Atto Camera
Risoluzione in Commissione 7-00760
presentata da
CORRADO CALLEGARI
mercoledì 22 febbraio 2012 pubblicata nel bollettino n.610
La XIII Commissione,
premesso che:
il comparto della pesca vive la più grave crisi della sua storia determinata da una molteplicità di fattori tra i quali i numerosi competitor internazionali, il depauperamento delle risorse ittiche a cui fa seguito una consistente diminuzione dello sforzo di pesca e una politica comune della pesca troppo generalizzata che non tiene in giusto conto le specificità locali, le loro tradizioni, i sistemi di pesca e le tipologie della flotta;
il settore ittico è di fondamentale importanza in un Paese con circa 8.000 chilometri di costa e, benché l'incidenza del valore aggiunto prodotto dalle attività della pesca sul valore aggiunto totale abbia un peso variabile a livello regionale, le sue problematiche gravano su molte realtà che fanno della pesca e delle attività ad essa legate il motore del loro sviluppo economico-sociale;
l'obiettivo bio-ecologico di proteggere, conservare e risanare le risorse della pesca, come stabilito da recenti documenti di programmazione e gestione della pesca adottati in ambito comunitario e nazionale, non può essere disgiunto da quello altrettanto importante di salvaguardare un equilibrio occupazionale di lungo periodo e provvedere al mantenimento del benessere economico della forza lavoro, esposta, più di altre categorie, a condizioni di lavoro particolarmente rischiose sia durante la navigazione che nelle operazioni di terra;
tra le recenti normative comunitarie in materia, il regolamento (CE) 1967/2006, cosiddetto «regolamento Mediterraneo» pone enormi problematiche al settore ittico italiano, nella misura in cui vieta lo strascico entro le tre miglia dalla costa e impone una misura delle maglie delle reti che se da un lato è utile alla preservazione della biodiversità e della riproduzione delle specie, dall'altro è misura assolutamente iniqua per talune specie, presenti soprattutto nell'Alto Adriatico, notevolmente rilevanti nella economia della fascia costiera italiana;
ad aggravare le criticità derivanti dalle assurde limitazioni imposte dall'Unione europea, da una concorrenza internazionale spesso sleale, da un'attività sempre più frammentata durante l'anno tra il fermo pesca e le giornate perse a causa del maltempo, si aggiungono scelte di politica interna ulteriormente penalizzanti per gli operatori del settore;
la legge di stabilità per il 2012 ha infatti disposto la riduzione nel limite del 60 per cento, per il 2012, degli sgravi contributivi per la salvaguardia dell'occupazione della gente di mare, previsti dal decreto-legge 30 dicembre 1997, n. 457, convertito con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 1998, n. 30, riduzione che unitamente all'incremento dei costi di produzione dovuti all'aumento considerevole del prezzo del gasolio, e ai problemi della commercializzazione del pescato, impatta negativamente sulla redditività delle imprese e l'occupazione del settore;
un ulteriore aumento delle spese di gestione dei pescherecci deriverebbe qualora l'articolo 8 della legge 15 dicembre 2011, n. 217, fosse interpretato nel senso di ricomprendere il carburante tra le provviste di bordo assoggettate ad IVA;
la crisi in cui versa il settore ittico colpisce soprattutto i segmenti meno competitivi tra i quali la piccola pesca costiera e quella artigianale che però apportano un contributo indispensabile al benessere socioeconomico delle comunità costiere, contribuendo allo sviluppo locale, alla conservazione e creazione di posti di lavoro, nonché agli approvvigionamenti di pesce fresco e alla salvaguardia delle tradizioni culturali locali;
la riforma della politica comune della pesca attualmente all'esame delle istituzioni comunitarie, nelle sue componenti di programmazione e gestione delle attività di pesca è più identificativa delle esigenze e delle peculiarità dell'area nordeuropea ed adattabile solo parzialmente alla dimensione mediterranea e in particolare dell'Italia, ed introduce alcuni meccanismi, quali le concessioni di pesca trasferibili, il cui impatto, specie sulla piccola pesca, rischia di compromettere il precario equilibrio su cui si regge il settore,
impegna il Governo:
a valutare con urgenza l'adozione di misure in grado di far fronte all'emergenza del comparto ittico, al fine di sostenere le imprese del settore gravate da costi imprevisti, contrazione dei redditi e vincoli e limitazioni sempre più stringenti imposti dalla normativa comunitaria e in particolare a:
a) ripristinare all'80 per cento l'aliquota di sgravio contributivo a favore dell'occupazione della gente di mare;
b) chiarire l'interpretazione dell'articolo 8 della legge comunitaria 2010 nella parte in cui prevede la cessazione della non imponibilità delle provviste di bordo, al fine di non assoggettare ad IVA il gasolio per le imbarcazioni;
a valutare altresì, nel rispetto della normativa comunitaria, la possibilità di:
a) rivedere i vincoli imposti del «Regolamento Mediterraneo» relativamente alle dimensioni minime delle maglie e proporre gli opportuni adeguamenti come stabilito dallo stesso Regolamento 1967/2006;
b) intervenire nelle competenti sedi comunitarie affinché l'Unione europea adotti un atteggiamento realistico che consenta la predisposizione di normative flessibili in considerazione delle specificità proprie dei bacini marittimi dell'Europa mediterranea;
a valutare infine, nel rispetto della normativa comunitaria, la possibilità di prevedere appositi bandi per la demolizione di determinate tipologie di imbarcazioni della flotta nazionale, previa assegnazione da parte regionale di risorse aggiuntive con apposito atto amministrativo.
(7-00760) «Callegari, Chiappori, Fabi, Forcolin, Paolini».