CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 1° luglio 2008
24.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
COMUNICATO
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SEDE CONSULTIVA

Martedì 1o luglio 2008. - Presidenza del presidente Andrea GIBELLI. - Interviene il sottosegretario di Stato dello sviluppo economico Adolfo Urso.

La seduta comincia alle 12.

Sull'ordine dei lavori.

Andrea GIBELLI, presidente, informa la Commissione che è pervenuta la richiesta di parere, da parte della I Commissione, sul decreto-legge in materia di sicurezza pubblica, che deve essere deliberato entro martedì 8 luglio; inoltre, la Commissione è chiamata ad esprimere un parere rinforzato, ai sensi dell'articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, sul decreto-legge n. 112, in materia economica. Tale parere deve essere deliberato entro la prossima settimana, quindi entro giovedì 10. Anche in considerazione della prevista audizione del Ministro Scajola per mercoledì 9 luglio, che non lascerà altro tempo per i lavori della Commissione, proporrei quindi di iniziare l'esame in consultiva dei due decreti-legge citati già nella giornata di giovedì 3 luglio.

La Commissione prende atto.

Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2009-2013.
Doc. LVII, n. 1.

(Parere alla V Commissione).
(Seguito esame e conclusione - Parere favorevole con osservazioni).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo.

Andrea GIBELLI, presidente, ricorda ai colleghi che si era convenuto, nelle scorse sedute, di chiudere oggi l'esame del provvedimento in titolo, con l'espressione del relativo parere alla V Commissione. Dà quindi la parola al collega Raisi per l'illustrazione di una proposta di parere.

Enzo RAISI (PdL), relatore, ringrazia il Presidente e procede alla formulazione di una proposta di parere favorevole con

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osservazioni che cerca di tenere conto, sia nelle premesse che nelle osservazioni, degli elementi emersi nel dibattito (vedi allegato 1).

Gianluca BENAMATI (PD) rileva preliminarmente con soddisfazione che nel parere proposto sono state recepite osservazioni formulate nella precedente seduta.
Nel merito del DPEF, giudica non condivisibili le modalità per conseguire il pareggio del bilancio previsto per il 2011. La manovra economica non prevede, infatti, un decremento della tassazione, che nel 2011 dovrebbe attestarsi intorno al 43 per cento, mentre sono previsti tagli alla spesa corrente, sanitaria e per investimenti. Manifesta forti perplessità sul tasso di inflazione programmata all'1,7 per cento, atteso che questo dato costituisce la base per procedere ai rinnovi contrattuali dei lavoratori dipendenti, paventando un'ulteriore diminuzione del potere d'acquisto dei salari. Con riferimento alla cosiddetta Robin tax, osserva che, a fronte di un aumento dell'IRES che porterà nelle casse dello Stato alcuni miliardi di euro, le famiglie meno abbienti riceveranno solo qualche centinaio di milioni destinati a finanziare la carta acquisti, prevista dall'articolo 81, comma 32, del decreto-legge n. 112 del 2008. Sul versante dello sviluppo, ritiene che la costituzione della Banca per il Mezzogiorno, il cui profilo nel DPEF risulta del tutto indefinito, non possa esaurire la complessità delle iniziative necessarie per il sud del Paese.

Ludovico VICO (PD), evidenziato preliminarmente il forte legame tra DPEF e il decreto-legge n. 112 del 2008 recante misure necessarie e urgenti per garantire la stabilizzazione della finanza pubblica, sottolinea che nella proposta di parere dovrebbe risultare con chiarezza che i fondi a favore delle aree svantaggiate provengono dal FAS (Fondo per le aree sottoutilizzate) le cui risorse sono destinate nella misura dell'85 per cento ad interventi di sviluppo del Mezzogiorno. Osserva che la grave situazione economica in cui versa il sud è chiaramente esemplificata dal fatto che un operaio del settore tessile dipendente da imprese che, negli anni novanta, hanno delocalizzato in questo territorio la produzione, riceve una busta paga di 1.098 euro al mese.

Savino PEZZOTTA (UdC) evidenzia il forte intreccio tra DPEF e il decreto-legge n. 112 del 2008, che costituisce una novità nelle modalità di esame della manovra finanziaria, sottolineando che sarebbe stato necessario un maggiore tempo di approfondimento degli interventi previsti in questi provvedimenti. Nel merito del DPEF, osserva che nell'arco del biennio 2009-2011 si registrerà un inasprimento della pressione fiscale e che non si è valutato adeguatamente l'impatto della cosiddetta Robin tax sull'aumento dei prezzi. Ritiene inopportuno prevedere all'interno del Documento il tasso di inflazione programmata all'1,7 per cento poiché, in base all'Accordo del 1993, esso dovrebbe essere contrattato con le parti sociali per garantire la tenuta del potere d'acquisto dei salari. In questo modo, si riesce a programmare solo la riduzione dei salari dal momento che non vi è alcuna evidenza che il tasso d'inflazione potrà scendere, entro la fine dell'anno, dal 3,8 all'1,7 per cento.
Ritiene che la carta acquisti, di cui all'articolo 81 del decreto-legge n. 112 del 2008, rappresenti un intervento di welfare a carattere assistenziale, rilevando che sarebbe stato preferibile delineare nel DPEF un piano triennale recante interventi di contrasto alla povertà e prevedere una seria politica a favore della famiglia, lamentando che, invece, nel testo in esame, non si fa alcun riferimento ad essa, né tantomeno al cosiddetto «quoziente familiare» sul quale la maggioranza tante parole ha speso durante la campagna elettorale. Osserva, infine, che nel DPEF le tematiche connesse al federalismo fiscale sono affrontate in modo estremamente generico.

Enzo RAISI (PdL), relatore, ricorda che la stima del tasso di inflazione programmato non è di competenza esclusiva del Governo italiano, ma viene fissata con il

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contributo determinante della Banca centrale europea. Ritiene condivisibile l'osservazione del collega Pezzotta sul welfare che dovrebbe avere finalità di promozione sociale e non meramente assistenziali, ma rileva che questa prospettiva necessita di tempi e di scelte programmatiche che non possono essere affrontate all'interno degli interventi emergenziali propri della decretazione d'urgenza. La medesima osservazione vale per il quoziente familiare che potrà essere trattato all'interno di un provvedimento complessivo di riforma fiscale. Auspica, infine, un confronto aperto e, se possibile condiviso, tra maggioranza e opposizione.

Gabriele CIMADORO (IdV) osserva che l'economia a livello sia nazionale sia mondiale attraversa una congiuntura molto difficile e ritiene che il Governo dovrebbe affrontare l'emergenza con provvedimenti molto più incisivi rispetto a quelli finora presentati. Vi è necessità, infatti, di scelte forti, che potrebbero rivelarsi anche impopolari, ma che appaiono le uniche in grado di dare risposte concrete ai cittadini e, in particolare, a chi versa in condizioni di difficoltà. Dichiara di condividere le finalità del federalismo fiscale, purché tutte le regioni siano messe sullo stesso piano e non siano riconosciuti ad alcune privilegi non più tollerabili.

Andrea LULLI (PD), preannuncia anzitutto la presentazione di una proposta di parere alternativo ove viene adeguatamente motivato il parere contrario sul documento di programmazione economico-finanziaria in esame (vedi allegato 2).
La prima notazione che occorre fare è che, con la definizione del tasso di inflazione programmato all'1,7 per cento - in questo è del tutto concorde con il collega Pezzotta - viene operato un drastico taglio dei salari reali dei lavoratori; inoltre, il DPEF è ulteriormente deludente e pesante per le tasche dei cittadini poiché programma un aumento della futura pressione fiscale.
Sull'efficacia della cosiddetta «Robin Tax» ci saranno altre sedi per approfondire, ma ritiene che in ogni caso i suoi effetti si trasferiranno sui prezzi, senza contare che, a fronte di un introito stimato di 5 miliardi di euro, la cifra destinata alla cosiddetta «Carta sociale» sono risibili (circa 260 milioni di euro).
Per quanto concerne il complesso della spesa pubblica - che è il vero problema strutturale della economia italiana - ritiene che sia semplicemente illusorio ridurla con un semplice colpo di penna; altrettanto critico, e scettico, il giudizio sul previsto taglio del personale del comparto scuola.
Rafforza il giudizio contrario anche la vaghezza degli accenni al federalismo fiscale - su cui il PD non è contrario, ma del quale nel DPEF e ancor più nel decreto-legge in materia finanziaria non c'è traccia alcuna, anzi si intravedono alcuni accenti accentratori. Sui servizi pubblici locali ritiene giusto liberalizzare e modernizzare, ma ritiene che non si sia posta sufficiente attenzione al contraccolpo che tali liberalizzazioni possono avere sui costi delle tariffe: i conti, infatti, devono tornare anche per le famiglie!

Massimo POLLEDRI (LNP), rispondendo ai rilievi dei colleghi intervenuti, ed in particolare dei colleghi Pezzotta e Lulli, sottolinea che sarebbe illusorio pensare di risolvere tutti i problemi dell'economia italiana con la definizione di un DPEF; ritiene, comunque, che il documento, e la manovra complessiva ad esso sottesa, sia coraggioso ed importante. Con esso si dà inizio ad un percorso che ovviamente dovrà proseguire in direzione della sburocratizzazione dell'apparato pubblico e dei tagli della spesa pubblica improduttiva.
Sulle scelte definite in campo energetico si dichiara favorevole, anche se ritiene che qualcosa dovrà essere rivisto sulle disposizioni relative alla prospezione nell'Alto Adriatico,
Per quanto concerne il federalismo, ritiene che una definizione più dettagliata del progetto non può esimersi da un confronto diretto con le regioni.

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Dichiara in conclusione un convinto parere favorevole da parte del gruppo della Lega Nord.

Erminio Angelo QUARTIANI (PD), sottolinea anzitutto la difficoltà di affrontare una discussione complessa come quella relativa alla manovra economica in un contesto di forte accelerazione dei tempi di lavoro parlamentare, e in un ambito nel quale il DPEF - oggi in discussione - è stato in qualche modo asservito alla illustrazione di un provvedimento di emergenza in materia economica che è già operativo.
Ritiene comunque che nell'ambito del DPEF siano assenti una serie di cose - promesse, progetti - pubblicizzati in campagna elettorale, quali, solo per fare qualche esempio, il federalismo fiscale o l'abbassamento della pressione fiscale, e che dovrebbero essere al contrario centrali in un ragionamento complessivo sul futuro assetto del nostro Paese.
Il DPEF rischia di limitarsi a disegnare un futuro di riduzione delle risorse complessive della nostra economia, quindi delle famiglie e del mercato; il Governo sembra rassegnato a non realizzare alcuna misura per tutelare il potere d'acquisto dei cittadini. Lo scenario infatti include l'aumento della pressione fiscale e la diminuzione degli investimenti.
In un quadro di allarmanti prospettive, al quale, sottolinea ancora, il Governo non sembra neppure tentare di rispondere con una qualche manovra che possa rafforzare la domanda, non è oltretutto assolutamente scontato che possano essere reperite le risorse necessarie ad attuare il progetto di federalismo fiscale, alla quale una parte della maggioranza sembra però assolutamente contraria a rinunciare: neppure oltre lo scenario del 2011 si prospetta infatti una diminuzione della pressione fiscale.
Conclude ribadendo che appare inquietante che il Parlamento si trovi a precipitare le proprie decisioni senza tempi adeguati di discussione e di approfondimento sulle scelte essenziali di politica economica del Paese: sottolinea che la legislatura era iniziata sulla base di intenti di dialogo e non di scontro, ma le decisioni del governo prefigurano forzature inammissibili alle quali l'opposizione saprà rispondere con efficacia.

Il sottosegretario di Stato Adolfo URSO ringrazia anzitutto i colleghi per l'approfondito dibattito e anche per i rilievi critici emersi che costituiscono comunque uno stimolo alla riflessione. Nel complesso, ritiene che il «taglio» dato al DPEF, anche con la sua struttura snella e sintetica, non sia una forzatura, ma una scelta ponderata, così come l'anticipazione della manovra economica in estate.
Sul federalismo fiscale, rassicura i colleghi che l'intenzione del Governo è quella di procedere in tempi rapidi; sottolinea che anche il Governo è preoccupato sul potere d'acquisto dei salari degli italiani, ma fa presente che sia la definizione del tasso di inflazione programmata all'1,7 per cento, sia l'indicazione di attuare una manovra di contenimento delle dinamiche salariali, provengono dalle istituzioni europee.
Per quanto concerne il parere predisposto dal relatore, ritiene che esso sia articolato e certamente non convenzionale e pone due questioni di un certo rilievo, che sono sicuramente condivisibili e alle quali il governo si sforzerà di rispondere positivamente.
Sul parere alternativo dell'opposizione, che è del tutto negativo, è chiaro che il governo non può in alcun modo convenire.

La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

La seduta termina alle 13.30.