ATTO CAMERA

ODG IN ASSEMBLEA SU P.D.L. 9/03113/016

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 515 del 25/05/2021
Firmatari
Primo firmatario: BALDINO VITTORIA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 25/05/2021
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ALAIMO ROBERTA MOVIMENTO 5 STELLE 25/05/2021


Stato iter:
25/05/2021
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 25/05/2021
BERGAMINI DEBORAH SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
Fasi iter:

ACCOLTO COME RACCOMANDAZIONE IL 25/05/2021

PARERE GOVERNO IL 25/05/2021

RINUNCIA ALLA VOTAZIONE IL 25/05/2021

CONCLUSO IL 25/05/2021

Atto Camera

Ordine del Giorno 9/03113/016
presentato da
BALDINO Vittoria
testo di
Martedì 25 maggio 2021, seduta n. 515

   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento in esame, recante «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1o aprile 2021, n. 44», prevede misure urgenti in materia di vaccinazioni anti SARS-CoV-2, di giustizia e di concorsi pubblici, per il contenimento dell'epidemia da COVID-19;
    l'articolo 10 reca misure per lo svolgimento delle procedure per i concorsi pubblici e per la durata dei corsi di formazione iniziale in particolare inserendo una serie di deroghe al fine di ridurre i tempi per lo svolgimento delle procedure di reclutamento del personale presso le pubbliche amministrazioni;
    la media dell'età dei dipendenti pubblici nel nostro Paese è 50,7 anni, con il 16,9 per cento di dipendenti over 60 e appena il 2,9 per cento under 30. È questo il quadro del lavoro pubblico nel nostro Paese secondo una ricerca presentata all'apertura di «Forum Pa 2020 – Resilienza digitale». Una Pubblica Amministrazione in cui 4 dipendenti su 10 hanno la laurea, ma gli investimenti in formazione, necessari per aggiornare competenze e conoscenze, si sono quasi dimezzati in dieci anni, passando dai 262 milioni di euro del 2008 ai 154 milioni del 2018:48 euro per dipendente, che consentono di offrire in media un solo giorno di formazione l'anno a persona;
    secondo lo studio, inoltre, in un decennio tra il 2008 e il 2018 la PA italiana ha perso circa 212 mila persone, pari al 6,2 per cento del personale. Le amministrazioni più colpite sono state le Regioni e le autonomie locali, che hanno visto ridursi 100 mila dipendenti, pari al 19,5 per cento dei propri lavoratori. Seguono la Sanità, con –41 mila addetti, e i Ministeri, con –36 mila;
    il risultato di tutto ciò: nel 2021 per la prima volta da sempre, avremo più pensionati ex dipendenti pubblici che dipendenti pubblici attivi. Il possibile sorpasso può essere determinato dal continuo calo del personale, un equilibrio fra ingressi e uscite che, nonostante lo sblocco del turnover, non è ancora stato raggiunto. A fronte di 3,2 milioni di impiegati pubblici italiani (in termini assoluti il 59 per cento in meno di quelli francesi, il 65 per cento di quelli inglese, il 70 per cento di quelli tedeschi) i pensionati pubblici sono già 3 milioni. Un numero in crescita costante e destinato a salire perché i «pensionabili» oggi sono molti: 540 mila dipendenti hanno già compiuto 62 anni di età (il 16,9 per cento del totale), mentre 198 mila hanno maturato 38 anni di anzianità;
    un risultato evidentemente rovesciato di segno considerato che dal 2018 ad oggi sono andati in pensione 300 mila dipendenti pubblici a fronte di circa 112 mila nuove assunzioni e 1.700 stabilizzazioni di precari nel solo 2018. C’è lo sblocco del turnover, ma le procedure sono lente e la media dei tempi tra emersione del bisogno e effettiva assunzione dei vincitori dei concorsi è di oltre 4 anni. E così, con in più il blocco imposto dal covid-19, da settembre del 2019 ad oggi sono state messe a concorso meno di 22 mila posizioni lavorative: di questo passo ci vorrebbero oltre dieci anni a recuperare i posti persi;
    date le premesse, nell'elaborazione della riforma della Pubblica Amministrazione improntata dal Governo, per garantire nuove assunzioni, si prevede che gli scenari per i «giovani» siano sconcertanti, perché relegati a figure professionali di basso profilo, con contratti di apprendistato o formazione e lavoro, mai per figure professionali di alto livello; per quelle infatti sono richiesti requisiti che i giovani non posseggono data la loro età anagrafica, sono infatti qualificanti ai fini della determinazione del punteggio finale o talvolta anche al momento della presentazione della domanda, l'esperienza pregressa nel settore pubblico e privato o nella libera professione in Italia o all'estero;
    questo meccanismo determina automaticamente l'esclusione dei giovani che possono vantare solamente titoli di studio o al massimo abilitazioni professionali ma con pochissima esperienza,

impegna il Governo

ad adottare ogni iniziativa ritenuta utile, affinché siano garantite, nella elaborazione della riforma della Pubblica Amministrazione, forme di reclutamento che garantiscano un effettivo ricambio generazionale e di ingresso nella Pubblica Amministrazione da parte dei giovani, mediante l'accesso alle figure professionali di alto profilo, senza limitazioni di sbarramento preclusive in ordine ai requisiti di esperienza, ritenuti evidentemente escludenti.
9/3113/16Baldino, Alaimo.