indipendente da 69 dei 192 Stati membri delle Nazioni unite mentre tre dei quattro Stati confinanti con il Kosovo, ossia l'Albania, il Montenegro e la Macedonia, lo hanno riconosciuto ufficialmente;
ad assumere tutte le iniziative utili per evitare che i Governi di Pristina e Belgrado radicalizzino le reciproche posizioni, compromettendo in tal modo il processo di stabilizzazione della regione;
a definire, d'intesa con le regioni e le amministrazioni locali, una strategia volta allo sviluppo e al sostegno del sistema dei trasporti ferroviari delle persone, in particolare del servizio ferroviario rivolto ai pendolari, a cominciare dalle regioni e dalle aree metropolitane milanesi-lombarde e romana-laziale;
premesso che:
il Parlamento della provincia serba del Kosovo, una volta decretati falliti i negoziati avviati nel 2006 con le autorità di Belgrado sullo status del Kosovo, approva il 17 febbraio 2008 una dichiarazione unilaterale d'indipendenza dalla Serbia, atto sul quale la Russia ha prontamente avanzato richiesta all'ONU di un suo annullamento;
riunito nella notte stessa in procedura di urgenza, il Parlamento serbo «annulla» e dichiara «illegale» l'indipendenza, invocando la risoluzione del Consiglio di sicurezza Onu 1244 del 1999, per cui il Kosovo «è parte integrante del territorio serbo»;
il giorno immediatamente successivo al tale dichiarazione unilaterale, i Ministri degli esteri dell'Unione europea si riuniscono per trovare una risposta congiunta alla dichiarazione d'indipendenza, in un clima segnato da forti contrasti. In tale occasione, infatti, mentre i quattro più grandi paesi dell'Unione Europea, Francia, Germania, Italia e Regno Unito, annunciano il pronto riconoscimento del Kosovo, altri stati membri (soprattutto Cipro, Romania, Slovacchia, Spagna e Grecia) insistono per non sostenere questa decisione unilaterale di separazione;
la nazione del Kosovo, come si legge nel documento impostato in 12 punti, è stata creata sulla base del piano del finlandese Martti Ahtisaari, all'epoca inviato speciale dell'ONU per il Kosovo. Il piano prevede che l'autoproclamato Stato resti sotto la supervisione internazionale, garantita da una missione dell'Unione europea (Eulex) e affidata alla Cancelleria civile internazionale (Ico), oltre all'ampia autonomia delle municipalità a maggioranza serba e dei monasteri serbo-ortodossi sparsi nel territorio kosovaro. Per Belgrado il Piano Ahtisaari e l'Ico sono contrari alla risoluzione 1244 e perciò illegali; tra l'altro, un piano approvato in linea di massima dalla maggioranza dei Paesi occidentali ma bloccato al Consiglio di sicurezza dell'ONU dal veto della Russia, ostile alla indipendenza del Kosovo;
il 22 luglio 2010, la Corte dell'Aja si è pronunciata sulla legittimità dell'indipendenza dalla Serbia in quanto la sua proclamazione è coerente anche con la risoluzione 1244 delle Nazioni Unite poiché la risoluzione non contiene proibizioni all'indipendenza autoproclamata unilateralmente dal Kosovo; si tratta di un pronunciamento che, pur non avendo valore vincolante, per la sua autorevolezza potrebbe arrivare a ridefinire un principio cardine del diritto internazionale vigente: l'inviolabilità dell'integrità territoriale di uno Stato sovrano e ad avere profonde implicazioni sia sul piano del rapporto tra i movimenti separatisti diffusi nel mondo e i Governi dei rispettivi Paesi, sia sul negoziato di ingresso nell'Unione europea di Belgrado e di Pristina;
ben 29 Stati, lo scorso dicembre, hanno accolto l'invito a esprimere presso la Corte dell'Aja il proprio parere orale in favore di una o dell'altra parte. L'Italia non figura tra questi Paesi;
comunque, a sostenere la capitale kosovara Pristina si sono schierati quanti sostengono che dopo i drammi subiti dalla Serbia di Milosevic, gli albanesi del Kosovo - e cioè oltre il 90 per cento della popolazione - abbiano diritto ad un proprio Stato, mentre, invece, a sostenere le ragioni di Belgrado è chi teme che dal parere della Corte possa emergere un pericoloso «precedente» a legittimare le ambizioni secessioniste sparse in giro per il mondo. Infatti, non è un caso che proprio Cipro, Grecia, Romania, Spagna e Slovacchia siano i soli cinque dei 27 Paesi dell'Unione europea a non aver riconosciuto internazionalmente l'indipendenza del Kosovo;
fino a oggi il Kosovo è stato formalmente riconosciuto come uno Stato
naturalmente la Serbia, ha fatto prontamente sapere il presidente serbo Boris Tadic, commentando il parere della Corte internazionale dell'Aja, ha confermato che non riconoscerà mai l'indipendenza del Kosovo; e parallelamente, non cambia nemmeno la posizione della Russia, e della Slovacchia, secondo cui non esistono basi legali per l'indipendenza del Kosovo e che la risoluzione del problema Kosovo sia possibile solo attraverso negoziati tra le parti interessate; dello stesso avviso si è dichiarata anche la Cina,
a farsi promotore dell'avvio di un processo negoziale con il coinvolgimento dell'Unione europea al fine di promuovere quelle iniziative urgenti e necessarie per addivenire a una soluzione stabile e condivisa da entrambe le parti;
ad assumere ogni iniziative affinché in ambito europeo venga accelerata la procedura relativa alla domanda di adesione della Serbia all'Unione europea.
(7-00387) «Evangelisti, Leoluca Orlando».
premesso che:
le infrastrutture ferroviarie sono parte del capitale sociale di un Paese e di un territorio, fattore di sviluppo da considerare valido per ogni settore dell'economia;
senza il potenziamento del trasporto su ferro delle persone e delle merci si accresce la congestione stradale (si calcola che in Italia la congestione stradale costa 25 miliardi di euro l'anno, pari a due punti del prodotto interno lordo);
non a caso l'Unione europea considera il finanziamento pubblico nella realizzazione e manutenzione delle infrastrutture ferroviarie un campo in cui non si applica la normativa sugli aiuti di Stato;
i servizi universali ferroviari debbono contenere adeguati standard riguardanti frequenza, copertura territoriale, qualità del servizio medesimo e tariffazione;
al riguardo, è necessario garantire una puntuale verifica del pieno rispetto delle clausole del contratto di servizio riguardante i servizi di trasporto ferroviario passeggeri di interesse nazionale, come locale e regionale (verifica che pertanto concerne sia Trenitalia sia le società esercenti i servizi a livello regionale);
presupposto per una efficiente gestione del servizio universale è la garanzia delle risorse pubbliche ad esso destinate, affinché sussista a beneficio degli utenti un'adeguata programmazione dei servizi;
un segmento di particolare sofferenza è rappresentato dal pendolarismo. Sono più di 13 milioni i pendolari in Italia, dei quali una buona parte utilizza il treno per spostarsi in ambito locale e metropolitano come unico mezzo di trasporto o in combinazione con altri mezzi;
dare un'adeguata risposta alle esigenze dei pendolari e rafforzare, d'intesa con le regioni e gli enti locali, il trasporto ferroviario metropolitano regionale, è un obiettivo la cui realizzazione è in alcune regioni ostacolato da scelte erronee, tra le quali quella di immettere in circolazione nuovo materiale rotabile e nuovi servizi (come può essere quello dell'S1 nel Sud Est Milano) riducendo la frequenza delle corse nelle ore di punta, al fine di fittiziamente razionalizzare il servizio, in realtà rendendolo solo meno accessibile agli utenti, che così sono mossi ad utilizzare maggiormente il mezzo privato;
gli utenti dei servizi di trasporto pubblico locale rappresentano in gran parte quella fascia di cittadinanza che più risente degli effetti della crisi economica;
ogni disservizio che intervenga nel campo dei trasporti su ferro per i pendolari comporta un immediato peggioramento delle condizioni di vita di centinaia di migliaia di cittadini;
il pur meritorio avvio da parte di alcune regioni di nuovi servizi per i pendolari comprendenti l'ammodernamento del materiale rotabile, la velocizzazione del servizio, nonché l'introduzione di nuovi servizi metropolitani (ciò, ad esempio, risulta per la tratta Milano-Melegnano -Lodi-Piacenza e viceversa), non è stato accompagnato da adeguate ed efficienti scelte volte ad implementare il servizio nelle ore di punta, anche per saturazione della rete di RFI in tal modo talvolta riducendo l'offerta nelle medesime ore di punta (risultato ottenuto attraverso la cancellazione di fermate dei treni regionali preesistenti, la cui cadenza non è stata più garantita, non essendo stata conseguentemente rilevata da altrettante fermate con eguale cadenza del servizio intervenuto a sostituire il precedente);
in tale quadro, la strategia aziendale di Trenitalia, in accordo con le regioni interessate, tra cui la Lombardia, alla luce di alcune scelte avviate in determinati ambiti regionali, appare contraddire, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, la necessità di uno sforzo organizzativo e finanziario volto a potenziare e migliorare gli standard qualitativi del sistema di trasporto ferroviario offerto ai pendolari (contraddizione manifestatasi nel caso delle riduzioni di fermate locali di treni regionali, come è occorso nella tratta Piacenza-Milano);
non è condivisibile il richiamo alla necessità di pervenire ad accettabili equilibri finanziari e di bilancio né da parte delle società ferroviarie né delle regioni per mezzo del ridimensionamento del servizio, a scapito del diritto alla mobilità e della qualità del servizio offerto dai treni per i pendolari,
ad assumere iniziative volte ad integrare la presenza di Trenitalia con quella delle società regionali, secondo un criterio di efficienza non solo aziendale, ma anche rivolto alla qualità del servizio offerto agli utenti;
a destinare le necessarie risorse al fine di realizzare questa strategia.
(7-00388) «Meta, Quartiani».