donna al fine di garantirle la libera scelta e di rispettarne i tempi di elaborazione emotiva e psicologica, rispetto all'obbligo del magistrato di sentirla entro tre giorni dalla denuncia, assicurando altresì un adeguato contesto nell'audizione e il supporto di figure professionali in grado di sostenerla emotivamente;

7) ad adottare iniziative per prevedere percorsi di specializzazione per avvocati, magistrati e forze dell'ordine;

8) a favorire specifiche iniziative per incentivare l'inserimento delle vittime di violenza nel mondo del lavoro;

9) ad adottare iniziative per garantire che le risorse ripartite nella Conferenza Stato-regioni (a cominciare da quelle stabilite nella Conferenza del maggio 2018) siano erogate con regolarità e puntualità, assicurando il funzionamento dei centri antiviolenza e delle case rifugio presenti sul territorio ed eliminando le disparità regionali nell'offerta dei servizi alle vittime di violenza;

10) ad adottare iniziative per verificare i costi economici e socio-sanitari della violenza, nonché procedere alla raccolta dei dati relativi agli omicidi di donne con motivazione di genere;

11) ad informare il Parlamento con cadenza semestrale sulle attività della cabina di regia prevista per dare impulso alle politiche di prevenzione e contrasto della violenza, nonché sul neonato Comitato tecnico antiviolenza costituito con decreto del Sottosegretario di Stato pro tempore alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alle pari opportunità e alle politiche giovanili;

12) ad adottare ogni iniziativa di competenza per favorire l'attuazione della legge n. 4 del 2018, che tutela gli orfani di crimini domestici, al fine di renderla pienamente operativa;

13) ad adottare iniziative per implementare le risorse destinate al fondo per le politiche relative alle pari opportunità e, più in generale, a tutte le politiche per la prevenzione ed il contrasto di ogni forma di violenza contro le donne e per la promozione di un'effettiva parità di genere;

14) ad indire, tramite un'apposita iniziativa del Ministro per le pari opportunità e la famiglia, un censimento sul territorio nazionale di tutte le associazioni e dei centri antiviolenza che svolgono attività di sostegno a vittime di violenza, abusi psicofisici e stalking e le accompagnano con personale qualificato in un percorso verso l'autonomia relazionale, sociale ed economica, anche al fine della certificazione degli stessi;

15) a porre in essere le iniziative di competenza atte a velocizzare e de-burocratizzare la distribuzione delle risorse finanziarie statali e regionali alle associazioni e ai centri anti-violenza così certificati, nonché alle case rifugio in modo da consentire a tali strutture di svolgere efficacemente le attività cui sono preposte;

16) ad adottare iniziative per stanziare appositi fondi per il sostegno psicologico dei minori vittime di violenza assistita;

17) ad avviare una mappatura dei centri di terapia per soggetti maltrattanti e ad adottare iniziative per ampliarne la presenza in tutte le regioni;

18) ad aumentare il numero di cavigliere elettroniche a doppio dispositivo Gps e a metterle nelle disponibilità del Ministero della giustizia nel più breve tempo possibile;

19) ad adottare iniziative per prevedere opportune misure di esenzione sanitaria per le prestazioni collegate alla violenza subita e un possibile rimborso delle spese legate al percorso psicologico che le donne dovranno intraprendere.
(1-00555) «Bellucci, Gemmato, Meloni, Albano, Bucalo, Caretta, Ciaburro, Ferro, Frassinetti, Lucaselli, Mantovani, Montaruli, Rachele Silvestri, Varchi».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

violenza sessuale

vittima

violenza