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svizzeri (quasi 40 miliardi delle vecchie lire) la somma complessivamente mancante;
e responsabilità nelle ispezioni condotte presso le sedi estere dei patronati, in particolare quello Inca di Zurigo, e presso i consolati generali d'Italia, in special modo quello di Zurigo, a tutela dei diritti dei cittadini italiani residenti all'estero e per prevenire ulteriori truffe come quella di Zurigo.
XI Commissione:
agli inizi del novecento con il nome J. P. Bemberg AG che nel mondo a partire dal 1911 e ha sempre avuto una posizione dominante nella produzione delle fibre cellulosiche;
storica novarese fondata nel 1959, leader a livello provinciale e una delle maggiori imprese piemontesi nell'edilizia industriale, nella costruzione e manutenzione di strade, acquedotti, fognature e gasdotti, di linee ferroviarie della TAV, di opere fluviali e di difesa del territorio, nella manutenzione di piste di volo e movimentazione terra;
nel giugno 2009 circa un centinaio di pensionati hanno scoperto di essere stati sostanzialmente derubati dall'Inca Cgil di Zurigo;
i pensionati in questione si erano rivolti a quella sede dell'Inca per farsi aiutare nelle pratiche di pensionamento, ma a loro insaputa i soldi della cassa pensione sono stati trasferiti su conti intestati all'Inca-Cgil. Il Comitato per la difesa delle famiglie derubate della pensione stima in più di 30 milioni di franchi
sul caso sono state presentate numerose interrogazioni a risposta scritta al Ministro interrogato e al Ministro degli affari esteri da parte di deputati e senatori appartenenti a gruppi della maggioranza e dell'opposizione (onorevole Gianni Farina - n. 4-04037, onorevole Razzi - n. 4-04188, onorevole Di Biagio - n. 4-04259, senatore Di Girolamo - n. 4-01972, onorevole Picchi - n. 4-04485, senatore Di Girolamo - n. 4-02497), senza che nessuna di queste abbia ottenuto dai Ministri interrogati alcuna risposta;
sono state riscontrate dalle autorità svizzere numerose irregolarità contabili-amministrative presso il patronato Inca di Zurigo;
un certo numero di nostri connazionali che si erano rivolti al patronato per l'assistenza nei rapporti con gli enti svizzeri gestori di previdenza complementare hanno avuto l'amara sorpresa di perdere tutti i propri risparmi (accumulati in anni di duro lavoro da emigrati in Svizzera), causa gli artifizi e raggiri posti in essere, a loro carico, dalla dirigenza zurighese del patronato Inca, nella persona del signor Giacchetta;
il patronato Inca, nell'accettare l'incarico, faceva sottoscrivere anche un mandato, un'autorizzazione all'incasso degli erogandi importi, pronti ad essere liquidati;
gli enti pensionistici e/o assicurativi svizzeri versavano su un conto corrente, intestato al patronato Inca, via via gli importi di pertinenza dei singoli richiedenti, definendo in tal modo la posizione pensionistica e/o assicurativa;
ricevuti i singoli accrediti sul proprio conto corrente, Inca non li girava all'avente diritto, ma provvedeva a ritenerli in modo indebito, appropriandosene di fatto, senza nemmeno avvertire, in molti casi, l'interessato;
nel corso dell'anno 2009, ed in seguito alle denunce di alcuni connazionali indirizzate alle autorità elvetiche da parte di qualche italiano raggirato e danneggiato, il signor Giacchetta è stato tratto in arresto una prima volta per breve periodo e, di recente, una seconda volta;
il patronato Inca-Cgil è una persona giuridica di diritto privato (anche se svolge servizio di pubblica utilità), che, al pari di tutti gli altri patronati, esercita anche all'estero le funzioni di cui agli articoli 7 e 8 della legge n. 152 del 2001;
il patronato Inca gode dei finanziamenti nella misura elencata dall'articolo 13 della citata legge, per il quale il 2 per cento è riservato esclusivamente alle sedi estere e lo 0,10 per cento è destinato al controllo delle stesse;
ogni patronato ha l'obbligo, ex articolo 14, di fornire entro il 30 aprile di ciascun anno al ministero del lavoro e delle politiche sociali tutti i dati relativi alle strutture organizzative in Italia ed all'estero;
l'attività di vigilanza (sui patronati) spetta - ex articolo 15 - al ministero del lavoro e delle politiche sociali, che, per l'esercizio del controllo delle sedi estere, effettua «ispezioni con proprio personale dipendente, dotato di particolare competenza in materia». In sede di ispezione, in caso di gravi irregolarità amministrative oppure accertate violazioni al proprio compito istituzionale, il Ministro nomina un commissario per la gestione straordinaria delle attività e ricorre allo scioglimento - con nomina di un liquidatore - nel caso siano venuti meno i requisiti di cui agli articoli 2 e 3 della legge;
le operazioni finanziarie condotte dal signor Antonio Giacchetta richiedevano procedure o modalità appropriate, alcune delle quali presso il consolato generale d'Italia in Zurigo -:
quali attività abbia intrapreso il Governo italiano - a seguito di quanto esposto in premessa - per controllare i tempi, la frequenza, le modalità, eventuali omissioni
(3-00918)
il grave stato di recessione in cui versa il nostro Paese, inserito nel contesto della drammatica crisi che ha destabilizzato l'economia mondiale nel corso dell'ultimo anno, sembra, purtroppo, non essere ancora giunto al termine;
il tasso di crescita della disoccupazione che, secondo stime le ultime stime rese note dall'Istat nel mese di dicembre dello scorso anno ha superato quota 2 milioni e 138 mila ed il tasso di disoccupazione è salito all'8,5 per cento;
nel periodo ottobre 2008 dicembre 2009 sono state autorizzate oltre 1 miliardo di ore di cassa integrazione tra ordinaria e straordinaria coinvolgendo circa 1 milione di lavoratori, con un media di circa il 300 per cento in più rispetto all'anno precedente. Il sacrificio per i lavoratori è stato altissimo poiché l'assegno della cassa integrazione è circa il 20 per cento in meno dello stipendio e i lavoratori coinvolti hanno rimesso 3,3 miliardi di euro in paghe più leggere;
i dipendenti in cassa integrazione per l'intero anno hanno raggiunto la cifra di 478 mila ed i settori più colpiti - sempre secondo le recenti stime dell'Istat - sono stati i settori della metallurgia, dei trasporti e delle comunicazioni;
il previsto aumento del tasso di disoccupazione non potrà non produrre effetti negativi sul livello del montante contributivo raccolto dall'Istituto nazionale di previdenza sociale (INPS), determinando, al contempo, uno sforzo suppletivo sul versante dell'erogazione degli strumenti di sostegno del reddito dei lavoratori;
per consentire un efficace monitoraggio, anche di natura parlamentare, di grandezze finanziarie di così vasta portata, anche allo scopo di verificare l'applicabilità di istituti fondamentali per l'equilibrio del nostro sistema sociale ed economico, è estremamente importante essere costantemente e puntualmente aggiornati sui flussi delle entrate INPS;
a tale riguardo in occasione della risposta alla interrogazione n. 5-02114 il Sottosegretario Viespoli illustrava i dati del conto consuntivo dell'Istituto relativi al 2008, ma nessun dato veniva fornito circa il 2009; annesso alla risposta fornita dal Governo, inoltre, veniva presentato un prospetto relativo alle entrate correnti e le entrate contributive effettivamente accertate, con uno scostamento di queste ultime particolarmente marcato rispetto alle prime -:
se non ritenga di dover fornire i dati relativi all'andamento delle entrate INPS, con particolare riguardo al 2009 sia in termini assoluti sia in relazione agli esercizi precedenti anche in relazione all'aggiornamento delle entrate contributive accertate rispetto al prospetto presentato in occasione della risposta all'interrogazione 5-02114.
(5-02493)
la Bemberg spa rappresenta un'importante azienda tessile sorta in Germania
l'insediamento produttivo da decenni in Italia è situato a Gozzano, in provincia di Novara e rappresenta per l'intera economia locale e regionale un'impresa nel settore energetico di rilevante importanza, sia sotto il profilo industriale che occupazionale;
nonostante i riconoscimenti ottenuti a livello europeo, da parte della Commissione europea per ambiente, sicurezza e protezione civile, i vertici aziendali da alcuni mesi, hanno deciso di chiudere seppure momentaneamente, gli impianti di produzione della storica azienda a causa, secondo il parere dei gestori del ciclo produttivo, della crisi internazionale in atto che non garantisce una continuità di lavori e di commesse;
appare evidente che la chiusura definitiva della Bemberg spa, rischia di creare una situazione gravissima e preoccupante, sul piano economico, sociale ed occupazionale per centinaia di lavoratori della suddetta impresa, che tra l'altro, non percepiscono lo stipendio da diversi mesi e vivono con comprensibile angoscia, il proprio futuro unitamente a quello della propria famiglia;
la crisi dell'azienda di Gozzano, contribuisce inoltre ad aggravare ulteriormente il quadro produttivo ed occupazionale già molto negativo per l'intera provincia novarese, che ha subito duramente le conseguenze del crollo dell'export causato, come suddetto dalla crisi economica internazionale;
sebbene alcuni segnali di ripresa economica seppure modesti si avvertano, anche per gli importanti provvedimenti introdotti dal Governo sugli ammortizzatori sociali e sul potenziamento di tale strumento legislativo, che è riuscito a contenere per quanto possibile un ulteriore aumento della disoccupazione, risulta essenziale intervenire urgentemente a sostegno dei lavoratori e dell'impresa tessile Bemberg spa, al fine di salvaguardare l'occupazione e rilanciare la ripresa produttiva della stessa azienda -:
quali iniziative urgenti e necessarie, intendano intraprendere nell'ambito delle rispettive competenze, al fine di prevedere adeguati interventi volti a tutelare e salvaguardare l'intero impianto occupazionale dei lavoratori della Bemberg spa, la cui situazione attuale versa in gravissima crisi;
quali iniziative urgenti e necessarie intendano altresì assumere, nell'ambito delle rispettive competenze, per contribuire al rilancio produttivo dell'importante comparto del tessile, in cui opera la suddetta azienda;
se non intendano infine promuovere un incontro con i dirigenti dell'azienda Bemberg spa unitamente ai rappresentanti dei lavoratori, al fine di addivenire ad una rapida soluzione, che consenta una ripresa complessiva dell'attività dell'impresa interessata di Gozzano, evitando conseguentemente di accrescere ulteriormente una situazione economica ed occupazionale già fortemente negativa nell'area novarese.
(5-02481)
la perdita di posti di lavoro è diventato il problema fondamentale, anche per Novara, con la riduzione diffusa di posti in ogni attività produttiva, a cui si aggiungono chiusure di fabbriche e di attività artigianali e commerciali con la perdita stimata di 13.000 posti di lavoro, incluso il ridimensionamento della Banca popolare di Novara, ridotta a banca locale dopo l'acquisto da parte della Banca popolare di Verona, avvenuta negli ultimi cinque anni con conseguenze negative su tutta la città;
sta sempre più diventando critica la situazione della Brambati & C Srl, un'impresa
la situazione ha iniziato ad aggravarsi con la chiusura dei cantieri della TAV sul tratto Torino-Novara e Novara-Milano a partire dal dicembre 2008 con la richiesta da parte dell'azienda di mettere in mobilità 41 lavoratori su 149 per cui, in seguito a trattativa sindacale, si è applicata la cassa integrazione ordinaria per i 41 lavoratori da gennaio 2009 ad aprile 2009 con la speranza della ripresa delle commesse, che purtroppo non c'è stata e si è dovuto procedere alla messa in mobilità di 36 lavoratori, portando l'organico a 112 dipendenti;
a settembre 2009 l'azienda ha chiesto la Cassa integrazione straordinaria per tutti i 112 lavoratori rimasti per mancanza di commesse, che si è concretizzata con un accordo con i sindacati il 16 ottobre 2009, poi approvata a livello ministeriale il 20 gennaio 2010 ma tuttora non ancora operativa, per cui da ottobre ad oggi i 112 lavoratori della Brambati sono senza stipendio;
l'eventuale rilevazione dell'azienda da parte della società Gavio, con la morte del suo fondatore, non si è realizzata e la situazione si è aggravata con l'occupazione della sede operativa (12 gennaio) di Corso XXIII Marzo e con la richiesta di concordato preventivo da parte dell'azienda e della vendita di ramo di azienda ad un'azienda di Cosenza, che permette di partecipare alle gare pubbliche senza la consultazione del sindacato, e il conseguente ricorso al Tribunale da parte del sindacato sulla legittimità dell'atto, il cui verdetto è stato rimandato nella seduta del 28 gennaio da parte del giudice;
la situazione è ormai giunta alla fase conclusiva e l'unico risultato sarà la chiusura della Brambati & C Srl con l'uscita definitiva dal ciclo lavorativo di tutti i 112 lavoratori, e la fine di un'esperienza industriale consolidata (edilizia, linee ferroviarie, strade, acquedotti, fognature e gasdotti, opere fluviali e di difesa del territorio, piste di volo e movimentazione terra) con conseguenze negative in termini di ricchezza economica e di occupazione per la città di Novara -:
quali siano le informazioni del Governo sulla realtà dell'unità produttiva in questione e sulle possibilità di poterla mantenere attiva, nonché di salvaguardare i relativi posti di lavoro;
se non ritenga di dover promuovere, con la massima urgenza, ulteriori iniziative con l'azienda, con le organizzazioni sindacali e le istituzioni interessate, al fine di accertare ogni utile possibilità di intervento per scongiurare la chiusura di una così importante esperienza produttiva;
quali siano i tempi per l'attuazione dell'accordo, relativo alla concessione della Cassa integrazione straordinaria, approvato a livello ministeriale il 20 gennaio 2010, nonché quali ulteriori tutele possano essere attivate a favore dei 112 lavoratori interessati.
(5-02490)
nel Salento la crisi del settore tessile - abbigliamento - calzaturiero è sempre più grave ed è dovuta non solo al calo della domanda interna ed internazionale, ma anche al decentramento produttivo praticato da molti imprenditori verso Paesi emergenti o del terzo mondo dove il costo della manodopera è di molto inferiore e soprattutto da imprenditori che si appropriano del denaro pubblico per poi delocalizzare. È il caso della Adelchi di Tricase che coinvolge 1.000 lavoratori più l'indotto;
questi licenziamenti e chiusure di stabilimenti avvengono malgrado queste società abbiano usufruito nel corso degli anni e continuano ad usufruire di finanziamenti pubblici per la crescita o il mantenimento occupazionale;
un caso emblematico di tali fenomeni è rappresentato dal Gruppo Adelchi con particolare riferimento allo stabilimento di Tricase in provincia di Lecce;
il calzaturificio Adelchi di Tricase nel 1990 aveva un fatturato di 250 miliardi di lire, 2.200 dipendenti (6mila se si include l'indotto), dipendenti assunti con generose agevolazioni pubbliche;
Adelchi ha anche beneficiato dell'assegnazione degli stabilimenti dell'ex-tabacchificio Bantivoglio;
nel 2006, la società Adelchi produceva 12 milioni di scarpe con 650 dipendenti spesso messi in cassa integrazione;
infatti, la produzione in tale stabilimento che occupava più di duemila persone, è stata progressivamente spostata dalla proprietà verso Paesi terzi ed in particolare verso l'Albania, la Romania, il Bangladesh, l'Etiopia, lasciando i capannoni di Tricase vuoti come enormi cattedrali abbandonate nella pianura salentina;
dal 2002 il Gruppo Adelchi dichiara lo stato di crisi, mentre aprono nuove aziende come Crc, Gsc Plast, Nuova Adelchi, Knk Magna Grecia, e altri...;
il 1o aprile 2008 presso il Ministero dello sviluppo economico era stato sottoscritto un accordo di programma che prevedeva la riqualificazione produttiva del basso Salento valorizzando le vocazioni del territorio: agricoltura, turismo e innovazione, con i progetti di sviluppo regionale, con particolare riferimento alle energie alternative;
dopo diverse lotte tra le quali l'occupazione, per quindici giorni, del tetto di Palazzo Gallone, il municipio tricasino, e l'occupazione della fabbrica stessa, fu firmato un accordo il 7 ottobre 2009, accordo del tutto insoddisfacente a giudizio dei dipendenti in quanto esso prevedeva il reintegro di poche decine di persone su un totale di più di seicento rimaste alle dipendenze della società Adelchi;
la proprietà non ha rispettato nemmeno tale accordo facendo tornare al lavoro solo una piccola parte dei lavoratori rispetto al numero dei dipendenti concordato, peraltro del tutto insufficiente -:
se i Ministri interrogati non ritengano di:
dato il numero dei dipendenti e l'indebitamento reale delle aziende del gruppo Adelchi se non sia opportuno, al fine di una seria reindustrializzazione e difesa dell'occupazione, procedere con il commissariamento secondo quanto previsto dalle leggi vigenti in materia di crisi (Marzano o Prodi bis);
avviare ove consentito dalla vigente normativa procedure di recupero delle agevolazioni e dei finanziamenti pubblici erogati a vantaggio di aziende del Gruppo Adelchi per l'incremento dell'occupazione mentre il Gruppo ha delocalizzato produzioni e macchinari acquisiti con denaro pubblico;
garantire adeguati ammortizzatori sociali ai lavoratori del Gruppo Adelchi anche in deroga rispetto alla normativa attualmente vigente;
costituire insieme alla Regione, agli enti locali ed alle organizzazioni sindacali rappresentative delle parti sociali, un tavolo permanente di concertazione per seguire la situazione occupazionale del basso Salento, per favorire la ripresa produttiva ed occupazionale anche con progetti di sviluppo regionali, per controllare il rispetto degli accordi sindacali sottoscritti, per valutare tutte le opportune iniziative al fine di impedire eventuali speculazioni da parte della proprietà degli immobili e dei terreni dove sono ubicati gli stabilimenti industriali le cui attività sono state progressivamente spostate in altri Paesi.
(4-06121)
il 29 luglio 2008 veniva rinvenuto, nelle campagne di Campomaggiore (Campobasso), il cadavere del cittadino rumeno Radu Gheorche, operaio con regolare permesso di soggiorno, residente a Torremaggiore (Foggia);
si tratta di una vicenda particolarmente tragica considerato che, dalle informazioni acquisite, sembra che l'infortunio mortale sia occorso al signor Gheorche molte ore prima del ritrovamento del corpo, senza che nessuno degli altri operai, molti dei quali non assunti e non in regola, gli prestasse soccorso e che quindi l'uomo sia stato lasciato morire nella cunetta dove è stato successivamente ritrovato;
su iniziativa di alcuni consiglieri della Regione Molise e stata attivata la ricerca dei familiari del signor Gheorche, attraverso l'Ambasciatore di Romania in Italia, dottor Razvan Victor Rusu con lettera del 31 luglio 2008 e successivamente attraverso il sindaco e il comando dei carabinieri del comune di Campomarino (Campobasso) e la procura della Repubblica di Larino (Campobasso);
il 23 settembre 2008 il consiglio regionale del Molise ha inoltre discusso una interrogazione, presentata dai medesimi consiglieri, primo firmatario Michele Petraroia, riguardante i gravi fatti di Campomarino (Campobasso) e, più in generale, la grave situazione di insicurezza dei lavoratori stranieri, spesso irregolari e non assunti, impegnati nelle campagne di raccolta del basso Molise;
il 25 settembre 2008 il procuratore Magrone ha indicato le generalità più complete del lavoratore deceduto e ha confermato la presenza in Italia dei suoi familiari;
dalla famiglia del signor Gheorche, che ha contattato uno dei consiglieri regionali molisani firmatari dell'interrogazione, si è quindi appreso che a distanza di 15 mesi dall'accaduto, nessuna istituzione italiana si era attivata in loro aiuto, ad eccezione del comune di Torremaggiore (Foggia) per un importo di 500 euro per il rimpatrio della salma in Romania;
il signor Gheorche era in possesso di un regolare permesso di soggiorno e aveva consegnato alla ditta pugliese tutti i documenti di lavoro per l'assunzione e, inoltre, essendo cittadino dell'Unione europea aveva diritto ad accedere ad ogni tutela secondo la normativa vigente -:
se non ritenga necessario assumere tutte le opportune informazioni presso le istituzioni competenti al fine di verificare quanto accaduto e per fare in modo che vengano riconosciuti i benefici e le tutele previste dalla legge ai familiari del lavoratore Radu Gheorche deceduto sul lavoro, ivi compresa la rendita INAIL.
(4-06122)