PDL 1744

FRONTESPIZIO

RELAZIONE

PROGETTO DI LEGGE
                        Articolo 1
                        Articolo 2
                        Articolo 3

XIX LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

N. 1744

PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati
CHIESA, FRIJIA, ALMICI, AMICH, AMORESE, CALOVINI, CERRETO, CIABURRO, CIANCITTO, COLOMBO, COMBA, DE CORATO, DEIDDA, DI MAGGIO, DONDI, LOPERFIDO, MACCARI, MAERNA, MAIORANO, MALAGUTI, MANTOVANI, MATTEONI, MAULLU, MORGANTE, PADOVANI, PELLICINI, POLO, RAIMONDO, GAETANA RUSSO, RACHELE SILVESTRI, TREMAGLIA, VIETRI, VINCI, ZURZOLO

Riconoscimento del relitto del regio sommergibile «Scirè» quale sacrario militare subacqueo

Presentata il 28 febbraio 2024

torna su

Onorevoli Colleghi! – Il 10 agosto del 1942, il regio sommergibile Scirè, battello di appoggio dei reparti d'assalto della Regia Marina italiana, durante una missione di attacco al porto di Haifa, nell'allora Palestina britannica, oggi Stato di Israele, venne affondato a poche miglia dall'imboccatura del porto.
Lo Scirè era stato varato alla Spezia, nei cantieri del Muggiano, nell'aprile 1938.
L'inizio delle ostilità, nel giugno 1940, lo vide impegnato in tre successive missioni di agguato al naviglio mercantile nemico, l'ultima delle quali, al largo dell'Asinara, fu coronata da successo con l'affondamento di un piroscafo francese (del quale, peraltro, soccorse l'equipaggio).
Il suo glorioso destino comincia a prendere forma quando, nell'agosto 1940, viene assegnato all'allora 1a Flottiglia MAS Speciale come trasportatore dei siluri a lenta corsa, in gergo chiamati «maiali», i mezzi speciali segreti degli assaltatori della Regia Marina.
Per assolvere a tale compito il sommergibile fu sottoposto a radicali lavori di trasformazione, le quali fecero dello Scirè un condensato di innovazioni tecnologiche e operative, che all'epoca non avevano eguali al mondo, e lo trasformarono nel più letale tra gli strumenti bellici impiegati dalla Regia Marina nel corso di tutta la seconda Guerra mondiale, avviandolo verso la leggenda.
In un anno, dal settembre 1940 al settembre 1941, lo Scirè svolse ben quattro temerari attacchi alla roccaforte inglese di Gibilterra, infiltrandosi e scivolando sul fondo del mare, sino a poche centinaia di metri dalla base navale inglese, per rilasciare gli assaltatori italiani con i loro mezzi speciali. L'esito di queste operazioni – che ancora oggi sono analizzate e insegnate nelle scuole dei sommergibilisti e nelle accademie navali delle maggiori Marine del mondo e citate in tutti i libri di storia navale – fu di ben tre unità navali avversarie affondate.
Ma l'operazione che consacrò definitivamente la valenza operativa dello Scirè avvenne nel dicembre 1941, quando, dopo aver attraversato indenne tutto il Mediterraneo orientale, arrivò a rilasciare tre mezzi speciali davanti all'imboccatura della base navale britannica di Alessandria d'Egitto, ritenuta inviolabile dai comandi inglesi. L'attacco degli assaltatori italiani ottenne uno spettacolare successo con l'affondamento di due corazzate inglesi, la Valiant e la Queen Elizabeth, entrambe di oltre 30.000 tonnellate, l'affondamento della nave cisterna Sagona, di 7.500 tonnellate, e il danneggiamento del cacciatorpediniere Jervis, di 1.700 tonnellate.
In otto missioni di guerra lo Scirè con il suo equipaggio e con gli incursori imbarcati aveva, sino a quel momento, affondato o gravemente danneggiato otto unità navali avversarie, tra le quali due corazzate. Nessuna unità navale al mondo ha mai ottenuto tale risultato.
Nel luglio 1942 lo Scirè lascia nuovamente La Spezia, al comando del capitano di corvetta Bruno Zelich, con quarantotto uomini di equipaggio. L'obiettivo questa volta è Haifa, base navale e terminale petrolifero nella Palestina britannica. A Lero, isola dell'Egeo all'epoca possedimento italiano, imbarca undici incursori trasferiti per via aerea dall'Italia e, il 6 agosto 1942, riparte per l'avvicinamento finale al proprio obiettivo. Dopo un'ultima comunicazione alle ore 4 del 10 agosto, lo Scirè non dà più notizie di sé.
La missione era stata scoperta dai servizi segreti inglesi e tutte le difese del porto di Haifa erano pronte a far fallire l'azione dello Scirè. Il sistema subacqueo antisommergibile inglese rivelò la sua presenza e la corvetta Islay, con l'impiego di bombe di profondità, lo danneggiò costringendolo a emergere. Bersagliato dal tiro delle batterie costiere, lo Scirè affondò. Per completarne la distruzione, sebbene il sommergibile giacesse ormai inerme sul fondo, due cacciatorpediniere inglesi, il Tetcott e il Croome, effettuarono un ultimo passaggio con il lancio di altre sei cariche di profondità. Fu una vera ecatombe. Con lo Scirè perirono, oltre al comandante Bruno Zelich, altri sei ufficiali, quindici sottufficiali, diciannove sottocapi, otto marinai dell'equipaggio e due ufficiali, quattro sottufficiali, due sottocapi e tre marinai incursori. In totale, sessanta marinai italiani caduti nell'adempimento del loro dovere al servizio dell'Italia.
Per la portata delle operazioni svolte e il valore dimostrato dal suo equipaggio, allo Scirè è stata attribuita la medaglia d'oro al valor militare, onorificenza concessa a sole tre unità della Marina italiana.
Dopo la guerra, la posizione del relitto dello Scirè, adagiato su un fondale di 33 metri a poche miglia, circa quattro, dall'ingresso del porto di Haifa, venne scoperta e segnalata dalla Marina israeliana agli italiani. Negli anni '60 un primo tentativo di recupero del relitto da parte di un'impresa incaricata dell'operazione non ebbe successo e si decise dunque di lasciarlo in situ, come peraltro è tradizione delle maggiori Marine occidentali, compresa quella italiana, che ritengono di onorare i propri caduti direttamente nel luogo dell'affondamento.
A partire dagli anni '70, però, il relitto fu fatto oggetto di continue immersioni e incursioni al suo interno da parte di subacquei civili, subendo l'asportazione di varie parti dello scafo e di materiale in esso contenuto; per tali ragioni, nel 1984, il Governo italiano diede mandato alla Marina di intervenire per sigillare le vie d'accesso all'interno del relitto stesso recuperando, nel contempo, i poveri resti dell'equipaggio. Con il consenso dello Stato di Israele, che ha sempre riconosciuto all'Italia l'immunità sovrana del relitto dello Scirè, la relativa spedizione fu svolta nei mesi di settembre e ottobre dello stesso anno dalla nave Anteo con gli uomini del Comando Raggruppamento subacquei e incursori.
In tale circostanza la Marina militare italiana non solo provvide a sbarrare le vie d'accesso ai locali interni del relitto, per impedire che potesse essere facilmente penetrato, ma svolse anche una capillare azione di ricerca e di recupero dei resti mortali dell'eroico equipaggio, nel corso della quale furono estratte dal sommergibile le spoglie di quarantadue marinai.
Nel corso della stessa spedizione, inoltre, altri due corpi – trovati spiaggiati dagli inglesi all'indomani dell'affondamento e tumulati nel cimitero cristiano di Haifa – furono restituiti all'Italia dalle autorità israeliane. Attualmente tali resti riposano nel Sacrario dei Caduti d'Oltremare di Bari.
All'interno del relitto sono rimaste dunque le spoglie mortali di sedici marinai italiani, rimasti in una parte del relitto resa inaccessibile dalle deformazioni e dal collassamento dello scafo al momento dell'affondamento.
Tale circostanza, unita al peculiare status di decorato al valor militare di cui gode il regio sommergibile Scirè, individua la necessità che lo stesso sia elevato al rango di sacrario ed è all'origine della presente proposta di legge.
È opportuno peraltro segnalare che, successivamente alla citata spedizione del 1984, il Governo italiano ha organizzato tre ulteriori spedizioni, nel 2002, nel 2015 e nel 2019 (portando il totale degli interventi a sei: due nel 1963 e poi nel 1984, nel 2002, nel 2015 e nel 2019), le quali si resero necessarie per ulteriori lavori di consolidamento dei precedenti interventi. In entrambe le occasioni, fu colta anche l'occasione per commemorare i caduti con sobrie cerimonie svolte sulla nave Anteo.
Oltre al doveroso riconoscimento del valore e del sacrificio, si auspica quindi che il riconoscimento del relitto quale sacrario possa contribuire a sensibilizzare le coscienze per proteggere e preservare, alla stregua di un importante monumento storico, quanto rimane dello Scirè, a beneficio delle generazioni future e nel rispetto che i caduti della Marina militare italiana meritano.
A supporto di tale affermazione si può richiamare quanto disposto dall'articolo 34 del I Protocollo addizionale alle Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949, relativo alla protezione delle vittime dei conflitti armati internazionali, con riferimento alle tombe di persone decedute all'estero a causa di ostilità, che afferma quanto segue: «I resti delle persone decedute per cause connesse con l'occupazione, o nel corso di una detenzione derivante dall'occupazione o dalle ostilità, e quelli delle persone che non erano cittadini del Paese nel quale sono decedute a causa delle ostilità, debbono essere rispettati, e le tombe di tutte le dette persone saranno rispettate, curate e contrassegnate come previsto nell'articolo 130 della IV Convenzione, sempre che non rientrino in un trattamento più favorevole in virtù delle Convenzioni e del presente Protocollo».
Dal punto di vista giuridico si evidenzia che è norma che i relitti di navi militari affondate in combattimento rimangano proprietà e territorio dello Stato di cui avevano bandiera e la consuetudine assunta dalla maggior parte delle potenze marittime – passate e presenti – va nella direzione del principio secondo cui nessuno Stato può interagire con un relitto di una nave da guerra senza l'autorizzazione dello Stato di bandiera. Tuttavia è opportuno che lo Stato sovrano rivendichi ufficialmente tale proprietà (al riguardo, si veda il recentissimo caso del 2016 relativo al sommergibile inglese P-311 Tutankhamen affondato nell'arcipelago della Maddalena nel corso della seconda Guerra mondiale, di cui il governo britannico ha rivendicato la proprietà, immediatamente riconosciuta dall'Italia) e appare, inoltre, altrettanto opportuno che la concessione dell'immunità sovrana di un relitto di guerra affondato in acque territoriali straniere avvenga attraverso specifici accordi bilaterali tra lo Stato costiero e lo Stato di bandiera.
Al riguardo è opportuno segnalare che nella vicenda dello Scirè il Governo israeliano ha dapprima implicitamente riconosciuto all'Italia l'immunità sovrana del relitto, stimolando in origine il nostro Paese ad assumere decisioni per il recupero dei resti umani che erano ancora nello scafo; successivamente, non si è opposto ai vari interventi nelle proprie acque territoriali da parte della nostra Marina; e molto recentemente, nel 2023, ha provveduto al riconoscimento, motu proprio, del punto della baia di Haifa, nel quale giace il relitto dello Scirè, come sito di interesse storico dello Stato di Israele, provvedendo, inoltre, attraverso il proprio istituto cartografico, a segnalarlo sulle mappe nautiche cartacee ed elettroniche che, entro breve tempo, verranno trasmesse ai centri di distribuzione per poter essere utilizzate dalle navi in transito nella baia di Haifa.
Così scrisse il 27 luglio 1942 il sergente Lodati, marconista dello Scirè: «[...] perché sono certo che questa volta non sarà come le altre e lo Scirè non farà ritorno [...] Si parte ugualmente, si deve partire per tener fede al nostro giuramento per compiere un'altra azione che ci è stata ordinata per il bene della Patria [...] si spera solo, se ciò dovesse accadere, che non si venga lasciati in fondo al mare ma ci si ricordi di quella povera ciurma che ha dato tutta se stessa per un sacro ideale e per un dovere verso la Patria».
Alla luce di quanto finora riportato, la presente proposta di legge, all'articolo 1, dispone il riconoscimento del relitto del regio sommergibile Scirè quale sacrario militare subacqueo.

torna su

PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.
(Riconoscimento del relitto del regio sommergibile «Scirè» come sacrario militare subacqueo)

1. Il relitto del regio sommergibile «Scirè», affondato il 10 agosto 1942 nella baia di Haifa nel territorio dello Stato di Israele, è riconosciuto come sacrario militare subacqueo.

Art. 2.
(Modifica all'articolo 275 del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66)

1. Al comma 1 dell'articolo 275 del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, dopo la lettera e) è aggiunta la seguente:

«e-bis) il Sacrario militare subacqueo del regio sommergibile “Scirè” nella Baia di Haifa (Israele)».

Art. 3.
(Clausola di invarianza finanziaria)

1. Dall'attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Le amministrazioni competenti vi provvedono con le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente.

torna su