Allegato B
Seduta n. 1 del 29/4/2008


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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BER- NARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
fonti giornalistiche del 19 febbraio 2008 riportano le dichiarazioni del senatore Cossiga il quale, in una intervista rilasciata a Sky Tg24 dichiara: «Furono i nostri servizi segreti che, quando io ero Presidente della Repubblica, informarono l'allora sottosegretario Giuliano Amato e me che erano stati i francesi, con un aereo della marina, a lanciare un missile non ad impatto, ma a risonanza». L'obiettivo, sempre a detta del senatore Cossiga, non sarebbe stato il DC9 Itavia, bensì il leader libico Gheddafi e che fu salvato grazie a delle rivelazioni fattegli: «La verità è che Gheddafi si salvò perché il Sismi, il generale Santovito, apprese l'informazione, lo informò quando lui era appena decollato e decise di tornare indietro (...)


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I francesi questo lo sapevano, videro un aereo dall'altra parte di quello italiano e si nascose dietro per non farsi prendere dal radar» -:
se siano a conoscenza dei fatti narrati;
se, ed eventualmente quali, provvedimenti urgenti intendano adottare.
(4-00022)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BER- NARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 9 marzo scorso l'agenzia Ansa rilanciava la notizia secondo cui, in base ai dati diffusi dal Ministero dello sviluppo economico, cresce il numero di coloro che cancellano le ipoteche senza il ricorso del notaio. Secondo i dati del Ministero, in base agli aggiornamenti dell'Agenzia del territorio, in meno di un anno si sarebbe infatti già superata quota 150 mila, con un risparmio complessivo per i cittadini di circa 40-60 milioni di euro, considerando che ogni operazione costa, mediamente, intorno ai 300-400 milioni di euro. La norma è stata introdotta dalle cosiddette «lenzuolate» sulle liberalizzazioni del Ministro Pier Luigi Bersani;
sempre in base ai dati del Ministero, l'intero pacchetto sulle liberalizzazioni avrebbe prodotto finora un risparmio dei costi per i cittadini tra i 2,5 e i 2,8 miliardi di euro tra calo dei prezzi dei medicinali, della telefonia mobile e dei biglietti aerei, l'eliminazione dei costi per il passaggio di proprietà delle auto e, appunto, per la cancellazione delle ipoteche -:
quali siano, a un mese e mezzo di distanza dalla precedente comunicazione, i dati aggiornati sui risparmi dei costi per i cittadini determinati dall'adozione delle misure di liberalizzazione del Governo.
(4-00024)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'8 aprile 2008 il Ministro della salute, Livia Turco, a seguito delle numerose notizie di casi di mancata prescrizione della pillola del giorno dopo ha invitato i cittadini a segnalare direttamente al ministero tutte le difficoltà incontrate, e ha dichiarato che «è nostra intenzione offrire ai cittadini un canale in più per segnalare disfunzioni o mancate risposte di assistenza su un terreno così delicato come quello della contraccezione d'emergenza». Il Ministro della salute, riferisce una nota, «invita i cittadini a segnalare tali casi all'Ufficio relazioni con il pubblico (Urp) del ministero». Sarà cura del ministero «inviare tali segnalazioni alle Regioni e alle Asl di competenza per facilitare l'adozione di misure che evitino disfunzioni del servizio». il Ministro ha infine aggiunto: «Pensiamo sia dovere delle istituzioni farsi carico di questa domanda di assistenza facendo sì che nessuna donna sia lasciata sola in momenti difficili della propria vita, come può essere quello che la vede preoccupata per una possibile gravidanza non voluta» -:
se il Governo consideri sufficienti le misure sinora adottate a fronte di notizie così gravi riguardo all'effettiva possibilità per i cittadini di esercitare i propri diritti e all'effettivo rispetto della legge, e quali misure urgenti intenda adottare.
(4-00029)

MECACCI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
il 18 febbraio 2008 il Ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha dichiarato che «Le sentenze della Corte di Giustizia europea devono essere rispettate.


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La Corte ha detto che si deve ristabilire la legalità: ridare a Europa 7 quello che è di Europa 7 e trasferire Retequattro sul satellite»;
il 20 novembre 2002 la Corte costituzionale, con la sentenza n. 466, bocciò la legge Maccanico del 1997, affermando che la stessa, oltre a non aver dato seguito alla sentenza n. 420 del 1994, che aveva dichiarato illegittimo il duopolio Rai-Fininvest, aveva peggiorato la situazione «con effetti ulteriormente negativi sui principi del pluralismo e della concorrenza, e con aggravamento delle concentrazioni». Secondo i giudici costituzionali, la legge Maccanico «non garantisce l'attuazione del principio del pluralismo informativo, che rappresenta uno degli imperativi ineludibili» stabiliti dalla Costituzione e da quattro direttive europee, e Retequattro, uno dei tre network berlusconiani, avrebbe dovuto trasferirsi sul satellite, liberando le frequenze nell'etere a vantaggio di nuovi editori, entro il 31 dicembre del 2003;
in seguito, una serie di leggi e decisioni giudiziarie, ignorando le decisioni della Consulta, ha permesso a Retequattro di proseguire le sue trasmissioni; in particolare la legge Gasparri, firmata dal Governo Berlusconi, ha permesso a Retequattro di rimanere al suo posto;
la Quarta Sezione della Corte di Giustizia del Lussemburgo ha stabilito che il regime italiano di assegnazione delle frequenze per le attività di trasmissione radiotelevisiva «è contrario al diritto comunitario» e «non rispetta il principio della libera prestazione dei servizi e non segue criteri di selezione obiettivi, trasparenti, non discriminatori e proporzionati». La sentenza, pubblicata, ha stabilito che: «L'articolo 49 CE e, a decorrere dal momento della loro applicabilità, l'articolo 9, n. 1, della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 7 marzo 2002, 2002/21/CE, che istituisce un quadro normativo comune per le reti ed i servizi di comunicazione elettronica (direttiva "quadro"), gli articoli 5, nn. 1 e 2, secondo comma, e 7, n. 3, della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 7 marzo 2002, 2002/20/CE, relativa alle autorizzazioni per le reti e i servizi di comunicazione elettronica (direttiva "autorizzazioni"), nonché l'articolo 4 della direttiva della Commissione 16 settembre 2002, 2002/77/CE, relativa alla concorrenza nei mercati delle reti e dei servizi di comunicazione elettronica, devono essere interpretati nel senso che essi ostano, in materia di trasmissione televisiva, ad una normativa nazionale la cui applicazione conduca a che un operatore titolare di una concessione si trovi nell'impossibilità di trasmettere in mancanza di frequenze di trasmissione assegnate sulla base di criteri obiettivi, trasparenti, non discriminatori e proporzionati»;
il Centro Europa 7 s.r.l. sin dal 1999, avendo vinto la gara per ottenere la concessione, avrebbe dovuto poter trasmettere su tutto il territorio nazionale, ma non ha potuto farlo, perché Retequattro, emittente del gruppo Mediaset, ha illegittimamente continuato ad occupare le frequenze -:
quali misure il Governo intenda adottare per dare seguito alla sentenza della Corte di Giustizia e per ripristinare tempestivamente la legalità violata, ponendo riparo ad una situazione che ad avviso degli interroganti nega i principi dello Stato di diritto e che ipoteca la possibilità di un futuro democratico per il nostro Paese.
(4-00030)

MECACCI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
il 17 marzo 2008 il Ministro delle comunicazioni, Paolo Gentiloni, ha dichiarato che è necessario «accompagnare il processo di liberalizzazione del sistema audiovisivo, perché c'è ancora troppa concentrazione», e ha ribadito la necessità


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che «una rete Mediaset e una Rai vadano in anticipo su una piattaforma digitale terrestre. Non c'è nulla di così drammatico o punitivo come si vorrebbe fare credere»;
il 21 marzo lo stesso Ministro dichiarava, ospite della trasmissione Radio anch'io, che non serve «smembrare» Mediaset per aprire il mercato televisivo, ma sarebbe sufficiente trasferire una rete sul digitale, come stabilisce la legge -:
quali iniziative il governo intenda prendere in proposito, anche alla luce della recente pronuncia della Corte di giustizia dell'Unione europea in merito alla vicenda di Europa 7, sulla base della quale il fatto che una rete Mediaset (Retequattro) debba liberare le frequenze è un preciso obbligo giuridico al quale adempiere urgentemente, non una semplice «necessità».
(4-00031)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 4 aprile il Consiglio di Stato ha definitivamente annullato il decreto del Ministro Livia Turco che disciplinava i pagamenti dei danneggiati da vaccinazione secondo un ordine di arrivo delle domande che, non essendo verificabile, avrebbe potuto essere pilotato dai funzionari. Il Ministro della salute ha però dichiarato che la decisione del Consiglio di Stato non provocherà conseguenze, poiché il decreto riguardava 400 persone che avevano subito danni con vaccini e questi malati o i loro eredi «sono stati già tutti liquidati». Il ministero ha anche fatto sapere che l'intera procedura è stata completata con un tavolo di lavoro, guidato dal sottosegretario Antonio Gaglione, «in stretto contatto con le associazioni»;
secondo notizie diffuse dalle agenzie di stampa, sulla vicenda sarebbe stata trasmessa alla Corte dei conti una denuncia contro il Ministro «per il danno erariale causato dalla proliferazione di centinaia di azioni giudiziarie messe in atto contro il dicastero e provocate dal decreto illegittimo della Turco» -:
se queste notizie rispondano al vero, e quali misure urgenti il Governo intenda eventualmente adottare per porre riparo alla situazione.
(4-00032)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 1 aprile 2008 il Ministro dello sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, ha dichiarato a Sky Tg 24 che il Governo è pronto a valutare d'intesa con l'opposizione se vi siano margini per un provvedimento contro il rincaro delle tariffe di elettricità e gas: come per le accise sulla benzina, «con la sterilizzazione dell'Iva per evitare che lo Stato sia cointeressato agli aumenti», il Governo è pronto a valutare un analogo provvedimento «per quel che riguarda l'energia elettrica e il gas». Bersani ha poi aggiunto che «certamente siamo però in un'amministrazione di transizione, possiamo solo fare ordinaria amministrazione, quindi questi sono provvedimenti normativi che in una situazione del genere è difficile prendere. Comunque sentiremo l'opposizione se c'è una possibilità di questo genere» -:
se e quali siano le iniziative che il Governo intenda prendere in relazione alle gravi situazioni denunciate.
(4-00033)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 13 marzo 2008 il ministro dello sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, ha dichiarato a Perugia, in occasione dell'Assemblea generale di Ance, Sindacato dei


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costruttori edili di Confindustria, che «non dobbiamo sentirci impotenti, ma fare politiche di scala europea e di scala nazionale per cercare di superare una fase che credo che sarà a poco a poco superata, di aggiustamento, che sta portando dei colpi gravi al potere di acquisto delle classi sociali più deboli... ci sono elementi strutturali evidenti perché centinaia di milioni di persone chiedono energia, e quindi i prezzi salgono. Ci sono fenomeni speculativi evidenti. Ma io credo che la prima misura da prendere sarebbe quella che l'Europa organizzasse meglio i suoi 500 milioni di consumatori» -:
quali provvedimenti il Governo intenda adottare per creare condizioni favorevoli alla crescita e allo sviluppo di associazioni di consumatori effettivamente indipendenti e competitive, invertendo la tendenza delle associazioni stesse ad una sorta di sempre più pronunciata parastatalizzazione.
(4-00034)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, MECACCI, FARINA COSCIONI, BERNARDINI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 28 febbraio 2008 la Commissione europea ha deferito l'Italia alla Corte europea di Giustizia per le restrizioni nazionali in materia di apertura delle stazioni di servizio di carburanti;
lo stesso giorno il Ministro dello sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, ha commentato la decisione dichiarando, secondo quanto riportato dalle principali agenzie di stampa, che «il Governo aveva previsto per tempo misure idonee a rispondere adeguatamente alle contestazioni di Bruxelles ritenendo fra l'altro di contribuire ad elevare a standard europei la rete nazionale di distribuzione dei carburanti. Il provvedimento rimasto fermo al palo contiene infatti, tra l'altro, l'ammodernamento della rete e la piena liberalizzazione del settore e avrebbe potuto realizzare qualcosa di utile anche dal lato del prezzo della benzina -:
quali provvedimenti il Governo intenda prendere in tempo utile per evitare il deferimento;
se intenda ricorrere - come in altri casi - alla decretazione d'urgenza, ricorrendone - nell'imminenza del deferimento, peraltro previsto - tutti i presupposti ad avviso degli interroganti.
(4-00035)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la versione consolidata del Trattato sull'Unione europea e del Trattato che istituisce la Comunità europea all'articolo 307 prevede che le disposizioni del trattato non pregiudicano i diritti e gli obblighi derivanti da convenzioni concluse, anteriormente al 1 gennaio 1958 o, per gli Stati aderenti, anteriormente alla data della loro adesione, tra uno o più Stati membri da una parte e uno o più Stati terzi dall'altra;
nella misura in cui tali convenzioni sono incompatibili col trattato, lo Stato o gli Stati membri interessati ricorrono a tutti i mezzi atti ad eliminare le incompatibilità constatate -:
quali siano le convenzioni concluse anteriormente al 1 gennaio 1958 tra l'Italia e uno o più Stati terzi;
se, quando, da chi, con quali motivazioni dette Convenzioni siano state valutate compatibili con i Trattati dell'Unione europea.
(4-00039)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente


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del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 27 marzo 2006, a seguito di alcuni articoli di stampa che avevano preannunciato il movimento di 12 prefetti in prossimità delle elezioni politiche del 9 e 10 aprile, il presidente dell'associazione dei prefetti, il Sinpre, Claudio Palomba, inviò al Ministro dell'interno una accorata missiva: «...non è mai stato nello stile dei Ministro dell'interno dal 1948 ad oggi (salvo alcuni rarissimi casi) elargire regali e remunerazioni a fine legislatura così come i Ministri di questo dicastero si sono sempre distinti dagli altri per il rigore ed un certo "distacco" nel periodo di campagna elettorale, dovuto proprio al loro ruolo di garanti della correttezza del procedimento elettorale...» («i libri di diario», numero 3, maggio 2007 - pagina 54);
il 29 marzo il Consiglio dei ministri riunito a Palazzo Chigi, su proposta del Ministro dell'interno Pisanu, delibera il movimento di 12 Prefetti;
il 19 luglio 2006 il Prefetto Adriana Fabbretti, direttore dei Servizi elettorali del Viminale, nel corso dell'audizione alla Giunta delle elezioni della Camera dei deputati, «alla domanda dell'onorevole Donata Lenzi, il Prefetto Fabbretti aveva risposto "Probabilmente, vi saranno stati anche dei tempi tecnici, perché l'afflusso dei dati al Ministero crea delle code, in quanto ogni prefettura invia il proprio dato. Quando chiedevo perché si fermasse la trasmissione mi spiegavano che ciò era dovuto al fatto che si creavano dei blocchi. In prefettura, forse, il dato arrivava prima, perché era singolo. Ci saranno stati dei motivi tecnici, sui quali non sono in grado di riferire". Donata Lenzi: "Quindi, lei dice che quel vuoto che ha tenuto l'Italia con il fiato sospeso tra le 16 e le 17,30 di lunedì è stato provocato solo da una causa tecnica?" Prefetto Fabbretti: "Sì. La causa è stata solo tecnica, anche perché i dati venivano trasmessi su internet automaticamente, e quindi non si potevano bloccare.«»;
il 14 dicembre 2006 Roberto Andracchio, dirigente dell'Area 1, capoufficio staff dell'Ufficio I dei Servizi informatici elettorali del Viminale, nel corso di una testimonianza resa negli Uffici della Questura di Roma-Digos, dichiara, tra l'altro, che: «Per quello che riguarda l'andamento dei flussi elettorali e, in particolare, i ritardi, voglio dire che la sera delle elezioni, intorno alle ore 20 circa, anche se non ricordo con precisione l'orario, ci siamo accorti di rallentamenti, all'inizio minimi ma che andavano crescendo. Vale a dire i dati che arrivavano dalle Prefetture non erano diffusi istantaneamente ma si mettevano in coda provocando ritardi. Abbiamo verificato il corretto funzionamento dei nostri sistemi del centro informatico e poi, attraverso uno scambio di informazioni con il Dipartimento della pubblica sicurezza, ci è stato segnalato il malfunzionamento di una macchina di sicurezza "anti-intrusione" interna alla rete del Centro informatico, ossia un apparato di rete a salvaguardia degli apparati interni al Centro tecnico. Abbiamo risolto il problema baipassando questa macchina e adottando altre misure di sicurezza e in tempi piuttosto rapidi, circa 20 minuti, dopo aver focalizzato il problema, la situazione si è normalizzata. Diciamo che il "blocco" è durato circa 30 minuti e nei 15 o 20 minuti successivi, risolto il problema, tutto l'arretrato, ovvero i dati che erano stati messi in coda, sono stati regolarmente diffusi. Non ci sono stati ritardi nel completamento delle operazioni diffusione dati.» («i libri di diario», numero 3, maggio 2007 - pagina 23);
marzo 2007, Enrico Deaglio, direttore di Diario, che aveva formulato alcune domande al Ministero dell'interno, alla domanda specifica: ci furono blocchi di trasmissione dati quella notte?, Felice Colombrino, capo ufficio stampa del Ministero dell'interno, risponde: «... l'interruzione della diffusione dei dati sul sito internet è avvenuta una sola volta ed è durata 32 minuti (dalle ore 00.10 alle ore 00.42). Nei successivi 20 minuti si è provveduto a smaltire celermente e a diffondere tutte le comunicazioni accumulate. La breve interruzione è stata causata da un transitorio, rallentato funzionamento di un apparato di rete locale del Ministero


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dell'interno, collegato al sistema di diffusione dei dati. Durante la notte delle elezioni è stata assicurata la presenza di specialisti Siemens per la sola, eventuale assistenza al personale interno del Ministero che ha gestito direttamente le fasi operative ed i rapporti con le Prefetture.» («i libri di diario», numero 3, maggio 2007 - pagina 59);
il 3 gennaio 2006 viene approvato dal Consiglio dei ministri il decreto-legge n. 1, che sarà convertito con modificazioni il 27 gennaio dalla legge n. 22 con il quale si dettano, tra l'altro, «disposizioni urgenti ... per la rilevazione informatizzata dello scrutinio...»;
il 21 febbraio 2006 il Ministro per l'innovazione e le tecnologie in risposta all'interrogazione 4-10195 presentata dal senatore Fiorello Cortiana, in relazione alla nomina gli operatori informatici - previsti dall'articolo 2, comma 1, del decreto-legge n. 1 del 2006 - scriveva che «la loro individuazione dovrà necessariamente basarsi sulle capacità tecniche possedute; in ogni caso ad essi verranno forniti specifica formazione e adeguato addestramento.»;
il 21 marzo 2006, il Ministro per l'innovazione e le tecnologie emanò un decreto di nomina degli operatori informatici e otto giorni dopo, il 29 marzo, ne emise un secondo, avendo «Ritenuto opportuno ampliare l'elenco degli operatori informatici al fine di disporre di un adeguato numero di soggetti che assicurino l'esecuzione della rilevazione informatizzata dello scrutinio delle elezioni politiche 2006 nella totalità degli uffici elettorali di sezione»; nella Gazzetta Ufficiale n. 81 di giovedì 6 aprile 2006, non sono stati pubblicati i due decreti ma un comunicato nel quale si dice che «I suddetti provvedimenti sono consultabili sul sito del Ministro per l'innovazione e le tecnologie denominato www.innovazione.gov.it», oggi introvabili; dai due decreti si evince che sono stati nominati 39.838 operatori informatici come di seguito indicato:
provincia di Roma: 7.817 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 1.899 unità pari al 24,29 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 9.716 unità;
provincia di Rieti: 875 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 135 unità pari al 15,43 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 1.010 unità;
provincia di Viterbo: 1.206 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 331 unità pari al 27,45 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 1.537 unità;
provincia di Latina: 1.898 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 160 unità pari all'8,43 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 2.058 unità;
provincia di Frosinone: 1.943 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 92 unità pari al 4,73 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 2.035 unità;
provincia di Genova: 2.148 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 432 unità pari al 20,11 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 2.580 unità;
provincia di Imperia: 981 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 51 unità pari al 5,20 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 1.032 unità;
provincia di La Spezia: 1.077 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 18 unità pari all'1,67 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 1.095 unità;
provincia di Savona: 1.036 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 62 unità pari al 5,98 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 1.098 unità;
provincia di Bari: 3.057 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 449 unità pari al 14,69 per cento (decreto


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ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 3.506 unità;
provincia di Barletta-Andria-Trani: 557 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 2 unità pari allo 0,36 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 559 unità;
provincia di Brindisi: 1.151 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 127 unità pari all'11,03 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 1.278 unità;
provincia di Lecce: 1.989 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 249 unità pari al 12,52 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 2.238 unità;
provincia di Taranto: 1.652 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 170 unità pari al 10,29 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 1.882 unità;
provincia di Foggia: 1.737 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 187 unità pari al 10,77 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 1.924 unità;
provincia di Cagliari: 1.734 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 134 unità pari al 7,73 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 1.868 unità;
provincia di Nuoro: 860 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 41 unità pari al 4,77 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 901 unità;
provincia di Carbonia-Iglesias: 365 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: - unità pari al - per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 365 unità;
provincia di Medio Campidano: 289 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 5 unità pari all'1,73 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 294 unità;
provincia di Olgiastra: 225 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 5 unità pari al 2,22 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 230 unità;
provincia di Oristano: 875 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 31 unità pari al 3,54 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 906 unità;
provincia di Sassari: 1.357 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 128 unità pari al 9,43 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 1.485 unità;
provincia di Olbia-Tempio: 299 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 2 unità pari allo 0,67 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 301 unità;
Totali: 35.128 (decreto ministeriale 21 marzo 2006); incremento: 4.710 unità pari al 13,41 per cento (decreto ministeriale 29 marzo 2006); totale operatori informatici: 39.838 unità;

il 10 aprile 2006, seconda giornata della tornata elettorale, il Ministro per l'innovazione e le tecnologie emette un terzo decreto per nominare ulteriori 176 operatori informatici «stante il fatto che gli elenchi approvati» con i precedenti decreti «sono risultati insufficienti al momento dell'effettiva presentazione ai seggi degli operatori»;
il 3 gennaio 2006 viene approvato dal Consiglio dei ministri il decreto-legge n. 1, che sarà convertito con modificazioni il 27 gennaio dalla legge n. 22 con il quale si dettano, tra l'altro, «disposizioni urgenti ... per la rilevazione informatizzata dello scrutinio...»;
il 14 marzo 2006 viene sottoscritto il «Contratto per l'affidamento della realizzazione di un Sistema integrato per la


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rilevazione informatizzata dello scrutinio alle elezioni politiche del 2006, nonché per la sperimentazione della trasmissione informatizzata dei risultati dello scrutinio agli uffici preposti alla proclamazione e convalida degli eletti» sottoscritto il 14 marzo 2006 dall'ingegner Mario Pelosi per conto della «Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per le innovazioni e le tecnologie» e dal signor Marcello Giuseppe Caruti Antonelli per conto di «Telecom Italia Spa» in quanto Impresa mandataria capogruppo di un Raggruppamento Temporaneo di Imprese, per un importo di euro 27.995.000 (iva esclusa); detto contratto manca delle pagine da 8 a 27 e dalla 29 alla 40 nonché dei 4 allegati («i libri di diario», numero 3, maggio 2007 - riproduzione del contratto alle pagine 60/62);
il 21 febbraio 2006 il Ministro per l'innovazione e le tecnologie in risposta all'interrogazione 4-10195 presentata dal senatore Fiorello Cortiana, scriveva che «A proposito del rilievo circa le modalità di affidamento della gestione e realizzazione dello scrutinio elettronico, si osserva che il citato decreto-legge n. 1 del 2006 ha espressamente previsto che tale affidamento avvenga in deroga alle norme di contabilità generale dello Stato, stante il brevissimo lasso di tempo disponibile prima della consultazione elettorale; lo svolgimento delle procedure ordinarie sarebbe stato infatti impossibile in tempi tanto ristretti. La modalità prescelta è quindi quella della trattativa privata; in tal senso, sulla base di procedure trasparenti e nel pieno rispetto delle leggi del mercato, verranno valutate l'economicità e la funzionalità delle offerte.»;
il 9 marzo 2006 la società Ales srl di Selargius (Cagliari) fa notificare al Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie presso il Consiglio dei ministri e al Ministero dell'interno un atto stragiudiziale di diffida (avente ad oggetto il servizio di rilevazione informatizzata dei risultati degli scrutini elettorali in occasione delle elezioni politiche del 2006), dall'utilizzare - onde non incorrere nelle medesime violazioni di legge attribuite a E.D.S. Italia S.p.A, ognuno per quanto di propria competenza: numeri di licenze d'uso del programma «Seggio Elettorale Elettronico e-Voto®», oltre la misura massima delle 2.500 cedute dalla Ales S.r.l. nel 2004, in relazione alla lesione dei diritti alla stessa riferibili quale titolare del prodotto denominato «Seggio Elettorale Elettronico e-Voto®»;
il 24 marzo 2006, mancavano appena 16 giorni alle elezioni. E un giornale (Diario ndr) sollevava degli interrogativi gravissimi su una vicenda (lo scrutinio elettronico ndr) di cui, apparentemente, nessuno aveva mai sentito parlare ... «il contratto era riservato» ... non c'era stato un regolare appalto, ma si era dovuto procedere rapidamente perché era cambiata la legge elettorale. Non venne data particolare risposta a una ditta di informatica sarda, la Ales, che aveva condotto precedenti sperimentazioni con un proprio software brevettato e che si vedeva scippata della sua invenzione. Della serietà delle tre società che si erano unite per assicurarsi l'appalto di 32 milioni di euro, poi, non si poteva dubitare. La Telecom era ... già impegnata nei servizi elettorali per tutto ciò che riguardava la telefonia; la Accenture (l'ex Arthur Andersen travolta dallo scandalo Enron) ... la Eds, fondata dal miliardario americano Ross Perot ... il contratto, che non era visibile, non dipendeva dal Ministero dell'interno, ma dal Dipartimento per l'innovazione e della tecnologia, diretto da Lucio Stanca. Un dipartimento che fa parte della presidenza del Consiglio («i libri di diario», numero 3, maggio 2007 - pagina 20);
il 5 aprile 2006, sul quotidiano International Herald Tribune appare un articolo di Eric Sylvers, corrispondente dell'International Herald Tribune da Milano nel quale, tra l'altro, scrive che «Il decreto relativo al nuovo metodo di scrutinio (elettronico) dei voti, approvato dal Governo Berlusconi in gennaio, indica che in caso di contestazione dei voti scrutinati elettronicamente, questi non saranno considerati validi e saranno utilizzati i voti scrutinati manualmente. Ma i critici affermano che


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un tale sviluppo potrebbe portare a una crisi simile a quella avvenuta in Florida nelle elezioni presidenziali americane del 2000. I critici sottolineano inoltre che il figlio di un ministro (Pisanu) è partner in una delle società che gestiranno il processo dello scrutinio elettronico (Accenture). ... Il contratto principale è stato assegnato, senza un bando pubblico, a Telecom Italia... Telecom Italia ha rifiutato di commentare sulla sua scelta di utilizzare Accenture...»;
il 6 aprile 2006 il quotidiano La Repubblica pubblica un articolo proveniente da Milano a firma Luca Fazzo, con occhiello «L'Allarme»; titolo: «Falle nel sistema di voto elettronico»; sottotitolo: «Rapporto al Viminale: rischi di attacchi, intrusioni e blocchi»; sommari: «I tecnici segnalano varchi nel sistema di sicurezza, che possono essere utilizzati da hacker». «Individuate due linee interne telefoniche del ministero in grado di agire come "porte"». «La polizia postale ha attivato un servizio 24 ore su 24 per le denunce di incursioni». «Alcune falle rendono vulnerabile il sistema di "voto elettronico" che in occasione delle elezioni politiche di domenica e lunedì raccoglierà ed elaborerà le schede di parte degli elettori italiani. Secondo un rapporto pervenuto nei giorni scorsi ai responsabili del ministero degli Interni, il sistema - appaltato dal Viminale a tre società private - è esposto ad attacchi, incursioni e blocchi. Inoltre il rapporto segnala l'individuazione all'interno del Ministero degli interni di postazioni in grado di entrare nel sistema senza motivo apparente. L'esperimento voluto dal Governo riguarda, come è noto, il voto di quattro regioni - Lazio, Liguria, Puglia e Sardegna - ed è stato affidato senza gara d'appalto ad un consorzio composto dall'americana Eds, da Accenture (ex Andersen Consulting) e da Telecom Italia. Nei giorni scorsi una serie di polemiche politiche avevano investito l'operazione, in particolare per quanto riguardava il sistema di consegna del voto dei seggi, affidato a diciottomila lavoratori interinali muniti di una chiavetta Usb con i dati da riversare nel cervellone centrale. Ma ora l'attenzione del ministero è focalizzata sulle lacune indicate dal rapporto promosso dallo stesso Viminale sul sistema operativo che gestirà i dati. Lunedì scorso una riunione dei responsabili dell'operazione ha comunque ritenuto che le falle non impediscano di proseguire l'esperimento: il voto elettronico, dunque, va avanti. Anche perché in caso di contestazioni e di discrepanze, a fare testo saranno comunque i tradizionali verbali su carta. Ad allarmare i tecnici sono stati alcuni varchi nel sistema di sicurezza che protegge il sistema, che potrebbero essere utilizzati da hacker - cioè da vandali informatici - per alterare il flusso dei dati o per paralizzarlo con quella che in gergo si chiama Dos, un sovraccarico di dati tale da mandare in tilt il servizio. Ma allarmante è stata anche l'individuazione di due utenze telefoniche interne del ministero in grado di agire come roots, le porte d'accesso privilegiate che dovrebbero essere riservate agli operatori del sistema. Il rischio di attacchi informatici in occasione delle elezioni è considerato alto dagli specialisti del settore. La polizia postale ha attivato un servizio 24 ore su 24 per raccogliere le denunce di incursioni come quelle che due giorni fa hanno paralizzato i siti web di due importanti aziende di comunicazione.» («i libri di diario», numero 3, maggio 2007 - pagina 57);
«Telecom ha anche una serie di doveri pubblici, tra cui quello di assicurare il funzionamento delle intercettazioni telefoniche richieste dalla magistratura ... e l'archivio di tutto il traffico telefonico ... la security Telecom ha spiato concorrenti, dipendenti, ha organizzato dossieraggi ... si è interfacciata con i servizi segreti italiani e francesi, ha ricattato, controllato, spiato, ha alimentato una serie notevole di società di consulenza che in realtà erano di spionaggio. Ma la punta di diamante dell'organizzazione ... è il Tiger Team, di cui l'animatore è Fabio Ghioni ... del Tiger Team fanno parte diverse persone; oltre a Ghioni, Rocco Lucia, Andrea Pompili, Alfredo Melloni, Roberto Preatoni ... A conoscere molti segreti del Tiger Team è Adamo Bove, responsabile della security


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della Tim. Collabora con i magistrati di Milano che conducono l'inchiesta ... Precipita da un viadotto sulla tangenziale di Napoli il 21 luglio 2006 ... è curioso che uomini del Tiger Team capitanato da Fabio Ghioni siano stati coinvolti dal Viminale per curare la sicurezza delle operazioni elettorali del 2006 e in particolare impedire intrusioni di hacker: così entrarono al Viminale, realizzarono un lungo e dettagliato sopralluogo, fecero un'ispezione delle macchine, simulazioni di attacchi, verifica di password e meccanismi antintrusione.» («i libri di diario», numero 3, maggio 2007 - pagine 16-17);
«Le notizie che Luca Fazzo ebbe per lo scoop sull'allarme al Viminale venivano da Fabio Ghioni, il capo del Tiger Team della Telecom, alle dirette dipendenze di Giuliano Tavaroli.» («i libri di diario», numero 3, maggio 2007 - pagina 25);
il 1 marzo 2007, Il Sottosegretario di Stato per l'interno Francesco Bonato, in risposta all'interrogazione dell'onorevole Licandro, scriveva che «Com'è noto, la rilevazione informatizzata dello scrutinio delle elezioni politiche del 2006, prevista dall'articolo 2 della legge 27 gennaio 2006, n. 22, è stata curata dal Ministero dell'interno e dal Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie della Presidenza del Consiglio dei ministri. In particolare, questa Amministrazione ha seguito la realizzazione della fase preparatoria, assicurando la conformità alle norme delle procedure e diramando le numerose circolari a tutti i soggetti coinvolti, mentre il Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie si è occupato degli aspetti operativi compresa l'organizzazione sul campo, l'assistenza tecnica, l'individuazione delle società private coinvolte nell'iniziativa e la gestione della relativa attività contrattuale. In vista delle elezioni politiche del 9 e 10 aprile 2006, per rendere ancora più sicuro il sistema informatico di diffusione dei risultati elettorali, è stata pianificata un'attività di verifica e test mirata specificamente a prevenire eventuali attacchi informatici. Tale attività, svolta nel mese di marzo 2006, ha visto coinvolti oltre ai competenti uffici ministeriali, Telecom Italia S.p.a, che ordinariamente svolge attività sulla rete del Ministero sulla base di convenzioni con il Dipartimento della pubblica sicurezza, e il già citato Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie della Presidenza del Consiglio dei ministri. Quest'ultimo Dipartimento ha affidato l'incarico dell'effettuazione dei test anti-hacker alla Telecom Italia S.p.A. che ha quindi comunicato i nomi delle persone incaricate al Centro tecnico informatico della Direzione centrale dei servizi elettorali, per consentirne l'accesso presso il Compendio Viminale. Fra questi nominativi era compreso anche quello del signor Rocco Lucia. Si precisa che il personale indicato da Telecom Italia S.p.A. non è intervenuto né sulle macchine, né sui programmi di raccolta e diffusione dati del Centro tecnico informatico della Direzione centrale dei servizi elettorali ed ha effettuato esclusivamente simulazioni di attacco alla rete. Solo in questo ambito di attività si è svolto l'incarico del consulente Telecom Rocco Lucia.»;
marzo 2007, Felice Colombrino, capo ufficio stampa del Ministero dell'interno rispondendo a una domanda del direttore di Diario, Enrico Deaglio, nel richiamare la risposta all'interrogazione dell'onorevole Licandro, aggiungeva che «il signor Alfredo Melloni, il cui nominativo figurava tra quelli comunicati dalla Telecom Italia S.p.A., ha partecipato solo nei primissimi giorni all'attività specificata nella risposta alla predetta interrogazione.» («i libri di diario», numero 3, maggio 2007 - pagina 59);
il 17 maggio 2007, come riportato dall'Agenzia ANSA, nell'ambito della trasmissione «Prima serata» in onda su Telelombardia condotta da David Parenzo, è andata in onda una intervista realizzata da Stefano Golfari in cui Pilerio Plastina, avvocato di Fabio Ghioni, ha affermato che «Se gli specialisti del Tiger team, prestati al Viminale, avessero voluto manipolare i dati informatici delle elezioni politiche, sicuramente non avrebbero lasciato tracce. Perché già avevano tutte le


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chiavi di accesso e quindi non avevano alcun bisogno di entrare come hacker nel sistema ... è vero invece che le tre incursioni informatiche ... ci sono state, ma sono state rilevate e contrastate dallo stesso Tiger Team» -:
se risulti dagli atti depositati presso i ministeri interrogati:
a) quali ragioni abbiano indotto il Ministero dell'interno a insediare dodici prefetti nel pieno della campagna elettorale;
b) con quali modalità il Ministero dell'interno abbia proceduto alla raccolta dei dati e alla loro successiva comunicazione ai mezzi di stampa nel periodo intercorso dall'apertura delle urne elettorali alla diffusione definitiva dei dati ufficiosi da parte dello stesso Ministero;
c) per quale motivo, nella notte tra il 10 e l'11 aprile 2006, nel corso dello scrutinio dei voti, l'aggiornamento dei dati che affluivano al Ministero dell'interno sia stato sospeso per diverse ore e facendo ritardare la diffusione all'opinione pubblica dei dati ufficiosi da parte del Ministero dell'interno;
d) a chi siano imputabili gli eventuali errori materiali che hanno portato alla quantificazione complessiva di 43.028 schede contestate nell'elezione della Camera dei deputati;
e) le ragioni per le quali gli errori concernenti la quantificazione delle schede contestate si siano concentrati in un numero limitato di province, in particolare quelle di Catania, Como, Enna, Pisa e Udine, e a quale livello, territoriale o centrale, tali errori sono stati compiuti;
f) per quale motivo il Ministero dell'interno abbia impiegato quarantotto ore per rendersi conto degli errori materiali di cui alle lettere d) ed e);
g) quali dotazioni tecniche il Ministero della giustizia ha messo a disposizione degli uffici elettorali circoscrizionali per le operazioni di somma dei dati di ogni sezione elettorale e di trasmissione degli stessi all'Ufficio centrale costituito presso la Corte di cassazione;
h) quanto tempo abbiano impiegato gli uffici elettorali istituiti presso ciascuna corte d'appello per trasmettere i dati definitivi all'Ufficio centrale e quali siano la data e l'ora di tali trasmissioni;
i) come si sia proceduto alla individuazione degli operatori informatici;
l) chi abbia controllato che gli operatori informatici avessero i requisiti di cui si dà atto essere in loro possesso nei decreti di nomina e che avessero ricevuto la necessaria specifica formazione e l'adeguato addestramento;
m) quando sia stato reso noto al Ministero per l'innovazione e le tecnologie il numero totale degli uffici elettorali di sezione delle regioni interessate allo scrutinio elettronico;
n) per quali ragioni i decreti di nomina degli operatori informatici non siano stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale;
o) ammesso che il 9 aprile 176 operatori informatici non si siano presentati all'ufficio elettorale di sezione, come abbia fatto ad individuarli per poi nominarli con decreto il giorno successivo;
p) se il contratto sottoscritto tra «Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per le innovazioni e le tecnologie» e la Telecom Italia spa sia pubblico e conoscibile e, in caso contrario, per quali motivi non lo sia;
q) se e quali società siano state invitate a presentare un'offerta per la realizzazione di un Sistema integrato per la rilevazione informatizzata dello scrutinio alle elezioni politiche del 2006, nonché per la sperimentazione della trasmissione informatizzata dei risultati dello scrutinio agli uffici preposti alla proclamazione e convalida degli eletti; e, nel caso fossero diverse le proposte ricevute, quali siano i motivi che hanno portato a scegliere Telecom


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Italia SpA in quanto Impresa mandataria capogruppo di un Raggruppamento Temporaneo di Imprese;
r) se risponda al vero che l'ingegner Mario Pelosi, che ha sottoscritto per conto della «Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per le innovazioni e le tecnologie» il contratto con Telecom Italia Spa, era stato in precedenza Socio della Andersen Consulting/Accenture;
s) se risponda al vero che il signor Gianmario Pisanu, al momento della firma del contratto di cui al punto 2, era socio della Accenture;
t) quali iniziative abbia preso il Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie presso il Consiglio dei ministri e il Ministero dell'interno a seguito dell'atto stragiudiziale di diffida promosso dall'azienda Ales srl di Selargius (Cagliari);
u) quali siano i nomi degli esperti che Telecom Italia S.p.A. ha comunicato al Centro tecnico informatico della Direzione centrale dei servizi elettorali; in quali date si sia svolta l'attività di verifica e test mirata specificamente a prevenire eventuali attacchi informatici, per quante ore, quale attività sia stata svolta, se e da chi siano stati controllati; se a seguito della verifica sia stato fatto un rapporto e se esso sia pubblico e conoscibile;
v) se risponda al vero che gli esperti della Telecom Italia S.p.A. individuarono due utenze telefoniche interne del ministero in grado di agire come roots, le porte d'accesso privilegiate che dovrebbero essere riservate agli operatori del sistema; se sia stato appurato chi e quando le avesse fatte attivare; se e quando sono state disattivate;
z) se risulti che tra gli esperti della Telecom Italia S.p.A. ammessi al Viminale vi fossero persone coinvolte in attività di intelligence illegale nel contesto delle elezioni regionali del 3 e 4 aprile 2005, il cosiddetto caso Laziogate;
aa) quali misure abbia adottato per mettere in sicurezza i sistemi informatici del Viminale da eventuali attacchi provenienti dal gestore della rete;
ab) se risponda al vero che la polizia postale attivò un servizio 24 ore su 24 per raccogliere le denunce di incursioni, se era un numero verde, se era pubblico e come era stato pubblicizzato, quante denunce abbia raccolto e di che tipo; quali siano le due importanti aziende di comunicazione le cui incursioni abbiano paralizzato i siti web;
ac) perché il Viminale non si sia rivolto al GAT, il nucleo speciale frodi telematiche della Guardia di finanza che, nel sito ufficiale scrive che «Oltre a tirar fuori dai guai Ministeri, Enti pubblici e importanti imprese ... i super-esperti di questo Nucleo Speciale sono stati attori di una delle più mirabolanti investigazioni che ha assicurato alla giustizia gli hacker colpevoli di aver violato il Pentagono, la NASA e diversi governi stranieri»;
ad) chi e con quali strumenti sia stato preposto a controllare che Telecom non abusasse dei compiti istituzionali affidatigli e della disponibilità della rete;
ae) se, a seguito delle attività di spionaggio illegale messe in atto dai massimi dirigenti della sicurezza Telecom abbia preso provvedimenti, e quali, nei confronti della società; se e quali controlli abbia predisposto, se e quali misure abbia preso per evitare il ripetersi dei fatti citati.
(4-00045)

MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per l'attuazione del programma di Governo. - Per sapere - premesso che:
il 31 marzo 2008 il Ministro per l'attuazione del programma, Giulio Santagata, ha dichiarato che «il dato Istat sull'inflazione certifica l'esistenza di un problema grave per le famiglie italiane». Le dichiarazioni si riferiscono al dato secondo cui l'inflazione nel nostro Paese è salita fino al 3,3 per cento, e il giorno successivo il Ministro ha aggiunto che «si è deciso di verificare la praticabilità di sterilizzare la quota fiscale dell'aumento di prezzi e tariffe, in particolare quelle energetiche,


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sulla falsa riga di quanto fatto per i carburanti con la Finanziaria 2008». Da qui la «decisione di elaborare una serie di possibilità e strumenti da proporre all'opposizione, un pacchetto di iniziative per alleggerire il peso delle famiglie». Misure che, sempre attraverso una «valutazione con l'opposizione», potrebbero essere varate con un «eventuale decreto» -:
se e quali iniziative si intendano assumere in relazione ai problemi evidenziati dal ministro Santagata.
(4-00047)

ZAMPARUTTI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, FARINA COSCIONI e MECACCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 4 marzo 2008 l'Istat - rispondendo al Vice ministro dell'economia e delle finanze Vincenzo Visco, che aveva «corretto» i dati dell'Istituto parlando di un 42,5 per cento - ha ribadito che la pressione fiscale, relativa sia alle tasse sia ai contributi, nel 2007 è stata pari al 43,3 per cento -:
quali siano le ragioni di una così forte differenza tra i due dati.
(4-00049)

MECACCI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il 4 agosto 2007 il Congresso americano ha approvato la legge Foreign Intelligence Surveillance Act, che permette ai servizi segreti americani di intercettare le comunicazioni elettroniche dei cittadini non americani al di fuori del territorio USA, a condizione che le comunicazioni passino sul territorio di quel Paese. Secondo la nuova legge, per svolgere le intercettazioni non sarà necessaria l'autorizzazione giudiziaria, ed esse potranno coinvolgere anche cittadini europei, ad avviso dell'interrogante violando gravemente il diritto alla riservatezza e i diritti civili in generale;
anche i deputati europei Graham Watson, Presidente del gruppo ALDE, e Sophie In't Veld, eurodeputata olandese, hanno depositato una interrogazione al fine di ottenere informazioni dal Consiglio e dalla Commissione europea al riguardo -:
come siano protetti i dati personali dei cittadini italiani ed europei, e quali mezzi di ricorso questi abbiano quando le loro comunicazioni sono intercettate sulla base della nuova legge americana;
quale sia la relazione tra gli accordi UE-USA di estradizione e le informazioni ottenute sui cittadini UE attraverso il Foreign Intelligence Surveillance Act;
se intenda informare regolarmente il Parlamento italiano ed esercitare pressioni sul Consiglio e la Commissione europea perché questi informino regolarmente il parlamento europeo ed i parlamenti nazionali sul dialogo transatlantico che le istituzioni europee conducono nel quadro del Gruppo di Contatto ad Alto Livello, ed in particolare sulle discussioni in materia di protezione dei dati personali;
se l'amministrazione USA si sia consultata con le istituzioni europee ed i governi degli Stati membri dell'UE, incluso il Governo italiano, in merito a questa legge ed alle implicazioni per i cittadini dell'UE e, se è il caso, se ciò sia avvenuto a livello amministrativo o politico;
se non ritenga di dover chiedere all'amministrazione USA chiarimenti in merito all'impatto di questa legge sui diritti e le libertà fondamentali dei cittadini italiani ed europei, ed intervenire sulla Commissione europea perché questa faccia lo stesso;
se non ritenga di condurre un'indagine su come i dati personali dei cittadini italiani ed europei possano essere ottenuti da Stati terzi, ed in particolare dagli USA, e sulla base di quali leggi e norme, e se


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non ritenga di intervenire sulla Commissione europea perché questa faccia lo stesso.
(4-00050)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 47 della legge n. 222 del 1985, «Disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi», recita, tra l'altro, che: «A decorrere dall'anno finanziario 1990 una quota pari all'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, è destinata, ... in parte, a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica»;
l'articolo 48 recita, tra l'altro, che «Le quote di cui all'articolo 47, secondo comma, sono utilizzate ... dalla Chiesa cattolica per esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo» -:
su quali banche siano state versate dette somme a partire dal 1990;
se e quali controlli siano stati effettuati al fine di verificare che le somme siano state utilizzate per gli scopi previsti dalla legge e, in caso contrario, se intenda effettuarne.
(4-00051)

MECACCI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la legge 11 giugno 1974, n. 252, la cosiddetta «legge Mosca», ha concesso la possibilità di regolarizzare nell'assicurazione generale obbligatoria per l'invalidità, la vecchiaia e superstiti, nell'assicurazione contro la disoccupazione involontaria e nell'assicurazione contro la tubercolosi «i periodi di lavoro o di attività politico sindacale ... prestati alle dipendenze dei partiti politici rappresentati in Parlamento, delle organizzazioni sindacali, degli istituti di patronato e di assistenza sociale e delle associazioni nazionali di rappresentanza, assistenza e tutela dei movimento cooperativo»;
nel nostro paese ci sono oltre 37.000 persone che hanno avuto benefìci ai fini pensionistici in ragione di detta legge nonostante che, quando detta legge fu varata, l'allora XIII Commissione permanente con apposita relazione prevedeva un carico di circa 3.000 domande;
il Senatore Eugenio Filograna, attraverso l'interrogazione 4-12110 del 30 luglio 1998, alla quale non è mai stata data risposta, annunciava che «in considerazione del fatto che ad oggi nessuno organismo dello Stato si è attivato per smascherare i falsi pensionati, l'interrogante ha ritenuto opportuno incaricare un pool di avvocati per denunciare di associazione a delinquere, truffa, concorso in truffa, appropriazione indebita, falso ideologico e materiale, il tutto finalizzato al voto di scambio i seguenti soggetti: a) i componenti della commissione presso il Ministero del lavoro che, nel tempo, ha valutato in maniera compiacente le domande presentate; b) le commissioni INPS per i pareri espressi; c) i consigli di amministrazione dell'INPS che si sono avvicendati nel tempo, per mancata vigilanza e mala gestione delle risorse dell'Istituto; d) i segretari politici e amministrativi dei partiti politici che hanno presentato e sottoscritto false documentazioni, elemento base della truffa ai danni dello Stato; e) i segretari e gli amministratori delle organizzazioni sindacali per i motivi di cui sopra al punto d); f) tutti i magistrati che si sono resi correi e comunque omissivi rispetto le notitiae criminis»;


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secondo il quotidiano Il Giornale del 15 agosto 2002 un centinaio di procure della Repubblica hanno avviato indagini legate all'utilizzo truffaldino della legge -:
quali lavoratori e in quale misura abbiano fruito dei benefici della legge 11 giugno 1974, n. 252;
quali organizzazioni abbiano presentato le relative domande di regolarizzazione;
quanto sia stato versato per regolarizzare le posizioni in oggetto;
se le situazioni regolarizzate rispondessero almeno ai requisiti prescritti dalla legge ed in particolare: se si trattasse effettivamente di attività lavorative retribuite (articolo 1, primo comma); se sussistesse il carattere di attività continuativa e prevalente, in particolare per i periodi in cui gli interessati, come risulta da notizie di stampa, già ricoprivano importanti cariche pubbliche retribuite (articolo 1, primo comma); se le qualifiche lavorative dichiarate, di cui all'articolo 2, secondo comma, erano compatibili con la preparazione culturale e professionale degli interessati; se le domande erano corredate dalla documentazione di cui all'articolo 2, quarto comma, e se tale documento era sufficiente;
quanti siano i procedimenti penali collegati alle domande di applicazione dei benefici previdenziali della legge n. 252 del 1974, quanti siano già esauriti e con quale esito, quanti siano in corso e quali reati siano stati ipotizzati;
i risultati, sinanco parziali, della commissione di indagine annunciata nel febbraio del 1996 dal Ministro Treu;
se detta pensione sia cumulabile con gli assegni vitalizi per aver svolto le attività di consigliere regionale, parlamentare nazionale e deputato europeo.
(4-00054)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 16 marzo 1962 la «Suprema Sacra Congregazione del Sant'Ufficio» della Santa Sede (oggi «Congregazione per la dottrina della Fede», in origine «Sacra Congregazione della Romana e Universale Inquisizione») diramava «a tutti i Patriarchi, gli Arcivescovi, i Vescovi e Ordinari di altre sedi, anche di "Rito Orientale"», l'Istruzione «Crimen sollicitationis», destinato ad essere «diligentemente conservato nell'archivio segreto della curia», con la quale si impone il silenzio perpetuo, pena la sospensione «a divinis», a tutte le persone coinvolte in processi in materia di crimini sessuali commessi da membri del clero;
detto documento non è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale della Santa Sede in conformità con il canone 8 § 1 del Titolo I del «Codice di diritto canonico» («Le leggi ecclesiastiche universali sono promulgate con l'edizione nella Gazzetta ufficiale degli Acta Apostolicae Sedis, a meno che in casi particolari non sia stato stabilito un modo diverso di promulgare ...»);
da tale documento emerge che la Santa Sede ha prescritto, adottato e fatto adottare, proposto ed imposto alle suddette autorità ecclesiastiche comportamenti volti a sottrarre ad ogni pubblica conoscenza e alla giustizia gli abusi sessuali compiuti da membri del clero;
il 18 maggio 2001 la «Congregazione per la dottrina della Fede» della Santa Sede diramava l'epistola «De Delictis Gravioribus», con la quale si «attualizza» l'istruzione «Crimen sollicitationis» del 1962;
in detto documento, scrivendo dei delitti contro la morale, si cita quello «commesso da un membro del clero contro il sesto comandamento del decalogo con un minore di diciotto anni d'età» che viene riservato «al Tribunale apostolico


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della Congregazione per la dottrina della fede» e quindi soggetto «al segreto pontificio»;
il cardinale Tarcisio Bertone, all'epoca dei fatti Segretario della «Congregazione per la dottrina della Fede in una intervista rilasciata nel febbraio 2002 al mensile «30 giorni», diretto dal Sen. Giulio Andreotti, ebbe a dire che «Le Norme di cui stiamo parlando si trovano all'interno di un ordinamento giuridico proprio, che ha un'autonomia garantita, e non solo nei Paesi concordatari. Non escludo che in particolari casi ci possa essere una forma di collaborazione, qualche scambio di informazioni, tra autorità ecclesiastiche e magistratura. Ma, a mio parere, non ha fondamento la pretesa che un vescovo, ad esempio, sia obbligato a rivolgersi alla magistratura civile per denunciare il sacerdote che gli ha confidato di aver commesso il delitto di pedofilia. Naturalmente la società civile ha l'obbligo di difendere i propri cittadini. Ma deve rispettare anche il «segreto professionale» dei sacerdoti, come si rispetta il segreto professionale di ogni categoria, rispetto che non può essere ridotto al sigillo confessionale, che è inviolabile» -:
quali iniziative conoscitive nonché diplomatiche intenda prendere in relazione al fatto che le istruzioni contenute in questi documenti sono in contrasto con le politiche e le leggi della Repubblica Italiana, nonché con le norme ed i trattati dell'Unione europea e delle Nazioni unite in materia di diritti dell'uomo e libertà fondamentali e di lotta agli abusi sessuali, in particolare contro i bambini e le donne;
se intenda invitare la Santa Sede a rimuovere quelle prescrizioni che sono chiaramente ed esplicitamente volte a sottrarre all'amministrazione della giustizia i presunti responsabili di gravi delitti;
se intenda compiere un'indagine per verificare se i rapporti giuridici che regolano le relazioni tra la Repubblica italiana e la Santa sede e che concedono privilegi al clero, non siano in contrasto con le leggi della Repubblica, nonché con le norme e i trattati dell'Unione europea e delle Nazioni unite.
(4-00060)

ZAMPARUTTI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI e MECACCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nell'estate del 2001, il dottor Marco Tronchetti Provera acquista Telecom, comprando da Bell - holding con sede legale al 73 di Cote d'Eich, Lussemburgo - il 22,5 per cento delle azioni Olivetti che ne garantiscono il controllo; i soci della Bell raccolgono dalla transazione plusvalenze esentasse per due miliardi di euro, pari a circa 3.500 miliardi di vecchie lire;
il 31 luglio 2007 la Guardia di finanza notifica un accertamento della Agenzia delle entrate, che fa capo al Ministero dell'economia, di circa 1,8 miliardi di euro (comprendenti imposte evase, sanzioni e interessi) agli azionisti della Bell che detenevano il pacchetto di controllo di Telecom, in quanto lo Stato non avrebbe incassato le tasse sui profitti: i due miliardi di euro di plusvalenze della vendita Telecom sarebbero stati sottratti alla tassazione attraverso una «esterovestizione», termine tecnico con cui viene definita la fittizia localizzazione all'estero della residenza fiscale di una società che, al contrario, ha di fatto la sua attività e persegue il suo oggetto sociale in Italia;
il 27 novembre 2007 i pubblici ministeri milanesi Carlo Nocerino e Letizia Mannella, nell'avviso di conclusione delle indagini sull'omessa dichiarazione dei redditi nei confronti del finanziere bresciano Emilio Gnutti e di Alex Schmitt, rispettivamente amministratori di fatto e di diritto della società Bell utilizzata per la scalata a Telecom, sostengono che la società Bell solo formalmente era lussemburghese, ma era in realtà domiciliata a Milano presso la sede dello studio legale Freshfields Bruckhaus Deringer, sita in via dei Giardini n. 7;


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il 21 gennaio 2008 la finanziaria lussemburghese Bell annuncia che «La società ha sottoscritto un verbale di contraddittorio con l'Agenzia coi termini per la definizione conclusiva, tramite accertamento con adesione, della contestazione per presunta evasione fiscale relativamente alla plusvalenza conseguita per effetto della cessione ad Olimpia della partecipazione Olivetti, perfezionata nel 2001 (...) La decisione di pervenire alla definizione concordataria della vertenza comporta l'abbandono da parte dell'Agenzia stessa anche delle pretese avanzate nei confronti dei soci - tra cui Hopa - e degli amministratori a titolo di coobbligati solidali per i debiti fiscali di Bell comunque riconducibili all'operazione accertata. Per effetto dell'atto di cui sopra, le controversie già instaurate presso le sedi giudiziarie competenti saranno reciprocamente e definitivamente abbandonate» -:
se, sulla base degli atti depositati presso il ministero, risulti:
a) se risponda a verità che l'entità della cosiddetta maxi multa ammontava a 1,8 miliardi di euro;
b) se risponda a verità, come diffuso dalla nota della Bell del 21 gennaio 2008, che la Bell e l'Agenzia delle entrate hanno «sottoscritto un verbale di contraddittorio con l'Agenzia con i termini per la definizione conclusiva, tramite accertamento con adesione, della contestazione per presunta evasione fiscale relativamente alla plusvalenza conseguita per effetto della cessione ad Olimpia della partecipazione Olivetti, perfezionata nel 2001», per cui la Bell stessa pagherà all'Agenzia delle entrate una cifra pari a circa un decimo a quella prevista dalla maxi multa;
c) quali siano le ragioni per le quali l'Agenzia delle entrate, dipendente dal ministero dell'economia, sia addivenuta alla soluzione concordataria di cui sopra, e se il ministero ne fosse a conoscenza;
d) chi siano i soci e gli amministratori a titolo di coobbligati solidali per i debiti fiscali di Bell comunque riconducibili all'operazione accertata che, a seguito della definizione concordataria della vertenza, si vedranno cancellare le pretese avanzate dall'Agenzia delle entrate;
e) quali siano le controversie già instaurate dalle due parti presso le sedi giudiziarie competenti che saranno reciprocamente e definitivamente abbandonate.
(4-00064)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
fra poco 39 milioni di contribuenti italiani presenteranno la propria dichiarazione dei redditi ai fini dell'Irpef;
in occasione di tale dichiarazione la legge prevede che i contribuenti effettuino la scelta della destinazione dell'otto per mille Irpef (di seguito OPM) tra i sette soggetti concorrenti, tra cui lo Stato italiano in posizione di parità con gli altri;
il sistema di ripartizione indicato dalla legge n. 222 del 1985 prevede che anche la quota dell'OPM dei contribuenti che non hanno espresso una scelta sia ripartita tra i soggetti concorrenti in proporzione alle scelte espresse dagli altri contribuenti;
dai dati degli ultimi anni relativi alla destinazione dell'OPM, risulta che solamente il 39 per cento dei contribuenti italiani ha espresso una scelta circa il soggetto giuridico cui destinare i fondi, mentre il 61 per cento non ha espresso alcuna scelta;
tra coloro che hanno indicato una scelta, solamente il 10 per cento ha espresso l'indicazione di destinazione a favore dello Stato;
le confessioni religiose concorrenti a ripartirsi i fondi derivanti dall'OPM, in particolare la Conferenza Episcopale Italiana, svolgono periodicamente una massiccia


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propaganda attraverso l'acquisto di spazi pubblicitari sui maggiori mezzi di comunicazione di massa al fine di «accaparrarsi» una quota del mercato dei contribuenti che esprimono una scelta per la destinazione dell'OPM;
tale opera di propaganda ha fatto aumentare considerevolmente la percentuale delle scelte a favore dei soggetti che hanno maggiormente investito nella citata pubblicità, percentuale cresciuta per la Chiesa Cattolica in soli cinque anni dall'82,56 per cento all'88,8 per cento;
lo Stato italiano, al contrario, non svolge alcuna attività di pubblicizzazione dell'utilizzo dei fondi ad esso destinati dall'OPM né ha posto in essere campagne pubblicitarie volte ad aumentare il numero dei contribuenti che scelgono lo Stato tra i sette soggetti che concorrono alla ripartizione dei fondi derivanti dall'OPM;
è notorio come gran parte dei cittadini italiani non sia a conoscenza del reale sistema di ripartizione dei fondi dell'OPM, in particolare ignorando che la quota OPM di chi non esprime la scelta sarà comunque ripartita tra tutti i soggetti concorrenti sulla base della percentuale delle scelte espresse dagli altri contribuenti;
la percentuale dei cittadini che non effettua una scelta nella destinazione della propria quota dell'OPM (nonostante la quota di ciascuno venga comunque destinata anche in assenza di scelta) è in costante e significativo aumento, attualmente intorno al 60 per cento;
in materia di fiscalità, è onere del Governo italiano pubblicizzare ai cittadini il metodo di ripartizione dei fondi dell'OPM, essendosi dimostrate non sufficienti le scarne indicazioni contenute nella modulistica predisposta dall'Erario;
peraltro in molti casi i contribuenti italiani non avranno con certezza disponibilità diretta della modulistica per effettuare la scelta di destinazione dell'OPM (coloro che hanno percepito solo redditi di pensione, di lavoro dipendente o assimilati, attestati dalla certificazione CUD);
la legge n. 222 del 1985 e sue disposizioni di attuazione individuano chiaramente lo Stato come uno dei soggetti destinatari dell'OPM, in concorrenza con essi nella attrazione del consenso verso la scelta di destinazione;
dal 1996 ad oggi la percentuale di scelte espresse dai contribuenti a favore dello Stato è in costante e significativa riduzione, essendo passata dal 13,3 per cento del 2001 all'8,65 per cento del 2005;
la rinuncia sistematica dello «Stato» a pubblicizzare l'utilizzo dei fondi dell'OPM ad esso destinati e l'assenza di campagne pubblicitarie che incentivino i contribuenti ad esprimere le loro scelte a favore dello Stato, in costanza di propaganda da parte degli altri soggetti concorrenti, potrebbe rappresentare un danno economico al bilancio dello Stato e favorire un abnorme arricchimento degli altri soggetti -:
se non ritenga doveroso ottemperare agli obblighi imposti dalla legge, nonché di conoscere quale iniziative ha posto e intende porre in essere per:
a) informare, anche attraverso campagne mediatiche, i cittadini italiani circa il funzionamento del sistema di ripartizione dei fondi dell'otto per mille dell'Irpef, in particolare spiegando la reale destinazione delle quote dei contribuenti che non esprimono alcuna scelta;
b) pubblicizzare l'utilizzo da parte dello Stato italiano dei fondi ad esso destinati;
c) organizzare tempestivamente una campagna pubblicitaria volta ad invitare i contribuenti a scegliere lo Stato tra i soggetti destinatari della quota dell'otto per mille Irpef.
(4-00067)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente


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del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in Italia, gli edifici di culto appartengono in parte agli enti della Chiesa cattolica ed in parte allo Stato italiano. Questi ultimi sono stati acquisiti dallo Stato con le leggi eversive dell'asse ecclesiastico del 1848-1873. Nel 1929, l'allora Presidente del Consiglio Benito Mussolini, in occasione del trattato e del concordato con la Santa Sede, compose definitivamente la "questione romana" anche a proposito dei beni incamerati a suo tempo dallo Stato liberale. Un'apposita clausola, superflua dal punto di vista giuridico, accordò al nascente Stato Città del Vaticano un lauto risarcimento per i beni già appartenenti agli enti ecclesiastici, che rimanevano in proprietà dello Stato italiano (all'interno de il Fondo per il culto e il Fondo speciale di beneficenza e religione per la città di Roma);
l'articolo 29, lettera a), del Concordato ha previsto, inoltre, che possa essere riconosciuta la personalità giuridica delle chiese pubbliche già appartenenti agli enti ecclesiastici soppressi. Poiché il riconoscimento di un ente-chiesa comporta la creazione di una fondazione al fine di curare l'officiatura e la manutenzione del tempio, la norma concordataria prevede che il patrimonio di tali nuove fondazioni sia, in qualche misura, assicurato dallo Stato, assegnando all'ente di nuova formazione la rendita che il Fondo per il culto destinava alla chiesa per assicurarne il funzionamento;
tuttavia, nel dare applicazione alla norma citata, gli articoli 6 e 7 della legge 27 maggio 1929, n. 848, richiamando esplicitamente l'articolo 29, lettera a), del Concordato lateranense sono andati oltre quanto sopra detto, prevedendo che le chiese già appartenenti agli enti ecclesiastici soppressi sarebbero state «consegnate all'autorità ecclesiastica» tutte le volte in cui, in riferimento all'edificio, fosse stata riconosciuta la personalità giuridica di un ente-chiesa destinato ad occuparsi, come già detto, della manutenzione e dell'officiatura del tempio;
il termine «consegna» ha dato luogo ad un serio problema interpretativo. Il trasferimento della proprietà del bene non è desumibile né dall'articolo 29, lettera a), del Concordato lateranense, né dagli articoli 6 e 7 della legge n. 848 del 1929, né tanto meno dall'articolo 12 del regolamento di cui al regio decreto 2 dicembre 1929, n. 2262. Ai fini del trasferimento della proprietà sarebbe stata rilevante la trascrizione del riconoscimento dell'ente sui registri immobiliari e non la prevista registrazione su atti coperti dal segreto d'ufficio;
la giurisprudenza (Cfr. Cass., 3 marzo 1950, n. 516; Cons. Stato, sez. III, 12 maggio 1959 parere) ha superato il silenzio della legge affermando che l'ente chiesa, per effetto del riconoscimento della personalità giuridica, acquisterebbe ipso facto la proprietà dell'edificio di culto e delle sue pertinenze, con il connesso diritto alla «consegna» del bene;
la dottrina, in modo pressoché unanime, ha dichiarato illegittimo il trasferimento automatico del bene, dato che tale pronunciamento ha letteralmente creato dal nulla un nuovo modo originario di acquisto della proprietà oltre a quelli previsti dalla legge;
la situazione di incertezza giuridica si è aggravata con la revisione delle norme concordatarie effettuata con la legge 20 maggio 1985, n. 222. Tale riforma ha istituito il Fondo Edifici di Culto, nel quale sono confluiti i fondi precedenti, e ha aumentato considerevolmente il numero degli enti a cui può essere riconosciuta la personalità giuridica, estendendo tale diritto ad ogni singola parrocchia e diocesi. L'articolo 73 della legge n. 222 del 1985 ha altresì mantenuto transitoriamente in vigore gli articoli 6 e 7 della legge n. 848 del 1929;
il consiglio di stato sezione I, nel parere del 18 ottobre 1989 n. 1263, alla luce delle innovazioni normative occorse, si è sostanzialmente allineato alla precedente giurisprudenza;


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nella prassi, quindi, lo Stato trasferisce la proprietà di propri beni di inestimabile valore senza che alcuna norma stabilisca tale trasferimento, e lo fa a favore di soggetti (diocesi e parrocchie) verso i quali non aveva assunto alcun obbligo di «consegna» nel 1929;
ancora una volta la dottrina si è dimostrata estremamente critica verso tale orientamento, che appare inconciliabile con la volontà del legislatore. Pare altamente dubbio inoltre che la dismissione dei beni corrisponda a un'oculata tutela del patrimonio storico artistico della nazione italiana, a norma dell'articolo 9 della Costituzione;
vi è da considerare, inoltre, che prescindendo da valutazioni storico-artistiche o giuridiche e volendosi avventurare in considerazioni economiche, l'autorità ecclesiastica, nella prassi, ha richiesto il riconoscimento della personalità giuridica soltanto per quei beni di culto giudicati rilevanti, avendo carattere storico-artistico, anche per il reddito che possono produrre come beni di tale natura, evitando invece di farlo per i beni dei quali l'onere di manutenzione eccede il guadagno realizzabile -:
quanti e quali siano gli immobili trasferiti in proprietà all'autorità ecclesiastica, in seguito alla discutibile interpretazione che la magistratura amministrativa ha dato alle norme giuridiche richiamata in premessa.
(4-00069)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
su La Repubblica del 20 settembre 2007 a pagina 51 è apparso un articolo dal titolo «Chiesa e quattrini» in cui è scritto che il 10 luglio 2007 il banchiere Giampiero Fiorani, di fronte ai magistrati milanesi, Francesco Greco, Eugenio Fusco e Giulia Perrotti, ha tra l'altro affermato che «I primi soldi neri li ho dati al cardinale Castillo Lara, quando ho comprato la Cassa Lombarda, m'ha chiesto di dargli trenta miliardi delle vecchie lire possibilmente su un conto estero, non sul conto del Vaticano». All'epoca a capo della Popolare di Lodi c'era Angelo Mazza e Fiorani era il suo braccio destro. A metà degli anni '90 l'istituto lodigiano rileva il 30 per cento della Cassa Lombarda, la banca della famiglia Trabaldo Togna guidata oggi da Giuseppe Spadafora (ex Bnp Paribas), una partecipazione tenuta in portafoglio fino al 2001. «Quando abbiamo comprato la Cassa Lombarda, una quota era del Vaticano, dell'Apsa». Il passaggio avviene con un giro di acquisti intermedi: «La quota l'hanno intestata a una società della Bsi di Lugano, Bsi ha venduto, poi ha venduto, e le chiese han venduto a Trabaldo Togna e poi Trabaldo Togna ha venduto a noi». I soldi però vengono in parte dirottati su un conto estero della Bsi, la banca della Svizzera italiana, ora in mano alle Generali. «Noi abbiamo dichiarato un valore troppo basso - dice il cardinale Castillo Lara secondo la ricostruzione di Fiorani - paghiamo troppe plusvalenze, allora facciamo un'operazione estero su estero». Fiorani riporta a Mazza, il quale dà l'autorizzazione al pagamento. E parte un bonifico bancario su un conto della Bsi. Perché in quella banca «ci sono tre conti del Vaticano che era, penso, non esagero dai due ai tre miliardi di euro»;
dall'annuario Pontificio 2007 risulta che il cardinale Castillo Lara Rosalio José è Presidente emerito sia dell'Apsa, Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica e della Pontificia Commissione per lo Stato Città del Vaticano;
rispondendo all'interrogazione a risposta scritta 4-00692 dell'interrogante, la sottosegretaria Marcella Lucidi affermava che «Al novero degli enti centrali appartengono indubbiamente gli uffici e gli organismi costituenti la Curia romana, che danno vita all'organizzazione che, operando in nome e per autorità del Romano Pontefice (cf. can. 360 CIC), gestisce in via ordinaria gli affari della Chiesa universale. Detti uffici ed organismi sono elencati


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dalla costituzione apostolica di Giovanni Paolo II Pastor bonus (28 giugno 1988). Fra questi, l'articolo 172 enumera l'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA), a cui spetta «amministrare i beni di proprietà della Santa Sede, destinati a fornire fondi necessari all'adempimento delle funzioni della Curia romana». Non può, per tanto, mettersi in dubbio che all'APSA, in quanto ufficio facente parte della Curia romana, si applichi il disposto dell'articolo 11 del Trattato del Laterano. Mentre «La tipizzazione dello IOR quale ente della Chiesa Cattolica è stata riconosciuta con pronuncia della Corte penale di cassazione, Sezione quinta, 1 aprile 1987, n. 3932.»;
l'articolo 1 della Costituzione apostolica di Giovanni Paolo II Pastor bonus (28 giugno 1988) recita che «La Curia romana è l'insieme dei dicasteri e degli organismi che coadiuvano il romano Pontefice nell'esercizio del suo supremo ufficio pastorale per il bene e il servizio della Chiesa universale e delle Chiese particolari, esercizio col quale si rafforzano l'unità di fede e la comunione del Popolo di Dio e si promuove la missione propria della Chiesa nel mondo.»;
l'articolo 307 della versione consolidata del Trattato che istituisce la Comunità europea recita che: «le disposizioni del presente trattato non pregiudicano i diritti e gli obblighi derivanti da convenzioni concluse, anteriormente al 1 gennaio 1958 o, per gli Stati aderenti, anteriormente alla data della loro adesione, tra uno o più Stati membri da una parte e uno o più Stati terzi dall'altra. Nella misura in cui tali convenzioni sono incompatibili col presente trattato, lo Stato o gli Stati membri interessati ricorrono a tutti i mezzi atti ad eliminare le incompatibilità constatate. Ove occorra, gli Stati membri si forniranno reciproca assistenza per raggiungere tale scopo, assumendo eventualmente una comune linea di condotta;
nell'applicazione delle convenzioni di cui al primo comma, gli Stati membri tengono conto del fatto che i vantaggi consentiti nel presente trattato da ciascuno degli Stati membri costituiscono parte integrante dell'instaurazione della Comunità e sono, per ciò stesso, indissolubilmente connessi alla creazione di istituzioni comuni, all'attribuzione di competenze a favore di queste ultime e alla concessione degli stessi vantaggi da parte di tutti gli altri Stati membri» -:
se dagli atti depositati presso il Ministero della giustizia risulti una richiesta di rogatoria internazionale della procura di Milano volta a chiarire i fatti verbalizzati il 10 luglio 2007 e quali siano stati in tal caso gli atti assunti dal Ministero;
se, chi, quando e con quali risultati, ha valutato la compatibilità del Trattato del Laterano con il diritto comunitario.
(4-00070)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
è tuttora in vigore il Trattato contenuto nei patti Lateranensi sottoscritti l'11 febbraio 1929 tra il cardinale Segretario di Stato Pietro Gasparri per conto della Santa Sede e Benito Mussolini, capo del Fascismo, come primo ministro italiano;
l'articolo 17 del Trattato stabilisce che «le retribuzioni, di qualsiasi natura, dovute dalla Santa Sede, dagli altri enti centrali della Chiesa Cattolica e dagli enti gestiti direttamente dalla Santa Sede anche fuori di Roma, a dignitari, impiegati e salariati, anche non stabili, saranno nel territorio italiano esenti, a decorrere dal 1 gennaio 1929, da qualsiasi tributo tanto verso lo Stato quanto verso ogni altro ente»;
la legge nazionale ha dato attuazione a tale norma, da ultimo, con l'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 601, il quale


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dispone, che «Le retribuzioni di qualsiasi natura, le pensioni e le indennità di fine rapporto, corrisposte dalla Santa Sede, dagli altri enti centrali della Chiesa cattolica e dagli enti gestiti direttamente dalla Santa Sede ai propri dignitari, impiegati e salariati, ancorché noti stabili, sono esenti dall'lrpef». Disposizione che si applica al personale religioso e ai dipendenti «civili» della Santa Sede (nonché dagli altri enti centrali della Chiesa Cattolica e dagli enti gestiti direttamente dalla Santa Sede anche fuori di Roma) -:
se al Governo risulti quante siano le retribuzioni di qualsiasi natura, le pensioni e le indennità di fine rapporto, corrisposte dalla Santa Sede, dagli altri enti centrali della Chiesa cattolica e dagli enti gestiti direttamente dalla Santa Sede ai propri dignitari, impiegati e salariati, ancorché non stabili, che sarebbero soggetti alla disciplina sull'Irpef in assenza della predetta esenzione e a quanto ammonti il mancato introito per le casse dello Stato negli anni 2003, 2004 e 2005.
(4-00071)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa si apprende quanto segue:
sarebbe attivo un «organo esecutivo sicurezza» (Oes), alle dirette dipendenze del Ministero delle comunicazioni, con il compito di «vagliare» le notizie da diffondere;
di questa struttura farebbero parte circa 50 giornalisti che avrebbero il potere di autorizzare il «Nulla osta di sicurezza» (Nos) sulla divulgazione di notizie sulle reti della tv pubblica;
la rivelazione dell'esistenza di un organo preposto alla tutela del segreto di Stato in Rai, sarebbe stata fatta la settimana scorsa, durante una riunione dell'Autorità nazionale per la sicurezza (Ans), da parte del rappresentante del dicastero delle Comunicazioni - attualmente guidato da Paolo Gentiloni -, dal cui Organo centrale di sicurezza (Ocs) dipenderebbe la struttura di viale Mazzini;
l'Ans è alle dirette dipendenze del Presidente del Consiglio dei ministri, al quale, secondo la legge n. 801 del 24 ottobre 1977 sull'Istituzione ed ordinamento dei servizi per l'informazione e la sicurezza e disciplina del segreto di Stato, è demandato il potere di decidere la secretazione delle informazioni, il cui regolamento attuativo, emanato da Palazzo Chigi, è stato classificato come «riservatissimo»;
i responsabili del reparto Informazione e sicurezza del Centro intelligence interforze dello Stato maggiore della Difesa, che partecipavano all'incontro ne erano all'oscuro;
la normativa in vigore sul segreto di Stato stabilisce che sono coperti «gli atti, i documenti, le notizie, le attività ed ogni altra cosa la cui diffusione sia idonea a recar danno all'integrità dello Stato democratico, anche in relazione ad accordi internazionali, alla difesa delle istituzioni poste dalla Costituzione a suo fondamento, al libero esercizio delle funzioni degli organi costituzionali, all'indipendenza dello Stato rispetto agli altri Stati e alle relazioni con essi, alla preparazione e alla difesa militare dello Stato»;
secondo questa definizione, potrebbe rientrarvi qualsiasi tipo di notizia, comprese quelle «politiche» -:
se risponda al vero che in Rai sarebbe attivo un «organo esecutivo sicurezza» (OES), alle dirette dipendenze del Ministero delle comunicazioni e, se fosse confermato, chi abbia scelto i giornalisti che ne farebbero parte, con quali criteri siano stati scelti, se sia loro corrisposto un emolumento;
se risponda al vero che i membri dell'OES avrebbero il potere di autorizzare


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il «Nulla osta di sicurezza» (Nos) sulla divulgazione di notizie sulle reti della tv pubblica;
se risponda al vero che il regolamento attuativo emanato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri è stato classificato riservatissimo e, se fosse confermato, quali ne siano le ragioni e chi siano le persone che sono a conoscenza del contenuto;
se tra «gli atti, i documenti, le notizie, le attività ed ogni altra cosa la cui diffusione sia idonea a recar danno all'integrità dello Stato democratico, anche in relazione ad accordi internazionali, alla difesa delle istituzioni poste dalla Costituzione a suo fondamento, al libero esercizio delle funzioni degli organi costituzionali, all'indipendenza dello Stato rispetto agli altri Stati e alle relazioni con essi, alla preparazione e alla difesa militare dello Stato» siano compresi anche quelli che si richiamano ai rapporti tra la Repubblica italiana e lo Stato Città del Vaticano.
(4-00074)