ATTO CAMERA

ODG IN ASSEMBLEA SU P.D.L. 9/01238/021

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 19
Seduta di annuncio: 128 del 28/06/2023
Firmatari
Primo firmatario: FURFARO MARCO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA
Data firma: 28/06/2023


Stato iter:
28/06/2023
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 28/06/2023
BELLUCCI MARIA TERESA VICE MINISTRO - (LAVORO E POLITICHE SOCIALI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 28/06/2023
Resoconto FURFARO MARCO PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA
Fasi iter:

NON ACCOLTO IL 28/06/2023

PARERE GOVERNO IL 28/06/2023

DISCUSSIONE IL 28/06/2023

RESPINTO IL 28/06/2023

CONCLUSO IL 28/06/2023

Atto Camera

Ordine del Giorno 9/01238/021
presentato da
FURFARO Marco
testo di
Mercoledì 28 giugno 2023, seduta n. 128

   La Camera,

   premesso che:

    il decreto-legge n. 51 del 2023 contiene secondo il titolo «misure urgenti per l'inclusione sociale e l'accesso al mondo del lavoro» ma, nella realtà nonostante tale titolo e la presentazione mediatica che ha preceduto la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, accanto a poche disposizioni, peraltro non strutturali, che stanziano risorse in favore dei lavoratori, l'impostazione del provvedimento è volta ad aumentare la precarietà e a ridurre la protezione sociale;

    in particolare, le disposizioni del Capo I – Nuove misure di inclusione sociale e lavorativa – dando seguito a quanto già previsto con la Legge di Bilancio 2023 abrogano il Reddito di Cittadinanza, unica misura di contrasto alla povertà universale, misura per altro presente in tutti i paesi dell'Unione europea;

    in alternativa al reddito di cittadinanza viene introdotta una misura categoriale che discrimina le famiglie in condizione di bisogno in base a criteri che prescindono dalla situazione reddituale e patrimoniale affermando così una nuova frontiera della disuguaglianza nel nostro Paese: l'adozione di politiche ineguali verso persone in uguale condizione di difficoltà economica;

    le due misure previste, rivolte a diverse categorie di beneficiari, da un lato l'Assegno d'inclusione (Adi) per i «non occupabili», dall'altro il Supporto per la formazione e il lavoro (Sfl) per gli occupabili contraddicono i principi fondanti di un sistema di welfare universale, come affermato a gennaio dalla Raccomandazione approvata dal Consiglio dell'Unione europea, nonché come riportato nella Risoluzione sul reddito minimo adottata a marzo dal Parlamento europeo in cui si sottolinea come sia necessario aumentare gli sforzi per sostenere «le persone che non dispongono di risorse sufficienti»;

    in particolare, la raccomandazione del Consiglio europeo del 30 gennaio 2023 pone come obiettivo, nell'ottica di garantire una vita dignitosa in tutte le fasi della vita, combattere la povertà e l'esclusione sociale promuovendo un adeguato sostegno al reddito, in particolare mediante un reddito minimo, e un accesso effettivo ai servizi abilitanti ed essenziali per le persone che non dispongono di risorse sufficienti, e favorire l'integrazione nel mercato del lavoro di chi può lavorare, in linea con l'approccio di inclusione attiva;

    la sostituzione del Reddito di Cittadinanza con l'Assegno all'inclusione, una misura categoriale rivolta esclusivamente alle famiglie con minori, anziani o disabili e il Supporto per la formazione e il lavoro, per le altre famiglie costituisce una profonda e preoccupante novità rispetto al criterio di universalità selettiva che aveva caratterizzato le due precedenti misure nazionali di contrasto alla povertà, prima il Rei e poi il reddito di cittadinanza;

    secondo il rapporto dell'ufficio di bilancio Parlamentare (UPB) presentato lo scorso 20 giugno il 42 per cento dei percettori del reddito di cittadinanza non accedono alla misura dell'assegno di inclusione. I nuclei percettori passeranno da 1,2 milioni a 740mila, parliamo di circa 400mila famiglie escluse perché al loro interno non sono presenti soggetti che secondo il Governo andrebbero tutelati;

    la creazione di un doppio binario che distingue chi è ritenuto meritevole di ricevere un sostegno economico e di essere preso in carico per l'attivazione di percorsi di inclusione sociale e lavorativa, da chi è ritenuto colpevole della propria condizione di povertà e, pertanto, è sostenuto in misura minore ed esclusivamente se partecipa ad attività di formazione e per un tempo limitato, non tiene in alcuna considerazione le caratteristiche della povertà come fenomeno complesso, che richiede una pluralità di risposte e di interventi, né tiene in alcuna considerazione l'esistenza del lavoro povero;

    il sistema delineato dalle due nuove misure esclude i lavoratori poveri, tra i 18 e i 59 anni che non appartengano a famiglie con minori, disabili o over 60. Un giovane precario di 30 anni, pur in possesso dei requisiti richiesti, non riceverà alcun sostegno;

    a questa distinzione discriminatoria di fondo, si aggiungono modalità di attivazione lavorativa rivolte ai beneficiari di entrambe le misure, che denotano sia la totale noncuranza verso la qualità del lavoro che si vuole promuovere, sia l'ulteriore riduzione del perimetro pubblico del sistema di attivazione lavorativa con una pluralità di disposizioni che promuovono l'attività di soggetti privati per l'intermediazione e per la formazione;

    in definitiva, quindi, le nuove misure introdotte danno seguito all'inaccettabile retorica della povertà come colpa individuale e non come responsabilità collettiva della società che l'ha generata e cui spetta il dovere di mettere in campo un'azione integrata di politiche pubbliche per rimuoverla,

impegna il Governo:

   a valutare gli effetti applicativi della disciplina in esame, al fine di adottare ulteriori iniziative normative, volte a promuovere politiche pubbliche che, partendo dalla definizione di una vera misura universale di contrasto alla povertà ,prendano in carico tutta la popolazione in condizione di vulnerabilità – superando, quindi, il doppio binario proposto dal decreto – attraverso un idoneo sostegno economico e l'attivazione di tutti gli interventi e i servizi pubblici (abitativi, educativi, assistenziali) necessari a rimuovere le cause della povertà così come stabilito dalla Raccomandazione del Consiglio dell'Unione europea del 30 gennaio 2023;

   a incrementare le risorse previste per la lotta alla povertà al fine di potenziare anche la rete dei servizi pubblici dei territori, a partire dalle dotazioni organiche.
9/1238/21. Furfaro.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

integrazione sociale

raccomandazione

accesso all'occupazione