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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 493 di mercoledì 29 giugno 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 10,35.

GIANPIERO BOCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bonaiuti, Bongiorno, Brugger, Brunetta, Carfagna, Casini, Catone, Cicchitto, Colucci, Crimi, Dal Lago, D'Alema, Della Vedova, Donadi, Fava, Franceschini, Alberto Giorgetti, Giro, Leone, Martini, Migliavacca, Misiti, Mura, Leoluca Orlando, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Saglia, Sardelli, Stucchi, Tabacci e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Trasferimento a Commissione in sede legislativa delle proposte di legge nn. 2699-ter, 1964, 3544 e 3589.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposte di legge a Commissione in sede legislativa. Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa delle seguenti proposte di legge, delle quali la sottoindicata Commissione ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:

alla VI Commissione (Finanze):
Senatore COSTA; senatore BARBOLINI: «Istituzione di un sistema di prevenzione delle frodi nel settore assicurativo» (già articolo 7 della proposta di legge n. 2699, approvata, in un testo unificato, dal Senato della Repubblica il 16 settembre 2009, stralciato con deliberazione dell'Assemblea l'11 maggio 2010) (2699-ter);
BARBATO ed altri: «Istituzione del Comitato nazionale contro le frodi nel settore assicurativo» (1964);
PAGANO: «Istituzione di un sistema di prevenzione delle frodi nel settore assicurativo» (3544);
BRAGANTINI ed altri: «Istituzione del Coordinamento nazionale per il contrasto delle frodi assicurative» (3589).

(La Commissione ha elaborato un testo unificato).

Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,40).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di Pag. 2preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

In ricordo dell'ambasciatore Silvio Fagiolo.

RICARDO FRANCO LEVI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RICARDO FRANCO LEVI. Signor Presidente, vorrei in apertura di seduta ricordare un grande europeista e un grande servitore dello Stato. È scomparso ieri l'ambasciatore Silvio Fagiolo e mi fa piacere in questo momento di dolore anche personale che sia in Aula il Ministro degli affari esteri. Mi fa piacere anche che alla Presidenza dell'Aula in questo momento sieda per tutti noi chi ha pure ricoperto il ruolo di Ministro degli affari esteri della Repubblica. L'ambasciatore Silvio Fagiolo è scomparso ieri nel pieno della sua attività (in qualche modo - vorrei dire - come un altro grande italiano e un altro grande europeista come Tommaso Padoa Schioppa), mentre era ancora in piena attività, impegnato per difendere i suoi ideali. Era impegnato in un convegno di studi all'ISPI (a Milano), l'Istituto di studi di politica internazionale, ed è scomparso così, improvvisamente.
Aveva iniziato la sua carriera alla Commissione europea come membro - se ricordo bene - della direzione della concorrenza; poi era entrato, un po' tardi per i nostri standard, nella nostra diplomazia, in particolare nel gabinetto dell'allora Ministro degli affari esteri Andreotti nel 1984, poi del Ministro De Michelis; aveva percorso una grande carriera all'interno della nostra diplomazia, arrivando ad essere rappresentante permanente italiano presso le istituzioni europee a Bruxelles, e poi terminando la sua carriera come ambasciatore a Berlino.
È stato uno degli esponenti di quella grande tradizione europeista della nostra diplomazia. È stato uno degli artefici più intelligenti - un grande intellettuale - dell'elaborazione della nostra politica europea. Ha scritto anche un grande libro sull'Italia in Europa. Insomma, la sua è stata una vita spesa per l'Europa. Vorrei che noi qui con affetto e riconoscenza lo ricordassimo, evocando con lui - lo ripeto - quel grande filone di spirito europeista che ha attraversato tutto il meglio della politica italiana nel dopoguerra.

FRANCO FRATTINI, Ministro degli affari esteri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCO FRATTINI, Ministro degli affari esteri. Signor Presidente, mi associo assai volentieri e con convinzione al ricordo che è ora stato fatto dell'ambasciatore Fagiolo.
Ovviamente, ne ricordo le fasi importanti conclusive della sua carriera professionale, da ultimo a Berlino come eccellente ambasciatore, come portatore forte di un messaggio europeo, come è stato ricordato. Un ambasciatore ed una persona che ha onorato la carriera diplomatica con i suoi ideali, con i suoi principi e con la sua lealtà profonda alle istituzioni. Lo voglio ricordare in un momento in cui la sua scomparsa improvvisa vede, me personalmente come Ministro degli affari esteri, ma tutto il Ministero degli affari esteri e tutto il corpo diplomatico italiano, rivolgere un pensiero alla sua famiglia ed un messaggio davvero di profondo cordoglio.

PRESIDENTE. La Presidenza si associa alle parole del Ministro Frattini e dell'onorevole Levi.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2322 - Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2010 (Approvato dal Senato) (A.C. 4059-A/R) (ore 10,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, Pag. 3già approvato dal Senato: Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee (Legge comunitaria 2010).

(Ripresa esame articoli - A.C. 4059-A/R)

PRESIDENTE. Avverto che il Governo ha presentato gli emendamenti 1.500 e 1.501 che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A - A.C. 4059-A/R) e con riferimento ai quali il termine per la presentazione dei subemendamenti è fissato alle ore 11 di questa mattina
Avverto, inoltre, che, prima dell'inizio della seduta, il Governo ha ritirato gli articoli aggiuntivi 13.0200, 18.05, 41.0204, 41.0205, 41.0206, 41.0207, 41.0201, 41.0202 e 41.0203.
Ha chiesto di intervenire il rappresentante del Governo, onorevole Bellotti. Ne ha facoltà.

LUCA BELLOTTI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, su proposta del Governo, in sede di Comitato dei nove, è stato concordato di proporre all'Assemblea lo stralcio dei seguenti articoli: 8, 15, 23, 28, 29, 31, 32, 33, 35, 36, 37 e 40. A ciò si aggiunge l'impegno del Governo a collocare tali materie nel disegno di legge comunitaria per il 2011 da presentare sin dalla ripresa dei lavori parlamentari dopo la pausa estiva.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, già ieri abbiamo avuto una lunga discussione relativamente alla richiesta di accantonamento dell'articolo 1 anche perché la questione era posta nei termini per i quali il Governo ancora non aveva espresso un indirizzo relativamente all'eventualità di stralciare parti del disegno di legge comunitaria che erano state introdotte nel corso della discussione alla Camera. Non so esattamente se la proposta che adesso è stata formulata dal sottosegretario comporti il fatto che si torni, in questo modo, con una proposta di stralcio degli articoli 8, 15, 23, 28, 29, 31, 32, 33, 35, 36, 37 e 40, al testo del Senato. È escluso l'articolo 18 che è quello sulla responsabilità civile dei giudici e dei magistrati. Per cui noi saremmo di fronte ad una proposta del Governo che si conforma così: si torna al testo del Senato tranne che sul punto fondamentale sul quale si è incentrata l'attenzione, non solo dell'opinione pubblica, ma si è anche determinato un certo allarme di carattere politico. Il Governo, in sostanza, ci dice qui di assumersi la responsabilità di proporre al Parlamento di rinviare tutte le norme che hanno, peraltro, un costo. Ciò vuol dire che il Governo propone alla comunità nazionale, in una fase di crisi, di spostare sulla legge comunitaria di quest'anno tutti i costi relativamente a 20 articoli, ossia qualcosa come 200 o 300 milioni di euro che già devono essere pagati. Poiché ci metteremo un altro anno fanno altri 200 o 300 milioni di euro.
Cioè il Governo si assume la responsabilità di dire che un terzo della manovra finanziaria di 1,8 miliardi annunciata ieri dalla Presidenza del Consiglio «se la mangia» con gli stralci di questi articoli e anche soltanto per questo motivo non saremo d'accordo e certamente non siamo d'accordo.
Il secondo motivo è anche quello per cui non si vede ragione per la quale il Governo non indichi di stralciare anche l'articolo 18. Relativamente a questo punto potremmo discutere nel corso della discussione, quando arriveremo all'articolo 18, oppure dovremmo valutare la modalità con la quale la procedura determinerà le votazioni relativamente allo stralcio proposto. Non so quale sia l'opinione del relatore e del presidente della Commissione e cosa propongono. Propongono intanto di accettare o meno la proposta del Governo, ma vorrei sentirlo. Se poi accettano la proposta di stralciare venti articoli, vorrei capire come propongono all'aula e alla Presidenza di procedere: di votare in blocco Pag. 4lo stralcio di questi venti articoli oppure semplicemente di votarne lo stralcio uno per uno all'inizio, in fase preliminare, però con voti separati per ciascun articolo sul quale si chiede lo stralcio, oppure semplicemente e in maniera meno lesiva del ruolo della Camera e del Parlamento, il voto sullo stralcio si avrà preliminarmente quando entreremo nel merito di ciascun articolo sul quale bisognerà votare?
Quindi, poiché non conosco ancora la procedura, chiedo di indicarla, premettendo naturalmente che siamo contrari allo stralcio, per le ragioni politiche non solo procedurali e regolamentari che ho cercato di illustrare, e soprattutto chiederei al Governo di dirci perché non propone di stralciare anche l'articolo 18.

GIANLUCA PINI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI, Relatore. Signor Presidente, chiaramente come relatore....

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, un attimo di attenzione, per consentire alla Presidenza di seguire i lavori.

GIANLUCA PINI, Relatore. Come relatore sono d'accordo e il Comitato dei nove concorda con la richiesta di stralcio di articoli che, contrariamente a quanto detto dal collega Quartiani, non riguardano procedure di infrazione che in questo momento costano sanzioni allo Stato italiano e non sono urgenti in termini di chiusura e che, pertanto, possono essere tranquillamente traslate nella legge comunitaria 2011 che il Governo si è impegnato a presentare alle Camere nelle prossime settimane e il cui esame dovrebbe iniziare entro il mese di settembre.
Cosa diversa invece per l'articolo 18; al riguardo ricordo non soltanto che vi è una procedura di infrazione aperta da tempo ma è anche soggetta ad un esame della Corte di giustizia europea, quindi, con evidentissimo rischio di subire una condanna pesante, nonché sanzioni pecuniarie non indifferenti. Pertanto, siamo assolutamente in linea.
Sulla procedura di stralcio mi rimetto alla valutazione della Presidenza della Camera e non ho altro da aggiungere.

ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, siamo fortemente contrari a questa proposta di stralcio. Non è una proposta di stralcio, ma una proposta di dimezzamento del provvedimento. È vero: la legge comunitaria quest'anno è cresciuta molto e il Senato ci rimanda una legge comunitaria pesante ma questo non avviene per caso. Ciò avviene per un metodo sistematico di ritardo nella discussione e nell'approvazione della legge comunitaria che fa in modo che o si usa il canale che abbiamo per sanare tutte le infrazioni che sono avvenute sino a quel momento e per inserire tutte le direttive che è diventato opportuno inserire oppure non si ha certezza sui tempi entro i quali si potrà ricorrere ad un altro veicolo. Tra l'altro la legge comunitaria come veicolo unico è già superata ed esiste già una proposta approvata dalla Camera, la quale ci indica la necessità di avere un altro veicolo di approvazione accanto alla legge comunitaria.
Ora noi cosa facciamo? Dimezziamo la legge comunitaria, togliamo tutte le direttive più recenti e anche le procedure di infrazione più recenti sulla base di un calcolo che ci dice che, probabilmente, riusciremo ad utilizzare la prossima legge comunitaria. Ma quali certezze abbiamo che questo avvenga? Nessuna, rischiamo di esporre il Paese ad una valanga di procedure di infrazione e buttiamo via un grande lavoro che è stato fatto. Abbiamo fatto questo lavoro: completiamolo, portiamolo a termine. Noi non crediamo che sia giusto accettare la proposta di stralcio.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

Pag. 5

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, anche io mi associo ai colleghi: più che di fronte ad una proposta di stralcio, siamo di fronte ad una «proposta indecente», perché, dopo sei mesi che si sta discutendo di una legge che doveva essere fatta un anno fa, ci ritroviamo qui e ci viene tolta metà della materia che doveva comprendere, con le inevitabili gravi conseguenze finanziarie; poi si fanno provvedimenti come quelli che sta annunciando il Governo, che colpiscono sempre i soliti. Pertanto, crediamo che sia da respingere nel modo più assoluto questa proposta di stralcio. Discutiamo, vediamo di trovare una soluzione, evitando che il nostro Paese sia colpito da altro dissanguamento per non aver rispettato le direttive europee.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, normalmente una delle critiche che vengono rivolte nei confronti della procedura della costruzione della legge comunitaria - al netto dei tentativi di riforma, alcuni non riusciti e altri sì - è proprio quella secondo la quale la legge comunitaria diventa per così dire un treno al quale si aggiungono vagoni in corso d'opera. È evidente che, di fronte a questa richiesta di stralcio, vi è un aspetto senza dubbio positivo, cioè quello di un ritorno al nucleo originario del provvedimento, con un numero contenuto di articoli e con un numero contenuto di tematiche, che fa sì che la legge comunitaria non si trasformi in un treno infinito dei desideri, dove vengono inserite norme e materie che magari o esulano dalla comunitaria o non sono di imminente necessità di essere tradotte in legge a seguito di tendenze e di contenziosi con la comunità europea. Quindi credo che sia stato fatto preliminarmente anche un lavoro molto attento e molto accorto di verifica delle urgenze da questo punto di vista, e che quindi, in qualche modo, la proposta del Governo sia stata ponderata sulla base delle esigenze e delle infrazioni pendenti. In questo senso quindi mi sento di rassicurare coloro che, al riguardo, hanno espresso delle perplessità.
Credo che la riduzione del numero degli articoli possa in qualche modo, dal nostro punto di vista, offrire un percorso più agevole per quanto riguarda la norma che abbiamo di fronte, fermo restando che, dove vi è contenzioso politico, questo è legittimo e naturale che vi sia ed è naturale che vi siano anche strumenti per la soluzione del contenzioso politico, che sono quelli o del confronto numerico o del tentativo di mediazione. Non voglio entrare nello specifico per quanto riguarda la norma relativa all'articolo 18, che non è stata soltanto elemento di contenzioso politico nel corso di questo iter della legge comunitaria, ma che è oggetto di contenzioso tra politica e magistratura sin da appuntamenti referendari - che gli amici radicali conoscono bene - di decine di anni fa, quando la questione della responsabilità civile dei magistrati fu oggetto proprio di un quesito referendario che poi, a detta degli stessi promotori, fu aggirato da norme parlamentari. Quindi, al di là di questo specifico punto, che pure permane nel testo, io ritengo, signor Presidente, che la richiesta di stralcio, in un punto su cui evidentemente le forze politiche avranno modo di confrontarsi quando si arriverà all'articolo 18, alleggerisca un percorso altrimenti molto lungo e complesso di un disegno di legge comunitaria che in questo momento deve ancora essere approvato.
Siamo a giugno, ed è evidente che, dopo questa fase, sarà necessario un ulteriore passaggio presso l'altro ramo del Parlamento, anche qualora non vi fossero modifiche. È altrettanto evidente, che vi sarà la possibilità di inserire, nel prossimo disegno di legge comunitaria, materie che di per sé non hanno un'urgenza rispetto al contenzioso aperto con la Comunità europea.
Per questo motivo, signor Presidente, credo che, da questo punto di vista, la Pag. 6richiesta del Governo sia sensata. Oltre a questo, è evidente che, forse, è anche legittimo il chiarimento chiesto dall'onorevole Quartiani sul modo di procedere, ma sarà compito della Presidenza, eventualmente, chiederlo al Governo.
Credo che, da questo punto di vista, la richiesta sia molto chiara: è una richiesta di stralcio su cui l'Assemblea avrà facoltà di pronunciarsi; in seguito, si procederà con l'esame degli articoli che non sono stati oggetto dello stralcio. Ma sarà compito della Presidenza, e non mio, spiegarlo all'Assemblea.

ANTONIO BUONFIGLIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BUONFIGLIO. Signor Presidente, vorrei esprimere il parere contrario sulla proposta di stralcio avanzata, anche per le considerazioni svolte in precedenza dal Presidente Buttiglione.
Si diceva che in Commissione, in sede di Comitato dei nove, è stata data una rassicurazione circa il fatto che il disegno di legge comunitaria per il 2011 inizierebbe il suo iter a settembre. Tuttavia, vorrei ricordare ai colleghi che oggi stiamo discutendo un atto che è stato presentato a questo ramo del Parlamento nell'agosto del 2010, che era pronto per essere votato dal 6 aprile e che, in seguito, il suo esame è stato sospeso, una volta, per parlare di processo breve, una volta, per il cosiddetto decreto sviluppo. Oggi, esso giunge nuovamente all'esame dell'Assemblea con una richiesta da parte del Governo, questa mattina, di dimezzarlo, stralciando una serie di articoli che, invece, dovrebbero essere oggetto dell'esame di questo Parlamento.
Peraltro, vorrei ricordare anche ai colleghi della Commissione agricoltura che dal disegno di legge comunitaria in oggetto viene eliminato completamente tutto il settore dell'agricoltura: infatti, sono stati espunti tutte le deleghe e i riferimenti anche a tematiche importanti, come quella dell'etichettatura.
Noi siamo assolutamente contrari ad uno stralcio e, soprattutto, al fatto che venga votato in un'unica soluzione. Forse, sarebbe il caso che gli articoli che il Governo intende stralciare fossero messi in votazione singolarmente.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Buonfiglio.
Prego i colleghi di prestare un po' di attenzione per definire le modalità con cui procedere. Onorevole Quartiani, se ho ben compreso il suo intervento, a nome del suo gruppo, lei non ritiene opportuno votare cumulativamente lo stralcio di tutti gli articoli, bensì di procedere a votazioni separate in relazione ai singoli articoli e, quindi, di cui il Governo, con parere favorevole del relatore, ha proposto lo stralcio. Ho ben compreso?

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, in base a quanto ha detto l'onorevole Quartiani, vorrei dire che, oltre agli articoli citati, noi chiediamo la votazione separata anche in relazione all'articolo 18, del quale chiediamo lo stralcio.

PRESIDENTE. Sta bene.
I venti minuti di preavviso previsti dal Regolamento sono decorsi. Dobbiamo, quindi, procedere alla votazione sulla proposta di stralcio...

MARIO PESCANTE, Presidente della XIV Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO PESCANTE, Presidente della XIV Commissione. Signor Presidente, si voti lo stralcio in modo cumulativo; inoltre, vorrei ricordare che nessuno di noi ha chiesto lo stralcio dell'articolo 18. Lo ripeto: il Comitato dei nove non chiede lo stralcio dell'articolo 18.

Pag. 7

PRESIDENTE. Onorevole Pescante, è stato chiesto dal gruppo del Partito Democratico.

MARIO PESCANTE, Presidente della XIV Commissione. Signor Presidente, se si vota lo stralcio degli articoli in modo separato è un discorso, ma se si vota in modo cumulativo secondo la proposta del Governo...

PRESIDENTE. Onorevole Pescante, è stato appena definito che si voterà separatamente la proposta di stralcio di ogni articolo. È evidente che, se si votasse cumulativamente, non si potrebbe inserire lo stralcio dell'articolo 18.

GIANLUCA PINI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI, Relatore. Signor Presidente, vorrei fare una considerazione pratica per l'economia dei nostri lavori. Se si deve votare separatamente lo stralcio di ogni articolo, forse, sarebbe meglio farlo nel momento in cui si giunge all'esame di quell'articolo. Oppure, lo votiamo antecedentemente? Non lo so, signor Presidente, mi dica lei, proprio per l'economia dei lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Onorevole Pini, nello stesso momento in cui il Governo e il relatore propongono lo stralcio iniziale di diversi articoli, credo che si debba dar corso alla richiesta che è stata avanzata.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di stralcio dell'articolo 8.

Onorevoli Giammanco, Granata, Farina Coscioni, Buttiglione, Galletti, Tempestini, Paglia, Palagiano, Roccella. L'onorevole Palagiano non riesce a votare, sostituiamo rapidamente la scheda al collega, per favore.

(È respinta).

La Camera respinge a parità di voti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Italia dei Valori).

(Stralcio dell'articolo 15 - A.C. 4059-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di stralcio dell'articolo 15.
Onorevoli Giammanco, Barani, Leo, Ghiglia, Colucci, Fioroni, Baccini, De Poli...

(È approvata).

La Camera approva per 3 voti di differenza.
Passiamo alla proposta di stralcio dell'articolo 18.
Chiedo il parere al relatore, prima di passare al voto. Immagino sia contrario, come ha detto prima.

GIANLUCA PINI, Relatore. Signor Presidente, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di stralcio dell'articolo 18.
Onorevoli Giammanco, Colucci, Mazzocchi, Madia...

(È respinta).

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, vi era una luce accesa, Pag. 8un voto espresso, senza che il deputato fosse presente tra i banchi di quel settore.

PRESIDENTE. Onorevole Stracquadanio, la Presidenza verificherà.

(Stralcio degli articoli 23, 28, 29, 31, 32, 33, 35, 36, 37, 40 - A.C. 4059-A/R).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di stralcio dell'articolo 23.
Onorevole Baretta...

(È approvata).

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di stralcio dell'articolo 28.
Onorevole Colucci...

(È approvata).

La Camera approva per cinque voti di differenza.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di stralcio dell'articolo 29.
Onorevoli D'Anna, Andrea Orlando, Leo, Holzmann, Giancarlo Giorgetti...

(È approvata).

La Camera approva per sette voti di differenza.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di stralcio dell'articolo 31.
Onorevole Sardelli... ha votato. Onorevole Portas. I colleghi hanno votato?

(È approvata).

La Camera approva per 3 voti di differenza.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di stralcio dell'articolo 32.
Onorevole Quartiani, onorevole Bocchino, onorevole Landolfi. I colleghi hanno votato? Onorevole Nizzi. L'onorevole Landolfi non riesce a votare, mentre l'onorevole Portas ha votato. Manca solo l'onorevole Landolfi.

(È approvata).

La Camera approva per 2 voti di differenza.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di stralcio dell'articolo 33.
I colleghi hanno votato? Onorevole Portas, onorevole Sardelli, onorevole Stefani.

(È approvata).

La Camera approva per 5 voti di differenza.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di stralcio dell'articolo 35.
Onorevole Gasbarra, onorevole Ciccanti, onorevole Portas, onorevole Federico Testa.

(È approvata).

La Camera approva per un voto di differenza.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di stralcio dell'articolo 36.
Onorevoli Mussolini, Holzmann, De Luca, Gianni...

(È approvata).

Pag. 9

La Camera approva per un voto di differenza.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di stralcio dell'articolo 37.
Onorevoli Antonione, Sardelli...

(È approvata).

La Camera approva per tre voti di differenza.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di stralcio dell'articolo 40.

(È approvata).

Riassumendo, sono stati stralciati gli articoli 15, 23, 28, 29, 31, 32, 33, 35, 36, 37 e 40.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 4059-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4059-A/R).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIANLUCA PINI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Mariani 1.1, nonché sugli identici emendamenti Mariani 1.4 e Piffari 1.7.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.301 (Nuova formulazione).
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Bernardo 1.150, perché il precedente emendamento di fatto lo assorbe.

PRESIDENTE. Tale emendamento è, quindi, assorbito.

GIANLUCA PINI, Relatore. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo subemendamento 0.1.300.300, nonché del suo emendamento 1.300.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Zaccaria 1.52, Bernardini 1.21, nonché sugli identici emendamenti Gozi 1.53 e Porcino 1.55, perché la richiesta di recepimento di questa direttiva è già avvenuta all'interno del cosiddetto decreto-legge sicurezza, firmato pochi giorni fa dalla Presidenza del Consiglio dei ministri su proposta del Ministro Maroni.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Oliverio 1.51 e Borghesi 1.54.

PRESIDENTE. Ovviamente, la Commissione raccomanda l'approvazione dei sui emendamenti 1.501 e 1.500.

GIANLUCA PINI, Relatore. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene. Qual è il parere del Governo?

LUCA BELLOTTI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 10

Onorevole Galletti... Onorevole Antonione... Onorevole Baretta... Onorevole Tocci... L'onorevole Compagnon non vota?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 550
Maggioranza 276
Hanno votato
273
Hanno votato
no 277).

Prendo atto che il deputato Fassino ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Mariani 1.4 e Piffari 1.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mariani. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, il tema dell'efficientamento energetico e del rispetto delle direttive comunitarie riguarda molto direttamente le questioni che hanno a che vedere con gli investimenti, le infrastrutture e anche il comparto edile. Il nostro emendamento va in questa direzione, richiede l'applicazione della direttiva comunitaria e l'inserimento di questo tema nella legge, anche in riferimento ai numerosi rilievi che da diverse categorie economiche sono stati fatti sul tema dell'efficientamento energetico.
È proprio di questi giorni la valutazione rispetto all'effetto positivo di molte delle misure (vedi la detrazione del 55 per cento) che nel nostro Parlamento sono state reiterate e ormai rese stabili e strutturali nell'ambito dell'applicazione delle direttive comunitarie, rispetto all'effetto positivo che tali normative hanno prodotto sull'economia, soprattutto in relazione agli investimenti e all'edilizia.
Rendere stabile e, quindi, poter definire attraverso questa normativa una misura che diventi strutturale (nell'ambito delle incentivazioni e anche dell'obbligo dell'applicazione di questa norma) darebbe sicuramente un segnale molto positivo nell'indirizzo della crescita e degli investimenti nel campo dell'edilizia.
Ieri l'ANCE, che è una delle categorie più importanti di questo settore che ha come riferimento moltissime migliaia di imprese, in un rapporto ha indicato con il segno positivo in termini percentuali soltanto l'applicazione della riqualificazione energetica dei fabbricati e l'applicazione di molte normative che solo saltuariamente questo Parlamento ha potuto rinnovare.
Vorremmo, nell'ambito di questa discussione, fare in modo che ogni volta non si dovesse più riprendere l'argomento in questione senza considerarlo uno dei capisaldi dello sviluppo e della crescita di molte imprese anche della riqualificazione del patrimonio edilizio esistente.
Dobbiamo far rilevare anche che questo eviterebbe un nuovo consumo di suolo, e anzi permetterebbe piuttosto la riqualificazione di molti dei fabbricati privati e pubblici del nostro Paese in questa direzione.
Penso che, se potessimo finalmente adottarlo come una misura stabile, questo comporterebbe sicuramente un beneficio all'economia e soprattutto una riqualificazione del nostro patrimonio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo per farle presente che il gruppo dell'Unione di Centro per il Terzo Polo ha qualche difficoltà a seguire questo provvedimento perché il nostro rappresentante non può sedersi al tavolo dei nove.
Quindi, essendo previsto per questo provvedimento un numero elevato di votazioni, chiederei alla Presidenza di creare le Pag. 11condizioni affinché anche il rappresentante del gruppo dell'Unione di Centro per il Terzo Polo possa sedersi al tavolo dei nove e dare le indicazioni secondo quanto di solito succede.

PRESIDENTE. Ecco, l'onorevole Buttiglione ha preso posto...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo solo per ricordare che, oltre all'emendamento Mariani 1.4, ci accingiamo a votare l'identico emendamento 1.7 da noi presentato, a prima firma Piffari, e sul quale la X Commissione ha espresso parere favorevole. Vorrei ricordarlo a tutti i colleghi della X Commissione che stanno sia da una parte che dall'altra.

LUCA BELLOTTI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA BELLOTTI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, invito l'onorevole Mariani a ritirare l'emendamento a sua firma, trasfondendone il contenuto in un ordine del giorno.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Mariani 1.4 e Piffari 1.7, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Barani, Galletti, presidente Buttiglione, Stefani, Malgieri...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 550
Maggioranza 276
Hanno votato
273
Hanno votato
no 277).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.301 (Nuova formulazione) della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cesa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 549
Votanti 281
Astenuti 268
Maggioranza 141
Hanno votato
280
Hanno votato
no 1).

Ricordo che l'emendamento Bernardo 1.150 si intende assorbito.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.501 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mondello, Migliavacca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 550
Votanti 282
Astenuti 268
Maggioranza 142
Hanno votato
281
Hanno votato
no 1). Pag. 12

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.500 della Commissione.
Avverto che, in caso di approvazione del medesimo, risulterà assorbita la parte principale dell'emendamento 1.300 della Commissione. Sarà pertanto posta ai voti la parte consequenziale della proposta emendativa, previa votazione del subemendamento 0.1.300.300 della Commissione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.500 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 551
Votanti 277
Astenuti 274
Maggioranza 139
Hanno votato
277).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.300.300 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 539
Votanti 271
Astenuti 268
Maggioranza 136
Hanno votato
271).

Prendo atto che la deputata D'Antona ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.300 della Commissione, limitatamente alla parte consequenziale, come subemendato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli D'Amico, Tanoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 548
Votanti 274
Astenuti 274
Maggioranza 138
Hanno votato
274).

Passiamo all'emendamento Zaccaria 1.52.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Zaccaria 1.52 formulato dal relatore.

SANDRO GOZI. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, non accediamo all'invito al ritiro formulato dal relatore e vorrei anche spiegare il motivo ricordando la vicenda rimpatri, una vicenda che nasce nel 2008.
Vorrei ricordare che questa direttiva rimpatri fu elaborata da Franco Frattini quando era Commissario europeo, è stata votata dal Ministro Maroni a Bruxelles, è stata voluta particolarmente dal gruppo del Partito Popolare Europeo a Bruxelles e noi, dal 2009, dato che comunque questa direttiva rimpatri segue una logica rispetto agli allontanamenti diametralmente opposta a quella del pacchetto sicurezza Maroni, proponiamo alla maggioranza, in tanti modi e con tante proposte rispetto a principi e criteri di delega, di recepire questa direttiva.
La maggioranza ha sempre rinviato al mittente le proposte avanzate nell'interesse Pag. 13nazionale e non certo di parte. La maggioranza e il Ministro Maroni hanno voluto aspettare che scadesse il termine per il recepimento di questa direttiva e il termine è scaduto. Ovviamente, è stata subito avviata la procedura di infrazione dalla Commissione europea in gennaio e c'è stata la condanna dell'Italia da parte della Corte di giustizia in aprile per un aspetto specifico, il reato di clandestinità, considerato che quello che si prevedeva nella versione vigente per il reato di clandestinità era la reclusione ed è evidente che questo era agli antipodi rispetto alla direttiva che voleva privilegiare le partenze volontarie.
Anche in questo disegno di legge comunitaria, in vari modi, al Senato abbiamo presentato emendamenti per recepire questa direttiva. Ora, il relatore, dato che in un altro provvedimento si sta recependo la direttiva rimpatri, ci invita a ritirare questo emendamento.
Respingiamo la proposta per due motivi. Il primo è un motivo di metodo. Quando le proposte sono buone, nell'interesse del Paese e sono volte a mettere in regola l'Italia con l'Unione europea non si respingono solo perché sono a firma Zaccaria o Gozi dell'opposizione né si accolgono solo perché firmate da un deputato della maggioranza, perché questo non è il modo di affrontare i rapporti con l'Unione europea. Questo è, però, il modo in cui la maggioranza ha gestito questa legge comunitaria e anche quella del 2009. Quindi, questo è il primo motivo per cui riteniamo che l'emendamento in esame non debba essere ritirato.
Il secondo motivo è che, in attesa di esaminare in maniera approfondita il decreto Maroni, ci sembra che il provvedimento sfrutti quelle parti della direttiva rimpatri che non erano state concepite e non sono adatte all'Italia, come ad esempio la possibilità di tenere nei centri di identificazione e detenzione fino a 18 mesi gli immigrati irregolari.
Non ci sembra che questo sia un aspetto migliorativo. Tra l'altro non è obbligatorio, quindi non si capisce perché attuiamo questa parte non obbligatoria. Ci sembra anche, ma avremo modo di valutarlo in altra sede, che la posizione del Governo nel decreto continui a dare priorità all'allontanamento coattivo in tutti i casi di soggiorno illegale. Quindi, è una logica diversa da quella di una direttiva che vuole favorire le partenze volontarie e utilizzare l'allontanamento coattivo in maniera proporzionale, solo come extrema ratio. Vuole anche limitare al massimo le privazioni della libertà e farlo nel rispetto dei diritti fondamentali.
Dato che tutto questo non ci sembra che ci sia - ma ripeto che lo esamineremo in altra sede - nel decreto Maroni, noi riteniamo che sarebbe molto più utile e molto più conforme non solo allo spirito e agli obiettivi della direttiva, ma alle esigenze della legislazione interna italiana rispetto a quanto va modificato alla luce della direttiva, introdurre nel nostro ordinamento la direttiva con i principi e i criteri di delega cui facciamo riferimento nel nostro emendamento.
Ricordo tra l'altro, per dovere di cronaca e perché rimanga agli atti, tutti gli errori che il Governo ha fatto in questa vicenda, che da gennaio la direttiva rimpatri, in base a un principio comunitario di disapplicazione delle leggi interne in violazione delle norme comunitarie, è già stata applicata dal giudice di Firenze, dal giudice di Torino, dal giudice di Pinerolo, da tutta una serie di giudici che ovviamente hanno disapplicato la norma interna. Questo è il risultato di come è stata gestita questa vicenda dal Governo e dalla maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sarubbi. Ne ha facoltà.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente intervengo per apporre la mia firma a questo emendamento, che tra le varie disposizioni ne prevede una che sono sicuro toccherà anche le «corde» della collega Alessandra Mussolini, quando alla lettera b), del comma 2, prevede che le disposizioni di recepimento siano funzionali ad assicurare l'interesse superiore del Pag. 14bambino, in linea con la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo del 1989. Quello che noi chiediamo è un po' di umanità in più, ma non significa un po' di sicurezza in meno. Per questo motivo, chiedo di apporre la mia firma all'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, qui siamo ad uno snodo importante: non possiamo chiedere la solidarietà dell'Unione europea per la tutela delle frontiere, non possiamo chiedere la solidarietà dell'Unione europea per quanto riguarda il riconoscimento dello status di profugo e, contemporaneamente e sistematicamente, negare il nostro appoggio ed un tempestivo recepimento delle direttive dell'Unione che si occupano esattamente di questo e che non aprono affatto le frontiere europee senza nessuna preoccupazione per un'invasione indiscriminata. Sono direttive che hanno la giusta preoccupazione di difendere le frontiere, di commisurare i flussi e le capacità di recepimento, ma anche la preoccupazione di farlo in modo umano, rispettando la dignità delle persone, perché quelli che arrivano sono esseri umani, non sono solo braccia in cerca di un lavoro. Sono esseri umani che hanno una testa ed un cuore.
Non capisco l'atteggiamento del Governo che invece è sistematicamente refrattario su questi temi. Vorrei dirlo chiaramente: non subiamo la retorica della Lega, la quale tende a darci un'immagine del tutto falsata della realtà e a chiudere gli occhi sui problemi veri, che non sono i disperati che arrivano con le barche, che sono una piccola frazione dei flussi migratori, che sono invece quelli di cui l'Europa cerca di occuparsi. Noi dovremmo spingere l'Europa ad occuparsene di più e più efficacemente, cominciando con il dare tempestiva attuazione alle direttive in merito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pezzotta. Ne ha facoltà.

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per dichiarare il mio voto favorevole sull'emendamento Zaccaria 1.52 perché credo che la questione dei rifugiati sia affrontata male soprattutto quando si prevede un recepimento parziale della direttiva europea 2008/115/CE e si accentua il dato dell'allungamento della permanenza nei centri di smistamento e di accoglienza.
Credo che sia una norma sbagliata che non consente neppure di affrontare il problema per quello che è. Non possiamo essere tra quelli che vanno a bombardare la Libia e che poi pretendono di rimandare le persone sotto le bombe. Credo che serva un equilibrio, per cui esprimo la mia piena adesione al suddetto emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pes. Ne ha facoltà per un minuto.

CATERINA PES. Signor Presidente, intervengo solo per sottoscrivere l'emendamento Zaccaria 1.52.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Touadi. Ne ha facoltà per un minuto.

JEAN LEONARD TOUADI. Signor Presidente, intervengo per smascherare l'ipocrisia di questa maggioranza che, a due giorni dall'appuntamento di Pontida, ha varato un decreto che allunga a diciotto mesi la permanenza nei CIE, giustificando l'adozione di questa misura con un adeguamento ad obblighi comunitari. Il miglior modo per il Governo e la maggioranza di adeguarsi alla normativa comunitaria è di applicare la direttiva europea 2008/115/CE, cosiddetta direttiva rimpatri, che prevede la privazione della libertà solo come ultima istanza e non come stiamo facendo adesso con l'introduzione dei CIE, luoghi Pag. 15dove il diritto e la civiltà sono soppressi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, non è la prima volta che assistiamo ad un utilizzo assolutamente improprio dell'applicazione delle direttive comunitarie.
Apparentemente sostenete di applicare il diritto comunitario, però, come ha appena ricordato il collega Touadi, trasformate i centri di identificazione ed espulsione in veri e propri carceri. Questo non ha nulla a che vedere con il diritto umanitario. Dietro l'apparenza del rispetto di una norma calpestate i diritti umani e la dignità delle persone.
Non è la prima volta che venite puniti dagli organismi europei per quello che avete fatto. Questa operazione sconveniente e sconvolgente sarà un altro passo ignobile della vostra politica sul tema dell'immigrazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Pasquale. Ne ha facoltà.

ROSA DE PASQUALE. Signor Presidente, intervengo solo per sottoscrivere l'emendamento Zaccaria 1.52.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, vorrei ricollegarmi a quello che diceva l'onorevole Bressa.
Dal punto di vista tecnico, il provvedimento in esame non rappresenta un'attuazione di norme comunitarie, ma uno «slalom» costituzionale. Si elude l'applicazione della normativa comunitaria attraverso lo strumento principale, la legge comunitaria, si rinvia ad un decreto-legge successivo, che non sarebbe necessario, si opera in deroga all'articolo 11 della Costituzione, perché si attuano parti della direttiva e si rende obbligatorio ciò che nella direttiva è facoltativo; mi riferisco ai CIE e ai poteri del prefetto, previsti come facoltativi dalla direttiva e che invece nel provvedimento in esame diventano obbligatori. In sostanza, si tratta di un vero pasticcio.
Allora, di fronte a questo atteggiamento, come si può essere credibili in Europa? Hanno ragione gli onorevoli Buttiglione e Pezzotta: ci presentiamo con pessime credenziali, diciamo che vogliamo applicare la normativa e invece la eludiamo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gatti. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere l'emendamento Zaccaria 1.52 e dire, semplicemente, che l'Italia ha una responsabilità grande nella corretta applicazione delle direttive europee che riguardano l'immigrazione proprio perché siamo un Paese di frontiera. Abbiamo un problema di civiltà da rispettare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, senza spirito polemico, ogni qual volta si verifica una sospensione dei diritti o una loro lesione, non è mai confinata ad un centro o ad un campo, ma rischia di estendersi fuori da esso. Io invito i colleghi che «scherzano» con questi temi a capire che si innesca un meccanismo pericolosissimo, anche per chi lo provoca.
Vi è poi una considerazione finale per chi è stato nei centri. Oggi vi sono telecomunicazioni veloci - lo sapete - e chi ha visto abbracciare i dittatori del nord Africa e oggi sta in un campo come un recluso, dopo essersi battuto per la libertà, quando tornerà in Patria, sarà una nostro nemico. Pag. 16
Noi stiamo nuovamente colpendo anche l'immagine di questo Paese (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, intervengo per rivolgermi ai molti colleghi che certamente si rendono conto, anche dai banchi di destra, della gravità che deriva all'immagine dell'Italia da una finta crudele severità, nella situazione che stiamo per votare, per chiedergli di riflettere sulla loro immagine e sulla nostra immagine, come Parlamento e come Paese, di considerare che l'Europa sa benissimo e vede benissimo l'inutilità della crudeltà alla quale molti di voi state per dare l'assenso.
Io vorrei pregare i colleghi della destra di riflettere sul fatto che è molto più grande, di quella che sembra una piccola norma, ciò che sta accadendo qui, adesso, con questo voto. Vi prego, non aggravate la posizione e l'immagine dell'Italia.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Colombo.

FURIO COLOMBO. Date una prova della vostra capacità di capire le situazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere anche la mia firma a questo emendamento e per richiamare - ma lo voglio fare veramente in maniera sobria - i colleghi della maggioranza a riflettere per un attimo e a mettere da parte la propaganda.
Si sta parlando di applicare una direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio di tre anni fa. Si tratta di rispettare il carattere dei CIE (centri di identificazione ed espulsione). Si tratta, di lavorare per accertare l'identità, cosa non sempre facile senza il concorso del Paese tributario del flusso migratorio. Si tratta di rendere effettiva l'espulsione, cosa che non è mai possibile se non c'è la volontà, da parte del Paese tributario del flusso migratorio, ad accogliere di nuovo nel proprio territorio colui che riteniamo debba essere espulso. Si tratta inoltre di farlo in un quadro di riferimento europeo.
Questo è il senso dell'emendamento e se una volta tanto i colleghi della maggioranza ascoltassero, oltre che l'opinione delle forze di opposizione, anche le opinioni dei cittadini che si sono recentemente espressi, forse andrebbero incontro a meno cocenti delusioni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Strizzolo. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma a questo emendamento e rivolgere l'invito ai colleghi ad approvarlo, ricordando che il grado di civiltà di un Paese si misura dalla qualità del servizio sanitario, della scuola, delle carceri e del rispetto dei diritti umani.
Credo che accogliendo questo emendamento sicuramente il nostro Paese darebbe un grande segno di civiltà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, sottolineo come l'Italia, Paese fondatore dell'Unione europea, costituitasi a Roma, non può disattendere i richiami della stessa. C'è questa direttiva che riguarda specificatamente la materia. Ebbene, abbiamo l'occasione di recepirla con questo emendamento, in un momento anche importante per la nostra storia d'Italia con il 150o anniversario appena celebrato. Pag. 17Diamo senso ad una partecipazione effettiva, che sul tema dei diritti umani deve vederci protagonisti!
Quindi invito tutta l'Aula ad approvare questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, intervengo per apporre anch'io la mia firma all'emendamento in esame, un emendamento di civiltà. Credo che dobbiamo comprendere quanto sta accadendo davanti alle nostre coste, e credo che la risposta di un finto rigore, la risposta di piazzare davanti alle nostre coste le navi militari o i soldati per fermare quello che è naturale, cioè il flusso di gente più povera che va verso Paesi più ricchi, è evidentemente ed assolutamente inutile, ed è solo propaganda che questo Governo intende fare. Credo invece che vadano previste regole certe e che vada soprattutto rispettato quello che è la nostra Costituzione, una Costituzione di accoglienza, di solidarietà.
Quindi la risposta migliore, soprattutto per quelle morti che nel Mediterraneo si stanno verificando in queste ore, ogni giorno, è quella di dire invece: accogliamoli.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma all'emendamento in esame, sopratutto sottolineando come abbiamo delle responsabilità particolari rispetto ai minori, ai bambini che arrivano molte volte con queste barche, e che tra l'altro molto spesso sono i più disagiati, sono quelli che pagano il prezzo più alto (quello della loro vita). Ma comunque devono trovare delle condizioni di accoglienza e di integrazione che siano degne del futuro che appartiene a un Paese, che appartiene all'Europa, e che comunque rappresenta una effettiva e completa applicazione dei diritti. Non mi riferisco solo ai diritti umani in genere, ma in particolare al Codice di diritti dei minori, che dovrebbe vincolare tutti noi ad un soprassalto di dignità rispetto ad una emergenza educativa come quella che ci si presenta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Torre. Ne ha facoltà.

MARIA LETIZIA DE TORRE. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'emendamento in esame, e per dire che, mentre se ne discute, molto tristemente sto pensando che il Governo italiano non potendo più pagare la Libia, le guardie carcerarie dei centri di raccolta degli immigrati in Libia (che erano pagate dall'Italia, dobbiamo ricordare questo), non potendo più fare questo, sta ricreando questa situazione qui.
Ciò è veramente deplorevole, per cui mi unisco a quanti chiedono di rivedere questa norma e di non procedere in questa direzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor presidente, intervengo solamente per aggiungere la mia firma a questo emendamento, e per sottolineare un aspetto che mi sembra particolarmente importante, la proposta che riguarda la perdita del posto di lavoro. In questo periodo in cui c'è una crisi notevole, e la perdita del posto di lavoro è all'ordine del giorno, non possiamo pensare che tale evento costituisca un motivo di revoca del permesso di soggiorno. Questo già avviene, e in molti casi abbiamo segnalazioni da molte parti d'Italia in cui questi stranieri che perdono il posto, e che dovrebbero in questo caso essere allontanati, vengono «nascosti» in organizzazioni umanitarie e in vari luoghi in modo da poter riuscire in qualche modo a rimanere in Italia. Questo ri Pag. 18guarda anche i ricongiungimenti familiari. È un'oggettiva difficoltà che viene data ai lavoratori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rampi. Ne ha facoltà.

ELISABETTA RAMPI. Signor Presidente, per la dignità del nostro Paese, per determinare condizioni di accoglienza consone ad un Paese civile, e per il rispetto dei diritti umani, chiedo di apporre la mia firma a questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zampa. Ne ha facoltà.

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, intervengo anch'io per apporre la mia firma all'emendamento in esame. Mi associo a quanto detto dalle colleghe, e tra l'altro sottolineo «colleghe». Faccio appello alle colleghe della maggioranza, perché in questo dramma che stiamo vivendo, in questa emergenza che anche questa mattina ha visto due sbarchi a Lampedusa, c'è un ulteriore dramma che riguarda i minori.
Ne ho visitati ed incontrati alcuni proprio qualche giorno fa in una comunità di accoglienza. Vengono rimandati a casa e, in questo, tra l'altro, violando anche quella mozione che quest'Aula ha approvato all'unanimità qualche mese fa e che era proprio volta, invece, a fare in modo che la Convenzione dell'ONU potesse essere davvero attuata con tutto lo spirito ed il valore che porta con sé. Questi ragazzi, che raggiungono l'Italia dopo drammi personali e sofferenze grandissime, vengono rimandati indietro. Ripensiamo davvero a questa questione ed approviamo il presente emendamento.

NUNZIO FRANCESCO TESTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NUNZIO FRANCESCO TESTA. Signor Presidente, chiedo di apporre la mia firma al presente emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, intervengo anch'io per sottoscrivere questo emendamento perché è particolare e prevede anche le disposizioni di recepimento di norme concernenti i bambini. Ha ragione l'onorevole Zampa quando parla di una mozione che è stata votata all'unanimità ed accolta dal Governo e che, purtroppo, però, non viene rispettata. E questo dell'accoglienza dei bambini che arrivano è un argomento che avremmo dovuto trattare, magari anche approfondendolo, nella Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, una Commissione, però, che, purtroppo, da tempo non viene convocata. Credo che quella Commissione abbia soprattutto questo compito, quello, cioè, di trattare l'argomento che riguarda la tutela dei bambini. Ripeto, tuttavia, che, purtroppo, è da tempo che questa Commissione non viene convocata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA.Signor Presidente, mi sembra che questo emendamento risponda a dei principi fondamentali legati alla civiltà dell'accoglienza e ad una profonda questione tutta italiana, a quello che possiamo definire un modello italiano soprattutto riferito ai diritti civili, non soltanto a quello dei rifugiati, ma, in particolar modo, dei soggetti più deboli. È meritevole, quindi, di accoglimento e lo sottoscrivo con convinzione (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

FRANCO NARDUCCI. Chiedo di parlare.

Pag. 19

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, chiedo di apporre la mia firma a questo emendamento.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, innanzitutto, condivido il merito dell'emendamento; vorrei, però, a questo punto, sottoporle una questione. Mi pare di capire che abbiamo dei tempi contingentati e, quindi, gli interventi dei colleghi di un minuto vanno calcolati relativamente al tempo che è assegnato a titolo personale, a titolo individuale. Siccome ho visto che i tempi per il Partito Democratico, invece, sono stati in parte segnati come interventi in dichiarazione di voto, la pregherei di fare una verifica presso gli uffici perché si corregga questo lieve errore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto dell'Unione di Centro per il Terzo Polo a favore dell'emendamento Zaccaria 1.52, oltre che per le ragioni che sono state qui ricordate, perché si tratta, appunto, di rispettare una direttiva europea in tutte le sue parti, non soltanto per quanto riguarda il rispetto dei diritti fondamentali e la protezione dei rifugiati, per assicurare l'interesse superiore del bambino e perché si tenga conto, soprattutto, dei minori non accompagnati, ma perché si tratta di coniugare l'effettività dell'espulsione di stranieri regolari con il rispetto della loro libertà personale e di aderire, come extrema ratio, al trattenimento presso i Centri di identificazione ed espulsione o in istituti penitenziari nei quali gli stranieri siano ristretti, ma separati, dai detenuti normali. Sotto questo aspetto, noi denunciamo anche il fallimento della politica di questo Governo, soprattutto di chi ha fatto del problema degli stranieri la base della sua esistenza politica. Mi riferisco, ovviamente, alla Lega Nord Padania.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gottardo. Ne ha facoltà.

ISIDORO GOTTARDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è già stata evidenziata dal relatore la ragione del nostro parere contrario e ricordo che il decreto Maroni è già affidato alla I Commissione e che, quindi, la discussione nel merito rispetto a quanto previsto dalla direttiva avverrà opportunamente al momento della conversione di questo decreto-legge già all'esame della Commissione. Pertanto, non rifiutiamo un confronto rispetto a queste disposizioni ma diciamo soltanto che la sede è quella della conversione del decreto-legge.
Nel merito inoltre ovviamente respingiamo l'emendamento perché in esso vi sono parti condivisibili e parti assolutamente non condivisibili. Ricordo che, se dobbiamo prestare una certa attenzione nei confronti dell'Europa certamente anche l'Europa deve prestare attenzione nei nostri confronti e se dobbiamo giudicare il grado di civiltà di questo Paese rispetto ai provvedimenti di carattere europeo, confrontiamoli rispetto a come sono stati applicati in altri Paesi come la Spagna, la Francia, la Germania, l'Inghilterra che non credo siano Paesi meno civili dell'Italia. Dunque respingiamo questo appello alla civiltà della coscienza in senso generico. Facciamo invece appello al senso di responsabilità di questo Paese; nella democrazia e nel rispetto delle regole ovviamente si pone la responsabilità di governare questo Paese anche nel rispetto dei diritti dei cittadini che vi abitano. Se noi accogliessimo questo emendamento, non voglio sottolineare alcuni passaggi ma mi pare che questo principio verrebbe assolutamente meno. Per questo, siamo contrari per la forma, come ho detto, ma anche per la sostanza di alcune sue parti.

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, stiamo affrontando un tema che riguarda direttive dell'Unione europea e diciamo di non parlarne più perché è contenuto in un altro decreto-legge, che da questo Parlamento non è passato, mentre questa è la sede per affrontare un tema come questo con tutte le garanzie di una discussione anche se, in realtà, troppo spesso non ci sono sui decreti-legge perché vengono blindati sia in Commissione sia in aula. A questo punto affermo che è questa la sede giusta per discuterne e per questa ragione voteremo a favore dell'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei sottolineare che trovo veramente singolari le considerazioni che ha fatto adesso il collega di maggioranza nel senso che c'è un po' di strabismo. Per la responsabilità civile c'è stata presentata una riforma epocale che stanno verificando le Commissioni riunite I e II: quella però si decide oggi nel modo in cui l'avete inserita dentro la legge comunitaria anche se c'è un altro provvedimento sicuramente più organico.
Mentre invece su questo argomento, sul quale peraltro segnalo che è stato presentato un emendamento che evidentemente sarebbe stato dichiarato inammissibile se la Presidenza lo avesse ritenuto tale e che quindi non è estraneo alla materia, ci viene detto invece che c'è il provvedimento Maroni, che è meglio discuterlo nel provvedimento Maroni. Datevi una regolata e cercate un equilibrio. Se vi sono altri provvedimenti organici allora smettete l'operazione che state facendo sulla responsabilità civile e trasferite tutto ad un dibattito serio nelle Commissioni competenti. Diversamente, accettate questo emendamento senza altre considerazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 1.52, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole La Loggia... l'onorevole Gottardo ha votato... l'onorevole Savino ha votato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 552
Votanti 551
Astenuti 1
Maggioranza 276
Hanno votato
272
Hanno votato
no 279).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Bernardini 1.21.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, intervengo per illustrare l'emendamento in esame in dichiarazione di voto perché credo che questa vicenda certifichi ancora una volta il fallimento della politica di questo Governo in materia di immigrazione; è una politica che è isolata dalle istituzioni europee, non perché l'Europa sia brutta o cattiva, ma perché il nostro Parlamento e questa maggioranza hanno adottato politiche che sono contrarie a norme e principi che sono fondanti l'Unione europea.
Signor Presidente, questa direttiva, come è stato ricordato prima, è stata approvata nel dicembre 2008 e riguarda i rimpatri dei cittadini terzi che sono in una situazione irregolare nel nostro Paese. Non sfuggirà Pag. 21alla memoria dell'Aula che, pochi mesi dopo, nel febbraio 2009, questo Parlamento ha approvato un trattato di amicizia e di cooperazione con la Libia, che era la premessa politica per quei respingimenti in mare che sono stati rivendicati pochi giorni fa dal Ministro dell'interno Maroni, che è assente oggi in questa discussione e mi pare abbastanza singolare che, quando si parla di rimpatri, il Ministro dell'interno sia assente. Il Ministro dell'interno a Pontida si è trasformato da Ministro dell'interno in comiziante e ha attaccato l'Europa perché non collabora con il nostro Paese nella gestione dell'immigrazione, ha attaccato la NATO, il Ministro degli esteri Frattini e il Ministro della difesa La Russa perché non fanno i blocchi in mare dei barconi di immigrati provenienti dalla Libia e pieni di rifugiati e ha attaccato anche le politiche dell'Unione europea che sono contrarie ai respingimenti in mare da parte del nostro Paese. Di questo si tratta.
Dunque, se si fa propaganda e si spera di arrivare ai momenti e agli appuntamenti elettorali con il sostegno dell'opinione pubblica, ma poi in concreto non si adottano politiche di solidarietà vera ed europea, fondata sul rispetto delle norme, il risultato è un fallimento, l'isolamento del nostro Paese rispetto alle istituzioni europee e credo che anche gli ultimi episodi e appuntamenti elettorali abbiano dimostrato che gli italiani non continuano più a sostenere politiche che siano fondate sulla propaganda e che non mirano a risolvere i problemi. Se volete la solidarietà europea, il primo passo è rispettare le norme a cui voi stessi avete aderito e a cui lo stesso Ministro Maroni ha aderito in sede di Unione europea. Tutto il resto è propaganda, che può servire a Pontida ma che sicuramente non serve all'interesse del nostro Paese. Pertanto, signor Presidente insisto per la votazione (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento, mi riferisco in particolare all'articolo 24, ai vari commi che riguardano il contingentamento dei tempi in relazione a quanto detto prima dall'onorevole Quartiani. Poiché l'onorevole Quartiani ha chiesto una verifica, gli uffici ci hanno comunicato che, in realtà, nell'ambito dei tempi che sono stati sottratti al gruppo, sono stati computati anche gli interventi sull'ordine dei lavori. Ovviamente se questa è la prassi ci atteniamo a questo. Francamente mi sembrerebbe più omogeneo considerarli nell'ambito dei tempi per i richiami al Regolamento, atteso che sono materie che non fanno parte del dibattito e del merito del dibattito, ma riguardano l'organizzazione dei nostri lavori.
Detto questo però, signor Presidente, vi è un'altra questione che invece ovviamente è un invito che le rivolgo: come lei può immaginare, non c'è alcuna pratica ostruzionistica in corso, ma come vede su alcune questioni vi è un dibattito che si sviluppa e credo che sia anche utile che si sviluppi, alla luce anche del fatto che, non per colpa dell'opposizione, il provvedimento in esame va avanti da parecchio tempo a mozzichi e bocconi, con ritorni in Commissione, stralci e cose del genere, che obiettivamente rendono anche difficile la discussione.
Gli uffici mi hanno spiegato che, nonostante il provvedimento sia stato rinviato in Commissione e, quindi, dopo il lavoro svolto in Commissione e i cambiamenti apportati, sia tornato all'esame dell'Assemblea - e non dubito che sia così -, il tempo contingentato rimane tale, nel senso che è quello previsto in origine.
Signor Presidente, non le sfuggirà una considerazione e ovviamente affido, come sempre accade, alla sua assoluta e sovrana responsabilità di valutarne la possibilità. Lo ripeto: non è in corso, lo ripeto, alcuna forma ostruzionistica, se non forse da parte della maggioranza. Intervengono cambiamenti nel provvedimento, dall'esame in Aula, al rinvio in Commissione fino al ritorno in Aula. Pertanto, il tempo che Pag. 22è stato consumato prima, magari, rischia di essere tempo buttato, perché sono intervenuti discorsi su materie che sono state cambiate o che si riferiscono ad un mese fa.
Pertanto, signor Presidente, la pregherei, compatibilmente con quanto potrà fare in ragione della responsabilità che le è assegnata, di valutare, al di là dell'aumento dei tempi di un terzo che abbiamo già chiesto - per questo stiamo anche utilizzando gli interventi a titolo personale, per non caricare i tempi del gruppo - la possibilità di un ulteriore aumento dei tempi a nostra disposizione. La situazione, infatti, è tale a prescindere, lo ripeto, dal fatto che non vi è alcuna volontà ostruzionistica: magari, vi sarà l'esigenza - penso all'articolo 18 - di poter parlare.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giachetti. La Presidenza valuterà l'opportunità di concedere tempi aggiuntivi ai gruppi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sarubbi. Ne ha facoltà.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, intervengo solo per apporre la mia firma all'emendamento in oggetto.

ISIDORO GOTTARDO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ISIDORO GOTTARDO. Signor Presidente, l'emendamento Bernardini 1.21, che ci accingiamo a votare, contiene diverse parti che sono identiche a parti dell'emendamento appena votato. Sostanzialmente, l'emendamento Bernardini 1.21 ripete l'emendamento già votato con alcune parti assolutamente identiche.

PRESIDENTE. Onorevole Gottardo, il fatto che vi siano parti identiche non significa che non possa essere votato, perché l'emendamento precedente era più ampio e non vi è una preclusione nei confronti degli ulteriori commi previsti dagli emendamenti successivi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, vorrei aggiungere la mia firma all'emendamento in oggetto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bernardini 1.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato? Onorevoli Goisis, Mondello, Gatti, Bersani, Giancarlo Giorgetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 558
Votanti 557
Astenuti 1
Maggioranza 279
Hanno votato
275
Hanno votato
no 282).

Passiamo agli identici emendamenti Gozi 1.53 e Porcino 1.55.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro degli identici emendamenti Gozi 1.53 e Porcino 1.55, formulato dal relatore.

SANDRO GOZI. No, signor Presidente, insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

Pag. 23

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma agli emendamenti in oggetto. Inoltre, vorrei sommessamente dire all'onorevole Gottardo che nei suoi interventi in precedenza aveva detto che era d'accordo su una parte degli emendamenti, mentre su un'altra parte no.
A questo punto, poiché stiamo parlando dell'accoglimento di una direttiva senza entrare nel merito, dando la delega al Governo, non capisco perché vi sia un atteggiamento contrario da parte del relatore. Se fosse possibile, credo che il relatore dovrebbe almeno rimettersi all'Assemblea e così anche il Governo.

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore non cambia opinione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Pasquale. Ne ha facoltà.

ROSA DE PASQUALE. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma agli emendamenti in oggetto e per dire che sarebbe l'ora che il nostro Paese si adeguasse alle normative degli altri Stati europei. In fondo, stiamo trattando del disegno di legge comunitaria: gli emendamenti in oggetto mi sembrano molto pertinenti.

PRESIDENTE. Onorevole Pes, ha chiesto di parlare?

CATERINA PES. Signor Presidente, chiedo di poter aggiungere la mia firma a questo emendamento.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Gozi 1.53 e Porcino 1.55, non accettati dalla Commissione né dal Governo e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Bocciardo, onorevole Melandri...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 555
Votanti 553
Astenuti 2
Maggioranza 277
Hanno votato
271
Hanno votato
no 282).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Oliverio 1.51, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 552
Votanti 551
Astenuti 1
Maggioranza 276
Hanno votato
273
Hanno votato
no 278).

Passiamo all'emendamento Borghesi 1.54.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, questo emendamento riguarda la questione dei ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali. Ritenevo che ci dovesse essere anche un emendamento del relatore che recepisse almeno in parte questa questione però, a questo punto, io chiederei la votazione.
In sostanza, si tratta della direttiva che obbliga le pubbliche amministrazioni a pagare entro trenta giorni, prorogabili fino a sessanta giorni, relativamente ai ritardi nei pagamenti del settore sanitario. Questo consentirebbe di rimettere in circolo una liquidità Pag. 24che è pari ad almeno 100-150 miliardi di euro; la direttiva prevede una mora, in caso di ritardato pagamento, pari all'interesse legale dell'8 per cento.
Altrettanto importante è che questo avvenga anche nei contratti tra le imprese dove pure assistiamo a grandi imprese che soffocano le piccole imprese proprio attraverso i pagamenti. Anche qui c'è un termine massimo di sessanta giorni, salvo diversi accordi tra le parti. Ritengo sia questo il punto in cui noi dobbiamo dire che vogliamo ricomprendere, all'interno della discussione, anche questa direttiva. Non so se il relatore intende intervenire per dirci dove è previsto il suo emendamento che recepisce in parte questa normativa.

GIANLUCA PINI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI, Relatore. Signor Presidente, onorevole Borghesi, chiaramente vi è una piena condivisione sul tema. Le valutazioni iniziali erano favorevoli, legate però anche ad un approfondimento sul tema; insieme al Governo si è convenuto di traslare questo tema specifico sul provvedimento relativo alla legge comunitaria 2011 perché bisogna capire gli effetti finanziari reali che impattano sulla spesa pubblica. Personalmente ero favorevole, ma poi un approfondimento sul tema ci ha consigliato di traslare di qualche mese la scelta di come affrontare il recepimento di questa direttiva.
Se l'onorevole Borghesi vuole ritirare il suo emendamento e presentare un ordine del giorno specifico dove si vanno a indicare anche dei principi, dei criteri direttivi più specifici per il recepimento della direttiva, penso che il Governo non abbia nulla da eccepire visto il dibattito che si è svolto relativamente a questo tema.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per sottolineare di nuovo la totale contraddizione con la quale il relatore e la maggioranza stanno gestendo questa legge comunitaria.
Quello che non è urgente c'è, e crea grossissimi problemi tra maggioranza e opposizione, soprattutto all'interno della maggioranza, ed è per questo che da mesi facciamo l'altalena fra Commissione e Aula, Aula e Commissione; invece, quello che dovrebbe esserci, in un periodo di crisi come quello che viviamo, in periodi di difficoltà di liquidità e di accesso al credito per le imprese, soprattutto per le piccole e medie imprese, non c'è.
Non capisco: se vi è una misura urgente, da adottare immediatamente in un periodo di crisi, è proprio questa direttiva, che è stata concepita per venire incontro a quelle centinaia di migliaia di piccole imprese in Europa che hanno dei problemi di liquidità proprio per i ritardi dei pagamenti nelle transazioni tra impresa e impresa. Quindi, voglio veramente stigmatizzare l'atteggiamento del relatore e della maggioranza, perché questa sarebbe una norma da adottare subito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Beltrandi. Ne ha facoltà.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, a me dispiace molto, in realtà, che ancora una volta la maggioranza e il Governo rinviino questa questione, e la rinviino al prossimo provvedimento finanziario. Ciò perché di rinvio in rinvio intanto le imprese chiudono. Questa è una questione fondamentale, che attiene a un fatto di giustizia, ma anche allo sviluppo economico. Non ci possiamo lamentare della bassa crescita se poi vi sono imprese che stanno sul mercato e hanno ordini ma non riescono ad andare avanti perché non vengono pagate da grandi imprese e dalla pubblica amministrazione, per la semplice ragione che sono costretti a fare da banca a chi, in realtà, accede più facilmente agli istituti di credito e a minor costo. Si tratta quindi di una questione fondamentale, per la Pag. 25quale vi è anche una proposta di legge a mia prima firma e dell'onorevole Misiani. Credo sia un errore rinviarla ancora volta, anche se ho capito le motivazioni del relatore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, di questi temi ci siamo già occupati con i provvedimenti finanziari, e il gruppo dell'UdC ha sostenuto il contenuto di questa proposta emendativa con forza e, quindi, vi appongo la mia firma e dichiaro il voto favorevole del mio gruppo.
Vorrei far osservare che oggi centinaia di imprese, soprattutto le imprese fornitrici di apparecchiature e di servizi nel sistema sanitario nazionale, stanno fallendo e stanno chiudendo, perché non ricevono i pagamenti nei termini che la direttiva europea ci richiama, in sessanta giorni, ma non li ricevono nemmeno in centottanta giorni. Anzi, con la legge di stabilità 2010 sono stati sospesi i pagamenti, le procedure esecutive, da parte di queste imprese nei confronti delle ASL del sistema sanitario regionale.
Signor Presidente, faccio osservare anche al Governo che ciò in realtà favorisce quelle imprese che dipendono dalle organizzazioni criminali che fanno riciclaggio di danaro sporco attraverso le attività economiche, perché soltanto loro si possono permettere di ricevere pagamenti oltre i quattrocento giorni senza fallire. Si tratta, quindi, di un intervento urgente, urgentissimo, che il Governo rimanda di mese in mese, come dimostra in questa occasione.
Facciamo appello al buonsenso prima che agli impegni di Governo, perché Rete Imprese Italia - che abbiamo ricevuto in audizione in Commissione, e anche come partito - ci ha rivolto un appello di grande contenuto politico, perché le forze politiche corrispondessero alle attese di migliaia di imprese, soprattutto delle piccole e micro imprese d'Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Micheli. Ne ha facoltà.

PAOLA DE MICHELI. Signor Presidente, intervengo per sostenere davanti al Governo l'importanza dell'accettazione di questo emendamento, che recepisce la direttiva comunitaria. Il mancato recepimento di questa direttiva genererebbe per le imprese italiane un gap di competitività straordinario, impossibile da recuperare attraverso altri strumenti interni all'impresa. In questo modo si ammala il credito, cioè l'accesso al credito diventa malato, perché inevitabilmente ve ne sarà molto più bisogno da parte dell'impresa perché latitano i pagamenti.
E poi c'è sicuramente un grave problema di disponibilità di liquidità per i nuovi investimenti. Allora, se vogliamo far ripartire la crescita, non possiamo non farci carico di questo problema. Due opzioni di soluzione: subito una risposta per i pagamenti tra privati e immediatamente un tavolo per uscire dalla questione del ritardo dei pagamenti pubblici. Nei testi di manovra che stanno circolando il problema si aggrava ancora: mettetevi una mano sulla coscienza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, vorrei innanzitutto aggiungere la mia firma all'emendamento in esame presentato dai colleghi del mio gruppo. Si tratta di una proposta emendativa estremamente importante, al cui contenuto le amministrazioni locali più virtuose si sono già adeguate.
Credo che le nostre imprese vadano aiutate proprio accorciando a sessanta giorni i pagamenti, perché le imprese che operano in maniera corretta e non hanno dietro i soldi sporchi da riciclare della criminalità organizzata non possono attendere oltre l'anno, che è quanto mediamente oggi fanno le pubbliche amministrazioni in materia di pagamenti. Pag. 26
Inoltre, vi è una crisi drammatica per quanto riguarda le imprese che lavorano con la sanità pubblica che paga in tempi biblici e ci sono anche grandissime...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Favia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, Governo, ci sono migliaia e migliaia di imprese, piccole imprese e liberi professionisti che chiudono la loro attività e consegnano i registri in tribunale. Chiediamo (come Stato) le tasse anticipate di un anno e, invece, non diamo nessuna prospettiva di garanzia e di stabilità all'impresa e ciò vuol dire limitare il credito e la capacità di operare delle imprese.
Con questa azione a livello europeo, quindi recependo la direttiva in discussione, daremmo almeno un po' di ossigeno e di fiducia alle nostre imprese che si trovano a lottare da sole, quando, lo ripeto, gli chiediamo l'acconto del 95 per cento delle tasse dell'anno successivo, addirittura.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vico. Ne ha facoltà.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, intervengo per aggiungere anche la mia firma all'emendamento Borghesi 1.54, ma soprattutto per osservare come il relatore, che ha espresso parere contrario su questo emendamento, sia cofirmatario di una interrogazione, che sarà trattata fra poche ore, nel corso del question time, nella quale l'onorevole Pini chiede, insieme ad altri suoi colleghi, se sia nelle intenzioni del Ministro adottare quanto prima la modifica della disciplina sui ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, con particolare riguardo alle pubbliche amministrazioni, e così via.
Apprezzo l'interrogazione, ma richiamerei il relatore alla coerenza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Anna Teresa Formisano. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, vorrei rivolgermi a tutti colleghi della maggioranza che compongono la Commissione attività produttive e pregherei il Ministro Romani di ascoltare questo mio intervento perché, se in Commissione tutti siamo d'accordo quando sentiamo in audizione i rappresentanti delle imprese che ci vengono a dire che una delle cause maggiori di chiusura delle imprese è il ritardo dei pagamenti della pubblica amministrazione, e addirittura tutti i partiti si sono detti a parole d'accordo nel fare un testo unico per accelerare questi pagamenti, oggi è l'occasione - come ho già detto ieri - di dimostrare che non sono chiacchiere.
Approvassero, insieme all'opposizione, questo emendamento, perché questi sono i fatti. Il resto sono solo vuote chiacchiere. Chiedo, inoltre, di apporre anche la mia firma sull'emendamento Borghesi 1.54 (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, constato - non me ne abbiano i colleghi della Lega Nord - uno sdoppiamento della personalità sia del partito che dei singoli parlamentari: prima dicono che vogliono riscrivere il Patto di stabilità interno, soprattutto per i comuni virtuosi, per consentire loro di accorciare i tempi rispetto alle richieste delle aziende che hanno prestato servizi e realizzato opere, però poi rinviano i provvedimenti e non approvano questo emendamento. Pag. 27
Lo stesso dicasi del relatore Pini, il quale, com'è stato appena ricordato, sottoscrive mozioni e interrogazioni perché vengano ridotti i tempi di pagamento e poi, però, dice «no» quando avrebbe l'opportunità di esprimere un parere favorevole su un emendamento che va proprio in quella direzione. Si metta d'accordo con se stesso il partito della Lega Nord e anche il relatore Pini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Reguzzoni. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, ho sentito l'intervento del collega Cambursano, ma più che la Lega Nord dovrebbe mettersi d'accordo l'Europa. Infatti, quello del ritardo dei pagamenti è un problema che noi sentiamo moltissimo; lo dimostra il fatto che l'interrogazione depositata oggi per il question time è proprio sull'argomento, lo dimostra poi il fatto che ce ne stiamo occupando da tempo in X Commissione, presieduta dalla nostra Manuela Dal Lago. Tuttavia, è l'Europa ad essere in contraddizione perché, da un lato, giustamente dice che bisogna non avere tempi di pagamento come quelli che ci sono nel nostro Paese, dall'altro, impone il Patto di stabilità, per cui anche i comuni che hanno i soldi non possono spenderli.
Qui ci sono delle contraddizioni maggiori a livello di Continente, a cui dobbiamo assolutamente dare delle risposte. Al riguardo, però, la situazione soprattutto delle piccole e medie imprese, che subiscono i ritardi di pagamento della pubblica amministrazione, è grave. Si tratta, infatti, di una situazione con cui si confronta, dall'altra parte, un sistema bancario che non è per niente attento alle esigenze finanziarie di queste piccole imprese che quindi hanno da prendere soldi e non li possono prendere.
Tuttavia, alla luce di queste considerazioni, chiederei sull'argomento un'ulteriore riflessione al relatore e al Governo proprio perché un segnale in questa direzione va dato. Quindi, se fosse possibile, gradirei che potesse essere rivisto il parere del Governo e del relatore.

GIANLUCA PINI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI, Relatore. Signor Presidente, mi riallaccio a quello che ho già detto prima sul tema. Nella prima fase del dibattito, prima in Commissione e poi in sede di Comitato dei nove, sul tema vi era stata una condivisione. Successivamente è stato fatto un approfondimento sui costi e si era deciso, all'interno della maggioranza, di rinviare ad un provvedimento dove, in maniera più specifica e puntuale, il tema veniva affrontato. Chiaramente si tratta di una questione molto delicata che viene proposta dal collega Borghesi e dai colleghi dell'Italia dei Valori in maniera invece assolutamente generica perché si richiede il recepimento in allegato senza principi o criteri direttivi specifici.
Mi si chiede di rivedere il parere. Torno a quella che era la mia valutazione iniziale in Commissione. Siamo per risolvere favorevolmente il problema, se il Governo mi dà conforto non ho alcun problema a modificare il parere in questa fase e a tornare all'iniziale parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo? Onorevole Bellotti, le ricordo che la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.

LUCA BELLOTTI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, alla luce del dibattito che si sta svolgendo, siamo d'accordo sui principi così come sulle motivazioni. Chiederei di accantonare l'emendamento in esame per fare un'ulteriore valutazione sull'impatto economico che esso può avere.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

Pag. 28

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, immagino che lei intervenga sulla proposta di accantonamento. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, intanto intervengo per un richiamo al Regolamento, così i tempi vanno contingentati sul richiamo al Regolamento. Come prevede il Regolamento, ci deve essere un parere del Governo e un parere del relatore.
Il parere del relatore è cambiato e, pertanto, occorrerebbe prima di tutto che si verificasse che la maggioranza del Comitato dei nove sia concorde con il relatore. In secondo luogo, il Governo non può chiedere sempre accantonamenti perché ha la responsabilità di rispondere al relatore e la responsabilità è sempre per un parere favorevole o contrario.
Comunque sia, le chiederei, signor Presidente, non di accantonare, anche perché dobbiamo procedere al voto di questo primo articolo, che stiamo rinviando di ora in ora. È da ieri pomeriggio che attendiamo il voto conclusivo sull'articolo 1, che fondamentalmente è l'articolo che ci consente di andare avanti a leggere tutto il provvedimento. Se dovessimo accantonare questo emendamento, sempre per richiamo al Regolamento, non si potrebbe poter procedere a votare l'articolo 1.
Quindi, non si potrebbe procedere a votare tutti gli altri articoli che dipendono dall'articolo 1, che contiene gli allegati A e B.
In sostanza, chiedo a lei, signor Presidente, di fare una cosa più adatta alla contingenza e, cioè, di sospendere la seduta per dieci minuti per dare la possibilità al Governo, al relatore e al Comitato dei nove di concordare su come procedere e di ottenere un parere del Governo conforme, contrario o che si rimetta all'Aula, affinché poi si proceda a votare.

AMEDEO CICCANTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, probabilmente al rappresentante del Governo è sfuggito tutto il problema delle implicazioni avanzate dal collega Quartiani. Credo che la questione, eventualmente, si possa risolvere con una sospensione dei lavori consentendo al Comitato dei nove di valutare come recepire il mutamento di volontà da parte del relatore e credo, quindi, della maggioranza.

ISIDORO GOTTARDO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ISIDORO GOTTARDO. Signor Presidente, intervengo per ripristinare un dato di chiarezza su questa direttiva e su questa questione. Noi abbiamo contribuito, in sede europea, sia in Parlamento che nel Consiglio, a costruire questa direttiva. Quindi, il Governo italiano e - io credo - tutto il Parlamento non possono che essere soddisfatti dall'applicazione di una direttiva che garantisce alle imprese, nell'ambito del comune mercato europeo, regole sostanzialmente uguali per tutti e, quindi, la certezza di poter contare sulla remunerazione.
La XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) sul recepimento di questa direttiva era sostanzialmente d'accordo tutta e, quindi, tutti saluteremmo con entusiasmo il recepimento di questa direttiva. Tuttavia, il problema è che vi è il parere contrario della V Commissione (Bilancio). Questo lo ricordo a tutti perché non c'è copertura finanziaria.
Quindi, possiamo sospendere finché vogliamo, riunire il Comitato dei nove, possiamo aderire agli appelli che il Parlamento ha rivolto e sui quali tutti saremmo d'accordo (credo che un ordine del giorno di questo tipo sarebbe votato all'unanimità), però bisogna valutare come si può superare il parere contrario della V Commissione (Bilancio) che è motivato. Chi sta all'opposizione può anche ovviamente assumere delle posizioni libere, chi governa (sia la maggioranza che il Governo) ha il dovere di attenersi alle regole del governo.

PRESIDENTE. Onorevole Gottardo, la Presidenza ha ricordato poc'anzi che vi è Pag. 29il parere contrario della V Commissione (Bilancio). Ciò non toglie che, essendosi il relatore pronunciato in senso favorevole, o il Governo esprime un parere favorevole o contrario oppure, chiedendo l'accantonamento dell'emendamento - come è stato ricordato - non potremmo votare l'articolo 1.
Quindi, o il Governo si esprime o sospendo la seduta per consentire al Governo di giungere ad un parere definitivo da portare successivamente in Aula.

GIANLUCA PINI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI, Relatore. Signor Presidente, per uscire dall'impasse faccio una proposta ai colleghi. Essendoci, come ricordava anche lei, il parere contrario della V Commissione (Bilancio) e riguardando l'emendamento il recepimento della direttiva in allegato (quindi senza criteri e specifiche particolari), se ritiriamo questo emendamento dall'allegato e lo inseriamo come emendamento della Commissione nell'articolato con delle specifiche che possano superare i rilievi della V Commissione (Bilancio), faremmo un lavoro più compiuto e potremmo farlo nel corso del Comitato dei nove convocato per le 13,30.

PRESIDENTE. In primo luogo, dobbiamo sentire se il primo firmatario, onorevole Borghesi, acconsente o meno.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, in linea di principio io sono d'accordo su questa ipotesi.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, andiamo per ordine. Innanzitutto, immagino che le parole dell'onorevole Gottardo fossero riferite al capogruppo della Lega Reguzzoni (sono contento che ci sia questo dialogo nella maggioranza), ma non erano certo riferite a noi.
Per quanto riguarda la questione, innanzitutto penso che il presidente della Commissione bilancio, Giancarlo Giorgetti, possa sicuramente spiegare all'onorevole Gottardo come, in altre 56 mila situazioni, sia successo che il parere della Commissione bilancio sia cambiato perché, casualmente, si è alzato un presidente di gruppo della maggioranza - non dell'opposizione - chiedendo che si modificasse il parere.
A mio avviso, potremmo seguire quella che lei ci ha indicato come strada maestra. Mi fido della soluzione che ci ha prospettato, ma vorrei che fosse verificata dal Comitato dei nove la possibilità di togliere questo emendamento dall'allegato e di inserirlo nell'articolato.
Poiché in passato abbiamo sprecato parecchio tempo inutilmente su questa materia, suggerirei di riunire a questo punto il Comitato dei nove per verificare la fattibilità del suddetto spostamento e, contemporaneamente, di convocare anche la Commissione bilancio allo scopo di verificare se si possa superare quel parere, magari in un dialogo con il Governo; il parere potrebbe cambiare rispetto a prima e, così facendo, eviteremmo di andare in confusione.
Quindi, seguendo la strada da lei indicata, suggerirei in questo caso proficuamente una sospensione.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, la riunione del Comitato dei nove, se l'onorevole Borghesi accetta di ritirare l'emendamento, è indispensabile, questo è un punto acquisito.
Onorevole Borghesi, lei conferma la sua intenzione?

ANTONIO BORGHESI. Sì, signor Presidente, ma mi permetto di suggerire, per una buona soluzione della questione, che anche la Commissione bilancio sia immediatamente convocata.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

Pag. 30

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, vorrei dire ai tanti colleghi che si interessano di questo problema e al collega Borghesi, che lo conosce molto bene, che in ogni manovra finanziaria abbiamo discusso dei ritardi di pagamento della pubblica amministrazione nei confronti dei fornitori.
Il problema è che tutto ciò discende dall'attuazione del Patto di stabilità, applicato agli enti locali e agli enti pubblici sistematicamente dai Governi di destra e di sinistra che, di volta in volta, negli anni si sono succeduti. Pensare che questo problema si risolva con la legge comunitaria e non con il Patto di stabilità ritengo che sia una pia illusione.
L'Assemblea - come lei sa - può votare emendamenti con il parere contrario della V Commissione, ma non credo che, approvando questa norma, si faccia un servizio al Paese perché inevitabilmente qualcuno successivamente dovrà correggerla (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ricordo che il Comitato dei nove si riunirà non appena verrà sospesa la seduta per valutare la percorribilità della strada indicata dal relatore, onorevole Pini. Qualora la strada sia ritenuta percorribile, l'onorevole Borghesi ritirerà il suo emendamento. Qualora, al contrario, sia ritenuta preclusa, alla ripresa voteremo l'emendamento dell'onorevole Borghesi. Ho precisato ciò per chiarezza delle posizioni.

GABRIELE CIMADORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, al di là delle dichiarazioni dei vari colleghi che sono intervenuti su questo emendamento, consiglierei al vicepresidente di gruppo Borghesi, di non accettare questa posizione.
Se è vero che dobbiamo essere spronati dall'Unione europea a pagare i debiti a causa dei quali centinaia di migliaia di aziende stanno fallendo in Italia, credo che ci troviamo ad un bivio. Questo Governo deve prendersi delle responsabilità e soprattutto, presidente della Commissione bilancio, non ci dica che, se votassimo questo emendamento, avremmo grandi difficoltà sul territorio a livello degli enti locali.
Credo invece che, se non affrontiamo le grandi difficoltà che stanno vivendo le nostre aziende oramai da anni - perché stiamo discutendo di questo, nell'ambito della X Commissione, da tre anni - non arriveremo mai ad una soluzione.
Ritengo che sia il caso di mettere un punto fermo e, se qui dobbiamo fermarci per mettere a posto le cose, mettiamoci una zeppa, ma una zeppa risolutiva. Non accettiamo compromessi!

PRESIDENTE. A questo punto, vi sono tutte le condizioni per definire lo stato dell'arte. Il Comitato dei nove si riunirà al termine della seduta.
Apprezzata l'ora, non potendo proseguire poiché siamo arrivati alla votazione dell'articolo 1, sospendo la seduta che, dopo lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, riprenderà alle ore 16 con l'intervento del relatore, che riferirà sulla fattibilità o meno dell'inserimento dell'emendamento dell'onorevole Borghesi nell'articolato.
Sospendo, pertanto, la seduta.

La seduta, sospesa alle 12,50, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro Pag. 31per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale, il Ministro per i rapporti con il Parlamento e il Ministro della difesa.

(Tempi di attuazione del Piano per il Sud ed elementi in merito ai connessi provvedimenti ed opere infrastrutturali - n. 3-01714)

PRESIDENTE. L'onorevole Iannaccone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01714, concernente tempi di attuazione del Piano per il sud ed elementi in merito ai connessi provvedimenti ed opere infrastrutturali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, signor Ministro, nel recente intervento in Aula il Presidente del Consiglio Berlusconi ha sottolineato in modo particolare l'impegno suo e del Governo ad attuare il Piano per il sud. La componente di Noi Sud nel gruppo di Iniziativa Responsabile Nuovo Polo ha più volte ribadito di voler legare la fiducia all'Esecutivo al rispetto dell'impegno ad attuare in tempi rapidi il Piano per il sud.
Onorevole Ministro Fitto, noi apprezziamo il suo lavoro e il dato non contestabile che lei ha portato il Piano per il sud all'approvazione del Consiglio dei ministri, ma rispetto ai tempi di attuazione si iniziano a nutrire molti dubbi e sui territori cresce lo scetticismo.
Inoltre, non sono ancora chiare le priorità sia relativamente alle infrastrutture da realizzare sia alle misure per incrementare le attività produttive.
Le chiediamo quindi, signor Ministro, quali iniziative lei e il Governo intendete assumere per la completa e rapida attuazione del Piano per il sud.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale, Raffaele Fitto, ha facoltà di rispondere.

RAFFAELE FITTO, Ministro per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale. Signor Presidente, rispondo con piacere alla sollecitazione dell'onorevole Iannaccone ripartendo dalle considerazioni che il Presidente Berlusconi ha svolto in Aula nel recente intervento sulla fiducia al Governo.
Comincio con il ricordare che in questi mesi il Governo non solo ha approvato - come lei ha ricordato - il Piano nazionale per il sud nel Consiglio dei ministri del novembre scorso, ma ha anche messo in atto un'azione molto complessa che ha portato alla definizione e al chiarimento dell'utilizzo di ingenti risorse che rischiavano o di essere perse o di non essere utilizzate in modo efficace.
Conclusa questa ricognizione che la V Commissione ha già approvato dando un tempo che il Governo ha condiviso - il 31 luglio - si è avviato un confronto con le Regioni per la definizione delle singole opere.
Il contratto istituzionale di sviluppo che è lo strumento che realizzerà gli interventi con una tempistica già prestabilita per chi lo sottoscriverà - quindi Governo, regioni e società di Stato - avrà la funzione di monitorare e verificare tutto questo e i contratti istituzionali di sviluppo inizieranno dal mese di luglio ad essere portati all'approvazione del CIPE previa intesa con le regioni e con la Commissione europea. Infatti - e concludo - il lavoro che abbiamo portato avanti in questi mesi ha visto un'intesa con il Commissario europeo e con i presidenti delle Regioni. Questa intesa istituzionale - che forse ha anche rallentato alcuni obiettivi, ma di pochi giorni - è un'intesa alla quale il Governo tiene e penso che debba essere portata avanti per poter recuperare, immediatamente dopo, i tempi di realizzazione e attuazione.
Quindi, posso rassicurarla in questo senso, soprattutto perché, come dicevo, gli obiettivi del Piano per il sud trovano un riscontro e una condivisione nel rapporto che stiamo portando avanti con i presidenti di Regione.
Aggiungo un'ultima considerazione: sento di poter dire che, alla luce delle dichiarazioni che sono emerse in queste ore, Pag. 32le risorse dei FAS regionali assegnate alle Regioni non troveranno alcun tipo di intervento da parte del Governo nella manovra perché sono risorse sulle quali stiamo lavorando d'intesa con le Regioni e che utilizzeremo per l'attuazione dello stesso Piano per il sud.

PRESIDENTE. L'onorevole Iannaccone ha facoltà di replicare.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio per la risposta e per l'impegno, che ha nuovamente ribadito in quest'Aula, a dare attuazione in tempi rapidi al Piano per il sud.
Noi riteniamo che occorra dare rappresentanza politica al sud e non solo attraverso parlamentari meridionali eletti in vari partiti, ma attraverso l'elezione di parlamentari in un grande partito del sud che possa porre fine, dopo centocinquant'anni, al divario ingiusto, iniquo e insopportabile tra il nord e il sud del Paese.
Il nostro sud ha gravi carenze sul piano infrastrutturale. Nel sud c'è solo il 7 per cento dell'alta velocità. In termini più generali, abbiamo un indice di dotazione infrastrutturale ben al di sotto del 50 per cento rispetto al nord. In queste condizioni, non c'è alcuna speranza di sviluppo per il sud se aggiungiamo a questo altri fattori di svantaggio: la criminalità organizzata innanzitutto. Noi riteniamo importanti i risultati ottenuti dal Governo attraverso il Ministro Maroni e il Ministro Alfano. Vi è la difficoltà di accesso al credito e una burocrazia lenta e vorace. Quindi, banca per il sud, fiscalità di vantaggio e burocrazia zero sono, secondo noi, insieme ad un forte incentivo per la ricerca, condizioni per consentire al sud di svilupparsi. Quindi, le auguro buon lavoro. Potrà contare sul nostro appoggio, ma anche sul nostro pungolo per realizzare, in maniera concreta e in tempi rapidi, il Piano per il sud (Applausi dei deputati del gruppo Iniziativa Responsabile Nuovo Polo).

(Iniziative per la modifica della disciplina sui ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, con particolare riferimento alle pubbliche amministrazioni - n. 3-01715)

PRESIDENTE. L'onorevole Forcolin ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni n. 3-01715, concernente iniziative per la modifica della disciplina sui ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, con particolare riferimento alle pubbliche amministrazioni (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

GIANLUCA FORCOLIN. Signor Presidente, signor Ministro, come ben sa il mondo della fornitura, soprattutto nell'attuale fase economica, sta attraversando un momento critico dovuto alla concreta difficoltà che le aziende hanno nel vedere soddisfatti in tempi ragionevoli i propri crediti. Le piccole imprese accusano più delle grandi i ritardi nei pagamenti, rischiando la propria stessa sopravvivenza. Basti pensare che nell'Unione europea occorrono in media 63 giorni per il pagamento di una fattura da parte della pubblica amministrazione, mentre in Italia i tempi medi di pagamento sono di 186 giorni, ossia tre volte la media europea, mentre l'impresa privata paga in media in 96 giorni. Il perpetuarsi del fenomeno dei ritardi di pagamento rischia davvero di generare danni irreparabili al nostro tessuto imprenditoriale. Pertanto, signor Ministro, le chiedo se sia nelle sue intenzioni adottare quanto prima iniziative normative di disciplina dei ritardi di pagamento nelle transazioni, con particolare riguardo alle pubbliche amministrazioni, anche attraverso modifiche alle disposizioni relative al patto di stabilità, come peraltro richiesto con forza dalla Lega Nord in questa fase di rilancio dell'azione del Governo.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

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ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Forcolin, le rispondo sulla base degli elementi forniti dal Ministero dello sviluppo economico al quale è rivolta l'interrogazione del gruppo della Lega Nord. Il Ministero dello sviluppo economico comunica che il Governo sta attuando una serie di misure atte a recepire la direttiva comunitaria n. 7 del 2011 sui ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali. L'Italia avrà due anni di tempo per recepire tale normativa. Le proposte emerse in sede comunitaria prevedono una riduzione dei tempi di pagamento da parte della pubblica amministrazione fissati a 30 giorni fino ad un massimo di 60 giorni in circostanze eccezionali. Tra le misure previste vi è quella per cui le imprese hanno diritto di esigere il pagamento di interessi di mora, di ottenere un importo fisso minimo a titolo di indennizzo dei costi di recupero del credito e di esigere il rimborso di tutti i costi ragionevoli incorsi a tal fine. Il legislatore nazionale era più volte intervenuto negli ultimi tre anni per risolvere la criticità evidenziata nell'interrogazione, stabilendo ad esempio la possibilità che i creditori possano ottenere in via permanente la certificazione dei propri crediti allo scopo della relativa cessione pro soluto a favore di banche o intermediari finanziari. Il disegno di legge di stabilità per il 2011 ha istituito un fondo nello stato di previsione del Ministero dell'interno per il pagamento degli interessi passivi maturati dai comuni rispettosi del patto di stabilità per il ritardato pagamento dei fornitori. Il Ministero dello sviluppo economico ricorda che lo scorso 15 marzo è stata approvata all'unanimità dalla Camera dei deputati, ed è attualmente in discussione al Senato, la proposta di legge: «Norme per la tutela della libertà di impresa. Statuto delle imprese».
Essa prevede che il Governo adotti, entro 12 mesi dall'entrata in vigore dello statuto, un decreto legislativo recante modifiche al decreto legislativo n. 231 del 2002 in tema di ritardi nei pagamenti delle transazioni commerciali; si prevede, inoltre, che l'Autorità garante della concorrenza e del mercato possa procedere ad indagini, intervenire in prima istanza con diffide, e comminare sanzioni per comportamenti illeciti compiuti da grandi aziende e da pubbliche amministrazioni. Lo statuto delle imprese stabilisce l'istituzione presso il Ministero dello sviluppo economico del Garante per le micro, piccole e medie imprese, che si faccia portavoce delle esigenze delle PMI anche presso l'Unione europea.
A tal proposito, l'Italia nel febbraio scorso - prima in Europa - ha nominato Giuseppe Tripoli, capo dipartimento per l'impresa e l'internazionalizzazione del Ministero dello sviluppo economico, quale Mister PMI. Quest'ultimo, tra l'altro, vigila sul rispetto del dettato comunitario, anche in riferimento ai tempi di pagamento delle transazioni commerciali tra le piccole e medie imprese e le grandi imprese.
Infine, onorevole Forcolin, il Ministero dello sviluppo economico fa presente che nell'ambito del tavolo permanente delle PMI presso lo stesso Ministero, al quale partecipano tra gli altri, associazioni d'impresa, regioni, province, comuni e camere di commercio, sono state formulate interessanti proposte per il pieno recepimento della direttiva comunitaria prima ricordata e per favorire un migliore ambiente economico in cui operano le piccole e medie imprese.

PRESIDENTE. L'onorevole Forcolin ha facoltà di replicare.

GIANLUCA FORCOLIN. Signor Ministro, colgo con soddisfazione le sue notizie e soprattutto l'elenco delle cose che questo Governo ha fatto e sta facendo in questa legislatura per aiutare le piccole e medie imprese.
Credo, però, che bisogna dare un'accelerata. Lei parla giustamente della direttiva europea n. 2011/7, ma questi due anni di tempo, considerate le esigenze temporali delle piccole e medie imprese, credo siano effettivamente tempi lunghi.
Oggi è un momento delicato, caldo, nel quale i nostri imprenditori dichiarano i propri redditi del 2010, pagano le relative imposte, Pag. 34e soprattutto hanno fatturati molto, molto elevati con la pubblica amministrazione, rispetto ai quali le imposte indirette (l'IVA) sono già state versate compiutamente, e andranno a pagare l'IRPEF, l'IRES e quant'altro senza avere dall'altra parte una risposta certa.
Quindi, occorre sicuramente un'inversione di tendenza, accelerare i tempi, perché i nostri imprenditori contano i giorni, non i mesi, non gli anni.
Io sono sindaco del mio comune e, come altri colleghi, mi trovo a dovere esperire le esigenze del piccolo imprenditore, che lavora, presta la propria opera per il proprio territorio, e mi trovo a dover sopperire a queste difficoltà.
Da una parte va bene la direttiva europea n. 2011/7, che prevede questi tempi certi, queste restrizioni importanti, ma d'altra parte il Patto di stabilità deve essere rimosso per quei comuni - come il mio - che hanno sempre rispettato le leggi, le normative, hanno i conti a posto, e devono far fronte a queste esigenze della piccola e media impresa.
A tale proposito invito il Governo a continuare in questa azione, ma sopratutto ad accelerare i tempi affinché le piccole e medie imprese possano trovare soddisfazione in un momento così difficile come questo, dove si pagano le imposte, e spesso a tal fine i nostri imprenditori sono costretti ad andare in banca, accendere fidi, mutui, finanziamenti, per anticipare le rate delle imposte. Dobbiamo dare loro una risposta, l'attendono fiduciosi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Iniziative per prevenire l'immissione sul mercato di giocattoli non corrispondenti ai requisiti di sicurezza - n. 3-01716)

PRESIDENTE. L'onorevole Gava ha facoltà di illustrare l'interrogazione Baldelli n. 3-01716, concernente iniziative per prevenire l'immissione sul mercato di giocattoli non corrispondenti ai requisiti di sicurezza (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

FABIO GAVA. Signor Presidente, signor Ministro, come lei sa, periodicamente i giornali e i media diffondono notizie sul sequestro o il ritiro dal mercato di notevoli quantità di giocattoli potenzialmente dannosi per la salute dei bambini, e in alcuni casi anche contraffatti. Si stima addirittura che il 12 per cento dei giocattoli messi in commercio su scala mondiale sia, appunto, o dannoso o contraffatto.
Il fenomeno di questi giocattoli pericolosi o contraffatti è in costante crescita anche in Europa. Soltanto nel nostro Paese nel 2010 la Guardia di finanza ha sequestrato oltre 8 milioni di giocattoli pericolosi (circa il 55 per cento in più rispetto al 2009) e oltre 10 milioni di giocattoli contraffatti (in questo caso con una riduzione rispetto al dato del 2009).
L'immissione nel mercato di giocattoli contraffatti, spesso venduti anche sotto costo, oltre a mettere in pericolo la salute dei bambini, provoca un danno economico alle tante imprese che operano nel settore, che è anche molto significativo dal punto di vista economico per il nostro Paese. In relazione a quanto sopra, le chiedo quali iniziative il Ministero dello sviluppo economico abbia posto in essere per prevenire l'immissione sul mercato di tali giocattoli e contrastare, quindi, la possibilità che si verifichino danni all'economia ed alla salute.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Gava, le rispondo, appunto, sulla base degli elementi forniti dal Ministero dello sviluppo economico, il quale ricorda che il decreto legislativo n. 54 del 2011 ha recepito la nuova direttiva 2009/48/CE al fine di migliorare le norme vigenti in materia di sicurezza dei giocattoli prodotti o importati nell'Unione europea e di contrastare la crescita del mercato di quelli pericolosi. Con la direttiva si è mirato ad aggiornare le disposizioni vigenti per chiarire il campo di applicazione e i contenuti Pag. 35della direttiva precedente e migliorare e riformare l'attività di vigilanza e stabilire le prescrizioni obbligatorie cui devono attenersi gli organismi di valutazione della conformità. Lo scorso 27 giugno è partito il progetto «Giocattolo sicuro», realizzato congiuntamente dal Ministero dello sviluppo economico, dall'Agenzia delle dogane, dall'Istituto superiore di sanità e dall'Istituto italiano del marchio di qualità, per prevenire l'immissione sul mercato di giocattoli sospettati di non possedere i requisiti di sicurezza. L'attenzione si focalizzerà sui rischi connessi alla presenza di metalli pesanti, nonché, per i giocattoli destinati ai bambini di età inferiore ai 36 mesi, sulla presenza di piccole parti e di meccanismi funzionanti elettricamente.
Il 13 giugno scorso, il Ministero dello sviluppo economico, con un'apposita convenzione, ha affidato all'Organismo unico italiano di accreditamento (Accredia) la verifica dei requisiti che devono essere posseduti dagli organismi di valutazione della conformità dei prodotti. A seguito della convenzione sottoscritta nel giugno 2009 dallo stesso Ministero con Unioncamere sulla sicurezza dei prodotti, si è istituito un gruppo di lavoro composto da alcune Camere di commercio, da Unioncamere e dal Ministero finalizzato alla predisposizione delle procedure comuni per le attività di controllo. Inoltre, in casi limitati di non conformità formale, il Ministero dello sviluppo economico può adottare provvedimenti di regolarizzazione purché il fabbricante o l'importatore siano in grado di dimostrare di aver effettuato la valutazione di conformità del prodotto attraverso l'esibizione di adeguata documentazione tecnica. Se il giocattolo rischia di compromettere la sicurezza e la salute delle persone, il Ministero ne vieta l'immissione sul mercato o la circolazione sul territorio nazionale. Le campagne di sensibilizzazione del 2010 e di inizio 2011 del Ministero sono state condotte in partnership con diversi enti locali.
Il Ministero dello sviluppo economico fa presente, infine, di avere consolidato i dati sul volume ed il valore dei sequestri in un database denominato «Iperico». In base ai dati aggregati relativi all'operato dell'Agenzia delle dogane e della Guardia di finanza per la contraffazione di giocattoli e giochi, il numero di sequestri è progressivamente aumentato, nel triennio 2008-2010, per un valore che si attesta a poco più di 33 milioni di euro, mentre i sequestri di giocattoli non sicuri, nel triennio, è stato di 1.092.

PRESIDENTE. L'onorevole Gava ha facoltà di replicare.

FABIO GAVA. Signor Presidente, signor Ministro, dichiaro la mia soddisfazione. L'importanza degli interventi da lei segnalati, sia per quanto riguarda la valutazione dei giocattoli, sia per quanto riguarda le azioni di repressione e di prevenzione, sono molto importanti. Voglio ricordare, infatti, che sono quasi settemila le imprese attive nel territorio nazionale nei comparti della fabbricazione e anche della commercializzazione dei giocattoli. Del resto, come da lei ricordato, la direttiva 2009/48/CE ha imposto obblighi di controllo sempre più rigidi rispetto al passato nei confronti di tutte le figure imprenditoriali che sono coinvolte in questo settore, cioè i fabbricanti, i distributori, ma anche gli importatori. Infatti, solo nei primi due mesi del 2011, come anche lei ricordava, risultano già sequestrati oltre 2 milioni di giocattoli pericolosi e più di 745 mila giocattoli contraffatti. La tendenza, come si è visto, vede aumentare la presenza di giocattoli pericolosi rispetto a quelli, invece, meramente contraffatti e questo tipo di accertamento, come è ovvio, è molto più complesso per l'individuazione dei giocattoli che sono, appunto, potenzialmente nocivi alla salute dei bambini e degli individui.
È evidente peraltro che questo aspetto è quello più interessante per organizzare azioni efficaci nel prevenire e reprimere tali attività proprio perché non riguardano soltanto aspetti economici e commerciali ma anche gli obiettivi di prevenzione della salute come opportunamente anche da lei ricordato, signor Ministro, nella sua risposta di cui ancora la ringrazio (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

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(Intendimenti del Governo circa la riduzione della dotazione e dell'utilizzo delle autovetture di servizio delle pubbliche amministrazioni, in relazione alla tutela e alla protezione di personalità pubbliche - n. 3-01719)

PRESIDENTE. L'onorevole Cimadoro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01719 concernente intendimenti del Governo circa la riduzione della dotazione e dell'utilizzo delle autovetture di servizio delle pubbliche amministrazioni, in relazione alla tutela e alla protezione di personalità pubbliche (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, in riferimento ai costi della politica soprattutto in questo momento di crisi nazionale e internazionale, chiamiamola come vogliamo, l'opinione pubblica ha presente un fattore specifico molto importante. Siamo oramai solo con precari, solo licenziamenti, solo disoccupazione, solo cassa integrazione, famiglie in difficoltà, aziende sull'orlo del fallimento.
Credo che uno dei segnali importantissimi che la politica deve dare e che soprattutto costituisce un dato che fa arrabbiare la gente riguardi in particolare le auto blu. Qui ho una relazione stilata oltretutto dal Ministro Brunetta per cui non potete dire che non sia una relazione reale. Quanto meno l'avete fatta voi. Abbiamo una difficoltà e noi dovremmo dare delle risposte. Abbiamo 86 mila autovetture cosiddette blu blu. Ricordo due dati signor Presidente: 86 mila di cui 10 mila auto blu, 71 mila auto grigie, 3 mila auto blu blu con autista. Abbiamo questa difficoltà: faccio presente che ogni auto blu blu costa 138 mila euro l'anno. Un'auto grigia costa 16 mila 600 euro l'anno. Un auto blu normale costa 79.800 euro all'anno. Questi sono dati che il Ministro Brunetta ci ha dato e non vado avanti. Dico che ci sono quattromila uomini di scorta con duemila vetture con possibilità di scorta.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cimadoro, mi pare chiarissimo.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, do lettura all'onorevole Cimadoro della risposta fornita dal Ministero dell'interno. Gli onorevoli interroganti hanno chiesto di conoscere le iniziative che il Governo intende assumere per limitare l'uso delle auto di servizio della pubblica amministrazione nonché i criteri per l'assegnazione delle scorte alle persone esposte ad effettive situazioni di rischio. In ordine alla prima parte della richiesta il Ministero dell'interno risponde sulla base degli elementi forniti dagli uffici del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione.
Il Governo è fortemente orientato a limitare drasticamente la dotazione e l'uso delle autovetture di servizio. Da tempo è stato avviato uno specifico monitoraggio sulle cosiddette auto blu realizzato con procedure telematiche a cura del Formez. In materia si sono succedute nel tempo numerose disposizioni normative di natura prevalentemente finanziaria ed eccezionale che hanno disciplinato gli aspetti connessi a possibili riduzioni della spesa trascurando tuttavia le attività amministrative di gestione e di utilizzo delle autovetture di servizio. Pertanto sulla base delle decisioni che il Governo è chiamato ad operare in sede collegiale si valuterà l'opportunità di inserire nell'ambito del provvedimento in materia economico-finanziaria in corso di predisposizione una disposizione generale recante principi e criteri rimettendo a successivi decreti interventi attuativi.
Per quanto riguarda le risorse impiegate nei cosiddetti servizi di scorta il Ministero dell'interno ricorda che la legge n. 133 del 2002 ha istituito l'Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale (Ucis) con il compito di gestire il sistema di protezione per la sicurezza delle persone esposte a particolari situazioni di rischio e che alla data odierna risultano Pag. 37quotidianamente impegnati nell'espletamento dei servizi di protezione personale 1949 operatori delle varie forze di polizia con l'utilizzo di 678 autovetture. Le persone sottoposte a misure di protezione appartengono a diverse categorie: alte personalità istituzionali, esponenti politici nazionale e locali, magistrati, giornalisti, imprenditori, esponenti delle associazioni sindacali e della società civile nonché testimoni e collaboratori di giustizia.
Le misure di protezione sono adottate a seguito di un'approfondita valutazione della situazione personale di rischio in relazione a pericoli, a minacce potenziali e attuali e costantemente aggiornati. Questa valutazione si svolge ad un duplice livello: in sede locale con la proposta del prefetto sulla base delle risultanze della riunione tecnica di coordinamento delle forze di polizia e in sede centrale per le definitive determinazioni dell'Ucis. La periodica e sistematica verifica del grado di personale esposizione al rischio costituisce inoltre un'ulteriore garanzia dell'effettiva necessità dei servizi di scorta.

PRESIDENTE. L'onorevole Cimadoro ha facoltà di replicare.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per la risposta e mi fa piacere che vi sia anche il Ministro Brunetta in aula. Sono anni che ci sentiamo dire che questo problema sarà risolto da tutti i Governi, nessun Governo però prende seriamente questa vicenda, che sta diventando drammatica e sta costando allo Stato - lo dice il Ministro Brunetta - quasi 5 miliardi di euro. Diconsi 5 miliardi di euro! La gente non può credere a queste cifre, se la gente sapesse farebbe una rivoluzione.
Le do un dato in particolare, signor Ministro, in relazione a quando vi sono particolari situazioni di sicurezza. Faccio un esempio in casa: da noi se ne sono andati Razzi e Scilipoti o Scilipoti e Razzi, come vogliamo metterla, e sapevano già da prima che avrebbero fatto e stavano facendo una scelta scellerata andando da un partito all'altro, ma soprattutto passando dalla minoranza alla maggioranza. Evidentemente si assumono anche - si assumano loro - la responsabilità della scelta.
Perché oggi noi dobbiamo garantire queste persone? E faccio due esempi solo in casa nostra, nell'Italia dei Valori, ma ve ne sono a decine in questo Parlamento. Perché dobbiamo prenderci carico noi delle loro responsabilità o delle loro scelte? Io questo voglio capire. Questi signori vanno in giro con la scorta sul territorio nazionale: non sono d'accordo e gli italiani non sono d'accordo.

EMANUELE FIANO. È una vergogna!

GABRIELE CIMADORO. È una vergogna, pertanto facciamo qualcosa, fate qualcosa. Ministro Brunetta, avremmo bisogno di vedere qualcosa di concreto, avremmo bisogno di dare delle risposte ai nostri cittadini. Cinque miliardi per auto blu o grigie, chiamatele come volete, azzurre o col nastro rosa: io direi che è ora di finirla. Tagliamo: non diciamo più parole e tagliamo questi privilegi. Parlano solo i privilegi e gli stipendi dei parlamentari. Capisco il numero dei parlamentari e va bene, ma il resto? Tagliamo le auto blu: 5 miliardi sono e così qualche risparmio...

GIANLUCA BUONANNO. E cosa avete fatto quando eravate al Governo voi?

GABRIELE CIMADORO. Quando eravamo noi al Governo pensavamo di portare avanti una politica diversa (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori, Partito Democratico e Unione di Centro per il Terzo Polo).

(Orientamenti del Governo in ordine alla nomina del Ministro per le politiche europee - n. 3-01717)

PRESIDENTE. L'onorevole Pisicchio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01717, concernente orientamenti del Governo in ordine alla nomina del Ministro per le politiche europee (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

Pag. 38

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, da 7 mesi e 22 giorni, dal 17 novembre 2010, data in cui il Ministro Ronchi rassegnò le sue dimissioni, l'Italia è senza Ministro per le politiche europee. Nel corso di questi lunghi mesi si sono verificati eventi internazionali di decisiva importanza come la crisi libica, il disastro nucleare in Giappone e la straordinaria pressione dei flussi migratori sulle coste italiane provenienti dal Maghreb, senza che il Governo riuscisse a garantire il necessario presidio rappresentato dal Ministero per le politiche europee. La nostra è una domanda molto semplice: quando il Governo vorrà mettere fine a questa pericolosa - pericolosa per il Paese - latitanza?

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente e onorevole Pisicchio, do lettura della risposta della Presidenza del Consiglio: come è noto, ai sensi della normativa vigente il titolare delle competenze di coordinamento delle politiche europee è il Presidente del Consiglio dei ministri, che in quanto tale presiede il Comitato interministeriale per gli affari comunitari europei (CIACE), che si avvale di un apposito dipartimento della Presidenza del Consiglio. Tali funzioni possono essere delegate ad un Ministro senza portafoglio.
Dopo le dimissioni dell'onorevole Andrea Ronchi, la delega in parola è rientrata pertanto nelle mani dell'onorevole Berlusconi, che ne ha esercitato le attribuzioni per il tramite del sottosegretario di Stato, dottor Gianni Letta. L'attenzione del Governo verso le tematiche europee, da sempre significativa, non si è dunque mai affievolita, mantenendosi costantemente elevata anche in assenza del Ministro delegato.
Ne è prova l'approvazione alla Camera dei deputati, avvenuta il 23 marzo 2011, del disegno di legge di riforma della legge 4 febbraio 2005, n. 11, recante norme generali sulla partecipazione dell'Italia al processo normativo dell'Unione europea e sulle procedure di esecuzione degli obblighi comunitari, nonché la modifica dell'articolo 32 del decreto legislativo 30 marzo 2011, n. 165, in materia di destinazione temporanea dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche presso istituzioni europee ed internazionali e amministrazioni di Stati esteri. Tale provvedimento è attualmente all'esame del Senato.
A Bruxelles, il Governo ha peraltro sempre assicurato la presenza di un proprio qualificato rappresentante presso tutte le formazioni consiliari che hanno discusso dossier di particolare rilievo seguiti in precedenza dall'ex Ministro Ronchi.
Da ultimo, il caso del Consiglio competitività dello scorso 27 giugno, in cui il sottosegretario Catia Polidori è intervenuta illustrando, in particolare, le perplessità italiane in materia di brevetto unitario.
La posizione italiana è sempre stata oggetto di un'efficace azione di coordinamento, che non ha subito cali di tensione e che la Presidenza del Consiglio ha curato proficuamente, avvalendosi del supporto del comitato tecnico permanente del CIACE, in stretta collaborazione con la nostra rappresentanza permanente presso l'Unione europea e con il Ministero degli affari esteri. Quanto alla presunta residualità del nostro Paese, è appena il caso di osservare come l'Italia, specie in un'Europa a 27, non possa acquisire posizioni apicali in ogni settore. Al riguardo è sufficiente segnalare che, con la recente nomina di un funzionario italiano al vertice della Direzione generale per l'allargamento e la politica di vicinato della Commissione europea, il dottor Stefano Sannino - che assumerà le funzioni il 1o luglio -, l'Italia conti ben sei direttori generali, quota mai toccata prima.

PRESIDENTE. L'onorevole Pisicchio ha facoltà di replicare.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevole Ministro, se ho ben compreso, lei ci ha detto che la latitanza di 231 giorni, la vacatio del Ministero per le Pag. 39politiche europee - che ha superato, addirittura, quella segnata dallo spazio di tempo intercorso dalle dimissioni di Scajola alla nomina di Romani, pari a 153 giorni - non è un problema, perché il Presidente del Consiglio provvede a questa funzione.
Deve essere questa la ragione per la quale il nostro Paese, a parte l'eccezione straordinaria del successo di Mario Draghi - che, però, è tutta legata alla qualità personale del grande civil servant -, è diventato del tutto marginale e residuale. Ciò sia dal punto di vista della politica, perché l'Italia è assente da tutti i vertici dei gruppi parlamentari - onorevole Vito, non è solo con riferimento ad una postazione, ma a tutti i vertici dei gruppi parlamentari - sia in sede istituzionale. Infatti, siamo marginali nella gestione di portafogli importanti della Commissione europea, che sono affidati alla Germania, alla Spagna, all'Inghilterra e alla Francia, ma non a noi. Perfino, fra i capi delegazione dell'Unione europea all'estero, all'Italia sono toccati, con grande rispetto per questi Paesi, l'Albania e l'Uganda su 29 delegazioni estere.
Non mi sembra che tutto questo si confaccia ad un Paese come il nostro, che è uno dei primi quattro Paesi europei, che è stato tra i fondatori dell'Unione europea. Torno a ritenere necessario un forte rilancio della nostra presenza in sede comunitaria, perché, evidentemente, se vi era un Ministero, questo Ministero doveva avere anche una funzione (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alleanza per l'Italia e Partito Democratico).

(Intendimenti in merito all'utilizzo del centro di accoglienza per richiedenti asilo di Palazzo San Gervasio (Potenza) come centro di identificazione ed espulsione - n. 3-01720)

PRESIDENTE. L'onorevole Margiotta ha facoltà di illustrare l'interrogazione Villecco Calipari n. 3-01720, concernente intendimenti in merito all'utilizzo del centro di accoglienza per richiedenti asilo di Palazzo San Gervasio (Potenza) come centro di identificazione ed espulsione (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, signor Ministro, l'Italia è un grande, civile e meraviglioso Paese del Mediterraneo. Ha il dovere di fronteggiare le ondate migratorie, facendo riferimento ai valori che le sono propri: tolleranza, democrazia, rispetto della persona, solidarietà, inclusione.
Il vostro Governo informa, invece, la sua politica su questi temi ad altri sentimenti: paura, ostilità, rifiuto, negazione dei diritti umani.
Alla parola «inclusione» preferite la parola «reclusione»: sì, reclusione, perché i centri di identificazione ed espulsione (CIE) sono centri di reclusione, sono carceri meno umane e dignitose delle carceri vere e proprie, in cui sono rinchiuse quasi sempre persone che non hanno commesso alcun reato, colpevoli di scappare dalla paura, dalla fame e dal timore di persecuzioni.
Il CIE di palazzo San Gervasio, in provincia di Potenza, è stato costruito senza coinvolgere ed informare le Regioni e gli enti locali, né la comunità lucana, la quale fa dell'accoglienza uno dei propri capisaldi e modi di essere. Gli emigranti vivono in condizioni inqualificabili.

PRESIDENTE. Onorevole Margiotta, la invito a concludere.

SALVATORE MARGIOTTA. Il Partito Democratico chiede l'immediata chiusura e interruzione dei lavori di ampliamento del CIE, che si stanno svolgendo oggi, dopo che il CIE è stato svuotato «casualmente» il giorno prima di una bellissima manifestazione di popolo organizzata da CGIL ed altre associazioni.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, do lettura Pag. 40della risposta fornita dal Ministero dell'interno.
Il centro di palazzo San Gervasio è stato attivato per l'accoglienza di extracomunitari provenienti dal nord Africa, in relazione alle fasi acute dell'emergenza umanitaria dello scorso febbraio. La struttura ha ospitato circa 500 stranieri, prevalentemente tunisini, fino al 18 aprile 2011, quando sono stati rilasciati i permessi di soggiorno per motivi umanitari a tutti gli occupanti ed il centro è stato svuotato.
Successivamente, con l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 aprile 2011, la struttura è stata trasformata in centro di identificazione ed espulsione (CIE) temporaneo, fino al 31 dicembre 2011. Conseguentemente, si è reso necessario eseguire lavori di messa in sicurezza, quali una recinzione più alta, un'idonea pavimentazione, nonché l'adeguamento dei servizi igienico-sanitari, per ospitare una novantina di stranieri regolari.
Il 23 giugno 2011 sono terminate le operazioni di progressivo svuotamento della struttura, attraverso il rimpatrio della maggioranza dei tunisini, il trasferimento di altri stranieri presso il CIE di Bari ed il fermo di polizia giudiziaria di tre persone indagate per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
Il Ministero segnala che il prefetto di Potenza, con decreto del 7 giugno 2011, ha istituito una commissione che, a seguito di un sopralluogo, ha constatato che gli ospiti erano adeguatamente alloggiati, che i servizi igienici, sebbene fossero stati più volte oggetto di atti vandalici, erano stati sistematicamente ripristinati e che l'assistenza sanitaria - assicurata dall'ente gestore, la società Connecting people - veniva integrata con la presenza di un medico dodici ore al giorno, di personale infermieristico ventiquattro ore su ventiquattro, nonché con la disponibilità di un'ambulanza del 118.
Il Ministero dell'interno rappresenta, inoltre, che le associazioni - tra le quali Medici senza frontiere - e gli avvocati che hanno fatto richiesta di incontrare i migranti, sono stati autorizzati ad accedere al campo, secondo le indicazioni generali valide per tutti i centri presenti sul territorio nazionale.
Infine, il Ministero dell'interno segnala che il dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione sta, nel frattempo, valutando le proposte formulate dalla citata commissione prefettizia per gli interventi ritenuti necessari ad assicurare un migliore standard di accoglienza ed un maggiore livello di sicurezza per gli ospiti e per gli operatori.

PRESIDENTE. L'onorevole Villecco Callipari ha facoltà di replicare.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, mi rivolgo al signor Ministro: ma di che cosa stiamo parlando? Le vorrei ricordare che la Repubblica italiana si fonda su princìpi costituzionali e valori - come quelli ricordati poc'anzi dall'onorevole Margiotta - di solidarietà, accoglienza, integrazione e inclusione, i quali in alcun modo sono garantiti dai centri di identificazione ed espulsione (CIE), come quello di palazzo San Gervasio.
Il recepimento della direttiva rimpatri, come è avvenuto questa mattina durante una discussione in Aula, poneva dei termini ed una gradualità di interventi. Quella di questo Governo è stata una scelta draconiana, perché ha scelto il massimo del tempo previsto - 18 mesi - per tenere reclusi in questi lager che sono stati costruiti, degli immigrati, dei disperati provenienti da Paesi come la Tunisia o il nord Africa. È una sproporzione di così tale dimensione da mettere in difficoltà le stesse forze dell'ordine, che sono chiamate ad operare in questi improvvisati contesti, e crea un problema di sicurezza anche per chi opera in quei centri.
Mi chiedo dove sia finita questa gradualità di interventi e di misure prospettate dall'Unione europea e che voi continuate, palesemente, ad ignorare. Sarò sincera nel dirle che la sua risposta mi sembra totalmente inaccettabile.
Non capisco, infatti, perché non sia qui presente il Ministro Maroni o uno dei suoi Pag. 41sottosegretari, il Ministro che, di questa politica dell'immigrazione, ha fatto uno stendardo e che, purtroppo, però, non ha trovato quel consenso elettorale, come si è dimostrato nelle ultime elezioni amministrative e con i referendum.
Quel lager, che appunto è stato denominato la Guantanamo italiana, fino a quando non si è proceduto all'evacuazione dei sessanta tunisini di cui lei poco fa ha parlato, non era assolutamente in condizioni adeguate ma le condizioni che noi abbiamo visto con i nostri occhi erano totalmente disumane. Vorrei chiederle cosa state costruendo su una spianata di cemento? Dei container, a 40 gradi sotto il sole? Sono queste le condizioni adeguate di cui voi state parlando (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

(Iniziative di competenza per assicurare cure adeguate ed una migliore qualità di vita per coloro che hanno subito interventi di stomia - n. 3-01718)

PRESIDENTE. L'onorevole Nunzio Francesco Testa ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01718 concernente iniziative di competenza per assicurare cure adeguate e una migliore qualità di vita per coloro che hanno subito interventi di stomia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata). Chiedo scusa all'onorevole Testa perché la trattazione del suo atto ispettivo è stata posposta per errore materiale a quella di altra interrogazione.

NUNZIO FRANCESCO TESTA. Signor Presidente, signor Ministro, introduco l'argomento e comincio dal dire che il carcinoma colorettale rappresenta la seconda causa di morte nei paesi occidentali. Circa 19 mila persone in Italia muoiono per questa patologia e circa 95 mila dell'intera Europa. Gli stomizzati sono malati di cancro che per avere salva la vita devono sottoporsi all'intervento di asportazione totale del retto, della vescica o di entrambi gli organi. Per questo intervento così invasivo i pazienti hanno conseguenze molto, molto gravi quali l'incontinenza fecale, quella urinaria, le dermatiti, i disturbi sessuali e le difficoltà di impatto psicologico. In seguito a questo i pazienti si isolano perché hanno vergogna della nuova situazione e condizione di vita e tuttavia, pur essendo secondi per mortalità gli stomizzati non ricevono la dovuta attenzione da parte del sistema sanitario nazionale per la carenza cronica delle risorse economiche. Vorrei chiedere cosa intende fare al riguardo il Governo.

PRESIDENTE. Onorevole Testa, per senso di colpa per averla posposta le ho dato ben 18 secondi in più di quanto previsto dal Regolamento.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, rispondo sulla base degli elementi forniti dal Ministero della salute il quale condivide la necessità di affrontare in modo adeguato i vari aspetti della problematica relativa all'incidenza del carcinoma colorettale. A tal riguardo il Ministero segnala che nell'ambito del Piano nazionale di prevenzione e nel Piano oncologico nazionale, vengono stabiliti due obiettivi generali per contrastare la diffusione di tale tumore.
Il primo obiettivo è quello della riduzione della mortalità del carcinoma del colon-retto attraverso il potenziamento, l'estensione ed il miglioramento dei programmi di screening, l'innovazione degli screening, il coinvolgimento dei medici di medicina generale, il ricorso a nuove tecnologie sperimentali, l'implementazione del sistema informativo, l'estensione dei registri tumori e l'istituzione dei registri tumori regionali, la definizione di percorsi articolati per rischio individuale, l'effettuazione di test mirati, lo sviluppo di programmi di sorveglianza.
Il secondo obiettivo si propone di rendere sostenibile i programmi per lo screening del colon-retto attraverso la reingegnerizzazione dello screening opportunistico e del relativo contrasto alle alternative Pag. 42non istituzionali, la valutazione dei dati sullo screening spontaneo e la predisposizione di progetti che ne verifichino la qualità e l'adeguatezza definendo protocolli per i soggetti e i fruitori.
Nel merito della questione posta per quanto riguarda l'assistenza agli stomizzati, il Ministero ricorda che tutti i soggetti affetti da patologie neoplastiche maligne, da tumore di comportamento incerto, già ricevono nell'ambito del Servizio sanitario nazionale e secondo le condizioni cliniche individuali tutte le prestazioni sanitarie per il monitoraggio delle loro patologie e la riabilitazione e prevenzione degli ulteriori aggravamenti inclusi nei livelli essenziali di assistenza (LEA).
Le prestazioni erogabili in esenzione dalla quota di partecipazione al costo non comprendono l'assistenza farmaceutica regolamentata dalle specifiche disposizioni che prevedono la classificazione dei farmaci in fascia A a totale carico del Servizio sanitario nazionale. Per quanto attiene all'assistenza protesica, il decreto ministeriale n. 329 del 1999 come modificato dal decreto ministeriale n. 296 del 2001, prevede la fornitura gratuita degli ausili per stomia inclusi nel nomenclatore degli aventi diritto tra cui i soggetti ileo-colon stomizzati.
Infine, onorevole Testa, il Ministero della salute segnala che la proposta di revisione degli ausili erogabili in regime di assistenza protesica, allegata alla bozza di revisione dei LEA predisposta dallo stesso Ministero, e al momento all'esame del Ministero dell'economia e delle finanze, prevede la promozione di un assetto assistenziale maggiormente razionale ed efficace, contemplando una serie di modifiche ispirate ad una concreta razionalizzazione del settore e rivolgendo una particolare attenzione alle specifiche e differenti necessità dei pazienti secondo le indicazioni cliniche del medico prescrittore.

PRESIDENTE. L'onorevole Nunzio Francesco Testa ha facoltà di replicare.

NUNZIO FRANCESCO TESTA. Signor Presidente, sono in parte soddisfatto perché lei ha ricordato che si sta facendo tanto per la prevenzione. Quello che mi preoccupava di più - e mi preoccupa - è, invece, la situazione dei malati esistenti, cioè di quelli che hanno già contratto il tumore, sono stati già operati e, quindi, hanno dei problemi conseguenti all'intervento. La disparità di prestazione nelle diverse regioni d'Italia è nota a tutti: al sud vi è una disparità di prestazioni perché la prestazione che si eroga al sud, per le difficoltà economiche che vi sono, creano ulteriori problemi a questi pazienti.
Vi è anche da dire che si dovrebbe fare da tempo a livello nazionale una legge guida, che sorregga queste argomentazioni con una linea univoca in tutta Italia, in modo che si possa seguire sia un paziente del nord che un paziente del sud allo stesso modo. Questo è importante; è un po' di tempo che queste leggi vengono disattese.
Attualmente, in XII Commissione, vi è una proposta di legge, che mi vede primo firmatario, che riguarda proprio questi pazienti. A questa proposta di legge hanno posto la firma diversi colleghi e amici che hanno ritenuto molto importante questo argomento. Le chiedo, conoscendo la sua sensibilità, di trovare le risorse opportune per far sì che questa proposta di legge vada in porto.
Se andrà in porto riusciremo a risolvere i problemi di molti pazienti che hanno veramente gravi difficoltà di vita (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

(Trasferimento di una base radar della NATO dall'Italia alla Spagna - n. 3-01721)

PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01721 concernente il trasferimento di una base radar della NATO dall'Italia alla Spagna (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ENZO RAISI. Signor Presidente, signor Ministro, il 13 giugno 2011 si svolge a Pag. 43Bruxelles un'importante riunione della NATO; l'obiettivo era quello di ridurre alcuni centri di difesa della NATO in Europa.
Nel piano originario è prevista la chiusura, ad esempio, del centro di controllo di Torrejon (provincia di Madrid). Il Ministro La Russa, come lui stesso ammette in una sua dichiarazione ANSA, arriva con sei ore di ritardo perché non voleva parlare della Libia.
Cogliendo l'occasione di questa assenza, il Ministro della difesa spagnola, Chacón, si arrabbia, si impunta e dice che non ci sta, che non vuole la chiusura del centro di controllo di Torrejon ed impone un cambio: alla Spagna era stata promessa la possibilità di avere un Daccc (Deployable air command control center) da qui ai prossimi tre anni, ma la Spagna chiede invece la chiusura del nostro centro di Poggio Renatico. È chiaro che questo ha inciso pesantemente non solamente sull'economia del territorio, perché dobbiamo tener conto che il centro di Poggio Renatico controlla il nostro spazio aereo.
Chiediamo al signor Ministro se è giusto che un Paese come la Spagna, che mette un terzo degli uomini che mette l'Italia al servizio della NATO, possa ottenere questa agevolazione rispetto al nostro Paese.

PRESIDENTE. Il Ministro della difesa, Ignazio La Russa, ha facoltà di rispondere.

IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. Signor Presidente, mi piacciono queste «ricostruzioni da osteria» in un'Aula parlamentare, e le apprezzo molto. Rispondo quindi dicendo che, per quanto riguarda il mio comportamento personale, sono arrivato con quattro ore di anticipo rispetto all'orario in cui si discuteva la vicenda della NATO, mentre ho deciso di farmi sostituire da un ambasciatore sulla vicenda della Libia, perché fosse chiaro che l'Italia non doveva dare nient'altro, visto che avevamo dato.
In quelle quattro ore di anticipo ho discusso in un trilaterale con Rasmussen e Gates - con cui mi onoro di avere ottimi rapporti personali - e ho conseguito quello che, a detta degli osservatori intelligenti, è uno dei successi principali della politica italiana in sede NATO. Si può dire: lo dice La Russa, cosa vuol dire?
Sarebbe bastato leggere il giorno 25 il Corriere della Sera quando Rasmussen, intervistato per tutt'altre ragioni (sulla Libia), ad una domanda su questo tema in cui gli dicevano che qualcuno ha ritenuto di fare delle critiche (penso si riferissero magari a questa interrogazione, chissà) dice preliminarmente: «Ho letto di queste polemiche sul suo giornale, ma il perché qualcuno non sia soddisfatto non lo so proprio. L'Italia ha fatto un buonissimo affare e non è giusto criticare La Russa (quale onore!)».
Il giornalista chiede perché ed egli risponde che «Intanto l'Italia ha fatto un buon affare perché avrà un comando aereo nuovo, moderno e orientato al futuro. Nella mia prima proposta avevo suggerito un personale di 185 addetti e La Russa ne ha ottenuti invece 280. Ha negoziato e li ha avuti, per questo dico che è sbagliato criticare. L'Italia per noi è un forte alleato. I suoi leader politici sono sempre molto flessibili nel trovare le soluzioni. Noi siamo un'alleanza basata sul consenso e abbiamo bisogno di questa flessibilità».
Quindi, a prescindere dal successo di prestigio che traspare da queste parole, andando sul concreto nella sua interrogazione lei dice due cose che hanno una loro logica (le uniche due). Innanzitutto, riconosce che abbiamo ottenuto in cambio del Caoc Poggio Renatico il Daccc, però dimentica che abbiamo mantenuto (noi sì e gli altri no) più comandi (non ce l'ha la Germania, non ce l'ha l'Inghilterra).
Abbiamo mantenuto il comando di Napoli in un passaggio da 13 a 9 comandi generali di cui il più importante è rimasto in Italia, ma comunque, dimenticando questo, dice che in questo scambio Caoc contro Daccc (ossia questo centro flessibile, nuovo e che risponde a nuove esigenze operative della NATO), solleva un dubbio, ossia che questo deve ancora nascere, ecco perché la Spagna non era Pag. 44molto soddisfatta. Mentre quello che avevamo già c'era (l'uovo), l'altro doveva ancora nascere (la gallina). È dunque meglio l'uovo o la gallina? Il risultato è stato molto semplice.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. Concludo, signor Presidente. Abbiamo concordato - qui c'è la lettera di Rasmussen - che non chiuderemo l'attuale centro fintantoché non sarà operativo il nuovo. Quindi, non soltanto vi è un vantaggio dimostrato da tutti, ma anche la certezza che, fintanto che non avremo quello migliore, non chiuderemo quello più piccolo.

PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di replicare.

ENZO RAISI. Signor Presidente, il Ministro La Russa è sempre molto solerte nelle battute. Io non so se questa ANSA del 20 giugno sulla conferenza stampa a Le Bourget (Parigi) che appunto racconta quello che io ho dichiarato - perché da qui è stata presa la notizia - sia tratta da qualche incontro in osteria, però non mi sembra che egli abbia smentito.
Non solo: non so se lei in quelle sei ore che è arrivato in ritardo stava nella stanzina di fianco a dormire o meno, però è evidente che c'era la sua assenza in quell'occasione.

IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. No, no!

ENZO RAISI. Tant'è che il Ministro spagnolo ha potuto cogliere l'occasione di invertire quelle che sono le parti. Vede, quello che lei non dice al Parlamento è che il Daccc verrà fatto, forse, fra tre anni, allora non Enzo Raisi, non qualcuno che parla in osteria, ma l'ex Capo di Stato maggiore dell'Aeronautica, che lei ha rimproverato per questo, il generale Tricarico, ha sottolineato che l'organico sarà forse sì in aumento (non italiano), ma con scarsa operatività e che, soprattutto, la sicurezza dello spazio aereo italiano sarà affidata alla Spagna.
Quindi, lo ripeto, non lo dice un oste, ma l'ex Capo di Stato maggiore dell'Aeronautica. Allora, caro signor Ministro, le dò un suggerimento: la prossima settimana andrà ad una festa campestre a Mirabello, che è vicino a Poggio Renatico, dove c'è questa base aerea. Vada a spiegare alle migliaia di famiglie che vivono di quella base aerea (famiglie di militari, di imprenditori e di commercianti che vivono di quella base aerea) che per l'appunto da qui a tre anni vedranno migliorare il loro stato economico e di vita. Casomai, gli spiegherà anche come in questi tre anni potranno sopravvivere, allora sarà anche forse un pochino più credibile.

IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. D'accordo, accompagnami! Ci vado, vieni però!

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 16. Non è una sospensione lunga, quindi sconsiglio di allontanarsi dall'Aula.

La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Antonione, Bonaiuti, Bongiorno, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Catone, Cesario, Cicchitto, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fava, Franceschini, Frattini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, Leo, Martini, Mazzocchi, Meloni, Migliavacca, Misiti, Mura, Polidori, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Rosso, Rotondi, Saglia, Sardelli, Stefani, Stucchi, Pag. 45Tabacci e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,07).

RAFFAELLA MARIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, solo per ricordare che ricorre oggi il secondo anniversario della strage ferroviaria di Viareggio e, a due anni dall'esplosione che è costata la vita a trentadue persone ed ha prodotto danni morali e materiali, per ricordare e per esprimere, a nome di tutto il gruppo del Partito Democratico, vicinanza e solidarietà alle famiglie delle vittime e ai sopravvissuti, che portano il segno di una tragedia su cui è necessario fare completa luce al più presto.
Queste persone tanto duramente colpite chiedono giustizia. Si tratta di un impegno e di una richiesta che meritano il sostegno delle istituzioni. Ci auguriamo che la magistratura in un'indagine complessa e articolata possa svolgere rapidamente, nel miglior modo possibile, tutte le verifiche indispensabili all'accertamento della responsabilità affinché venga fatta chiarezza. Ma, in conseguenza del richiamo al Parlamento e del responso di questa indagine, vorremmo anche poter predisporre ulteriori normative nell'ambito del rispetto delle norme per la sicurezza ferroviaria.
Al Parlamento le istituzioni locali, il commissario per la ricostruzione, il presidente della regione Toscana chiedono di risolvere velocemente tutti i problemi relativi all'applicazione della legge cosiddetta Viareggio. Occorre rendere quella norma, approvata circa un anno fa, più adeguata alle esigenze dei sui beneficiari. Risarcimenti equi per conviventi, da equiparare ai coniugi, e per i parenti fino al terzo grado di parentela. Insomma, signor Presidente e colleghi, è nostro dovere alleviare quelle sofferenze anche rendendo il nostro lavoro utile all'applicazione delle leggi che interessano molto da vicino quei cittadini già duramente colpiti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Convalida di un deputato.

PRESIDENTE. Comunico che la Giunta delle elezioni, nella seduta odierna, ha verificato non essere contestabile l'elezione del deputato Roberto Marmo, proclamato dal Presidente della Camera nella seduta del 18 maggio 2011, in sostituzione del dimissionario deputato Marco Botta per la lista n. 4 - Popolo della Libertà nella II Circoscrizione Piemonte 2.
Concorrendo nell'eletto le qualità richieste dalla legge, la Giunta ha deliberato di proporne la convalida.
Il Presidente della Camera dà atto alla Giunta di questa proposta e dichiara convalidata la suddetta elezione.
Rivolgo un cordiale benvenuto all'onorevole Marmo, qui fra noi.

Si riprende la discussione (ore 16,10).

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato da ultimo respinto l'emendamento Oliverio 1.51.
Avverto che la Commissione ha presentato il subemendamento 0.10.300.300 e l'emendamento 21.300. La Presidenza si riserva di valutare l'ammissibilità di tale ultima proposta emendativa. Il Governo ha inoltre presentato l'emendamento 25.500 (Vedi l'allegato A - A.C. 4059-A/R).
Tali proposte emendative sono in distribuzione e con riferimento alle medesime il termine per la presentazione dei subemendamenti è fissato alle ore 17 di oggi.

Pag. 46

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 4059-A/R)

PRESIDENTE. Dobbiamo, quindi, passare all'emendamento Borghesi 1.54, con riferimento al quale, prima della sospensione della seduta, erano iniziate le dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare il relatore, onorevole Pini. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI, Relatore. Signor Presidente, intervengo per rendere noto all'Assemblea quello che è già stato discusso e dibattuto nel Comitato dei nove. Abbiamo lavorato un paio d'ore abbondanti per cercare di trovare una soluzione in linea con quello che era stato auspicato prima della chiusura, cioè il recepimento della direttiva sui pagamenti non tramite l'inserimento nell'allegato B, ma con una articolato e con dei criteri di delega specifici, anche perché sull'emendamento Borghesi 1.54 pende comunque il parere negativo della V Commissione (Bilancio), essendo totalmente scevro di copertura finanziaria.
Il problema è che da una verifica tecnica non in maniera formale, ma informale sulla necessità di copertura finanziaria di un qualsiasi tipo di emendamento all'interno dell'articolato di recepimento della direttiva anche traslato nel tempo - quindi, prima per le aziende private poi fra pubblico e privato -, risulta che tale copertura comunque ammonterebbe a qualche miliardo di euro. Si tratta di una copertura assolutamente impossibile da trovare e quantificare in maniera puntuale in così poco tempo.
Quindi, siamo addivenuti ad una proposta fatta dal Comitato dei nove, che è passata logicamente a maggioranza, di presentare un ordine del giorno che il Governo ha già detto di impegnarsi a recepire senza particolari problemi per far sì che il recepimento di questa direttiva trovi spazio o nella manovra finanziaria, perché vi è la necessità di una copertura ingente, o nel primo provvedimento utile di natura finanziaria, perché comunque di questioni finanziarie delicatissime si tratta. Da quello che abbiamo capito, l'onorevole Borghesi non accetterà questo tipo di impostazione. Quindi, purtroppo non abbiamo trovato una soluzione di sintesi e dobbiamo procedere sempre con il parere contrario sull'emendamento Borghesi 1.54.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUCA BELLOTTI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, mi spiace che l'onorevole Borghesi non abbia apprezzato gli sforzi di buona volontà in un problema che è stato anche ampiamente sottolineato dagli interventi dei colleghi della Lega, in particolare dall'onorevole Reguzzoni.
In merito alla direttiva sui pagamenti, quindi, il Governo si impegna a trattare l'argomento in sede di revisione di stabilità così da poter magari ricomprenderlo in norme più funzionali rispetto al problema che è stato ampiamente sollevato dai colleghi.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi?

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, credo che siamo in presenza di scuse, perché sarebbe sufficiente che ci fosse la volontà politica. Troppe volte ci si riempie la bocca della difesa delle imprese, soprattutto delle piccole, e poi quando c'è da fare qualcosa di concreto ci si ferma su posizioni cavillose. In realtà, anche in questo caso siamo in presenza di fatto di una delega al Governo, il quale nell'esercitare questa delega ha tutte le possibilità di definire limiti, modalità, anche nel tempo di applicazione, in modo che si possano trovare le coperture. Vorrei ricordare che il Ministro Tremonti è stato maestro nell'inventarsi un meccanismo che mai era stato applicato prima in questo Parlamento, che è quello di non pretendere la copertura al momento della delega, ma di ritrovare poi la copertura successivamente nei singoli provvedimenti delegati. Pag. 47
Quindi, noi diciamo che non si capisce per quale motivo - se non perché si cercano delle scuse - in quei casi quando si parla di riforma fiscale va bene che non ci sia la copertura immediata e si vada a cercare la copertura nei successivi provvedimenti delegati e in questo caso no, tanto più che risulta che ci siano dichiarazioni del Ministro Tremonti stesso di un allentamento del Patto di stabilità. Infatti, noi sappiamo che i debiti della pubblica amministrazione verso le imprese sono anche dovuti all'impossibilità di agire per effetto del Patto di stabilità.
Bene, si usi questa grande occasione per prendere due piccioni con una fava ossia, da un lato, per allentare il Patto di stabilità per gli enti locali virtuosi e, dall'altro lato, per favorire le imprese che, in molti casi, attendono da molti mesi di essere pagate. Per questo motivo, non accolgo la proposta di ritiro dell'emendamento a mia firma e chiedo che sia votato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, non avevo dubbi sul fatto che sarebbe finita così: d'altra parte, già in altre occasioni di dibattito parlamentare, non ultima quella in cui discutemmo in quest'Aula sullo Statuto delle imprese, avevamo presentato un articolato per recepire la direttiva comunitaria sui ritardi di pagamento e, anche allora, ci furono promesse sul fatto che si sarebbe affrontato questo tema in un provvedimento successivo.
Mi ricordo anche che in quell'occasione lo stesso presidente del gruppo della Lega Nord, l'onorevole Reguzzoni, espresse parole di apprezzamento per quel nostro emendamento con l'impegno ad esaminarlo successivamente. Siamo sempre al teatro, con l'aggravante - cosa che ho sentito, ahimè, fare dal presidente del gruppo della Lega Nord - di rimettere la patata bollente in mano alle contraddizioni dell'Unione europea. Ma no, cari colleghi della maggioranza, voi governate da otto anni, otto anni negli ultimi dieci. Se volevate modificare il Patto di stabilità interno, dando una risposta alle imprese, avevate la possibilità di farlo; ma voi non l'avete fatto perché non volete farlo.
Da questo punto di vista, dovete assumervi le responsabilità fino in fondo. Se ritenete che questo sia un tema da non affrontare, dovete dirlo con chiarezza e smettere di prendere in giro le imprese e gli artigiani. Dovete smetterla di dire prima che la crisi è psicologica, poi che stiamo meglio di altri Paesi e tante altre panzane. Poi, invece, quando si arriva nell'Aula parlamentare per affrontare un tema rilevante per lo sviluppo e per la crescita della nostra economia, lo rimandate. Un ordine del giorno non si nega a nessuno: peccato che, ancora una volta, perdete l'occasione di dare un segnale di fiducia alla nostra struttura produttiva, fondata sulle piccole imprese. È una responsabilità che vi portate fino in fondo, è una responsabilità che il Paese non dovrebbe meritare. Spero che davvero il Governo tolga il disturbo e consenta a tutti noi di avviare la soluzione dei problemi molto gravi che abbiamo davanti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, anche noi dell'UdC siamo contrari a rinviare questo argomento e soprattutto alla «derubricazione» dell'emendamento Borghesi ad un ordine del giorno.
Questa mattina - è stato già ricordato dall'onorevole Vico - un'interrogazione a risposta immediata, a prima firma del presidente del gruppo della Lega Nord, onorevole Reguzzoni, poneva al Governo la domanda concernente i suoi intendimenti per risollevare il mondo della fornitura. Infatti, non dobbiamo dimenticare le difficoltà del credito bancario in corso, il fatto che l'Unione europea ha stabilito in 60 giorni il termine di pagamento delle transazioni commerciali, tenendo conto che la media europea è di 63 giorni e altresì che già il 24 gennaio del 2011 - ossia Pag. 48sei mesi fa - il Consiglio europeo ha emanato una direttiva alla quale facciamo riferimento perché sia inserita nell'allegato B.
Tenuto conto di tutto questo, l'onorevole Reguzzoni e tutti i firmatari della Lega Nord - perché ci sono circa una quindicina di parlamentari della Lega Nord - chiedono al Governo cosa intende fare per soddisfare un'esigenza che viene forte dal Paese, soprattutto dalle piccole e medie imprese, in una fase di discussione sui problemi economici di questo Paese che fanno da anticamera alla discussione della manovra estiva del 2011, per rilanciare lo sviluppo e quindi immettere liquidità nel sistema Paese. Poiché viene stimata in 60 miliardi la parte degli insoluti da parte degli enti che fanno parte della pubblica amministrazione verso le imprese private e tenendo conto che tra le imprese private le transazioni hanno una media di pagamento in 96 giorni rispetto ai 186 giorni della pubblica amministrazione - ma tutti sappiamo che sono ben oltre i 186 giorni i pagamenti della pubblica amministrazione, se è vero come è vero che per quanto riguarda il pagamento dei beni e servizi forniti al settore sanitario la legge di stabilità per il 2011 blocca i provvedimenti esecutivi giudiziari a un anno, quindi a 365 giorni, per cui si arriva anche a 400 giorni di inadempienza - l'onorevole Pini, relatore di questo provvedimento e firmatario di questa interrogazione, chiede che ci si rimetta - leggo testualmente - a ulteriori provvedimenti di carattere finanziario per dare una sistemazione organica alla materia in quanto non ha copertura finanziaria.
Sfido l'onorevole Pini e tutta la Lega Nord perché voti questa proposta emendativa a firma Borghesi e li sfido anche a esibire in quest'Aula un solo documento della Ragioneria generale dello Stato in cui afferma che questa disposizione non ha copertura finanziaria e comunque creerebbe problemi al sistema finanziario della pubblica amministrazione nel suo complesso, perché non ce ne sono. Io faccio parte della V Commissione bilancio e so bene che quando è stato dato il parere negativo sull'emendamento Lulli 9.4 al progetto di legge sullo Statuto delle imprese è stato detto che non aveva copertura finanziaria, ma nessuno ha provato documentalmente che non l'aveva, è stata quindi una valutazione apodittica, discrezionale della V Commissione.
Dobbiamo legiferare e dare giudizi sulla base di documenti, e documenti non ce ne sono, ecco perché come gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo sosterremo con forza questo emendamento al quale in molti abbiamo apposto la firma, a partire dal sottoscritto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Anna Teresa Formisano. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente (Commenti di deputati del gruppo Popolo della Libertà), no, non consegno il testo della mia dichiarazione, caro collega, perché è ora di finirla di dire che le piccole e medie imprese sono il tessuto portante di questo Paese e, poi, alla prova dei fatti, il Governo scappa, perché quando si parla di sviluppo e non si stanzia mai un euro per le piccole e medie imprese è una vergogna! A titolo personale, dico che non presenterò più ordini del giorno perché le prese in giro le lascio tutte a voi, che siete abituati a chiedere ordini del giorno per mettere il pannicello caldo. Noi vogliamo i fatti ed i fatti sono le risorse per le piccole e medie imprese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gottardo. Ne ha facoltà.

ISIDORO GOTTARDO. Signor Presidente, colleghi, vorrei qui riportare la discussione, non tanto per l'attenzione che viene prestata al merito, quanto almeno per quanto rimane a verbale, sul contenuto della direttiva cui si fa riferimento, la n. 2011/7/UE del Parlamento europeo e del Consiglio. Ricordando ai colleghi che tale Pag. 49direttiva, che ha voluto procedere alla rifusione delle disposizioni già contenute nella direttiva n. 2000/35/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 giugno 2000, comporta decisioni che non attengono solo al recepimento e che, quindi, la legge comunitaria deve dare al Governo, che le dovrebbe recepire, indicazioni non astratte, ma precise, formulo alcune considerazioni molto semplici.
La prima questione è la seguente: questa direttiva a decorrere da quando andrebbe applicata? La direttiva prevede di disincentivare i ritardi di pagamento nei contratti che vengono stipulati e chiede che nei contratti venga tutelato il diritto del creditore ad agire automaticamente con interessi di mora, a decorrere da una data stabilita. La seconda questione parte dal presupposto che il diritto transfrontaliero sia uguale a quello interno e che, quindi, il mercato, nel suo complesso, abbia le stesse regole. La direttiva cui accennavo, la n. 2000/35/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, decadrà a partire dal 16 marzo 2013, quindi da quella data rimarrà in vigore esclusivamente la direttiva di cui stiamo ora parlando, la direttiva n. 2011/7/UE del 16 febbraio 2011. Quindi, stiamo parlando di una direttiva che va a sostituire per rifusione e a integrare la precedente direttiva che scade il 16 marzo del 2013. Il Governo entro quale data dovrebbe fare entrare in vigore la nuova direttiva?
Sono tutte questioni che sto ponendo, ma ne potrei porre molte, che evidentemente i presentatori dell'emendamento hanno semplicemente ignorato come indicazione al Governo. Si deve presupporre che chi ha presentato l'emendamento ritenga che il Governo possa fare quello che vuole nel recepimento di questa direttiva. Credo che il Parlamento non possa comportarsi in questo modo e spiego le ragioni. Se dovessimo pensare che nel contenzioso che si apre si possano applicare già di fatto automaticamente le nuove norme anche ai contratti in essere, dovremmo anche dire come si regoleranno le pubbliche amministrazioni, a prescindere dalla copertura finanziaria, nel contenzioso che si apre. La copertura finanziaria, per quanto riguarda i rapporti commerciali con le pubbliche amministrazioni, non mi pare un problema di lana caprina, come qui è stato detto, ma un problema sostanziale. Sappiamo, infatti, quanto la pubblica amministrazione ricorra alla fornitura di servizi, oltre che di merci. Quindi, nel rapporto, che oggi sappiamo benissimo essere dettato da una condizione impari tra creditore e pubblica amministrazione, con una abitudine che va corretta e rimodificata, vi deve essere un cambiamento culturale. Credo che nessuno possa immaginare che il cambiamento culturale in questo Paese - che discende, per esempio, da ritardi di pagamento da parte delle aziende sanitarie, che si dice che in alcuni comuni può dipendere dal Patto di stabilità, ma in molti altri comuni non certo dal Patto di stabilità, ma perché non c'è una copertura finanziaria sufficiente, causa aumenti, revisione dei prezzi e altre questioni - possa avvenire semplicemente dalla sera alla mattina.
Allora, io credo che il legislatore in modo responsabile debba porsi il problema dell'incremento di spesa, perché gli interessi di mora scattano automaticamente, certo a favore della piccola e media impresa, ma comportano un aggravio di spesa pubblica.
Per tutte queste ragioni, noi siamo dell'avviso che nella prossima legge comunitaria 2011, che arriverà qui in settembre, il Governo debba recepire questa direttiva, ma la debba recepire cum grano salis, ovvero fissando dei paletti sulla gradualità dell'entrata in vigore della norma che va a sostituire la precedente direttiva, e ovviamente ponendosi il problema di come coprire la spesa che ne può derivare per la pubblica amministrazione.
Unicamente per questa ragione il nostro voto è contrario, e abbiamo annunciato un ordine del giorno che non sarà generico ma di indirizzo rispetto ai paletti che si vogliono dare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.

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MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, non mi piace il tono esagitato su un problema vero, che però in parte è stato anche risolto. Quindi, in positivo, vorrei portare al dibattito un'esperienza personale. Il problema non riguarda soltanto i comuni virtuosi, riguarda (è un problema ma anche una possibilità) anche quei comuni che hanno in cassa tutti i soldi e che vogliono pagare i fornitori, ma che per rispettare i patti non possono spenderli.
Il mio comune aveva circa 5 milioni di incasso l'altro ieri, ma è indietro con i pagamenti, perché se andiamo troppo svelti a novembre non paghiamo più nessuno per il patto di stabilità.
Questo problema, però, è stato risolto almeno dalle mie parti con un sistema abbastanza semplice, che forse (è questo il motivo del mio intervento) il Governo potrebbe incentivare. Mi riferisco ai cosiddetti fondi di garanzia, fondi costituiti dagli enti locali, dalle associazioni di categoria e dalle banche locali. Basta avere due requisiti per i creditori: essere in regola (pagare i dipendenti regolarmente, ad esempio), ed avere il credito certo, certificato dal comune e dall'amministrazione provinciale che dice: effettivamente questo credito esiste.
A quel punto, un consorzio cui hanno partecipato banche locali, enti locali e associazioni di categoria paga il credito al sessantesimo giorno alle imprese e si assume il rischio del pagamento dall'ente locale. È vero che il pagamento dell'ente locale arriva qualche giorno dopo, qualche settimana dopo, ma gli interessi passivi sono minimi e, quindi, con una piccola quota di partecipazione, si sviluppa questa magia e si riesce a pagare al sessantesimo giorno i fornitori, i quali, a loro volta, possono scontare in banca con data certa il loro credito perché sanno che al sessantesimo giorno è garantito.
In tal modo, si avvia un procedimento virtuoso al termine del quale il comune non va al di fuori del patto di stabilità.
Mi chiedo perché queste iniziative non possano essere riprese un po' da tutte le parti ed attuate, risolvendo così concretamente un problema. Se, invece, parliamo dei massimi sistemi, delle piccole e medie imprese o di altro non risolviamo il problema.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vico. Ne ha facoltà.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, pochi minuti fa (leggo dal resoconto stenografico del question time) il Ministro Vito, rispondendo ad un'interrogazione degli onorevoli Reguzzoni ed altri, ha detto: l'Italia avrà due anni di tempo per recepire tale normativa.
Questa dichiarazione rende esplicita la volontà del Governo, che solo poche ore fa era stata di ordine diverso.
Ancora più sorprendente, sempre per rendere trasparente la discussione in Aula, è la dichiarazione finale (cito il resoconto sommario) dell'onorevole Forcolin, che ringrazia il Ministro per la risposta, esprime soddisfazione per le apprezzabili misure, anche normative, adottate dal Governo, con particolare riferimento al recepimento della direttiva europea sui ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali.
Questo era dovuto all'intera Aula perché decida liberamente sull'emendamento che ci verrà sottoposto.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, siccome una serie di interventi hanno richiamato il fatto che stiamo discutendo non informalmente attorno ad una questione di copertura di un emendamento, richiamandomi all'articolo 81 della Costituzione, al quale si richiama, evidentemente, la Commissione bilancio che ha espresso un parere contrario, e richiamandomi anche alle modalità previste dal comma 3-bis dell'articolo 87 e dall'articolo 86 del Regolamento, vorrei far presente che, proprio perché non possiamo Pag. 51svolgere una discussione a spanne, qui ci è stato detto dal relatore che l'emendamento avrebbe bisogno di una copertura probabilmente di qualche miliardo, e sottolineo qualche miliardo.
Il Governo, sia questa mattina che ora, non ha sostanzialmente addotto alcun numero, nulla relativamente alla possibilità di fare riferimento ad una nota tecnica della Ragioneria generale dello Stato o del Ministero che ci possa dire esattamente il costo del presente emendamento.
Signor Presidente, è evidente che non disponiamo delle ragioni documentali e degli strumenti attraverso i quali sia possibile dire se questo emendamento ha un costo o no. Se ha un costo di questo tipo, vorrei sapere perché stamattina il capogruppo della Lega Nord Padania ha chiesto al relatore ed al Governo di rivedere la posizione su tale emendamento. Infatti, è da quel momento, cioè dalle ore 12 di questa mattina, che noi stiamo discutendo - e siamo ormai alle ore 17 del pomeriggio - attorno ad una richiesta, secondo me giusta, del capogruppo della Lega Nord Padania. Egli ha chiesto al Governo di rivedere la sua posizione, ma il Governo non ha rivisto nulla, nel senso che non è arrivato in Parlamento, e nemmeno in Commissione bilancio, portando documenti che ci dicano esattamente quanto vale e quanto costa questo emendamento.
O l'emendamento, semplicemente, recepisce e dà mandato al Governo di recepire la direttiva europea relativamente ai pagamenti alle aziende, oppure, signor Presidente, stiamo discutendo di una modalità che contempla anche il quanto. Se contempla il quanto, il Governo ci deve dire quanto costa; se non contempla il quanto ed è una delega data al Governo, il Governo stesso ce lo dirà poi quanto costa e, quindi, ora l'emendamento possiamo votarlo.
È già accaduto altre volte, infatti, che il Governo, avendo avuto una delega, quando ritiene di volerla esercitare, promette di arrivare in Parlamento con la documentazione adeguata per indicare quali debbano essere le procedure, i tempi e le modalità per l'attuazione della delega stessa. In questo caso, parliamo di dare attuazione ad una direttiva europea.
Signor Presidente, in questo momento, quindi, anche dal punto di vista regolamentare, stiamo facendo un passaggio abbastanza pasticciato perché c'è una responsabilità politica, oltre che amministrativa, del Governo il quale non è in grado di dire il costo del presente emendamento. Lo faccia dire alla Ragioneria generale dello Stato o lo faccia dire a qualcuno, ma dica esattamente quanto costa questo emendamento.
Se non stiamo discutendo di costi, ma semplicemente di deleghe al Governo, affinché quest'ultimo provveda a dare attuazione ad una direttiva alla quale dovrà provvedere, il Governo stesso dovrà prevedere, a livello di bilancio pluriennale e a livello di adeguamento del bilancio attuale, anche attraverso la nota di revisione del bilancio, la copertura. Costerà di più? Lo dovrà inserire nella manovra finanziaria. Discuteremo nell'ambito della manovra in futuro e il Governo ci dirà, all'interno della manovra stessa, quanto costa questo provvedimento, ma non è possibile una discussione fatta così a spanne. Siccome costa tanto, non c'è la copertura. Questo è il Parlamento italiano, e anche la Commissione bilancio non deve aspettare il Governo per sapere quanto costa un emendamento. La Commissione bilancio dica, sotto la propria responsabilità, quanto costa e noi valuteremo. E, poi, lo valuterà anche il Governo.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, per la verità la prassi costante, anche ripetuta in questo caso, è che la Commissione bilancio dà il proprio parere senza quantificare ed ha espresso un parere contrario. Dal punto di vista politico, poi, tutte le sue argomentazioni possono essere validissime, ma non spetta a me giudicare in materia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, vorrei aggiungere il mio intervento a titolo Pag. 52personale a favore dell'emendamento Borghesi 1.54. Infatti, ritengo che a volte sfuggano alcune questioni fondamentali.
Quando il sistema della pubblica amministrazione ritarda nel pagamento viene poi chiamato a pagare gli interessi di ritardato pagamento. Lo Stato, d'altro canto - ecco il parere della Commissione bilancio che parla di una cifra importante per far rientrare il sistema di questa piaga del ritardato pagamento - parla di un importo di circa tre miliardi che dovrebbe essere erogato per riallineare il termine di 60 giorni.
Mi permetto sommessamente di far osservare che lo Stato quando contrae un debito nei confronti dei cittadini anche attraverso i buoni del tesoro, attraverso i certificati di credito, paga interessi molto più alti di quelli che, invece, vengono erogati per questo ritardato pagamento.
Credo, dunque, che se noi bilanciamo questi costi ci accorgiamo che anche per lo Stato diventa un affare.
Comunque, trattandosi di una delega, sia il Governo a modulare le tempistiche. Noi dobbiamo soltanto affermare un principio preliminare a questa grande piaga.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nannicini. Ne ha facoltà.

ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, nel poco tempo a disposizione vorrei sintetizzare un argomento. L'obiettivo di cassa dei comuni italiani per il 2011 è 4,4 miliardi; quindi, un milione e mezzo di tagli e - ripeto - la cassa dell'anno solare 2011 è 4,4 miliardi. I loro pagamenti sono condizionati da un blocco di cassa.
L'emendamento in esame è giusto perché costringe il Governo e tutti noi a riflettere sull'andamento della cassa. Non si può nascondere la situazione, mentre questo è l'atteggiamento. In Europa si paga a 65 giorni e hanno il patto di stabilità perché hanno un sistema di bilancio per competenza finanziaria, non solo per competenza giuridica. Quindi, su questo c'è da fare un duro lavoro recependo subito la direttiva. Il Governo si metta a lavorare sugli indirizzi da dare agli enti locali e alla spesa pubblica. Infatti, se diciamo «non possiamo» non facciamo mai niente.
L'emendamento Borghesi 1.54 è secco: recepire la direttiva europea e, conseguenze successive, trovare le modalità, perché si devono scoprire quanti sono i ritardi. Infatti, ci sono debiti fuori bilancio anche fuori della competenza giuridica non solo della cassa. Quindi, è necessario aprire una conoscenza nella pubblica amministrazione italiana.
Si tratta, pertanto, di un emendamento sacrosanto, lo sottoscrivo e invito i parlamentari a votare perché da oggi si cambia regola se recepiamo la direttiva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Misiani. Ne ha facoltà.

ANTONIO MISIANI. Signor Presidente, brevemente, il nostro ex collega Vegas ebbe modo di dire che un ordine del giorno non si nega a nessuno. È un'espressione un po' forte che, tuttavia, sottolinea la debolezza dello strumento ordine del giorno rispetto ai contenuti dell'emendamento.
Qui la scelta era piuttosto chiara. Noi dobbiamo recepire entro due anni come termine ultimo, auspicabilmente assai prima, una direttiva europea che stabilisce regole precise per i ritardi di pagamento sia nei rapporti tra pubblica amministrazione e imprese sia nei rapporti tra le imprese.
Voglio sottolineare quest'ultimo punto. Capisco la necessità di approfondire i riflessi sulla finanza pubblica della parte relativa alla pubblica amministrazione, ma c'è una questione di civiltà nei rapporti tra privati.
Noi oggi siamo fuori dall'Europa, abbiamo milioni di piccole e medie imprese che fanno da banche nei confronti delle grandi imprese di questo Paese: è una situazione inaccettabile, bisogna attuare la direttiva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento in esame e per esprimere anche la mia forte, personale convinzione che, davanti ad una scadente, graduale perdita di credibilità della pubblica amministrazione, il fatto di non onorare i debiti abbia una grande incidenza: oltre che, come hanno già detto i colleghi, mettere in grande discussione tutto un sistema produttivo di piccole e medie imprese, si mette in discussione anche la credibilità, ad esempio, dei nostri amministratori locali virtuosi - e mi rivolgo alla Lega, che dice di avere tanta sensibilità - che si trovano ad avere i soldi in cassa, ma nell'impossibilità di dare le risorse a queste benedette imprese che fanno le forniture e che effettuano i lavori.
Pertanto, è un emendamento sacrosanto. Credo veramente che vi sia una larga condivisione del Parlamento, ma anche di tante persone che sono al Governo: allora, si trovi una risposta, non si può continuamente rinviare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, l'emendamento Borghesi 1.54 va condiviso ed anche approvato, e mi rivolgo a tutti i colleghi di tutti i settori del Parlamento. La direttiva europea late payment sui pagamenti entro termini congrui è una direttiva che deve essere nell'allegato B.
Mi rivolgo davvero al Ministro Bossi: come spiegare agli artigiani padani, alle piccole e medie imprese, ai mondi professionali che le amministrazioni dello Stato pagano i loro debiti quando vogliono, dopo 300 o 400 giorni, facendo fallire i mondi produttivi?
Applichiamo la regola europea, recepiamola in Europa, altrimenti tutti gli sforzi per rilanciare la produttività e le riforme per lo sviluppo non avrebbero alcun senso. Non solo noi lo sottoscriviamo, ma davvero rivolgiamo un appello sentito a tutti i colleghi per un voto responsabile innanzi alla crisi che, come ricordato anche da Reteimprese e da tutti i mondi produttivi, attraversa il nostro Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, la discussione che sta andando avanti da prima della sospensione sull'emendamento Borghesi 1.54 fa emergere le contraddizioni che vi sono all'interno della maggioranza, soprattutto nella Lega. Anzi, direi che questa discussione è emblematica di queste contraddizioni.: da un lato, Pontida e la richiesta della Lega di inserire la modifica del patto di stabilità tra le 5 condizioni per poter andare avanti nel sostegno al Governo, e, dall'altra, invece vi è l'ostinazione, naturalmente della maggioranza, ma in particolare della Lega con il relatore su questo provvedimento, a non voler attuare la direttiva europea che introdurrebbe nel nostro ordinamento una norma di ragionevolezza, che è quella di porre un termine prestabilito di 60 giorni nei pagamenti che la pubblica amministrazione deve effettuare.
Noi tutti sappiamo quanto siano essenziali nel nostro tessuto produttivo le piccole e medie imprese, che da anni ormai attendono i pagamenti e subiscono ritardi di mesi e mesi (certe volte superano anche l'anno di tempo) per il lavoro che hanno effettuato e per le forniture nei confronti delle pubbliche amministrazioni.
Quindi, credo che l'emendamento in esame sia non solo da sottoscrivere, ma soprattutto da approvare da parte dell'Aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, credo che sull'emendamento in esame abbiano Pag. 54parlato anche molti altri colleghi del mio gruppo. Certamente, mai un disegno di legge comunitaria è stato affrontato in termini così disarticolati e un po' confusi. Vi era stata anche nel passato qualche difficoltà, ma vi era un percorso ben definito. Credo che qualcosa sia mancato. I colleghi stanno tentando di dare un contributo, che si evince dalla richiesta di rispettare le delibere e gli indirizzi comunitari.
Ritengo che l'emendamento Borghesi 1.54 esprima chiaramente un'esigenza avvertita da tutti anche sul piano economico, le sollecitazioni provenienti da Rete imprese Italia e dagli altri operatori economici. Io ritengo che questo aspetto debba essere considerato. Al di là di questo, credo che saltino anche i principi su cui si basano la ragione e la motivazione del disegno di legge comunitaria.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, vorrei provare a esporre un caso concreto, che dovrebbe stare a cuore al Ministro Bossi: una piccola impresa del nord d'Italia, che ha cinque dipendenti e che ha svolto un lavoro per il proprio comune.
Arriva il 15 del mese, e questa azienda presenta un «brutto» documento, che si chiama F24, con il quale deve pagare i contributi per i propri dipendenti. In quel momento, magari, sono passati due anni da quando l'impresa ha svolto quel lavoro e non è ancora stata pagata dal suo comune; pertanto, non riesce a pagare l'F24, cioè i contributi per i propri dipendenti. Lo Stato, nella sua articolazione, il comune, non lo paga, ma quando non riesce a effettuare il pagamento con l'F24, contestualmente, mette un'ipoteca sulla prima casa oppure sul capannone nel quale l'impresa svolge il proprio lavoro.
Tutto ciò è paradossale: non si possono utilizzare due pesi e due misure perché, in questo modo, mandiamo al macero tutte quelle piccole e medie imprese del nord d'Italia che trainano la nostra economia e che non possono aspettare 200-300 giorni per essere pagate dalle amministrazioni pubbliche.
Pertanto, oggi, dobbiamo inserire questo concetto nel provvedimento in esame e non è sufficiente un ordine del giorno: è un insulto all'intelligenza dei parlamentari pensare di risolvere il problema con un ordine del giorno. In seguito, il legislatore - cioè noi - lo regolerà meglio e dirà quali sono i criteri da applicare. Ma dire «no», a priori, oggi, significa sbeffeggiare tutte quelle piccole e medie imprese del nord che non riescono ad arrivare alla fine del mese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, a norma dell'articolo 86, comma 3, del Regolamento, vorrei chiederle, anche dal punto di vista procedurale, come ci stiamo muovendo.
Ci troviamo ad affrontare il disegno di legge comunitaria, che recepisce alcune direttive del Parlamento europeo. Ebbene, il recepimento di tali direttive - lei, tra l'altro, signor Presidente, ce lo può insegnare, perché ha avuto anche una responsabilità di Governo come Ministro in questo ambito e, pertanto, credo che possa confermarlo - inevitabilmente, comporta da parte dello Stato italiano, soprattutto se ci troviamo in un regime d'infrazione, la messa in campo di risorse per coprirle.
Quindi, vorrei esporre un caso, assolutamente marginale, immagino che sia di poco rilievo per quest'Assemblea: secondo la volontà della maggioranza e del Governo, all'articolo 18 dovremmo inserire una norma che, recependo delle procedure d'infrazione avviate da parte della Comunità europea, non ci mette in condizione di sapere, per esempio, quanto costerà alle casse dello Stato qualora passasse una norma del genere. Pag. 55
Penso che non sia una norma che, una volta approvata, renda costo zero alle casse dello Stato. Non ho visto qual è il parere della Commissione bilancio, per esempio, su quell'articolo.
Però, le vorrei chiedere questo: noi abbiamo una proposta emendativa - nella fattispecie, stiamo parlando dell'emendamento 1.54 del collega Borghesi - che chiede semplicemente il recepimento di una direttiva. Vi è un parere della Commissione bilancio che, se non ho capito male poiché non ho avuto il tempo di leggerlo, è contrario per mancanza di copertura.
Ebbene, vorrei sapere in base a che cosa la Commissione bilancio stabilisce che non c'è copertura, atteso quanto ci ha comunicato il presidente della Commissione politiche dell'Unione europea, alla luce del dibattito che si è aperto per la richiesta - avanzata da questa parte, ma anche da tante altre persone - di un ripensamento da parte della Commissione bilancio di quel parere; e il collega Giorgetti è intervenuto e ha detto che, bontà sua, la Camera può sovranamente anche decidere di votare contro il parere della Commissione bilancio. Bene! Però c'è stato un riesame.
Il relatore della Commissione politiche dell'Unione europea ci ha informato che, in ragione di contatti informali ricevuti dal Governo, questo emendamento comporterebbe una copertura di alcuni miliardi. Dunque, io le pongo tale questione, anche per la certezza di quanto dobbiamo votare, poiché qualora io dovessi decidere di votare contro il parere della Commissione bilancio, per esempio, nella mia responsabilità - lei potrà dire che è marginale, può darsi - conta sapere se ciò comporta 100 mila euro o alcuni miliardi per le casse dello Stato.
Dal momento che non abbiamo tale certezza, in quanto, come affermato dal relatore, si parla - per via informale - di alcuni miliardi, le chiedo, signor Presidente, se è ragionevole affrontare questa materia con un'incertezza di questo tipo e, soprattutto, se è legittimo - e ovviamente lo è - che la Commissione bilancio esprima un parere contrario «a prescindere», nel senso che noi non sappiamo qual è il peso che una norma del genere avrebbe effettivamente sulle casse dello Stato.
Poiché, ripeto, noi potremmo anche decidere, per quanto ci riguarda, di votare contro il parere della Commissione bilancio, le pongo tale questione anche in funzione del buon ordine e del buon andamento dei nostri lavori, nonché per quel minimo di esigenza di comprensione di quello che votiamo, da parte di tutti, non solo di chi le sta parlando e dell'opposizione; mi riferisco anche, per esempio, alle sollecitazioni che sono arrivate - se ricordate - da parte del capogruppo della Lega, Reguzzoni, che sono alla radice del sostanziale rinvio della seduta di questa mattina e del riesame da parte della Commissione competente, poiché ha chiesto al Governo di cambiare parere.
Ora, ci si aspettava che, nel momento in cui vi è stata una tale richiesta da parte di un capogruppo della maggioranza, il Governo dicesse formalmente - e non informalmente, per telefono, al presidente della Commissione, cosa che rimane sicuramente nelle buone intenzioni del relatore, ma che ai fini degli atti parlamentari non ha un gran valore - perché e quali sono i costi reali di questa norma. Altrimenti, io non capisco sulla base di quali certezze affrontiamo un voto del genere.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, a termini di Regolamento, noi procediamo sulla base dei pareri che ci sono dati dalle Commissioni. La Commissione bilancio ha espresso un parere negativo. Peraltro, la Commissione bilancio non è tenuta, nel fornire il parere, a quantificare gli oneri che la inducono ad esprimere un parere negativo, cioè a dire se è negativo perché manca la copertura per un euro o per un miliardo di euro.
Certamente, le questioni che lei solleva hanno un forte impatto e un rilievo politico, almeno così a me sembra. Io posso soltanto chiedere all'onorevole Giorgetti, presidente della Commissione, nonché al rappresentante del Governo, se intendono fornire Pag. 56spiegazioni politiche che solo loro sono in grado di dare, ma che vanno chieste alla loro cortesia e alla loro responsabilità politica, in quanto non ho titolo per, in qualche modo, imporre loro un dovere di risposta.
Onorevole Giorgetti, se intende prendere la parola, prego, ne ha facoltà.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, è chiaro che su questo tema soltanto il Governo e la Ragioneria possono, in qualche modo, elaborare e fornire dati certificati.
Ricordo che l'ammontare dei residui passivi della pubblica amministrazione nei confronti di terze economie ammonta a diverse decine di miliardi di euro, credo che la letteratura, e tutti i colleghi che si occupano di questo argomento abbiano contezza di questo; occorre poi enucleare, all'interno di questo aggregato che, ribadisco è dell'ordine di grandezza di diverse decine di miliardi di euro, quello che si riferisce alla casistica prevista dall'emendamento in termini anche temporali. Non credo che questo problema possa essere risolto in termini rapidi e utili ai nostri lavori.
Ciò nonostante, questa richiesta può essere formulata, dovremo attendere i dati dalla Ragioneria generale dello Stato e poi sulla base dei dati della Ragioneria generale dello Stato, la Commissione Bilancio potrà fare le ulteriori valutazioni, naturalmente dosandole anche in termini politici. Questo è l'ordine di grandezza dell'argomento di cui stiamo parlando. Ribadisco che c'è ampia letteratura, anche giornalistica, su questo argomento ed oserei dire che proprio in queste ore si parla di una manovra finanziaria da parte del Governo che toccherà anche il tema del Patto di stabilità relativo a enti locali e regioni che evidentemente avrà una ricaduta sulla problematica del pagamento nei confronti di terze economie.
Credo quindi che questa correlazione sia di assoluta evidenza; capisco anche le ragioni politiche e di propaganda che suggeriscono al presentatore e ai colleghi di sostenere questo emendamento, però i termini economici e finanziari francamente non credo possano essere risolti, almeno per quanto riguarda l'universo della pubblica amministrazione, in tempi rapidissimi e utili per l'esame di questo provvedimento.

ISIDORO GOTTARDO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ISIDORO GOTTARDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi vorrei ribadire che non credo ci sia...

PRESIDENTE. Onorevole Gottardo, le chiedo scusa, avevo dimenticato che lei ha già parlato, a che titolo intende intervenire?

ISIDORO GOTTARDO. Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Sta bene, ne ha facoltà.

ISIDORO GOTTARDO. Vorrei ricordare che in questo Parlamento, e comunque nella XIV Commissione, non vi è nessuno che sia contrario al recepimento di questa direttiva. Anzi, dalla XIV Commissione, nella fase ascendente, è venuto un contributo affinché questa direttiva fosse applicata anche al sistema della piccola e media impresa che riguarda il sistema italiano.
In sede di Comitato dei nove, oggi pomeriggio, la maggioranza ha formulato una proposta che non è stata purtroppo accolta dal presentatore dell'emendamento, di integrare tale emendamento con delle indicazioni sulle modalità di recepimento della direttiva al Governo, evitando in tal modo la preoccupazione posta dalla V Commissione, per la quale è stato espresso parere negativo, e quindi la volontà della maggioranza di integrare l'emendamento.
Se c'è la disponibilità del presentatore dell'emendamento noi, come maggioranza, ribadiamo la disponibilità a trovare un Pag. 57accordo sull'integrazione di questo emendamento. Lo ribadisco formalmente al presentatore.

PRESIDENTE. Onorevole Gottardo, questo non mi sembra un intervento sull'ordine dei lavori, l'onorevole Borghesi protesta e non ha tutti i torti a protestare.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Peraltro anche lei, onorevole Borghesi, ha già parlato.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi sapevo che avrebbe chiesto di parlare sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, vorrei solo dire che basta prendere il resoconto stenografico della seduta per sapere che quando è stata interrotta la seduta, era proprio perché avevo dato la disponibilità a modificare l'emendamento per tener conto di queste cose. Chiedo scusa ma la questione diventa schizofrenica, avevo già dato la disponibilità allora, mi è stato detto di no e quindi adesso mi pare che solo il voto sia quello che dobbiamo fare.

LUCA BELLOTTI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA BELLOTTI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, credo che - viste le circostanze, onde evitare di «palleggiarci» la situazione e di seguire un po' la volontà di quello che tutti chiedono, vale a dire proseguire nell'esame di questo provvedimento, ed è stato, tra l'altro, sottolineato anche da più esponenti, sia di maggioranza sia di minoranza - sia saggio, anche viste tutte le considerazioni che sono state sviluppate dai colleghi, rimetterci al voto dell'Assemblea, e quindi consentire un suo transito, per poi alla fine verificare casomai le correzioni.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole sottosegretario. Il Governo si rimette all'Assemblea; il relatore cosa fa, conferma il parere contrario o lo cambia?

GIANLUCA PINI, Relatore. Signor Presidente, è ormai un balletto di pareri in virtù di quelli che sono gli umori dell'Aula e, purtroppo, non solo gli umori, ma anche considerazioni politiche che non sono specifiche sull'articolo 1, ma su qualche altro articolo. Noi, in linea di principio, lo abbiamo detto sin da subito, siamo favorevoli al recepimento di questa direttiva, che però non «scade» domani, ma nel 2013.
Vi è già una direttiva sui pagamenti, che proprio da questa viene sostituita. Se si vuole far le corse ed essere più realisti del re, fare i primi della classe, nulla osta, ci rimettiamo all'Aula anche noi.

PRESIDENTE. Intendo che questo intervento del relatore sia svolto a nome del Comitato dei nove e, quindi, valga come parere del Comitato dei nove. Credo che le richieste di parlare degli altri deputati, davanti a questa presa di posizione del Governo e del relatore, decadano.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 1.54, sul quale la Commissione ed il Governo si rimettono all'Assemblea e la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gasbarra, Mariarosaria Rossi, Golfo, Galati, Scanderebech, Traversa, De Torre, Gnecchi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ). Pag. 58

(Presenti 539
Votanti 521
Astenuti 18
Maggioranza 261
Hanno votato
498
Hanno votato
no 23).

Passiamo alla votazione dell'articolo 1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pompili. Ne ha facoltà.

MASSIMO POMPILI. Signor Presidente, com'è noto, l'articolo 1 conferisce una delega al Governo per l'attuazione delle direttive comunitarie, stabilendo i termini e le modalità di emanazione dei decreti legislativi attuativi.
Si tratta, quindi, di un articolo tecnico, e ciò nonostante noi voteremo contro, perché quello che voteremo è un provvedimento che vergognosamente viene presentato alla Camera ancora senza un Ministro di riferimento, dopo nove mesi dalle dimissioni dell'onorevole Ronchi. Discusso con più di un anno di ritardo, è un provvedimento cresciuto a dismisura, che è passato dai 18 articoli originari ai 41 attuali - meno quelli che abbiamo stralciato stamane - con responsabilità del Governo e della maggioranza, che hanno presentato una quantità abnorme di proposte emendative, molte delle quali estranee al contenuto proprio della legge.
La legge comunitaria è stata quindi trasformata in una legge omnibus ed il Governo ha adottato un metodo che non condividiamo e cercherò di chiarire il perché. Mettiamo subito le cose in chiaro: il Governo ha introdotto surrettiziamente un articolo che incide sostanzialmente sulla responsabilità civile dei giudici.
Una sentenza della Corte di giustizia UE, che riguarda una vicenda puntiforme e specifica, quella dei traghetti del Mediterraneo Spa, viene utilizzata come un grimaldello per intervenire su un tema così delicato, ciò dopo gli aspri scontri alla Camera sul «processo breve», dopo l'allungamento del processo introdotto al Senato, dopo le preoccupazioni espresse da eminenti giuristi nelle audizioni riguardanti l'A.C. 4275 (che è la riforma del titolo IV, Parte seconda, della Costituzione, che riguarda l'ordinamento giurisdizionale), dopo le preoccupazioni dell'ANM, dopo l'annuncio da parte del Ministro Alfano di una riforma epocale dell'ordinamento giudiziario, riteniamo gravissimo questo tentativo e chiediamo quindi la soppressione di questo punto.
C'è poi il cosiddetto emendamento «salva RAI». È un articolo che non risponde alle esigenze di adeguamento normativo dell'Unione europea, che pone gravi problemi di costituzionalità che, in un primo momento, addirittura è stato espunto dal Presidente della Camera su iniziativa dell'onorevole Gozi, ma che è stato riscritto e inserito in una forma mascherata che salva però la sostanza ed anche in questo caso ne chiediamo la soppressione.
Il Governo ha insistito poi per l'inserimento nel disegno di legge di un articolo che regola il contratto di fiducia. Ne chiediamo la soppressione, perché esso non costituisce un obbligo comunitario. Si tratta di una forma particolare di trust che richiederebbe un esame ben più attento e appropriato e perché, come comprovato, potrebbe comportare minori entrate nel bilancio dello Stato e quindi nuovi oneri finanziari, né previsti e né prevedibili.
Ho fatto tre esempi tra gli altri citabili, ma qui mi fermo. Il gruppo del Partito Democratico ha invece presentato un numero molto contenuto di emendamenti, tutti pertinenti al provvedimento e non ne è stato accolto nessuno. Anzi, per dire la verità, la maggioranza ha detto «no» ad alcuni nostri emendamenti e poi li ha riscritti per intestarseli. Faccio riferimento a quello sulla confisca di beni frutto di attività illecite e mafiose che richiama anche naturalmente il problema del recepimento della decisione-quadro sulla corruzione per affari privati, anch'essa materia delicatissima che richiede un urgente adeguamento alla normativa europea.
Inoltre, ho fatto riferimento anche all'emendamento che riguarda la direttiva europea per abbassare i tetti degli stipendi dei manager bancari, come pure aveva sollecitato il Presidente Napolitano. Sta Pag. 59mattina ci avete bocciato l'introduzione della direttiva rimpatri; ci preoccupa molto che questa direttiva venga riassorbita nel «decreto Maroni».

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MASSIMO POMPILI. Ci avete bocciato il tema della riqualificazione energetica, comprensiva dell'introduzione a regime delle misure di agevolazione di detrazioni al 55 per cento che ci ha messo come fanalino di coda tra i grandi Paesi europei. Potrei continuare con tutta una serie di emendamenti della maggioranza che andrebbero espunti però, per ragioni di tempo, mi fermo qui.
Confermo il voto contrario del Partito Democratico su questo articolo. Continueremo in modo puntuale una battaglia sugli emendamenti, su questioni che vanno dalla mancanza di criteri e principi attuativi all'efficace azione della direttiva sulle sanzioni ai datori di lavoro che impiegano i lavoratori immigrati, fino a questioni completamente diverse, come quelle che riguardano le guide turistiche.
Ciò perché fino all'ultimo non rinunceremo a dare a questo disegno di legge comunitaria, che è la peggiore degli ultimi anni, almeno appena una parvenza di presentabilità.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Pompili.

MASSIMO POMPILI. Per tutte queste ragioni, ribadisco il voto contrario all'articolo 1 del disegno di legge.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mariarosaria Rossi, Corsaro, Sanga, Vannucci, Iannarilli, Aniello Formisano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Italia dei Valori - Dai banchi dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori si grida «dimissioni, dimissioni»). (Vedi votazionia ).

(Presenti 533
Votanti 532
Astenuti 1
Maggioranza 267
Hanno votato
262
Hanno votato
no 270).

Prendo atto che i deputati Agostini e Fadda hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che i deputati Colucci, Casero e Pionati hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

GIANLUCA PINI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI, Relatore. Signor Presidente, alla luce della bocciatura dell'articolo 1, l'articolo principale che regge i principi e i criteri generali di delega, penso sia non solo opportuno, ma doveroso sospendere la seduta e chiedere la convocazione del Comitato dei nove (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Italia dei Valori).

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, le giornate a cui abbiamo assistito ieri e oggi dimostrano che non si tratta soltanto di sospendere la trattazione del provvedimento, com'è inevitabile dopo la bocciatura dell'articolo 1, ma si tratta che la maggioranza prenda atto di non esistere più numericamente nel Paese e numericamente Pag. 60in Parlamento. È ora che ne tragga le conseguenze, lo deve per rispetto al Paese che vuole essere governato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

GIAN LUCA GALLETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, penso davvero che questo debba essere un momento di riflessione per la maggioranza: siamo alla vigilia di un appuntamento importantissimo, che è quello della manovra finanziaria per gli anni dal 2011 al 2014. Mi chiedo come farà un Governo che non riesce a far approvare l'articolo 1 del disegno di legge comunitaria a portare un disegno di legge sulla manovra finanziaria, in questo Parlamento, degno di questo nome. E sia chiaro che noi non siamo contenti di questo, noi siamo preoccupati della vostra debolezza, perché la vostra debolezza è la debolezza del Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori)!

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, intervengo senza alcuna iattanza, non ce ne sarebbe ragione. Noi questo momento di totale scollatura, sbando ed evaporazione della maggioranza lo avevamo previsto. Avevamo cercato di scongiurarlo e siamo stati trattati come siamo stati trattati. La settimana scorsa il Presidente del Consiglio è venuto per le comunicazioni sul Governo e noi gli abbiamo chiesto dove fosse il Ministro delle politiche comunitarie. Ora credo sia chiaro a tutti che quello che è successo oggi è anche per l'incapacità che il Governo ha avuto in tutti questi mesi di nominare il Ministro per le politiche comunitarie: il disinteresse presuntuoso che il Governo ha mostrato nel non nominare il Ministro per le politiche comunitarie e - peggio che mai - se dietro questa latitanza c'era il calcolo di tenere una poltrona libera non per ragioni politiche, ma per convincere qualcuno a cambiare nuovamente casacca.
Poco fa abbiamo votato un emendamento e siamo felici di averlo fatto. Do atto al presidente della V Commissione (Bilancio), onorevole Giorgetti, di aver tentato, non naturalmente nei confronti dell'opposizione, ma del Governo e della maggioranza, di «mettere qualche puntino sulle i». La misura che abbiamo votato (e sono felice che lo abbiamo fatto a stragrande maggioranza) è stata chiesta e richiesta, cari colleghi, più volte anche dall'interno della maggioranza e per senso del rigore dei conti pubblici è sempre stata rifiutata.
Oggi, invece, in questo clima di sbraco totale - perché di questo si tratta - è stata fatta una cosa buona senza riflessione e senza nemmeno avere contezza di quello che si stava facendo. Mi ricollego alle parole del collega Galletti e chiedo ai ministri presenti, al Governo, ai capigruppo di maggioranza una riflessione per evitare che si arrivi anche al voto della manovra, che forse sarà varata nei prossimi giorni, in questo clima di sbraco (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Unione di Centro per il Terzo Polo).

FABRIZIO CICCHITTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, non è che noi non valutiamo la serietà e la negatività del voto. Aggiungo anche però che noi non è che ci arrendiamo, non è che pigliamo e non consideriamo il fatto che c'è stato un voto di fiducia (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questo è un incidente parlamentare rispetto al quale evidentemente c'è un problema che riguarda Pag. 61anche la presenza dei gruppi. Non ne traggo affatto una conseguenza politica distruttiva nel senso avanzato dall'onorevole Franceschini e poco fa da altri interventi. Per quello che ci riguarda rimaniamo in campo, ci batteremo provvedimento per provvedimento e vi dimostreremo che c'è una maggioranza parlamentare come l'abbiamo dimostrato in occasione del voto di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, vorrei dire al presidente Cicchitto che il problema è proprio quello, che restano in campo, che non si fanno da parte, che non prendono atto di non essere più capaci di fare niente di buono per questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico)! Non prendono atto che - dopo che lo hanno rinviato per un anno - non sono stati capaci di approvare il primo articolo della legge comunitaria.
Non si rendono conto che hanno presentato una manovra finanziaria che è a metà tra una truffa e qualcosa di cui vergognarsi: nel momento in cui chiedono al Paese di fare 45 milioni di euro di tagli e ne regalano 40 al prossimo Governo che verrà...
Caro onorevole Cicchitto, il fatto è che voi restate ancora qui a non decidere, a scaricare sul futuro le vostre responsabilità, a cercare ancora di infilare, come avete fatto in questa manovra finanziaria, norme ad personam. Cosa c'entra con la manovra finanziaria il processo breve? Questo è il danno che state facendo al Paese!
Voi oggi dovreste trarre le conseguenze politiche da un voto che non è un voto casuale, né un incidente di percorso. Ormai non passa giorno senza che la maggioranza si divida, si laceri, si contraddica, annunci una crisi la mattina, le dimissioni di un Ministro il pomeriggio e una potenziale crisi di Governo la sera.
Oggi voi siete il vero grande problema di questo Paese, siete il vero grande fardello rispetto alla possibilità per questo Paese di ricominciare a crescere. Andatevene a casa: è l'unico regalo che potete fare all'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

MARIO PESCANTE, Presidente della XIV Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, Presidente Pescante, ma prima di darle la parola, colgo l'occasione per farle una domanda. Non ho capito quale sia la richiesta della Commissione: se vuole la sospensione della seduta oppure il rinvio del provvedimento ad altra seduta.

MARIO PESCANTE, Presidente della XIV Commissione. Signor Presidente, chiedo la sospensione della seduta perché quest'articolo è la base fondamentale di tutto il resto della legge comunitaria. Per carità, va bene che ci siano interventi di carattere politico - siamo in Parlamento: c'è chi interviene e chi replica - ma, per quanto riguarda il lavoro sulla legge comunitaria, a questo punto non possiamo più andare avanti. Pertanto, chiedo la sospensione, una riunione del Comitato dei nove e poi decideremo.

PRESIDENTE. Presidente Pescante, quindi lei chiede la sospensione e non il rinvio ad altra seduta?

MARIO PESCANTE, Presidente della XIV Commissione. Signor Presidente, questo dovrà deciderlo il Comitato dei nove...

PRESIDENTE. Quindi, presidente Pescante, per il momento chiede la sospensione della seduta. Può valutare la durata della sospensione?

MARIO PESCANTE, Presidente della XIV Commissione. Signor Presidente, credo che non sarà molto difficile per il Comitato dei nove rilevare che, a questo punto, Pag. 62è impossibile andare avanti con il seguito della discussione della legge comunitaria.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, sono lieto che accanto a lei ci sia il presidente Lupi perché ieri, in una situazione diversa, si era posto lo stesso problema.
Il presidente Pescante alla domanda fatta dal Presidente della Camera se ritenesse opportuno chiedere di sospendere la seduta ovvero di rinviare ad altra seduta il seguito del provvedimento ci ha informato - e ne siamo lieti perché siamo veramente interessati a procedere con l'esame del provvedimento, dati i risultati - del fatto che intende chiedere la sospensione della seduta
Vorrei soltanto sapere - lo dico anche al presidente Lupi, che ieri presiedeva la seduta, per la certezza di tutti, maggioranza e opposizione: siamo tutti deputati e stiamo tutti in quest'Aula - atteso che ieri il presidente Pescante, constatato un amorevole rapporto con il Governo aveva chiesto la sospensione di un'ora, mentre poi la seduta è stata rinviata ad oggi, viste le condizioni attuali, in quanto si quantifica la sospensione: in un giorno, in una settimana, in un mese, in un anno. Ci chiediamo in quanto tempo saremo in grado di capire cosa accadrà, non dico nei prossimi dieci minuti perché mi pare troppo, ma magari nei prossimi tre minuti. Dato che sono evidenti le considerazioni fatte dal relatore e dal presidente a proposito dell'impatto di questa bocciatura sul provvedimento, ci chiediamo quale sarà la durata della sospensione dei lavori: sospenderemo per mezz'ora, per un'ora? Le saremmo grati se ce lo facesse sapere. Magari sospenderemo per un anno, se ce lo fa sapere possiamo andare avanti con gli altri punti all'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Abbiamo tutti apprezzato la sua sottile ironia, onorevole Giachetti.
Al di là di ciò, tuttavia mi domando se non sia più opportuno, a questo punto, rinviare ad altra seduta perché mi pare difficile che nell'arco breve di qualche ora si riesca a rimediare a un danno - e chiedo scusa ma non si tratta di una valutazione politica, ma meramente tecnica - che mi pare grave, all'impianto del provvedimento. Presidente Pescante cosa mi dice?

MARIO PESCANTE, Presidente della XIV Commissione. Signor Presidente, non posso che reiterare la mia richiesta di esaminare la situazione nell'ambito del Comitato dei nove perché mi attribuisce una responsabilità che non sono in grado di assumermi, quindi convocazione del Comitato dei nove, penso che approfondendo il discorso anche in contatto con il Governo in un'oretta avremo terminato.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, credo che la responsabilità ce l'abbiano tutti per quello che è successo, com'è possibile dopo che è stato bocciato da quest'Aula l'articolo 1, che è l'architrave fondante di tutto il provvedimento, pensare di tornare nel Comitato dei nove? Serietà vuole che dovrebbero dire signori, abbiamo scherzato dai ieri a oggi, o abbiamo sbagliato, riportiamo il provvedimento in Commissione e rinviamolo ad altra seduta. Non è nemmeno pensabile che si continui con questa manfrina da ieri a oggi, l'Aula ha bocciato il provvedimento, ne prendano atto e si vada avanti diversamente (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, un attimo di attenzione, l'onorevole Compagnon ha formulato una proposta di rinvio ad altra seduta, vorrei sapere se su questa proposta esiste il consenso generale dei Pag. 63gruppi oppure se dobbiamo metterla ai voti, perché a termini di Regolamento questo sarebbe il cammino corretto davanti a noi. Procediamo a metterla ai voti? Colleghi, riduciamo il livello del rumore perché dobbiamo prendere una decisione importante e dobbiamo farlo a termini di Regolamento. Esiste una proposta, la proposta Compagnon, di rinviare ad altra seduta, mentre il presidente della XIV Commissione chiede invece una sospensione della seduta.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, in quest'Aula è prassi abbastanza consolidata che quando su un provvedimento si boccia un articolo o addirittura una forma minore - in questo caso addirittura non è stato approvato l'articolo 1, malgrado sia stato anche oggetto di un emendamento con un consenso molto ampio - la Presidenza permette al Comitato dei nove, quando ne fa richiesta, di riunirsi per valutare formalmente le conseguenze su questo, al di là della considerazione che io o l'onorevole Compagnon o chiunque altro possiamo formulare in Aula in ordine alle conseguenze politiche del voto, perché, signor Presidente, è un atto dovuto la presa d'atto, anche tecnica, da parte del Comitato dei nove e della Commissione, di quanto accaduto.
Quindi credo, signor Presidente, volendo tener fede a una prassi consolidata, non in questa legislatura, ma da sempre in quest'Aula, quando c'è un voto che interviene in maniera significativa sull'iter di un provvedimento - nel caso specifico tutti quanti coloro che a vario titolo hanno voluto sottolineare in un modo o nell'altro politicamente questo voto lo hanno fatto, l'articolo 1 è elemento preminente - credo che nell'attenersi alla prassi consolidata in quest'Aula, se il Comitato dei nove fa richiesta, così come ha fatto attraverso il relatore e il presidente di riunirsi, signor Presidente si dia facoltà al Comitato dei nove di riunirsi e fare una presa d'atto dello stato dei lavori, di tornare in Aula e di formulare una richiesta all'Assemblea su come poter procedere, poi non è facoltà mia - e credo, signor Presidente, neanche sua e di nessun altro - capire di quanto tempo il Comitato dei nove abbia bisogno, però mi sembra evidente che ci sono deputati che hanno seguito da vicino la vicenda, c'è il relatore, c'è il Presidente della Commissione, sanno di cosa si parla e possono valutare in tempi anche piuttosto ragionevoli le conseguenze di quanto accaduto. Quindi, signor Presidente, credo che attenersi alla prassi in questo caso sia atto di assoluto buon senso.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, ho fatto un ragionamento anche di buonsenso e di opportunità politica, ma vedo che la maggioranza insiste e persevera, per cui ritiro la mia proposta, che vadano avanti come ritengono e magari sprofondino ancora un po' di più (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, non voglio assolutamente entrare nel merito di ciò che è accaduto sul piano politico. Vorrei solo sottoporre all'attenzione della Presidenza il fatto che siamo alle prese con una norma particolare. È una «norma vincolata», per cui, al di là delle schermaglie di natura procedurale, in merito al ritorno in Commissione o in Comitato dei nove, ci sarebbe forse anche la necessità di accedere all'ipotesi di convocare la Giunta per il Regolamento, perché stiamo parlando di legge comunitaria; è un provvedimento particolare ed è un obbligo costituzionale. Vorrei solo sottoporre all'attenzione del Presidente anche questo aspetto per le decisioni che vanno prese. Pag. 64Nient'altro, non entro nel merito di quanto è accaduto, nella maniera più assoluta.

PRESIDENTE. Mi permetto a questo punto di fare una proposta. Credo che la cosa più sensata - presidente Pescante, mi ascolti - sia sospendere la seduta per un breve periodo. Il Comitato dei nove si riunisca e torni entro un'ora per dirci se vi sono le condizioni per continuare. A quel punto, procederemo ad assumere le decisioni opportune. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 17,40, è ripresa alle 19,10.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

PRESIDENTE. Ricordo che prima della sospensione della seduta è stato respinto l'articolo 1.
Ha chiesto di intervenire il presidente della XIV Commissione, onorevole Pescante. Ne ha facoltà.

MARIO PESCANTE, Presidente della XIV Commissione. Signor Presidente, vorrei fare una premessa politica: non è una mozione dei sentimenti, ma devo, con un certo rammarico, prendere atto che per la prima volta la riunione del Comitato dei nove non si è conclusa - come è stato in passato per gli altri disegni di legge comunitaria e come è stato anche per questa fino a ieri - con una unanimità di consensi.
Nessun rimprovero a nessuno. Prendo atto di quanto è accaduto, purtroppo molto coerente con il percorso di questo disegno di legge comunitaria per diversi motivi.
Nessuno può addebitare agli altri la responsabilità di quanto è accaduto. Quello che è certo, è il fatto che è stato bocciato un articolo fondante degli altri articoli. Nei confronti dell'Europa - tenendo ben presente che non esistono leggi comunitarie in altri Paesi - ciò è un segnale certo non positivo.
Cerchiamo di recuperare il percorso che abbiamo abbandonato. Vi è stato un impegno comune del Comitato dei nove. Naturalmente, io posso interpretare, ma ci saranno dei membri che fanno parte del Comitato dei nove che lo diranno meglio di me, i quali hanno inteso il voto di oggi su questo articolo come la fine del percorso del disegno di legge comunitaria 2010.
Non lo sto motivando, questo è stato il parere espresso dai colleghi dell'opposizione. Non coincide con il parere della maggioranza e del sottoscritto, in quanto, se il disegno di legge comunitaria 2010 dev'essere abbandonato o meno, farà parte di un esame compiuto di quello che è accaduto e, soprattutto, di quello che è accaduto dal punto di vista tecnico. È caduto un articolo, occorre fare uno screening, comprendere tutte le conseguenze e poi può anche darsi che si arrivi alle stesse conclusioni: ma dopo questo esame, non prima.
Pertanto, signor Presidente, mi riservo di chiedere un incontro al Presidente della Camera e poi, se possibile, per quanto riguarda le valutazioni politiche sul da farsi, è da escludere, a mio modesto avviso, una ripresa immediata delle votazioni nella giornata di domani. Non si tratta di cercare di trovare i numeri per fare cose che oggi non sono passate, il discorso è più complesso (Commenti di deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo)... c'è qualcuno a cui non interessa, ma non devo attirare la sua attenzione.
Pertanto, la proposta che io farei è di rinviare alla Conferenza dei presidenti di gruppo un esame delle valutazioni che noi faremo, che il Comitato dei nove farà, avendo esaminato che cosa è accaduto con la bocciatura di questo articolo.
Quindi, quello che chiedo, signor Presidente, a lei e anche all'Assemblea, è che vi sia una meditata scelta su quando e come riconvocarci su questo argomento, dopo il nostro lavoro che sarà immediato, questa sera e domani, l'incontro che dovrò avere con il Presidente della Camera e, soprattutto, le decisioni che vorranno prendere - come mi dicono essere già Pag. 65avvenuto per un fenomeno analogo, anche se per un provvedimento diverso, al Senato - i presidenti di gruppo che si riuniranno.

PRESIDENTE. Grazie, signor presidente. La sua proposta finale è, dunque, quella di rinviare ad altra seduta il provvedimento.

SANDRO GOZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, vorrei ricordare che noi, sin dall'inizio di questo provvedimento, non ci siamo opposti all'adozione del disegno di legge comunitaria 2010. Vorrei ricordare che eravamo pronti a votarla il 6 aprile, quando la maggioranza ha deciso di rinviarla in Commissione per fare spazio al «processo breve».
Siamo contrari a una legge comunitaria che contiene una serie di norme che, a nostro parere, non devono stare nella legge comunitaria. Non vorrei che emergesse che la posizione della opposizione sia che noi siamo contrari alla legge comunitaria e siamo contrari ad adempiere ai nostri obblighi europei. Noi abbiamo manifestato la nostra opposizione su un provvedimento che è stato gestito male e il cui contenuto è peggiore della gestione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, intervengo per ribadire che anche il mio gruppo non è contrario ad approvare la legge comunitaria; il mio gruppo, come penso tutta l'opposizione, è contrario ad una legge comunitaria che ha preso il posto dei famosi decreti milleproroghe: tutto quello che non si può mettere lì dentro adesso si tende a scaricarlo sulla legge comunitaria. Non è questa la funzione della legge comunitaria (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Partito Democratico). In aggiunta a questo, vi è una maggioranza che non ha il coraggio di affrontare a viso aperto un confronto per esempio sulla necessaria riforma dell'istituto della responsabilità dei giudici e delle garanzie dei cittadini nelle sedi proprie, che sono la Commissione giustizia e forse, anzi probabilmente, la I Commissione, Affari costituzionali. Anzi, con il pretesto di una direttiva europea, tale maggioranza tenta surrettiziamente di fare una riforma di ampia portata, allargando smisuratamente una direttiva che noi avremmo volentieri recepito, perché non dobbiamo neanche cedere ai ricatti del partito dei giudici, ma avremmo recepito nell'ambito di quello che effettivamente ci chiede di fare la sentenza. Ciò a parte il fatto che è stata sospetta anche la fretta di recepire quella sentenza quando è ancora in corso un appello e dall'appello la sentenza potrebbe uscire anche modificata. In tante altre occasioni ci hanno detto di aspettare.

PRESIDENTE. Onorevole Buttiglione, siamo d'accordo sul rinvio quindi mi sembra...

ROCCO BUTTIGLIONE. Noi siamo pronti anche a dare un contributo sul modo di venire fuori dalla difficoltà perché siamo tutti interessati a venire fuori da questa situazione. L'Italia non può uscirne danneggiata e non può uscirne danneggiato il Paese, con un ritardo ulteriore rispetto a provvedimenti che già da tempo avrebbero dovuto essere inseriti nell'ordinamento (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, noi come gruppo dell'Italia dei Valori non ci opponiamo al rinvio però non possiamo accettare l'intervento del presidente Pescante, che immagina di poter Pag. 66scaricare la responsabilità di quanto successo sulle opposizioni, che hanno fatto legittimamente, coerentemente, una loro battaglia politica. Quello che è successo è esclusiva responsabilità di quella che ancora si chiama una maggioranza, ma che nei fatti si è liquefatta, che ha pasticciato, da un anno a questa parte, intorno a un provvedimento complesso, che lo ha caricato di altri significati e di altri sensi, che lo ha trasformato nel passaggio dalla Camera al Senato e dal Senato alla Camera.
Voglio ricordare che questa mattina avete preteso di stralciare tutta una parte del provvedimento, siete andati sotto questa mattina, siete andati sotto questo pomeriggio e infine siete stati bocciati su quello che era il principale articolato. Allora, si poteva ben arrivare a queste conclusioni già due ore fa, senza fare questo supplemento di indagine, che non è servito praticamente a niente; da questo punto di vista onore al merito, aveva ragione l'onorevole Compagnon quando suggeriva di rinviare il provvedimento ad altra data, siamo ora alle stesse conclusioni, però voglio sottolineare che questa legge, che doveva essere quella dell'emendamento Pini se passerà in qualche modo alla storia ci passerà per l'emendamento Borghesi.

ANTONIO BUONFIGLIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BUONFIGLIO. Signor Presidente, vorrei chiarire che non siamo contro la legge comunitaria 2010, ma contro questo provvedimento. Questo abbiamo chiesto nel Comitato dei nove, che ieri poi responsabilmente, visto che si abusa di questo termine, di questo avverbio, responsabilmente, ha preso all'unanimità la decisione. Anche perché la legge comunitaria e l'adeguamento dell'Italia può essere fatto anche attraverso una riserva di amministrazione e troppo spesso invece il ricorso alla legge serve solamente ad allargare, così com'è stato fatto nel caso dell'articolo 18.
Condividiamo le conclusioni del Presidente Pescante, soprattutto quando dice che bisogna risolvere un problema politico, con il rinvio alla Presidenza della Camera e alla Conferenza dei presidenti di gruppo. Veniva, infatti, ricordato il precedente del Senato, ma in quel caso vi è stata una decisione della Conferenza dei presidenti di gruppo all'unanimità.
Segnaliamo ancora una volta come, forse, tra i tanti problemi politici, vi è da risolvere ancora quello della nomina del Ministro delle politiche comunitarie, di cui l'Italia è ormai sprovvista da qualche mese (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Rimane allora stabilito che il seguito dell'esame del disegno di legge comunitaria 2010 è rinviato ad altra seduta.

Seguito della discussione del testo unificato dei progetti di legge: Mussolini; Bindi ed altri; Palomba e Borghesi; Capano e Ferranti; d'iniziativa del Governo; Binetti ed altri; Brugger e Zeller: Disposizioni in materia di riconoscimento dei figli naturali (A.C. 2519-3184-3247-3516-3915-4007-4054-A) (ore 19,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato dei progetti di legge di iniziativa dei deputati Mussolini; Bindi ed altri; Palomba e Borghesi; Capano e Ferranti; d'iniziativa del Governo; Binetti ed altri; Brugger e Zeller: Disposizioni in materia di riconoscimento dei figli naturali.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali ed hanno avuto luogo le repliche del relatore e del rappresentante del Governo.

(Esame degli articoli - A.C. 2519-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato dei progetti di legge, nel testo della Commissione. Pag. 67
Ricordo che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 2519-A ed abbinati), che sono distribuiti in fotocopia.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 89 del Regolamento, l'emendamento Montagnoli 3.100, non previamente presentato in Commissione, in materia di attribuzione del nome.
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni per le votazioni a scalare.
A tal fine, il gruppo dell'Italia dei Valori è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, credo che non possiamo affrontare in maniera affrettata un tema così importante come quello all'ordine del giorno. Quindi, apprezzate le circostanze, considerando che sono le 19,20, dovremmo interrompere una discussione che potremmo svolgere tranquillamente nella mattinata di domani. Si tratta, inoltre, di un provvedimento per il quale i tempi non sono contingentati e, quindi, ci prenderemo tutto il tempo necessario.
Le chiedo, quindi, signor Presidente, se non vi è contrarietà da parte degli altri gruppi, di apprezzare le circostanze e di riconvocarci domani mattina.

PRESIDENTE. Vi è quindi una proposta di rimandare a domani mattina per affrontare unitariamente le disposizioni in materia di riconoscimento dei figli naturali. Se non vi sono obiezioni, si intende così stabilito; ricordo che l'Assemblea è convocata per domani alle ore 10.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,22).

JEAN LEONARD TOUADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

JEAN LEONARD TOUADI. Signor Presidente, prendo la parola con rabbia e dolore, per richiamare l'attenzione del Governo sulla situazione della sicurezza nella città di Roma.
È notizia di oggi che un giovane di 29 anni, Alberto Bonanni, è stato vittima di un pestaggio; uno stupro alcuni giorni fa, sei-sette omicidi in una settimana, l'aumento delle violenze contro le donne in questa città e, poi, l'aumento, da sei mesi a questa parte, dei reati predatori.
Di fronte a questo una insufficiente dotazione in termini di uomini e di risorse per la sicurezza a Roma. Dai dati che emergono, abbiamo nell'area del Municipio del centro storico un poliziotto per 209 abitanti e, nelle periferie, un poliziotto ogni 1.846 abitanti. Al di là di questo, signor Presidente, vi è la netta percezione di una città allo sbando, dove il tessuto connettivo si è frantumato. Una città senza inclusione né presidi culturali. La città non è più una comunità urbana.
Chiedo al Ministro dell'interno, alla vigilia dell'erogazione della terza tranche del Patto per Roma sicura, di verificare cosa non ha funzionato in questo Patto, e come sono stati utilizzati uomini e risorse. Roma è la capitale d'Italia, ha una funzione universale, in quanto sede della cattolicità ed ha dei flussi turistici importanti.
È impensabile che la sicurezza a Roma sia così sguarnita in dotazioni, in uomini e strumenti. Chiedo al Governo di essere coerente: avendo vinto la campagna elettorale comunale e politica del 2008 proprio sulla sicurezza, ebbene il banco di prova di questo impegno per la sicurezza Pag. 68è la città di Roma (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, sono un modestissimo deputato, però non riesco a capire il ritmo dei lavori di quest'Aula. Mi può spiegare perché domani l'Assemblea non può essere convocata alle 9 del mattino e cercare di andare avanti con i lavori? Stiamo perdendo ore ed ore tutti i giorni.
Posso capire che il martedì, quando si arriva, si possa iniziare un po' più tardi, ma nel resto delle giornate si buttano via un mucchio di ore di rinvio in rinvio (lasciamo perdere le motivazioni politiche di oggi). Ritengo che alle 9 del mattino possa essere convocata l'Aula, tanto ciò vuol dire iniziare a lavorare alle 9,30, finita la lettura del processo verbale della seduta precedente. Un po' più di ritmo, signor Presidente (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 30 giugno 2011, alle 10:

1. - Seguito della discussione del testo unificato dei progetti di legge:
MUSSOLINI; BINDI ed altri; PALOMBA e BORGHESI; CAPANO e FERRANTI; D'INIZIATIVA DEL GOVERNO; BINETTI ed altri; BRUGGER e ZELLER: Disposizioni in materia di riconoscimento dei figli naturali (C. 2519-3184-3247-3516-3915-4007-4054-A).
- Relatore: Mussolini.

2. - Seguito della discussione della proposta di legge:
S. 10-51-136-281-285-483-800-972-994-1095-1188-1323-1363-1368 - d'iniziativa dei senatori: IGNAZIO ROBERTO MARINO ed altri; TOMASSINI ed altri; PORETTI e PERDUCA; CARLONI e CHIAROMONTE; BAIO ed altri; MASSIDDA; MUSI ed altri; VERONESI; BAIO ed altri; RIZZI; BIANCONI ed altri; D'ALIA e FOSSON; CASELLI ed altri; D'ALIA e FOSSON: Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento (Approvata, in un testo unificato, dal Senato) (C. 2350-A).
e delle abbinate proposte di legge: BINETTI ed altri; ROSSA ed altri; FARINA COSCIONI ed altri; BINETTI ed altri; POLLASTRINI ed altri; COTA ed altri; DELLA VEDOVA ed altri; ANIELLO FORMISANO ed altri; SALTAMARTINI ed altri; BUTTIGLIONE ed altri; DI VIRGILIO ed altri; PALAGIANO ed altri (C. 625-784-1280-1597-1606-1764-bis-1840-1876-1968-bis-2038-2124-2595).
- Relatori: Di Virgilio, per la maggioranza; Palagiano, di minoranza.

(al termine delle votazioni)

3. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 19,25.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 4059-A/R - em. 1.1 550 550 276 273 277 23 Resp.
2 Nom. em. 1.4 , 1.7 550 550 276 273 277 22 Resp.
3 Nom. em. 1.301 n.f. 549 281 268 141 280 1 22 Appr.
4 Nom. em. 1.501 550 282 268 142 281 1 22 Appr.
5 Nom. em. 1.500 551 277 274 139 277 22 Appr.
6 Nom. subem. 0.1.300.300 539 271 268 136 271 23 Appr.
7 Nom. em. 1.300 548 274 274 138 274 22 Appr.
8 Nom. em. 1.52 552 551 1 276 272 279 21 Resp.
9 Nom. em. 1.21 558 557 1 279 275 282 21 Resp.
10 Nom. em. 1.53, 1.55 555 553 2 277 271 282 21 Resp.
11 Nom. em. 1.51 552 551 1 276 273 278 22 Resp.
12 Nom. em. 1.54 539 521 18 261 498 23 33 Appr.
13 Nom. articolo 1 533 532 1 267 262 270 26 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.