ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00438

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 473 del 23/03/2021
Abbinamenti
Atto 1/00433 abbinato in data 24/03/2021
Atto 1/00434 abbinato in data 24/03/2021
Firmatari
Primo firmatario: MELONI GIORGIA
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA
Data firma: 23/03/2021
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ALBANO LUCIA FRATELLI D'ITALIA 23/03/2021
BELLUCCI MARIA TERESA FRATELLI D'ITALIA 23/03/2021
BUCALO CARMELA FRATELLI D'ITALIA 23/03/2021
CARETTA MARIA CRISTINA FRATELLI D'ITALIA 23/03/2021
CIABURRO MONICA FRATELLI D'ITALIA 23/03/2021
FERRO WANDA FRATELLI D'ITALIA 23/03/2021
FRASSINETTI PAOLA FRATELLI D'ITALIA 23/03/2021
LUCASELLI YLENJA FRATELLI D'ITALIA 23/03/2021
MANTOVANI LUCREZIA MARIA BENEDETTA FRATELLI D'ITALIA 23/03/2021
MONTARULI AUGUSTA FRATELLI D'ITALIA 23/03/2021
SILVESTRI RACHELE FRATELLI D'ITALIA 23/03/2021
VARCHI MARIA CAROLINA FRATELLI D'ITALIA 23/03/2021
LOLLOBRIGIDA FRANCESCO FRATELLI D'ITALIA 23/03/2021
BIGNAMI GALEAZZO FRATELLI D'ITALIA 23/03/2021
BUTTI ALESSIO FRATELLI D'ITALIA 23/03/2021
CAIATA SALVATORE FRATELLI D'ITALIA 23/03/2021
CIRIELLI EDMONDO FRATELLI D'ITALIA 23/03/2021
DEIDDA SALVATORE FRATELLI D'ITALIA 23/03/2021
DELMASTRO DELLE VEDOVE ANDREA FRATELLI D'ITALIA 23/03/2021
DE TOMA MASSIMILIANO FRATELLI D'ITALIA 23/03/2021
DONZELLI GIOVANNI FRATELLI D'ITALIA 23/03/2021
FOTI TOMMASO FRATELLI D'ITALIA 23/03/2021
GALANTINO DAVIDE FRATELLI D'ITALIA 23/03/2021
GEMMATO MARCELLO FRATELLI D'ITALIA 23/03/2021
MASCHIO CIRO FRATELLI D'ITALIA 23/03/2021
MOLLICONE FEDERICO FRATELLI D'ITALIA 23/03/2021
OSNATO MARCO FRATELLI D'ITALIA 23/03/2021
PRISCO EMANUELE FRATELLI D'ITALIA 23/03/2021
RAMPELLI FABIO FRATELLI D'ITALIA 23/03/2021
RIZZETTO WALTER FRATELLI D'ITALIA 23/03/2021
ROTELLI MAURO FRATELLI D'ITALIA 23/03/2021
SILVESTRONI MARCO FRATELLI D'ITALIA 23/03/2021
TRANCASSINI PAOLO FRATELLI D'ITALIA 23/03/2021
VINCI GIANLUCA FRATELLI D'ITALIA 23/03/2021
ZUCCONI RICCARDO FRATELLI D'ITALIA 23/03/2021


Stato iter:
24/03/2021
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 24/03/2021
Resoconto BONETTI ELENA MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (PARI OPPORTUNITA' E FAMIGLIA)
 
DICHIARAZIONE GOVERNO 24/03/2021
Resoconto BONETTI ELENA MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (PARI OPPORTUNITA' E FAMIGLIA)
 
DICHIARAZIONE VOTO 24/03/2021
Resoconto FRATE FLORA MISTO-AZIONE-+EUROPA-RADICALI ITALIANI
Resoconto MURONI ROSSELLA MISTO-FACCIAMO ECO-FEDERAZIONE DEI VERDI
Resoconto GAGLIARDI MANUELA MISTO-CAMBIAMO!-POPOLO PROTAGONISTA
Resoconto DE LORENZO RINA LIBERI E UGUALI
Resoconto ANNIBALI LUCIA ITALIA VIVA
Resoconto POLIDORI CATIA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto GRIBAUDO CHIARA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto FERRO WANDA FRATELLI D'ITALIA
Resoconto RAVETTO LAURA LEGA - SALVINI PREMIER
Resoconto D'ARRANDO CELESTE MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 24/03/2021

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 24/03/2021

ACCOLTO IL 24/03/2021

PARERE GOVERNO IL 24/03/2021

DISCUSSIONE IL 24/03/2021

APPROVATO IL 24/03/2021

CONCLUSO IL 24/03/2021

Atto Camera

Mozione 1-00438
presentato da
MELONI Giorgia
testo presentato
Martedì 23 marzo 2021
modificato
Mercoledì 24 marzo 2021, seduta n. 474

   La Camera,
   premesso che:
    la situazione relativa alle condizioni di vita delle donne, a partire dalle violenze subite – in ambito familiare ma non solo – per arrivare al gender gap in ambito economico e lavorativo continua ad essere allarmante e fortemente denigrante della loro dignità;
    tale situazione è stata ancor più acuita dalla pandemia e dai relativi lockdown, che hanno costretto molte donne a lasciare il lavoro per farsi carico del maggiore impegno in famiglia e hanno portato a episodi di violenze domestiche dovute alle chiusure e alla maggior permanenze con i partner violenti;
    gli ultimi dati rilevati dall'Istat nel 2020, in collaborazione con il Dipartimento per le pari opportunità, e quelli pubblicati dai Centri anti violenza nel mese di ottobre 2020, aiutano a comprendere meglio il fenomeno della violenza, in particolare domestica;
    gli effetti della pandemia sono, infatti, facilmente ravvisabili sul fenomeno della violenza domestica: negli ultimi anni le chiamate valide al 1522 sono state in costante aumento, con un incremento nel 2019 rispetto al 2016 pari al 20,7 per cento da 17.616 a 26.477;
    un ulteriore sensibile aumento si è poi registrato nel 2020, quando le chiamate al numero anti violenza hanno superato in soli dieci mesi i livelli degli anni precedenti, raggiungendo aumenti elevatissimi in corrispondenza dei mesi del lockdown, con 5.031 telefonate valide dal 1o marzo a metà aprile (il 73 per cento in più rispetto allo stesso periodo nel 2019);
    a chiedere aiuto sono in più del 90 per cento dei casi le persone vittime della violenza, ma le chiamate arrivano anche da parenti, amici e conoscenti e da operatori: in ambito familiare a segnalare la violenza sono soprattutto i genitori delle vittime (22,3 per cento nel 2020), seguiti dai figli (15,4 per cento) e dai fratelli o le sorelle (11,3 per cento); la violenza riportata è nel 58,4 per cento dei casi ad opera di partner attuali, nel 15,3 per cento ex partner, e nel 18,8 per cento di un familiare, prevalentemente genitori o figli, un dato che risulta in aumento rispetto agli anni precedenti;
    di particolare rilievo sono anche i primi dati sugli accessi delle donne in pronto soccorso aggiornati per il triennio 2017-2019, dai quali emerge che in questi tre anni sono 16.140 le donne che hanno avuto almeno un accesso in pronto soccorso con l'indicazione di diagnosi di violenza e il corrispondente numero totale di accessi è pari a 19.166 (1,2 accessi pro capite in media);
    per quanto riguarda le case rifugio, si rilevano ancora particolari carenze: ne risultano attive 272 in tutta Italia, in aumento rispetto alle 232 del 2017, ma ancora troppo poche;
    i più recenti dati Istat contenuti nelle «Informazioni statistiche per l'Agenda 2030 in Italia», poi, evidenziano che la violenza sulle donne è un fenomeno sommerso e strutturale, che i casi di violenza sono in costante aumento e che i femminicidi rappresentano frequentemente l'atto ultimo ed estremo di una catena persecutoria di violenze e di sopraffazioni di natura psicologica, fisica, sessuale, economica, lavorativa e sociale;
    i dati forniti annualmente dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) confermano che la violenza di genere costituisce una questione strutturale, un fenomeno di dimensioni globali, un flagello che rappresenta la prima causa di morte delle donne. Una «malattia sociale», trasversale a tutte le latitudini geografiche, alle appartenenze etniche, ai ceti sociali, alle religioni ed alle età;
    l'Italia ha approvato nel corso degli anni diverse norme per arginare il fenomeno delle violenze di genere: la legge n. 66 del 1996, recante «Norme contro la violenza sessuale», sancisce che gli atti di violenza sessuale non sono più «reati contro la moralità pubblica ed il buoncostume» ma «reati contro la persona»; il decreto-legge n. 11 del 2009, convertito dalla legge n. 38 del 2009, recante «Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla valenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori», introduce una nuova fattispecie di reato (articolo 612-bis del codice penale), punisce le minacce insistenti, le molestie assillanti e le violenze che, per la loro sequenza continuativa e modalità aggressiva, incidono sulla tranquillità ed incolumità personali e violano la sfera privata;
    la legge n. 119 del 2013, in attuazione dell'articolo 5 della Convenzione di Istanbul, la stessa da cui la Turchia si è appena ritirata, provocando le proteste di tutte le donne di quello Stato, prevede l'adozione di un piano straordinario contro la violenza sessuale e di genere e relativi stanziamenti; il piano prevede una pluralità di azioni: campagne di pubblica informazione e sensibilizzazione; promozione in ambito scolastico delle corrette relazioni tra i sessi nonché di tematiche antiviolenza e antidiscriminazione; potenziamento dei centri antiviolenza e dei servizi di assistenza e protezione delle vittime di violenza di genere e di stalking; formazione specializzata degli operatori; collaborazione tra istituzioni; raccolta ed elaborazione dei dati; previsione di specifiche azioni positive;
    in aprile 2020, in piena pandemia, il Ministro competente ha varato delle norme per velocizzare il trasferimento alle regioni dei fondi per l'anno 2019 del piano straordinario contro la violenza sessuale e di genere suddetto; fondi che, però, a distanza di mesi solo 5 regioni hanno erogato ai vari servizi competenti (Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Veneto, Abruzzo e Molise); in ogni caso le risorse sono comunque abbastanza scarse e non riescono a coprire il fabbisogno essenziale per svolgere al meglio le attività di supporto necessarie;
    in questa legislatura, inoltre, è stata approvata la legge 19 luglio 2019, n. 69, il cosiddetto Codice rosso, che ha inasprito le pene per la violenza sessuale, ha istituito una corsia preferenziale per le denunce e indagini più rapide, e ha introdotto il reato di sfregio del volto e di revenge porn;
    da non sottovalutare è anche il fenomeno in crescita delle molestie o minacce sul luogo di lavoro: sono ancora tante le donne che subiscono ricatti o un abuso nelle loro carriere lavorative e l'80 per cento di esse non ha il coraggio di denunciare;
    ulteriore tematica relativa alla tutela delle donne è quella delle diseguaglianze subite nel mercato del lavoro; a ventisei anni dall'adozione della Dichiarazione di Pechino, la dichiarazione Onu per l'avanzamento delle donne nella società, e a undici anni dalla creazione di UN WOMEN, l'agenzia dedicata all'uguaglianza di genere, la situazione presenta dei progressi, ma molte problematiche persistono;
    una delle problematiche che appare più difficile da superare è quella del divario salariale di genere: in Europa le donne guadagnano in media all'ora il 15 per cento in meno degli uomini; gli Stati membri differiscono molto l'uno dall'altro: si va dal 23 per cento dell'Estonia al 3 per cento della Romania;
    i divari retributivi più bassi, come quello italiano del 5 per cento tendono ad essere collegati, però, ad una minore partecipazione delle donne al mercato del lavoro; altre cause del divario salariale sono la sovra-rappresentazione delle donne nei settori relativamente a basso salario come l'assistenza, le vendite o l'istruzione e la sotto-rappresentazione nei settori dove le retribuzioni sono più alte; con meno denaro da risparmiare e investire, questi divari si accumulano e di conseguenza le donne sono a maggior rischio di povertà ed esclusione sociale in età avanzata;
    da sottolineare poi che sono ancora poche le agevolazioni per le donne che vogliono conciliare attività lavorativa e accudimento della famiglia;
    la conciliazione famiglia-lavoro è definita dalla Commissione europea come «l'introduzione di sistemi che prendono in considerazione le esigenze della famiglia, di congedi parentali, di soluzioni per la cura dei bambini e degli anziani, lo sviluppo di un contesto e di un'organizzazione lavorativa tali da agevolare la conciliazione delle responsabilità lavorative e di quelle familiari per le donne e gli uomini»; perché la conciliazione va fatta su più fronti e coinvolge, appunto, anche gli uomini;
    su quest'ultima problematica si accumulano, senz'altro, molti fattori culturali, posto che si tende a ritenere che la conciliazione sia solo un problema del mondo femminile: ecco perché il tasso di occupazione femminile e il tasso di fecondità rimangono tra i più bassi in assoluto in Europa;
    la conciliazione tra scelte riproduttive e scelte lavorative è un problema irrisolto; conciliare significa mettere le coppie (quindi uomini e donne) nelle condizioni di poter scegliere in base alle aspettative e ai progetti di vita. I vincoli posti dal mondo del lavoro tendono a limitare la scelta di fare figli; la questione investe, inoltre, non solo l'accudimento dei bambini, ma più in generale il lavoro di cura nei confronti dei soggetti fragili (malati, anziani, disabili);
    bisognerebbe porre in essere iniziative che permettano di rendere più flessibili gli orari di lavoro e incentivino il part-time in alcuni periodi della vita per chi si deve occupare della famiglia; è utile prevedere più servizi volti a supportare il lavoratore nell'adempimento delle incombenze legate alla vita familiare: asili nidi e scuole dell'infanzia aziendali, attività di doposcuola e i centri estivi, centri diurni e residenze sanitarie dedicati per gli anziani, malati e disabili;
    la conciliazione famiglia-lavoro concerne anche tutte le agevolazioni economico-finanziarie che si potrebbero offrire ai lavoratori per contribuire alle spese che essi devono sostenere, soprattutto in periodi particolari della vita familiare, quali la nascita di un figlio; i campi di azione potrebbero essere, da un lato il sistema delle retribuzioni e dall'altro, quello dei benefit;
    è di un mutamento culturale di cui abbiamo bisogno: la costruzione di una responsabilità collettiva basata sulla cooperazione di tutti, donne e uomini, consapevoli della gravità degli atti perpetrati contro le donne, delle difficoltà a cui ogni giorno esse vanno incontro e a cui, quasi mai, lo Stato dà risposte concrete,

impegna il Governo:

1) a rafforzare l'impegno sulle strategie per prevenire tutte le forme di violenza nei confronti delle donne: fisica, psicologica, sessuale, lavorativa ed economica;

2) a rafforzare l'impegno per promuovere una parità effettiva e sostanziale tra uomo e donna attraverso azioni di sensibilizzazione e l'adozione di specifici programmi di educazione scolastica finalizzati alla prevenzione della violenza;

3) a dare seguito all'attuazione efficace di tutte le disposizioni previste dal Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne con l'obiettivo di raggiungerne la piena applicazione e a monitorare che le risorse stanziate siano effettivamente impiegate per gli scopi stabiliti, valutando, altresì, la ricaduta delle iniziative poste in essere dalle istituzioni ed enti beneficiari dei fondi stessi, i risultati ottenuti e la reale adeguatezza degli interventi;

4) ad adottare iniziative e valutare l'opportunità di introdurre nuove risorse economiche per il nuovo Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne;

5) ad intraprendere tutte le opportune iniziative di competenza al fine di garantire una maggiore equità delle condizioni economiche e stipendiali delle donne rispetto ai loro colleghi uomini;

6) ad adottare iniziative di competenza per garantire alle donne la possibilità di realizzarsi sul duplice piano lavoro e famiglia, mediante accurate iniziative economiche e organizzative che consentano una migliore conciliazione degli impegni su entrambi i fronti, potenziando asili nidi, centri estivi, case per anziani e disabili e rendendo più flessibili gli orari lavorativi.
(1-00438)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Meloni, Albano, Bellucci, Bucalo, Caretta, Ciaburro, Ferro, Frassinetti, Lucaselli, Mantovani, Montaruli, Rachele Silvestri, Varchi, Lollobrigida, Bignami, Butti, Caiata, Cirielli, Deidda, Delmastro Delle Vedove, De Toma, Donzelli, Foti, Galantino, Gemmato, Maschio, Mollicone, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Vinci, Zucconi».