CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 21 maggio 2008
5.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Giunta per il regolamento
COMUNICATO
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Mercoledì 21 maggio 2008. - Presidenza del Presidente Gianfranco FINI.

La seduta comincia alle 10.15.

Parere su una proposta di integrazione della Giunta, ai sensi dell'articolo 16, comma 1, del Regolamento.

Gianfranco FINI, Presidente, in relazione al primo punto all'ordine del giorno, ricorda che il Regolamento attribuisce al Presidente della Camera la facoltà, udito il parere della Giunta, di «integrarne la composizione ai fini di una più adeguata rappresentatività tenendo presenti, per quanto possibile, criteri di proporzionalità tra i vari gruppi».
In sede di nomina dei dieci componenti, la Presidenza, anche alla luce del limitato numero di gruppi costituiti in questa legislatura, ha potuto garantire una effettiva proporzionalità, compatibilmente con il ridottissimo numero di componenti dell'organo. Non ha potuto tuttavia assicurare la rappresentanza di tutti i gruppi; e, infatti, il Gruppo misto (che peraltro ha consistenza inferiore a venti deputati) ne è rimasto escluso.
In questa sede occorre valutare la proposta di ampliare di un'unità la composizione dell'organo, al fine di consentire anche a tale Gruppo di disporre di un proprio rappresentante, così completando il quadro dei Gruppi presenti in Giunta e realizzando un equilibrato rapporto numerico fra maggioranza ed opposizioni. Ricorda che quella di integrare la composizione della Giunta è una decisione rimessa al Presidente, che richiede il preventivo parere della Giunta - che è dunque obbligatorio, ma non vincolante - la quale è convocata appunto per questo adempimento.

Dopo che Luca VOLONTÈ, Gianclaudio BRESSA e Roberto COTA si sono dichiarati favorevoli all'integrazione, Antonio LEONE si associa, anche considerando i precedenti che supportano la proposta del Presidente.

Gianfranco FINI, Presidente, nessun altro chiedendo di parlare, ritiene possa prendersi atto di un parere favorevole, espresso in modo unanime, sulla proposta di integrazione, ai sensi dell'articolo 16, comma 1, del Regolamento.

La Giunta concorda.

Gianfranco FINI, Presidente, nomina quindi componente della Giunta per il Regolamento il deputato Antonio Milo, iscritto al Gruppo misto, disponendo che

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sia invitato a partecipare al seguito della riunione in corso.

(Il deputato Milo è introdotto nell'aula della Giunta)

Comunicazioni del Presidente.

Gianfranco FINI, Presidente, ricorda che l'on. Vietti, nella riunione della Conferenza dei Capigruppo del 14 maggio, e l'on. Volontè, nella seduta dell'Assemblea dello stesso giorno, hanno posto la questione della mancata rappresentanza del Gruppo dell'UDC nel Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica; l'on. Volontè, in particolare, ha chiesto la convocazione della Giunta per il Regolamento per un'interpretazione del comma 1 dell'articolo 30 della legge 3 agosto 2007, n. 124, istitutiva del Comitato, al fine di assicurarvi la rappresentanza di tutti i Gruppi delle opposizioni.
Sottolinea, al riguardo, che la questione non è di competenza di questa Giunta: essa, infatti, riguarda l'interpretazione di una legge dello Stato e non del Regolamento della Camera e si riferisce ad una competenza - quella di nomina dei componenti di un organo bicamerale - che la legge medesima attribuisce ai Presidenti dei due rami del Parlamento, che la esercitano d'intesa fra loro.
Inoltre, la norma legislativa non pone alcun dubbio interpretativo per quanto riguarda il tipo di ripartizione dei seggi effettuata.
Ciò posto, ha ritenuto comunque, sul piano della cortesia istituzionale nei confronti di un Gruppo parlamentare, di rendere questo chiarimento in sede di Giunta per il Regolamento.
La legge prevede che il Comitato sia composto da cinque deputati e cinque senatori, nominati dai Presidenti dei due rami del Parlamento in proporzione al numero dei componenti dei Gruppi parlamentari, garantendo comunque la rappresentanza paritaria della maggioranza e delle opposizioni. Tale disposizione impone dunque che la metà dei seggi sia assegnata allo schieramento di maggioranza e l'altra metà alle opposizioni e che nell'ambito di ciascuna parte i seggi siano poi distribuiti in proporzione al numero dei componenti dei Gruppi parlamentari. Ciò significa che, sia nell'ambito della maggioranza, sia in quello delle opposizioni, occorre attribuire ai Gruppi (compatibilmente con la ridotta composizione dell'organo) un peso rappresentativo proporzionale alla consistenza numerica. La ripartizione dei seggi è concretamente effettuata dalla Presidenza della Camera, d'intesa con la Presidenza del Senato, applicando i criteri consolidati impiegati per la composizione degli organi bicamerali, sulla base cioè di un calcolo matematico dei quozienti di ciascun Gruppo (complessivamente considerato, ossia tenendo conto della consistenza sia alla Camera sia al Senato), determinati distintamente con riferimento ai Gruppi della maggioranza e a quelli delle opposizioni. Si tratta di un'operazione matematica, in cui non è ravvisabile, a suo avviso, alcun elemento di discrezionalità.
La tesi sostenuta secondo cui la legge, utilizzando il termine «opposizioni», intenderebbe includere nel Comitato tutti i Gruppi di opposizione, a prescindere dalla loro dimensione, non trova peraltro - a suo avviso - nessun riscontro nei lavori preparatori della legge, né nel precedente specifico della XV legislatura (quando, tra le opposizioni, non era rappresentato il Gruppo DC-Nuovo PSI).
Inoltre la formulazione legislativa ricalca quella del Regolamento della Camera relativa al Comitato per la legislazione (articolo 16-bis, comma 1); ebbene, anche con riferimento a quest'ultimo, non sono mancati casi in cui, sia nell'ambito della maggioranza, sia nell'ambito delle opposizioni, alcuni Gruppi siano rimasti esclusi dall'organo, essendo invece rappresentati in esso solo quelli numericamente più consistenti (e ciò pur non essendovi - a differenza del Comitato parlamentare per la sicurezza - la previsione espressa della composizione proporzionale). Può essere al riguardo richiamato il precedente della XV legislatura, in cui non erano

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rappresentati nel Comitato per la legislazione i gruppi dell'Udeur, dei Comunisti, dei Verdi e della DC-Nuovo PSI.
Infine, un ulteriore e decisivo argomento è desumibile dalla formulazione di altre leggi istitutive di organi bicamerali che - laddove hanno voluto temperare il principio della proporzionalità con l'obbligo di rappresentanza di tutti i Gruppi - hanno recato esplicite e non equivocabili disposizioni in tal senso (è il caso della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi e della Commissione parlamentare per l'infanzia).
Aggiunge, come esempio di scuola, che il criterio indicato negli interventi dei due esponenti del Gruppo dell'UDC non sarebbe comunque applicabile ove i Gruppi di opposizione fossero più di cinque.
Alla luce di tutte le considerazioni svolte, conclude nel senso che per la questione posta dal Gruppo dell'UDC non vi sono i presupposti perché ne sia investita la Giunta per il Regolamento. Cosa diversa - che non riguarda la Giunta - è ovviamente quella di un'eventuale modifica su questo punto della legge istitutiva del Comitato parlamentare per la sicurezza, attraverso l'attivazione - ove lo si ritenga - di apposite iniziative legislative.

Luca VOLONTÈ ringrazia la Presidenza per la sensibilità e la cortesia istituzionale mostrata nel dare immediato seguito alla richiesta di convocazione della Giunta per il Regolamento avanzata dal suo Gruppo e per aver reso in questa sede adeguati chiarimenti sulla questione posta, i cui profili - si rende conto - esulano dalle specifiche competenze dell'organo.
La sua richiesta - rivolta alla Presidenza, pur investendo in realtà più direttamente una sfera strettamente politica - si fonda sull'esigenza di sollecitare una valutazione attenta dei criteri di composizione del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, assicurando la rappresentanza nell'organo di tutte le forze politiche di opposizione, soprattutto in un quadro politico che appare essersi notevolmente semplificato. In tal senso, il suo gruppo si riserva di approfondire la questione, anche alla luce degli argomenti addotti dalla Presidenza, al fine di un'eventuale iniziativa legislativa idonea a superare il problema postosi.

Gianfranco FINI, Presidente, ricorda in conclusione la composizione dell'organo: i Gruppi del Popolo della Libertà e del Partito Democratico dispongono, ciascuno, di due deputati e due senatori, mentre il Gruppo della Lega Nord dispone di un membro, scelto fra i deputati, e il Gruppo dell'Italia dei Valori un membro, scelto fra i senatori.

Sui lavori della Giunta.

Gianclaudio BRESSA comunica che il gruppo del Partito Democratico ha già presentato una proposta di modificazione al Regolamento, a prima firma dell'onorevole Veltroni, relativa alla modifica della disciplina in materia di costituzione dei gruppi parlamentari, riproducendo sostanzialmente l'iniziativa presentata dall'onorevole Franceschini nella scorsa legislatura: trattandosi di una tematica ben nota e già affrontata in passato, ritiene legittimo avanzare da subito la richiesta alla Presidenza di avviarne l'esame in Giunta in tempi rapidi.

Antonio LEONE rileva che l'opportunità di intervenire sulla disciplina dei Gruppi era stata avanzata nella scorsa legislatura anche da altre forze politiche ed era stata oggetto di apposite proposte di modifica regolamentare, anche di iniziativa di esponenti dell'opposizione; peraltro il collega Bocchino aveva aggiunto la sua firma alla proposta dell'onorevole Franceschini. Ed egli stesso era stato nominato relatore in Giunta sulle proposte di modifica dell'articolo 14 nella scorsa legislatura: nel ricordare dunque una sostanziale uniformità di vedute sulla questione, reputa però utile avviare ora un processo riformatore di più ampio respiro, che consenta di porre contestualmente all'attenzione della Giunta più complessive prospettive

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di riforma dei Regolamenti parlamentari, con l'obiettivo di un'azione riformatrice condivisa.

Italo BOCCHINO conferma la sua disponibilità ad affrontare la questione concernente la disciplina dei Gruppi parlamentari secondo le indicazioni contenute nelle proposte di riforma avanzate nella scorsa legislatura, compresa quella dell'onorevole Franceschini, cui aveva ritenuto di aderire anche formalmente. Segnala, peraltro, che l'esito delle recenti elezioni ha sostanzialmente realizzato l'obiettivo principale delle suddette iniziative di riforma regolamentare, ossia la semplificazione del quadro politico parlamentare
Concorda sulla necessità di consolidare questo risultato sul piano normativo, ma richiama l'attenzione sulla definizione di riforme regolamentari di più ampio respiro, che affrontino aspetti delicati ed essenziali, quali il ruolo delle Commissioni permanenti, lo snellimento delle procedure decisionali, il miglioramento dell'efficacia dei lavori ed, in particolare, della sessione di bilancio. Pertanto, condivide l'esigenza di procedere anzitutto ad una riunione della Giunta che definisca gli oggetti del possibile intervento riformatore.

Luca VOLONTÈ non condivide l'impostazione del collega Bocchino, non nel merito, ma nel metodo, anche alla luce dell'esperienza deludente delle passate legislature. Avverte il rischio, infatti, seguendo tale ragionamento, di pregiudicare una conclusione in tempi rapidi di quelle modifiche su cui già si registra un ampio consenso e che darebbero seguito a precisi impegni assunti dai diversi schieramenti politici nella campagna elettorale: ritiene dunque preferibile procedere rapidamente a licenziare la proposta di modifica dell'articolo 14, e, entro l'estate, avviare una riflessione complessiva sugli altri punti del Regolamento bisognosi di approfondimento, chiarendo priorità d'intervento e metodo di analisi. Un'operazione di questo genere, assunta nell'avvio della legislatura, costituirebbe a suo avviso un segnale importante.

Marina SERENI considera ragionevole l'impostazione seguita dal collega Volontè. Il nuovo quadro politico uscito dalle elezioni consente oggi una rilettura complessiva dei Regolamenti parlamentari, ma occorre cogliere da subito l'occasione di una rapida riforma dell'articolo 14 - sulla quale da parte del suo Gruppo c'è apertura al confronto - per stabilire quindi, nel medio periodo, un'agenda dei lavori della Giunta sul complesso delle possibili, ulteriori riforme.

Giuseppe CALDERISI ricorda di avere lui stesso, nel dibattito fiduciario, la scorsa settimana, citato in Assemblea, tra le altre prospettive di riforma, quella sui gruppi parlamentari. È dunque senz'altro favorevole all'esame della questione, ma ritiene prematuro, in questa che è la prima riunione della Giunta, definirne già la tempistica, senza avere ancora un quadro dei più complessivi temi di riforma da affrontare e senza aver dato modo ai gruppi di presentare le proprie proposte. Ritiene che solo disponendo di tale quadro, sarà possibile verificare su quali filoni di riforma possono verificarsi convergenze in Giunta, tali da consentirne l'immediato avvio dell'esame, e, sugli altri, stabilire in quali tempi procedervi.

Roberto COTA osserva che nel dibattito è stato evidenziato, tra gli obiettivi delle possibili riforme, quello di migliorare l'efficienza dei lavori parlamentari. Ritiene su questo aspetto che occorra valorizzare una previsione regolamentare, quella dell'articolo 23, comma 10, secondo periodo, in base alla quale in ogni mese, di regola, sono destinate ai lavori parlamentari tre settimane, mentre una è dedicata allo svolgimento delle altre attività inerenti al mandato parlamentare. Richiama l'opportunità di una riflessione su questo punto, verificando in proposito la possibilità di una maggiore concentrazione e intensificazione dei lavori in Assemblea in tre settimane al mese, utilizzando tutti i giorni

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lavorativi e fissando, se necessario, prolungamenti serali dei lavori, per lasciare ai deputati la quarta settimana da dedicare al rapporto con il territorio.

Gianfranco FINI, Presidente, ritiene conclusivamente che la composizione delle opinioni espresse nel dibattito sia piuttosto facile, considerando che nella sostanza appaiono chiari i punti di convergenza. Il tema delle riforme regolamentari è piuttosto delicato, anzitutto per i profili politici che esso comporta, ma non si può trascurare che si tratta di un tema già oggetto di ampio confronto anche all'esterno delle Camere e che sono ben possibili punti di convergenza, soprattutto nell'attuale composizione del Parlamento.
Concorda sul fatto che il processo riformatore non debba necessariamente essere avviato su un pacchetto complessivo di modifiche regolamentari, ove ciò comporti il rischio di decisioni non tempestive, ben potendosi la riflessione e l'elaborazione di proposte concentrare in prima battuta anche su singole questioni su cui sia più facile una convergenza.
Metodologicamente invita quindi i gruppi a presentare nel più breve tempo possibile (orientativamente nei prossimi quindici giorni) le proprie ipotesi di modifica al Regolamento, anche, eventualmente, sui temi che riguardano l'articolazione dei lavori parlamentari. Successivamente, si potrà procedere ad un esame preliminare complessivo delle varie proposte per verificare se vi siano i presupposti per un ragionamento riformatore che investa subito un più ampio spettro di questioni o se, in mancanza delle necessarie convergenze, la Giunta possa intanto procedere comunque all'esame della modifica dell'articolo 14, su cui è noto esservi da tempo una certa uniformità di vedute, che non ritiene sia venuta meno.

La seduta termina alle 10.40.