Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute >>

XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 372 di mercoledì 22 settembre 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 10.

EMILIA GRAZIA DE BIASI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Bocchino, Brugger, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Dal Lago, Franceschini, Alberto Giorgetti, Lo Monte, Lucà, Martini, Ravetto, Reguzzoni, Sardelli, Stefani, Tabacci e Urso sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Cessazione del mandato parlamentare del deputato Marcello Taglialatela.

PRESIDENTE. Comunico che in data 20 settembre 2010 è pervenuta alla Presidenza la lettera dell'onorevole Marcello Taglialatela. «Caro Presidente, a seguito della mia recente nomina ad assessore all'urbanistica e governo del territorio della regione Campania e constatata l'incompatibilità prevista dalla Costituzione tra il mio attuale mandato parlamentare e la mia nuova carica regionale, mi vedo costretto a rassegnare le dimissioni da deputato della Repubblica. Con viva cordialità, Marcello Taglialatela».
Trattandosi di un caso di incompatibilità in conformità all'indirizzo espresso dalla Giunta per le elezioni nella seduta del 22 settembre la Camera prende atto a norma dell'articolo 17-bis, comma 2, del Regolamento di questa comunicazione e della conseguente cessazione del deputato Taglialatela dal mandato parlamentare.

Proclamazione di un deputato subentrante.

PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito della presa d'atto, nella seduta odierna, delle dimissioni del deputato Marcello Taglialatela, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato, in data odierna - ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361 - che il candidato che, nell'ordine progressivo della stessa lista n. 9 - Popolo della Libertà, nella medesima XIX Circoscrizione Campania 1 segue immediatamente l'ultimo degli eletti risulta essere Domenico De Siano.
Do atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento per la XIX Circoscrizione Campania 1 Domenico De Siano.
S'intende che da oggi decorre il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.

Pag. 2

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,03).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Discussione di una domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni nei confronti del deputato Cosentino (Doc. IV, n. 6-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame di una domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni nei confronti del deputato Cosentino.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
La Giunta per le autorizzazioni propone di negare l'autorizzazione.

(Discussione - Doc. IV, n. 6-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Ha facoltà di parlare il relatore per la maggioranza, onorevole Lo Presti, che non vedo in aula. Verifichiamo se l'onorevole Lo Presti è nei pressi, per favore.

ANGELO COMPAGNON. Manca il Governo!

PRESIDENTE. Manca anche il Governo. Per ora manca il relatore per la maggioranza! Non ci sono notizie dell'onorevole relatore per la maggioranza?

ANTONINO LO PRESTI, Relatore per la maggioranza. Eccomi!

PRESIDENTE. Onorevole relatore per la maggioranza, prego, ha facoltà di parlare.

ANTONINO LO PRESTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, mi scuso per il ritardo ma il mio intervento sarà molto telegrafico signor Presidente, perché la relazione sulla vicenda che riguarda l'uso delle intercettazioni dell'onorevole Cosentino è stata depositata agli atti della Camera il 7 maggio 2010. I colleghi dunque hanno avuto tutto il tempo di valutarla, di leggerla e di approfondirla. La relazione è il portato di una decisione della Giunta che, a maggioranza, ha stabilito di negare l'uso delle intercettazioni dell'onorevole Cosentino intercettato mentre ha dei colloqui con personalità sottoposte ad indagine. La decisione della Giunta, signor Presidente, è nel solco di una sequela di deliberati conformi che hanno negato in fattispecie analoghe l'uso delle intercettazioni del deputato che sia stato compiuto a seguito di colloqui con persone indagate.
Per brevità e per consentire poi che il Parlamento e i colleghi possano sviluppare il dibattito, approfondito se lo credono, in relazione a quella che poi ovviamente è la polemica politica che si è innescata in questi giorni attorno a questo caso, mi limito quindi a riportarmi alla lettura del testo della relazione depositata agli atti, confermando che la Giunta, a maggioranza, ha espresso la sua volontà, che sottopone quindi al vaglio dell'Assemblea, di non autorizzare l'uso delle intercettazioni dell'onorevole Cosentino nel corso del procedimento penale di cui in oggetto.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la relatrice di minoranza, onorevole Samperi.

MARILENA SAMPERI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, le intercettazioni di cui stiamo discutendo si inseriscono nell'ambito di un'indagine della procura di Caserta, di cui l'Assemblea ha conoscenza perché si è già espressa per quanto riguarda la richiesta dell'autorizzazione agli arresti dell'onorevole Cosentino. Pag. 3Oggi ci viene chiesta l'autorizzazione all'utilizzo delle intercettazioni, intercettazioni avvenute nell'ambito della stessa identica inchiesta. Quello di cui oggi noi ci dobbiamo occupare è se sussista o meno il fumus persecutionis nei confronti dell'onorevole Cosentino per quanto riguarda questa indagine e questa richiesta, quindi di questo io mi occuperò e a questo mi atterrò, perché il compito della Giunta è un compito puramente tecnico: le valutazioni politiche saranno a latere.
Queste intercettazioni sono state regolarmente autorizzate, sono state concluse entro i termini di efficacia dei relativi decreti di attuazione e quindi sotto questo profilo non vi è nessuna eccezione e non vi è nessun dubbio che non vi sia fumus persecutionis.
Per quanto poi attiene alla legittima acquisizione delle comunicazioni invece, in relazione al carattere indiretto delle intercettazioni, dobbiamo rilevare che sono moltissime le intercettazioni a carico delle utenze di Valente e dei fratelli Orsi e quindi non si può presumere che «di mira» ci sia stato l'onorevole Cosentino e che in effetti le intercettazioni siano state dichiarate indirette per glissare la norma precisa che richiede che per intercettare qualsiasi parlamentare va chiesta l'autorizzazione preventiva alla Giunta e alla Camera dei deputati. Quindi, noi ci troviamo di fronte ad intercettazioni sicuramente indirette, anche perché l'onorevole Cosentino non risultava iscritto nel registro degli indagati prima del 2008 e queste intercettazioni sono tutte relative a periodi precedenti il 2008. Dunque, noi ci troviamo in presenza di intercettazioni che sono avvenute nell'ambito di altri procedimenti, tutti anteriori alla data del 2008, ci troviamo di fronte ad un'iscrizione nel registro degli indagati dell'onorevole Cosentino che è datata 2008 e quindi non vi è alcun elemento che possa indurci a considerare dirette queste intercettazioni, che sono assolutamente casuali.
Tra le altre cose, a conferma di quanto stiamo sostenendo, vi è una sentenza della Corte di cassazione - contro cui Cosentino ha proposto ricorso per il rigetto e per l'annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare - che, analizzando gli atti, certifica e sostiene proprio questo elemento.
Prima del 2008, cioè, non si poteva costruire un quadro di accusa nei confronti dell'onorevole Cosentino e solo dopo l'avvio della collaborazione di Vassallo, di Valente e dei fratelli Orsi si è potuto ricostruire un quadro di malaffare e di intrigo tra politica, imprenditoria e camorra, che è diventato chiaro solo allora, solo da quel momento in poi. Ecco perché riteniamo che vi siano tutti gli elementi per concedere l'autorizzazione.
Tra l'altro, coerentemente all'assunzione di questa decisione, il Partito Democratico e la maggioranza, durante la scorsa legislatura, avevano già deliberato, per esempio, l'autorizzazione all'utilizzo delle intercettazioni dell'onorevole Fassino, che non era nemmeno indagato. Ma il ragionamento...

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Samperi, il suo tempo è terminato.

MARILENA SAMPERI, Relatore di minoranza. Concludo, signor Presidente, sul punto di diritto. Ecco il motivo per il quale invitiamo l'Assemblea a votare per l'utilizzo delle intercettazioni che, tra l'altro, potrebbero anche risultare giovevoli all'onorevole Cosentino.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore di minoranza, onorevole Palomba.

FEDERICO PALOMBA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, onorevoli colleghi, illustrerò ora le ragioni per le quali ho presentato, a nome dell'Italia dei Valori, una relazione di minoranza che va in senso contrario alla proposta della Giunta per le autorizzazioni.
Abbiamo sempre sostenuto - e a tale regola ci siamo sempre attenuti, rientrando essa nei principi giuridici ed etici del nostro partito - che le Camere, nell'applicare l'articolo 68 della Costituzione nelle sue varie previsioni, devono evitare di sostituirsi alla magistratura nel ruolo tipico che compete a questo potere dello Pag. 4Stato, cioè dicere ius, che significa accertare i fatti, dare loro una qualificazione giuridica e valutarne l'attribuibilità ad una o più persone.
Troppo spesso, invece, accade che il Parlamento si autodifenda e che i parlamentari coprano i propri colleghi, ritenendo generalmente insussistente l'insindacabilità o negando generalmente l'autorizzazione all'uso delle intercettazioni, come ha ricordato, poco fa, il collega, relatore per la maggioranza Lo Presti, parlando di una sequela di decisioni contrarie all'uso di intercettazioni. Questa non è una cosa bella, e tanto meno lo è nei casi di comportamenti di parlamentari cosiddetti extra moenia, consistenti, cioè, in condotte che non sarebbero consentite in atti tipici della funzione parlamentare.
Parimenti, troppo spesso, il Parlamento non concede l'autorizzazione all'uso di mezzi istruttori importanti, come le intercettazioni e i sequestri, così come, infine, da oltre vent'anni, non autorizza l'esecuzione di una misura cautelare. Ecco perché siamo sempre costantemente contrari a questa prassi del Parlamento, a questa prassi di autodifesa della casta.
Le intercettazioni di cui ci occupiamo attestano senza più incertezze che il collega Cosentino è calato ed inserito in una realtà inquietante. Non vogliamo emettere sentenze, né assumere valutazioni, ma diciamo questo perché è necessario, ancor più, che la magistratura possa indagare in questo caso, trattandosi di un parlamentare. D'altra parte, non solo la Corte di cassazione, cui egli si è rivolto per l'annullamento della misura cautelare, ha sonoramente smentito le sue precarie tesi difensive, ma il medesimo giudice Piccirillo di Napoli, dimostrando equilibrio e serietà, ha dato riscontro negativo ad una successiva domanda cautelare della procura.
Quindi, non sussiste assolutamente alcun fumus persecutionis, tanto più che quella stessa magistratura napoletana, che si è comportata in maniera così equilibrata nel caso Cosentino, ha indagato anche nei confronti di illustri esponenti del centrosinistra.
Già era stato notato in relazione alla domanda di arresto che l'inchiesta non è connotata da parzialità politica, né la distanza temporale tra la richiesta di utilizzo delle intercettazioni e le intercettazioni stesse, è sintomatica di una qualche volontà persecutoria.
In conclusione, noi del gruppo Italia dei Valori riteniamo che la domanda di autorizzazione qui in esame non sia affatto persecutoria, perché basata su elementi di fatto incontestati e gravi. Decidere per il diniego screditerebbe la Camera agli occhi dell'opinione pubblica, esponendola al fondato rilievo di difesa corporativa ad ogni costo dei propri componenti. Voglio anche ricordare che in ipotesi in cui venga sollevato il conflitto di attribuzione da parte della magistratura ordinaria, come quasi sempre è accaduto la Corte costituzionale darebbe torto alla Camera dei deputati che assume soltanto una funzione di difesa corporativa. Invitiamo quindi l'Assemblea a votare contro la proposta della Giunta per le autorizzazioni.

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.

(Dichiarazioni di voto - Doc. IV, n. 6-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
Non vedo l'onorevole Della Vedova. Se si può pregare l'onorevole Della Vedova di accelerare il suo ingresso in Aula, visto che era qui poc'anzi.

GIUSEPPE CONSOLO. È in Aula, Presidente.

PRESIDENTE. È in Aula ma è invisibile, evidentemente. Ecco che è arrivato. Prego, onorevole Della Vedova, ha facoltà di parlare.

Pag. 5

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, chiedo scusa, sono stato male informato sui tempi. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci rendiamo perfettamente conto che l'autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni telefoniche indirette a carico di un parlamentare pone un problema di grande rilievo costituzionale. Non è di questo però che dobbiamo occuparci; i punti fermi su cui invece tutti dobbiamo concordare sono due: il primo è che l'articolo 68 della Costituzione è a tutela non dei singoli parlamentari, ma dell'intero Parlamento e dell'esercizio di un mandato in cui si esprime la sovranità popolare. Il secondo punto, altrettanto importante, è che il voto del Parlamento non può essere motivato da ragioni di solidarietà o ostilità politica nei confronti di un collega, il voto della Camera non può essere pregiudizialmente a favore o contro un proprio componente. Quanto l'articolo 68 della Costituzione consente non è la tutela assoluta dei parlamentari, poiché ne è autorizzabile perfino l'arresto, né un giudizio politico delle Camere, poco importa se favorevole o contrario ad una richiesta dell'autorità giudiziaria. La Camera ha già respinto una richiesta di arresto a carico del collega Cosentino, ora si tratta di respingere o autorizzare l'utilizzo di un certo numero di intercettazioni a carico di terzi, disposte nell'ambito di procedimenti in cui l'onorevole Cosentino, al tempo, non risultava indagato e che adesso si intendono utilizzare contro di lui. Non c'è alcun elemento che possa far pensare al fumus persecutionis. La prudenza che la Camera ha dimostrato in precedenza nel non autorizzare l'arresto del collega Cosentino, non trascina con sé un giudizio di irrilevanza rispetto ad atti istruttori sui quali non spetta comunque alla Camera, ma agli organismi inquirenti e giudicanti, trarre conclusioni definitive in sede giudiziaria.
Del collega Cosentino non possiamo che presupporre la buona fede e l'innocenza e contiamo che questa possa emergere, al di là di ogni dubbio, anche in sede processuale. Tuttavia, abbiamo il dovere di riconoscere la medesima buona fede anche a quei magistrati i cui risultati nell'azione di contrasto alla criminalità organizzata tutti quotidianamente celebriamo, anche ascrivendola giustamente al merito dell'azione del Governo, soprattutto in quelle aree in cui lo Stato contende alla criminalità organizzata il controllo del territorio e, quindi, di fatto la sovranità politica.
Il collega Cosentino ha avuto un atteggiamento positivo di fiducia e di sicurezza sulla mancanza, anche in queste intercettazioni, di elementi a suo carico, tali da confermare le accuse gravi che gli vengono mosse. L'inconsistenza delle accuse che l'onorevole Cosentino denuncia non potrà che emergere ancor più chiaramente se l'autorità giudiziaria potrà procedere utilizzando tutti i mezzi istruttori che essa ritiene rilevanti.
Il nostro garantismo - che non è in discussione - si esplica nel vigilare che indagini e processi, compreso quello al collega Cosentino, siano equi e rispettosi fino in fondo della difesa: difesa che, però, non è il Parlamento a dover esercitare. Anche per questa ragione, riteniamo che non esistano motivi per respingere la richiesta del giudice per le indagini preliminari di Napoli. Il gruppo Futuro e Libertà per l'Italia voterà, dunque, contro la proposta della Giunta per le autorizzazioni, a scanso di ogni equivoco, parlando anche per coloro che sembrano non voler sentire.
I deputati di Futuro e Libertà per l'Italia si sentono tutti, senza eccezioni, vincolati dal patto con gli elettori stipulato nel 2008. Il loro sostegno convinto al Governo Berlusconi nell'attuazione del programma non è mai stato in discussione e non lo sarà fino all'ultimo momento di vita del Governo, che noi vogliamo coincida con la scadenza naturale della legislatura. L'ostilità nei confronti del nostro gruppo e il tentativo pasticciato, quanto illusorio, di costruire una maggioranza posticcia, ma indipendente dai voti di Futuro e Libertà per l'Italia, non è un contributo alla stabilità politica dell'Esecutivo. Pag. 6
Per le sue caratteristiche - e concludo, signor Presidente - il voto di oggi non è, né può essere ricondotto ad un vincolo di maggioranza. Votiamo a favore dell'uso delle intercettazioni, non votiamo e non voteremo contro il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, il gruppo Unione di Centro ha valutato con molta attenzione e serietà il caso Cosentino, che è al nostro esame. Vi sono tre elementi che ci inducono a ritenere fondata la richiesta di autorizzazione all'utilizzo delle conversazioni intercettate, avanzata dal giudice per le indagini preliminari di Napoli, e insussistente il fumus persecutionis nei confronti del deputato Cosentino. Dunque, voteremo contro la proposta, avanzata a maggioranza dalla Giunta, per il diniego dell'autorizzazione.
La prima ragione è di stretto merito e deriva proprio dagli atti processuali: da essi si evince il sostanziale rispetto del sistema delineato dagli articoli 4 e 6 della legge 20 giugno 2003, n. 140, secondo cui, laddove il parlamentare sia stato bersaglio diretto dell'attività intercettiva sin dall'epoca del suo espletamento, la Camera di appartenenza debba essere coinvolta prima che l'attività di intercettazione sia intrapresa, con esiti di radicale inutilizzabilità, invece, delle intercettazioni nel caso contrario.
Nel caso in esame che riguarda, appunto, il deputato Cosentino, abbiamo avuto una pluralità di interlocutori intercettati: tre soggetti monitorati, ossia Valente Giuseppe, Orsi Sergio e Orsi Michele.
Tutto è stato documentato da decine di registrazioni che non coinvolgono l'onorevole Cosentino, il che dissipa anche il sospetto che questa captazione possa essere stata fatta per aggirare l'obbligo della preventiva autorizzazione, stabilita, appunto, dall'articolo 4 della legge.
Ci troviamo, insomma, in quel caso descritto dalla giurisprudenza costituzionale come un ingresso accidentale del parlamentare nell'arena dell'ascolto; di ciò c'è ampia conferma negli atti processuali, e siamo dunque sereni.
Il secondo punto riguarda il rispetto dell'articolo 268 del codice di procedura penale, comma 6, secondo cui il giudice deve disporre l'acquisizione delle conversazioni che non appaiano manifestamente irrilevanti. In questo caso la conferma che non siano manifestamente irrilevanti ci proviene dagli stessi difensori del deputato Cosentino che, in sede processuale, non hanno mai eccepito l'irrilevanza.
Vi sono poi numerosi altri riscontri che confermano la congruità e la rilevanza del mezzo istruttorio, soprattutto a partire dall'ampia illustrazione che il collaboratore di giustizia Gaetano Vassallo ha reso sulle profonde relazioni del Cosentino nel sostegno delle attività criminali del clan dei Casalesi.
Il secondo elemento di giudizio ci proviene dallo stesso deputato Cosentino, il quale ha dichiarato ieri, in queste ore, di rimettersi al giudizio dell'Aula, ritenendo poco significative le stesse intercettazioni. Dunque, per diretta ammissione dell'interessato siamo in presenza di una richiesta istruttoria che non configura alcuna grave lesione dei suoi diritti: non c'è una persecuzione politica da parte della magistratura, ma un ordinario processo. Questo fatto ci tranquillizza, onorevoli colleghi, e conforta la nostra valutazione.
Il terzo elemento che ci porta ad escludere il fumus persecutionis si deduce dal fatto che, in altre occasioni, lo stesso GIP di Napoli ha rigettato una nuova domanda di custodia cautelare, avanzata dalla procura, nei confronti dello stesso deputato Cosentino, con ciò confermando serenità di giudizio.
Tuttavia, l'argomento ancora più consistente è - a nostro avviso - costituito dal fatto che sul deputato Cosentino pende una domanda di custodia cautelare con serie e gravi motivazioni relative al suo organico sostegno all'attività del clan dei Casalesi, che sono state confermate da due giudici diversi e, in data 28 gennaio 2010, anche dalla suprema Corte di cassazione. Pag. 7
È possibile sostenere che tutti i gradi della magistratura siano complici di una persecuzione politica? È logico ritenere che, ove risulti processualmente fondata la grave misura della detenzione, debba negarsi la ben più modesta utilizzazione di un mezzo istruttorio? No, non è logico!
Auguriamo al deputato Cosentino di far ben valere le proprie ragioni in sede processuale, ma non vi è alcun motivo per impedire o limitare i mezzi di prova nel processo. Siamo da sempre per un uso sobrio e costituzionale delle garanzie parlamentari e non per l'abuso e le impunità.
Luigi Sturzo ha scritto molti anni fa - in un contesto diverso - che chi si sente «solutus a lege hominum» si ritiene anche «solutus a lege Dei»: è un ammonimento che resta di grande attualità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, la Lega Nord voterà a favore della proposta della Giunta per le autorizzazioni, quindi nel senso di non concedere l'autorizzazione all'utilizzo delle intercettazioni, per una serie ragioni che sono principalmente connesse con la tutela della funzione parlamentare, ma soprattutto del rispetto della Costituzione.
Ricordo ai colleghi, che forse distratti da tante cose non l'hanno notato o non lo rammentano, che il procedimento per il quale si sta chiedendo l'utilizzo delle intercettazioni risale agli anni 2001-2002 e che lo stesso giudice nella richiesta di arresto del deputato Cosentino formulata nel novembre 2009 ci dice che la datazione delle principali risultanze di prova indiziaria - sottolineo indiziaria - non supera l'anno 2004. Dunque, noi abbiamo la prova certa, perché ce lo dice il magistrato, che almeno dal 2004 - e siamo nel 2010 - non risultano elementi ulteriori di coinvolgimento del deputato nelle presunte attività di fiancheggiamento o favoreggiamento dell'organizzazione criminale, fermo restando che da parte di tanti sussistono ampi dubbi sulla configurabilità stessa del reato di concorso esterno in associazione mafiosa.
Detto questo, come ha ricordato giustamente anche il collega Mantini, noi riteniamo che la guarentigia di cui all'articolo 68 della Costituzione non sia rivolta al singolo deputato, alla singola persona, quanto all'istituzione Parlamento. Quindi il fatto che il deputato Cosentino si sia rimesso all'Aula gli fa onore, come gli fa senz'altro onore il fatto che si è dimesso per poter meglio difendersi nel procedimento che lo riguarda. Però, questo è un fatto che noi dobbiamo comunque tener presente: qui c'è un deputato che è stato intercettato, seppure indirettamente - anche se sappiamo tutti che questa spesso è solo la «foglia di fico» per coprire un vero e proprio abuso delle prerogative dell'organo inquirente - per anni, senza che dagli atti, che ho qui in mano, emergesse la prova certa, o comunque molto probabile, di un suo coinvolgimento. Parliamo spesso, infatti, di informazioni giunte de relato, di voci, di illazioni.
Non sta né a me né a voi giudicare la colpevolezza della persona, perché non è questo il nostro mestiere, però la Lega Nord ritiene che quando si viola il divieto di intercettare un deputato, quando si viola il divieto di cui all'articolo 68, di fatto procedendo all'intercettazione di un deputato senza chiedere la preventiva autorizzazione alla Camera - anche se, lo ripeto, sotto la foglia di fico dell'intercettazione indiretta - riteniamo che questo Parlamento possa legittimamente rifiutarsi di avallare questa operazione. Poi, come ha ricordato il collega Mantini, ci sono ulteriori mezzi giurisdizionali, quali il conflitto di attribuzione, che potranno eventualmente dirimere questa divergenza di valutazioni tra questa Assemblea e l'organo inquirente, però riteniamo che in questa fase sia corretto e anche giusto respingere l'autorizzazione.
Concludendo, stupisce il mutamento di rotta di molti deputati dell'oggi costituito gruppo Futuro e Libertà per l'Italia che, sulla base delle stesse carte, quando si trattò di decidere sull'autorizzazione all'arresto votarono conformemente al parere Pag. 8dell'allora relatore, cioè votarono contro l'arresto di Cosentino, fondato sulle medesime intercettazioni. Allora viene da chiedersi: ammesso che qualcuno ritenga che quest'uomo sia colpevole o comunque sia da sottoporre a giudizio, perché allora la stessa richiesta dei magistrati non è stata accolta da quel gruppo di persone che oggi hanno mutato direzione, già nel novembre 2009, quando si era a ridosso delle elezioni campane, nelle quali lo stesso Cosentino avrebbe quasi certamente potuto concorrere come candidato a presidente della regione?
Per queste ragioni la Lega Nord dichiara il proprio voto a favore della proposta della Giunta per le autorizzazioni e quindi per non concedere l'autorizzazione all'utilizzo delle intercettazioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, noi voteremo a favore dell'autorizzazione all'uso delle intercettazioni, così come richiesto dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Napoli.
Chi ha avuto la pazienza, in quest'Aula, di ascoltare con attenzione la relazione di minoranza che è stata predisposta e svolta poc'anzi dalla collega Marilena Samperi, ha già ragioni sufficienti per esprimere la motivazione di questo voto.
Del resto, la nostra linea su tale questione si muove su un terreno assai preciso: stiamo parlando di prerogative e non di immunità. Credo che si tratti di un punto di distinzione che deve sempre guidare nel momento della decisione sull'espressione di un voto. Con riferimento alle prerogative bisogna assumere cautela e serietà - non siamo giudici, non tocca a noi -, ma bisogna esaminare con attenzione gli atti.
A me, del resto, pare assai singolare quanto contenuto nella relazione di maggioranza, che sostiene, come ribadito dal relatore, che queste conversazioni sono del tutto irrilevanti: proprio per questo motivo sarebbe utile concedere l'autorizzazione, giacché da esse l'onorevole Cosentino potrebbe trarre argomenti difensivi altrimenti preclusi.
Questo è il terreno delle prerogative e non delle immunità: è questa cartina di tornasole che ci permette di affermare che, consapevolmente, esprimeremo un voto favorevole all'autorizzazione. Tutti i distinguo e le cautele mostrati per il caso dell'arresto, infatti, oggi non hanno ragione d'essere, perché non si tratta di adottare una misura privativa della libertà personale, ma solo di acquisire al processo un legittimo atto istruttorio.
Colleghi, stiamo vivendo una fase della nostra democrazia e del nostro rapporto fra democrazia e mass media molto particolare: sarebbe assai grave che anche su tale questione l'utilizzo della forza della ragione politica prevalesse su quello dell'esame concreto degli aspetti giudiziari e delle fonti del diritto. Sarebbe un ulteriore passo grave per le accuse gravissime rivolte all'onorevole Cosentino, soprattutto perché lancerebbe un messaggio in una terra martoriata, qual è quella del casertano.
Si tratta di una valutazione certamente politica, ma chi ha la responsabilità del Governo deve sapere che lo Stato non si esprime solo nelle aule dei parlamenti a propria convenienza: sono necessari segnali molto chiari in quella realtà, al fine di dare la possibilità alla magistratura di continuare il suo percorso nella sua autonomia e di fare delle intercettazioni un uso giusto, per determinare una presa di posizione in tal senso.
Questi sono i motivi per i quali, con convinzione, esprimeremo un voto favorevole all'uso delle intercettazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paniz. Ne ha facoltà.

MAURIZIO PANIZ. Signor Presidente, per me sarebbe troppo facile fare di tali Pag. 9considerazioni un discorso di tipo politico. Il voto che ci apprestiamo ad esprimere non è un voto politico: il rilievo secondo il quale il relatore, appartenente al gruppo Futuro e Libertà, ha chiesto di non autorizzare l'uso delle intercettazioni, mentre un componente del suo gruppo, l'onorevole Della Vedova, che è intervenuto, ha chiesto di autorizzarle, ponendosi così in una posizione di conflittualità, mi lascia totalmente indifferente.
Il voto che ci apprestiamo ad esprimere è un voto tecnico-giuridico, che deve prescindere dal confronto-scontro tra gruppi, per unire il Parlamento in difesa del rispetto di regole che devono appartenere a tutti, non all'uno o all'altro dei parlamentari, non all'uno o all'altro dei gruppi politici. La legalità è un valore universale, che non appartiene singolarmente ai parlamentari, ma appartiene a tutti, prima di tutto come istituzione fondamentale nella democrazia del nostro Paese, quella democrazia che ha invocato l'onorevole Amici e che, però, per sopravvivere, ha bisogno di regole certe e di messaggi chiari sul piano culturale.
Il primo messaggio da dare sul piano culturale riguarda il fatto che le regole devono essere rispettate, prima e soprattutto da coloro che sono preposti alla salvaguardia delle stesse (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Intercettare per anni un parlamentare, senza che sia stata chiesta preventivamente l'autorizzazione, come non dice Tizio o Caio, ma come prevede la Carta costituzionale, costituisce un illecito, che abbiamo il dovere di denunciare in questa sede, invocando la relativa tutela (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Il garantismo e il rispetto dei diritti e delle prerogative parlamentari non ha il nome e il cognome di Nicola Cosentino, ma prescinde financo dal desiderio e dall'auspicio del singolo parlamentare interessato che le autorizzazioni siano rilasciate o non rilasciate all'utilizzo delle intercettazioni.
Per il Popolo della Libertà non si tratta di privilegi personali e così dovrebbe essere per tutti, ma si tratta di garanzie dovute soltanto alla carica parlamentare, alla rappresentanza del popolo, che fonda le sue radici nella Carta costituzionale e che vale sia che i singoli interessati si chiamino Fassino o Pecoraro, sia che si chiamino Ranieri o De Luca o, per finire, Cosentino.
Le regole, a nostro avviso, vanno rispettate per tutti. Non si tratta di una logica di un sistema perverso che si autoprotegge o di intervenire in difesa della posizione di Tizio o di Caio, ma si tratta, invece, di rendere palese il necessario e indispensabile corollario di una corretta applicazione delle regole, che non ha scritto questo Governo, questa maggioranza, questo partito, ma il nostro padre costituente nella Carta costituzionale, per disciplinare in modo serio il corretto equilibrio tra i poteri dello Stato.
Questa è la regola della democrazia, la quale si autotutela, soltanto, con il rispetto di regole certe. Non si rispetta una regola certa nel momento in cui si dispone una intercettazione perdurante per anni, senza fondarla, neanche, su una notizia di reato, ma soltanto allo scopo di vedere se, attraverso intercettazioni su intercettazioni, prima o poi, cade nella rete una qualche possibile ipotesi delittuosa.
Ciò è accaduto per anni a Nicola Cosentino e potrebbe accadere a ciascuno di noi.
Pertanto, in questo momento, non votiamo a favore di una singola persona, ma votiamo a favore o contro - a seconda di quello che decideremo di fare - per rispettare una regola che deve essere di tutti.
Questo è il Parlamento di tutti noi, questa è la sede nella quale le regole della democrazia devono trovare il massimo della loro esplicazione e vi riescono, soltanto, se possono sicuramente essere portate innanzi ai cittadini come regole sulle quali non si manifesta una violazione nei confronti di Tizio o Caio, come ho già detto. Il nome dell'interessato è del tutto ininfluente, ciò che è influente, invece, è che una regola scolpita venga rispettata.
L'articolo 68 della Costituzione, in questa vicenda, è stato violato in maniera Pag. 10palese. Oggi, abbiamo il dovere di ripristinare la legalità e il rispetto di questa norma, che è posta a salvaguardia di tutti i cittadini italiani, di chi ha l'onore di rappresentarli, di questo Parlamento, fintanto che sarà l'autentica espressione della nostra democrazia popolare (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Paniz. Prima di dare la parola all'onorevole Tabacci che l'ha chiesta, seppur con ritardo, a nome del suo gruppo, prego i colleghi di prestare un attimo di attenzione, per rivolgere un saluto all'onorevole Obed Bapela, vicepresidente dell'Assemblea nazionale del Sudafrica che, insieme ad una delegazione, assiste ai nostri lavori (Applausi). Rivolgo, peraltro, un saluto altrettanto cordiale ad un collega, che proviene da un Paese assai più vicino, l'onorevole Terenzi, presidente della commissione esteri della Repubblica di San Marino (Applausi)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà, per due minuti.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, chiedo scusa per aver chiesto la parola in ritardo. A nome di Alleanza per l'Italia dichiaro l'adesione alla proposta di utilizzo delle intercettazioni, quindi un voto contrario alla proposta formulata dalla Giunta. Mi sembra che le motivazioni che qui ha portato l'onorevole Della Vedova siano molto pertinenti e rispettose, così come rispetto le valutazioni del collega Paniz, ma la storia di questo Parlamento in materia di autorizzazioni a procedere è molto complicata e non è il caso qui di riassumerla, anche per ragioni di brevità. Però, una cosa negativa è che il Parlamento si chiuda a riccio e che impedisca che la magistratura svolga il suo ruolo. Questa è una risposta sbagliata e, quindi, credo che, anche nell'interesse dell'onorevole Cosentino, sia giusto che l'Aula si predisponga ad esprimere un voto favorevole a consentire l'utilizzo delle intercettazioni (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione - Doc. IV, n. 6-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che dal rappresentante del gruppo Popolo della Libertà è stato richiesto di procedere alla votazione mediante scrutinio segreto. La richiesta può essere accolta. La votazione che l'Assemblea si appresta ad effettuare, infatti, incide in modo palese sulla libertà e sulla segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione, di cui all'articolo 15 della Costituzione, richiamato dall'articolo 49 del Regolamento tra quelli in relazione ai quali può essere ammesso lo scrutinio segreto.
Indico, pertanto, la votazione segreta mediante procedimento elettronico sulla proposta della Giunta di negare l'autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni nei confronti del deputato Cosentino.
Ricordo che chi intende concedere l'autorizzazione all'utilizzazione delle intercettazioni dovrà votare «no», mentre chi intende negare la suddetta autorizzazione dovrà votare «sì».
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, Traversa, Petrenga, Lanzillotta. Prego i colleghi di stare seduti per consentirmi di vedere i colleghi che non riescono a votare. Onorevole Scanderebech. Prego, onorevole De Siano, se è in Aula ha diritto di votare. La pregherei di essere più sollecito, ma va giustificato perché è appena stato proclamato deputato, quindi non si può pretendere che conosca tutte le regole. Onorevole non riesce? Pregherei i tecnici di fornire assistenza. Prego di avere pazienza. Il collega Pag. 11è in Aula e ha diritto di votare. Onorevole, scenda qui al banco, in modo sollecito, grazie. L'onorevole ha votato.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 593
Maggioranza 297
Voti favorevoli 308
Voti contrari 285

(La Camera approva - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia - Partito Liberale Italiano - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Barba e Centemero hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

Discussione di documenti in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione (ore 10,55).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione di documenti in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione.
Ricordo che, per l'esame di ciascun documento, è assegnato un tempo di cinque minuti per gruppo (dieci minuti per il gruppo di appartenenza del deputato interessato). A questo tempo si aggiungono cinque minuti per il relatore, cinque minuti per i richiami al Regolamento e dieci minuti per interventi a titolo personale.

(Esame - Doc. IV-ter, nn. 8/A, 13/A e 17/A)

PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento:
Relazione della Giunta per le autorizzazioni su richieste di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di procedimenti giudiziari nei confronti del deputato Berlusconi (Doc. IV-ter, nn. 8/A, 13/A e 17/A).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali sono in corso i procedimenti concernono opinioni espresse dal deputato Berlusconi nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Paolini.

LUCA RODOLFO PAOLINI, Relatore. Signor Presidente, l'oggetto della nostra odierna valutazione è rappresentato essenzialmente dalle dichiarazioni che il deputato Berlusconi ha reso il 10 aprile 2008 alla trasmissione Porta a Porta, nel corso della quale, interloquendo virtualmente con il deputato Di Pietro, ha asserito alcune cose che quest'ultimo ha ritenuto pregiudizievoli del proprio onore e per le quali ha attivato tre dei due diversi procedimenti, uno civile e uno penale.
In particolare, nel corso della trasmissione il deputato Berlusconi ha affermato, prima di tutto, che il deputato Di Pietro sarebbe persona mendace, poi, che la laurea posseduta dal medesimo deputato Di Pietro sarebbe non valida, e non falsa, come hanno scritto alcuni giornali.
Pertanto, il deputato Di Pietro si è sentito diffamato. Va detto che fra i due il battibecco, sempre virtuale, perché l'onorevole Di Pietro non era presente in studio, era cominciato da tanti anni, da quando, in particolare, allora PM di Mani Pulite, il deputato Di Pietro ebbe a pronunciare, riferendosi al deputato Berlusconi, la seguente frase: «Vado io in dibattimento...quello lo sfascio».
Probabilmente ad allora risale l'antagonismo, che poi è diventato politico, tra i due uomini.
Va anche detto che all'epoca questa dichiarazione molto forte da parte di un pubblico ministero nei confronti di un imputato provocò reazioni molto forti. L'allora senatore a vita, padre costituente, Pag. 12Leo Valiani, ebbe a dire a proposito: «Io a Di Pietro l'inchiesta su Berlusconi l'avrei tolta».
L'allora collega del pool Mani Pulite, Tiziana Parenti, disse che ad un PM che faceva dichiarazioni del genere su Berlusconi, come su chiunque altro, il dottor Borrelli avrebbe dovuto togliere il fascicolo di inchiesta.
Questo promemoria serve per ricordare il clima certamente conflittuale tra i due, che colloca l'episodio in quello che è ormai un confronto politico, anche parlamentare. Va anche detto che il deputato Di Pietro ha fatto dell'antiberlusconismo la propria ragione sociale. Anche l'altro giorno ci ha ricordato che preferirebbe un'alleanza con Satanasso pur di abbattere il Governo del deputato Berlusconi.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

LUCA RODOLFO PAOLINI, Relatore. Va quindi detto che, ad avviso del relatore, ma anche della Giunta medesima, l'episodio si colloca in una normale dialettica politica tra soggetti che concorrono all'esito elettorale, anche mediante queste dichiarazioni. Pertanto, si ritiene, sotto questo profilo, pienamente sussistente l'insindacabilità ex articolo 68 della Costituzione, alla luce anche dell'interpretazione che deriva dalla lettura dell'articolo 3 della legge 20 giugno 2003, n. 140, che esplicitamente include i dibattiti, i comizi e i confronti anche televisivi tra quelle situazioni per le quali opera l'immunità di cui all'articolo 68 della Costituzione. Va però aggiunta una considerazione. Va prioritariamente detto infatti che poco prima di queste affermazioni - e cioè: Di Pietro è un emerito bugiardo - il conduttore aveva ricordato a Berlusconi che Di Pietro aveva detto che non era vero che lui gli avesse offerto il posto di Ministro degli interni. Quindi, si era già risposto con una dichiarazione di mendacità ad un'altra dichiarazione di mendacità e la reazione dell'uno era quindi conseguenza dell'affermazione dell'altro. Veniamo poi agli altri due momenti di valutazione. Ad un certo punto, il deputato Berlusconi ha affermato che il dottor Di Pietro non avrebbe una laurea valida. Va detto preliminarmente che, contrariamente a quanto hanno scritto alcuni organi di stampa, egli non ha mai affermato che il deputato Di Pietro non abbia una laurea o che ne abbia una falsa ma ha espresso un giudizio sulla validità della medesima. Che significa? Interpretando il pensiero che pare emergere dal complesso del discorso, sembra che il deputato Berlusconi volesse semplicemente dire che, avendo appreso da notizie di stampa, peraltro da inchieste pubblicate già dal 1997, l'eccezionale percorso curricolare del dottor Di Pietro, il quale ebbe a sostenere 22 esami in 32 mesi pur lavorando e svolgendo altre attività ...

PRESIDENTE. La prego, di concludere.

LUCA RODOLFO PAOLINI, Relatore. ... si era convinto che quel percorso formativo non potesse ritenersi valido perché affrettato. Questo è il senso, ad avviso del relatore della Giunta, delle affermazioni del deputato Berlusconi. Va anche detto che Berlusconi ha continuato, svolgendo due ulteriori dichiarazioni: la prima, ipotizzando che, dietro a questo eccezionale percorso formativo, ci possa essere stata qualche influenza esterna. Non ha affermato mai - come contrariamente scritto da qualche organo di stampa - che la laurea del dottor Di Pietro sarebbe stata, come dire, da lui richiesta ai servizi, ma al contrario ha ipotizzato che potrebbe essere una di quelle lauree ...

PRESIDENTE. Onorevole, la prego di concludere.

LUCA RODOLFO PAOLINI, Relatore. ...che qualche servizio ha chiesto ai professori. Ha lasciato quindi chiaramente intendere che Di Pietro nulla eventualmente ne sa e comunque siamo nel campo delle ipotesi. Questo è il tema della discussione. Pag. 13
Concludo, ricordando anche che, nel prosieguo dell'intervento, Berlusconi ha focalizzato la propria attenzione sul fatto...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LUCA RODOLFO PAOLINI, Relatore.. ..che il cardine di una vera e profonda riforma della giustizia, per evitare che mai e poi mai più possa accadere che un imputato possa trovarsi di fronte ad un giudice o ad un pubblico ministero che è a lui concettualmente ostile - come a lui in tante occasioni è successo, così dichiara lo stesso Berlusconi - dovrà essere certamente la separazione delle carriere tra pubblico ministero e giudici.

PRESIDENTE. Onorevole Paolini, la prego di concludere. Siamo oltre i tempi...

LUCA RODOLFO PAOLINI, Relatore. Anche questo elemento ci fa ritenere che siamo nell'ambito del normale dibattito parlamentare in campagna elettorale tra due uomini politici. Pertanto, si ritiene assolutamente sussistente la validità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione in base al quale si chiede di non concedere l'autorizzazione a procedere.

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, francamente la relazione che abbiamo appena sentito è totalmente fantasiosa, perché si è inventata ipotetici ed inesistenti contraddittori, ha fatto riferimento a situazioni precedenti che non sono previste e che non erano nell'ambito delle situazioni in cui Berlusconi ha accusato illegittimamente e in maniera per lui indegna l'onorevole Di Pietro di non avere una laurea valida. Lo ha fatto per ben due volte: una volta a Porta a Porta, con un'audience rilevante, e un'altra volta in un comizio a Viterbo.
Il relatore Paolini - mi dispiace per lui - non solo non è stato assolutamente convincente, riferendosi ad elementi di fantasia, ma mi sembra anche che, come elettore della Lega, stia tradendo una posizione che il suo partito ha sempre assunto, cioè quella di tutelare la legalità e di opporsi ai privilegi della casta.
Ma noi non vogliamo attaccare il collega Paolini, vogliamo riflettere su un interrogativo che aleggia in quest'Aula. Che uomo è chi tira la pietra e nasconde la mano? Che uomo è, in questo caso l'allora deputato Berlusconi, oggi Presidente del Consiglio, che cerca lo scudo dell'insindacabilità, si acquatta, si sottrae sempre alle proprie responsabilità, insulta e dice che è la stampa ad avere frainteso, fa gaffe internazionali e dice che sono battute, Si acquatta, pronto a trovare chi gli fornisce la tuta mimetica? E qui purtroppo ce ne sono tanti, che non solo difendono la casta, ma sono sempre pronti e proni quando si tratta di salvare il Capo del Governo. Egli si mimetizza, preferisce gli ambienti ovattati del palazzo Grazioli. La luce e la chiarezza del contraddittorio delle aule di giustizia lo disturbano, gli fanno venire l'orticaria. Ma che uomo è questo che non si sa assumere le proprie responsabilità, che si tira indietro di fronte alle idiozie che dice? Che uomo è? Che deputato è? Che Capo del Governo è? Che esempio dà? Un esempio di furbizia, di condonismo, di scudi, che consentano sempre e comunque di farla franca!
Signor Presidente dobbiamo dire - ci sia consentita una battuta - che neppure i trampoli, qualora se li mettesse, gli consentirebbero di svettare: rimarrebbe sempre un piccolo uomo. Ma lui deve sapere che non possono esistere zone franche nel nostro ordinamento democratico, che esiste una netta distinzione tra la critica politica, anche aspra, in cui noi dell'Italia dei Valori non siamo secondi a nessuno nel denunciare gli assalti alla Costituzione e la gestione autoritaria, non solidaria, e proprietaria della cosa pubblica, che distinguono questa idea di attività, dalla denigrazione falsaria in cui Berlusconi è incorso in tal caso. È questo Pag. 14quello che lui ha fatto, dicendo all'onorevole Di Pietro che la sua laurea in giurisprudenza è inesistente, illegittima, truccata o comunque indebita, dopo che è stata depositata per la partecipazione ai concorsi pubblici di funzionario di polizia e magistrato, tra l'altro vittoriosamente affrontati, e soprattutto dopo che il tribunale di Milano, già nel 1997, aveva condannato il senatore Emilio Boso per lo stesso caso.
L'aver detto simili fandonie e soprattutto il volersi sottrarre al giudizio è un atto di arroganza, non il primo, ma speriamo l'ultimo tra gli ultimi, che non rientra fra le opinioni espresse e i voti dati nell'esercizio delle funzioni, che unicamente legittimano l'insindacabilità ai sensi dell'articolo 68 della nostra Costituzione, cui il deputato e Presidente del Consiglio Berlusconi attenta quotidianamente, ma che non è stata ancora modificata - speriamo che egli se ne sia accorto - e che noi dell'Italia dei Valori comunque difendiamo strenuamente.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FEDERICO PALOMBA. Ma quale nesso funzionale esiste tra l'esercizio delle funzioni parlamentari, onorevole Luca Paolini e onorevoli colleghi, quale nesso esiste tra questo comportamento e le funzioni parlamentari, tra questi fatti di cui lui si è reso, in maniera per lui infamante, autore? Non esiste alcun collegamento con qualsivoglia atto tipico svolto nell'esercizio delle funzioni parlamentari.
Abbiamo percepito tutta la difficoltà del collega Paolini e abbiamo compassione per lui per essere stato costretto dal gioco di squadra a dire delle cose, che sappiamo non pensa.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FEDERICO PALOMBA. Sto concludendo, signor Presidente.
Colleghi, votate contro la maggioranza della Giunta, e consentite un atto di giustizia, di verità e di uguaglianza, statuendo che anche il deputato Berlusconi ha il dovere e il diritto di sottoporsi al giudizio, e che non può pretendere sempre di sottrarsi alle regole etiche, alla responsabilità di quello che fa, alla giustizia e alla Costituzione e in definitiva al popolo, cui illegittimamente si appella, ma che sempre più capisce che uomo è: un piccolo uomo. Una volta tanto sollevi la testa, e si sottoponga al giudizio, come tutti i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, i fatti sono stati ricordati e illustrati. Molto brevemente dirò che le affermazioni animose pronunciate dal Presidente Berlusconi nei confronti dell'onorevole Di Pietro per una certa parte rientrano, a nostro giudizio, nel conflitto politico; ma resta il punto dell'affermazione di un fatto specifico, determinato, relativo all'asserita non validità della laurea conseguita.
Si tratta peraltro di un'affermazione molto puntuale, che implica anche un giudizio che coinvolge altri organi accademici; devo dire che essa non trova, anche in considerazione dell'indirizzo che la Giunta per le autorizzazioni segue da anni, un riscontro nell'esercizio di funzioni parlamentari: non può dirsi francamente - ed è questa l'opinione che abbiamo espresso anche nella sede della Giunta - che l'attribuzione di un fatto specifico e determinato come la presunta falsità della laurea conseguita sia un'opinione parlamentare. Non vi è traccia di atti tipici della procedura parlamentare, ma anche al di là di ciò non può considerarsi neppure un'opinione lato sensu; per queste ragioni, quindi, abbiamo espresso un voto contrario in Giunta sulla relazione e la proposta avanzate dal collega Paolini.
Resta il fatto che in casi dubbi, per tradizione, il gruppo sollecita il prudente apprezzamento da parte di tutti i colleghi; i colleghi del gruppo - fermo restando che nella sede della Giunta per le autorizzazioni Pag. 15abbiamo espresso un voto contrario alle conclusioni del relatore, ritenendo sindacabile tale espressione - valuteranno quindi singolarmente la determinazione da assumere (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Follegot. Ne ha facoltà.

FULVIO FOLLEGOT. Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo all'ordine del giorno la richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, relativamente ad alcune affermazioni dell'onorevole Berlusconi, fatte durante la campagna elettorale del 2008. Si tratta di capire se quanto detto rientri o meno nella disponibilità di ogni parlamentare di esprimere opinioni e dare voti nell'esercizio delle proprie funzioni, senza essere chiamati a risponderne. L'onorevole Berlusconi ha espresso un'opinione nell'esercizio delle proprie funzioni e della funzione parlamentare, oppure no? Prima di entrare nel merito, tuttavia, è opportuno svolgere alcune considerazioni.
L'onorevole Berlusconi, attuale Presidente del Consiglio dei ministri, è stato oggetto negli ultimi anni di un numero elevato di procedimenti giudiziari, alcuni dei quali ancora in corso; va da sé che in questa situazione non vi può essere da parte sua quella tranquillità, che deve essere propria di chi gestisce la cosa pubblica ad un livello istituzionale così alto. D'altro canto, non solo la Costituzione garantisce autonomia al potere legislativo e a quello giudiziario, ma anche il potere esecutivo è autonomo; ciò significa che nessun potere può sovrastare l'altro. Senza entrare nel merito delle vicende giudiziarie - se uno ha sbagliato deve rispondere delle proprie azioni - la Lega Nord ritiene che il governare la cosa pubblica non può essere secondo rispetto ad altro.
Altri Stati hanno risolto la questione in modo equilibrato approvando norme che prevedono il rinvio del processo nei confronti di determinate figure istituzionali a dopo la fine del mandato. Qui da noi in Italia su questo tema si è dibattuto a lungo, ma finora non si è arrivati ad alcuna soluzione condivisa anche dall'opposizione, dove troviamo chi è nettamente contrario e chi tergiversa. In realtà questa, per quanto detto prima, è una questione a cui dare una risposta se si vuole garantire l'autonomia dei diversi poteri e la governabilità. Governare è un diritto per chi vince le elezioni, ma è soprattutto un dovere nei confronti dei cittadini, dovere da parte della maggioranza ma - a mio avviso - anche da parte dell'opposizione.
Ho fatto questa premessa per evidenziare una questione politica sulla quale ci dobbiamo confrontare, riguardando non tanto l'onorevole Berlusconi quanto la governabilità di questo Paese e l'autonomia dei poteri. Quanto all'insindacabilità delle dichiarazioni dell'onorevole Berlusconi dobbiamo innanzitutto ricordare che l'articolo 68 della Costituzione, al primo comma, prevede che i membri del Parlamento non possano essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni. È inutile dire che le interpretazioni di questa norma non sono univoche. C'è chi interpreta la norma e il conseguente articolo 3, comma 1, della legge 20 giugno 2003, n. 140, in senso restrittivo, e chi ritiene che le opinioni espresse dai parlamentari siano comunque insindacabili. Per fare chiarezza occorre innanzitutto inserire le dichiarazioni dell'onorevole Berlusconi nel contesto particolare in cui sono state fatte (la campagna elettorale del 2008) e nel rapporto che lega attore e convenuto.
I toni di scontro che hanno da sempre contraddistinto la dialettica tra l'onorevole Berlusconi e l'onorevole Di Pietro sono noti. È indifferente chi abbia iniziato lo scontro verbale, ma i toni accesi, a volte aspri, sono spesso sfociati in dichiarazioni e giudizi straripanti soprattutto da parte dell'onorevole Di Pietro, il quale - si sa - non è per così dire tenero soprattutto nei confronti del Presidente del Consiglio. A fronte Pag. 16di questo l'onorevole Berlusconi ha fatto alcune dichiarazioni nella trasmissione Porta a porta del 10 aprile 2008, che sono state ritenute diffamatorie da parte del querelante. Le affermazioni, già ricordate dal relatore, vanno analizzate nella loro integrità. Solo così è possibile avere un quadro preciso e concreto. E, se leggendo lo stralcio riportato nella querela le affermazioni appaiano almeno in parte decontestualizzate, l'intervento complessivo si connota come espressione di una puntuale posizione politica. Nel caso in esame il deputato Berlusconi ha espresso un giudizio di natura evidentemente politica sulla validità e non sull'esistenza materiale o autenticità della laurea dell'onorevole Di Pietro, formulando nel contempo una sua ipotesi circa una possibile spiegazione di una serie di presunte anomalie del percorso formativo dello stesso deputato.
Ipotizzare come spiegazione di talune supposte anomalie un qualche intervento esterno costituisce un'ipotesi, certo suggestiva, ma resta un'ipotesi, cioè un'opinione di natura politica. Si ritiene pertanto che nella vicenda oggi in esame l'onorevole Berlusconi abbia espresso un'opinione connessa con l'esercizio del proprio mandato parlamentare. Indubbiamente politico era il contesto (trasmissione televisiva in un periodo elettorale), politiche le finalità (indirizzare verso la propria formazione il consenso degli elettori, criticando la qualità della preparazione dell'avversario politico), politici sono entrambi i protagonisti; fatti, tutti questi, che collocano l'intera vicenda nell'ambito della lotta politica. Nessuno più della Lega Nord e il suo leader, Umberto Bossi, è stato oggetto negli anni di «disgiudizi», indagini, critiche anche gravi e manifestamente faziosi, a sottolineare il fatto ineluttabile che quando si accede all'agone politico (sia l'onorevole Berlusconi, sia l'onorevole Di Pietro lo hanno fatto) si deve accettare il rischio di veder passati al setaccio anche la propria vita privata, il proprio passato, anche attraverso l'uso di argomenti fortemente critici.

PRESIDENTE. Onorevole Follegot, la prego di concludere.

FULVIO FOLLEGOT. Le parole pronunciate dall'onorevole Berlusconi nella vicenda in esame appaiono riconducibili nell'alveo dell'insindacabilità tracciato dall'articolo 68 della Costituzione.
Il voto della Lega Nord - concludo Presidente - a favore dell'insindacabilità è supportato da analoghe prese di posizione relative ad altre votazioni tese a salvaguardare il diritto dei parlamentari ad esprimere liberamente il proprio pensiero e le proprie opinioni al di là dello schieramento politico di appartenenza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Samperi. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, dato che i fatti sono stati ricordati, volevo solo sottolineare che non in contraddittorio con l'onorevole Di Pietro, ma in una trasmissione, da solo con Bruno Vespa, l'onorevole Berlusconi ha pronunciato delle affermazioni nei confronti dell'onorevole Di Pietro, accusandolo di avere una laurea falsa e di avere usurpato il titolo. Queste affermazioni configurano dei reati: falso ideologico e materiale, usurpazione di funzioni e di titolo, truffa aggravata continuata ai danni dello Stato, esercizio arbitrario dell'attività di magistrato. Le affermazioni dell'onorevole Berlusconi, quindi, non si sono limitate soltanto ad una critica politica, ma hanno attribuito una serie di reati specifici, attraverso fatti specifici, all'onorevole Di Pietro.
In questo caso, intanto, vi è l'assenza di verità oggettiva perché l'onorevole Berlusconi non poteva non sapere, per l'ampia diffusione datane dai mass media, che, per le stesse falsità, era già stato condannato, dal tribunale di Milano, il senatore Emilio Boso. Manca, inoltre, nelle affermazioni dell'onorevole Berlusconi, qualsiasi continenza. È evidente soltanto l'aggressione per screditare l'onorevole di Pietro. È Pag. 17giurisprudenza consolidata e costante che non può trovare applicazione la scriminante del diritto di critica, quando si trasmodi in aggressioni gratuite non pertinenti ai temi di discussione e integranti, invece, argomenti tesi solamente a screditare l'avversario mediante l'evocazione di una sua pretesa indegnità morale.
In questo caso, la fattispecie è ancora più grave perché l'onorevole Di Pietro è accusato di aver commesso reati specifici. L'onorevole Berlusconi avrebbe potuto compiere un atto tipico perché, nella legislatura 2006-2008, era stato deputato e, quindi, la maggioranza non può trincerarsi dietro il problema che, essendo egli un uomo di Governo, non poteva presentare atti tipici che lo avrebbero salvaguardato e gli avrebbero consentito di poter accedere all'insindacabilità di cui all'articolo 68 della Costituzione. Ma nei due anni in cui l'onorevole Berlusconi è stato deputato non ha presentato nessun atto tipico, nessuna interrogazione, nessuna interpellanza, in riferimento a questi fatti concernenti l'onorevole Di Pietro, relativamente cioè alle affermazioni fatte nei confronti dell'onorevole Di Pietro. Lo stesso Vespa, che è sempre accondiscendente nei confronti dell'onorevole Berlusconi, durante quella trasmissione ha tenuto a dissociare la propria responsabilità da quella del Presidente dicendogli che, siccome Di Pietro lo avrebbe portato in giudizio, egli si sarebbe assunto, ovviamente, tutta la responsabilità. La polemica politica certo può assumere toni polemici ed aspri, ma non può mai trascendere nella denigrazione gratuita.
Ricordiamoci, inoltre, che l'insindacabilità sancita dall'articolo 68 della Costituzione prevede un nesso inscindibile tra l'attività parlamentare e le affermazioni fatte all'esterno. Proprio questo nesso è il presidio delle prerogative parlamentari e, insieme, del principio di uguaglianza e dei diritti fondamentali dei terzi lesi.
Senza questo nesso non vi sarebbe una prerogativa a tutela della Camera, ma ci sarebbero veri e propri privilegi che io credo questo Parlamento non voglia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Ho chiesto la parola, signor Presidente, affinché rimangano agli atti di questo Parlamento alcuni dati di fatto poiché sono stufo sul piano personale di sentire accuse nei miei confronti. Vede, signor Presidente, tutti sanno che una cosa è il diritto di critica, che nessuno vuole togliere a nessuno, altra cosa è il fatto. Non si possono raccontare fatti falsi storicamente. Dunque, nel merito hanno già parlato il relatore e i singoli rappresentanti di gruppo ma voglio che risulti in Parlamento ciò che già risulta per sentenza di tribunali, cioè che l'onorevole Berlusconi, come altri in questo Parlamento, hanno raccontato il falso quando hanno detto che - cito testualmente - Di Pietro non ha il diploma originale di laurea. Qui non si tratta di una laurea valida o non valida, come ho sentito dire. Qui si nega che io abbia preso la laurea. Siccome io ho studiato e mi sono laureato... (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania) non consento a nessuno neanche a quegli snaturati della Lega di offendermi.

PRESIDENTE. Per favore, per favore... onorevole Di Pietro, prego, continui.

ANTONIO DI PIETRO. Si sappia in questo Parlamento che l'onorevole Berlusconi ha detto il falso sapendo di dire il falso quando ha affermato che io ho presentato certificati di laurea diversi uno dall'altro. È il fatto che non è vero, non la critica al fatto. L'onorevole Berlusconi ha affermato il falso quando ha detto che io mi sono laureato in tre anni. Mi sono laureato nei tempi previsti esattamente dall'Università statale di Milano e mi sono laureato la prima sessione perché sono uno che ha Pag. 18studiato ed è stato promosso (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)... l'onorevole Berlusconi ha detto il falso in senso storico quando ha affermato che a Montenero di Bisaccia l'unico laureato fosse il farmacista. È un'offesa che egli fa a tutti i cittadini di quel paese, laureati o non laureati che siano. L'onorevole Berlusconi ha detto il falso soprattutto quando ha detto che la mia laurea è stata data dai servizi. Su questo tema anche l'onorevole Boso, allora della Lega, è stato condannato per aver detto una puttanata del genere (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)! L'onorevole Berlusconi ha detto il falso, ha detto il falso materialmente inteso quando ha detto che io non ho mai chiesto il permesso alla ditta dove andavo a lavorare per andare a svolgere gli esami: per il semplice fatto che io non lavoravo presso una ditta. Ho chiesto il permesso al Ministero della difesa presso cui lavoravo e non ho lavorato presso alcuna ditta. Dunque cosa voglio dire a questo punto? Si metta una volta per tutte nero su bianco che i fatti raccontati su cui si possono fare le critiche devono essere veri e che in questo Parlamento in questo momento sono in odio a una forza politica e ad una persona per il solo fatto che ho fatto il magistrato. Questo Parlamento, perché permette che si diffami un parlamentare qui dentro raccontando fatti falsi. Vi dovete vergognare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paniz. Ne ha facoltà.

MAURIZIO PANIZ. Mi dispiace molto, onorevole Di Pietro, che lei, che conosce le regole del gioco perché è stato per lungo tempo protagonista di un'attività magistratuale e che sa perfettamente che una delle prime regole è quella per la quale colui che è interessato non deve difendere se stesso, ma deve giovarsi di una difesa (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), venga in quest'Aula a fare la sua arringa personale.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 11,30)

MAURIZIO PANIZ. Mi dispiace soprattutto che lei investa il Parlamento di una problematica personale, quando tutti noi sappiamo, perché lo raccogliamo tutti i giorni dalle agenzie e dalle sue dichiarazioni, che lei non è tenero, come ha detto l'onorevole Follegot, nei confronti dell'onorevole Berlusconi, ma è fortemente offensivo. Le parole che lei ha detto più volte all'onorevole Berlusconi - da «bugiardo» a «magnaccia di veline», da «corruttore» a «criminale mafioso» - credo che nell'accezione normale del cittadino non abbiano una valenza diversa rispetto a quella che lei ha percepito nell'occasione dell'incontro a Porta a Porta o che lei ha ritenuto di far valere davanti all'autorità giudiziaria con l'atto di querela che ha presentato e rispetto al quale noi oggi discutiamo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Ma non è questo il tema in discussione: il fatto è che forse la falsità non è quella che lei ascrive all'onorevole Berlusconi, ma è quella che lei oggi trasferisce in questo Parlamento, ricordando in maniera inesatta e distorta i fatti, perché i fatti vanno ricordati nella loro contestualità. Quello che ha detto il Presidente Berlusconi in quella trasmissione va letto solo e soltanto come un elemento di forte critica politica, la critica politica di un parlamentare nei confronti di un altro parlamentare del quale contesta il valore giuridico, la capacità tecnica, l'abilità da certi punti di vista. In questo senso le affermazioni dell'onorevole Berlusconi vanno colte, in questo senso sono state spiegate, in questo senso vanno totalmente al di fuori dall'offesa personale per trasferirsi invece sul piano della critica politica e quella che noi dobbiamo valutare in questa sede è solo e soltanto la critica politica.
L'articolo 68 della Costituzione è scritto soltanto per proteggere tutti noi dalle affermazioni che facciamo, affermazioni che rimangono legate a quell'ambito e solo a quell'ambito. In questo senso la relazione Pag. 19dell'onorevole Paolini ci trova perfettamente d'accordo. Noi non ci intratteniamo sul tema di una valutazione più articolata dell'episodio o degli episodi. Diciamo soltanto che qui e in qualsiasi altra sede abbiamo il diritto di esprimere le nostre opinioni. Il parlamentare è parlamentare sempre: lo è quando parla in quest'Aula, quando parla attraverso gli organi di informazione e attraverso le trasmissioni televisive e in questo senso anche l'onorevole Berlusconi, parlamentare come tutti, ha diritto alla protezione dell'articolo 68 della Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

(Votazioni - Doc. IV-ter, nn. 8/A, 13/A e 17/A)

PRESIDENTE. Ricordo che la proposta della Giunta è relativa a due differenti fatti, uno (le dichiarazioni rese nella trasmissione Porta a Porta del 10 aprile 2008) oggetto sia di un procedimento civile (Doc. IV-ter, n. 8) sia di un procedimento penale (Doc. IV-ter, n. 13); un altro (il comizio tenuto a Viterbo il 26 marzo 2008) oggetto solo di un procedimento penale (Doc. IV-ter, n. 17). Avverto pertanto che occorre procedere a due distinte votazioni.
Passiamo ai voti.
Indico pertanto la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali sono in corso i procedimenti di cui al Doc. IV-ter, n. 8 e 13 (procedimento civile pendente presso il tribunale di Roma e procedimento penale pendente presso il tribunale di Bergamo) concernono opinioni espresse dal deputato Silvio Berlusconi nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Colucci? Onorevole Sardelli? Onorevole Giulietti? Onorevole Trappolino? Onorevole Lanzillotta? Onorevole Duilio? Ministro Bossi? Onorevole Veltroni?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 571
Votanti 568
Astenuti 3
Maggioranza 285
Hanno votato
342
Hanno votato
no 226).

Prendo atto che la deputata Ferranti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e che il deputato De Poli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per cui è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-ter, n. 17 (procedimento penale pendente presso il giudice di pace di Viterbo) concernono opinioni espresse dal deputato Silvio Berlusconi nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Ministro Bossi... onorevole Cesa... onorevole Bernardini... onorevole Scilipoti... onorevole Sposetti... onorevole Traversa... onorevole Baretta... stanno arrivando i deputati... onorevole Perina... onorevole Adornato... onorevole Dionisi... onorevole Tremaglia... onorevole Scalia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).
(Presenti 577
Votanti 574
Astenuti 3
Maggioranza 288
Hanno votato
318
Hanno votato
no 256).

Prendo atto che i deputati De Poli e Ferranti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.

Pag. 20

Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare (ore 11,34).

PRESIDENTE. Comunico che il deputato Domenico De Siano, proclamato in data odierna, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Popolo della Libertà (Applausi).

Sull'ordine dei lavori (ore 11,35).

PIER PAOLO BARETTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, mi corre l'obbligo di richiamare la sua attenzione e quella dei colleghi deputati e del Governo su una grave inadempienza procedurale e sull'assenza del rispetto di una legge dello Stato.
Nel dicembre dello scorso anno, abbiamo approvato, con un voto praticamente unanime di quest'Assemblea, la nuova legge sulla contabilità, celebrata da tutti per il carattere innovativo che essa contiene.
La legge in questione prevede che, entro il 15 luglio di ogni anno - e, quindi, per quanto riguarda quest'anno, entro il 15 luglio del 2010 -, il Governo presenti al Parlamento le linee guida sugli orientamenti di politica economica e finanziaria. Questo non è avvenuto. Inoltre, in base alle previsioni della citata legge, entro il 15 settembre di quest'anno, il Governo avrebbe dovuto presentare il Documento contenente le decisioni di finanza pubblica (per capirci, l'ex Documento di programmazione economico-finanziaria). Esso doveva essere presentato entro il 15 settembre per poter essere rapidamente approvato, in quanto, entro il 15 ottobre, il Governo è tenuto a presentare al Parlamento il nuovo disegno di legge di stabilità (per capirci, l'ex legge finanziaria).
Il fatto che siamo al 22 settembre e non abbiamo ricevuto le linee guida, né il Documento di decisione di finanza pubblica - avendo presente che tra non più di quindici, venti giorni dovrebbe essere presentato il nuovo disegno di legge di stabilità - pone il Parlamento in una delicata e complicata situazione rispetto alla possibilità di procedere in maniera regolare e ordinata allo svolgimento delle proprie funzioni.
Lo scopo del mio intervento è di richiamare, innanzitutto, il Governo tramite lei, signor Presidente, ma anche la sensibilità del Presidente stesso, per chiedere che questi ritardi vengano rapidamente colmati. Infatti, non vi è traccia di comunicazione di nuovi interventi. Mi auguro che ciò avvenga rapidamente e che si riesca ad avere nei prossimi giorni il documento necessario, sapendo che siamo in un grave ritardo e che questo pesa sull'attività del Parlamento.
Questi ritardi sono ripetuti, ostinatamente avvengono e rendono evidente, non solo, poco rispetto del Parlamento ma, soprattutto, pongono un problema rispetto a quelli che sono gli orientamenti del Governo, e di conseguenza l'azione del Paese, su una questione decisiva come quella sul futuro dell'economia nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Baretta, mi sembra che il suo intervento si sia svolto di fronte ad un Governo ampiamente rappresentato: infatti, sono presenti il Ministro per i rapporti con il Parlamento, il Ministro dell'economia e delle finanze, vi sono - come sottolinea l'onorevole Giachetti - molti altri Ministri e ci siamo anche noi. Comunque, sarà compito della Presidenza sollecitare nella direzione da lei richiamata.

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, chiedo la parola in qualità di parlamentare genovese per richiamare l'attenzione Pag. 21del Parlamento sulla grave situazione occupazionale, a seguito della bozza di riorganizzazione della cantieristica italiana presentata dalla Fincantieri. Nonostante gli impegni precedentemente assunti e ribaditi in più sedi, si prevede la chiusura non solo di Castellammare di Stabia, ma anche il ridimensionamento di Sestri Ponente e la totale chiusura di Riva Trigoso, Sestri Levante; un totale di mille dipendenti, quando vi sono ampie commesse per almeno i prossimi tre o quattro anni. È una questione che sta a cuore a tutti gli enti locali, alla comunità ligure e che credo richieda un impegno particolare da parte del Governo. Debbo notare che l'assenza del Ministero dello sviluppo economico e del suo responsabile, poiché di fatto siamo in una situazione di sostituzione temporanea da parte del Presidente del Consiglio del Ministro titolato, rischia di aggravare ulteriormente la situazione e di provocare una disattenzione generale su una questione che è centrale per la comunità ligure e per il mantenimento dei livelli occupazionali. Concludo, ricordando che nessun piano precedente poteva far prevedere questo epilogo, e ancora oggi siamo stupefatti che le affermazioni dei dirigenti di Fincantieri siano state successivamente contraddette da questa bozza di piano che è uscita. Vorrei invitare la Presidenza a convocare il Governo per una riflessione su questo punto (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

MARIO TULLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Interviene sullo stesso argomento? Anche lei è un parlamentare ligure, come Casini, notoriamente ligure, prego, ne ha facoltà.

MARIO TULLO. Signor Presidente, sul fatto che sono un po' più ligure dell'onorevole Casini non ci sono dubbi. Ci associamo a quanto detto e, in questo senso, vogliamo anche sollecitare, lo abbiamo già fatto e lo faremo in maniera compiuta con il nostro capogruppo, la discussione di una mozione che presentammo il 13 gennaio e in cui annunciavamo la situazione che si stava determinando sulla cantieristica, in particolar modo per quanto riguardava la realtà di Fincantieri, e in cui davamo anche una base di discussione per possibili soluzioni al Governo. La situazione sta precipitando e da questo punto di vista sono giuste le affermazioni del collega Casini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

GIACOMO CHIAPPORI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIACOMO CHIAPPORI. Signor Presidente, non intervengo per aggiungermi al coro di chi oggi parla del problema Fincantieri e quindi di Riva Trigoso, mi fa strano che qualcuno in quest'Aula venga a dire di essere ligure e si occupi solo in certi momenti della Liguria. Noi dobbiamo far presente a chi ha parlato in quest'Aula che sono anni che seguiamo questo percorso, siamo sempre presenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), siamo a confronto con la parte sindacale che ogni tanto, senza capire che cosa sta facendo, lancia i problemi ancora prima che esistano, così magari si fa un po' di pubblicità. Bisogna esserci, bisogna essere presenti tutti giorni, noi lo facciamo come parlamentari liguri della Lega Nord Padania e non veniamo qui a chiedere ogni tanto qualcosa soltanto per poter dire noi ci siamo, esistiamo. Il problema di Riva Trigoso esiste, lo sappiamo, sappiamo che è uscita questa bozza strana, ma a cui non diamo molto peso perché voi sapete perfettamente che ogni tanto qualcuno si alza, lancia un sasso per cercare di recuperare da qualche Ministero un po' di soldi per andare avanti o per cambiare strategia. Sono politiche diverse che magari la gente non conosce neanche. Noi ci siamo e diciamo all'onorevole Casini di darci una mano e di darcela sempre e non solo ogni tanto, cercando qualche scoop pubblicitario (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

Pag. 22

Si riprende la discussione (ore 11,44)

(Esame - Doc. IV-ter, n. 9-A)

PRESIDENTE. Passiamo ora alla discussione del seguente documento: Relazione della Giunta per le autorizzazioni su richieste di deliberazione in materia d'insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento contabile nei confronti di Francesco De Lorenzo, Giulio Di Donato e Ugo Grippo, deputati all'epoca dei fatti.
La Giunta propone di deliberare per l'insindacabilità, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione, dei fatti per i quali sono in corso i procedimenti nei confronti di Francesco De Lorenzo, Giulio Di Donato e Ugo Grippo.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore per la maggioranza, presidente della Giunta per le autorizzazioni, onorevole Castagnetti.

PIERLUIGI CASTAGNETTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, dati i limiti di tempo a mia disposizione, rimando al testo scritto della relazione, che qui riassumo. Sostanzialmente, ci troviamo di fronte ad una richiesta di insindacabilità parlamentare pervenuta dalla sezione regionale della Corte dei conti della Campania.
I fatti riguardano un appalto aggiudicato dal comune di Napoli nel 1974 alla Metropolitane di Napoli Spa per la costruzione delle linee urbane del capoluogo. I lavori si protrassero per molti anni e infine ne scaturì un procedimento penale per diversi titoli di reato, in particolare la corruzione, l'abuso d'ufficio e il finanziamento illecito dei partiti, che riguardavano, appunto, questi nostri tre ex colleghi. Da quel procedimento penale, peraltro, a vario titolo e in vari momenti, questi nostri tre ex colleghi sono usciti.
La Corte dei conti chiama ora a rispondere i predetti ex parlamentari, quali responsabili di danni alle istituzioni locali della Campania quantificabili in: 10 milioni e 330 mila euro circa per i danni patrimoniali al comune di Napoli; ai soli Di Donato e De Lorenzo 4 milioni e 650 mila euro per danno non patrimoniale all'immagine del comune di Napoli. Tutti e tre vengono considerati, inoltre, responsabili per 2 milioni e 634 mila euro circa per danno non patrimoniale alle istituzioni dello Stato. La Corte dei conti ritiene che i fatti oggettivamente intesi siano stati accertati dal giudice penale, pur se poi questi non sono stati definitivamente ascritti a responsabilità personali. Quest'ultimo aspetto non precluderebbe, quindi, un giudizio contabile.
Noi ci siamo soffermati sulla seguente circostanza: il 14 gennaio 1986, nel corso dell'esame della legge finanziaria presso la Commissione bilancio - di cui era presidente l'onorevole Paolo Cirino Pomicino e nella quale sedeva anche l'ex collega Ugo Grippo - all'articolo 33 dell'atto Camera di allora n. 3335, fu presentato un emendamento a prima firma Vignola, volto a stanziare 500 miliardi di lire per il quinquennio 1986-1990 per il completamento della linea metropolitana di Napoli. Questo emendamento fu sottoscritto sia dal presidente Paolo Cirino Pomicino, sia da Ugo Grippo. Esso fu poi approvato e divenne parte del testo.
La Giunta ne ha tratto la conclusione che, pur se in ipotesi mossa da intenti illeciti, la fase parlamentare di presentazione di questo emendamento di per sé non possa costituire oggetto di imputazione penale e che, quindi, anche Ugo Grippo, oltre a Paolo Cirino Pomicino, debba essere dichiarato insindacabile per questo aspetto, per questo emendamento presentato.
Posto che anche l'onorevole Di Donato e l'onorevole De Lorenzo avevano ruoli parlamentari di rilievo, il sottoscritto - che era relatore - aveva proposto di ritenere riconducibili a quel momento parlamentare anche le loro posizioni per la fase temporale coincidente e successiva alla sessione di bilancio 1985, pur non essendo questi ultimi due sottoscrittori del citato emendamento. Pertanto, noi abbiamo Pag. 23scelto quella data, quella seduta della Commissione bilancio in cui venne approvato quell'emendamento.
Per quanto concerne, invece, il periodo precedente, il 2 ottobre 1985, io proposi di deliberare la sindacabilità, giacché gli interessati - in particolare, l'onorevole Grippo e l'onorevole Di Donato - hanno negato di essersi interessati alla vicenda della metropolitana di Napoli in qualità di parlamentari, ma solo in qualità di esponenti politici napoletani. Per tale motivo, era stata proposta la votazione per parti separate, per le responsabilità ascritte prima del 2 ottobre 1985 e per quelle ascritte successivamente.
Con l'argomento, invece, che l'attività parlamentare costituisce, pur nell'arco di più legislature, un contesto unitario che non può essere sezionato, diversi componenti della Giunta hanno espresso l'orientamento che i deputati all'epoca dei fatti - De Lorenzo, Di Donato e Grippo - dovessero essere considerati insindacabili in toto.
Sicché nella seduta della Giunta dell'11 novembre 2009, con distinte votazioni e a parità di voti, la Giunta ha respinto la proposta del relatore di dichiarare in parte qua sindacabili i parlamentari interessati per il periodo anteriore al 2 ottobre 1985: la mia proposta venne quindi cassata perché a parità di voti.
In conclusione, la Giunta, con tre distinte votazioni, ha concluso per proporre all'Assemblea di dichiarare che i fatti ascritti ai deputati all'epoca degli eventi contestati Francesco De Lorenzo, Giulio di Donato e Ugo Grippo sono coperti dall'insindacabilità parlamentare, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore di minoranza, onorevole Palomba.

FEDERICO PALOMBA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non leggerò né illustrerò la relazione di minoranza - alla quale mi rifarò - e che chiedo sia comunque allegata agli atti.
Mi rifaccio soltanto ad alcune considerazioni di carattere generale, che sono nella linea che l'Italia dei Valori ha sempre seguito: consentire sempre e comunque che venga affrontato un giudizio di responsabilità o meno di fronte alle sedi competenti, in modo particolare di fronte alle magistrature.
Ci troviamo di fronte a un caso - seppure risalente nel tempo - di ordinaria o, se si vuole, straordinaria - considerata l'entità dell'affare - mala gestione della cosa pubblica.
Possiamo dire che la giustizia penale ha ritardato, ma la giustizia contabile, come il fisco, arrivano sempre e inesorabili. Riteniamo che il giudizio contabile sulla responsabilità degli amministratori pubblici sia sganciato dall'esito del giudizio penale e, quindi, riteniamo assolutamente legittimo il fatto che la Corte dei conti, anche a distanza di tempo, se la prenda contro coloro che si sono illecitamente arricchiti a danno dei contribuenti sperperando danaro pubblico.
Consideriamo perciò assolutamente legittima la richiesta di risarcimento - o comunque di condanna - per un danno contabile che la Corte dei conti, seppur nel 2009, ha elevato.
Riteniamo inoltre che ci sia e debba esserci per gli amministratori pubblici un principio di responsabilità, il quale segue sempre la persona che ha commesso un fatto, che è indagata o nei confronti della quale, in questo caso, sussiste un pregiudizio contabile. Questo noi riteniamo: deve sempre esserci un principio di responsabilità che risponde ad un principio di etica pubblica, a differenza di un'altra parte del Parlamento - quella alla mia sinistra - che invece non lo ritiene, e sempre lo ha dimostrato con condoni in materia fiscale, in materia urbanistica, in materia penale (26 condoni nella legislatura 2001-2006) e tutti gli «scudi», contabili, fiscali e di qualunque genere.
Riteniamo che rendersi responsabili di malversazione di danaro pubblico non rientri nell'articolo 68 della Costituzione. Chi può sostenere che si tratta di voti dati o opinioni espresse nell'esercizio delle funzioni parlamentari? Quello che è latrocinio pubblico è latrocinio pubblico! E noi Pag. 24dovremmo ribellarci tutti, come parlamentari della destra e di questa parte del Parlamento, ad essere assimilati a chi compie e a chi commette malversazione!
Ecco perché un atto del Parlamento che oggi respingesse la proposta della maggioranza della Giunta affermando che il principio di responsabilità vale per tutti, servirebbe a riavvicinare l'opinione pubblica ad un Parlamento e ad una classe politica che oggi sono fortemente contestati, e lo sono ancora di più perché si autodifendono in tutti i modi.
Se la casta vuole dimostrare di non esistere, il voto, anche in questo caso, può servire a riavvicinare un'opinione pubblica che sempre più ci contesta e si allontana dalla politica.
Non è un caso che la politica e i politici nella graduatoria dei consensi dell'opinione pubblica siano all'ultimo posto; cerchiamo di affrancarci da questo giudizio, che per noi è veramente offensivo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, i fatti sono stati illustrati, ma il caso presenta dei suoi dubbi. Senz'altro condivido l'ultimo richiamo del collega Palomba: tutti dobbiamo avere responsabilità fuori e dentro le Aule parlamentari nei modi previsti dalla Costituzione, però resta il fatto che qui stiamo esaminando un caso del 1974. Francamente mi viene da dire che noi siamo con Beccaria per una pena mite, certa, pubblica, ma pronta.
A distanza di trentasei anni valutare la fondatezza di un pur legittimo procedimento per danno erariale da parte della Corte dei conti francamente è quanto meno antistorico. Restano poi gli elementi già illustrati dal presidente della Giunta, nonché relatore, circa la partecipazione al voto relativo appunto al finanziamento della metropolitana di Napoli. Pur con qualche dubbio, aderiamo dunque alla proposta di insindacabilità illustrata dal relatore per la maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Samperi. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, anche noi nella Giunta per le autorizzazioni abbiamo condiviso il rammarico per il decorso così lungo del tempo, che è anche un altro indicatore della necessità di intervenire sulla macchina giudiziaria e sugli uffici e semplificare i procedimenti, perché è insopportabile ormai la lungaggine dei tempi della giustizia.
Non dimentichiamo, però, che l'onorevole De Lorenzo e l'onorevole Di Donato per il periodo precedente all'assunzione della loro carica sono già sottoposti al giudizio della Corte dei conti, perché l'articolo 68 della Costituzione non può coprire i periodi in cui è maturato l'accordo corruttivo, tra le altre cose, antecedente alla loro nomina, e quindi sono già sotto procedura della Corte dei conti per il periodo antecedente alla loro nomina.
Il presidente Castagnetti, relatore di questo procedimento, aveva proposto in modo assolutamente equilibrato che, per quanto riguardava la parte relativa alle attività successive alla nomina a deputati degli onorevoli De Lorenzo, Di Donato e Grippo, ci fosse un distinguo tra il periodo in cui i tre deputati avevano agito come esponenti politici e si erano interessati alla questione della metropolitana di Napoli e alla questione politica del finanziamento come esponenti politici, più che come deputati, e il momento in cui avevano compiuto l'atto tipico che doveva essere libera espressione, assolutamente non condizionato da niente e da Pag. 25nessuno, che era il voto espresso durante le fasi di esame del bilancio. Quindi, egli aveva proposto che prima del 1985 ci fosse una dichiarazione di sindacabilità e dopo il 1985 di insindacabilità.
Fra le altre cose, con una pronuncia di insindacabilità non eviteremmo assolutamente il procedimento contabile agli onorevoli di cui si discute, perché questo procedimento è già in piedi ed esiste per i periodi precedenti alla loro nomina. Quindi, chiedo il voto separato sulle due fasi, così come aveva proposto il presidente Castagnetti durante l'illustrazione della sua relazione nella Giunta per le autorizzazioni.

(Votazioni - Doc. IV-ter, n. 9-A)

PRESIDENTE. È stato richiesto il voto per parti separate per ciascuno degli interessati alle deliberazioni; è stato proposto di votare dapprima sui fatti avvenuti anteriormente al 2 ottobre 1985, data in cui ebbe formalmente inizio la sessione di bilancio 1985 (legge finanziaria per il 1986), e poi sui fatti avvenuti nel periodo successivo a tale data.
Posto che le distinte parti su cui si propone di votare hanno autonomia logica, anche considerata la circostanza che presso la Giunta per le autorizzazioni si è votato secondo le medesime modalità, la richiesta è da considerarsi accoglibile.
Naturalmente, per entrambi i periodi, la proposta della Giunta è nel senso di deliberare per l'insindacabilità dei fatti ascritti a Francesco De Lorenzo, Giulio Di Donato e Ugo Grippo, deputati all'epoca dei fatti, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di deliberare per l'insindacabilità, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione, dei fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-ter, n. 9-A, svoltisi anteriormente al 2 ottobre 1985 nei confronti di Francesco De Lorenzo, deputato all'epoca dei fatti.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Giammanco, Pizzolante e Vernetti, Ministro Tremonti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 569
Votanti 561
Astenuti 8
Maggioranza 281
Hanno votato
337
Hanno votato
no 224).

Prendo atto che il deputato Stradella ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di deliberare per l'insindacabilità, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione, dei fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-ter, n. 9-A, svoltisi successivamente al 2 ottobre 1985, nei confronti di Francesco De Lorenzo, deputato all'epoca dei fatti.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Bonaiuti, Di Virgilio, Mazzuca, Capodicasa, Consiglio, Girlanda, Ascierto, D'Anna...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 570
Votanti 549
Astenuti 21
Maggioranza 275
Hanno votato
546
Hanno votato
no 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta Pag. 26della Giunta di deliberare per l'insindacabilità ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione, dei fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-ter, n. 9-A, svoltisi anteriormente al 2 ottobre 1985, nei confronti di Giulio Di Donato, deputato all'epoca dei fatti.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Della Vedova, Strizzolo, Giulietti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 573
Votanti 563
Astenuti 10
Maggioranza 282
Hanno votato
344
Hanno votato
no 219).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di deliberare per l'insindacabilità, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione, dei fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-ter, n. 9-A, svoltisi successivamente al 2 ottobre 1985, nei confronti di Giulio Di Donato, deputato all'epoca dei fatti.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Vuole votare Ministro La Russa? Onorevoli Della Vedova, Mazzuca, D'Amico, De Girolamo, Traversa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 572
Votanti 567
Astenuti 5
Maggioranza 284
Hanno votato
542
Hanno votato
no 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di deliberare per l'insindacabilità, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione, dei fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-ter, n. 9-A, svoltisi anteriormente al 2 ottobre 1985, nei confronti di Ugo Grippo, deputato all'epoca dei fatti.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Scandroglio, Minasso, Vegas, Calvisi, Capodicasa, Mura, Maria Rosaria Rossi, Della Vedova...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 573
Votanti 567
Astenuti 6
Maggioranza 284
Hanno votato
343
Hanno votato
no 224).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di deliberare per l'insindacabilità, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione, dei fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-ter, n. 9-A, svoltisi successivamente al 2 ottobre 1985, nei confronti di Ugo Grippo, deputato all'epoca dei fatti.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Della Vedova, Baccini, Cesaro, Mazzuca, Formisano, Strizzolo, Lanzillotta, Galati, Scanderebech, Costa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 572
Votanti 565
Astenuti 7
Maggioranza 283
Hanno votato
542
Hanno votato
no 23). Pag. 27

(Esame - Doc. IV-ter, n. 14-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento:
Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del deputato Berlusconi.

La Giunta propone di dichiarare che i fatti, per i quali è in corso il procedimento, concernono opinioni espresse dal deputato Berlusconi nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore per la maggioranza, onorevole Gava.

FABIO GAVA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Giunta per le autorizzazioni riferisce su una domanda di deliberazione in materia di insindacabilità, relativa ad una causa civile promossa dal gruppo editoriale l'Espresso contro il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
Con tale atto di citazione, il gruppo editoriale l'Espresso lamenta che, in occasione dell'assemblea dei giovani industriali di Santa Margherita ligure, del 13 giugno 2009 - è importante sottolineare la data - il Presidente Berlusconi avrebbe espresso opinioni, che costituirebbero un atto di concorrenza sleale, non solo ai sensi dell'articolo 2043 del codice civile, ma anche ai sensi dell'articolo 2598 del medesimo codice.
In sintesi, le frasi riportate nell'atto di citazione sono le seguenti, le leggo velocemente:
«La situazione della crisi è quella che conoscete». Cosi afferma Berlusconi. «Bisognerebbe non avere un'opposizione e dei media che tutti i giorni cantano la canzone del pessimismo, del disfattismo, del catastrofismo»; «[gli industriali devono far la loro parte, devono] operare di più in questa direzione, per esempio non date pubblicità a chi si comporta così».

Nel corso del giudizio la difesa ha ovviamente eccepito l'insindacabilità e il giudice ha trasmesso gli atti alla Camera dei deputati, che li ha esaminati nella sua Giunta per le autorizzazioni a procedere, nelle due sedute del 21 aprile e del 5 maggio di quest'anno.
Durante la discussione è emerso un orientamento a maggioranza favorevole all'accoglimento dell'eccezione dell'onorevole Berlusconi sull'insindacabilità e ciò sulla base di due argomenti che il relatore e la maggioranza ritengono decisivi: anzitutto, il Presidente Berlusconi partecipava al convegno dei giovani industriali ovviamente per illustrare gli sforzi del Ministero da lui guidato e, trattando di materie economiche particolarmente rilevanti, egli quindi parlava da esponente politico di materie politiche per eccellenza, quali l'andamento dell'economia, i dati occupazionali, l'efficienza dell'amministrazione pubblica, la qualità della vita ed altre.
Ed è per questo che la maggioranza della Giunta ha ritenuto che questo non solo fosse un suo diritto, ma per certi versi un suo dovere, date le responsabilità istituzionali che insistono sul Presidente del Consiglio. Pertanto, queste affermazioni non sono state ravvisate come affermazioni che contraddistinguono un atto di tipo banalmente commerciale, qualificandole secondo i parametri della concorrenza sleale, ma come affermazioni di carattere politico.
In secondo luogo, per ciò che è relativo alla conferenza dell'insindacabilità, se vi siano o meno secondo una giurisprudenza maggioritaria degli atti parlamentari al riguardo, questa Giunta e questa Assemblea si sono già espresse, per quanto riguarda membri del Governo che siano anche membri parlamentari, circa il fatto che difficilmente questi membri ovviamente possono presentare interrogazioni o emendamenti e che si debba valutare in questi casi la loro attività politica più in Pag. 28generale. A questo punto è importante sottolineare - lo ricordavo prima: la data è importante - che nella riunione del Consiglio dei ministri del 12 giugno 2009, il Presidente Berlusconi - risulta dal verbale della seduta - ha parlato di argomenti analoghi a quelli trattati a Santa Margherita. Ne leggo solo alcuni stralci. Il Presidente Berlusconi dice, tra l'altro: «Mi si contesta di essere esageratamente ottimista e di esserlo strumentalmente, solo per nascondere dietro un ottimismo di maniera, così dicono i nostri avversari e ripetono giornali e tv, la gravità della situazione quasi volessi negare la crisi e i suoi drammatici effetti. È vero il contrario, perché sono assolutamente convinto che solo cercando di riportare un clima di fiducia e di speranza nel Paese si potrà restituire ai consumatori la voglia di spendere e agli imprenditori la voglia di investire [...] La crisi infatti si alimenta e si aggrava proprio per quella continua predicazione di sventure, per quella visione cupa e pessimistica della realtà [...]». Prosegue il Presidente Berlusconi: «Mi domando come non si rendano conto di come un comportamento del genere sia nocivo ma anche pericoloso e irresponsabile; non si accorgono che nel tentativo di mettere in difficoltà il Governo colpiscono le loro stesse aziende e quindi i loro stessi interessi. Ma i giornali e le tv non vivono anche della pubblicità delle imprese? Non è la pubblicità che muove i consumi? Le imprese non sono esse stesse a sostenere e finanziare - qualche volta anche al di là della pubblicità - i giornali?».

PRESIDENTE. Onorevole Gava, la prego di concludere.

FABIO GAVA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Mi richiamo, comunque, al tempo spettante al gruppo. Con queste affermazioni, tenute proprio il giorno precedente l'assemblea dei giovani industriali, in pratica l'onorevole Berlusconi ha fatto in Consiglio dei ministri un ragionamento sui nessi tra pubblicità, consumi e fiducia nelle prospettive economiche sostanzialmente analogo a quello svolto a Santa Margherita Ligure. Di qui, quindi, l'orientamento a maggioranza della Giunta di considerare l'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione.

PRESIDENTE. Ricordo ai relatori che possono utilizzare solo il tempo a loro disposizione e non quello del gruppo, essendo relatori a norme della Giunta. In ogni caso, si potrà fare riferimento anche alla relazione scritta, che accompagna il documento. Questo vale ovviamente per questo documento, ma anche per quelli successivi.
Ha facoltà di parlare il relatore di minoranza, onorevole Samperi.

MARILENA SAMPERI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, i fatti richiamati dall'onorevole Gava e le giustificazioni e gli argomenti da lui addotti in qualità di relatore, che riproducono gli orientamenti della maggioranza della Giunta, non sono né persuasivi né probanti.
L'atto di citazione, infatti, non è arrivato all'onorevole Berlusconi da parte de L'Espresso per la prima parte delle sue dichiarazioni, che naturalmente egli era libero di poter esternare: «La situazione della crisi è quella che conoscete. Bisognerebbe non avere un'opposizione e dei media (...)», ma, soprattutto, per la seconda parte, quando l'onorevole Berlusconi invita gli imprenditori a Santa Margherita Ligure a non dare pubblicità a quei giornali che diffondono notizie scoraggianti sulle azioni del Governo.
È chiaro che questa invettiva contro il gruppo Repubblica-L'Espresso era chiaramente volta a danneggiare in un interesse specifico, che è quello della raccolta pubblicitaria, questa testata.
La platea a cui si riferiva l'onorevole Berlusconi non era certo indifferente alla questione: si trattava di imprenditori, molti dei quali con interessi promossi con pubblicità su giornali, quotidiani e settimanali.
Il Presidente del Consiglio, anche per la sua grande esperienza nel campo dei media e Pag. 29della carta stampata, non poteva non rendersi conto dell'impatto squisitamente commerciale che avrebbero avuto le sue parole; impatto commerciale aggravato, caso mai, dalla particolare qualità dell'onorevole Berlusconi quale Presidente del Consiglio, che, bene o male, direttamente o indirettamente, poteva esercitare anche un'influenza sugli imprenditori.
Quanto poi alla qualità di esponente politico dell'onorevole Berlusconi, è difficile distinguere il politico dall'imprenditore nel suo caso. Questo procedimento ripropone in modo netto ed evidente il problema del conflitto di interessi, mai risolto, sostanzialmente, durante questa legislatura.
Manca in ogni caso, perché noi possiamo aderire alla proposta del relatore e della maggioranza della Giunta, qualsiasi nesso tra l'attività parlamentare del Presidente del Consiglio, onorevole Berlusconi, e le sue esternazioni. È vano quello che viene detto, e cioè che nel Consiglio dei Ministri del 12 giugno 2009, sarebbero state pronunciate frasi analoghe.
Questo non risulta da nessuna parte e, ancora una volta, assistiamo ad una disinvolta applicazione dell'insindacabilità. Ricordiamoci che i tribunali sollevano conflitti di competenza, ricordiamoci, anche se poi non è noto a quest'Aula, che i conflitti di competenza sollevati danno torto alla Camera dei deputati in quasi la totalità delle fattispecie e che la Corte europea, in sette casi su sette, ha condannato l'Italia proprio per il modo in cui applica l'insindacabilità prevista dall'articolo 68 della Costituzione.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARILENA SAMPERI, Relatore di minoranza. Tra le altre cose, la maggioranza usa argomenti che poi, a contrariis, saranno utilizzati nel caso dell'onorevole Zazzera, di cui parleremo subito dopo.

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, l'invito rivolto dal Presidente Berlusconi agli imprenditori nel 2009 a Santa Margherita Ligure a non acquistare pubblicità nelle pagine del gruppo L'Espresso a mio avviso è difficilmente qualificabile come un reato o come un elemento di illecito civile, tuttavia non è neanche un'opinione parlamentare. Rinnovo dunque qui il giudizio contrario all'insindacabilità espresso in Giunta, fermo restando che su questi fatti dubbi ciascun parlamentare del gruppo potrà ovviamente esprimere un proprio prudente apprezzamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, i punti in discussione in questo caso sono molto semplici. In primo luogo, può il Presidente del Consiglio invitare a non dare pubblicità - e quindi in ipotesi a mettere a rischio la solidità di un gruppo quotato in borsa - ad un gruppo editoriale che esercita un ruolo critico verso il suo operato? In secondo luogo, può tale comportamento essere considerato insindacabile in quanto voto dato od opinione espressa nell'esercizio delle funzioni parlamentari? Le risposte sono evidenti: in entrambi i casi la risposta è un grandissimo ed inequivocabile «no»!
Ciò, quanto al primo aspetto, in considerazione del fatto che Berlusconi afferma di essere democratico e liberale ma dimostra di non essere né l'uno né l'altro, e lo dimostra con i fatti. Non è democratico perché non accetta il dissenso e la critica neanche della libera stampa: nel suo autoritarismo vorrebbe una stampa imbavagliata e ci ha provato anche con il Pag. 30disegno di legge sulle intercettazioni e, in questo caso, con la minaccia incombente di cercare ogni possibile sanzione contro chi osa mettere in dubbio l'efficacia della sua azione di Governo.
Non è liberale perché usa strumenti autoritari e connessi ad una funzione pubblica per abbattere un concorrente temibile politicamente ed economicamente nella sua qualità, anche se camuffata, di editore, in pieno ed eclatante conflitto di interessi. Dov'è il liberalismo? Lo declama ma lo contraddice: per lui l'ideale sarebbe che vi fosse un solo grande editore, un solo grande assicuratore, un solo grande gestore di comunicazione, un solo grande banchiere e così via elencando i suoi tentacolari interessi nella vita economica del Paese. Quanto al secondo punto, manca ogni nesso funzionale tra la sua attività di parlamentare e la sua minaccia nei confronti di gruppi economici concorrenti, anzi il conflitto di interessi spezza ogni vincolo funzionale tra comportamento e funzioni tipiche.
Volersi quindi sottrarre al giudizio civile di responsabilità per danni è ancora una volta esercizio di arroganza e di ogni potenziale sentimento di impunità: assecondarlo significa rendersene complici, cari colleghi, perciò l'Italia dei Valori voterà contro la proposta di insindacabilità formulata dalla maggioranza della Giunta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Follegot. Ne ha facoltà.

FULVIO FOLLEGOT. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Lega Nord da sempre ritiene che per svolgere adeguatamente il suo compito e la sua funzione un parlamentare deve poter esprimere liberamente il proprio pensiero e la propria opinione senza timore di dover rispondere in sede civile e penale.
L'articolo 68 della Costituzione prevede infatti che i membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni e, analogamente, l'articolo 3 della legge n. 140 del 20 giugno del 2003 specifica la portata della norma costituzionale.
Nel caso in oggetto il gruppo editoriale L'Espresso ha citato in giudizio il Presidente del Consiglio in qualità di deputato per alcune sue affermazioni rilasciate il 13 giugno 2009 al convegno dei giovani imprenditori di Confindustria.
Nell'atto di citazione vengono riportate le dichiarazioni del convenuto Berlusconi: «La situazione della crisi è quella che conoscete. Bisognerebbe non avere una opposizione e dei media che tutti i giorni cantano la canzone del pessimismo, del disfattismo, del catastrofismo». Egli invitava poi gli industriali a fare la loro parte e ad operare in questa direzione, dicendo per esempio «non date pubblicità a chi si comporta così».
È quest'ultima la frase incriminata. Si tratta dunque di capire se ciò possa essere ritenuto un atto di concorrenza sleale, pronunciato al fine di mettere in difficoltà i detrattori di una linea politica ben precisa, evidenziata nelle azioni di Governo, o se invece si tratta di una valutazione politica, svolta all'interno di un intervento politico.
L'obiettivo di quell'intervento è sicuramente politico. Conosciamo tutti infatti la situazione che si è venuta creare con la crisi dei cosiddetti mutui subprime, che ha investito prima di tutto il sistema finanziario internazionale e, di seguito, la stessa economia reale. Anche se l'Italia è stata solo parzialmente toccata da questo tsunami, le conseguenze si sono fatte sentire: aumento della disoccupazione, rallentamento della produzione e conseguente diminuzione del prodotto interno lordo hanno messo a dura prova il sistema economico e sociale. Gli interventi del Governo sono stati puntuali e tempestivi e hanno impedito che l'Italia venisse travolta dalla speculazione internazionale, così com'è avvenuto per la Grecia. Va dato atto al Governo di aver saputo coniugare la pace sociale con la fermezza nel contenere la spesa pubblica. Pag. 31
Di fronte a questo sforzo, in un momento di particolare difficoltà, alcuni media avevano espresso pesanti critiche nei confronti dell'operato della maggioranza di Governo. L'obiettivo dell'intervento del Presidente del Consiglio era quello di evitare che il disfattismo di alcuni causasse danni ancora più seri, minando la fiducia in una ripresa, sia pure lenta e discontinua. Ritenere che l'esortazione dell'onorevole Berlusconi avesse un fine diverso non è sostenibile, se non reputando che gli imprenditori non siano in grado di tutelare gli interessi delle loro aziende, ma questo è del tutto inverosimile.
L'esercizio del diritto di critica di fare valutazioni politiche, rientra nelle prerogative di un parlamentare, così come è previsto dall'articolo 68 della Costituzione.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FULVIO FOLLEGOT. Quanto all'interpretazione, secondo cui tale dichiarazione, avvenuta fuori dall'Aula, per essere insindacabile, dovrebbe avere a supporto un atto parlamentare tipico, si scontra non solo con la rapidità con cui si susseguono gli accadimenti politici ed economici, ma soprattutto con l'interpretazione, a nostro avviso più coerente, secondo la quale non è necessario questo tipo di nesso.
Per tali motivi la Lega Nord voterà a favore della insindacabilità, secondo quanto previsto dall'articolo 68, primo comma, della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà per due minuti.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, dispiace che l'Aula assista a questa discussione con distrazione, perché nella questione che stiamo esaminando, al di là di questo caso specifico, si pongono dei problemi molto importanti dal punto di vista del funzionamento del Parlamento e dell'attività dei suoi membri.
Il problema che qui si pone, onorevoli colleghi, è che in tali dichiarazioni dell'onorevole e Presidente del Consiglio Berlusconi si sovrappongono due caratteristiche o meglio due attività professionali che lui contemporaneamente svolge: da una parte egli è un uomo politico, un uomo di Governo e dall'altra parte egli è anche azionista e uomo di riferimento di un grande gruppo editoriale.
Bisogna allora considerare, per giudicare questo caso, quale di queste due professioni, per così dire, prevalga. Io non ho dubbi che prevalga la funzione politica dell'onorevole Berlusconi. Ho un'opinione così alta della funzione che noi svolgiamo che ritengo che la funzione politica sovrasti e domini ogni altra attività che ognuno possa svolgere nella sua vita precedente. Non ho quindi difficoltà ad annunziare il mio voto favorevole per l'insindacabilità delle dichiarazioni politiche dell'onorevole Berlusconi. Faccio tuttavia presente che egli stesso doveva essere prudente in quel suo accenno, che può dar luogo ad un sospetto di interesse privato in un atto pubblico, poiché è evidente che egli è anche titolare di giornali che raccolgono pubblicità e altro.
Tutto questo dimostra che esiste un grave problema che riguarda il conflitto di interesse, che non è regolato e che andrebbe regolato.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIORGIO LA MALFA. E, comunque, il deputato Berlusconi, quando affronta temi delicati, dovrebbe usare una prudenza di linguaggio che evidentemente non gli è propria. Tale è il senso del voto che io darò in questa materia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà, per due minuti.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, un dibattito simile non potrebbe svolgersi in alcun Parlamento europeo. Lo dico anche ai colleghi che vogliono difendere Berlusconi: è una linea di difesa insostenibile, perché sembra un'«orgia» del conflitto di interessi, una celebrazione Pag. 32del conflitto medesimo. Siamo in presenza di un Presidente che dice agli imprenditori: non investite sui mezzi dei miei avversari; però è anche proprietario dei mezzi che traggono un beneficio dallo spostamento di risorse. In quale luogo si può sostenere questa tesi senza sbellicarsi dalle risate, almeno in privato? È una tesi aberrante per la libertà dei mercati, per l'Antitrust; è una tesi impronunciabile!
Per tutte le ragioni esposte, vorrei che anche chi nel centrodestra in questi giorni ha sollevato il tema del pluralismo valutasse con attenzione di cosa stiamo parlando. Ciò è ancora più delicato del tema della RAI: riguarda la libertà dei mercati, la tutela dei competitori, l'impossibilità di aggredire un tuo competitore sul piano industriale. È una cosa che non ha luogo! Mi permetto, signor Presidente, uno può poi anche far finta di non capire, ma non ha luogo! E dovrebbero saperlo, quelli che ogni mattina leggono un testo sacro dei principi liberali.
Un'ultima questione, signor Presidente: il fatto che si discuta in questa sede e che le autorità di garanzia, l'Antitrust in particolare, non aprano un'istruttoria su tale vicenda, è qualcosa di «malato». Se vi sono degli amici del Presidente del Consiglio, dei suoi «tifosi», almeno in privato gli dicano: Presidente, fai finta di risolvere questo tema, non esporci più alla vergogna, noi ed il Parlamento, di questo tipo di discussioni (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà, per due minuti.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, è chiaro che la discussione è molto ostica: si tratta di distinguere il senso delle parole in tema di insindacabilità, e non vi è dubbio che, essendo l'onorevole Berlusconi deputato, esprime dei concetti che rientrano in questa tutela; però il Parlamento si trova di fronte al fatto che le decisioni assunte nel 1994 in ordine alla sua eleggibilità appaiono oggi come un'evidente forzatura, perché la tutela che ci si dava rispetto ai concessionari di pubblici servizi rimbalza in questo caso con tutta la sua forza.
Il conflitto di interessi è assolutamente macroscopico, e come il collega Giulietti ha ora ricordato sarebbe bene che più che l'autorità giudiziaria cominciassero ad occuparsene Catricalà e la presidenza dell'Antitrust, perché rientra all'interno di quei compiti che sono stati trasferiti all'Antitrust sulla base della più recente legislazione. È una commistione evidente tra interesse pubblico ed interessi privati, una turbativa del mercato, ma il deputato Berlusconi è coperto oggettivamente dall'insindacabilità che questo Parlamento gli ha concesso, nel momento in cui ha consentito che egli diventasse deputato (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Prego i colleghi di prendere posto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paniz. Ne ha facoltà.

MAURIZIO PANIZ. Signor Presidente, espongo due sole considerazioni, affinché rimangano agli atti per attestare in maniera chiara il nostro punto di vista.
L'onorevole Berlusconi, come tutti i parlamentari, è sempre parlamentare, quando è dentro la Camera e quando è fuori dalla Camera: quando interviene in convegni ha diritto alla copertura ex articolo 68 come tutti i deputati. Affermare poi che non ha diritto alla copertura perché non ha espletato atti di sindacato ispettivo è andare contro la realtà, perché certamente i membri del Governo non possono presentare atti di sindacato ispettivo a se stessi. Dal punto di vista giuridico, quindi, non vi può essere discussione alcuna sul diritto alla copertura ex articolo 68.
Quanto al merito, vale un'unica considerazione. Dopo i fatti dei quali discutiamo, la pubblicità del Gruppo editoriale L'Espresso è ampiamente salita, quindi il risultato non è stato conseguito nei termini che legittimano un'istanza risarcitoria: solo ciò è sufficiente a respingere Pag. 33qualsiasi pretesa di danni, a maggior ragione se presunti incalcolabili come si è detto, e a dare una risposta precisa al tema del cosiddetto conflitto d'interesse. Il voto del Popolo della Libertà sarà dunque perfettamente in linea con la relazione che è stata presentata dall'onorevole Gava (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Votazione - Doc. IV-ter, n. 14-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-ter, n. 14-A concernono opinioni espresse dal deputato Berlusconi nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca, onorevole Giammanco, onorevole Traversa, onorevole Lanzillotta, onorevole Razzi, onorevole Boccuzzi, onorevole Graziano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 569
Maggioranza 285
Hanno votato
322
Hanno votato
no 247).

(Esame - Doc. IV-ter, n. 15-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento: Relazione della Giunta per le autorizzazioni su una richiesta di deliberazione in materia d'insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del deputato Guzzanti.
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento non concernono opinioni espresse dal deputato Guzzanti nell'esercizio delle funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Sisto. Ricordo che i relatori possono anche fare riferimento alla relazione scritta.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore. Signor Presidente, il caso è singolare perché ho sostenuto in Giunta una tesi che poi è stata disattesa a parità di voti. Si tratta di un procedimento civile nei confronti del collega Guzzanti che all'epoca (marzo 2009) era un componente della III Commissione (Affari esteri), e in un articolo de il Giornale aveva riferito quanto segue con riferimento al dottor Luigi Strada, detto Gino, fondatore e direttore dell'associazione medica senza fini di lucro Emergency. In questo articolo del marzo del 2009, signor Presidente, aveva titolato: il compagno di Strada, il boia del Sudan; il leader di Emergency difende il tiranno sanguinario; da Saddam ad Al Bashir per lui sono tutti perseguitati. In altri termini con una critica certamente pungente, ma - ribadisco - con fatti assolutamente veri e non difformi dalla realtà il collega Guzzanti definiva l'atteggiamento di Gino Strada (benché ne parlasse come un medico certamente bravo, che aiuta molta gente) come un soggetto che avesse il piccolo difetto di schierarsi con i satrapi, sanguinari, come Saddam e Omar al Bashir del Sudan, e sosteneva che a Strada non piacesse affatto che la Corte penale internazionale (fatto vero) de L'Aja avesse emesso un mandato di cattura per il dittatore sudanese, accusato di crimini contro l'umanità. In altri termini - è questo il dato che mi sento di segnalare come rilevante - si faceva riferimento all'apertura dell'ospedale di Nyala in Sudan da parte di Strada come a un errore politico e a una drammatica legittimazione per un tiranno sanguinario.
Il tema quindi riguardava per un componente della III Commissione Affari esteri un errore politico e una drammatica legittimazione Pag. 34per un tiranno sanguinario. È stato sentito il collega Guzzanti l'11 marzo del 2010: ha ribadito il forte interesse che aveva in quanto componente della Commissione Affari esteri per tutte le questioni internazionali, e ha chiarito come la sua critica fosse rivolta alla conflittualità tra un'opera umanitaria nei confronti e in favore di un criminale che avesse operato una vera e propria pulizia etnica con almeno due milioni di morti. Mi sembra che questo tema del conflitto fra avallo nei confronti di un criminale sanguinario che avesse curato questa gravissima e pesantissima pulizia etnica sia stato poi il leitmotiv del dibattito che è avvenuto all'interno della Giunta per le autorizzazioni. Va detto, Presidente, che l'11 marzo 2009, il Corriere della Sera (a firma Massimo Alberizzi) aveva riportato esattamente le stesse situazioni.
Due sono state le opinioni. La prima, quella che ha sostenuto anche il sottoscritto insieme al gruppo del PdL: si tratta di critiche che miravano a mettere in relazione le operazioni umanitarie con le conseguenze sul piano politico internazionale, ma erano delle vere e proprie opinioni politiche. Ma il tema più importante è questo. Manca ovviamente l'aggancio ad atti parlamentari pregressi.
Questo è un tema sicuramente rilevante perché il diritto del parlamentare di poter criticare l'attualità quotidiana non può essere agganciato all'atto pregresso. Se così fosse dovremmo, come una sorta di schermatura, far sì che il parlamentare dovesse, appena insediato, distribuire, nel Parlamento, una miriade di atti su tutti gli argomenti per essere sicuro che la sua opinione politica possa essere protetta. Questo è, sinceramente, assurdo; non è possibile che si debba legare all'atto pregresso la copertura dell'articolo 68 della Costituzione. Debbo poter esprimere il mio parere di parlamentare indipendentemente dall'atto pregresso. Questo vuol dire poter essere sicuri di opinioni protette come parlamentare dall'articolo 68 della Costituzione. Questo è il tema: manca l'atto, ma il collega Guzzanti è sicuramente un collega che, in quanto componente della Commissione esteri, ad avviso di chi vi parla, aveva titolo ad esprimere quell'opinione.
Di diverso avviso la Giunta per le autorizzazioni, per due ragioni, seppur a parità di voti: ha espresso il suo parere non come parlamentare, ma come giornalista ed opinionista de Il Giornale (sulla differenza, poi, ovviamente, il Parlamento deciderà) e - seconda ragione - manca l'atto pregresso che, in qualche modo, fungerebbe da baricentro per la legittimazione alla copertura dell'articolo 68 della Costituzione. Pur dovendo dare atto, quindi, che il parere della Giunta per le autorizzazioni è stato in linea, seppur a parità di voti, questo è il tema che propongo, quello della relazione per la minoranza.
La Giunta per le autorizzazioni ha, comunque, deciso diversamente, ma questo risulta dagli atti della relazione che è acquisita, alla quale integralmente vi riporto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, devo dire, molto brevemente, che questo è un caso fondamentalmente molto dubbio perché le parole rivolte dal collega Guzzanti a Strada, che sono, indubbiamente, molto forti, fanno riferimento ad un presunto legame tra Gino Strada e la sua organizzazione e tiranni come Omar al-Bashir e Saddam Hussein, nei teatri in cui Emergency opera. È in sé un giudizio politico che, tuttavia, il collega e deputato Guzzanti esprime nell'attività propria di editorialista de Il Giornale. Anche questo fatto risulta acclarato. Si tratta di un problema che si è già presentato in altre occasioni. Si sostiene anche che, francamente, non può godere di un privilegio che non compete, invece, a editorialisti, opinionisti e giornalisti che operano secondo le medesime categorie. Per quanto si tratti, Pag. 35dunque, di una valutazione aspra, molto dura, ma di tipo politico, riteniamo fondamentalmente che questa critica sia stata svolta nell'ambito dell'attività editoriale e non della funzione parlamentare. Tuttavia, dinanzi a queste perplessità, è ben ovvio che i colleghi del mio gruppo useranno il proprio discernimento nell'espressione del voto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, ci rimettiamo alla relazione del collega Sisto e riteniamo sia comunque insindacabile l'espressione del collega Guzzanti in quanto egli ha sempre condotto, in tanti anni, una battaglia parlamentare per la ricerca della verità e la ricerca dell'affermazione della libertà di pensiero. Riteniamo che anche quelle da lui espresse siano opinioni rientranti nell'alveo di protezione dell'articolo 68, comma primo, della Costituzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, questa volta l'Italia dei Valori voterà a favore della proposta della Giunta per le autorizzazioni, perché essa propone che non si applichi a questo caso l'articolo 68 della Costituzione. Vogliamo dire, però, che a differenza degli altri casi, non abbiamo da esprimere un giudizio negativo nei confronti del deputato Guzzanti, anzi ce ne asteniamo assolutamente e apprezziamo alcune sue sincerità nella propria vita politica.
Vogliamo soltanto dire che è giusto che l'onorevole Guzzanti si difenda di fronte al giudice per far valere l'applicazione della scriminante dell'articolo 21 della Costituzione, sia relativa alla libertà di stampa sia relativa alla libertà di espressione. Tutto però possiamo dire fuorché il suo atteggiamento e le dichiarazioni che lui ha fatto possano essere ricomprese all'interno dell'attività parlamentare. Sono ricomprese all'interno dell'attività giornalistica e, quindi, come tale gli auguriamo di avere in sede giudiziaria la soddisfazione che merita. Fermo restando che noi non condividiamo le sue espressioni nei confronti di Gino Strada, verso il quale esprimiamo la nostra ammirazione. Ma questo è altro discorso, è una valutazione nostra.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, questo è un caso nel quale la tutela del parlamentare da parte del Parlamento è assolutamente doverosa. Infatti, il nostro collega in questo caso ha espresso un giudizio politico molto pesante nei confronti del suo interlocutore. Egli ha detto: è un nemico dei valori dell'Occidente. Egli è amico di dittatori sanguinari e così via. Non ha accusato di un reato, ma ha dato un giudizio politico. Se un parlamentare non può esprimere liberamente, nell'ambito della dialettica politica sui giornali e in televisione, quelle che sono le sue opinioni politiche, se il Parlamento non fosse solidale con questa manifestazione del pensiero incoraggerebbe i suoi membri ad aver paura, a non parlare per la minaccia di coloro che lo possono mandare in tribunale. Mi auguro che la proposta della Giunta di sindacabilità venga respinta e che venga invece affermata dal Parlamento l'insindacabilità dei giudizi politici di un nostro collega.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Samperi. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, questo caso a noi viene in quanto Gino Strada cita l'onorevole Guzzanti perché lo ha accusato di essere amico e complice di vari dittatori solo per il fatto di non aver smontato i propri ospedali da campo e di travestire la sua attività politica facendo il medico con i soldi raccolti Pag. 36dalla sua ONG, di questo stiamo parlando, non di un generico attacco a difesa della libertà e contro satrapi sanguinari. L'articolo è stato pubblicato non tanto da Guzzanti parlamentare che ha fatto un'intervista qualsiasi, quanto dall'onorevole Guzzanti in qualità di editorialista e collaboratore del quotidiano Il Giornale. Mancano atti parlamentari che possano fondare un nesso funzionale con quanto dichiarato extra moenia. Dunque, non ci sono agganci per poter dare una garanzia in più all'onorevole Guzzanti e una protezione maggiore di quella che devono trovare tutti i cittadini nell'articolo 21 della Costituzione. Nei criteri generali di applicazione dell'insindacabilità abbiamo approvato in Giunta tra l'altro il principio che quanto attiene all'attività libero-professionale dei deputati è escluso dalle garanzie. Per questo noi voteremo in coerenza con quanto propone la maggioranza della Giunta, per la sindacabilità dell'onorevole Guzzanti.

(Votazione - Doc. IV-ter, n. 15-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indico la votazione sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al documento IV-ter, n. 15-A non concernono opinioni espresse dal deputato Guzzanti nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Pertanto chi vuole votare per l'insindacabilità delle opinioni espresse dall'onorevole Guzzanti deve votare «no», chi vuole votare per la sindacabilità deve votare «sì».
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Granata... onorevole Sardelli... onorevole Sposetti... onorevole Minniti... onorevole Gnecchi... onorevole D'Antoni... onorevole Sani... l'onorevole Gozi ha votato... onorevole Farinone...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia - Partito Liberale Italiano - Vedi votazionia ).

(Presenti 527
Votanti 525
Astenuti 2
Maggioranza 263
Hanno votato
222
Hanno votato
no 303).

Prendo atto che i deputati Bernini Bovicelli e Monai hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
La Camera ha pertanto deliberato nel senso che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al documento IV-ter, n. 15-A concernono opinioni espresse da un membro del Parlamento nell'esercizio delle sue funzioni.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, solo per una questione di stile - certe volte la forma può essere anche sostanza - vorrei fare presente che noi in tutte le votazioni, fino all'ultima, che riguardavano il Presidente Berlusconi - cioè finché ci siamo occupati delle questioni del Presidente Berlusconi - abbiamo votato in cinquecentosettantuno. Casualmente, risolte le questioni del Presidente Berlusconi, vi sono 50 voti in meno. Se lei abbassa la testa si può rendere conto da dove vengano a mancare i voti (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La testa bisogna alzarla e abbassarla.

(Esame - Doc. IV-ter, n. 16/A)

PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento: Relazione Pag. 37della Giunta per le autorizzazioni su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del deputato Zazzera (Doc. IV-ter, n. 16/A).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento non concernono opinioni espresse dal deputato Zazzera nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare la relatrice, onorevole Rossomando.

ANNA ROSSOMANDO, Relatore. Signor Presidente, nel richiamarmi alla relazione scritta sono però necessarie alcune osservazioni e alcuni chiarimenti. Infatti, la decisione presa a maggioranza dalla Giunta ha articolato e distinto il giudizio sulla vicenda che qui interessa che nasce - lo ricordo molto brevemente - come è noto da un procedimento penale che si instaura a seguito di denuncia-querela proposta dal sottosegretario onorevole Mantovano nei confronti dell'onorevole Zazzera per dichiarazioni che sarebbero apparse sui giornali, in particolare i giornali pugliesi, con riferimento ad un grave fatto di sangue in cui trovava la morte il componente del consiglio provinciale Basile.
In particolar modo, viene addebitato al collega Zazzera il fatto che avrebbe dichiarato che l'onorevole Mantovano sarebbe intervenuto presso la questura di Lecce mentre erano in corso gli interrogatori di tre ragazzi, tesserati di Alleanza Nazionale, indicati come esecutori materiali delle minacce a Basile sui muri di Ugento. L'onorevole Zazzera avrebbe inoltre affermato che da un esponente di Governo ci si sarebbe aspettati un invito agli inquirenti ad andare fino in fondo, senza guardare in faccia a nessuno nella ricerca della verità sull'omicidio di un uomo e di un rappresentante delle istituzioni, invece il sottosegretario Mantovano invita al silenzio, all'omertà, ad insabbiare, a non sollevare polveroni e a non dare fastidio.
Va considerato anche il fatto che siamo all'ultimo dei casi trattati e che negli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto spesso si sovrappone quello che invece è il nostro unico giudizio, quello cioè sull'insindacabilità e non sulla sussistenza, nel merito, se esista una libera espressione del pensiero o della libertà di stampa.
In sostanza, infatti, come ben sappiamo, attraverso l'insindacabilità, in virtù della difesa del Parlamento, invocata da più parti anche questa mattina nella seduta odierna, si sottrae un componente della Camera al giudizio ordinario al quale sono sottoposti tutti i cittadini.
Con il ragionamento e l'argomentare che hanno portato alla decisione della Giunta, si è voluto distinguere, nell'intero corpo delle dichiarazioni, la parte che è una legittima critica, e che corrisponde anche a diversi atti parlamentari presentati dall'onorevole Zazzera al fine di allertare l'attenzione e le investigazioni delle autorità tutte sul grave fatto di sangue in oggetto.
Da questo punto di vista, si è voluto considerare tali dichiarazioni nel senso più ampio e, quindi, anche con riferimento a quella parte in cui si critica un atteggiamento attribuito al sottosegretario, laddove si dice che con le sue dichiarazioni contribuirebbe all'insabbiamento delle indagini. Ci si pronuncia, invece, a favore della sindacabilità, per aver attribuito un fatto storico concreto, laddove si dice che il sottosegretario sarebbe intervenuto influendo nel corso di interrogatori tra i ragazzi che, in quel momento, venivano interrogati presso la questura.
Questa distinzione è importante, perché è assolutamente coerente con il dettato e la norma costituzionale, con le sentenze della Corte costituzionale e con l'orientamento che si è data la Giunta, in relazione al quale riteniamo di dover essere sempre coerenti, mentre, invece, vediamo che, spesso, su di esso vi sono delle oscillazioni. Pag. 38
Pertanto, mi rivolgo a tutti e, in particolare, anche al collega Paniz che è intervenuto più volte interpretando, credo, l'orientamento della maggioranza, che si trova dall'altra parte dell'emiciclo. Per poter difendere il Parlamento, è necessario il massimo rigore nelle decisioni che quest'Assemblea deve prendere su questi argomenti; altrimenti, è veramente molto difficile - direi impossibile - invocare la difesa, l'autorevolezza e la dignità della funzione del Parlamento e non dei singoli. Così come, quando si invocano le garanzie, innanzitutto...

PRESIDENTE. Onorevole Rossomando, deve concludere.

ANNA ROSSOMANDO, Relatore. Signor Presidente, ho terminato. Quando si invocano le garanzie, bisogna innanzitutto difendere il processo, perché il presupposto della garanzia del garantismo è la centralità del processo.

PRESIDENTE. Deve concludere.

ANNA ROSSOMANDO, Relatore. Infatti, se si nega la funzione del processo e lo si svuota, si nega il garantismo stesso.
Per tutti questi motivi e con questo tipo di coerenza, le conclusioni, a maggioranza, della Giunta sono a favore della sindacabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rossomando.
Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, intervengo in relazione alla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità nei confronti dell'onorevole Zazzera. Diciamo subito come la pensiamo in relazione all'onorevole Zazzera, come a tutti gli altri casi: riteniamo che, quando l'autorità giudiziaria chiede al Parlamento di poter giudicare nel merito una persona, che si tratti di una diffamazione o di una questione di contiguità con la criminalità organizzata, il Parlamento debba dare sempre l'autorizzazione affinché l'autorità giudiziaria possa fare il suo dovere (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Chiediamo questo non solo per gli altri, ma anche per noi. Per questo motivo, l'Italia dei Valori ritiene che sia giusto, anche per l'onorevole Zazzera, presentarsi di fronte al proprio giudice naturale e, in quella sede, far valere le proprie ragioni, perché ragioni ne ha da vendere nel merito della vicenda. Certo, capisco che per lui è più facile fare questo rispetto ad altri: egli, infatti, sa di essere innocente, mentre altri sanno di essere colpevoli (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Molto spesso, questo Parlamento dà una mano ai colpevoli a non presentarsi di fronte al proprio giudice naturale, perché non si vuole che in questo Paese vi sia una giustizia reale.
Fatta questa premessa, spieghiamo il perché di questa posizione anche nei confronti dell'onorevole Zazzera, lo spiegherà lui stesso, perché ha chiesto di prendere la parola: la Giunta per le autorizzazioni ha detto che nel caso dell'onorevole Zazzera egli deve andare dal suo giudice, mentre la Giunta, nella stessa seduta, per il caso dell'onorevole Berlusconi, relativo all'Espresso, o riguardo altri parlamentari, ha detto che non deve andare dal suo giudice. La ragione per cui ho preso la parola è perché accuso, in questo Parlamento, una maggioranza parlamentare di avere due pesi e due misure. Un Parlamento che non è coerente con se stesso, non è degno di questo nome, si deve applicare la stessa regola per tutti, sia che si appartenga alla maggioranza sia che si appartenga all'opposizione, la regola deve essere uguale per tutti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Pag. 39
Noi abbiamo chiesto in riferimento a Berlusconi che sia rimesso al suo giudice, lo chiediamo anche nei confronti dell'onorevole Zazzera; voi avete chiesto nei confronti dell'onorevole Zazzera che vada dal suo giudice e chiedete nei confronti dell'onorevole Berlusconi che sia sottratto al suo giudice. Voi siete complici politici e morali della doppia faccia di questo Parlamento!
Riteniamo che andare di fronte al proprio giudice per difendere le proprie ragioni sia esattamente ciò che la Costituzione chiede, e che questo si debba chiedere anche ai parlamentari, perché riteniamo che i parlamentari siano cittadini normali, comuni, come tutti gli altri. Vogliamo che al Governo come al Parlamento ci siano persone che non commettano reati, non persone che non si vogliono fare giudicare, e proprio a questo fine vengono in Parlamento e grazie a una maggioranza asservita si fanno fare leggi per non farsi processare, addirittura pretendono di modificare la Costituzione per fare leggi per non farsi processare (Commenti di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Ecco perché ringraziamo l'onorevole Zazzera per questo suo scatto di dignità, per questo motivo di orgoglio che dà al gruppo dell'Italia dei Valori, perché non si nasconde dietro un dito e, badate bene, l'onorevole Zazzera aveva argomenti validi da poter proporre, perché egli avanza una critica che aveva proposto prima e ha riproposto dopo in Parlamento con formali interpellanze parlamentari. Egli più di altri stava svolgendo un mandato parlamentare, però sapere se per caso egli fosse andato oltre il mandato parlamentare è bene che sia il giudice a valutarlo. Se l'onorevole Zazzera è andato oltre il suo mandato parlamentare sarà il giudice a giudicarlo, ma non potete essere voi perché in questo momento voi state sottraendo parlamentari al loro giudice naturale.
La denuncia che noi facciamo in questa sede è che voi, per difendere il Presidente Berlusconi, state umiliando le istituzioni utilizzando due pesi e due misure. Per questo staremo attenti per sapere come andrete a votare e mostreremo agli italiani questa doppia faccia che avete (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, il collega Di Pietro richiama spesso la Costituzione ma chissà perché salta l'articolo 68 che pure fa parte della stessa (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà). Il fatto che lui voglia un uso rigoroso e non un abuso delle prerogative parlamentari sarebbe una tesi del tutto legittima a condizione però che il suo gruppo si impegni nelle attività della Giunta e accetti di attuare l'articolo 68 della Costituzione esprimendo liberamente le proprie valutazioni e non invece contestando a priori il fatto che questa Camera, così come il Senato, abbiano il diritto-dovere di esprimersi sulla sindacabilità e insindacabilità delle opinioni dei propri membri. Questo è quello che recita la Costituzione.
Impegnati in quest'opera, che spesso è difficile, qui abbiamo un caso che in realtà ha un suo momento piuttosto serio e che, forse, sfugge anche alle intenzioni del collega Zazzera, il quale ha pronunciato certe parole, nell'ambito di un'appassionata opera fatta a proposito dell'omicidio di Basile - consigliere dell'Italia dei Valori ucciso in modo assai grave ma anche in circostanze tutt'altro che chiarite - in Puglia.
Ebbene, nell'ambito di questo grave fatto delittuoso, al collega Zazzera - che si è molto impegnato perché si facesse luce su questo omicidio - sono scappate parole che alludevano al fatto che il sottosegretario Mantovano potesse avere sviato le indagini intervenendo nel corso dell'interrogatorio di tre ragazzi, iscritti o meno ad Alleanza Nazionale, in questura. Pag. 40
È del tutto evidente che mettere in discussione l'onorabilità del sottosegretario Mantovano in questi termini, tanto più è un fatto grave e serio che non trova precedenti tali da poter giustificare queste affermazioni in atti parlamentari tipici. Ciò induce la Giunta per le autorizzazioni - in modo pressoché quasi unanime, con il solo distinguo del gruppo Italia dei Valori per le motivazioni espresse dal collega Di Pietro - a ritenere sindacabili queste affermazioni.
Io mi auguro e credo che nel corso del giudizio il collega Zazzera possa chiarire meglio il fatto che le parole siano andate oltre le intenzioni e che abbia buone ragioni da far valere. Ciò non toglie che in questo caso non riteniamo che tali affermazioni possano essere coperte da un'attività parlamentare tipica, che non c'è e non risulta in atti, né possa essere un'opinione che meriti, appunto, l'insindacabilità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, il gruppo Lega Nord Padania voterà in senso favorevole alla relazione della collega Rossomando, ossia per la sindacabilità delle affermazioni del collega Zazzera, per un fatto elementare: un conto sono le opinioni, un altro conto è quando si afferma che qualcuno interferisce in qualche modo nelle indagini afferenti un omicidio.
In quest'ultimo caso, non siamo più nel campo delle ipotesi. Il sottosegretario Mantovano è persona da tutti stimata, un ex magistrato, e gli si sarebbe imputato di essere intervenuto, più o meno velatamente, per avere informazioni o interferire nelle indagini, essendo stata uccisa una persona a cagione delle sue idee e delle sue posizioni politiche.
A nostro avviso il fatto è grave e ricordo, ad esempio, che anche in Giunta il collega Palomba - il quale, di solito, è persona che non sfugge alle proprie responsabilità - al momento della votazione è uscito dall'aula e non ha preso posizione, in modo coerente con la sua coscienza; evidentemente ciò indica che il fatto si discosta dalle normali votazioni in materia di insindacabilità.
Pertanto, il gruppo della Lega Nord Padania voterà a favore della relazione e, quindi, per la sindacabilità delle affermazioni del collega Zazzera.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Samperi. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, non richiamerò i fatti, ma vorrei soltanto sottolineare alcune cose. L'articolo 68 della Costituzione è una prerogativa che difende l'autonomia della Camera, è un valore che va difeso, ma, affinché possa esserlo, non se ne deve abusare; affinché rimanga una prerogativa e non diventi, invece, un privilegio insopportabile, occorre applicarlo come il legislatore costituzionale ha previsto che venisse applicato.
Per questo motivo, su sette discussioni che stiamo svolgendo oggi, abbiamo votato coerentemente, applicando l'articolo 68 della Costituzione e le leggi conseguenti secondo quanto il legislatore ha previsto, quindi richiedendo che per l'insindacabilità vi fosse un atto parlamentare e un nesso funzionale.
Nell'ambito di tutti questi sette casi che abbiamo valutato non c'è differenza: le fattispecie sono identiche, pur nella diversità dei fatti; non vi è nesso funzionale stretto e collegato, anzi, se una differenza c'è è che nel caso di Zazzera sono state depositate ben tre interrogazioni, cosa che non era stata fatta né nel caso di Berlusconi, né nel caso di Guzzanti e degli altri casi discussi oggi.
Nonostante siano state presentate ben tre interrogazioni, poiché non esisteva una corrispondenza tra il contenuto delle interrogazioni e le affermazioni dell'onorevole Zazzera, pur essendoci un richiamo ai fatti di cui stiamo discutendo, il Partito Democratico, in Giunta, ha ritenuto di non poter votare per l'insindacabilità, proprio Pag. 41perché la Corte di cassazione richiede una stretta corrispondenza fra le dichiarazioni o gli atti tipici intra moenia e quelli extra moenia.
L'incoerenza è tutta del PdL e della Lega. Lo dobbiamo sapere perché, a differenza di tutti gli altri casi, questa volta hanno votato per la sindacabilità. Il caso dell'onorevole Berlusconi è emblematico; anche lì, infatti, vi erano fatti specifici e particolari (l'onorevole Berlusconi era accusato di reati), eppure non vi era una minima interrogazione, non vi era nessun atto parlamentare depositato. Abbiamo detto che l'onorevole Berlusconi, nei due anni precedenti, era stato semplice onorevole, per cui avrebbe potuto presentare tutti gli atti tipici se avesse ritenuto questa una seria interrogazione da porre al Parlamento. Non possiamo quindi che sottolineare la loro grande incoerenza.
Le regole vanno rispettate per tutti - lo ha detto l'onorevole Paniz un momento fa - ma per alcuni, come in una favola orwelliana, sono rispettate più degli altri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, non richiamerò i fatti, ma vorrei soltanto sottolineare alcune cose. L'articolo 68 della Costituzione è una prerogativa che difende l'autonomia della Camera, è un valore che va difeso, ma, affinché possa esserlo, non se ne deve abusare; affinché rimanga una prerogativa e non diventi, invece, un privilegio insopportabile, occorre applicarlo come il legislatore costituzionale ha previsto che venisse applicato.
Per questo motivo, su sette discussioni che stiamo svolgendo oggi, abbiamo votato coerentemente, applicando l'articolo 68 della Costituzione e le leggi conseguenti secondo quanto il legislatore ha previsto, quindi richiedendo che per l'insindacabilità vi fosse un atto parlamentare e un nesso funzionale.
Nell'ambito di tutti questi sette casi che abbiamo valutato non c'è differenza: le fattispecie sono identiche, pur nella diversità dei fatti; non vi è nesso funzionale stretto e collegato, anzi, se una differenza c'è è che nel caso di Zazzera sono state depositate ben tre interrogazioni, cosa che non era stata fatta né nel caso di Berlusconi, né nel caso di Guzzanti e degli altri casi discussi oggi.
Nonostante siano state presentate ben tre interrogazioni, poiché non esisteva una corrispondenza tra il contenuto delle interrogazioni e le affermazioni dell'onorevole Zazzera, pur essendoci un richiamo ai fatti di cui stiamo discutendo, il Partito Democratico, in Giunta, ha ritenuto di non poter votare per l'insindacabilità, proprio Pag. 41perché la Corte di cassazione richiede una stretta corrispondenza fra le dichiarazioni o gli atti tipici intra moenia e quelli extra moenia.
L'incoerenza è tutta del PdL e della Lega. Lo dobbiamo sapere perché, a differenza di tutti gli altri casi, questa volta hanno votato per la sindacabilità. Il caso dell'onorevole Berlusconi è emblematico; anche lì, infatti, vi erano fatti specifici e particolari (l'onorevole Di Pietro era accusato di reati), eppure non vi era una minima interrogazione, non vi era nessun atto parlamentare depositato. Abbiamo detto che l'onorevole Berlusconi, nei due anni precedenti, era stato semplice onorevole, per cui avrebbe potuto presentare tutti gli atti tipici se avesse ritenuto questa una seria interrogazione da porre al Parlamento. Non possiamo quindi che sottolineare la loro grande incoerenza.
Le regole vanno rispettate per tutti - lo ha detto l'onorevole Paniz un momento fa - ma per alcuni, come in una favola orwelliana, sono rispettate più degli altri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paniz. Ne ha facoltà.

MAURIZIO PANIZ. Signor Presidente, è vero che le regole vanno rispettate per tutti, ma è vero che bisogna valutare se i fatti sono identici o diseguali. E quando le situazioni che ci vengono proposte sono diseguali, è ovvio che i risultati non possono che essere diseguali.
A differenza di tutti gli altri casi che abbiamo esaminato, qui vi è un parlamentare che offende non una persona, ma un'istituzione e noi siamo qui a salvaguardare, prima di tutto, l'istituzione Governo attraverso la persona del suo sottosegretario, onorevole Mantovano. Questa è la ragione...

ANTONIO BORGHESI. Vergogna!

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi! Ascoltiamo. Prego, onorevole Paniz.

MAURIZIO PANIZ. Questa è la ragione per la quale il Popolo della Libertà ha ritenuto di assumere due posizioni diverse, e sono diverse perché diversi sono i presupposti di partenza.
All'onorevole Di Pietro mi permetto di ricordare, peraltro, due cose: la prima è che l'articolo 68 esiste, esiste nella Carta costituzionale, e le sue affermazioni secondo le quali non dovrebbe essere tenuto in considerazione sono gravi, perché la sua è un'incitazione a non rispettare la Costituzione, a non rispettarne i suoi valori e a non rispettare i presupposti per i quali noi stessi siamo qua (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Non si può invocare la Costituzione solo quando fa comodo: la Costituzione va invocata sempre e comunque.
La seconda considerazione - mi dispiace farla - attiene alla sostanza dei fatti dei quali stiamo discutendo, e la sostanza dei fatti è molto semplice: è stato l'onorevole Zazzera, un componente del suo gruppo, a chiedere la protezione dell'articolo 68.
Onorevole Di Pietro, lei non può venirci a dire che il suo gruppo è con la magistratura, presuppone che tutti i suoi componenti seguano le linee volute dalla magistratura e non chiedano l'applicazione dell'articolo 68, quando è lo stesso onorevole Zazzera che, nel corso del procedimento penale, ha invocato la protezione dell'articolo 68, e ha così investito la Giunta per le autorizzazioni a procedere e, conseguentemente, il Parlamento.
Non so se adesso vi rinuncerà o meno, sta di fatto che fino a questo momento noi siamo qui, a discutere di questo caso, solo perché un membro del suo gruppo ha chiesto la protezione dell'articolo 68, la cui rilevanza lei stesso mette in discussione. Mi permetta, onorevole Di Pietro, non è un atteggiamento di grande coerenza (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Futuro e Libertà per l'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

Pag. 42

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in quest'Aula, in questo Parlamento, dove si dovrebbe portare rispetto alla Costituzione e ai cittadini, troppo spesso, invece, e ancora oggi, si è fatto ricorso a lodi, a scudi, all'immunità. Questo Parlamento troppo spesso si è trasformato in un tribunale politico per sfuggire ai tribunali ordinari: ancora oggi avete impedito ai magistrati di utilizzare le intercettazioni telefoniche dell'onorevole Cosentino (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Quello che doveva essere lo strumento per tutelare le libere opinioni espresse da noi parlamentari nelle nostre funzioni si è trasformato, invece, nell'abuso, nella garanzia dell'impunità; si utilizzano le prerogative parlamentari per evitare che la giustizia faccia luce su accuse gravi ed infamanti per le istituzioni. In questo Parlamento si è arrivato persino a dire - cito testualmente - che «un deputato, quando parla da parlamentare, deve sempre ritenersi insindacabile quale che sia il tempo e il luogo delle sue dichiarazioni». Aggiungo, onorevole Paniz: «se si chiama Berlusconi», perché se è dell'Italia dei Valori non ha alcun diritto, ma noi, onorevole Paniz, le diciamo che siamo sereni e non vogliamo fare ricorso allo strumento delle prerogative di casta di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
Sono parole, onorevole Paniz, che dimostrano la vostra doppia morale: siete severi con i nemici, siete benevoli con gli amici. Fino a pochi minuti fa - vergognatevi! - avete difeso il Presidente del Consiglio, che ha detto cose false sull'onorevole Di Pietro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Vergognatevi!
Noi dell'Italia dei Valori...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia... Onorevole Zazzera, la prego, prosegua.

PIERFELICE ZAZZERA. Noi dell'Italia dei Valori abbiamo una sola morale: per noi la giustizia è uguale per tutti! Non abbiamo paura dei processi perché abbiamo totale fiducia nell'indipendenza della magistratura (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Vogliamo affrontare le nostre responsabilità con gli stessi strumenti di un comune cittadino, nella convinzione che noi per primi, che abbiamo l'onore di ricoprire questo importante ruolo istituzionale, dobbiamo dare l'esempio di correttezza e di trasparenza.
Per questo mi rivolgo a questa solenne Assemblea annunciando la volontà di sottrarmi alla giustizia politica e di spogliarmi dell'immunità parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Consentitemi di dimostrare nel processo ordinario la piena legittimità della mia azione parlamentare. Non era mia intenzione offendere l'onorevole Mantovano, ma le mie parole - legittima critica, non falsità - nascevano dal timore che sulla vicenda del nostro amico di partito Peppino Basile, barbaramente trucidato nella notte tra il 14 e il 15 giugno 2008, potesse calare il velo dell'oblio, come purtroppo è spesso accaduto nel mio paese per altre vicende simili.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PIERFELICE ZAZZERA. Le mie parole e il mio impegno nell'azione parlamentare servono a ricordare e a rispettare la storia del nostro amico di partito, il quale si è battuto per anni a difesa del proprio territorio, per la tutela dell'ambiente e per il rispetto della legalità (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori): è il rispetto che dovevo a chi, per il suo impegno, ha subito minacce e intimidazioni!
Non so se la sua tragica morte possa essere collegata alla sua azione, ma sono certo di una cosa: a distanza di due anni e mezzo restano sconosciuti, onorevole Mantovano, i nomi dei mandanti e degli esecutori dell'omicidio Basile.
Su queste vicende ho chiesto e continuerò a chiedere verità e giustizia, esercitando la mia azione legittima di critica che la Costituzione, non l'articolo 68 (all'applicazione Pag. 43del quale chiedo al Parlamento di rinunciare), mi consente di esercitare: denuncerò possibili insabbiamenti, depistaggi e coperture.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PIERFELICE ZAZZERA. Concludo, signor Presidente. Mi farò giudicare dagli ordini di giustizia preposti, come qualunque cittadino. Mi rivolgo a voi, colleghi parlamentari, perché la mia vicenda apra in voi una riflessione profonda!

PRESIDENTE. Onorevole Zazzera, deve concludere.

PIERFELICE ZAZZERA. Mi faccia concludere, signor Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Zazzera, ha superato di oltre un minuto il tempo a sua disposizione.

PIERFELICE ZAZZERA. Noi non possiamo essere una casta privilegiata asserragliata in questo palazzo per sfuggire alla giustizia, ai tribunali e alla magistratura (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni)!

(Votazione - Doc. IV-ter, n. 16-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-ter, n. 16-A non concernono opinioni espresse dal deputato Zazzera nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Pertanto, chi vuole votare per l'insindacabilità delle opinioni espresse dall'onorevole Zazzera deve votare contro, mentre chi vuole votare per la sindacabilità deve votare a favore (Commenti).
(Segue la votazione)

Revoco l'indizione della votazione.
Ripeto: la proposta della Giunta è nel senso di dichiarare che i fatti non concernono opinioni espresse dal deputato Zazzera nell'esercizio delle sue funzioni. Pertanto, chi vuole votare per la sindacabilità, ossia per il fatto che il deputato Zazzera possa essere processato, deve votare «sì», chi invece vuole votare per l'insindacabilità deve votare «no».
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-ter, n. 16-A non concernono opinioni espresse dal deputato Zazzera nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Volpi, Della Vedova, De Girolamo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia - Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Presenti 521
Votanti 511
Astenuti 10
Maggioranza 256
Hanno votato
506
Hanno votato
no 5).

(Esame - Doc. IV-quater, n. 15)

PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento: Relazione della Giunta per le autorizzazioni su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Paolo Cirino Pomicino, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 15).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse da Paolo Pag. 44Cirino Pomicino, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Mantini.

PIERLUIGI MANTINI, Relatore. Signor Presidente, rinvio alla relazione scritta. In Giunta abbiamo raggiunto l'unanimità sull'insindacabilità delle opinioni espresse dal collega Cirino Pomicino, il quale aveva espresso critiche nei confronti di Franco Bernabè. Sull'argomento, però, erano stati presentati anche atti parlamentari di sindacato ispettivo: direi, quindi, che si tratta di un caso di scuola ai fini del riconoscimento dell'insindacabilità ai sensi dell'articolo 68 della Costituzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Follegot. Ne ha facoltà.

FULVIO FOLLEGOT. Signor Presidente, preannunzio il voto favorevole della Lega Nord per l'insindacabilità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, intervengo solo per ribadire che, coerentemente con la nostra posizione, vogliamo che sia il giudice a giudicare i fatti e non questo Parlamento che adotta due pesi e due misure, a seconda delle opportunità (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Per Pomicino va bene, per Zazzera non va bene. Bravi!

(Votazione - Doc IV-quater n. 15)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indico la votazione sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-quater, n. 15 concernono opinioni espresse da Paolo Cirino Pomicino, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Barbareschi, Moles, Mura, Mosca, Sposetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 491
Votanti 482
Astenuti 9
Maggioranza 242
Hanno votato
457
Hanno votato
no 25).

Modifica nella costituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali.

PRESIDENTE. Comunico che la Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali ha proceduto, in data odierna, all'elezione di un vicepresidente, in sostituzione dell'onorevole Matteo Brigandì, cessato dal mandato parlamentare. È risultato eletto il deputato Massimo Polledri. Auguri!

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 13,25).

CESARE DAMIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, il mio intervento mira a riportare l'attenzione sul tema drammatico delle morti sul lavoro e, in particolare, mi voglio riferire alla tragedia di Capua, che ripropone con drammaticità il tema della sicurezza. Pag. 45
L'11 settembre scorso tre operai - Antonio Di Matteo di 63 anni, Giuseppe Cecere di 50 e Vincenzo Musso di 43 - dipendenti di una ditta appaltatrice di Afragola, sono morti a causa delle esalazioni, mentre smontavano un ponteggio all'interno di un silos della ex Pierrel, multinazionale farmaceutica olandese DSM. Si è trattato di un incidente mortale, che abbiamo visto ripetersi, con una tragica sequenza di morti, in più occasioni.
L'inchiesta, avviata dalla procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, vede ora indagate venti persone, tra queste, i vertici della DSM e della ditta Errichiello, da cui dipendevano le tre vittime. La strage, a quanto risulta sino ad ora, sarebbe, infatti, avvenuta non per tragica fatalità - come accade il più delle volte - ma per una scelta sciagurata, finalizzata, secondo gli organi di informazione, al risparmio di 18 mila euro. Perciò, nelle opere di manutenzione, sarebbe stata utilizzata una miscela gassosa molto pericolosa, composta per l'80 per cento di azoto, al posto dell'elio, che è più costoso, ma anche più sicuro, perché non tossico.
Quanto avvenuto all'ex Pierrel, assume ancora maggiore gravità se messo in relazione con quanto emerso da un'altra indagine, condotta dalla stessa procura della cittadina campana, che ha portato l'altro ieri all'arresto di tre ispettori dell'ASL Caserta 2 e di tre consulenti d'azienda. Secondo i magistrati inquirenti, i sei rilasciavano - dietro pagamento da parte degli imprenditori interessati - false certificazioni sanitarie, sui rischi nei luoghi di lavoro. Si trattava di una vera e propria organizzazione (uno dei capi d'imputazione parla, non a caso, di associazione a delinquere) che, sempre secondo gli inquirenti, si è anche occupata della DSM di Capua.
Ci troviamo di fronte a fatti di estrema gravità, indegni di un Paese civile, che richiedono un intervento deciso, anche da parte dell'Esecutivo. La sicurezza sul lavoro deve tornare a essere una delle priorità assolute della politica.
È necessario, quindi, invertire immediatamente la rotta, rispetto alla scelta di diminuzione delle regole, che il Governo ha operato in questi due anni, a partire dalla revisione del Testo unico sulla sicurezza sul lavoro.
Le tutele sono un dovere ed insieme una necessità, non un lusso che non possiamo permetterci, come incautamente ha affermato il Ministro Tremonti qualche settimana fa. Poi naturalmente questa prima affermazione è stata seguita da una rettifica. Non possiamo nasconderci, per giustificare l'azione di deregolamentazione, dietro un supposto eccesso di burocrazia che graverebbe sulle piccole imprese. Basta applicare - lo dico al Ministro Sacconi - i decreti attuativi che consentono alle piccole imprese e alle microimprese di avere una certificazione semplificata. Neppure basta sostenere - come fa il Governo - per giustificare l'abbassamento dei livelli di tutela che comunque le morti sul lavoro in questi ultimi anni sono in calo. Nel 2009 gli infortuni mortali sono stati oltre mille e ciò, nonostante il fatto che si sia consumato in quell'anno più di 1 miliardo di ore di cassa integrazione, che vuol dire in termini pratici come se fuori dalle attività vi fossero 600 mila lavoratori a pieno tempo per un anno intero. Come non basta annunciare maggiori controlli per il futuro. Le dichiarazioni si scontrano con la realtà, che dice invece che i controlli sono diminuiti.
Concludo, dicendo che noi chiediamo, pertanto, al Ministro del lavoro di riferire in Aula su quanto accaduto e su come procedono queste indagini e questi accertamenti e su quali misure il Governo intenda adottare concretamente sui controlli e sulla legislazione degli appalti, soprattutto quelli al massimo ribasso, se vogliamo battere concretamente la piaga del lavoro nero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

DAVIDE CAVALLOTTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAVALLOTTO. Signor Presidente, oggi nel centocinquantesimo anniversario Pag. 46dell'unità d'Italia ritengo doveroso ricordare un tragico evento, che trascende la realtà territoriale e riguarda l'intero Paese: l'eccidio perpetrato nelle giornate tra il 21 e il 22 settembre 1864 in piazza San Carlo a Torino, città che è stata la prima capitale dello Stato italiano. È una delle pagine più buie della storia italiana, colpevolmente sottaciuta per troppo tempo e che merita di essere portata alla luce e ricordata con una giornata intitolata in onore dei cinquanta caduti, vittime innocenti di una repressione indiscriminata da parte dell'esercito sabaudo, che li colpì senza alcuna intimazione nel corso di pacifiche manifestazioni. Torino ricorda queste vittime, persone morte per difendere un ideale, la propria parte e la propria città. È giunto il momento che lo faccia anche il resto del Paese.

GIANNI MANCUSO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNI MANCUSO. Signor Presidente, qualche settimana fa avevo già richiamato all'attenzione della Presidenza l'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-02099, che ho sottoscritto insieme al collega Nastri. Purtroppo, i fatti sono evoluti in senso negativo rispetto a quanto segnalato nel nostro atto di sindacato ispettivo. Infatti, l'impianto della raffineria Sarpom presso San Martino di Trecate è fermo dopo due incidenti e i relativi incendi, che si sono verificati in data 31 agosto e 10 settembre. L'impianto di distillazione del greggio è sotto sequestro. Il risultato di tutto questo è che gli impianti sono fermi e sotto la costante supervisione dei vigili del fuoco. La raffineria è stata spenta dopo il doppio incendio che ha devastato la torre dell'impianto di distillazione, come era già capitato nel pomeriggio del 31 agosto. L'impianto, quindi, è stato posto sotto sequestro e la società sta riavviando la struttura per poter ripartire con la produzione. Per due volte in meno di dieci giorni le fiamme sono divampate nell'intrico di tubi e valvole in cui passano sette milioni di tonnellate di petrolio ogni anno, il 7 per cento del fabbisogno nazionale.
Evidentemente, tutto ciò ha portato la procura della Repubblica di Novara ad aprire un'inchiesta, i cui primi effetti sono stati il sequestro dell'impianto di distillazione, che da solo occupa un terzo della superficie aziendale, e il controllo costante dei vigili del fuoco su ogni operazione interna. Il pericolo è stato reale, la torre dell'impianto, un colosso di settanta metri dove il greggio viene raffinato attraverso il vapore era avvolta da fiamme e soltanto il tempestivo intervento delle squadre antincendio interne e dei vigili del fuoco ha scongiurato il peggio.
Quando si toglieranno i sigilli, ci sarà ovviamente ancora molto da fare, a cominciare dalla valutazione dei danni e dalle sostituzioni necessarie per tornare a pieno regime.
In conclusione, richiamando l'atto ispettivo n. 5-02099, esprimo, da un lato, certamente la preoccupazione per i lavoratori di questo impianto, che ovviamente vedono con preoccupazione il futuro occupazionale, ma, soprattutto, la preoccupazione doppia per le comunità di Trecate e di Cerano, che, per l'ennesima volta, devono affrontare un'ulteriore grave situazione di inquinamento ambientale. La pregherei di richiamare il Ministero competente.

PRESIDENTE. Onorevole Mancuso, sarà premura della Presidenza andare nella direzione da lei richiesta.

MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, prima della sosta estiva, la Vicepresidente di turno - se non sbaglio, in quel momento era la collega Livia Turco - aveva preso l'impegno di far affrontare nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo il problema dei ritardi nelle risposte alle interrogazioni, arrivando sostanzialmente a prevedere che, Pag. 47passato un certo numero di mesi dalla presentazione dell'interrogazione (tre, quattro mesi), automaticamente la Presidenza della Camera avrebbe sollecitato i vari Ministeri a dare risposta.
È veramente sciocco che ogni volta, a fine seduta, siamo qui a dire che manca questa risposta o quest'altra. È iniziata la stagione autunnale del Parlamento, però non ho notizia di alcun intervento di questo tipo. Tramite lei, voglio insistere perché la Conferenza dei presidenti di gruppo arrivi alla definizione di questi tempi, anche perché, ribadisco, va sottolineato che alcuni Ministeri sono solleciti nelle risposte, in termini, ovviamente, dei tempi necessari e tecnici per averle, ma altri sono assolutamente non rispondenti, e quindi, alla fine, non attuano il corretto funzionamento istituzionale.

PRESIDENTE. Onorevole Zacchera, ovviamente faceva riferimento non al Vicepresidente Livia Turco, ma, credo, alla Vicepresidente Rosy Bindi o a qualcun altro. Abbiamo fatto gli auguri al Vicepresidente Livia Turco e anche al Vicepresidente Rosy Bindi.

MARCO ZACCHERA. Sì, signor Presidente, mi sono sbagliato.

GIUSEPPE GIULIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, sarò molto breve, visto che anche prima si è parlato di pluralismo dell'editoria e dell'informazione. Signor Presidente, visto che so che lei è stato molto attento su questo tema e su altri, le chiedo un'attenzione particolare alle decine di interrogazioni presentate sul tema delle tariffe postali, che, come sa, sono state sollevate non da un gruppo: hanno dato vita ad una grande campagna su giornali di ogni tendenza, a cominciare dall'Avvenire.
Prima c'era il sottosegretario Bonaiuti, che, come sente questa cosa, va fuori, scappa. Non è possibile, mi creda: sono mesi e mesi che va avanti questa storia di ordini del giorno votati all'unanimità. Signor Presidente, ne prenda almeno lei nota: vi è da tempo un provvedimento concordato tra il Ministro Tremonti e il sottosegretario Bonaiuti. Se ne è persa traccia, non c'è più la rintracciabilità del provvedimento. Chieda almeno agli uffici finanziari di rintracciarlo: dov'è? Si vada a scoprire! Non se ne parla più, non si fornisce risposta.
Capisco che non interessi i grandi gruppi televisivi, ma si tratta della chiusura di piccoli giornali, comunque la pensino (non mi interessa se vicini alla Lega o al mondo cattolico, non mi interessa nulla), ed il fatto che un provvedimento concordato possa essere inabissato, possa sparire, e, considerato che si tratta di piccoli giornali, da Varese a Palermo, che non hanno forti padrini o sponsor o conflitti di interessi palesi che li possano rappresentare, si può assistere alla loro chiusura nell'indifferenza, mi pare sbagliato e indecoroso per tutti noi che abbiamo votato all'unanimità, senza alcun contrasto.
Le chiederei di chiedere un'immediata risposta in quest'Aula, ma anche di far sentire la voce della Presidenza, perché, altrimenti, cosa continuiamo a votare? Vi sono risoluzioni congiunte e, addirittura, un atto parlamentare, già approvato, che non trova conseguenze! Signor Presidente, su questo credo che valga la pena che anche la Presidenza si faccia sentire (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Giulietti, certamente la Presidenza si attiverà nella direzione da lei richiesta.

GIORGIO MERLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO MERLO. Signor Presidente, mi associo alle parole del collega Giulietti e mi rivolgo anche a lei, visto che conosco la Pag. 48sua profonda sensibilità nei confronti delle istanze che provengono dall'area cattolica del nostro Paese.
Accanto alle sollecitazioni del collega Giulietti, aggiungo un particolare, che ormai è sotto gli occhi di tutti. Questo annoso problema delle tariffe postali agevolate azzerate ha già prodotto alcuni risultati: primo, aumento delle tariffe degli abbonamenti dei settimanali locali, diocesani in particolare; secondo, cacciata di decine e decine di giornalisti dalle redazioni locali; terzo, aumento della pubblicità dei settimanali locali diocesani; quarto, cosa più importante di tutti, la riduzione dei numeri prodotti dai singoli settimanali o bisettimanali diocesani. Quindi, riduzione del pluralismo informativo.
Mi appello anche - ripeto - alla sua sensibilità come Presidente e come uomo politico attento alle istanze che provengono dall'area cattolica del nostro Paese per far sì che il Governo intervenga definitivamente oppure dica che definitivamente vuole ridurre il pluralismo informativo nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

RENATO FARINA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO FARINA. Signor Presidente, mi associo alla richiesta dei deputati che mi hanno preceduto, sottolineando l'importanza, anche per la pace sociale del Paese, che esista questo tipo di giornali, che tengono insieme il tessuto sociale in un'epoca liquida e di frammentazione.
Aggiungo, inoltre, la richiesta di una risposta ad una mia interrogazione che riguarda le minacce subite dal giornalista della RAI Nello Rega, il quale, dopo aver scritto un libro sull'Islam, è stato sottoposto a minacce di morte e ha ricevuto ancora pochi giorni fa, come è stato segnalato più volte da vari giornali e da lui stesso, nuove minacce condite da proiettili.
Nell'esprimere solidarietà a Nello Rega, chiedo da una parte che venga tutelata la sua persona, dall'altra che si risponda alla mia interrogazione in merito.

PRESIDENTE. Onorevole Renato Farina, la Presidenza si attiverà nel senso da lei richiesto.

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo anch'io per sollecitare tramite lei il Governo, in particolare il Ministro dell'interno, a rispondere ad un'interrogazione presentata lo scorso anno, il 1o ottobre del 2009, che ho già sollecitato quattro, cinque, sei o non so quante volte in quest'Aula, riferita alla grave situazione che ancora permane all'interno del CIE di Gradisca d'Isonzo. Ricordo a lei, signor Presidente, e all'Assemblea che la scorsa settimana presso il municipio di Gradisca d'Isonzo si è tenuta una riunione promossa dal sindaco, cui hanno preso parte parlamentari sia di centrosinistra sia di centrodestra, proprio per sollecitare un'iniziativa del Governo affinché vengano assunte decisioni per mettere in sicurezza quella struttura.
La situazione è infatti al limite dell'ingestibile e non vorrei che con tutti gli accadimenti già intervenuti nei mesi scorsi e anche nelle ultime settimane alla fine - e lo dico tra virgolette, augurandomi che ciò non accada - ci scappasse il morto prima che il Governo decida di intervenire. Signor Presidente, la prego pertanto di sollecitare una risposta da parte del Governo.

STEFANO ALLASIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per ribadire il concetto espresso dal collega Cavallotto, di cui mi onoro di essere in amicizia, per ribadire la storicità dei fatti, dal primo eccidio di Stato del 22 settembre 1864. Anche se dopo 146 anni non vi è la possibilità di ricordare tutti i 52 morti, intervengo per sensibilizzare l'Ufficio di Presidenza e l'intera Camera per dare un Pag. 49apporto, affinché sia dato maggior risalto alla storicità dei fatti dell'unificazione d'Italia.
Dobbiamo anche rendere noto e chiaro quanto è successo e il fatto che, da quel momento, proprio Torino ha riscoperto una nuova era e ha potuto ricreare quel tessuto sociale e industriale che la ha poi resa grande in tutto il mondo, cosicché oggi conosciamo le grandi case automobilistiche che si propongono sul mercato internazionale.
Noi vogliamo tuttavia sensibilizzare ulteriormente e portare il tema all'attenzione dell'intera Camera e dell'Ufficio di Presidenza - lo ribadisco - per cercare un punto di incontro, per trovare una giornata veramente dedicata alla memoria di questi morti.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 13,45, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della salute, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, il Ministro per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale, il Ministro dell'interno, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ed il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Orientamenti del Governo in merito alla possibile sostituzione del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dal deficit sanitario della regione Molise - n. 3-01235)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01235, concernente orientamenti del Governo in merito alla possibile sostituzione del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dal deficit sanitario della regione Molise (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signor Ministro, sottoponiamo all'attenzione sua e del Governo la posizione del governatore della regione Molise, il quale, dopo aver indebitato tutti i cittadini molisani, compresi quelli appena nati, in relazione alla gestione fallimentare della sanità in Molise, è stato da voi nominato commissario per risanarla. È come aver nominato Totò Riina o Provenzano a Ministro degli interni: questa è la situazione nel nostro Molise! Chiediamo per favore a lei, Ministro della salute, di provvedere ai sensi di legge a cambiare il commissario ad acta in Molise, e nominare come commissario ad acta una persona esterna, non coinvolta, non interessata e che non abbia prodotto il danno che è stato prodotto finora, perché altrimenti rimarremo sempre l'ultima regione d'Italia.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, onorevole Di Pietro, nel corso della riunione di monitoraggio dell'8 luglio 2010 sono emerse, da un lato, positive innovazioni ed iniziative di carattere strutturale, dall'altro, perduranti criticità ed inadeguatezze ai fini della procedura della legge n. 191 del 2009. In esito, quindi, al Consiglio dei Ministri datato 4 agosto ultimo scorso, il tavolo di monitoraggio, che consiste in un tavolo tecnico, ed il Comitato permanente per la verifica dei LEA sono stati invitati a verificare l'adeguatezza dei programmi operativi trasmessi dal presidente-commissario della regione Molise, nominato, onorevole di Pietro, come lei sa e come è noto, ai sensi di legge, come in tutte le altre regioni; programmi operativi, naturalmente, Pag. 50finalizzati ad apportare le necessarie correzioni strutturali al settore sanitario del Molise.
Nel merito, tali programmi operativi devono garantire il raggiungimento dell'equilibrio finanziario e la correzione strutturale del disavanzo; in particolare, il presidente-commissario è stato invitato a presentare entro il 30 settembre prossimo venturo, ad integrazione dei programmi già presentati, i seguenti provvedimenti: in primo luogo, gli accordi sottoscritti con gli erogatori privati negli importi coerenti con l'equilibrio dell'anno 2010, oppure lettera di diffida a sottoscriverli, pena la sospensione dall'accreditamento; in secondo luogo, l'adozione delle norme riguardanti l'abolizione delle disposizioni di deroga al blocco del turnover per gli anni 2010-2012; in terzo luogo, la riorganizzazione della rete ospedaliera in coerenza con le esigenze di correzione strutturale della spesa.
Subito dopo il settembre prossimo venturo, quindi, nel corso della riunione dei tavoli di monitoraggio, verranno valutati gli interventi effettivamente attuati o programmati dall'attuale gestione commissariale. In esito a tale valutazione, o sarà rinnovata la fiducia all'attuale commissario, evidentemente motivata, o verranno prese, sempre motivandole, le opportune determinazioni ai sensi dell'articolo 120 della Costituzione e in particolare, come da lei ricordato, della legge n. 191 del 2009.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di replicare.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signor Ministro, non posso essere soddisfatto, perché quel che volete fare entro il 30 settembre l'avete già fatto! La legge già vi obbligava a farlo, e voi l'avete fatto; il comitato tecnico ed il tavolo tecnico sono già intervenuti, e hanno già dichiarato che il presidente della regione, nominato commissario ad acta, non solo non ha fatto quel che voi gli chiedete oggi di fare, ma addirittura ha incrementato ed aumentato il disavanzo!
Per questo, vi chiediamo, a norma dell'articolo 2, comma 84, della legge n. 191 del 2009, di andare oltre alla sua nomina. Vi chiediamo appunto di nominare come commissario ad acta non lui stesso. Non solo perché non è stato fatto quanto previsto: egli ha, infatti, reiterato nella sua omissione, e ha reiterato nella sua commissione, ulteriori nepotismi e familismi, una gestione della sanità del Molise ad uso esclusivamente di parte, facendo accordi con erogatori privati (come li ha chiamati lei), nei confronti dei quali c'è un'ampia attività di controllo da parte della magistratura (non solo contabile ma anche penale). Continuare a consegnare al governatore Iorio la gestione della sanità vuol dire essere correi politici e morali della sua irresponsabilità. Per cui vi chiediamo, da subito, di nominare un commissario ad acta che abbia comprovate qualità professionali e spiccata indipendenza. Inoltre - lo diciamo anche al Ministro Maroni - il federalismo fiscale noi dell'Italia dei Valori lo abbiamo votato, ma vogliamo che nel federalismo fiscale voi prevediate l'ineleggibilità del presidente della regione che non adempia a ciò che è obbligato a fare. Non deve essere più possibile candidare un presidente che si comporta come Totò Riina (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Iniziative per salvaguardare il patrimonio apistico nazionale e per promuovere l'attività e la produzione del settore - n. 3-01236)

PRESIDENTE. L'onorevole Nastri ha facoltà di illustrare l'interrogazione Baldelli n. 3-01236, concernente iniziative per salvaguardare il patrimonio apistico nazionale e per promuovere l'attività e la produzione del settore (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

GAETANO NASTRI. Signor Presidente, signor Ministro, con la presente interrogazione (presentata insieme al collega Baldelli) intendiamo chiedere al Governo quali iniziative il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, intenda intra Pag. 51prendere al fine di tutelare e salvaguardare il patrimonio apistico nazionale e di promuovere l'attività e la produzione del settore. Ricordo che l'apicoltura italiana rappresenta un comparto che, oltre al valore economico costituito dalla produzione di miele e di derivati da alveari, ha anche importanti risvolti caratterizzati dall'impollinazione delle piante che condizionano in tal modo la produttività di molte colture agrarie. Infine, è importante evidenziare che la rilevante mortalità delle api registratasi negli ultimi tempi, oltre a rendere difficile la situazione economica degli operatori del settore, rappresenta una minaccia per la tutela della biodiversità.

PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Giancarlo Galan, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GALAN, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevole Nastri, illustro pochi punti per l'esposizione della risposta e dei relativi argomenti. Come lei sa, a seguito dell'eccezionale mortalità del 2008 si realizzò una prima serie di un monitoraggio nazionale (chiamato Apenet) finanziato dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. In secondo luogo, appena insediatomi, ho dato precise disposizioni perché il programma venisse rafforzato, e oggi la rete di monitoraggio messa in piedi dal progetto Apenet è stata resa permanente. In terzo luogo, lo scorso mese di agosto si è completato il lungo iter amministrativo che ha però consentito di recuperare ben 5,3 milioni di euro, destinandoli alle organizzazioni degli apicoltori di rilevanza nazionale e ad enti di ricerca. Nel corso del 2010 sono proseguite le prove e la modifica delle macchine, attraverso l'installazione di un deflettore, ha portato ad un abbattimento medio della concentrazione di sostanze attive del 50 per cento. Questo non è stato da me ritenuto sufficiente (una sufficiente garanzia), tant'è vero che ho chiesto e ho ottenuto dal Ministro della salute (competente in materia) di mantenere la sospensione dei neonicotinoidi e del fipronil utilizzati per la concia del mais, almeno fino a quando non sarà messo a punto un nuovo sistema che ci dia le garanzie sufficienti su cui il Consiglio per la ricerca e sperimentazione in agricoltura sta peraltro lavorando da tempo. Da ultimo, una buona notizia: la Commissione europea ha incrementato del 25 per cento il livello delle risorse comunitarie destinate al settore apistico per il periodo 2011-2013.
Attraverso questo canale gli apicoltori italiani avranno a disposizione 7,8 milioni di euro all'anno. Buone notizie, quindi, per le api, ma mi sia consentita, visto che ho qualche secondo, anche una riflessione in più: delle api ci siamo occupati nei dettagli fino in fondo, difendendole per davvero con il massimo dello sforzo possibile; quanti anni sono che lei non vede una lucciola nei campi? Le sente più le rane nei fossi? Credo che sia giusto occuparsi di api, che hanno una rilevanza anche economica, ma che non si possa trascurare tutto quello che significa biodiversità in Italia. E, allora, tutta la ricerca, tutta l'innovazione, che è possibile fare in agricoltura merita di essere svolta e lei sa a cosa mi riferisco (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. L'onorevole Nastri ha facoltà di replicare.

GAETANO NASTRI. Signor Presidente, desidero esprimere soddisfazione e apprezzamento per la risposta fornita dal signor Ministro che ha affrontato, in modo complessivo, i problemi del comparto apistico italiano, la cui rilevanza era stata evidenziata dall'interrogazione. In particolare, ho notato che, da parte del Ministero, è stato analizzato l'aspetto della tutela del settore, cercando di contemperare le diverse esigenze legate all'uso di sostanze chimiche in agricoltura, in particolare nella cosiddetta concia delle sementi. Grazie alle risultanze del progetto Apenet, ritengo che si potrà giungere rapidamente alla valutazione degli effetti dell'utilizzo dei neonicotinoidi, predisponendo quegli accorgimenti tecnici che consentono, da un lato, di ricorrere all'utilizzo sicuro di Pag. 52queste sostanze che permettono di evitare successivi trattamenti chimici nell'atmosfera, dall'altro, di avere l'assoluta garanzia che le api, così come gli altri insetti utili all'impollinazione, non vengano minacciate da queste sostanze. È, dunque, opportuno che i Ministri delle politiche agricole, alimentari e forestali e della salute, nell'ottica della prevenzione e della massima prudenza, proseguano nella valutazione e ricerca di soluzioni in grado di evitare la sospetta moria di api. Nel contempo, ho rilevato con soddisfazione che, oltre all'impulso dato con fondi nazionali al progetto Apenet, si siano acquisiti ulteriori fondi comunitari, potenziati rispetto al recente passato, che permetteranno di garantire agli apicoltori un complesso di misure e di sostegno atti a dare un futuro all'allevamento apistico nazionale che presenta livelli di eccellente qualità (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Iniziative in ordine al ritardo dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese fornitrici, con particolare riferimento all'esposizione debitoria delle regioni - n. 3-01237)

PRESIDENTE. L'onorevole Occhiuto ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01237, concernente iniziative in ordine al ritardo dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese fornitrici, con particolare riferimento all'esposizione debitoria delle regioni (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, onorevole Ministro, con questa interrogazione abbiamo voluto porre all'attenzione del Governo il problema gravissimo del ritardo nei pagamenti della pubblica amministrazione. Si tratta di circa 70 miliardi di euro di crediti vantati dalle imprese e che potrebbero dare una grande boccata di ossigeno alla nostra economia nella situazione di crisi che stiamo vivendo. Ci rivolgiamo a lei, signor Ministro, perché sono, nella maggior parte dei casi, debiti delle regioni che pagano a 130 giorni in media - questa è la media italiana - oppure con ritardi addirittura di 700 giorni, così come avviene nel Mezzogiorno dove questo problema è ancor più grave. Chiediamo cosa il Governo intenda fare per affrontare questa questione che costituisce un grave danno per le imprese anche dal punto di vista dell'occupazione.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale, Raffaele Fitto, ha facoltà di rispondere.

RAFFAELE FITTO, Ministro per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale. Signor Presidente, illustrerò rapidamente le misure che il Governo ha già adottato per affrontare questa questione che è stata sollevata e che è di grande rilevanza. Per intervenire ed accelerare l'azione di pagamento dei crediti vantati dai fornitori di beni e di servizi nei confronti delle pubbliche amministrazioni, il Governo si è mosso già con il decreto-legge n. 185 del 2008, laddove è stata individuata la possibilità per le regioni di certificare i propri debiti certi, liquidi ed esigibili per somministrazione di forniture ed appalti. Successivamente, con la recente manovra finanziaria, il decreto-legge n. 78 del 2010, il Governo ha reso a regime questa disposizione, estendendo tale facoltà, che era originariamente prevista solo per le regioni e gli enti locali, anche agli enti del Servizio sanitario nazionale. Un ulteriore stimolo in questa direzione è venuto anche dalla formazione di nuove situazioni debitorie e, quindi, per questo, è stato introdotto un altro articolo, sempre all'interno della manovra, che appunto reca: «tempestività dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni».
In questo contesto all'interno della medesima norma, una disposizione, che non è applicabile al Sistema del servizio sanitario nazionale, stabilisce che il funzionario che adotta questi provvedimenti Pag. 53che comportano impegni di spesa deve verificare l'evitare dell'insorgere di debiti fuori bilancio. Nei confronti delle regioni alle quali è rivolta questa norma si è stabilito, anche rispetto all'ottimizzazione dell'utilizzo di queste risorse, che le situazioni debitorie devono essere effettuate rispetto ad un'attività di analisi e revisione delle procedure di spesa e di allocazione delle relative risorse in bilancio. Questo fenomeno, al di là della sua esatta ed enorme dimensione, costituisce di per sé la fotografia di un sistema della spesa pubblica che impone, così come il Governo ha già fatto con i provvedimenti delle ultime manovre finanziarie, una completa inversione di rotta. In questo senso si muovono sia la recente riforma della contabilità e della finanza pubblica e anche la fase attuativa della legge sul federalismo fiscale. L'azione riformatrice in questo senso è rivolta a migliorare la programmazione delle risorse finanziarie e, quindi, conseguentemente ad evitare questi rischi. In questo senso è fondamentale, come ricordavo, responsabilizzare i Governi regionali in modo particolare in materia sanitaria e i Governi locali insieme alle amministrazioni centrali ed introdurre, così come il Governo ha fatto come ho richiamato, alcuni vincoli che valgono come sanzioni in termini di scelte programmatiche disinvolte o di persistenti inefficienze amministrative. I contenuti della manovra in materia di federalismo fiscale vanno in questa direzione. Cito da ultimo un recente accordo in materia di ritardo dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni che è intervenuto tra la Commissione europea, il Parlamento europeo e il Consiglio dei Ministri europei.

PRESIDENTE. La prego di concludere, Ministro Fitto.

RAFFAELE FITTO, Ministro per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale. E assicuro inoltre che su questo tema in sede di conferenza unificata sarà verificato il percorso di attuazione così come indicato dalle disposizioni di legge che ho poc'anzi richiamato.

PRESIDENTE. L'onorevole Occhiuto ha facoltà di replicare.

ROBERTO OCCHIUTO. Ringrazio il Ministro ma non posso dirmi soddisfatto perché l'attività di Governo si giudica dai risultati che il Governo consegue non dalle norme quando queste norme, come nel caso di specie, hanno dimostrato la loro inutilità se solo ci riferiamo al ritardo dei pagamenti che ancora cresce nonostante questi provvedimenti. Avrei preferito che il Governo invece ricordasse un provvedimento che in Europa si sta approvando - tra qualche settimana il Parlamento europeo lo approverà - e che fissa in 60 giorni il termine massimo per i pagamenti nella pubblica amministrazione, stabilendo anche una sanzione dell'8 per cento per le pubbliche amministrazioni inadempienti. Vorrei che una volta tanto il nostro Governo fosse più avanti dell'Europa e recepisse in anticipo quello che forse sarà costretto a recepire con un paio di anni di ritardo. Vorrei soltanto segnalare al Governo che questo problema può costituire un enorme macigno anche sulla strada del federalismo fiscale perché 70 miliardi di debiti delle regioni nei confronti del sistema delle imprese rappresentano un fardello enorme nei bilanci delle regioni e non credo che sia così applicabile il federalismo fiscale se non si interviene in questo squilibrio nei bilanci delle regioni. Vorrei infine ricordare che in questo Paese Confindustria, i sindacati, la rete delle imprese, tutti gli attori del nostro sistema economico lamentano la necessità di politiche economiche espansive per la crescita. Qui i soldi ci sono: sono delle imprese. Fare provvedimenti conseguenti nella direzione di liberare risorse che sono già delle imprese forse sarebbe il modo migliore per operare nella direzione della crescita economica del Paese in una fase di grave crisi come quella che stiamo vivendo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

Pag. 54

(Orientamenti in merito alla localizzazione di un centro di identificazione ed espulsione di immigrati clandestini in località Zelo, nel comune di Ceneselli (Rovigo) - n. 3-01238)

PRESIDENTE. L'onorevole Bellotti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01238 concernente orientamenti in merito alla localizzazione di un centro di identificazione ed espulsione di immigrati clandestini in località Zelo, nel comune di Ceneselli (Rovigo) (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

LUCA BELLOTTI. Signor Presidente, signor Ministro, ci rivolgiamo a lei per avere chiarezza sulla questione di questo centro di identificazione ed espulsione riportato dalla stampa regionale all'interno della regione Veneto in località Zelo, nel comune di Ceneselli.
Mi sembra che le fonti riportino un po' un rimpallo di responsabilità fra il presidente della regione, che dice che è il Ministero dell'interno che ha scelto, e lei, che al meeting di Rimini afferma che ha avuto indicazioni da Zaia, con un territorio che non sa nulla. Nessun amministratore locale si dichiara favorevole a questo centro.
Tra l'altro credo - mi consenta anche in maniera un po' maliziosa - che la provincia di Rovigo, essendo la provincia più piccola del Veneto, purtroppo nella logica di qualche politica possa fare la parte del debole rispetto ad altri territori più forti, anche politicamente, e quindi debba accettare una scelta che il territorio non vuole. Questo territorio non la vuole, tra l'altro, non perché siamo contrari a questi centri (anzi li abbiamo sostenuti, così come abbiamo sostenuto la legge Bossi-Fini), ma perché non corrisponde a una logica.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni , ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, la lotta all'immigrazione clandestina è una delle priorità del Governo. Abbiamo bloccato gli sbarchi di clandestini sulle coste meridionali dell'Italia, ridotti di oltre il 90 per cento l'anno scorso, ma anche sul versante delle espulsioni abbiamo fatto molto: dal 2008 sono stati rimpatriati oltre 52.000 cittadini extracomunitari irregolari.
Per procedere al rimpatrio occorre avere le strutture adeguate: i centri di identificazione e di espulsione. Oggi sono 13 le strutture operative in Italia, in 11 regioni, con una capacità recettiva di 1.811 posti. Sono insufficienti, ma il problema più grave è che vi sono regioni che ne hanno due, come l'Emilia-Romagna, e regioni che non ne hanno e i clandestini che vengono presi in queste regioni sono mandati in altre regioni, se c'è posto, altrimenti sono rimessi in libertà. Questo non va bene.
L'anno scorso nel pacchetto sicurezza abbiamo approvato, stanziando le necessarie risorse, un piano straordinario di potenziamento di queste strutture, con l'obiettivo, in prima fase, di realizzarle in quattro regioni (Veneto, Toscana, Marche e Campania). Questo è l'obiettivo.
Abbiamo quindi proceduto alla valutazione di siti idonei, attuando il metodo di consultazione con i presidenti delle regioni, quelli neoeletti, attendendo di verificare con loro e con le amministrazioni eventualmente interessate la disponibilità. Non è vero quindi che vi è stata una gestione poco trasparente o addirittura una visione proprietaria delle istituzioni (non so francamente che cosa significhi questo). Non bisogna confondere in questo caso, come purtroppo è successo in altri casi, la mancanza assoluta di chiarezza, che viene lamentata dall'interrogante, con la scarsità di informazioni, prendendole magari da notizie pubblicate sui giornali.
Io confermo ciò che ha detto il presidente Zaia (non vi è nessun dissidio fra di noi, ci mancherebbe altro) e cioè quello che ha dichiarato in un incontro con le rappresentanze territoriali: una decisione definitiva non è stata ancora assunta. Non è stata presa alcuna decisione. Prima di prendere le decisioni noi consulteremo i diretti Pag. 55interessati, le amministrazioni, cercheremo di convincerli e se non sarà possibile cercheremo una soluzione alternativa. Quindi nessuna decisione è presa e «calata», ma vi è una valutazione prima tecnica e poi relativa all'impatto che in quella realtà può determinare un insediamento simile. L'unica cosa certa è che in queste regioni deve essere fatto, perché è una questione di sicurezza per quei cittadini, che devono sapere che senza il centro, in quella regione, i clandestini presi saranno rimessi in libertà.

PRESIDENTE. L'onorevole Bellotti ha facoltà di replicare.

LUCA BELLOTTI. Signor Ministro la ringrazio, anche perché credo di averle dato la possibilità di fare uno spot elettorale, in relazione al fatto che questo Governo (che sosteniamo peraltro anche noi) ha fatto bene nella lotta contro l'immigrazione clandestina. Tuttavia credo che non sia qui il punto: io ritengo che parlare di federalismo significhi parlare di responsabilità amministrativa, di coinvolgimento delle istituzioni e credo che significhi anche decisioni prese nei territori attraverso gli organi dei territori. In questo non si può non tener conto del fatto che undici sindaci di quei territori non sanno assolutamente nulla della questione in esame.
Al di là del fatto che l'ex Ministro Zaia - con il quale lei ha parlato, dicendo che nessuna decisione è stata presa - sia anche presidente della regione Veneto, teniamo conto che è facile prendere una decisione e, poi, creare le regole. Sarebbe molto meglio, prima, creare le regole e, poi, prendere le decisioni.
A tale proposito, credo che sia necessario, proprio per stabilire anche una regolarità con riferimento ai territori, che le strutture vengano localizzate nei territori in cui vi è il maggior numero di immigrati. Non è possibile, infatti, ubicarle sempre nelle province limitrofe più deboli, perché lì più debole è la politica e più debole è l'insurrezione popolare (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

(Risultati conseguiti dal Governo in ordine alla questione dei campi nomadi abusivi ed iniziative in ambito comunitario per la revisione della disciplina della libera circolazione - n. 3-01239)

PRESIDENTE. L'onorevole Montagnoli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni n. 3-01239, concernente i risultati conseguiti dal Governo in ordine alla questione dei campi nomadi abusivi ed iniziative in ambito comunitario per la revisione della disciplina della libera circolazione (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, signor Ministro, le polemiche sollevate, nelle ultime settimane, in seguito al rimpatrio volontario di cittadini comunitari di etnia rom, disposto dal Governo francese, hanno portato alla ribalta, anche in Italia, il problema della presenza di cittadini comunitari di etnia rom, soprattutto, relativamente ai campi nomadi abusivi. Attualmente, in Italia, si stimano cifre che rivelano una loro presenza compresa tra i 120 mila e i 170 mila in tutte le regioni italiane ma, soprattutto, al centronord.
Il Governo, fin da subito, nel 2008, ha messo insieme una serie di operazioni volte alla verifica dei campi nomadi abusivi, dove spesso non c'è controllo. Sicuramente, abbiamo visto dei risultati importanti: siamo partiti da regioni come la Campania, il Lazio e la Lombardia, in virtù della presenza notevole di campi nomadi abusivi e, da ultimo, le iniziative sono state estese anche al Veneto e al Piemonte. È evidente che l'attività è stata importante nell'evitare il rimpatrio volontario in maniera massiccia.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Tuttavia, nelle ultime settimane, le iniziative del Governo francese hanno portato al verificarsi di problemi di natura comunitaria. Pag. 56
Chiediamo, quindi, quali siano i risultati del Governo ottenuti in base alle iniziative intraprese e, soprattutto, le attività che intenda intraprendere per colmare le lacune della normativa comunitaria.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, ci siamo occupati subito di questa emergenza: subito, nel 2008, abbiamo creato una struttura per intervenire sull'emergenza dei campi nomadi. Non l'abbiamo mai definita, su base etnica, «emergenza rom», come qualcun altro ha fatto. Abbiamo corretto questa impostazione, che veniva dal Governo precedente, in particolare, per Milano, e l'abbiamo sempre definita, di fatto, «emergenza campi nomadi».
Siamo intervenuti, nominando commissari straordinari in tre regioni - quelle che lei ha citato - estendendo, poi, le iniziative ad altre due. Abbiamo programmato una serie di operazioni, sempre in collaborazione con la Croce rossa italiana, come il censimento, per vedere se chi era presente nei campi aveva diritto ad esservi, oppure no. Sono stati individuati complessivamente 361 campi abusivi, nei quali è stata registrata la presenza di 16.355 persone, e sono stati disposti 2.657 provvedimenti di allontanamento.
Questo piano prevede una seconda fase, corrispondente alla chiusura dei campi nomadi abusivi e alla sistemazione dei nomadi che hanno diritto a stare in strutture a cura degli enti locali interessati. Il Governo ha stanziato 60 milioni di euro per la prima fase, cioè la chiusura dei campi nomadi abusivi, che è di competenza del Governo. La fase successiva è di competenza degli enti locali - lo dico e lo sottolineo, perché su questo vi sono state le solite inutili polemiche - che devono decidere se e come sistemare le persone che hanno diritto a restare.
Si sono scelte soluzioni diverse, nel Lazio, in Campania e in Lombardia; noi monitoriamo senza poter intervenire su questa seconda fase.
È giusto il richiamo alla normativa europea che c'è ed è, però, lacunosa: dispone le condizioni che consentono di risiedere stabilmente oltre ai 90 giorni, ma non dà agli Stati membri alcuna sanzione per poter dare esecuzione alla violazione di questa disposizione comunitaria. Intendo colmare questa lacuna, perché non è possibile registrare la violazione della direttiva europea che stabilisce a quali condizioni un cittadino europeo può stare in uno Stato membro e non potere poi intervenire per applicare questa normativa. È questo l'oggetto del contendere con la Commissione europea, con cui abbiamo iniziato i colloqui un anno fa, posizione sostenuta e condivisa dalla Francia, e io spero che in questo caso l'unione possa fare la forza e si riesca a convincere la Commissione europea che è giusto stabilire regole, ma agli Stati membri devono essere dati gli strumenti per attuare effettivamente queste regole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Montagnoli, ha facoltà di replicare.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, ci dichiariamo soddisfatti della risposta del Ministro; sono sotto gli occhi di tutti i risultati del Governo in questi ambiti e nell'ambito della sicurezza. Oggi il nostro Paese paga delle scelte scellerate fatte dal Governo Prodi sulla libera circolazione. È inaccettabile che nel nostro Paese girino persone che compiono, in tanti casi, anche dei reati e chiediamo giustamente che a fianco dei diritti ci siano anche dei doveri, qualcuno di questo si dimentica. La Lega Nord Padania e i cittadini pretendono che chi viene nel nostro Paese rispetti le nostre regole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
È in maniera chiara, oggettiva che combattiamo qualcosa di abusivo; abbiamo dei cittadini che hanno manifestato per difendere questo principio e che sono stati condannati dai tribunali italiani. È quindi fondamentale che il Governo vada avanti; lei, signor Ministro, ha ottenuto, Pag. 57nei campi della sicurezza, dei risultati formidabili, nella lotta alla mafia, nella lotta alla criminalità e nella lotta agli abusivi che sono sui nostri territori. La Lega Nord Padania le dà la sua fiducia e la invita ad andare avanti a livello europeo; sicuramente i cittadini sono con lei e la Lega Nord Padania la sostiene perché ci sono diritti ma chi viene in Italia deve avere sicuramente prima dei doveri, dei doveri nei confronti del Paese che li ospita e nei confronti di tutti quanti noi e delle persone oneste che tutti i giorni vivono e vogliono vivere in un Paese libero e tranquillo. Avanti Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Iniziative in merito alla vicenda della scuola elementare di Adro (Brescia), con particolare riferimento alla questione della esposizione di simboli nelle scuole - n. 3-01240)

PRESIDENTE. L'onorevole Corsini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01240 concernente iniziative in merito alla vicenda della scuola elementare di Adro (Brescia), con particolare riferimento alla questione dell'esposizione di simboli nelle scuole (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

PAOLO CORSINI. Signor Presidente, a proposito di concezione proprietaria delle istituzioni di cui parlava poco fa il ministro Maroni, l'interrogazione concerne il caso ormai noto della scuola di Adro dove è stato inaugurato un istituto scolastico di regime, di regime leghista padano. Con circa 700 simboli del sole delle Alpi collocati in tutti gli ambiti della scuola. Ora il sindaco di Adro è già noto per le sue iniziative di palese carattere intollerante e discriminatorio, ma credo che sia arrivato ad un limite che non può essere varcato perché la sua iniziativa è arbitraria, illegittima e offensiva, la scuola non può essere sottoposta a indebite appropriazioni da parte di partiti...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PAOLO CORSINI... appropriazioni che rimandano ad una concezione totalitaria e antidemocratica dell'educazione.
Vorremmo allora chiedere al Governo - non al Ministro Gelmini perché non è competente su questa materia: la materia riguarda il Ministro Maroni - vorremmo chiedere al Governo che cosa intenda fare per riportare rapidamente la legalità nella scuola di questo paese in provincia di Brescia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Mariastella Gelmini, ha facoltà di rispondere.

MARIASTELLA GELMINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, in relazione all'interrogazione in oggetto credo che se da un lato risulta apprezzabile la scelta del comune di Adro di investire risorse nell'istruzione e quindi se risulta condivisibile la realizzazione di un nuovo polo scolastico locale, peraltro dotato di attrezzature didattiche di avanguardia, tuttavia in una fase successiva, anche a seguito delle denunce e degli esposti di vari membri della comunità locale e del dirigente scolastico, si è dovuto constatare con rammarico la collocazione diffusa sulle strutture e sulle suppellettili del polo scolastico di un simbolo di valenza politica come il sole delle Alpi.
Tale iniziativa del comune è stata da me prontamente stigmatizzata, anche attraverso l'intervento del direttore scolastico regionale, al quale ho chiesto di verificare che la libera ed imparziale formazione degli studenti fosse garantita anche nella scuola di Adro. Le istituzioni scolastiche hanno, infatti, l'obbligo di assicurare la neutralità dell'insegnamento.
Da sempre, chi vi parla giudica inaccettabile la pratica - tipica soprattutto di una certa sinistra - di utilizzare i bambini per finalità politiche (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ricordo, infatti, moltissime manifestazioni nelle quali i bambini di sei, sette, otto anni esponevano cartelli contro il Ministro e Pag. 58contro il Governo. Ebbene, oggi come allora, ritengo che la politica di destra e di sinistra debba sempre rimanere fuori dalla scuola.
Per tali ragioni, il direttore dell'ufficio scolastico regionale per la Lombardia, d'intesa con il Ministero, ha inviato al sindaco di Adro, a cui spetta per legge la decisione ultima sulla simbologia da utilizzare all'interno dell'edificio scolastico, una lettera con la quale si chiede di adoperarsi per la rimozione dal polo scolastico del simbolo noto come «sole delle Alpi».
Il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha, infatti, il compito di garantire un'offerta formativa scevra da condizionamenti di ordine anche politico, che non rispettino un equilibrato e autonomo sviluppo di ciascun alunno e, quindi, si deve adoperare affinché venga garantito il sereno svolgimento delle attività didattiche.

PRESIDENTE. L'onorevole Corsini ha facoltà di replicare.

PAOLO CORSINI. Signor Presidente, credo che tutti siamo d'accordo che i bambini non vadano in alcun modo strumentalizzati. In questo caso specifico, la strumentalizzazione a scopi di propaganda politica è stata operata dal sindaco leghista di Adro. Su questo non vi è alcun dubbio.
Una seconda osservazione alla signora Ministro, la quale ha avuto un atteggiamento assolutamente altalenante e contraddittorio, perché in una prima fase ha parlato di un comportamento folcloristico ed estremistico da parte del sindaco: non si tratta di folclore, ma è un evidente segno della volontà di disgregazione del Paese e del suo tessuto culturale e connettivo.
In un secondo momento, la signora Ministro ha dichiarato di condividere le scelte del sindaco e soltanto quando vi è stata una fortissima mobilitazione dell'opinione pubblica, è dovuta tornare sui propri passi. Con quale risultato? Un'azione contraddittoria e assolutamente improduttiva ed inerte. Infatti, il sindaco risponde che lui rende conto soltanto a Bossi, in quanto capo di partito, non in quanto esponente di Governo.
Pertanto, mi reputo del tutto insoddisfatto della risposta della signora Ministro perché chi deve intervenire è il Governo, il Ministro Maroni, il quale è l'unico titolato a dare indicazioni ai sindaci, come vuole la legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative per il recepimento e l'attuazione della decisione quadro del Consiglio dell'Unione europea relativa all'applicazione del principio del reciproco riconoscimento alle sanzioni pecuniarie - n. 3-01241)

PRESIDENTE. L'onorevole Brugger ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01241, (Testo corretto) concernente iniziative per il recepimento e l'attuazione della decisione quadro del Consiglio dell'Unione europea relativa all'applicazione del principio del reciproco riconoscimento alle sanzioni pecuniarie (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, la decisione quadro del Consiglio dell'Unione europea 2005/214/GAI è volta a consentire il reciproco riconoscimento delle sanzioni pecuniarie, penali e amministrative, comminate dalle autorità giudiziarie e amministrative di un altro Stato membro in caso di infrazioni di entità più grave come, ad esempio, la violazione del codice della strada, ma anche per pene accessorie di reati molto più gravi come la partecipazione ad organizzazioni criminali, il terrorismo, la tratta di esseri umani, e così via.
A nostro giudizio, è grave che l'Italia non abbia ancora recepito la decisione quadro. Chiediamo di conoscere i motivi che hanno determinato l'eccessivo ritardo nell'attuazione della delega già prevista nella legge comunitaria 2007 e di dare comunque rapida attuazione al principio del reciproco riconoscimento.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

Pag. 59

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. La ringrazio, signor Presidente. Onorevole Brugger, rispondo sulla base degli elementi forniti dal Ministero della giustizia.
Il Ministero segnala che la decisione quadro - alla quale lei ha fatto riferimento - si inserisce in un elenco di provvedimenti adottati dall'Unione europea in materia di mutuo riconoscimento delle pronunce penali fra gli Stati membri. In base a tale decisione lo Stato che ha adottato una sanzione pecuniaria può trasmettere la pronuncia allo Stato presso il quale la persona fisica o giuridica dispone di reddito e di beni, affinché quest'ultimo proceda all'esecuzione della stessa.
A tale proposito il Ministero della giustizia ricorda che la legge comunitaria alla quale lei ha fatto riferimento, del 2007, è stata adottata, come è noto, nel corso della precedente legislatura. In questa attuale legislatura è spettato all'attuale Governo il compito di individuare le priorità in materia di giustizia e di valutare se tra queste rientrasse o meno l'esercizio della delega attuativa di tale decisione quadro. Tale compito è stato assolto.
Infatti, nel processo valutativo delle priorità da ottemperare è stata presa in considerazione la natura contravvenzionale dei reati che prevedono l'irrogazione di sanzioni esclusivamente pecuniarie e il fatto che tali reati non appaiono connotati dal significativo disvalore sociale.
In conseguenza di ciò si è ritenuto di privilegiare, almeno in questa prima parte della legislatura, l'attuazione di numerosi provvedimenti finalizzati al contrasto delle associazioni mafiose, del terrorismo, della tratta degli esseri umani e, con specifico riferimento alla cooperazione con gli altri Stati membri, si è ritenuto di privilegiare il settore del trasferimento delle persone condannate e della confisca penale.
Va poi ricordato che la decisione quadro del 2005 è stata modificata dalla decisione n. 299 del 2009 tesa a rafforzare i diritti processuali delle persone e a promuovere il principio del reciproco riconoscimento delle decisioni pronunciate in assenza dell'interessato al processo. Per l'attuazione delle nuove disposizioni è stata indicata la data del 28 marzo 2011.
Le segnalo infine, onorevole, che con dichiarazione del 13 marzo 2009 l'Italia si è avvalsa della possibilità offerta all'articolo 8, paragrafo 3, della decisione quadro del 2009, con la conseguenza che a decorrere al più tardi dal 1o gennaio 2014 la decisione stessa si applicherà al riconoscimento dell'esecuzione delle pronunce adottate in assenza dell'interessato che sono emesse dalle autorità italiane competenti.

PRESIDENTE. L'onorevole Brugger ha facoltà di replicare.

SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per la risposta.
Tuttavia, non posso ritenermi soddisfatto perché il mancato recepimento del principio del reciproco riconoscimento delle sanzioni pecuniarie, penali ed amministrative, lascia l'Italia, tuttora, in una situazione in cui non vi è alcuna certezza del diritto, e di conseguenza resta insoddisfatta la domanda di giustizia di migliaia di cittadini.
Inoltre - ma questo è un altro problema - a causa della mancanza di reciprocità, al momento, in Italia, la riscossione per conto degli altri Stati membri è affidata a società private, e accade spesso che i cittadini paghino somme errate, o che non sarebbero dovute, e non hanno nessuna possibilità di rivolgersi all'autorità locale competente che controlli e certifichi l'autenticità della sanzione.
Solo con l'applicazione del principio di reciprocità e ufficialità delle sanzioni pecuniarie - al quale si giungerebbe con l'applicazione della decisione quadro - il cittadino sarebbe tutelato da ingiuste pretese e avrebbe, inoltre, un'autorità nazionale competente alla quale rivolgersi per il controllo dell'esattezza della regolarità della richiesta di pagamento.
Prendo atto della sua risposta, ma rinnovo la richiesta di recepire al più presto, anche in Italia, e con tempi certi, la decisione quadro dei Consiglio dell'Unione europea.

Pag. 60

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo per la comunicazione dei relativi esiti.

La seduta, sospesa alle 15,45, è ripresa alle 16,50.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Bocchino, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Bratti, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Caparini, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, Dal Lago, Fitto, Franceschini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Graziano, La Russa, Lo Monte, Lucà, Mantovano, Martini, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Migliavacca, Nucara, Leoluca Orlando, Pecorella, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Sardelli, Stefani, Tabacci, Tremonti, Urso, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea (ore 16,51).

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato stabilito che l'esame disegno di legge S. 2323 - Conversione in legge del decreto-legge 5 agosto 2010, n. 125, recante misure urgenti per il settore dei trasporti e disposizioni in materia finanziaria (scadenza: 5 ottobre 2010), già previsto da lunedì 27, avrà luogo martedì 28 settembre, con votazioni a partire dal primo pomeriggio (con eventuale prosecuzione notturna). Ove necessario, l'esame proseguirà nella giornata di giovedì 30 settembre ed eventualmente venerdì 1o ottobre.
Mercoledì 29 settembre, a partire dalle ore 11, avranno luogo le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri sulla situazione politica generale.
Lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata (question time), già previsto per mercoledì 29, alle ore 15, avrà luogo giovedì 30 settembre, alla stessa ora.
Nella giornata di martedì 28 settembre (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di giovedì 30 settembre) (con votazioni), dopo l'esame del disegno di legge di conversione S. 2323, sarà altresì iscritto all'ordine del giorno il seguito dell'esame del disegno di legge n. 2260-A/R ed abbinate - Disposizioni per il rafforzamento della competitività del settore agroalimentare (ove concluso dalla Commissione).
L'organizzazione dei tempia del dibattito sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 23 settembre 2010, alle 9,30:

Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 16,55.

ERRATA CORRIGE

Nel resoconto stenografico della seduta del 21 settembre 2010, a pagina 31, prima colonna, tra la quarta e la quinta riga inserire le parole «PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 17,50)» e alla quinta riga, prima della parola «Esprimerò» inserire «ANTONIO MAZZOCCHI, Questore».

Pag. 61

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLE COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI SULLA SITUAZIONE POLITICA GENERALE

Tempo complessivo per la discussione: 4 ore.

Interventi a titolo personale 44 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 3 ore e 16 minuti
Popolo della Libertà 49 minuti
Partito Democratico 45 minuti
Lega Nord Padania 23 minuti
Unione di Centro 21 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 20 minuti
Italia dei Valori 18 minuti
Misto: 20 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Noi Sud Libertà e Autonomia - Partito Liberale Italiano 5 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 3 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Repubblicani, Azionisti, Alleanza di Centro 2 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Segr Doc. IV, n. 6-A 593 593 297 308 285 13 Appr.
2 Nom. Doc. IV-ter, nn. 8/A, 13/A 571 568 3 285 342 226 12 Appr.
3 Nom. Doc. IV-ter, n. 17/A 577 574 3 288 318 256 12 Appr.
4 Nom. Doc. IV-ter, n. 9-A parte I 569 561 8 281 337 224 12 Appr.
5 Nom. Doc. IV-ter, n. 9-A parte II 570 549 21 275 546 3 12 Appr.
6 Nom. Doc. IV-ter, n. 9-A parte III 573 563 10 282 344 219 12 Appr.
7 Nom. Doc. IV-ter, n. 9-A parte IV 572 567 5 284 542 25 12 Appr.
8 Nom. Doc. IV-ter, n. 9-A parte V 573 567 6 284 343 224 12 Appr.
9 Nom. Doc. IV-ter, n. 9-A parte VI 572 565 7 283 542 23 13 Appr.
10 Nom. Doc. IV-ter, n. 14-A 569 569 285 322 247 13 Appr.
11 Nom. Doc. IV-ter, n. 15-A 527 525 2 263 222 303 13 Resp.
12 Nom. Doc. IV-ter, 16-A 521 511 10 256 506 5 13 Appr.
13 Nom. Doc. IV-quater, n. 15 491 482 9 242 457 25 14 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.