Onorevoli Colleghi! - La crisi esplosa nel 2007-2008 è stata spesso rappresentata come un fenomeno naturale, improvviso quanto imprevedibile. In realtà la crisi che stiamo attraversando non ha nulla di naturale o di accidentale. «È stata il risultato di una risposta sbagliata, in sé di ordine finanziario ma fondata su una larga piattaforma legislativa, che la politica ha dato al rallentamento dell'economia reale che era in corso per ragioni strutturali da un lungo periodo (...). Al fine di superare la stagnazione, i governi delle due sponde dell'Atlantico hanno favorito in ogni modo lo sviluppo senza limite delle attività finanziarie» (Luciano Gallino, «Il colpo di stato di banche e governi» e la politica ha attribuito alla finanza, alle banche e alle società finanziarie un potere smisurato.
Recentemente, anche a seguito delle informazioni rese note in particolare dall'ex Ministro del tesoro degli Stati Uniti d'America sulle vicende del Governo italiano e del Governo greco dell'autunno del 2011, si è sempre più rafforzata la tesi che la crisi è stata ed è l'esito di azioni compiute da un numero ristretto di uomini e di donne che per lungo tempo, tramite le organizzazioni di cui erano a capo o in cui operavano, hanno perseguito consapevolmente determinate finalità economiche e politiche volte al risanamento dei debiti colossali accumulati dalle banche europee, in stretto rapporto con quelle americane, prima e durante la crisi «in specie per via della finanza ombra che esse medesime hanno creato o ampiamente utilizzato per continuare a concedere montagne di crediti senza averne i mezzi» (Luciano Gallino, opera citata).
Protagonisti di tale disegno sarebbero i dirigenti di varie strutture finanziarie quali la Banca centrale europea (BCE) e la Federal Reserve degli Stati Uniti d'America, organizzazioni intergovernative come il Fondo monetario internazionale, organizzazioni politiche intergovernative tra le quali spicca la Commissione europea (la cosiddetta «trojka»), nonché i dirigenti dei partiti politici e i parlamentari che hanno sostenuto e seguito le direttive di tali soggetti votando in quasi tutti i Paesi membri dell'Unione europea alcune leggi presentate come sicuri rimedi alla crisi che, invece, hanno finito per aggravarla. Ne sono esempio gli interventi normativi costituiti dall'inserimento del principio del pareggio di bilancio nella Costituzione italiana o dall'approvazione parlamentare del cosiddetto «fiscal compact» e del «meccanismo europeo di stabilità», che costringono i Paesi ad adottare misure draconiane a carico della popolazione.
Si configura una specifica regìa delle crisi per spingere gli Stati membri a compiere riforme strutturali dall'altissimo costo sociale. Tale regìa si realizza attraverso le organizzazioni intergovernative (trojka) ma anche associazioni o gruppi «informali» come le riunioni delle associazioni denominate Bilderberg, Commissione Trilateral e Gruppo dei trenta.
Il gruppo Bilderberg (detto anche conferenza Bilderberg o club Bilderberg) ha iniziato a operare con la prima riunione svolta nel 1954. Esso riunisce in maniera non ufficiale ogni anno in una località di solito europea personalità che appartengono alle élite economiche, finanziarie e politiche mondiali. I partecipanti sono capi di Stato, politici ed esponenti della finanza, dell'industria, del mondo del lavoro, delle scienze sociali e delle comunicazioni.
La lista dei partecipanti alla conferenza Bilderberg svoltasi nel giugno del 2011 a Saint Moritz (pochi mesi prima delle crisi del Governo italiano e del Governo greco del novembre 2011) includeva tra gli altri gli italiani John Elkann, Paolo Scaroni, Mario Monti (presidente dell'università Bocconi e futuro Presidente del Consiglio dei ministri) e Giulio Tremonti. La riunione era chiusa al pubblico e ai media (ad eccezioni di pochi giornalisti invitati e accreditati). Le discussioni tenute durante questa conferenza non sono state registrate o riportate all'esterno.
Per la sua riservatezza tale gruppo è stato fortemente criticato. Solo recentemente ha iniziato un percorso di parziale trasparenza, con un sito ufficiale in cui sono pubblicati le date, i luoghi e i temi degli incontri annuali tenutisi dal 1954 a oggi e, dalla riunione del 2008, anche le liste dei partecipanti.
Il Gruppo dei trenta è un'organizzazione internazionale senza scopo di lucro fondata nel 1978 e composta da personalità di alto livello del mondo della finanza e delle banche che cerca di approfondire questioni economiche e finanziarie per esplorare le ripercussioni internazionali delle decisioni prese nel pubblico come nel privato e di esaminare le scelte a disposizione di operatori del mercato e politici.
Anche la Commissione Trilateral è un gruppo non governativo sorto per opera di David Rockefeller, già presidente della Chase Manhattan Bank. La Commissione Trilateral conta tra le proprie file uomini d'affari, politici e intellettuali provenienti dall'Europa, dal Giappone e dall'America settentrionale e avrebbe l'obiettivo di promuovere una cooperazione più stretta tra queste tre aree. Tra i membri italiani si annoverano Mario Monti, che nel 2010 era presidente europeo della Commissione Trilateral, John Elkann ed Enrico Letta, Presidente del Consiglio nel 2013.
Nel giugno 2012 il Corporate Europe Observatory ha sollevato innanzi al mediatore europeo il tema dell'incompatibilità dell'appartenenza di Mario Draghi al Gruppo dei trenta con l'indipendenza, la reputazione e l'integrità della BCE. Il mediatore europeo, esaminata la situazione, pur stabilendo che l'appartenenza di Draghi al Gruppo dei trenta era compatibile con il suo ruolo, invitò Draghi a pubblicare nel sito istituzionale della BCE la sua partecipazione al Gruppo dei trenta «in nome della trasparenza».
Il 4 aprile 2003 l'europarlamentare Patricia McKenna presentava un'interrogazione alla Commissione europea per chiedere le ragioni della presenza di numerosi commissari europei alle riunioni del Bilderberg e chiedeva se «può la Commissione indicare il nome del Commissari che parteciperanno alle prossime riunioni del Gruppo Bilderberg e della Trilateral, precisare se essi parteciperanno a nome della Commissione o a titolo apparentemente privato e se beneficeranno di indennità giornaliere o di altri rimborsi per le spese associate a tali riunioni ? può la Commissione assicurare che tali adesioni vengano menzionate nella dichiarazione di interessi finanziari di ogni Commissario?».
Il 13 dicembre 2010 il senatore Lannutti presentava un'interrogazione al Governo (n. 4-04265) con la quale chiedeva «se il Governo non intenda, vista la partecipazione agli incontri del gruppo Bilderberg di Ministri ed esponenti dei vertici di aziende pubbliche italiane, favorire, nelle opportune sedi la massima trasparenza delle riunioni considerato che la riservatezza maniacale alimenta il sospetto e il mistero in democrazia è malsano; se risulti al Governo che, come evidenziato dallo storico Daniel Estulin, l'intenzione del gruppo Bilderberg sarebbe quella di creare "l'aristocrazia del proposito" destinata a controllare i bisogni vitali del resto dell'umanità, ovviamente dal loro punto di vista privilegiato; se negli incontri riservati non vengano decisi anche i rapporti di affari tra i banchieri, i governatori delle banche centrali e i "capitani di industria" ed i "vari faccendieri" che possono così effettuare allegre speculazioni».
Con l'interrogazione del 22 giugno 2011 (atto n. 4-05452) il senatore Lannutti chiedeva al Governo «se non ritenga che l'assoluta segretezza che ha sempre caratterizzato le riunioni Bilderberg non sia accettabile considerato che politici e Capi di Stato dovrebbero sempre render conto di tutte le riunioni che fanno ai propri cittadini, consentendo quindi ai mass media di seguire l'evento e fare domande circa l'agenda dettagliata dell'incontro Bilderberg e delle decisioni che si prenderanno in merito ai piccoli ed ai grandi problemi che coinvolgono tutti».
Nel corso di un'intervista radiofonica del 4 aprile 2013 l'ex magistrato Ferdinando Imposimato ha dichiarato: «Ho trovato un documento che mi ha lasciato sgomento, dove quando si parla di stragi si parla anche del gruppo Bilderberg (...)» (http://www.radio24.ilsole24ore.com/notizie/lazanzara/2013-04-04/imposimato-zanzara-dietro-strategia-132633.php).
Del gruppo Bilderberg non si conoscono le finalità e i suoi membri non vantano l'appartenenza al gruppo nei curriculum vitae, eppure esso rappresenta un circolo finanziario con capacità potenziali tali da influenzare anche decisioni chiave nello scenario internazionale.
A tale proposito si riscontra una curiosa coincidenza tra l'invito al gruppo Bilderberg e la successiva entrata nel top management di banche internazionali (Goldman Sachs, Morgan Stanley, JP Morgan, Rothschild, Schroder). Ma accade anche che uomini che sono stati consulenti o dipendenti di importanti banche o società finanziarie vengano chiamati a ricoprire incarichi in Ministeri chiave o addirittura ricevano incarichi di Presidente del Consiglio dei ministri come è avvenuto per Mario Monti; Mario Draghi passa dalla burocrazia ministeriale alla finanza privata per tornare allo Stato e poi a un organismo sovranazionale (BCE). Mario Monti, già consulente della Goldman Sachs, membro tra i più assidui delle riunioni del gruppo Bilderberg fino al giugno del 2011 ed European chairman dell'Executive committee della Commissione Trilateral nel dicembre 2010, nel novembre 2011 è nominato Presidente del Consiglio dei ministri ed è salutato come salvatore della patria. Anche Enrico Letta, dal 2004 vicepresidente dell'Aspen Institute Italia, è stato membro del comitato europeo della Commissione Trilateral e nel 2012 partecipa alla riunione del gruppo Bilderberg: lo stesso nel 2013 diventerà Presidente del Consiglio dei ministri.
Per questo con la presente proposta di inchiesta parlamentare si prevede di accertare l'origine, la natura, l'organizzazione le attività e i mezzi delle associazioni denominate Bilderberg, Commissione Trilateral e Gruppo dei trenta, nonché il ruolo svolto all'interno delle stesse da esponenti politici europei e italiani.
Nel febbraio 2013 il giornalista americano Alan Friedman in un articolo su «The Financial Times», dal titolo «The Italian job», ha parlato di un presunto complotto ai danni dell'Italia che di fatto dal 2011 ha favorito un Governo non legittimato dal consenso popolare e il periodico «The Economist» del 1o-7 marzo 2014, nell'articolo «What is gone wrong with democracy», ha affermato: «During the darkest days of the euro crisis the euroelite forced Italy and Greece to replace democratically elected leaders with technocrats».
In particolare Friedman fa riferimento all'incontro tra il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e Mario Monti nel giugno 2011 e all'incontro tra Monti e Prodi nell'agosto 2011. Particolare coincidenza è anche l'incontro tra Monti e De Benedetti dell'agosto 2011 sempre a Saint Moritz.
Una singolare successione temporale che vede nel novembre 2011, nel giro di poche settimane, le dimissioni del Premier greco George Papandreou e la sostituzione del Premier Berlusconi con Monti («un economista che proiettava competenza tecnocratica») mentre in Spagna viene eletto Mariano Rajoy.
Allo scopo di fronteggiare la crisi apertasi nel 2007, i Paesi membri dell'Unione europea hanno effettuato interventi drastici in quasi tutti i settori dell'economia e della società. Le politiche di austerità hanno preso la forma di pesanti tagli alla spesa sociale: pensioni, riduzione dei fondi per istruzione e sanità, peggioramento delle condizioni di lavoro «Tra il novembre 2011 e il febbraio 2012 la BCE ha prestato alle banche UE 1.040 miliardi di euro al tasso anzidetto. Alle banche italiane sono andati 293 miliardi di euro. In tutta la UE soltanto una quota minima di tale fiume di denaro si è trasformata in crediti all'economia reale, di cui vi sarebbe stato sommo bisogno (...) circa un terzo, si stima, è stato da esse destinato all'acquisto di titoli di Stato» (Luciano Gallino, opera citata). L'Italia è già gravata da un pesante debito pubblico e non può acquistare denaro dalla BCE a un tasso più basso. Il 4 novembre 2011 il Commissario europeo all'economia e alle finanze Olli Rehn invia una lettera al Ministro dell'economia e delle finanze italiano Giulio Tremonti. La lettera è breve, ma è corredata di un dettagliato questionario in 39 punti che compendia le richieste dell'Unione europea al Governo italiano affinché metta ordine nel bilancio pubblico e attui profonde riforme nell'economia.
A questo punto bisogna guardare l'incredibile cronologia: il 1o novembre 2011 Mario Draghi viene scelto come Presidente della BCE, l'11 novembre Lucas Papademos viene scelto come Presidente del Consiglio dei ministri «tecnico» in Grecia e il 16 novembre 2011 Mario Monti viene scelto come Presidente del Consiglio dei ministri «tecnico» in Italia. Poche settimane dopo, il nuovo Governo Monti si sarebbe posto all'opera al fine di soddisfare le prescrizioni dettate dall'Unione europea.
A dicembre la BCE approva il piano per finanziare le banche, che viene accolto con euforia da Bruxelles, che si affretta a dichiarare che l'Europa è uscita dal tunnel della crisi. «Io non la pensavo così», sottolinea l'ex Segretario del tesoro degli Stati Uniti d'America, Timothy Geithner. E infatti, nel giugno 2012, la minaccia del default tornerà a mettere in ginocchio i mercati del vecchio continente.
Nel saggio «Stress test», recentemente pubblicato e i cui contenuti sono stati anticipati da «La Stampa» e dal «Daily Beast», Geithner riporta fatti sconcertanti per il nostro Paese; Geithner, che ha ricoperto l'incarico di Segretario del tesoro degli Stati Uniti dal 26 gennaio 2009 al 28 febbraio 2013 durante il primo Governo presieduto da Barack Obama, rivela infatti informazioni in merito ad un presunto complotto organizzato contro Silvio Berlusconi per favorire l'ingresso di Mario Monti a Palazzo Chigi, ovvero di un tecnico scelto ad hoc per agevolare le misure imposte da Bruxelles; nel ripercorrere la disastrosa situazione finanziaria che spinse a progettare il complotto, l'ex Segretario statunitense racconta di essere stato avvicinato da alcuni funzionari europei (nel testo scrive «officials», parola che indica alte burocrazie o personalità legate ai Governi) nell'autunno 2011, proponendo un piano per far cadere il Premier italiano Berlusconi.
Sempre nel giugno 2011 si svolse, come detto, la riunione ufficiale del gruppo Bil-
derberg con i 120 uomini più importanti dell'alta finanza speculativa, delle banche centrali, delle multinazionali, dei Governi e dell'Unione europea, con l'usuale riservatezza che contraddistingue l'evento. Tra i presenti alla riunione c'erano Mario Monti e Josef Ackerman, Presidente della Deutsche Bank.
La presente proposta di inchiesta parlamentare nasce, in particolare, dall'esigenza di comprendere se qualcuno abbia manovrato direttamente le leve della macchina che ha portato alla crisi, se sia possibile collegare determinate azioni o scelte economiche e politiche a certi gruppi o individui, di comprendere il ruolo di associazioni o gruppi a cui partecipano importanti uomini politici che hanno rivestito o rivestono tuttora incarichi politici e istituzionali.
La Costituzione italiana recita, all'articolo 1, che «La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione» e inoltre all'articolo 11 si prevede che l'Italia «consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni».
Il gruppo Bilderberg appare come un circolo privato molto influente, in grado di indirizzare decisioni di natura politica ed economica. Per questo è necessario fare piena luce sulle finalità del gruppo al fine di tutelare la sovranità politica del Paese che appartiene ai cittadini.
L'articolo 1 della legge n. 17 del 1982 prevede che «Si considerano associazioni segrete, come tali vietate dall'articolo 18 della Costituzione, quelle che, anche all'interno di associazioni palesi, occupando la loro esistenza ovvero tenendo segrete congiuntamente finalità e attività sociali ovvero rendendo sconosciuti, in tutto od in parte ed anche reciprocamente, i soci, svolgono attività diretta ad interferire sull'esercizio delle funzioni di organi costituzionali, di amministrazioni pubbliche, anche ad ordinamento autonomo, di enti pubblici anche economici, nonché di servizi pubblici essenziali di interesse nazionale».
Diventa così essenziale mettere in luce l'eventuale rapporto tra le annuali riunioni del gruppo Bilderberg e alcune importanti decisioni assunte dall'Unione europea, con particolare riferimento al meccanismo europeo di stabilità, nonché le fortunate carriere di alcuni esponenti politici che vi hanno partecipato.
La proposta di inchiesta parlamentare vuole chiarire le correlazioni tra le attività svolte dal gruppo Bilderberg, espressione della grande finanza, e alcune decisioni adottate dall'Unione europea e soprattutto le scelte istituzionali dell'autunno 2011 che hanno portato alle dimissioni del Governo Berlusconi a favore del professore Mario Monti (personaggio di spicco del gruppo Bilderberg) e all'analoga dimissione del Ministro greco George Papandreou con la conseguente nomina di Lucas Papademos (anch'egli appartenente all'élite finanziaria europea).
L'effettuazione di un'inchiesta da parte degli organi competenti ha lo scopo di verificare se ci siano pericoli per la trasparenza delle scelte democratiche dovuti alla partecipazione alle associazioni denominate Bilderberg, Commissione Trilateral e Gruppo dei trenta, passata e presente, di uomini politici europei e di altri politici che hanno ricoperto e in alcuni casi tuttora ricoprono ruoli prestigiosi nelle istituzioni.
La proposta di inchiesta parlamentare risponde dunque anche a evidenti finalità di trasparenza dell'azione e delle scelte economiche e politiche assunte dagli organi dello Stato nonché di recupero vero della supremazia della politica fatta per i cittadini sull'economia e sulla finanza; l'indagine è volta ad un completo chiarimento di queste vicende e dei ruoli ricoperti da ciascuno e all'individuazione degli eventuali responsabili di un disegno politico-economico che, ove accertato, restituirebbe alla nostra democrazia la propria sovranità.
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