ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/00820

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 367 del 14/09/2010
Firmatari
Primo firmatario: GHIZZONI MANUELA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 14/09/2010
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
VENTURA MICHELE PARTITO DEMOCRATICO 14/09/2010
LENZI DONATA PARTITO DEMOCRATICO 14/09/2010
SIRAGUSA ALESSANDRA PARTITO DEMOCRATICO 14/09/2010
BACHELET GIOVANNI BATTISTA PARTITO DEMOCRATICO 14/09/2010
DE PASQUALE ROSA PARTITO DEMOCRATICO 14/09/2010
COSCIA MARIA PARTITO DEMOCRATICO 14/09/2010
DE BIASI EMILIA GRAZIA PARTITO DEMOCRATICO 14/09/2010
DE TORRE MARIA LETIZIA PARTITO DEMOCRATICO 14/09/2010
LEVI RICARDO FRANCO PARTITO DEMOCRATICO 14/09/2010
LOLLI GIOVANNI PARTITO DEMOCRATICO 14/09/2010
MAZZARELLA EUGENIO PARTITO DEMOCRATICO 14/09/2010
MELANDRI GIOVANNA PARTITO DEMOCRATICO 14/09/2010
NICOLAIS LUIGI PARTITO DEMOCRATICO 14/09/2010
PES CATERINA PARTITO DEMOCRATICO 14/09/2010
ROSSA SABINA PARTITO DEMOCRATICO 14/09/2010
RUSSO ANTONINO PARTITO DEMOCRATICO 14/09/2010


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA delegato in data 14/09/2010
Stato iter:
16/09/2010
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 16/09/2010
Resoconto BACHELET GIOVANNI BATTISTA PARTITO DEMOCRATICO
 
RISPOSTA GOVERNO 16/09/2010
Resoconto PIZZA GIUSEPPE SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ISTRUZIONE, UNIVERSITA' E RICERCA)
 
REPLICA 16/09/2010
Resoconto COSCIA MARIA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 16/09/2010

SVOLTO IL 16/09/2010

CONCLUSO IL 16/09/2010

Atto Camera

Interpellanza urgente 2-00820
presentata da
MANUELA GHIZZONI
martedì 14 settembre 2010, seduta n.367

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:

a distanza di due anni dall'entrata in vigore del decreto-legge n. 112 del 2008, varato dal Governo e convertito dalla legge n. 133 del 2008, che all'articolo 64 ha previsto il taglio di quasi 8 miliardi di euro, in tre anni, agli organici del personale docente, amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA), pari a poco meno di 132.000 posti, determinati dalla cancellazione di 87.341 cattedre e 44.500 posti di personale ATA, sono sotto gli occhi dell'opinione pubblica gli effetti devastanti che si sono abbattuti sul nostro sistema d'istruzione pubblica, sulla sua qualità e sulla sua tenuta;

il drastico taglio di personale, previsto dall'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008, ha determinato nell'anno scolastico 2009-2010 la cancellazione di 42.105 cattedre e 15.167 posti di Ata. A questi tagli e nonostante l'ampia disponibilità di posti vacanti e disponibili, è corrisposto il mancato rinnovo del contratto a tempo determinato per 14.000 docenti e per 8.000 A.T.A., con grave nocumento per la continuità didattica e professionale. Nell'anno scolastico 2010-2011 la riduzione di organico è di altri 25.560 posti di docenti e 15.167 ATA. Il numero di docenti precari a cui non sarà confermata la nomina è stimato in non meno di 15.000;

peraltro, il provvedimento cosiddetto «salva precari» non risponde alle esigenze dei lavoratori e delle lavoratrici della scuola e crea disparità tra loro, escludendo ad esempio dai benefici coloro che hanno prestato 180 giorni di servizio in più scuole. Inoltre, i contratti di disponibilità sono stati una risposta irrisoria: le regioni hanno utilizzato risorse proprie e secondo le proprie competenze, impiegando i precari anche in attività lavorative diverse, quando non estranee, da quelle svolte nelle scuole, in modo spesso dequalificante. Inoltre in alcune regioni i progetti sono stati attivati in ritardo o addirittura a cavallo tra due anni scolastici, e in alcuni casi hanno escluso i collaboratori scolatici;

la riduzione del tempo scuola in ogni ordine e grado e la cancellazione di cattedre di insegnamento e di posti ATA, a fronte di un aumento della popolazione studentesca (nell'anno scolastico che inizia a fronte di 20.000 studenti in più avremo 3.700 classi in meno), si accompagnano al forte incremento del numero degli alunni per classe, anche in presenza di alunni disabili, nonché alla decurtazione delle risorse per il normale funzionamento delle istituzioni scolastiche, che vantano, inoltre, nei confronti dello Stato crediti per oltre un miliardo di euro;

è facile comprendere come tali condizioni influenzeranno negativamente l'attività didattica, i livelli di apprendimento, la qualità dell'offerta formativa, le possibilità di successo formativo per i più deboli, l'integrazione degli alunni disabili e l'organizzazione delle istituzioni scolastiche, destinati a peggiorare ancora nei prossimi anni a causa degli ulteriori tagli di risorse programmato dal Governo anche a seguito delle disposizioni contenute nella recente «manovra Tremonti» (decreto-legge n. 78 del 2010), che comporterà la decurtazione del bilancio Miur di circa 312 milioni e la fortissima riduzione di finanziamenti di regioni ed enti locali, sempre più in difficoltà nell'erogare risorse e servizi ai sistemi scolastici territoriali;

pertanto non stupisce ma preoccupa vivamente che per l'anno scolastico che inizia - in continuità con il precedente - in tutto il Paese, a migliaia di bambini sia stata negata l'iscrizione alla scuola dell'infanzia, poiché il Ministero non ha autorizzato nuovi posti di docenza. Alcune regioni (come la Toscana), per far fronte alle esigenze educative dei bambini e delle loro famiglie, hanno provveduto direttamente all'attivazione delle necessarie sezioni di scuola dell'infanzia, ponendo le spese del personale sui propri bilanci e surrogando lo Stato, che, ad avviso degli interpellanti, irresponsabilmente non adempie alle competenze che gli assegna la Costituzione;

nella scuola primaria, in tutto il Paese, in almeno un migliaio di casi, è stata negata l'autorizzazione all'apertura di classi a 40 ore (che non possiamo più chiamare tempo pieno, poiché la cancellazione delle compresenze imposta dal Ministro ne ha mutato il modello didattico), sebbene richieste dalle famiglie. Non sono rari i casi in cui classi prime avviate lo scorso anno scolastico con un orario di 40 ore settimanali, quest'anno funzioneranno con un tempo scuola inferiore, con notevole disagio per gli apprendimenti degli alunni e difficoltà per l'organizzazione delle famiglie. Inoltre, diventano sempre più residuali le esperienze di moduli arricchiti a «tempo lungo» (dalle 31 alle 39 ore), sulle quali il Ministro continua a non diffonde i dati (evasive, sempre ad avviso degli interpellanti, sono state anche le risposte a interrogazioni presentate da sottoscrittori della presente interpellanza);

è stato praticamente soppresso il tempo prolungato nella scuola media, pur richiesto dalle famiglie, perché il Ministero ha negato l'attribuzione dell'organico necessario, nonostante le strutture lo consentissero e gli enti locali se ne fossero accollati gli oneri;

nelle prime classi degli istituti tecnici e professionali, il riordino imposto dal Governo di «epocale» ha, ad avviso degli interpellanti, solo la riduzione delle ore di laboratorio e di molte materie di indirizzo - con l'effetto deleterio di allontanare la scuola dalle esigenze dei distretti produttivi territoriali - mentre nelle classi successive alla prima è assoluta l'incertezza sulla diminuzione d'orario poiché, dopo il ricorso accolto dal TAR, il Consiglio di Stato si pronuncerà solo a fine mese sulla legittimità della riduzione del quadro orario vigente;

la presunta riforma dei licei ha cancellato le straordinarie esperienze di sperimentazione, condotte negli ultimi dieci anni, riducendo gli orari con il solo obiettivo del risparmio della spesa;

per i fortissimi tagli al personale ATA, le istituzioni scolastiche, soprattutto quelle, numerosissime, distribuite su più plessi, avranno difficoltà oggettive a funzionare e a garantire il livello minimo di igiene e la necessaria sorveglianza degli alunni; sarà inoltre impossibile far fronte agli indispensabili servizi di segreteria per carenza di personale amministrativo;

i tagli di cattedre, in alcuni casi mascherati sotto le presunte «riforme» (dal maestro unico alla riduzione di insegnamenti e ore per le medie e le superiori), hanno avuto pesanti riflessi anche sul fronte dei docenti di ruolo: secondo stime accreditate, 12.000 insegnanti sono risultati perdenti posto e, tra questi, moltissimi sono ancora in attesa di conoscere la nuova assegnazione, poiché gli esuberi creati dai tagli non possono essere riassorbiti neanche con utilizzazioni in altre scuole: centinaia di docenti rischiano di essere utilizzati solo per l'effettuazione di supplenze;

ad oggi, numerosi uffici scolastici provinciali non hanno ancora ultimato le operazioni di nomina del personale docente e ATA con grave danno sia per i docenti sia per la continuità didattica;

sono stati ridotti all'inverosimile, dove addirittura non sono scomparsi, gli organici dei docenti per la formazione degli adulti, delle scuole serali e della scuola in carcere;

l'aumento smisurato del numero degli alunni per classe, oltre che incidere negativamente sulla qualità dell'insegnamento e quindi dell'apprendimento, determina il mancato rispetto dei parametri per la sicurezza antincendio e, spesso, per l'agibilità delle aule, anche tenuto conto del fatto che l'edilizia scolastica italiana necessita, in troppi casi, non solo di essere posta in sicurezza (solo il 46 per cento delle nostre scuole ha il certificato di agibilità statica, condizione che ci pone all'ultimo posto in Europa dopo l'Albania, con il 53 per cento) ma anche di essere ampliata e resa più adatta alle esigenze didattiche e pedagogiche di una scuola che cambia e che accoglie cittadini in formazione;

l'Ocse, nel ricordarci che il sapere rappresenta la migliore risposta alla crisi, informa che il nostro Paese - prima dei tagli operati dal citato articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008 - investiva in istruzione e formazione solo il 4,5 per cento del PIL a fronte del 5,7 per cento della media Ocse: un dato già sconfortante destinato a peggiorare per la riduzione di 8 miliardi di euro alla scuola e 1,3 miliardi all'università imposti dal Governo. Il Rapporto OCSE indica l'Italia, in termini di spesa pubblica per istruzione, come fanalino di coda in Europa e al di sotto della media dei paesi Ocse (ad esempio, l'Italia spende 7.948 dollari per studente, mentre la Francia ne spende 8.932 dollari, la Germania 8.270 dollari, la Finlandia 8.440 dollari, la Spagna 8.618 dollari, la Svezia 10.262 dollari, la Svizzera 13.031 dollari, gli Stati Uniti 14.269 dollari). Lo studio, inoltre, chiarisce che il nostro Paese spende per il personale non il 97 per cento, come pervicacemente dichiarato dal Ministro, bensì l'81,5 per cento (la media OCSE è il 79,2 per cento), e, contestualmente, rende noto che il rapporto tra docenti e alunni nel nostro Paese è sostanzialmente pari alla media Ocse, se depurato dai dati sul numero di insegnanti di sostegno e degli insegnanti di religione;

i ritardi nell'attuazione del Titolo V della Costituzione in materia di istruzione e il rinvio sine die del previsto trasferimento di competenze dallo Stato alle Regioni sono la manifestazione plastica che il Governo è impegnato, ad avviso degli interpellanti, a realizzare una politica scolastica centralistica, incentrata sui tagli lineari che penalizzano le esperienza virtuose, sulla mortificazione dell'autonomia scolastica e delle competenze degli enti locali e territoriali. Evidentemente, ad avviso degli interpellanti, le forze di governo, all'attuazione concreta dei princìpi di autonomia scolastica e di leale collaborazione con le regioni e gli enti locali preferiscono l'occupazione della scuola da parte di un partito politico, come la recente vicenda di Adro conferma. A tale proposito, preoccupa l'assenza di una netta e forte critica da parte del responsabile del Dicastero, che dovrebbe innanzitutto tutelare il principio costituzionale della libertà dell'insegnamento -:

come pensi il Ministro, in questa situazione, di far fronte alle esigenze delle famiglie italiane in termini di orario scolastico, di qualità dell'istruzione, di successo formativo, di buon funzionamento organizzativo delle istituzioni scolastiche, di sorveglianza degli alunni, di sicurezza e idoneità delle strutture, di servizi alle famiglie e se non ritenga di fermare finalmente questa deriva e di ridare dignità alla scuola italiana e prospettiva di sviluppo al nostro Paese.

(2-00820)
«Ghizzoni, Ventura, Lenzi, Siragusa, Bachelet, De Pasquale, Coscia, De Biasi, De Torre, Levi, Lolli, Mazzarella, Melandri, Nicolais, Pes, Rossa, Antonino Russo».
Classificazione EUROVOC:
SIGLA O DENOMINAZIONE:

DECRETO LEGGE 2008 0112

EUROVOC :

ente locale

insegnante

istituto di istruzione

istruzione

professioni amministrative

qualita' dell'insegnamento

soppressione di posti di lavoro

studente