Onorevoli Colleghi! - Il 6 aprile 2009, alle ore 3,32 un terremoto di magnitudo 5,9 colpì la città dell'Aquila e oltre 160 comuni abruzzesi (dei quali 57 fanno parte del cosiddetto «cratere sismico»), provocando la morte di 309 persone, circa 1.600 feriti e oltre 67.000 sfollati. Accanto a questa tragedia, il terremoto ha provocato la distruzione degli edifici, anche storici, di molti comuni e la distruzione di gran parte del centro storico dell'Aquila, un patrimonio immobiliare tra i più importanti dal punto di vista storico e culturale.
Gli interessi economici che si sono mossi e che si muovono dietro la ricostruzione post-sisma sono evidentemente enormi. Ricordiamo che già pochi giorni dopo il sisma del 2009, lo stesso Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, aveva invitato tutti a tenere alta l'attenzione e a vigilare su possibili infiltrazioni mafiose negli appalti legati alla ricostruzione delle zone terremotate. Ricordiamo, inoltre, che il cantiere della ricostruzione è stato, ed è, forse il più grande cantiere d'Europa, e la conversazione telefonica tra l'imprenditore Francesco Maria Piscicelli e un suo amico imprenditore intercettata poche ore dopo il sisma del 6 aprile, dove Piscicelli diceva «io ridevo stamattina alle 3 e mezzo dentro al letto», già prefigurando i lauti guadagni che si prospettavano, è esemplificativa degli interessi economici e dello sciacallaggio ignobile che c'è dietro la faticosa opera di ricostruzione in Abruzzo.
Alle modalità con le quali si è gestita la ricostruzione e i relativi appalti e alla trasparenza nell'utilizzo delle risorse non ha certo giovato, in tutta la prima fase, l'affidamento esclusivo a un'istituzione monocratica, quale era l'allora commissario delegato Bertolaso, delle funzioni di gestione dell'emergenza attraverso lo strumento principale delle ordinanze (in deroga) molto ben al di là della fase del primo soccorso.
Per anni la Protezione civile sembrava, essere diventata il luogo deputato a risolvere tutti i problemi italiani, Qualunque «grande» evento, dal Giubileo al G8 della Maddalena, dagli aiuti ad Haiti alla preparazione del Convegno eucaristico, fino alle Olimpiadi del nuoto a Roma, veniva affidato alla Protezione civile, dotata sempre più di grandi risorse, che non passavano attraverso i canali ordinari dei Ministeri, ma attraverso la stessa Protezione civile.
Le indagini giudiziarie che hanno coinvolto lo stesso Bertolaso e diversi imprenditori stanno a dimostrate come lo «stato di emergenza» non era tale o serviva solo a pretesto per accelerare lavori e affidare appalti con trattative private e soprattutto senza alcun controllo.
Dopo la gestione Bertolaso, si è passati alla gestione diretta da parte della stessa regione Abruzzo.
Rimane il fatto che dopo oltre quattro anni e mezzo dal terremoto in Abruzzo è necessario fare chiarezza sulle modalità di utilizzo dei fondi nazionali ed europei destinati alla ricostruzione, nonché garantire massima trasparenza sull'utilizzo dei fondi - e sono molti - che ancora dovranno essere spesi.
Secondo la stima del Ministro per la coesione territoriale Carlo Triglia, occorreranno ancora 8-10 anni per il completamento della ricostruzione e serviranno ancora almeno 10-11 miliardi di euro (aggiuntivi rispetto a quelli già stanziati e pari a circa 10 miliardi di euro).
Come ampliamente riportato dal quotidiano «La Repubblica» del 4 novembre scorso, un dossier della Commissione di controllo del bilancio di Bruxelles, racconta la «fiera dello spreco» dopo la notte del 6 aprile 2009.
Un report, firmato Soren Sondergaard, deputato europeo della Sinistra unitaria inviato in Italia per verificare com'è stato usato il denaro dei contribuenti dell'Unione, recita: «Ogni appartamento è costato il 158 per cento in più del valore di mercato, il 42 per cento degli edifici è stato realizzato con i soldi dei contribuenti europei (e non con quelli del Governo italiano, come ha sempre sostenuto l'ex premier Silvio Berlusconi), solo il calcestruzzo e stato pagato 4 milioni di euro in più del previsto. E 21 milioni in più i pilastri dei palazzi» Cifre ufficiali della Corte dei conti europea, tutte richiamate nel report.
Il dossier informa la Commissione dei sopralluoghi negli edifici del progetto denominato «complessi antisimici sostenibili ed ecocompatibili (CASE)» e in quelli dei moduli abitativi provvisori (MAP). Si segnala la qualità delle costruzioni dei MAP: «il materiale è generalmente scarso (...) impianti elettrici difettosi (...) intonaco infiammabile alcuni edifici sono stati evacuati per ordine della magistratura perché pericolosi e insalubri (...). Quello di Cansatessa è stato interamente evacuato (54 famiglie) e la persona responsabile per l'appalto pubblico è stato arrestato e altre 10 persone sono sotto inchiesta».
Un capitolo intero è dedicato alla criminalità organizzata e alle infiltrazioni nei lavori della ricostruzione. Primo punto: «Un numero di sub appaltatori non disponeva del certificato antimafia obbligatorio». Secondo punto: «Il Dipartimento della protezione civile ha aumentato l'uso del sub appalto consentito dal 30 al 50 per cento». Terzo punto: «Un latitante è stato scoperto nei cantieri della Edimo, che è una delle 15 imprese appaltatrici». Quarto punto: «Una parte dei fondi per i progetti CASE e MAP sono stati pagati a società con legami diretti o indiretti con la criminalità organizzata (...) ma le competenti autorità italiane non hanno ancora reso pubblici questi dati (...)». Quinto punto: «La commissione bilancio Ue ha quindi dichiarato di avere scoperto casi di frode». Nelle ultime pagine del dossier, Sondergaard cita ampiamente la relazione della Corte dei conti con sede in Lussemburgo. In questo documento vengono fornite al Parlamento e ai cittadini europei risposte ad alcune delle domande riguardanti la gestione dei fondi europei in Abruzzo. I regolamenti europei impongono che i soldi destinati ai vari Stati non debbano «generare reddito», ma nelle case nuove dell'Abruzzo fra un po' di tempo si pagherà l'affitto. È già in corso un censimento per capire chi e quanto dovrà sborsare per abitare in quegli edifici dopo il terremoto. Se accadrà, stando alle norme europee, l'Italia dovrebbe restituire all'Europa parte di quei fondi, che sono circa 350 milioni di euro dei 493,7 milioni di euro ricevuti dopo il terremoto.
Intanto la situazione del centro storico dell'Aquila, dopo quattro anni e mezzo, è rimasta pressoché invariata: nella «zona rossa» sono stati ricostruiti solo un paio di edifici.
Delle iniziali oltre 67.000 persone sfollate, a gennaio 2013 erano ancora oltre 22.000 quelle senza casa.
Anche alla luce di quest'ultimo documento, si rende ancora più necessario indagare sulle scelte che sono state fatte fin dalle prime fasi della, ricostruzione (a cominciare dalla scelta delle new town) e se tali scelte sono state prese avendo a riguardo gli interessi delle popolazioni colpite o non hanno piuttosto seguito altre strade e altri interessi. Accanto a questo è necessario approfondire le informazioni sulle risorse erogate e sulle commistioni tra affari, appalti e criminalità, organizzata o no, nonché sul suo grado di infiltrazione nel contesto economico-istituzionale della regione. Per tutte queste ragioni, si prevede l'istituzione di una Commissione parlamentare monocamerale di inchiesta. Questo perché nell'ambito degli strumenti volti a consentire l'acquisizione di conoscenze e lo svolgimento dell'attività di controllo del Parlamento, l'inchiesta rappresenta certamente quello più incisivo e penetrante: l'articolo 82, secondo comma, della Costituzione, dispone infatti che la Commissione parlamentare di inchiesta «procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni della Autorità giudiziaria».
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