ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00433

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 471 del 19/03/2021
Abbinamenti
Atto 1/00434 abbinato in data 22/03/2021
Atto 1/00438 abbinato in data 24/03/2021
Firmatari
Primo firmatario: POLIDORI CATIA
Gruppo: FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 18/03/2021
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
TRIPODI ELISA MOVIMENTO 5 STELLE 24/03/2021
RAVETTO LAURA LEGA - SALVINI PREMIER 24/03/2021
GRIBAUDO CHIARA PARTITO DEMOCRATICO 24/03/2021
ANNIBALI LUCIA ITALIA VIVA 24/03/2021
DE LORENZO RINA LIBERI E UGUALI 24/03/2021
LUPI MAURIZIO MISTO-NOI CON L'ITALIA-USEI-RINASCIMENTO ADC 23/03/2021
GAGLIARDI MANUELA MISTO-CAMBIAMO!-POPOLO PROTAGONISTA 24/03/2021
GEBHARD RENATE MISTO-MINORANZE LINGUISTICHE 24/03/2021
FERRO WANDA FRATELLI D'ITALIA 24/03/2021
CRIPPA DAVIDE MOVIMENTO 5 STELLE 24/03/2021
BOLDRINI LAURA PARTITO DEMOCRATICO 24/03/2021
OCCHIUTO ROBERTO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/03/2021
BOSCHI MARIA ELENA ITALIA VIVA 24/03/2021
ASCARI STEFANIA MOVIMENTO 5 STELLE 24/03/2021
FREGOLENT SILVIA ITALIA VIVA 24/03/2021
RUFFINO DANIELA MISTO-CAMBIAMO!-POPOLO PROTAGONISTA 24/03/2021
SCUTELLA' ELISA MOVIMENTO 5 STELLE 24/03/2021
D'ARRANDO CELESTE MOVIMENTO 5 STELLE 24/03/2021
CATTOI MAURIZIO MOVIMENTO 5 STELLE 24/03/2021
CORNELI VALENTINA MOVIMENTO 5 STELLE 24/03/2021
BRESCIA GIUSEPPE MOVIMENTO 5 STELLE 24/03/2021
VACCA GIANLUCA MOVIMENTO 5 STELLE 24/03/2021
BALDINO VITTORIA MOVIMENTO 5 STELLE 24/03/2021
ALAIMO ROBERTA MOVIMENTO 5 STELLE 24/03/2021
SALAFIA ANGELA MOVIMENTO 5 STELLE 24/03/2021
D'ORSO VALENTINA MOVIMENTO 5 STELLE 24/03/2021
PALMISANO VALENTINA MOVIMENTO 5 STELLE 24/03/2021
GIULIANO CARLA MOVIMENTO 5 STELLE 24/03/2021
FERRARESI VITTORIO MOVIMENTO 5 STELLE 24/03/2021
CASA VITTORIA MOVIMENTO 5 STELLE 24/03/2021
ALEMANNO MARIA SOAVE MOVIMENTO 5 STELLE 24/03/2021
CIMINO ROSALBA MOVIMENTO 5 STELLE 24/03/2021
SUT LUCA MOVIMENTO 5 STELLE 24/03/2021
DEL SESTO MARGHERITA MOVIMENTO 5 STELLE 24/03/2021
SCANU LUCIA MOVIMENTO 5 STELLE 24/03/2021
ORRICO ANNA LAURA MOVIMENTO 5 STELLE 24/03/2021
DE CARLO SABRINA MOVIMENTO 5 STELLE 24/03/2021
INVIDIA NICCOLO' MOVIMENTO 5 STELLE 24/03/2021
AZZOLINA LUCIA MOVIMENTO 5 STELLE 24/03/2021
BARZOTTI VALENTINA MOVIMENTO 5 STELLE 24/03/2021
MARTINCIGLIO VITA MOVIMENTO 5 STELLE 24/03/2021
SERRITELLA DAVIDE MOVIMENTO 5 STELLE 24/03/2021
UNGARO MASSIMO ITALIA VIVA 24/03/2021


Elenco dei co-firmatari che hanno ritirato la firma
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma Data ritiro firma
VALENTINI VALENTINO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/03/2021 24/03/2021
BAGNASCO ROBERTO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/03/2021 24/03/2021
BALDINI MARIA TERESA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/03/2021 24/03/2021
CAPPELLACCI UGO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/03/2021 24/03/2021
GIACOMETTO CARLO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/03/2021 24/03/2021
LABRIOLA VINCENZA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/03/2021 24/03/2021
ORSINI ANDREA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/03/2021 24/03/2021
PEREGO DI CREMNAGO MATTEO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/03/2021 24/03/2021
PITTALIS PIETRO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/03/2021 24/03/2021
VIETINA SIMONA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/03/2021 24/03/2021
VERSACE GIUSEPPINA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/03/2021 24/03/2021
SPENA MARIA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/03/2021 24/03/2021
SAVINO ELVIRA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/03/2021 24/03/2021
SARRO CARLO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/03/2021 24/03/2021
SACCANI JOTTI GLORIA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/03/2021 24/03/2021
ROTONDI GIANFRANCO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/03/2021 24/03/2021
ROSSELLO CRISTINA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/03/2021 24/03/2021
RIPANI ELISABETTA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/03/2021 24/03/2021
PETTARIN GUIDO GERMANO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/03/2021 24/03/2021
PALMIERI ANTONIO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/03/2021 24/03/2021
MARROCCO PATRIZIA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 22/03/2021 24/03/2021
GIANNONE VERONICA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/03/2021 24/03/2021
D'ATTIS MAURO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/03/2021 24/03/2021
CRISTINA MIRELLA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/03/2021 24/03/2021
CASSINELLI ROBERTO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 18/03/2021 24/03/2021
Stato iter:
24/03/2021
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 22/03/2021
Resoconto GIANNONE VERONICA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 22/03/2021
Resoconto LUCASELLI YLENJA FRATELLI D'ITALIA
Resoconto RAVETTO LAURA LEGA - SALVINI PREMIER
Resoconto RIZZO NERVO LUCA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto TRIPODI ELISA MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto LABRIOLA VINCENZA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto SPADONI MARIA EDERA MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto SERRACCHIANI DEBORA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto MARROCCO PATRIZIA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto SCUTELLA' ELISA MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto FREGOLENT SILVIA ITALIA VIVA
Resoconto AZZOLINA LUCIA MOVIMENTO 5 STELLE
 
DICHIARAZIONE GOVERNO 22/03/2021
Resoconto BERGAMINI DEBORAH SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
PARERE GOVERNO 24/03/2021
Resoconto BONETTI ELENA MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (PARI OPPORTUNITA' E FAMIGLIA)
 
DICHIARAZIONE GOVERNO 24/03/2021
Resoconto BONETTI ELENA MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (PARI OPPORTUNITA' E FAMIGLIA)
 
DICHIARAZIONE VOTO 24/03/2021
Resoconto FRATE FLORA MISTO-AZIONE-+EUROPA-RADICALI ITALIANI
Resoconto MURONI ROSSELLA MISTO-FACCIAMO ECO-FEDERAZIONE DEI VERDI
Resoconto GAGLIARDI MANUELA MISTO-CAMBIAMO!-POPOLO PROTAGONISTA
Resoconto DE LORENZO RINA LIBERI E UGUALI
Resoconto ANNIBALI LUCIA ITALIA VIVA
Resoconto POLIDORI CATIA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto GRIBAUDO CHIARA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto FERRO WANDA FRATELLI D'ITALIA
Resoconto RAVETTO LAURA LEGA - SALVINI PREMIER
Resoconto D'ARRANDO CELESTE MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 22/03/2021

DISCUSSIONE IL 22/03/2021

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 22/03/2021

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 23/03/2021

ATTO MODIFICATO IL 24/03/2021

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 24/03/2021

ACCOLTO IL 24/03/2021

PARERE GOVERNO IL 24/03/2021

DISCUSSIONE IL 24/03/2021

APPROVATO IL 24/03/2021

CONCLUSO IL 24/03/2021

Atto Camera

Mozione 1-00433
presentato da
POLIDORI Catia
testo presentato
Venerdì 19 marzo 2021
modificato
Mercoledì 24 marzo 2021, seduta n. 474

   La Camera,

   premesso che:

    a quasi un anno dalla comparsa della pandemia in Italia, diversi studi e analisi mettono in evidenza il peso che le differenze di genere hanno avuto sugli impatti sociali, economici e sanitari del Covid-19; la pandemia ha colpito in modo particolare le donne, che si sono ritrovate esposte su molteplici fronti: economico, familiare e sanitario;

    le donne hanno rappresentato un vero e proprio pilastro nella lotta alla pandemia: in particolare nel settore sanitario, più presenti nei comparti esposti al rischio di contagio, in prima linea nelle famiglie con figli più piccoli, dove il susseguirsi di «zone rosse» e «quarantene» ha comportato la chiusura delle scuole in presenza, aggravando il carico familiare e di cura quasi esclusivamente sulle loro spalle;

    d'altro canto, nel settore dell'occupazione, le donne hanno pagato più di tutte le ripercussioni derivanti dall'epidemia ancora in corso: secondo l'ultimo report Istat sul lavoro, reso noto il 1° febbraio 2021, nell'ultimo mese del 2020 ci sono stati 101 mila occupati in meno e di questi 99 mila sono donne;

    i dati mostrano una situazione allarmante tanto che dei 444 mila occupati in meno registrati in Italia in tutto il 2020, il 70 per cento è costituito da donne. Nel dettaglio, il solo mese di dicembre 2020 mostra rispetto a novembre una dinamica decisamente diversa tra donne e uomini: per le prime cala il tasso di occupazione (-0,5 punti) e cresce quello di inattività (+0,4 punti), per i secondi la stabilità dell'occupazione si associa al calo dell'inattività (-0,1 punti);

    nonostante per fronteggiare l'emergenza epidemiologica siano state adottate svariate misure di sostegno, tra le quali i congedi parentali straordinari ed il bonus baby sitter, fra l'altro reiterate nell'ambito del decreto-legge del 13 marzo 2021, n. 30, la chiusura delle scuole e l'impossibilità di accedere ai servizi educativi per l'infanzia continua a gravare sulle donne. Il notevole aumento dei carichi familiari impatta negativamente sulla reale possibilità di un equilibrato bilanciamento vita-lavoro, a discapito della condizione lavorativa delle donne;

    la pandemia sta agendo in un contesto dove la disparità di genere nel settore occupazionale rappresentava una criticità già prima dell'emergenza sanitaria: il Censis fino all'inizio del 2020 rilevava che le donne rappresentano circa il 42 per cento degli occupati complessivi del Paese e il tasso di attività femminile era intorno al 56 per cento, contro il 75 per cento degli uomini;

    la nota dolente del nostro Paese continua infatti a essere l'occupazione, che è la peggiore in tutta Europa: solo il 31,3 per cento delle donne ha un lavoro a tempo indeterminato, contro la media europea del 41,5 per cento e lo stipendio medio femminile resta uno dei più bassi d'Europa ed è di un quinto inferiore rispetto a quello degli uomini;

    la disparità tra donne e uomini si spiega con la qualità degli impieghi in cui sono maggiormente coinvolte le donne, in media più precari, meno tutelati e sempre più interessati dal ricorso al part time involontario, cioè a un part time imposto dal datore di lavoro, come confermano i dati Istat;

    le donne, in Italia, hanno anche molte meno prospettive di carriera rispetto al resto del continente: il Career Prospects Index dell'Eige, che valuta l'autonomia nel lavoro, le tipologie di contratto, le possibilità di avanzamento di carriera e la probabilità di essere licenziate in caso di ristrutturazione aziendale, assegna al nostro Paese un punteggio di 52 su 100, contro la media europea di 64;

    secondo l'ultimo Global Gender Gap Report 2020 del World Economic Forum ci vorranno 99,5 anni per raggiungere la parità tra uomini e donne e per la parità a livello di accesso alla partecipazione economica 257 anni;

    a ciò si aggiunga che i dati del World Economic Forum dimostrano che se nel 2018 l'Italia aveva raggiunto il 70esimo posto (dall'82esimo del 2017), nel 2019 siamo scivolati al 76esimo posto su 153 Paesi. Da un'analisi dei dati il problema si registra principalmente in merito alle opportunità e sulla partecipazione alla vita economica, a cui fa seguito la disparità di trattamento salariale che relega l'Italia al 125esimo posto in una lista di 153 Paesi;

    le difficoltà si rintracciano nei posti di lavoro in cui sono maggiormente rappresentate le donne – nel commercio al dettaglio e nel settore impiegatizio – più penalizzati dalla progressiva automazione mentre non rientrano in quelle professioni dove la crescita dei salari è stata più significativa (nel settore STEM in particolare);

    oltre ad avere difficoltà nell'accesso al mercato del lavoro, le donne scontano anche le problematiche legate al bilanciamento vita-lavoro: a livello globale, il lavoro di cura non retribuito è svolto per il 75 per cento dalle donne, che vi dedicano dalle tre alle sei ore al giorno mentre il numero di donne che lavorano part time è il 32,9 per cento del totale delle occupate;

    ancora oggi, purtroppo, per molte donne lavorare e formare una famiglia rimangono due percorsi paralleli e spesso incompatibili: per questo una donna occupata su tre (il 32,4 per cento, cioè più di 3 milioni di lavoratrici) ha un impiego part time (nel caso degli uomini questa percentuale si riduce all'8,5 per cento), che molto spesso viene scelto per mancanza di alternative da circa due milioni di lavoratrici ed è involontario per il 60,2 per cento delle donne che, invece, lo richiede;

    sono quasi 6 milioni le donne italiane che hanno figli minori e che allo stesso tempo lavorano e tra quelle occupate con almeno tre figli quasi 1,3 milioni lavora a tempo pieno e 171.000 (l'85 per cento del totale delle occupate) sono dirigenti, quadri o imprenditrici;

    è necessario insistere con l'adozione di misure strutturali volte a favorire la creazione di un quadro certo su cui le donne possono fare affidamento per la costruzione del loro progetto di vita;

    in questa prospettiva, due sembrano le criticità sulle quali è doveroso operare in maniera strutturale e di lungo periodo: il problema dei carichi familiari e la scarsa copertura dei servizi di asili nido e di scuole per l'infanzia, attuando politiche della famiglia indirizzate alla piena possibilità di poter armonizzare la vita familiare con la vita sociale, lavorativa e relazionale, affinché l'indispensabile sostegno al contrasto alla denatalità possa svilupparsi anche attraverso l'implementazione di politiche di conciliazione dei tempi di lavoro con quelli della famiglia e di strategie family friendly, anche attraverso la promozione della condivisione tra uomini e donne delle responsabilità familiari;

    secondo l'Istat le donne presentano, infatti, una maggiore quota di sovraccarico tra impegni lavorativi e familiari: più della metà delle donne occupate (54,1 per cento) svolge oltre 60 ore settimanali di lavoro retribuito e familiare (46,6 per cento nel caso degli uomini); la presenza di forti carichi familiari si riverbera in modo decisivo sulla partecipazione delle donne al mercato del lavoro in ogni suo segmento: dall'ingresso alla progressione di carriera;

    la scarsa partecipazione femminile è legata in buona parte all'inadeguatezza dello politiche di welfare e del lavoro per la conciliazione dei tempi della vita lavorativa e familiare, come peraltro si sta evidenziando dall'inizio della pandemia: si è innescato un circolo vizioso per cui la conciliazione lavoro e vita privata è complicata e il reddito medio delle famiglie non è adeguato per domandare servizi privati per l'infanzia, soprattutto nel Mezzogiorno, dove la «divisione del lavoro» all'interno delle famiglie è fortemente dicotomica per genere e la partecipazione femminile al mercato del lavoro patologicamente bassa;

    di fronte a tale fenomeno è necessario intervenire con una visione di sistema: sarebbe importante un piano per le infrastrutture sociali, tramite investimenti ed assunzioni nei servizi per l'assistenza, per la prima infanzia, per il tempo pieno e l'insegnamento di sostegno specializzato, individuando il fabbisogno delle nuove professionalità necessarie. Un simile intervento potrebbe agire da moltiplicatore: riducendo il sovraccarico di lavoro e di cura delle donne si aumenterebbero le loro probabilità d'ingresso e permanenza nel mondo del lavoro;

    in tal senso, si possono ritenere un punto di partenza tanto le misure contenute nel disegno di legge recante «Deleghe al Governo per il sostegno e la valorizzazione della famiglia», quanto alcune disposizioni introdotte dalla legge di bilancio 2021, quali, a titolo esemplificativo: l'istituzione del fondo per l'assegno universale per i figli a partire dal 2022, incrementato di 3 miliardi; la decontribuzione totale per le nuove assunzioni di due anni per le donne; l'aumento del congedo di paternità a 10 giorni; il finanziamento straordinario al Fondo di solidarietà comunale, con una quota destinata al potenziamento degli asili nido; l'implementazione del Fondo per le politiche della famiglia per attuare misure organizzative che favoriscano le madri che rientrano a lavoro dopo il parto; l'assegnazione di risorse aggiuntive al Fondo di sostegno al venture capital, per sostenere l'imprenditoria femminile a elevata innovazione; l'incremento di 1 milione di euro del Fondo pari opportunità della Presidenza del Consiglio volto a finanziare il reddito di libertà per favorire percorsi di autonomia e di emancipazione delle donne vittime di violenza in condizione di povertà; l'istituzione del Fondo a sostegno dell'impresa femminile con una dotazione di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021 e 2022 destinato a promuovere e sostenere l'imprenditoria femminile;

    nonostante già la legge di bilancio 2020 avesse istituito il Fondo asili nido e scuole dell'infanzia e centri polifunzionali, con una dotazione pari a 100 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2021 al 2023 e a 200 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2024 al 2034, per un totale complessivo di 2,5 miliardi di euro, ad oggi l'offerta disponibile di posti nei servizi educativi per la prima infanzia è in media pari al 25,5 per cento, 7,5 punti percentuali in meno rispetto all'obiettivo europeo del 33 per cento, e la stessa presenta una significativa variabilità a livello territoriale (secondo lo studio Dipofam-Istat-Unive (2020), su dati relativi all'anno educativo 2017/2018, solo il 10 per cento dei bambini in Calabria frequenta un nido, contro il 47,1 per cento della Valle d'Aosta);

    allo scopo, una razionale ed efficiente gestione dei fondi del Next Generation EU rappresenta un'opportunità estremamente importante per raggiungere un livello di offerta media nazionale che superi l'obiettivo europeo di Barcellona del 33 per cento e si avvicini ad altri Stati membri virtuosi, come la Spagna (50,5 per cento) e la Francia (50 per cento);

    l'accesso delle donne alle posizioni apicali resta ancora molto basso, soprattutto nelle aziende private: secondo dati Istat del 2019 la percentuale di dirigenti donna è del 32 per cento quella dei quadri il 46 per cento;

    a tal proposito il principio della parità di genere ha avuto un significativo riconoscimento con la cosiddetta legge Golfo-Mosca (legge n. 120 del 2011), la cui validità è stata prorogata dal decreto-legge n. 124 del 2019 e modificata dalla legge di bilancio 2020 con cui è stata aumentata, per le società quotate in borsa, la quota da riservare al genere meno rappresentato da un terzo (30 per cento) a due quinti (40 per cento);

    si tratta di una battaglia bipartisan proseguita nella presente legislatura che ha avuto il merito di cambiare in modo decisivo l'atteggiamento degli operatori di mercato nei confronti del gender board diversity, la vigenza della legge citata è utile per permettere a quelle donne che stanno maturando esperienze nella governance di quotate di conseguire gli skills professionali necessari per accedere anche a ruoli apicali esecutivi o di massima rappresentatività;

    ma sul nostro Paese pesa anche il divario salariale tra uomini e donne a parità di livello e di mansioni tanto che più le donne studiano, più aumenta il divario: se un laureato uomo guadagna il 32,6 per cento in più di un diplomato, una laureata guadagna solo il 14,3 per cento in più;

    la Commissione lavoro pubblico e privato della Camera dei deputati ha avviato, sul tema della parità salariale, dell'occupazione e dell'imprenditoria femminile, l'esame di alcune proposte di legge che intervengono sulla materia e delle quali si auspica una rapida approvazione;

    il gender pay gap cresce al diminuire della categoria contrattuale ed è più alto fra impiegati e operai, che tra dirigenti e quadri: a parità di inquadramento contrattuale, le donne hanno sempre una retribuzione inferiore rispetto ai colleghi uomini;

    una donna guadagna meno di un collega maschio sia a parità di ruolo professionale che a parità di settore d'impiego: da un'analisi statistica condotta da Jobpricing nel 77,8 per cento dei casi gli uomini hanno retribuzioni superiori alle donne e questa situazione è estesa a tutti i settori professionali;

    la questione della parità salariale e occupazionale tra donne e uomini assume una rilevanza strategica anche in riferimento alla violenza domestica soprattutto in quei casi in cui le donne che hanno subìto violenza non trovano il coraggio di denunciare le violenze subite nel timore di non trovare una propria autonomia anche dal punto di vista economico;

    le linee su cui intervenire sono note e poggiano su alcuni interventi prioritari come il superamento del gender pay gap come già previsto dal decreto legislativo n. 198 del 2006, che vieta qualsiasi discriminazione diretta o indiretta basata sul sesso rispetto non solo alla retribuzione ma anche all'accesso al lavoro, alla carriera, alle condizioni lavorative. Una finalità che, tuttavia, risulta ancora lontana dall'essere raggiunta e che va perseguito con il potenziamento delle norme che ne rendano finalmente cogente l'applicazione;

    la Commissione XI della Camera dei deputati ha da tempo avviato un approfondito intervento legislativo per l'implementazione delle suddette disposizioni, votando all'unanimità il 4 novembre 2020 un testo base sulla parità salariale, e se ne auspica un ravvicinato completamento;

    nelle fasi più acute della pandemia si è registrato un preoccupante quanto allarmante incremento di episodi di violenza domestica nei confronti dei più fragili e in particolare delle donne: purtroppo la violenza sulle donne è una piaga che non arresta a fermarsi e l'emergenza sanitaria ha creato e amplificato le tensioni familiari, e il confinamento, necessario per rallentare la diffusione del COVID-19, ha peggiorato le situazioni di abuso domestico;

    gli ultimi dati Istat rilevano come il 31,5 per cento delle donne dai 16 a 70 anni ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale: il 20,2 per cento ha subito violenza fisica, il 21 per cento violenza sessuale, il 5,4 per cento le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro e il tentato stupro;

    dall'indagine dell'Istat, che ha analizzato i dati relativi al numero antiviolenza 1522, è emerso che nel periodo del lockdown (marzo-giugno 2020) le telefonate al call center e le richieste di aiuto via chat siano passate da 6.956 a 15.280 rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente, con un aumento del 119,6 per cento;

    uno degli aspetti più rilevanti nell'analisi Eures riguarda la «correlazione tra convivenza e rischio omicidio» considerato che il più delle volte il femminicidio è un reato commesso all'interno delle mura domestiche e segnatamente all'interno della coppia;

    in valori assoluti, nel confronto tra i dieci mesi del 2019 e il medesimo periodo del 2020, il numero dei femminicidi familiari con vittime conviventi sale da 49 a 54 (+10,2 per cento) mentre contestualmente scende da 36 a 26 quello delle vittime non conviventi (-27,8 per cento);

    nella maggior parte dei casi gli autori dei crimini così efferati sono soprattutto il partner attuale (nel 58,4 per cento dei casi), l'ex partner (15,3 per cento) e un familiare, come un genitore a un figlio (18,8 per cento);

    dal punto di vista delle risorse finanziarie, un'indagine svolta da Actionaid sui fondi antiviolenza nazionali ripartiti tra le regioni ha rilevato che solo il 10 per cento dei fondi del 2019, nonostante la pandemia, siano arrivati direttamente ai Centri antiviolenza per rispondere ai nuovi bisogni delle strutture di accoglienza;

    nonostante il 2 aprile 2020 il Ministro competente abbia adottato un decreto per semplificare le procedure di trasferimento delle risorse per il 2019 prevedendo anche la possibilità di usare i fondi destinati al Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, ai sensi della legge 15 ottobre 2013, n. 119, per coprire le spese dell'emergenza sanitaria, a distanza di sei mesi dall'incasso delle risorse, solo cinque Regioni hanno erogato i fondi (Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Molise e Veneto);

    la situazione non sembra migliorare rispetto agli anni precedenti: al 15 ottobre 2.020 solamente il 72 per cento delle risorse per il 2015-2016 è stato liquidato dalle regioni, il 62 per cento di quelle del 2017 e il 39 per cento per il 2018: nonostante le regioni negli ultimi tre anni abbiano fatto qualche passo in avanti, i fondi ci mettono ancora dai 10 ai 12 mesi per arrivare direttamente nelle casse dei centri antiviolenza;

    dalle ultime rilevazioni dell'Istat emerge una evidente carenza delle Case rifugio sull'intero territoriale nazionale tanto che circa 272 quelle attive in Italia, pari a 0,04 Case per 10 mila abitanti (232 nel 2017);

    la loro presenza è molto differenziata nel territorio: il 36 per cento delle Case Rifugio è attiva nel Nord-est, in particolare nel Friuli Venezia Giulia e in Emilia-Romagna, il 32,4 per cento nel Nord-ovest, con la Lombardia che da sola conta 57 Case Rifugio attive, e il 17,1 per cento al Centro Italia, con la Toscana in cui sono presenti 21 Case Rifugio a fronte delle sole 6 dislocate in tutto il Lazio. Nelle altre regioni la presenza di Case Rifugio è molto più bassa;

    l'89,6 per cento delle Case che hanno partecipato all'indagine ISTAT aderisce a una rete territoriale antiviolenza, il 4,1 per cento non vi aderisce e un restante 6,3 per cento non aderisce perché nel 2018 questa rete non esisteva sul proprio territorio; in particolare, tutte le Case Rifugio del Nord-ovest, l'87,5 per cento di quelle del Nord-est, il 92,1 per cento di quelle del Centro Italia e il 90 per cento di quelle attive nelle isole aderiscono a una rete territoriale per contrastare a violenza contro le donne;

    una forma di violenza molto diffusa e difficile da riconoscere, esplicitamente citata nella Convenzione di Istanbul, è la violenza economica. Una delle ragioni per cui le donne faticano a denunciare le violenze subìte nello stesso ambito familiare sono le difficoltà economiche legate a percorsi di fuoriuscita dalla relazione, soprattutto quando il partner detiene il controllo completo sulle finanze e sulle risorse familiari, cosicché molte donne, nel momento della denuncia nei confronti del partner, rischiano di perdere la casa senza più alcuna risorsa economica; in tal senso l'avvio dello strumento «Microcredito di libertà», annunciato dalla Ministra per le pari opportunità e la famiglia, rappresenta un importante primo passo nella direzione di promuovere libertà, autonomia e potenzialità delle donne;

    il rapporto del Gruppo di esperti del Consiglio d'Europa contro la violenza nei confronti delle donne (GREVIO) esorta le autorità ad adottare maggiori misure per proteggere le donne dalla violenza: il documento valuta l'attuazione da parte dell'Italia della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, nota come «Convenzione di Istanbul» e nel riconoscere i progressi compiuti per promuovere i diritti delle donne in Italia, il rapporto sottolinea che la causa dell'uguaglianza di genere incontra ancora resistenze nel Paese e che sta emergendo una tendenza a reinterpretare e riorientare la nozione di parità di genere in termini di politiche per la famiglia e la maternità;

    a ciò si aggiunga che le donne con disabilità rimangono troppo spesso ai margini: a causa del fenomeno della discriminazione multipla, non solo la loro condizione è peggiore rispetto a quella delle donne non disabili, ma lo è anche rispetto a quella degli uomini con disabilità;

    ancora oggi, prendendo in considerazione la popolazione compresa tra i 15 e i 64 anni risulta occupato solo il 31,3 per cento di coloro che soffrono di gravi limitazioni (26,7 per cento tra le donne e 36,3 per cento tra gli uomini) contro il 57,8 per cento delle persone senza limitazioni; a livello territoriale il dato peggiore è quello del Mezzogiorno dove solo 18,9 per cento delle persone con disabilità sono occupate;

    è da due a cinque volte superiore la probabilità per le donne con disabilità di essere vittime di violenza rispetto alle donne non disabili, frequentemente nell'ambito delle relazioni domestiche, a causa della posizione di maggiore fragilità e vulnerabilità sofferta;

    appare necessario e non più procrastinabile dare finalmente piena attuazione alla Convenzione Onu del 2006 sui diritti delle persone con disabilità per quanto attiene l'inclusione lavorativa delle persone con disabilità, al fine di garantire i diritti di uguaglianza e di inclusione sociale di tutti i cittadini con disabilità;

    la differenza di sesso nella disabilità condiziona anche la prospettiva di accesso alla formazione e di conseguenze anche al lavoro: le bambine e le ragazze con difficoltà, dopo l'obbligo scolastico, spesso non vengono avviate a cicli di istruzione che potrebbero garantire delle posizioni lavorative più elevate;

    anche sotto il profilo dei servizi sanitari, le donne con disabilità si trovano in condizioni di particolare svantaggio che si traducono in un deficit di accesso alle cure, con conseguenze gravi sul loro benessere e tutela della salute: ad esempio, i tassi di tumore al seno per le donne con disabilità sono molto più elevati di quelli della popolazione femminile in generale, a causa della mancanza di strutture e apparecchiature di screening e diagnosi adeguate;

    in data 15 ottobre 2019, la Camera dei deputati ha approvato le mozioni parlamentari nn. 1/00243, 1/00263 e 1/00264, in forza delle quali sono stati assunti dal Governo pro tempore precisi impegni di contrasto alla violenza, alla discriminazione multipla e per l'inclusione e la promozione della parità di genere nei confronti delle donne con disabilità;

    inoltre, negli anni molti e significativi sono stati gli interventi di natura legislativa nella direzione del rafforzamento delle misure di tutela contro la violenza sulle donne, quali, a titolo esemplificativo, le misure poste in essere contro la violenza di genere e lo stalking. C'è però ancora molto da fare: il 4 marzo 2020 la Camera dei deputati ha approvato varie mozioni a sostegno delle donne e per contrastare i fenomeni di violenza che necessitano di avere concreta attuazione;

    dal momento in cui una donna trova la forza per denunciare la violenza subita deve poter contare su un'adeguata assistenza da parte dello Stato che in questa partita gioca un ruolo cruciale su questo tema, la legislatura in corso si è caratterizzata per l'approvazione del cosiddetto «codice rosso» (legge 19 luglio 2019, n. 69), che ha visto l'inserimento in siede parlamentare di numerose proposte provenienti da Gruppi di maggioranza e opposizione. Il provvedimento ha, tra le altre cose, previsto una corsia preferenziale per le denunce, indagini più rapide sui casi di violenza alle donne e l'obbligo per i pubblici ministeri di ascoltare le vittime entro tre giorni, ed ha inoltre introdotto il delitto di revenge porn previsto una fattispecie specifica di reato, diretta a punire la «costrizione o induzione al matrimonio mediante coercizione», l'applicazione di procedure di controllo mediante mezzi elettronici o altri strumenti tecnici (braccialetti elettronico) nei casi di divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa; lo stanziamento di una quota pari a 3 milioni di euro per l'anno 2019 e 5 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2020 da destinare al sostegno economico delle famiglie affidatarie di orfani di crimini domestici;

    un fenomeno in crescita è quello delle donne che ricevono molestie o minacce sul luogo di lavoro: i dati Istat basati sulla rilevazione effettuata negli anni 2015-2016 danno atto che le donne che hanno subìto un ricatto sessuale nel corso della loro vita lavorativa sono un milione e 404 mila; rilevano altresì che quando una donna subisce violenza, nell'80,9 per cento dei casi non ne parla con nessuno e che solo la quota dello 0,7 per cento si è rivolta alle forze di polizia; come se non bastasse, ancora oggi, la società italiana è caratterizzata da stereotipi di genere radicati e da diffuso sessismo;

    da ultimo, ma importantissimo la per strategia futura è l'opportunità emersa con il PNRR attualmente all'esame del Parlamento. La parità di genere verrà assunta come criterio di valutazione di tutti i progetti (gender mainstreaming) e tutto il PNRR sarà caratterizzato per una strategia integrata di riforme, istruzione e investimenti in infrastrutture sociali e servizi di supporto, per una piena parità di accesso, economica e sociale, delle donne;

    questo anche in coerenza con l'indirizzo europeo che promuove questo approccio, richiesto specificatamente per i piani Recovery dalla risoluzione del Parlamento europeo del 23 luglio 2020; il regolamento del dispositivo per la ripresa e la resilienza del 12 febbraio 2021 (Regolamento (UE) 241/2021 del Parlamento e del Consiglio, al considerandum (28) ribadisce che la parità di genere e le pari opportunità sono obiettivi integrati e promossi sia nella preparazione che nell'attuazione dei piani nazionali di ripresa e resilienza,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per implementare le misure già esistenti per l'adozione di politiche attive in favore delle donne soprattutto in seguito alla crisi derivante dalla pandemia COVID-19, nonché a intervenire sulla disciplina dello smart working, al fine di garantire il diritto alla disconnessione;

2) ad adottare iniziative per prevedere le opportune misure volte a superare le condizioni di organizzazione e distribuzione del lavoro che siano, di fatto, pregiudizievoli per l'avanzamento professionale di carriera ed economico della donna;

3) ad adottare iniziative per colmare il divario retributivo tra donne e uomini, anche mediante la compiuta attuazione al Fondo per il sostegno della parità salariale di genere istituito dall'articolo 1, comma 276 e 277 della legge n. 178 del 2020, prevedendo sgravi contributivi per incentivare anche la contrattazione di secondo livello al fine di introdurre, attraverso accordi tra datori di lavoro e lavoratori, misure ad hoc di monitoraggio e di valutazione delle condizioni di lavoro e di retribuzione dei due sessi, implementando in tal senso le misure vigenti;

3-bis) a favorire, per quanto di competenza, l'adozione di una nuova disciplina in materia di superamento del divario salariale e di carriera basato sul genere, così come in via di definizione da parte della Commissione XI della Camera dei deputati;

4) ad intraprendere iniziative volte ad accelerare l'attuazione degli interventi previsti per il potenziamento e la riqualificazione di strutture destinate agli asili nido e alle scuole dell'infanzia in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, con particolare attenzione ai territori del Sud, prevedendo adeguato personale in relazione al fabbisogno territoriale;

5) ad adottare iniziative volte ad incrementare l'occupazione femminile come elemento fondamentale di emancipazione e liberazione da ogni tipo di violenza (sessuale, psicologica e economica) da intendersi soprattutto quale strumento di inclusione sociale, con particolare attenzione ai progetti rivolti alla sostenibilità ambientale;

6) ad attivarsi tempestivamente per adottare un nuovo piano d'azione nazionale contro la violenza sessuale e di genere al fine di prevenire e contrastare il fenomeno della violenza contro le donne attraverso l'informazione e la sensibilizzazione della collettività, sia mediante il potenziamento delle forme di assistenza e sostegno, sia attraverso la formazione degli operatori che interloquiscono con le donne vittime di violenze, con specifica attenzione anche alle peculiari esigenze delle donne con disabilità;

7) ad adottare iniziative per prevedere nel primo provvedimento utile, un Fondo di assistenza legale per le donne vittime di violenza e maltrattamenti, volto a sostenerne le azioni in sede giudiziaria anche nella fase preliminare all'avvio delle stesse, ivi compreso l'eventuale ricorso a consulenza in ambito civilistico o a consulenza tecnica di parte; e ad adottare a seguito dell'approvazione del Fondo, un decreto attuativo relativo ai criteri e alle modalità di ripartizione del Fondo stesso;

8) ad adottare iniziative idonee ad istituire un sistema completo di raccolta dati sugli ordini di protezione che fornisca anche informazioni sui dati statistici in ordine al numero di domande ricevute, sui tempi medi di risposta delle autorità, sul numero di ordini effettivamente attuati, sulle misure adottate per garantire un'adeguata ed efficace valutazione del rischio che corrono le donne che denunciano violenza e a dimostrare la concreta applicazione delle leggi, così, come chiesto dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa;

9) ad adottare iniziative per implementare risorse adeguate destinate alla formazione del personale impiegato nelle strutture di pubblica sicurezza, chiamato ad interagire con le donne che hanno subìto maltrattamenti, violenza sessuale, atti persecutori e lesioni aggravate, per incentivare una cultura sociale e giudiziaria orientata alla tutela della vittima;

10) ad adottare iniziative per incrementare le risorse stanziate nella legge 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio 2021), volte a garantire indipendenza economica alle donne denuncianti (reddito di libertà);

11) ad adottare idonee iniziative di prevenzione e di sensibilizzazione contro il sessismo e l'utilizzo degli stereotipi che alimentano la vittimizzazione secondaria a tutti i livelli, con specifica attenzione ai social network, al fine di contrastare la violenza digitale e il fenomeno dell'hate speech, anche attraverso l'introduzione di meccanismi di monitoraggio e di intervento sanzionatorio;

12) ad adottare iniziative per rivedere ed adeguare i meccanismi di finanziamento statali, garantendo su tutto il territorio nazionale una presenza delle case rifugio e dei centri antiviolenza sufficiente in linea con i parametri internazionali, assicurando un costante e periodico aggiornamento della mappatura;

13) a prevedere forme di coordinamento e collaborazione tra i livelli d'intervento statali e regionali, coinvolgendo le associazioni di donne che offrono servizi specialistici, con allocazione di risorse umane, tecniche e finanziarie adeguate e stabili nel tempo per un'attuazione sistematica ed efficace delle azioni, il monitoraggio e la valutazione del loro impatto;

14) ad adottare iniziative per prevedere misure atte a far emergere il fenomeno delle molestie in ambito lavorativo, mobbing e straining, e favorire la tempestiva adozione di accordi specifici nel settore privato anche in forza della Convenzione dell'organizzazione internazionale del lavoro n. 190, ratificata dall'Italia il 12 gennaio del 2021, sull'eliminazione delle violenze e molestie nei luoghi di lavoro, in primis, disciplinando adeguatamente i relativi fenomeni, nonché a prevedere specifiche iniziative volte all'immediata implementazione della suddetta Convenzione;

14-bis) a porre in essere iniziative volte a dare piena attuazione alla Convenzione di Istanbul, rendendo omogenei, su tutto il territorio nazionale, norme e finanziamenti per le azioni di contrasto alla violenza contro le donne;

15) ad assumere iniziative volte al contrasto della discriminazione multipla cui sono soggette le minori e le donne con disabilità e a promuovere e favorire l'inclusione sociale delle donne con disabilità attraverso un effettivo inserimento nel mercato del lavoro, anche con riguardo ai congedi maternità e alla flessibilità degli orari, adottando, altresì, gli opportuni provvedimenti per estendere il concedo di paternità a 5 mesi, quale misura sperimentale per tre anni, rafforzando la normativa vigente in materia o, se necessario, attraverso ulteriori iniziative normative;

16) a promuovere iniziative nelle scuole di ogni ordine e grado per l'educazione alla parità tra i sessi, alla legalità, al rispetto della persona, nonché alla prevenzione della violenza di genere, attraverso il potenziamento di specifici percorsi di formazione del personale docente nell'ambito del piano triennale dell'offerta formativa;

17) ad attivare, con riferimento all'editoria scolastica, specifici strumenti di sensibilizzazione, formazione e monitoraggio degli operatori della filiera e degli editori in materia di inclusione e diversità;

18) ad adottare iniziative per prevedere l'attivazione di programmi di trattamento per gli uomini maltrattanti nella fase di esecuzione della pena, al fine di combattere la recidiva, garantendo la presenza di professionalità psicologiche esperte all'interno degli istituti penitenziari per consentire un trattamento intensificato cognitivo comportamentale nei confronti di questi soggetti.
(1-00433) «Polidori, Elisa Tripodi, Ravetto, Gribaudo, Annibali, De Lorenzo, Lupi, Gagliardi, Gebhard, Ferro, Davide Crippa, Boldrini, Occhiuto, Boschi, Ascari, Fregolent, Ruffino, Scutellà, D'Arrando, Maurizio Cattoi, Corneli, Brescia, Vacca, Baldino, Alaimo, Salafia, D'Orso, Palmisano, Giuliano, Ferraresi, Casa, Alemanno, Cimino, Sut, Del Sesto, Scanu, Orrico, De Carlo, Invidia, Azzolina, Barzotti, Martinciglio, Serritella, Ungaro».