Atto Camera
Mozione 1-00680
presentata da
ALESSANDRO BRATTI
testo di
martedì 5 luglio 2011, seduta n.495
La Camera,
premesso che:
è sotto gli occhi di tutti la gravissima situazione che si è determinata nella regione Campania in questi giorni, anche sotto il profilo igienico-sanitario, a causa dell'accumulo di ingenti quantitativi di rifiuti in siti di stoccaggio, impianti di trattamento e luoghi pubblici;
la grave crisi ambientale in atto, che minaccia seriamente la salute dei cittadini e perpetua condizioni favorevoli ad infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione delle attività di trasporto e smaltimento dei rifiuti urbani e speciali, è diretta conseguenza della grave incapacità del governo regionale e delle province governate dal centrodestra, nonché dell'evidente inefficacia ed inadeguatezza delle norme contenute nel decreto-legge n. 196 del 2010;
con riferimento alla situazione emergenziale della Campania la Corte di giustizia dell'Unione europea ha già adottato una sentenza che accerta l'inadempimento da parte dello Stato italiano rispetto al recepimento della direttiva 2006/12/CE in materia di smaltimento dei rifiuti. Laddove lo Stato italiano non dovesse in tempi rapidi adottare i provvedimenti necessari all'esecuzione di tale sentenza, la Commissione europea avvierà la procedura di cui all'articolo 260 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, al fine di ottenere la condanna al pagamento di un'ammenda che può raggiungere l'importo di 680 mila euro per ogni giorno di inadempimento;
secondo quanto riferiscono gli organi di informazione, il Commissario europeo all'ambiente Janez Potocnik, in merito all'attuale situazione dei rifiuti in Campania, ha affermato che «le autorità italiane non hanno ancora fatto quanto necessario per trovare una soluzione adeguata e definitiva al problema». Secondo il Commissario europeo, «i miglioramenti reali si devono ancora vedere e vanno confermati da parte dei cittadini»; «l'assenza di questi miglioramenti lascia alla Commissione poca scelta, se non quella di proseguire attivamente con la procedura d'infrazione». Potocnik ha, inoltre, aggiunto che «a meno che la situazione non cambi per tempo, questo potrebbe portare a sanzioni pecuniarie all'Italia da parte della Corte europea di giustizia». Il Commissario ha concluso lanciando di nuovo un appello alle autorità italiane «a tutti i livelli» perché prendano in mano la questione, in «modo che il denaro dei contribuenti serva a migliorare la situazione sul terreno piuttosto che a pagare le multe»;
l'adozione delle misure strutturali necessarie a risolvere in via definitiva il problema non può prescindere dalla soluzione dell'attuale stato di emergenza, in presenza del quale non è possibile avviare alcun programma di medio-lungo periodo. È, quindi, del tutto prioritario rispetto ad ogni altra iniziativa, adottare i provvedimenti utili a rimuovere i rifiuti dalle strade di Napoli e della regione Campania, collocandoli nei siti disponibili, anche fuori dalla regione;
il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (cosiddetto tua-testo unico ambientale) - parte quarta - titolo I - detta norme in materia di gestione dei rifiuti, prevedendo, tra l'altro, il divieto di smaltimento dei rifiuti urbani in regioni diverse da quelle dove gli stessi sono prodotti, fatti salvi eventuali accordi regionali o internazionali qualora gli aspetti territoriali e l'opportunità tecnico-economica di raggiungere livelli ottimali di utenza servita lo richiedano (articolo 182, comma 3);
allo smaltimento dei rifiuti speciali, invece, si applica il principio generale della libera circolazione sul territorio nazionale, insuscettibile di limitazione da parte delle regioni (con particolare riferimento all'articolo 182 del decreto legislativo n. 152 del 2006, all'articolo 4-octies del decreto-legge n. 97 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 129 del 2008, all'articolo 8 del decreto legislativo n. 205 del 2010, alla direttiva 2008/98/CE). Tali tipologie di rifiuti possono, infatti, essere smaltiti in regime di libero mercato, attraverso accordi volontari tra operatori economici degli impianti di smaltimento delle diverse regioni;
l'impianto di incenerimento rifiuti di Brescia è gestito dalla società A2A, la quale è a capo di un gruppo di imprese che controlla interamente la società Partenope ambiente, alla quale è stata affidata la gestione dell'inceneritore di Acerra (Napoli);
sulla base della normativa vigente e viste le capacità di trattamento dell'impianto, l'inceneritore di Brescia sarebbe perfettamente in grado di smaltire una parte dei rifiuti urbani campani opportunamente trattati, oltre che quelli speciali già presenti in Campania; i primi nell'ambito dell'accordo Stato-regioni per fronteggiare l'emergenza. Tale situazione è, seppur in maniera diversa, estendibile ad altri impianti di incenerimento nell'Italia del Centro-Nord;
poiché i due impianti di Brescia e Acerra sono gestiti da imprese appartenenti al medesimo gruppo societario, non si comprende l'indisponibilità ad accogliere i rifiuti provenienti dalla Campania. Con la conseguenza che tali rifiuti continuano ad intasare l'inceneritore di Acerra (che soffre guasti e interruzioni con cadenza ormai periodica), nonostante questo sia gestito dalla stessa società A2A, per il tramite della sua controllata Partenope ambiente;
la risposta del Governo, attraverso il recente decreto-legge n. 94 del 2011. risulta tardiva e sbagliata, palesemente condizionata dalle resistenze della Lega Nord e costituisce addirittura un passo indietro rispetto al decreto-legge n. 196 del 2010, che pure aveva previsto «un accordo interregionale volto allo smaltimento dei rifiuti campani anche in altre regioni»;
in tal modo risultano, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, tradite le attese dei cittadini campani e delle istituzioni locali, che hanno riposto in un risolutivo intervento del Governo le loro attese per l'avvio di una fuoriuscita dalla grave emergenza in atto;
il citato provvedimento, infatti, ha reso ancor più difficile e incerto il contributo delle altre regioni, non ha dato alcuna garanzia sull'immediata disponibilità delle indispensabili risorse precedentemente stanziate con il decreto legge n. 196 del 2010 e non ha dato alcuna risposta alle richieste dei comuni della Campania di vedersi definitivamente attribuite le competenze primarie nella gestione del ciclo e connessa tariffa nei rispettivi territori, analogamente a quanto avviene in ambito nazionale;
l'infiltrazione malavitosa continua ad essere presente in maniera significativa sia nel trasporto dei rifiuti e del percolato prodotto dalle discariche e dagli impianti stir (stabilimenti di tritovagliatura ed imballaggio rifiuti) che all'interno di organismi di gestione,
impegna il Governo:
al fine di consentire lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, ad attivare un percorso certo e immediato attraverso un accordo, in sede di conferenza Stato-regioni, che coinvolga tutte le regioni italiane a partire da quelle regioni che hanno un sistema impiantistico idoneo alla gestione del ciclo integrato dei rifiuti e utilizzando preferibilmente impianti a gestione pubblica o a maggioranza pubblica;
a rendersi parte attiva affinché la regione Campania, in collaborazione con le province, individui, anche attraverso le numerose cave esistenti, alcune discariche per far fronte alla situazione emergenziale e definisca un immediato piano che consenta di riportare la regione nella gestione ordinaria, così come previsto dalla direttiva 2008/98/CE;
a comunicare al Parlamento, anche presso le Commissioni competenti, una relazione annuale sullo stato della gestione dei rifiuti in Campania con i relativi costi;
a ripristinare, alla conclusione dei lavori dei commissari, le competenze degli enti locali riguardo alla gestione integrata dei rifiuti, come previsto dal testo unico ambientale in tutto il resto del Paese.
(1-00680) «Bratti, Mariani, Bonavitacola, Realacci, Graziano, Iannuzzi, Cuomo, Cenni, Benamati, Bocci, Braga, Esposito, Ginoble, Marantelli, Margiotta, Morassut, Motta, Viola, Marco Carra».