XVIII LEGISLATURA
CAMERA DEI DEPUTATI
N. 3100
PROPOSTA DI LEGGE
d'iniziativa dei deputati
ASCARI, DAVIDE AIELLO, PIERA AIELLO, BARZOTTI, CATALDI, CORNELI, EMILIOZZI, GRIMALDI, GRIPPA, MARTINCIGLIO, MENGA, NAPPI, PALMISANO, PERANTONI, SARLI, SCANU, SCERRA, SEGNERI, SURIANO, TORTO
Delega al Governo per l'introduzione dell'insegnamento dell'educazione affettiva e sessuale nel primo e nel secondo ciclo di istruzione nonché nei corsi di studio universitari
Presentata il 7 maggio 2021
Onorevoli Colleghi! – C'è un tema che ancora appare difficile da affrontare a scuola, quello dell'educazione affettiva e sessuale. Una questione fondamentale e delicata ma circondata, spesso, dai numerosi tabù di cui è intrisa la nostra realtà.
La sessualità è parte integrante dell'essere umano e della sua identità. Essa, essendo inscindibile dall'educazione generale della persona, deve essere affrontata, oltre che dalla famiglia, anche dalla scuola, in quanto fa parte della sua missione educativa. L'educazione sessuale non prevede solo l'insegnamento degli aspetti cognitivi, legati più strettamente alla sessualità biologica (ossia del sapere), ma deve considerare anche l'aspetto relazionale ed emotivo della sessualità (ossia del saper essere), il rapporto con gli altri, il rispetto di sé e dell'altro, la capacità di sentire le proprie emozioni e di gestirle.
Il dibattito sul tema dell'introduzione dell'educazione affettiva e sessuale come insegnamento nelle scuole è iniziato in Italia già nel secolo scorso, quando il 13 marzo 1975 fu presentata la proposta di legge atto Camera n. 3584, recante «Iniziative per l'informazione sui problemi della sessualità nella scuola statale», a prima firma del deputato Giorgio Bini, iscritto al Partito comunista italiano. Da allora sono stati presentati altri progetti di legge da parte di parlamentari di diversi orientamenti politici, ma non si è mai arrivati a un risultato concreto: tutti sfociati in un nulla di fatto.
Da ultimo, anche nell'ambito della riforma cosiddetta «la buona scuola», di cui alla legge 13 luglio 2015, n. 107, all'articolo 1, comma 16, si prevede che: «Il piano triennale dell'offerta formativa assicura l'attuazione dei princìpi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate dall'articolo 5, comma 2, del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93», ossia le tematiche relative alla violenza contro le donne, all'educazione alla relazione e alla discriminazione di genere. Tuttavia, le linee guida per l'attuazione di questi princìpi non sono state sempre recepite integralmente dai singoli istituti scolastici, in quanto le decisioni degli stessi dipendono, spesso, da un lato, dalla loro disponibilità economica e, dall'altro, dall'orientamento ideologico dei consigli di istituto. Le resistenze maggiori sono riconducibili sia alla convinzione che il primato educativo sugli argomenti più delicati spetti alla famiglia, sia al timore che discutere di sessualità induca gli studenti a praticarla precocemente. In realtà, uno studio del 2011 elaborato dal Department of Economic and Social Affairs delle Nazioni Unite dal titolo «The impact of sex education on the sexual behaviour of young people» mostra che i programmi di educazione sessuale ritardano l'età del primo rapporto.
Per quanto riguarda il ruolo della famiglia, da un'indagine nazionale del Ministero della salute sulla salute sessuale e riproduttiva degli adolescenti, pubblicata il 19 febbraio 2019, è emerso che la famiglia è un contesto in cui difficilmente si affrontano temi come la sessualità, le infezioni sessualmente trasmissibili o la contraccezione. Questo perché temi come l'affettività e la sessualità muovono meccanismi emotivi difensivi negli adulti, che inducono al silenzio con i figli e con gli alunni, gli stessi silenzi da cui proveniamo, le medesime parole non dette che i nostri genitori e gli adulti di riferimento ci hanno riservato quando noi stessi eravamo bambini e preadolescenti. Oggi questi silenzi potrebbero rivelarsi oltremodo dannosi, un vero pericolo per la crescita di minori che sono nativi e natanti digitali immersi nella vita virtuale e hanno libero accesso a siti, territori ed esperienze in cui è stato distrutto il concetto di fase-specificità. Un concetto chiave nell'età evolutiva e tanto più necessario per un'area delicata della crescita come la sessualità, che ha bisogno di essere sostenuta e accompagnata con stimoli, informazioni e strumenti adatti al livello di sviluppo psico-emotivo del minore.
I risultati dell'indagine citata rilevano che in un contesto in cui l'educazione sessuale è assente, frammentaria, approssimativa e geograficamente disomogenea, la stragrande maggioranza degli adolescenti italiani (l'89 per cento dei ragazzi e l'84 per cento delle ragazze) è costretta a informarsi ricorrendo alla rete internet. Meno della metà si rivolge agli amici, e solo uno su quattro ai familiari. Quella di internet è una realtà nella quale l'adolescente è spettatore e fruitore prima di essere adolescente: da solo o da sola davanti allo schermo, l'adolescente non viene «trattato» per quella che è la sua specificità, e le sue necessità di dialogo e di confronto, sia con i professionisti sia con i suoi pari, non vengono soddisfatte. In questo senso, senza un percorso di monitoraggio e un'attenzione specifica «all'utente», il patto educativo viene a mancare e il contenuto visivo, audiovisivo o scritto viene recepito senza la mediazione necessaria di chi è formato per questo ruolo. Oggi, purtroppo, può capitare che i bambini si confrontino con i contenuti della pornografia già al termine della scuola primaria. Attraverso la rete essi hanno già visto tutto. Tuttavia, internet e i coetanei contribuiscono, spesso, ad alimentare la confusione e i falsi miti sulla sessualità. Così i ragazzi entrano in contatto con la pornografia senza aver ricevuto dal sistema educativo gli strumenti per capire che si tratta di finzione cinematografica. Gli adolescenti tendono a imitare le pratiche sessuali viste nei filmati pornografici, con tutti i problemi che ciò comporta dal punto di vista della violenza di genere e dei connessi stereotipi. In questo modo, la sessualità resta spesso una dimensione sollecitata esclusivamente nell'area dell'eccitazione. Del suo valore relazionale ed emotivo i minori non sanno nulla: ragazzi e ragazze, crescendo, vedono, sempre più spesso, moltissime situazioni in cui «si fa sesso», ma del «fare l'amore» non comprendono in alcun modo il valore e il significato.
La stessa indagine nazionale del Ministero della salute rileva che è significativa la percentuale di studenti che ritengono che la scuola debba garantire l'informazione sulla sessualità e sulla riproduzione: per alcuni a partire già dalla scuola primaria (11 per cento), per altri dalle scuole secondarie di primo grado (50 per cento) e per altri, infine, dalle scuole secondarie di secondo grado (32 per cento). Al contrario, solo il 6 per cento degli intervistati dichiara di non ritenere utile questo insegnamento. Da parte dei ragazzi e delle ragazze esiste, dunque, una forte domanda per ricevere un'educazione all'affettività e alla sessualità.
Oggi, in assenza di indicazioni da seguire, ogni istituto scolastico può decidere se e come affrontare la tematica: alcuni coinvolgono qualche insegnante volenteroso, altri aderiscono a iniziative regionali (fra queste, il caso più virtuoso riguarda senza dubbio l'Emilia-Romagna, dove dal 2013 è attivo il progetto «W l'amore» – ora in fase di sperimentazione anche in Toscana e nelle Marche – rivolto agli studenti delle terze classi delle scuole secondarie di primo grado, che ha lo scopo di promuovere benessere e competenze nella sfera affettiva e sessuale), altri ancora si affidano ad associazioni esterne di varia natura: «Ma mentre il ruolo di queste ultime realtà è abbastanza definito, quello della scuola è tutto da costruire» spiega Nicoletta Landi, antropologa, ricercatrice e formatrice sui temi della promozione della salute sessuale per adolescenti e adulti.
L'Italia è tra i pochi Paesi dell'Unione europea a non prevedere l'insegnamento dell'educazione affettiva e sessuale all'interno del sistema di istruzione e formazione delle scuole, a differenza dei nostri vicini europei che hanno stabilito, da decenni, che sessualità e affettività devono essere un argomento di discussione sin da giovanissimi, tanto che il loro insegnamento è stato reso obbligatorio in Svezia dal 1955, in Germania dal 1968, in Danimarca, Finlandia e Austria dal 1970 e in Francia dal 1998.
L'Olanda rappresenta, in questo senso, un caso ancora più emblematico dove è attivo un percorso didattico dalla fine degli anni ottanta: un progetto che promuove una «comprehensive sex education», cioè un'educazione alla sessualità olistica e integrata che non si cura solo degli aspetti sanitari ed emergenziali della sfera sessuale – gravidanze indesiderate, malattie sessualmente trasmissibili e violenza – ma che raccoglie la sfida, ben più ambiziosa, di portare in classe la complessa e multiforme costellazione della sessualità: è l'educazione che parla di relazione, desiderio, conoscenza, rispetto, consenso, identità sessuale.
Da qui la necessità della presente proposta di legge, che si prefigge l'obiettivo di trasformare l'affettività e la sessualità da materia gestita dal mercato e da internet a dimensione gestita dagli educatori che la devono veicolare per tutta la bellezza e il piacere che il viverla con consapevolezza, empatia e rispetto sa mettere nelle nostre vite.
L'analisi dei risultati raggiunti dai diversi Paesi europei nei quali è previsto tale insegnamento dimostra che un'adeguata educazione affettiva e sessuale provoca impatti positivi sulla riduzione delle gravidanze e degli aborti nelle adolescenti; sulla diminuzione delle infezioni da HIV e a trasmissione sessuale tra i giovani nella fascia di età da 15 a 24 anni; sulla diminuzione di abusi sessuali e di episodi di omofobia.
In base al documento dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) del 2016 «Standard per l'educazione sessuale in Europa», l'impatto di una buona educazione sessuale ha due tipi di risultati: gli «hard outcomes» – ovvero risultati quantificabili – e i «soft outcomes», ovvero risultati non quantificabili, che potremmo definire risultati comportamentali con una ricaduta positiva sulla società (piacere sessuale e relazioni basate sul rispetto reciproco, autostima, abilità di negoziazione, decisione e assertività nel rapporto sessuale eccetera).
Secondo le linee guida internazionali e nazionali (OMS 2010, Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura 2009, progetto nazionale «Guadagnare salute in adolescenza» 2010) l'educazione affettiva e sessuale basata su una visione olistica della persona richiede un approccio complesso e integrato a vari livelli per cui: a) promuovere il benessere e la salute significa aumentare le informazioni corrette sui vari temi inerenti alla salute sessuale, inserendoli in uno sviluppo più ampio e trasversale di competenze socio-emotive (life skill); b) gli interventi risultano maggiormente efficaci se iniziano dall'infanzia (OMS 2010) e se sono calibrati sulle diverse età; c) gli argomenti da trattare devono essere commisurati allo sviluppo emotivo e cognitivo delle persone a cui ci si rivolge e affrontare i diversi aspetti della vita emotiva, relazionale e sessuale; d) il lavoro di rete deve prevedere una collaborazione fra vari attori (insegnanti, genitori, operatori socio-sanitari, associazioni) in progetti integrati e coordinati con l'obiettivo di coinvolgere e rendere protagonisti le giovani generazioni; e) occorre utilizzare attività e supporti interattivi e coinvolgenti, vicini ai linguaggi e alle modalità comunicative del target di riferimento. L'approccio olistico all'educazione sessuale (a cui si fa riferimento nelle linee guida internazionali) è da intendere sia rispetto alla dimensione temporale, nel senso che è importante iniziare a trattare i temi dell'affettività e della sessualità in modo adeguato all'età di ciascun soggetto, sia rispetto ai contesti relazionali e sociali di cui è parte, dalla famiglia alla scuola, tramite la stessa collaborazione tra genitori e insegnanti.
L'educazione affettiva e sessuale coinvolge necessariamente la sfera socio-affettiva e morale dell'allievo: pertanto va affrontata con rispetto, sensibilità e in ragione delle diverse età con particolare attenzione allo sviluppo psico-emotivo del minore.
Nel percorso scolastico di ciascun soggetto, i docenti devono essere attenti a cogliere le esigenze degli allievi prestando particolare attenzione tanto alle domande esplicite quanto alle situazioni che si presentano e che permettono la riflessione e l'approfondimento attorno a temi specifici. È fondamentale creare un clima di fiducia tale da permettere a tutti di esprimersi con serenità, in modo che l'allievo possa manifestare i propri bisogni e interrogativi, ricevendo delle risposte che soddisfino il suo desiderio di sapere. Sulla base delle domande e delle curiosità degli allievi nonché delle conoscenze in merito al loro sviluppo psicofisico si ritiene che nel corso dei diversi cicli scolastici debbano essere colte le occasioni per affrontare temi quali l'apprendimento dei nomi delle parti del corpo umano e delle loro funzioni, la valorizzazione delle differenze di genere e il rispetto del proprio corpo e di quello dell'altro, la valorizzazione dei diritti di ciascuno e della relazione affettiva.
Un genitore o un insegnante è consapevole che il silenzio comunica molto di più della parola, che un silenzio imbarazzato comunica che «qualcosa non va»; occorre un genitore o un insegnante che si sforzi, di conseguenza, di sopportare il suo imbarazzo per ascoltare la domanda di un minore, di accogliere il suo bisogno e di rispondere con semplicità, sapendo che, esattamente come accade per qualsiasi altro argomento, anche quello sulla sessualità è un dialogo continuo che si svilupperà nel tempo.
La presente proposta di legge reca una delega al Governo per introdurre tale insegnamento nelle scuole al fine di rispondere al bisogno dell'allievo di crescere e svilupparsi in modo armonioso rendendolo maggiormente consapevole nell'assunzione delle proprie scelte. Nel corso dell'intera attività scolastica dovrà essere messa in evidenza un'immagine in cui i rapporti tra i due sessi siano fondati sull'uguaglianza dei diritti e dei doveri, sul rispetto di sé e dell'altro e sulla comunicazione.
Il compito di condurre i ragazzi alla scoperta dei rapporti affettivi e al rispetto dell'altro genere deve essere demandato alla scuola, che si deve avvalere del necessario e indispensabile supporto tecnico di medici specializzati come psicologi, psicoterapeuti e sessuologi esperti nell'educazione sessuale e affettiva, poiché i genitori non sono spesso in grado di svolgere correttamente questo compito. I temi che potranno essere trattati in ambito scolastico sono molteplici: dalla prevenzione e dalla tutela della salute sessuale, intesa come benessere psicofisico e prevenzione delle malattie trasmissibili, alla competenza del mondo degli adulti a costruire un confronto positivo tra i sessi rispettoso della parità e delle differenze, al superamento delle difficoltà tra i sessi e al rispetto degli atteggiamenti e dei comportamenti.
La presente proposta di legge vuole fare della scuola, quale comunità educante, il luogo dove, attraverso l'insegnamento dell'educazione affettiva e sessuale, ognuno possa imparare a conoscersi e a conoscere l'altro, diverso da sé. È necessario accompagnare i ragazzi nel loro percorso di maturazione socio-relazionale promuovendo l'adozione, da parte degli stessi (adulti di domani), di modelli di comportamento socio-culturali positivi affinché possano crescere felici e consapevoli.
In questo contesto, la collaborazione tra scuola e famiglia è indispensabile. L'intensità di questa collaborazione dipenderà, comprensibilmente, dall'età e dal grado di maturità degli allievi. I genitori devono sapere che la scuola non avrà il compito né l'ambizione di diffondere un'etica sessuale particolare; piuttosto, essa stimolerà gli allievi a riflettere su vari aspetti della sessualità e dell'affettività, offrendo loro un sostegno nel percorso che li porterà a divenire autonomi e a compiere delle scelte consapevoli, ragionate e responsabili nel rispetto della cultura di provenienza e, se del caso, della religione professata dalla famiglia nonché dei valori della società in cui viviamo.
La presente proposta di legge si compone di due articoli.
L'articolo 1 specifica l'oggetto della delega e definisce la procedura per il suo esercizio.
L'articolo 2 stabilisce i princìpi e criteri direttivi di delega per l'introduzione dell'insegnamento dell'educazione affettiva e sessuale nel primo e nel secondo ciclo di istruzione nonché nei corsi di studio universitari.
PROPOSTA DI LEGGE
Art. 1.
(Delega al Governo e procedura per il suo esercizio)
1. Il Governo è delegato ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, su proposta del Ministro dell'istruzione, di concerto con il Ministro dell'università e della ricerca, con il Ministro per le pari opportunità e la famiglia e con il Ministro per le politiche giovanili, un decreto legislativo per l'introduzione dell'insegnamento dell'educazione affettiva e sessuale nel primo e nel secondo ciclo di istruzione nonché nei corsi di studio universitari, nel rispetto dei princìpi e criteri direttivi di cui all'articolo 2.
2. Lo schema del decreto legislativo di cui al comma 1 è trasmesso alle Camere per l'espressione del parere da parte delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari, che si pronunciano nel termine di trenta giorni dalla data di trasmissione, decorso il quale il decreto legislativo può essere comunque adottato.
3. Dall'esercizio della delega di cui alla presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
4. Le disposizioni della presente legge sono applicabili nelle regioni a statuto speciale e nelle province autonome di Trento e di Bolzano compatibilmente con i rispettivi statuti e con le relative norme di attuazione.
Art. 2.
(Princìpi e criteri direttivi)
1. Il decreto legislativo di cui all'articolo 1 è adottato nel rispetto dei seguenti princìpi e criteri direttivi:
a) prevedere che, a decorrere dal 1° settembre del primo anno scolastico successivo alla data di entrata in vigore della presente legge, nel primo e nel secondo ciclo di istruzione sia istituito l'insegnamento dell'educazione affettiva e sessuale finalizzato alla crescita e alla maturazione psico-affettiva e socio-relazionale degli studenti improntata alla conoscenza e al rispetto di sé e dell'altro, alla responsabilità sociale e alla valorizzazione della diversità di genere;
b) prevedere che, a decorrere dall'anno accademico successivo alla data di entrata in vigore della presente legge, le università, nell'ambito della propria offerta formativa, introducano corsi di studi in materia di educazione affettiva e sessuale;
c) prevedere che le istituzioni scolastiche del primo e del secondo ciclo di istruzione, attraverso l'insegnamento dell'educazione affettiva e sessuale, promuovano:
1) la formazione di cittadini responsabili e attivi nel rispetto delle regole, dei diritti e dei doveri della comunità;
2) lo sviluppo di rapporti affettivi improntati ai valori del rispetto di sé e dell'altro, della solidarietà nonché del riconoscimento e dell'affermazione delle rispettive personalità e differenze;
3) l'adozione di modelli positivi di comportamento socio-culturali al fine di rimuovere i pregiudizi, gli stereotipi, le discriminazioni e la violenza di genere;
4) la divulgazione di informazioni, anche di carattere sanitario e scientifico, per la promozione della salute sessuale e riproduttiva intesa come benessere psico-fisico della persona;
5) l'insegnamento di atteggiamenti positivi e responsabili per la prevenzione delle infezioni sessualmente trasmissibili e dei rischi a esse connesse nonché per una procreazione consapevole;
d) stabilire che le istituzioni scolastiche prevedano nel curricolo di istituto l'insegnamento trasversale dell'educazione affettiva e sessuale, specificandone anche, per ciascun anno di corso, l'orario. Tale insegnamento deve essere parametrato tenendo conto dell'età degli alunni e degli studenti del primo e del secondo ciclo di istruzione;
e) stabilire che nel primo ciclo di istruzione l'insegnamento trasversale dell'educazione affettiva e sessuale sia affidato, in contitolarità, a docenti sulla base del curricolo di cui alla lettera d), anche avvalendosi delle risorse dell'organico dell'autonomia e del supporto tecnico di figure specializzate in materia, prevedendo che per ciascuna classe, tra i docenti a cui è affidato l'insegnamento dell'educazione affettiva e sessuale, sia individuato un docente con compiti di coordinamento. Stabilire, altresì, che l'insegnamento trasversale medesimo sia oggetto delle valutazioni periodiche e finali previste dal decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 62, e dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 giugno 2009, n. 122, e che il dirigente scolastico verifichi la piena attuazione e la coerenza con il piano triennale dell'offerta formativa;
f) prevedere che, a decorrere dal 1° settembre del primo anno scolastico successivo alla data di entrata in vigore della presente legge e ai fini dell'attuazione delle finalità della medesima legge, nel primo e nel secondo ciclo di istruzione possano essere utilizzati libri di testo e materiali didattici corredati di un'autodichiarazione delle case editrici che attesti il rispetto delle indicazioni contenute nel codice di autoregolamentazione POLITE (pari opportunità nei libri di testo);
g) prevedere che con decreto del Ministro dell'istruzione, di concerto con il Ministro dell'università e della ricerca, con il Ministro per le pari opportunità e la famiglia e con il Ministro per le politiche giovanili, sentiti l'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza e l'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, siano definite linee guida per l'insegnamento dell'educazione affettiva e sessuale che individuino, ove non già previsti, specifici traguardi per lo sviluppo delle competenze e obiettivi specifici di apprendimento, in coerenza con le Indicazioni nazionali per il curricolo delle scuole dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione, nonché con le Indicazioni nazionali e nuovi scenari, con le Indicazioni nazionali per i licei e con le Linee guida per gli istituti tecnici e professionali vigenti;
h) prevedere che una quota parte delle risorse di cui all'articolo 1, comma 125, della legge 13 luglio 2015, n. 107, sia destinata alla formazione dei docenti sulle tematiche afferenti all'insegnamento trasversale dell'educazione affettiva e sessuale;
i) prevedere che il Piano nazionale di formazione dei docenti, di cui all'articolo 1, comma 124, della legge 13 luglio 2015, n. 107, sia aggiornato al fine di comprendervi le tematiche afferenti all'insegnamento trasversale dell'educazione affettiva e sessuale;
l) prevedere che siano avviate a partire dalla scuola dell'infanzia iniziative di sensibilizzazione sui temi dell'educazione affettiva e sessuale;
m) prevedere che le istituzioni scolastiche effettuino una ricognizione dei loro bisogni formativi e possano promuovere accordi di rete nonché, in conformità al principio di sussidiarietà orizzontale, specifici accordi in ambito territoriale al fine di ottimizzare l'impiego delle risorse e di armonizzare gli adempimenti relativi alla formazione dei docenti;
n) prevedere che la scuola rafforzi la collaborazione con le famiglie, anche integrando il Patto educativo di corresponsabilità di cui all'articolo 5-bis del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 24 giugno 1998, n. 249, estendendolo alla scuola primaria, al fine di valorizzare l'insegnamento trasversale dell'educazione affettiva e sessuale;
o) prevedere che l'insegnamento trasversale dell'educazione affettiva e sessuale sia integrato con esperienze extra-scolastiche, a partire dalla costituzione di reti anche di durata pluriennale con altri soggetti istituzionali, con i privati, con il mondo del volontariato e del Terzo settore, con particolare riguardo ai soggetti impegnati nel contrasto del bullismo e della violenza di genere; prevedere, altresì, che con decreto del Ministro dell'istruzione, da adottare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo di cui all'articolo 1, siano definite le modalità attuative della presente lettera e siano stabiliti i criteri e i requisiti, compresa la comprovata e riconosciuta esperienza nelle aree tematiche afferenti al citato insegnamento trasversale dell'educazione affettiva e sessuale, per l'individuazione dei soggetti con cui le istituzioni scolastiche possono collaborare ai fini della valorizzazione dell'insegnamento medesimo e dell'attuazione del decreto legislativo di cui all'articolo 1;
p) non prevedere incrementi o modifiche dell'organico del personale scolastico, né ore di insegnamento eccedenti rispetto all'orario obbligatorio previsto dagli ordinamenti vigenti;
q) prevedere che il Ministro dell'istruzione presenti, con cadenza biennale, alle Camere una relazione sull'attuazione della presente legge e delle prescrizioni del decreto legislativo di cui all'articolo 1, anche ai fini della modifica dei quadri orari per l'introduzione dell'insegnamento dell'educazione affettiva e sessuale, fermo restando quanto disposto dalla lettera p).