ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00396

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 417 del 28/10/2020
Firmatari
Primo firmatario: ZANGRILLO PAOLO
Gruppo: FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 28/10/2020
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
POLVERINI RENATA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 28/10/2020
CANNATELLI PASQUALE FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 28/10/2020
MUSELLA GRAZIANO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 28/10/2020
OCCHIUTO ROBERTO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 29/03/2021


Elenco dei co-firmatari che hanno ritirato la firma
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma Data ritiro firma
GELMINI MARIASTELLA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 28/10/2020 29/03/2021
Stato iter:
07/04/2021
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 02/11/2020
Resoconto POLVERINI RENATA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 02/11/2020
Resoconto SOVERINI SERSE PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto BARZOTTI VALENTINA MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 02/11/2020

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 02/11/2020

RITIRO FIRME IL 29/03/2021

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 29/03/2021

RITIRATO IL 07/04/2021

CONCLUSO IL 07/04/2021

Atto Camera

Mozione 1-00396
presentato da
ZANGRILLO Paolo
testo presentato
Mercoledì 28 ottobre 2020
modificato
Lunedì 29 marzo 2021, seduta n. 476

   La Camera,
   premesso che:
    la pandemia da Covid-19 ha prodotto, e con il suo perdurare continua a produrre, un impatto fortemente negativo sull'intera economia mondiale. Il Fondo monetario internazionale ha recentemente stimato che il danno prodotto all'economia europea è quantificabile in circa tremila miliardi di euro in termini di prodotto interno lordo, che nel 2021, nonostante un rimbalzo del 4,7 per cento, si attesterà ad un livello pari al 6,3 per cento inferiore rispetto alle stime effettuate prima dell'esplosione della pandemia;
    nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza 2020 il Governo prevede un crollo del prodotto interno lordo del 9 per cento per l'anno in corso nell'ipotesi più ottimistica, quella cioè che non prende in considerazione un nuovo ricorso ad un lockdown generalizzato, con un rimbalzo del 5,1 per cento per il 2021 ed un ritorno ai livelli ante Covid stimato solo nel 2023;
    previsioni molto negative lo stesso Documento attribuisce all'occupazione con un calo, nell'anno in corso, del 9,5 per cento per quanto riguarda l'occupazione espressa in termini di unità standard di lavoro, e un tasso di disoccupazione che si attesterebbe al 9,5, con un peggioramento stimato per l'anno 2021, in cui il tasso di disoccupazione salirebbe al 10,7 per cento, mentre il recupero previsto per l'occupazione espressa in termini di unità standard di lavoro rimarrebbe inferiore di circa 4 punti percentuali rispetto all'anno 2019;
    i dati in termini reali dei mesi del 2020 hanno registrato risultati altrettanto negativi in termini di posti di lavoro persi, di disoccupazione e di tasso di inattività. Ad agosto 2020 erano quattrocentoventicinquemila i posti di lavoro in meno rispetto allo stesso mese del 2019, mentre da febbraio 2020 ad agosto l'occupazione ha registrato una contrazione di trecentosessantamila unità in meno;
    all'interno di questo scenario risulta in sofferenza soprattutto l'occupazione giovanile, che ad agosto 2020 ha registrato un livello di disoccupazione del 32,1 per cento, con un incremento dello 0,3 per cento rispetto al mese precedente;
    la condizione dell'occupazione giovanile è stata ulteriormente influenzata in senso negativo dalla rilevante riduzione di posti di lavoro a tempo determinato e di natura stagionale che si è registrata nel corso dell'anno 2020 a causa degli effetti della pandemia;
    la forte sofferenza riscontrata dall'occupazione a tempo determinato è riconosciuta dallo stesso Governo, sempre nella Nadef quando ascrive proprio alla perdita di questi posti di lavoro il ruolo maggiore prodotto sui livelli dell'occupazione e della disoccupazione per l'anno in corso;
    a fronte di questa presa d'atto non si riscontra un intervento altrettanto deciso tra i provvedimenti adottati per fronteggiare la crisi in corso;
    l'irrigidimento apportato alla normativa in materia di lavoro a tempo determinato dal decreto-legge n. 87 del 2018, comunemente noto come decreto «dignità» si è rivelato un boomerang nella condizione di crisi e di forte incertezza prodotta dalla diffusione della pandemia da Covid-19. I soggetti che il decreto «dignità» voleva tutelare dal fenomeno del così detto precariato, ed in particolare i giovani lavoratori, sono divenuti le principali ed in gran parte uniche vittime della crisi anche a causa di quell'intervento normativo. Mentre i lavoratori con contratti a tempo indeterminato sono stati difesi dal blocco dei licenziamenti previsto per legge, i lavoratori a termine hanno visto arrivare a scadenza i propri contratti senza la trasformazione di questi in contratti a tempo indeterminato;
    su questo fronte, che interessa tanta parte del lavoro giovanile, il Governo, pur consapevole della criticità, si è limitato ad adottare provvedimenti di portata limitata e non sufficienti a risolvere adeguatamente il problema, come ad esempio un'ampia deroga di natura transitoria valida per l'intero anno 2021, alla normativa in materia di contratto a termine risultante dalle modifiche introdotte dal decreto-legge n. 87 del 2018;
    se è evidente e oggettivo che la pandemia da Covid-19 sta producendo un impatto fortemente negativo sul mondo del lavoro, sarebbe un grave errore non considerare che l'occupazione giovanile ha rappresentato una criticità anche nei periodi precedenti quando, seppur in maniera modesta e non sufficiente, i dati dell'occupazione nel suo complesso segnavano dati positivi;
    nel terzo trimestre 2019 ad esempio, quando il Covid-19 non aveva ancora dispiegato i suoi effetti neppure in Cina, la disoccupazione giovanile nella fascia di età tra i 15 e i 34 anni si attestava al 17,8 per cento, un livello doppio rispetto al dato nazionale, che schizzava al 25,7 per cento se si considera esclusivamente la fascia 15-24 anni;
    allo stesso tempo un rapporto del World Economic Forum pubblicato ad inizio 2020 e riferito al 2019, attestava la presenza in Italia di oltre due milioni di così detti « Neet», cioè giovani compresi nella fascia di età che va dai 15 ai 24 anni che non studiano e non cercano lavoro;
    le politiche adottate dai Governi dall'inizio della legislatura in questo non hanno ottenuto i risultati attesi;
    il reddito di cittadinanza dopo diciotto mesi di funzionamento ha svolto una funzione esclusivamente dal punto di vista dell'assistenza e della lotta alla povertà, si è invece dimostrato carente sul fronte dell'avviamento al lavoro per tutti i suoi beneficiari ed in particolare per i giovani lavoratori. A fine luglio 2020 su una platea di circa 1,23 milioni di percettori maggiorenni del reddito di cittadinanza i patti per il lavoro sottoscritti sono stati soltanto 318.221, mentre la maggioranza dei percettori del beneficio, circa il 57,8 per cento del totale avevano appena ricevuto la convocazione presso i centri per l'impiego. Le offerte di lavoro e le opportunità formative proposte dai così detti navigator ai beneficiari del reddito di cittadinanza sono state, inevitabilmente, ancora inferiori, pari a 220.048;
    in una fase come quella attuale di grande difficoltà sarebbe necessario dare piena attuazione a quanto previsto dall'articolo 4, comma 15, del decreto-legge n. 4 del 2019, in merito alla partecipazione, dei beneficiari del reddito di cittadinanza a progetti a titolarità dei comuni, utili alla collettività, in ambito culturale, sociale, artistico, ambientale, formativo e di tutela dei beni comuni, da svolgere presso il medesimo comune di residenza, mettendo a disposizione un numero di ore compatibile con le altre attività del beneficiario e comunque non inferiore al numero di otto ore settimanali, aumentabili fino ad un numero massimo di sedici ore complessive settimanali con il consenso di entrambe le parti. Nel dare attuazione a tale disposizione si è registrato prima un ritardo nell'adozione del decreto ministeriale, entrato in vigore solo il 20 gennaio di quest'anno, successivamente si sono riscontrate difficoltà da parte degli enti locali nell'impiegare i beneficiari del reddito di cittadinanza in attività di pubblica utilità anche per carenza di progetti da parte degli enti locali, come si è verificato ad esempio a Roma e Torino;
    anche il provvedimento definito «quota 100» che nelle intenzioni del Governo avrebbe dovuto produrre maggiore occupazione non ha minimamente rispettato le attese sotto tale profilo;
    se si vuole concretamente affrontare il nodo dell'occupazione giovanile al fine di invertirne la tendenza negativa di lungo periodo, è indispensabile avere le capacità e il coraggio di individuare le poche opportunità che la crisi prodotta dalla pandemia ha messo a disposizione. In questo senso le risorse del così detto Recovery fund costituiscono un'occasione, forse irripetibile per investire in iniziative e progetti che sarebbero stati di difficile realizzazione nelle fasi precedenti la pandemia e che saranno probabilmente impossibili nelle fasi successive. Parte delle risorse che si renderanno disponibili dovranno essere utilizzate, da un lato, per costituire fondi a sostegno della giovane imprenditorialità e, in parte, per dare vita, con il coinvolgimento delle regioni, ad un grande piano in grado di facilitare le assunzioni di giovani lavoratori sia nel settore privato che in quello pubblico, con un'impostazione simile a quella della legge n. 285 del 1997, aggiornata alle condizioni attuali;
    l'attuale sistema delle politiche attive per il lavoro appare inadeguato alla funzione di ricollocazione dei lavoratori in generale, ma risulta estremamente carente in particolare per i lavoratori delle fasce più giovani, poiché, oltre all'assenza di adeguate risorse e di un'organizzazione razionale ed efficiente, prescinde completamente dall'aspetto della formazione continua ed in particolare sul fronte delle nuove competenze in campo tecnologico;
    appare assolutamente indispensabile interconnettere in maniera attiva ed efficiente il settore delle politiche attive, con gli istituti di formazione, con la scuola, in particolare a livello di istituti tecnici superiori, e le aziende private, al fine di garantire un'offerta formativa composta dall'armonizzazione e l'integrazione dello studio scolastico, della formazione professionale teorica e dello svolgimento dell'attività lavorativa sotto forma di periodi di stage retribuiti;
    è necessario investire nel campo della formazione in due direzioni. La prima riguarda progetti volti ad affiancare all'istruzione universitaria una formazione tecnica superiore fondata sul paradigma integrativo tra teoria e pratica, tra cultura generale e specifica (professionale), tra competenze trasversali e specialistiche, tra formazione umana e formazione professionale, tra studio, imprese e territorio;
    la seconda si riferisce all'apprendistato formativo riconosciuto come la forma di apprendimento più strategica per sostenere la declinazione e la diffusione del paradigma formativo integrativo e non separativo appena menzionato,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per investire risorse in politiche strutturali di lungo periodo volte ad incentivare l'assunzione di giovani lavoratori attraverso una riduzione del costo del lavoro per i nuovi assunti;

2) ad adottare iniziative per prevedere l'attivazione di specifici percorsi di formazione professionale, anche in collaborazione con istituti universitari, al fine di consentire l'acquisizione di competenze specifiche nel settore delle nuove tecnologie digitali per i giovani al di sotto dei trenta anni, incentivando e semplificando il ricorso all'apprendistato professionalizzante;

3) ad adottare iniziative per la realizzazione di ecosistemi territoriali in grado ai realizzare una maggiore interconnessione tra il settore formativo della scuola e quello delle aziende, rafforzando in particolare l'esperienza degli istituti tecnici superiori e valutando la modifica dell'attuale rapporto tra le ore di formazione scolastica e quelle di formazione lavorativa, con un aumento di queste ultime come avviene in altri Paesi europei, quali la Germania;

4) ad adottare iniziative per aumentare i fondi previsti per il programma «Garanzia Giovani», rafforzando ed efficientando in particolare le attività di formazione professionale e garantendone il miglior utilizzo attraverso la promozione di misure finalizzate ad esiti occupazionali;

5) a destinare parte delle risorse che si renderanno disponibili nell'ambito del piano nazionale di ripresa e resilienza a politiche di sostegno all'imprenditoria giovanile sia nel settore delle attività innovative e tecnologiche, sia nei settori di attività più tradizionali;

6) ad individuare, in collaborazione con regioni e comuni, opportune forme di coinvolgimento dei giovani lavoratori in progetti di pubblica utilità, anche nell'ambito dei percorsi formativi previsti dai servizi per le politiche attive del lavoro;

7) ad assumere iniziative per introdurre l'obbligo per i percettori del reddito di cittadinanza, «Naspi» e «Discol», di età inferiore ai trenta anni, di accettare proposte di stage formativi avanzate dalle aziende per il tramite del sistema di navigator e dei centri per l'impiego;

8) a prevedere, nell'ambito dell'attuale sistema delle politiche attive per il lavoro, specifici interventi mirati a rendere più efficace la ricollocazione al lavoro dei giovani in cerca di occupazione, efficientando e implementando l'attività di incontro tra domanda e offerta di lavoro, nonché ad implementare le risorse umane con adeguati profili di competenza e prevedendo le forme più opportune di coinvolgimento delle agenzie per il lavoro private;

9) ad adottare iniziative per prevedere una deroga per tutto l'anno 2021 alla normativa in materia di contratto di lavoro a tempo determinato, al fine di facilitare il ricorso a questa forma di contratto per i giovani lavoratori di età inferiore ai trenta anni.
(1-00396) «Zangrillo, Polverini, Cannatelli, Musella, Occhiuto».