ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00044

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 56 del 29/09/2008
Abbinamenti
Atto 1/00041 abbinato in data 02/10/2008
Atto 1/00043 abbinato in data 02/10/2008
Atto 1/00045 abbinato in data 02/10/2008
Firmatari
Primo firmatario: PEZZOTTA SAVINO
Gruppo: UNIONE DI CENTRO
Data firma: 29/09/2008
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
VIETTI MICHELE GIUSEPPE UNIONE DI CENTRO 29/09/2008
GALLETTI GIAN LUCA UNIONE DI CENTRO 29/09/2008
DELFINO TERESIO UNIONE DI CENTRO 29/09/2008
VOLONTE' LUCA UNIONE DI CENTRO 29/09/2008
CICCANTI AMEDEO UNIONE DI CENTRO 29/09/2008
COMPAGNON ANGELO UNIONE DI CENTRO 29/09/2008
NARO GIUSEPPE UNIONE DI CENTRO 29/09/2008


Stato iter:
09/10/2008
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 02/10/2008
Resoconto PEZZOTTA SAVINO UNIONE DI CENTRO
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 02/10/2008
Resoconto BINETTI PAOLA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto MOLTENI LAURA LEGA NORD PADANIA
Resoconto RONDINI MARCO LEGA NORD PADANIA
Resoconto PEDOTO LUCIANA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto SARUBBI ANDREA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto CAZZOLA GIULIANO POPOLO DELLA LIBERTA'
Resoconto ARGENTIN ILEANA PARTITO DEMOCRATICO
 
PARERE GOVERNO 09/10/2008
Resoconto ROCCELLA EUGENIA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 09/10/2008
Resoconto IANNACCONE ARTURO MISTO-MOVIMENTO PER L'AUTONOMIA
Resoconto MOLTENI LAURA LEGA NORD PADANIA
Resoconto PALAGIANO ANTONIO ITALIA DEI VALORI
Resoconto PEZZOTTA SAVINO UNIONE DI CENTRO
Resoconto TURCO LIVIA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto CAZZOLA GIULIANO POPOLO DELLA LIBERTA'
 
INTERVENTO GOVERNO 09/10/2008
Resoconto ROCCELLA EUGENIA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 02/10/2008

DISCUSSIONE IL 02/10/2008

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 02/10/2008

DISCUSSIONE IL 09/10/2008

IN PARTE ACCOLTO E IN PARTE NON ACCOLTO IL 09/10/2008

PARERE GOVERNO IL 09/10/2008

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 09/10/2008

VOTATO PER PARTI IL 09/10/2008

IN PARTE APPROVATO E IN PARTE RESPINTO IL 09/10/2008

CONCLUSO IL 09/10/2008

Atto Camera

Mozione 1-00044
presentata da
SAVINO PEZZOTTA
testo di
lunedì 29 settembre 2008, seduta n.056

La Camera,
premesso che:
secondo l'ultimo rapporto dell'Istat sulla povertà, sono 2.623.000 le famiglie italiane in stato di povertà, pari a 7.537.000 persone e al 12,9 per cento della popolazione, di cui due terzi nel Sud;
nel Mezzogiorno, infatti, il reddito familiare è circa pari a tre quarti di quello delle famiglie del Centro-Nord, a cui si accompagna anche una maggiore gravità del disagio (maggior intensità della povertà: 22,5 per cento contro il 17 per cento del Nord);
è possibile individuare almeno quattro gruppi caratteristici di famiglie povere nel nostro Paese: le coppie anziane (circa il 33 per cento del totale delle famiglie povere), le donne anziane sole (circa il 20 per cento), le famiglie con persone in cerca di occupazione nel Mezzogiorno (circa l'8 per cento) e le famiglie con lavoratori a basso profilo professionale (quasi il 40 per cento);
a comportare un maggiore rischio di povertà è anzitutto l'allargamento familiare: avere tre figli da crescere significa un rischio di povertà pari al 27,8 per cento e nel Sud questo valore sale al 42,7 per cento. Il passaggio da 3 a 4 componenti espone 4 famiglie su 10 alla possibilità di essere povere. Appartenere a una famiglia composta da 5 o più componenti aumenta il rischio di essere poveri del 135 per cento, rispetto al valore medio dell'Italia. Ogni nuovo figlio, dunque, costituisce per la famiglia, oltre che una speranza di vita, una crescita del rischio di impoverimento;
questo dato nel corso degli anni ha mostrato una certa stabilità con un elemento di novità in più rispetto alle altre rilevazioni effettuate. Tale novità consisterebbe nel fatto che è aumentato il numero di famiglie «a rischio di povertà», di famiglie, cioè, che arrivano con difficoltà alla quarta settimana e sono costrette a indebitarsi e a ricorrere ai centri assistenziali, nonostante abbiano un lavoro e un reddito;
questi dati sono confermati dal rapporto annuale Istat 2007, per cui il 50 per cento dei nuclei familiari vive con meno di 1.900 euro al mese, il 15 per cento delle famiglie non arriva alla quarta settimana, il 6,2 per cento ritiene di non potersi permettere un'alimentazione adeguata, il 10,4 per cento un sufficiente riscaldamento per l'abitazione;
è cresciuta l'insicurezza delle famiglie italiane che temono di non essere in grado di far fronte a eventi negativi, come, per esempio, un'improvvisa malattia, associata a non autosufficienza, di un familiare o l'instabilità del rapporto di lavoro o gli oneri finanziari sempre maggiori;
la crisi dei mutui subprime ha fatto crescere il numero di famiglie che si rendono insolventi nei confronti delle banche che hanno concesso loro il mutuo;
la diffusione del precariato fra le giovani generazioni rende questa categoria tra quelle a maggior rischio di povertà, rinviando le possibilità ed il desiderio di una vita in coppia e di procreare, con riflessi negativi sul tasso di natalità;
crescono le persone cadute nell'emarginazione senza neppure aver potuto sperimentare una vita lavorativa e familiare normale; persone con una traiettoria di mobilità discendente, contrassegnata dalla perdita del lavoro, dei legami familiari, della stabilità abitativa; persone senza famiglia che con l'avanzare degli anni si trovano senza sostegni; donne sole con bambini, prive del sostegno del coniuge o con compagni a loro volta colpiti dalla precarietà occupazionale, da malattie o inabilità o con genitori anziani da assistere; persone che subiscono a livello psicologico e relazionale i contraccolpi della disoccupazione o del fallimento e della cessazione di attività autonome;
i poveri e senza dimora sono tornati a essere visti come minaccia per la sicurezza, da allontanare e respingere dalle nostre città, specialmente quando appartengono a minoranze visibili e storicamente colpite dal pregiudizio, rom e sinti in primo luogo;
tra i processi che generano impoverimento dobbiamo considerare in modo articolato il fenomeno dell'immigrazione, tenendo conto che la relativa povertà iniziale rende gli extracomunitari flessibili, adattabili e sfruttabili nel lavoro nero e sommerso e in altra attività al limite della legalità. La riluttanza a concedere loro, per esempio, la cittadinanza italiana traduce istituzionalmente questa tensione tra integrazione economica ed esclusione sociale;
l'economia criminale in molte regioni del Sud trova nella povertà di alcuni territori la possibilità di poter disporre di una manovalanza a buon mercato per la propria attività;
analizzando nel dettaglio i livelli di spesa per interventi e servizi sociali a livello regionale, si registrano significativi divari, per cui, a fronte di un valore medio per abitante di poco superiore a 3 mila euro annui, permangono ampi divari territoriali di spesa sociale, con valori maggiori nelle regioni centro-settentrionali e minori in quelle meridionali, con punte di differenze pari a quasi 2 mila euro annui;
in uno Stato moderno la spesa sociale dovrebbe svolgere una funzione di perequazione delle differenze in termini di dotazione di servizi tra i territori, operando, in particolare, una redistribuzione delle risorse in base ai rischi specifici dei diversi comparti, quali la povertà, le condizioni di salute per la sanità, il disagio per l'assistenza sociale e l'investimento in capitale umano per l'istruzione;
fra i Paesi dell'Unione europea, l'Italia ha il primato negativo per quanto riguarda le cifre stanziate per il sostegno alle famiglie, destinando solo il 3,8 per cento della spesa sociale contro una media europea dell'8,2 per cento: una percentuale modesta che appare davvero risibile se paragonata alle quote pari al 10 per cento dei Paesi del Nord Europa e della Francia, senza contare che la spesa media nell'Unione europea per la famiglia è pari al 2 per cento del prodotto interno lordo, mentre in Italia è pari solo all'1 per cento;
questo perché il nostro modello di welfare si basa su squilibri interni evidenti, collocandosi leggermente al di sopra della media dei Paesi Ocse, ma presentando uno squilibrio in favore della spesa pensionistica, che costituisce oltre il 60 per cento della spesa sociale al netto dell'istruzione, mentre la sanità rappresenta circa il 24 per cento, seguita dall'assistenza (8,1 per cento),
impegna il Governo:
a considerare la lotta alla povertà, tenendo conto della multidimensionalità del fenomeno e dei processi di impoverimento e non solo della povertà come esito, un obiettivo ordinario e non straordinario della politica del Paese;
nel ridisegnare il nuovo modello sociale, a dare rilievo all'aspetto culturale e valoriale delle scelte, a partire dal riconoscimento della centralità della persona, di una maggiore attenzione alla primaria difesa della vita e alla concreta valorizzazione del ruolo della famiglia e dei minori;
ad elaborare una nuova riqualificazione della spesa sociale, intervenendo soprattutto, d'intesa con gli enti locali e regionali, laddove gli squilibri territoriali sono maggiori;
a produrre la riorganizzazione in ogni ambito del servizio di sostegno economico all'inclusione sociale, con il superamento dell'erogazione dei sussidi e contributi una tantum e a pioggia;
a predisporre forme nuove di reddito d'accompagnamento sulla base di progetti personalizzati e di attenzione particolare ai minori, attraverso una rete di collaborazione con i servizi abitativi, con i servizi di inserimento al lavoro, di istruzione e formazione attiva sul territorio;
ad attivare forme sperimentali di concessione di microcrediti per sostenere forme di imprenditorialità sociale e forme di mutualità che aiutino a superare l'assistenzialismo per generare percorsi di promozione;
a mettere in atto azioni incisive di contrasto all'esclusione sociale e alla povertà con idonee azioni territoriali, a seconda della natura dei fenomeni di esclusione presenti nell'ambito territoriale;
a verificare la struttura dell'Isee (indicatore della situazione economica equivalente), snellendone la procedura amministrativa per renderlo sempre più uno strumento di equità volto a stabilire le priorità di accesso al sistema locale dei servizi, in ogni ambito territoriale sociale;
a valorizzare, nei progetti e nelle azioni di inclusione, l'integrazione fra politiche sociali, politiche del lavoro, politiche per la formazione, politiche abitative e politiche della salute;
a contribuire all'attuazione di programmi di intervento a livello regionale e locale contro la vulnerabilità delle famiglie dovuta alla povertà, consistenti in azioni diversificate di sostegno al reddito, consumo responsabile e politiche abitative favorevoli;
a procedere in tempi rapidi ad una riforma degli ammortizzatori sociali, che allo stato attuale presenta criticità e strozzature attraverso l'attuazione della delega di cui alla legge n. 247.
(1-00044) «Pezzotta, Vietti, Galletti, Delfino, Volontè, Ciccanti, Compagnon, Naro».
Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

aiuto ai meno abbienti

aiuto economico

attivita' non salariata

costo sociale

disoccupato

integrazione sociale

lavoratore anziano

lavoro femminile

politica sanitaria

poverta'

sostegno economico