ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00111

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 115 del 28/01/2019
Abbinamenti
Atto 1/00100 abbinato in data 28/01/2019
Atto 1/00109 abbinato in data 28/01/2019
Atto 1/00110 abbinato in data 28/01/2019
Atto 1/00112 abbinato in data 28/01/2019
Atto 1/00124 abbinato in data 20/02/2019
Firmatari
Primo firmatario: NEVI RAFFAELE
Gruppo: FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 28/01/2019
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SPENA MARIA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 28/01/2019
OCCHIUTO ROBERTO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 28/01/2019


Stato iter:
20/02/2019
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 28/01/2019
Resoconto SPENA MARIA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 28/01/2019
Resoconto ZOLEZZI ALBERTO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto MURONI ROSSELLA LIBERI E UGUALI
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 28/01/2019

DISCUSSIONE IL 28/01/2019

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 28/01/2019

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 20/02/2019

RITIRATO IL 20/02/2019

CONCLUSO IL 20/02/2019

Atto Camera

Mozione 1-00111
presentato da
NEVI Raffaele
testo di
Lunedì 28 gennaio 2019, seduta n. 115

   La Camera,

   premesso che:

    la direttiva 2009/128/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, recepita con il decreto legislativo del 14 agosto 2012, n. 150, ha istituito un quadro per l'azione comunitaria ai fini dell'utilizzo sostenibile dei prodotti fitosanitari-agrofarmaci o fitofarmaci, definiti impropriamente «pesticidi»; in applicazione dell'articolo 6 del predetto decreto legislativo è stato predisposto il piano di azione nazionale (Pan) per l'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari. Il piano è stato adottato in data 22 gennaio 2014 a seguito dell'emanazione del decreto interministeriale Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo – Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, n. 35 del 2014; il Pan si propone di ridurre i rischi associati all'uso dei prodotti fitosanitari, promuovendo un processo di cambiamento delle tecniche di utilizzo dei prodotti verso forme più compatibili e sostenibili in termini ambientali e sanitari;

    la legge n. 132 del 2016, «Istituzione del sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente e disciplina dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra)», mette a sistema la rete informativa nazionale ambientale, dando vita alla rete nazionale dei laboratori accreditati e istituisce i livelli essenziali delle prestazioni tecniche ambientali (Lepta);

    l'Ispra, sulla base delle rilevazioni regionali, ha il compito di realizzare il rapporto nazionale pesticidi nelle acque, nel rispetto del Pan. Nonostante si registri una crescente attenzione sull'utilizzo e i controlli dei prodotti fitosanitari dal «Rapporto nazionale pesticidi nelle acque, edizione 2018» curato dall'Ispra si evince che residui di agro farmaci in Italia sono presenti nel 67 per cento delle acque superficiali e nel 33 per cento delle acque sotterranee e superano i limiti, rispettivamente, nel 23,9 per cento e nell'8,3 per cento dei casi, con un preoccupante aumento rispetto alle precedenti indagini nazionali. Nelle falde, anche a causa del lento ciclo delle acque sotterranee, permangono anche sostanze chimiche ormai bandite da decenni. Negli oltre 35.000 campioni analizzati dalle agenzie regionali attraverso quasi 2 milioni di analisi realizzate nel biennio 2015-2016 sono state trovate 259 sostanze in gran parte erbicidi;

    il rapporto dell'Ispra evidenzia due ulteriori elementi che destano preoccupazione:

     che non vi è omogeneità dei campionamenti: nelle regioni del Nord sono stati realizzati più del 50 per cento dei monitoraggi, mentre dal Meridione, ad esempio dalla Calabria, non è arrivato nessun dato; pochissimi dati sono pervenuti dalla Puglia. Esiste un problema di diffusione e standardizzazione dei monitoraggi e il Mezzogiorno risulta essere in forte ritardo, con alcune eccezioni, quali Ragusa e il Lazio. Un monitoraggio efficace dei pesticidi nelle acque richiede un impegno in termini di pianificazione, di strumentazione, di risorse umane, difficile da sostenere senza risorse aggiuntive;

     si legge dal dossier dell'Ispra che: «... nei campioni sono spesso presenti miscele di sostanze diverse: ne sono state trovate fino a 36 contemporaneamente. L'Uomo, gli altri organismi e l'ambiente sono, pertanto, esposti a un “cocktail” di sostanze chimiche di cui non si conoscono adeguatamente gli effetti, per l'assenza di dati sperimentali...»;

    al fine di tutelare la salute umana e l'ambiente, il Pan definisce obiettivi e strategie da perseguire ai fini di un uso più corretto e sostenibile dei prodotti, attraverso la riduzione del rischio connesso all'utilizzo degli stessi. Gli obiettivi riguardano la formazione degli operatori di filiera, con l'introduzione di «buone pratiche» di manipolazione, i controlli funzionali sulle macchine per la distribuzione, l'adozione di misure specifiche per la tutela delle acque, l'informazione e la sensibilizzazione alla popolazione, nonché misure specifiche per la riduzione dell'uso dei fitofarmaci;

    esistono inoltre le disposizioni sulla sicurezza sul lavoro di cui al decreto legislativo n. 81 del 2008 e al decreto legislativo n. 106 del 2009, che prevedono anche di evitare danni a persone terze, ad esempio vietando l'ingresso nell'area di un cantiere o di disperdere nell'ambiente sostanze potenzialmente tossiche. Queste procedure possono variare da azienda ad azienda e possono essere sottoposte a verifica da parte degli uffici competenti delle aziende sanitari locali, Asl;

    il regolamento (CE) n. 396/2005 del Parlamento europeo e del Consiglio, concernente i livelli massimi di residui (Lmr), di fitofarmaci nei o sui prodotti alimentari e mangimi di origine vegetale o animali e che modifica la direttiva n. 91/414/CEE del Consiglio, applica i nuovi limiti di residui di antiparassitari negli alimenti. Ai sensi della legislazione comunitaria vigente l'utilizzo di prodotti fitosanitari in agricoltura deve sottostare a parametri e limitazioni d'uso che escludano, nei limiti delle conoscenze disponibili, la presenza di rischi per la salute del consumatore. In particolare, la direttiva del Consiglio n. 414/91/CEE, relativa all'immissione in commercio dei prodotti fitosanitari, stabilisce che possono essere usate solo sostanze di cui sono valutati i rischi possibili per i consumatori attraverso un insieme di studi tossicologici a breve-lungo termine;

    la normativa sui prodotti fitosanitari è quindi molto stringente riguardo alla loro immissione in commercio, alle modalità di vendita e di stoccaggio dei prodotti, ai residui negli alimenti, alla previsione di periodi di divieto di trattamenti, mentre appare ancora carente sulle modalità di esecuzione dei trattamenti;

    con decreto interministeriale 10 marzo 2015 sono state approvate le «Linee guida d'indirizzo per la tutela dell'ambiente acquatico e dell'acqua potabile e per la riduzione dell'uso di prodotti fitosanitari e dei relativi rischi nei Siti Natura 2000 e nelle aree naturali protette». Sono quindi esplicitamente vietati solo i trattamenti in prossimità dei pozzi, mentre per i trattamenti in prossimità di abitazioni e giardini esistono alcuni regolamenti comunali e delibere che valgono naturalmente solo sul territorio del comune che li ha emanati, nonché le disposizioni del codice civile e del codice di procedura penale, in riferimento a danni a persone o cose determinati da modalità operative sconsiderate o comunque da negligenza nell'uso. Tuttavia, non vi è esplicito divieto o una normativa nazionale uguale per tutti i comuni, né una reale campagna di sensibilizzazione, informazione e formazione dell'agricoltore per espletare, idoneamente, i trattamenti e non recare danno alla popolazione immediatamente prossima ai terreni agricoli;

    quanto alle distanze di sicurezza per evitare il rischio di contaminazione, va precisato che qualcosa in merito lo si ritrova solo nel regolamento (CE) n. 889/2008 inerente alla produzione biologica, che fra l'altro, non indica una distanza specifica di sicurezza;

    è in corso la revisione nazionale del Pan (nuovo piano di azione 2019-2024), che sarà fondamentale per l'individuazione di obiettivi quantitativi in termini di riduzione del rischio e dell'uso dei prodotti fitosanitari, richiesti dalla Commissione europea. Sono finora cinque gli Stati membri che hanno definito obiettivi misurabili. Uno dei problemi sul tavolo delle autorità competenti riguarda la disciplina della vendita on-line dei prodotti fitosanitari, secondo modalità che ne garantiscano tracciabilità e controllo delle vendite;

    la procedura di autorizzazione dell'Unione europea per i prodotti fitosanitari è una delle più rigorose al mondo. Ciò nonostante, è costante lo sforzo per accrescere la disponibilità di prodotti fitosanitari a basso rischio e accelerare l'attuazione della difesa integrata negli Stati membri. Nel febbraio del 2018 il Parlamento ha istituito una Commissione speciale per indagare sulle procedure di autorizzazione europee per l'uso di pesticidi. Nel dicembre del 2018 il Parlamento ha votato a favore di un aggiornamento della legislazione alimentare che comprende la sicurezza del cibo in tutti gli stadi della catena alimentare. Il 16 gennaio 2019 il Parlamento europeo ha approvato a larghissima maggioranza una risoluzione (2018/2153(INI)) nella quale si invitano la Commissione europea e gli Stati membri a:

     a) creare un efficace sistema di vigilanza successiva all'immissione sul mercato, per monitorare sistematicamente l'impatto reale dell'uso dei prodotti fitosanitari sulla salute umana e animale e sull'ambiente nel suo complesso;

     b) rafforzare la ricerca sulle alternative ai prodotti fitosanitari, compresi i metodi non chimici, e sui pesticidi a basso rischio, al fine di presentare agli agricoltori nuove soluzioni per l'agricoltura sostenibile;

     c) in merito alle procedure di autorizzazione dei pesticidi, a rendere pubblici gli studi utilizzati, compresi tutti i dati e le informazioni a sostegno delle domande di autorizzazione, attualmente poco trasparente;

     d) riesaminare sistematicamente di tutti gli studi disponibili sulla cancerogenicità del glifosato e delle formulazioni a base di glifosato, al fine di valutare se sia opportuno riesaminare l'approvazione di questo erbicida, peraltro ampiamente usato, nei Paesi dove è possibile, per accelerare la maturazione delle colture cerealicole e di leguminose;

    l'agricoltura italiana è tra le più green d'Europa, non solo grazie al maggior numero di certificazioni alimentari a livello comunitario per prodotti a denominazione di origine Dop/Igp, ma anche in termini di biodiversità, con 55.600 specie animali pari al 30 per cento delle specie europee e 7.636 specie vegetali; il Paese, può contare su 504 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei francesi, su 533 varietà di olive contro le 70 spagnole. Con l'azione di tutela dell'ambiente, l'Italia si è portata al vertice della sicurezza alimentare mondiale, con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,4 per cento), quota inferiore di quasi 4 volte rispetto alla media europea (1,4 per cento) e di quasi 20 volte quella dei prodotti extracomunitari (7,5 per cento);

    ha conquistato anche il primato green, con quasi 50 mila aziende agricole biologiche in Europa ed ha fatto la scelta di vietare le coltivazioni Omg a tutela del patrimonio di biodiversità. Tuttavia, oggi la narrazione del biologico teorizza un ritorno al passato, a «pesticidi zero». Giova osservare che la stessa agricoltura biologica di pesticidi ne fa un uso sistematico, elencandoli in appositi disciplinari. La contrapposizione tra pesticidi (o per meglio dire agrofarmaci) di sintesi e non di sintesi è vincente in termini di marketing, ma, in termini di sostenibilità, non è funzionale a evitare un maggior inquinamento. Il rame, ad esempio, uno dei più antichi, utilizzati e «naturali» pesticidi «bio» della storia, è un metallo pesante che inquina molto di più ed è molto più dannoso per uomini e animali di alcuni prodotti di sintesi con funzioni analoghe. Le evidenze scientifiche, infatti, ne dimostrano tossicità e persistenza nel suolo per tempi indefiniti. Il suo profilo tossicologico è superiore a quello del glifosato;

    la Camera ha approvato nel dicembre 2018 disposizioni per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell'acquacoltura con metodo biologico, che, pur essendo apprezzabili in termini di sviluppo della filiera, non affrontano adeguatamente il tema dei controlli, in particolare sulle importazioni, nonostante il fatto che la domanda interna non riesca a soddisfare la domanda nazionale complessiva di prodotti biologici. Carenze sono state evidenziate anche nell'ambito dei controlli diretti sulle aree agricole coltivate a biologico. Non affrontando questi temi, si rischia di fare un danno allo stesso settore biologico. Né è accettabile l'equazione che tutto ciò che non è biologico è contaminato: la produzione italiana è per l'80 per cento convenzionale e questa contrapposizione fa un danno anche all'economia italiana;

    all'agricoltura biologica non può, allo stato, essere considerata la soluzione ai problemi di approvvigionamento alimentare dell'Unione, in quanto ha una resa molto bassa. Per mais, frumento, riso e soia, il biologico produce fino al 50 per cento in meno. Per portare solo prodotti «bio» sulle tavole, ci sarebbe bisogno del doppio della terra da coltivare. Ma questo significa anche moltiplicare le emissioni di gas serra, per effetto dei dissodamenti generalizzati. Ipotizzare una massiccia conversione delle terre a biologico, per aumentare l'attuale 15,4 per cento delle superfici coltivate in Italia, comporterebbe un consumo di suolo enormemente maggiore per avere rese paragonabili alle attuali. Senza contare che circa la metà dei terreni certificati «bio» (e riceventi sussidi come tali), a oggi, è costituita da prati e pascoli nella cui gestione il biologico non si differenzia dal convenzionale;

    l'alternativa c'è ed è già «in campo»: è l'agricoltura integrata, degli imprenditori che innovano, che integra tutti gli strumenti di protezione delle colture (agronomici, fisici, biologici, chimici) secondo uno schema razionale per produrre quanto più possibile con le risorse disponibili, usate nel modo più efficiente possibile. Un'applicazione di tale metodologia, peraltro mutuata dai disciplinari dell'agricoltura biologica, è contenuta nei vincoli imposti con la nuova politica agricola comunitaria (Pac-greening), nell'ambito della quale viene stimolata tramite la rotazione tra colture depauperanti e colture da rinnovo, interrompendo le monocolture, con molteplici benefici ambientali, quali il miglioramento della struttura e della fertilità del terreno e la riduzione dell'impiego di fertilizzanti di sintesi e di prodotti fitosanitari;

    l'alternanza di colture cerealicole e di colture miglioratrici ha assicurato un pagamento supplementare di circa 100 euro/ettaro dal 2010, che nel Sud Italia può trasformarsi in un pagamento accoppiato aggiuntivo di circa 20 euro/ettaro. Nella Pac-greening è prevista la presenza un'area di interesse ecologico (Ecological Focus Area-EFA), che obbliga gli agricoltori con oltre 15 ettari, a destinare una quota del 5 per cento delle superfici dell'azienda a finalità ecologiche: le superfici occupate da colture che fissano l'azoto assolvono tale impegno;

    la produzione integrata è quella che «... utilizza tutti i mezzi produttivi e di difesa delle produzioni agricole dalle avversità, volti a ridurre al minimo l'uso delle sostanze chimiche di sintesi e a razionalizzare la fertilizzazione, nel rispetto dei principi ecologici, economici e tossicologici». La legge 3 febbraio 2011, n. 4, istituisce (articolo 2) il «Sistema di qualità nazionale di produzione integrata (SQNPI)», finalizzato a garantire una qualità del prodotto finale agroalimentare significativamente superiore alle norme commerciali correnti;

    gli ambiti di applicazione dei principi dell'agricoltura integrata sono principalmente quattro: fertilizzazione, lavorazioni del terreno, controllo delle infestanti, difesa dei vegetali. L'obiettivo dell'agricoltura integrata è quello di ottimizzare il compromesso fra le esigenze ambientali e sanitarie e le esigenze economiche. Sussistono in tale ambito alcune esperienze regionali in Emilia, Abruzzo, Marche, Lazio e Veneto; il decreto legislativo 14 agosto 2012, n. 150, attuativo della direttiva 2009/128/CE, contiene peraltro i principi della difesa integrata delle colture. Oltre che con tale direttiva, i disciplinari di produzione integrata sono funzionali a quanto previsto dai programma di sviluppo rurale (Psr) 2014-2020 di cui al Reg. (UE) 1305/13;

    conclusivamente, è necessario osservare che più che di finanziamento dell'Unione europea all'agricoltura tradizionale, contrapposto al finanziamento dell'agricoltura biologica, sarebbe opportuno parlare di finanziamento agli imprenditori agricoli: in particolare, il sostegno comunitario equivale mediamente a circa il 28 per cento del reddito dell'agricoltore italiano,

impegna il Governo:

1) in sede di revisione del piano di azione nazionale (Pan) per l'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari:

  a) a dare corso, in ambito nazionale, a quanto richiesto dalla risoluzione (2018/2153(INI)) del Parlamento europeo del 16 gennaio 2019;

  b) ad assumere iniziative urgenti per uniformare le metodiche di analisi delle acque in tutta la Penisola, stante il fatto che è fondamentale tenere sotto controllo i residui di fitofarmaci che si rinvengono nelle acque sia sotterranee che di superficie, e dunque in tutto l'ambiente e nella catena alimentare, incrementando la dotazione di risorse nazionali;

  c) a rafforzare gli strumenti di controllo sulla vendita on-line di prodotti fitosanitari al fine di individuare le corrette procedure da seguire nel rispetto dei criteri di cui al decreto legislativo n. 150 del 2012;

  d) ad adottare iniziative per introdurre precise disposizioni in materia di utilizzo dei prodotti fitosanitari, con particolare riferimento alle fasce di sicurezza per evitare il rischio di esposizione delle popolazioni e di contaminazione chimica delle colture biologiche e di agricoltura integrata;

2) ad adottare iniziative per rafforzare gli strumenti di sostegno dell'agricoltura integrata, come definita dalla legge 3 febbraio 2011, n. 4, tenendo conto delle esperienze già maturate in ambito regionale, con particolare riferimento allo sviluppo del Sistema di qualità nazionale di produzione integrata (Sqnpi), promuovendo normative per favorirne lo sviluppo e la competitività;

3) a rafforzare i controlli sull'agricoltura biologica, tenendo conto delle criticità emerse in sede di discussione del provvedimento di riforma del settore citate in premessa, con particolare riferimento all'importazione di prodotti biologici da Paesi terzi.
(1-00111) «Nevi, Spena, Occhiuto».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

prodotto fitosanitario

agricoltura biologica

protezione dell'ambiente