ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00385

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 406 del 12/10/2020
Abbinamenti
Atto 1/00377 abbinato in data 12/10/2020
Atto 1/00384 abbinato in data 12/10/2020
Atto 1/00388 abbinato in data 27/10/2020
Firmatari
Primo firmatario: CAPITANIO MASSIMILIANO
Gruppo: LEGA - SALVINI PREMIER
Data firma: 12/10/2020
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DONINA GIUSEPPE CESARE LEGA - SALVINI PREMIER 12/10/2020
FURGIUELE DOMENICO LEGA - SALVINI PREMIER 12/10/2020
GIACOMETTI ANTONIETTA LEGA - SALVINI PREMIER 12/10/2020
MACCANTI ELENA LEGA - SALVINI PREMIER 12/10/2020
MORELLI ALESSANDRO LEGA - SALVINI PREMIER 12/10/2020
RIXI EDOARDO LEGA - SALVINI PREMIER 12/10/2020
TOMBOLATO GIOVANNI BATTISTA LEGA - SALVINI PREMIER 12/10/2020
ZORDAN ADOLFO LEGA - SALVINI PREMIER 12/10/2020
BORDONALI SIMONA LEGA - SALVINI PREMIER 12/10/2020
ZIELLO EDOARDO LEGA - SALVINI PREMIER 12/10/2020


Stato iter:
27/10/2020
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 12/10/2020
Resoconto CAPITANIO MASSIMILIANO LEGA - SALVINI PREMIER
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 12/10/2020
Resoconto BRUNO BOSSIO VINCENZA PARTITO DEMOCRATICO
 
DICHIARAZIONE VOTO 27/10/2020
Resoconto FORNARO FEDERICO LIBERI E UGUALI
 
DICHIARAZIONE GOVERNO 27/10/2020
Resoconto CASTELLI LAURA VICE MINISTRO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 27/10/2020
Resoconto FOTI TOMMASO FRATELLI D'ITALIA
Resoconto D'ALESSANDRO CAMILLO ITALIA VIVA
 
DICHIARAZIONE VOTO 27/10/2020
Resoconto BUTTI ALESSIO FRATELLI D'ITALIA
Resoconto NOBILI LUCIANO ITALIA VIVA
Resoconto BRUNO BOSSIO VINCENZA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto MANDELLI ANDREA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto CAPITANIO MASSIMILIANO LEGA - SALVINI PREMIER
Resoconto INVIDIA NICCOLO' MOVIMENTO 5 STELLE
 
PARERE GOVERNO 27/10/2020
Resoconto CASTELLI LAURA VICE MINISTRO - (ECONOMIA E FINANZE)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 12/10/2020

DISCUSSIONE IL 12/10/2020

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 12/10/2020

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 27/10/2020

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 27/10/2020

ACCOLTO LIMITATAMENTE AL DISPOSITIVO IL 27/10/2020

PARERE GOVERNO IL 27/10/2020

DISCUSSIONE IL 27/10/2020

VOTATO PER PARTI IL 27/10/2020

APPROVATO IL 27/10/2020

CONCLUSO IL 27/10/2020

Atto Camera

Mozione 1-00385
presentato da
CAPITANIO Massimiliano
testo presentato
Lunedì 12 ottobre 2020
modificato
Martedì 27 ottobre 2020, seduta n. 416

   La Camera,
   premesso che:
    le relazioni Desi (Indice di digitalizzazione dell'economia e della società) rappresentano lo strumento mediante cui la Commissione europea monitora il progresso digitale degli Stati membri dal 2014. Le relazioni Desi comprendono sia profili nazionali che capitoli tematici. Alla relazione, per ciascuno Stato membro, è allegato anche un capitolo di approfondimento dedicato alle telecomunicazioni;
    da tali relazioni, emerge, purtroppo, che il nostro Paese si posiziona sempre tra gli ultimi nelle graduatorie internazionali evidenziando la necessità di una forte accelerazione dello sviluppo tecnologico;
    nell'indice Desi 2020 della Commissione europea l'Italia, infatti, risulta in 25o posizione su 28 Stati membri dell'Unione europea, davanti solo a Romania, Grecia e Bulgaria. Il punteggio italiano è di ben 9 punti inferiore alla media dell'Unione europea (43,6 vs 52,6); non migliora purtroppo neanche nelle singole composizioni dello stesso indice Desi;
    la dimensione «Capitale umano», ad esempio, ovvero quella che riguarda le competenze digitali, porta l'Italia a collocarsi all'ultimo posto nell'Unione europea; parimenti per la dimensione «Uso dei servizi Internet», l'Italia risulta al 26o posto e il gap con il resto dell'Unione europea è particolarmente evidente: il 17 per cento delle persone non ha mai utilizzato Internet (9 per cento in Unione europea, 5 per cento in Germania); solo il 48 per cento utilizza servizi bancari online (66 per cento in Unione europea e in Germania);
    nella dimensione «Integrazione delle tecnologie digitali», ovvero quella che riguarda la digitalizzazione nelle imprese, l'Italia si pone ben al di sotto la media dell'Unione europea, al 22o posto su 28 Paesi. Le imprese italiane presentano ritardi soprattutto nel commercio online: solo il 10 per cento delle piccole e medie imprese italiane vende on-line (18 per cento in Unione europea, 17 per cento in Germania); il 6 per cento effettua vendite transfrontaliere in altri Paesi dell'Unione europea (8 per cento in Unione europea, 10 per cento in Germania); sul totale del fatturato delle piccole e medie imprese, solo l'8 per cento è realizzato online (11 per cento nell'Unione europea, 10 per cento in Germania);
    anche, per la dimensione «Servizi pubblici digitali», l'Italia si colloca al 19o posto, al di sotto della media dell'Unione europea. La bassa posizione è dovuta allo scarso livello di interazione on-line tra le autorità pubbliche e il pubblico in generale: solo il 32 per cento degli utenti italiani on-line usufruisce attivamente dei servizi di e-government (67 per cento in Unione europea, 49 per cento in Germania);
    minimamente migliore risulta la dimensione «Connettività», per la quale l'Italia si posiziona diciassettesima, in linea con la media dell'Unione europea. Tra il 2018 e il 2019 la percentuale delle famiglie che ha accesso alla banda ultra-larga è salita dal 9 per cento al 13 per cento (26 per cento in Unione europea, 21 per cento in Germania);
    il ritardo nella copertura digitale è, dunque, uno dei nodi più impellenti e una delle maggiori cause di disuguaglianza all'interno del Paese; basti pensare che, secondo l'Istat, meno della metà (il 41 per cento) delle pubbliche amministrazioni locali, scuole comprese, accede a internet con connessioni veloci (almeno 30 Mbps), e solo il 17,4 per cento con quelle ultraveloci (almeno 100 Mbps);
    la stima dell'inefficienza pubblica, secondo i dati di Confindustria digitale, costa all'Italia circa 30 miliardi di euro l'anno, pari a 2 punti di Pil. I benefìci della digitalizzazione della pubblica amministrazione italiana, invece, li ha calcolati il Politecnico di Milano: 25 miliardi di euro l'anno al bilancio dello Stato;
    grave, in questo quadro, il ritardo nella attuazione del piano per la banda ultra larga: nelle aree bianche, secondo le migliori previsioni attuali, saranno completate solo nel 2023, con circa 3 anni di ritardo rispetto agli obiettivi fissati inizialmente dai bandi. Al 31 luglio 2020, il collaudo dei cantieri in fibra è stato positivamente effettuato solo nel 2 per cento dei comuni sul totale dei comuni previsto dai bandi del piano su scala nazionale (7.121), con i casi estremi di Calabria, Liguria, Molise, Puglia e Sardegna dove nessun cantiere in fibra è stato terminato, a cui si aggiunge un 6 per cento di comuni in attesa di collaudo (collaudabili). Ancora più bassi sono i dati relativi ai comuni in cui il bando prevedeva interventi in Fwa in cui i lavori risultano terminati solo in 1 comune e la fase di collaudo si limita a circa 600;
    il ritardo nella realizzazione del piano fa sì che la connettività complessiva del Paese, monitorata dall'indice Desi progredisca più lentamente del previsto e che il divario digitale in questi territori sia ancora oggi significativo: 204 comuni italiani presentano oltre il 10 per cento degli indirizzi civici, senza nessuna possibilità di connessione a internet da postazione fissa (anche includendo accessi tramite Fwa), di cui 130 con percentuale superiore al 20 per cento. Inoltre, nel periodo 2017-2019 nei comuni il cui territorio ricade interamente in aree bianche, le linee totali in banda larga e banda ultra larga sono rimaste costanti, o addirittura in leggera decrescita, a fronte di una crescita di circa 700.000 unità visibile nel resto d'Italia;
    l'emergenza COVID-19 ha costretto il sistema scolastico a ricorrere alla Dad, didattica a distanza, rendendo indispensabile negli istituti e nelle abitazioni l'accesso a una rete internet veloce. Oggi ancora uno studente su cinque non possiede un device;
    in questa situazione è paradossale che, mentre ci si appresta a chiedere alla Commissione europea circa 6 miliardi di euro nell'ambito del Recovery Plan, l'Italia faccia slittare di due anni l'impiego di 1,1 miliardi di euro già stanziati per il piano banda ultralarga, come risulta dalla delibera Cipe n. 33 pubblicata sulla Gazzetta ufficiale del 2 settembre 2020. Si tratta di risorse del Fondo sviluppo e di coesione 2014-2020 riprogrammate per essere utilizzate nel 2020 a copertura di interventi per l'emergenza economica innescata dall'epidemia;
    in tale delibera il Cipe rimodula i profili finanziari annuali del Piano banda ultralarga finanziato con fondi del Fondo per lo sviluppo e la coesione per complessivi 3,5 miliardi di euro, varando altresì un'operazione analoga per 1 miliardo di euro relativo ai «Patti per il Sud»;
    ne consegue, pertanto, che per il 2020 avanzano soltanto 500 milioni di euro rispetto agli 1,6 miliardi di euro previsti; gli 1,1 miliardi di euro stornati verranno restituiti al Piano solo nel 2022 (500 milioni), nel 2023 (400 milioni) e nel 2024 (200 milioni);
    tale slittamento consegue il paradossale risultato di ritardare la cablatura del Paese e sembrerebbe dettato non tanto dall'esigenza di reperire risorse per l'emergenza economica in corso, quanto piuttosto dalla volontà di temporeggiare in attesa della costituzione della rete unica Tim-Open Fiber con il futuro veicolo societario AccessCo, evitando così il rischio di lanciare i bandi di gara nella seconda parte del 2020 o anche nella prima parte del 2021, senza che esista ancora il soggetto logicamente deputato a impiegare le risorse;
    l'eventuale integrazione di Tim con Open fiber invece, dovrebbe dare maggiore impulso alla realizzazione della rete unica e non rallentarne ulteriormente il già accidentato percorso;
    per quanto riguarda l'impatto sull'economia secondo i risultati di uno studio presentato al Forum Ambrosetti, la realizzazione delle reti a banda ultralarga può generare fino a 180 miliardi di euro di Pil aggiuntivo entro il 2030. Considerando l'aumento di copertura in banda ultra larga in linea con le previsioni correnti e il conseguente aumento della velocità media di connessione, oltre che del numero di sottoscrizioni, si stima che il pieno dispiegamento della rete possa generare benefici incrementali per il sistema-Paese quantificabili in più di 96,5 miliardi di euro di Pil cumulati tra il 2020 e il 2025 e oltre 180,5 miliardi di euro cumulati tra il 2020 e il 2030;
    l'attuale pandemia da Covid-19 e la correlata necessità di prosecuzione dell'attività lavorativa, scolastica, economica, in modalità smart e a distanza, ha dimostrato quanto le risorse digitali siano diventate fondamentali per la nostra società,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative normative per prevedere, a decorrere dall'anno 2021, l'integrazione del Documento di economia e finanza, in coerenza con il Programma nazionale di ripresa e resilienza, con un allegato che illustri:
a) l'andamento dell'indice di digitalizzazione e innovazione Desi, delle sue componenti e sotto-indicatori in base ai dati forniti dall'Istat, al fine di analizzare l'andamento recente dello sviluppo tecnologico e digitale del Paese e valutare gli impatti delle politiche attuate dal Governo;
b) gli obiettivi del Governo relativamente all'indicatore Desi e alle sue componenti, anche alla luce delle politiche digitali dell'Unione europea e degli andamenti negli Stati membri evidenziati dalle statistiche Desi dell'Eurostat, e l'indicazione della strategia che intende perseguire per raggiungere tali obiettivi.

2) a informare il Parlamento circa i criteri di ripartizione e le politiche di sostegno dei progetti di digitalizzazione.
(1-00385)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Capitanio, Donina, Furgiuele, Giacometti, Maccanti, Morelli, Rixi, Tombolato, Zordan, Bordonali, Ziello».