Atto Camera
Interpellanza urgente 2-00040
presentata da
ANTONIO DI PIETRO
martedì 10 giugno 2008 nella seduta n.015
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
il Governo ha preannunciato, per il prossimo Consiglio dei ministri, l'adozione di un provvedimento che prevederà un «divieto assoluto» di ordinare, eseguire e diffondere intercettazioni telefoniche, salvo che nelle inchieste per camorra, mafia, 'ndrangheta e terrorismo;
a quanto si apprende si proporrà per i trasgressori una pena di cinque anni di carcere, inoltre penalizzazioni finanziarie importanti saranno previste per gli editori che dovessero pubblicare le intercettazioni;
resta principio condiviso che il fondamento di un sistema giudiziario in ogni Stato liberale, così come la base di una consapevole e matura cultura garantista sia la certezza della pena, la garanzia cioè per la collettività che i reati vengano, se non tutti puniti, tutti comunque sempre perseguiti;
uno degli aspetti che caratterizza e rende effettivo il senso di appartenenza ad una collettività, che fa di un insieme di uomini qualcosa di più che una semplice somma di esseri viventi, è la necessità che esistano regole condivise, avvertite come patrimonio fondante di una morale collettiva, come limiti invalicabili a difesa di tutti e di ognuno;
perché questa consapevolezza, questo senso di sicurezza collettivo esista e resista sono necessari strumenti adeguati a far rispettare le regole comuni, strumenti adeguati ad impedire che queste vengano disattese;
tali strumenti vanno rafforzati continuamente, si dovrebbe mettere in campo uno sforzo costante affinché la collettività percepisca la volontà reale, concreta e quotidiana di perseguire il crimine;
anche su questo labile confine si gioca la partita della credibilità delle istituzioni liberali, se vogliamo davvero intenderle come rappresentanti reali della nostra comunità, del nostro senso di appartenenza, anche su questo labile confine si dipana l'equilibrio tra poteri dello Stato;
le intercettazioni rappresentano uno strumento indispensabile di indagine, non sono un capriccio, soprattutto quando mancano altre misure idonee, limitarle significherà perdere un mezzo importante per contrastare e ridurre il crimine;
limitare le intercettazioni, così come sembra essere stato proposto, alle sole inchieste su criminalità organizzata e terrorismo, di fatto vuol dire rinunciare a perseguirle, per scoprire che un gruppo di persone delinque in modo organizzato e che una serie di reati specifici fanno parte di un disegno criminoso, occorrono prima indagini, quindi intercettazioni, nel momento in cui se ne impedisce l'uso si esclude a priori la possibilità di risalire all'organizzazione;
rispetto anche a fenomeni di criminalità diffusa la limitazione delle intercettazioni potrebbe portare a rendere più difficoltoso il contrasto e la prevenzione di crimini inaccettabili come quelli di violenza sessuale, reati contro la persona e quelli più in generale legati alla corruzione;
prevedere poi il carcere per i giornalisti e pesanti multe per gli editori penalizza l'informazione e di fatto impedisce all'opinione pubblica di conoscere, di sapere, di formarsi una propria opinione;
non è corretto quando si parla di intercettazioni riferirsi esclusivamente ai fenomeni di distorsione che sono, a volte, a queste collegati: è innegabile che le intercettazioni possano diventare uno strumento di violazione della privacy se usate incautamente, quindi si deve necessariamente operare una distinzione tra intercettazioni lecite e quelle illegalmente acquisite;
quelle illecite non vanno pubblicate, ma per quelle lecite va solo evitato che la pubblicazione avvenga prima del deposito degli atti e che quindi l'imputato ne sia a conoscenza. Il resto deve essere necessariamente rimesso alla deontologia professionale del giornalista;
non vanno dimenticati tutti i risultati conseguiti negli ultimi anni dalla magistratura anche grazie alle intercettazioni e tutti i crimini (omicidi, sequestri di persona, riciclaggio, corruzione, criminalità economica, usura, estorsione, pedofilia, ed altri) che senza le intercettazioni non avrebbero trovato mai un colpevole;
la lotta agli sprechi resta una priorità fondamentale dell'azione di qualsiasi Governo, ma certo le intercettazioni, quelle lecite, non possono essere inserite in questa lista, basta un confronto tra il loro costo e quanto hanno prodotto anche da un semplice punto di vista puramente economico; negli ultimi dieci anni, proprio grazie alle intercettazioni, sono stati confiscati ai criminali e depositati presso gli uffici postali 1 miliardo 560 milioni di euro, quanto una «minimanovra» -:
quali siano le reali intenzioni del Governo, se non ritenga necessario intervenire per rafforzare gli strumenti a disposizione del potere giudiziario per fronteggiare l'emergenza sicurezza di cui lo stesso Governo sembra essere consapevole, se risponda al vero l'intenzione di limitare l'utilizzo di uno strumento fondamentale come le intercettazioni telefoniche e se alla luce di quanto esposto non ritenga invece opportuno assumere iniziative normative volte a rafforzare l'utilizzo delle intercettazioni telefoniche.
(2-00040) «Di Pietro, Donadi».