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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del sottocapo di Stato maggiore del Comando generale dell'Arma dei carabinieri, Generale di divisione Antonio Ricciardi, accompagnato dal colonnello Massimo Masciulli, capo dell'ufficio legislazione, e dal tenente colonnello Luca De Marchis, capo della sezione legislazione.
L'audizione odierna rientra nell'abito degli approfondimenti che la Commissione sta svolgendo in merito alle politiche sulle azioni di contrasto al fenomeno della contraffazione e della pirateria in campo commerciale, con particolare riguardo all'analisi dell'attività di prevenzione, investigazione, intelligence e intervento sui canali collegati alla produzione e alla diffusione delle merci contraffatte.
Faccio presente ai nostri ospiti che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che all'occorrenza i lavori della Commissione possono procedere anche in seduta segreta.
Ringrazio nuovamente il Generale Ricciardi ed i suoi collaboratori per la loro presenza che ci onora. Direi di dare al Generale la possibilità di svolgere una relazione di sintesi sulla questione oggetto dell'audizione di oggi per poi passare, al termine della stessa, ad eventuali domande da parte dei colleghi che desiderano intervenire o ad ulteriori approfondimenti che si rendessero necessari avendo cura di non sforare i tempi. Infatti, anche a causa del concomitante svolgersi dei lavori in Assemblea, è intenzione della Commissione procedere con le audizioni di questa mattina rispettando una tempistica rapida, a meno che non vi siano argomenti che necessitano di particolare approfondimento. Do ora la parola al Generale Ricciardi per la sua relazione introduttiva.
ANTONIO RICCIARDI, sottocapo di Stato maggiore del Comando generale dell'Arma dei carabinieri. Ringrazio il presidente per le parole di benvenuto. Onorevoli deputati, porgo il saluto del Comandante generale dell'Arma dei carabinieri - Generale Gallitelli - unitamente al mio personale e ringrazio per l'invito a trattare gli aspetti di diretta rilevanza per l'Arma sulle attività illegali della contraffazione e della pirateria in campo commerciale, che mi auguro possano servire a completare il quadro informativo del fenomeno oggetto di indagini di codesta Commissione parlamentare. Mi atterrò alla lettura del testo - così come da indicazione della presidenza - che deposito agli atti della Commissione.
Nel mio intervento, dopo avere posto alcune preliminari considerazioni di carattere generale sul fenomeno, presenterò le strategie di intervento messe in campo dall'Arma dei carabinieri nello specifico settore, attraverso un modello organizzativo basato sul sinergico coinvolgimento dei reparti dislocati sul territorio e dei reparti speciali, tra i quali assume un ruolo preminente il Comando Carabinieri politiche agricole e alimentari.
Svilupperò quindi il tema della cosiddetta «agropirateria», ovvero della contraffazione agroalimentare, illustrando le azioni di contrasto effettuate con l'indicazione dei risultati conseguiti.
Concluderò con alcune riflessioni sulle criticità emergenti e sulle possibili linee di sviluppo nella lotta a tale specifica forma di contraffazione.
È noto come il fenomeno della contraffazione presenti aspetti di particolare complessità, dovuti principalmente alla sua peculiare dimensione trasversale, interessando svariati settori di illegalità, dall' evasione fiscale alla violazione della normativa sulla sicurezza del lavoro, fino al riciclaggio e al reimpiego di proventi illeciti da parte della criminalità organizzata.
Altra peculiarità è la diversificazione dei prodotti soggetti a contraffazione, che non sono più solamente i beni di costo elevato nel settore dell'abbigliamento, ma tutta una serie di altri prodotti a basso costo e di uso comune la cui domanda è nel tempo considerevolmente aumentata, conseguentemente al diminuito potere d'acquisto che ha colpito il reddito di molte famiglie per l'attuale recessione economica.
In estrema sintesi, si può affermare che il mercato della contraffazione, con la sua dimensione ormai transnazionale, si sta in sostanza inserendo in numerosi ambiti, provocando seri danni al sistema economico e sociale del nostro paese, nonché a livello internazionale.
È in questo contesto che l'Arma ha documentato, con le qualificate indagini svolte negli ultimi anni, l'interesse dell'impresa criminale per le indubbie opportunità di guadagno offerte dal settore agroalimentare. Infatti, il comparto rappresenta il 15 per cento dell'intero Pil italiano, secondo solo a quello manifatturiero ed esprime livelli di eccellenza con il primo posto in Europa per numero di prodotti tipici riconosciuti (673 tra denominazioni di origine controllata, denominazioni di origine controllata e garantita, denominazioni di origine protetta, indicazioni geografiche protette, indicazioni geografiche tipiche) e di altre aziende dedite all'agricoltura biologica.
Si tratta inoltre di un peculiare ambito produttivo, caratterizzato da spiccato dinamismo commerciale, che invita talvolta imprenditori senza scrupoli ad operare in spazi commerciali illeciti anche per consolidare l'assetto economico delle proprie aziende.
L'impresa criminale ha dimostrato in più occasioni di essere in grado di inserirsi nella produzione, trasformazione, confezionamento e distribuzione, condizionando addirittura il prezzo finale dei generi alimentari.
Per fronteggiare adeguatamente un fenomeno di tali dimensioni e capillarità, l'Arma dei carabinieri ha adottato un modello operativo che privilegia innanzitutto l'azione preventiva svolta dalle numerosissime stazioni carabinieri. Questi tradizionali presidi, che svolgono funzioni di rassicurazione sociale, diffusi in tutto il paese, sono oggi integrati dai moderni modelli di polizia di prossimità, espressi emblematicamente dal carabiniere di quartiere, che concorrono ad una sempre più approfondita conoscenza delle realtà locali.
Accanto all'attività di controllo del territorio e della prevenzione, l'Arma impegna notevoli risorse per lo svolgimento delle indagini, affiancando ai nuclei investigativi provinciali il Comando Carabinieri politiche agricole e alimentari per lo sviluppo di specifiche inchieste, soprattutto su scala nazionale e internazionale, nonché il Ros (raggruppamento operativo speciale) che svolge, tra l'altro, indagini di elevato profilo nei confronti di qualificate espressioni della criminalità organizzata,
interessate anche a gestire sia l'importazione, sia i centri di produzione dei beni contraffatti.
Il Comando Carabinieri politiche agricole e alimentari è organicamente inquadrato nella Divisione unità specializzate, a sua volta inserito nel Comando unità mobili e specializzate Carabinieri Palidoro. In tale assetto organizzativo svolgono la loro attività, prevalentemente investigativa, i Nac (Nuclei antifrodi carabinieri), istituiti nel 2004 e destinati a realizzare sul territorio una significativa attività di contrasto all'illegalità, cioè agli illeciti nel comparto agroalimentare che vanno dalla inosservanza delle norme sull'impiego dei lavoratori alle violazioni sulla normativa ambientale e sulla salubrità e genuinità degli alimenti.
In tali ambiti operano anche altre unità specializzate dell'Arma, in particolare il Comando Carabinieri per la tutela della salute, il Comando Carabinieri per la tutela dell'ambiente, il Comando Carabinieri per la tutela del lavoro, con cui il Comando Carabinieri politiche agricole e alimentari elabora condivise strategie di intervento.
Aggiungo che tutti questi Comandi speciali operano organizzati nella Divisione unità specializzate - quindi sotto lo stesso comparto organizzativo - anche se ciascuno di questi dipende poi dai rispettivi Ministeri, quindi, funzionalmente, dal ministro responsabile nel settore.
Il Comando Carabinieri politiche agricole e alimentari è stato istituito nel 1994 con decreto interministeriale, inizialmente con la denominazione di Comando Carabinieri tutela norme comunitarie e agroalimentari fino a quando, nel 2008, ha acquisito l'attuale denominazione. Il nome del Comando, nel tempo, ha seguito il nome del Ministero che si è trasformato, quindi ha avuto varie denominazioni anche anteriori.
Il reparto, come confermato dall'articolo 7 del recente decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 2009 n.129, «Riorganizzazione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali», svolge controlli straordinari sull'erogazione e percezione di aiuti comunitari nel settore agroalimentare della pesca e acquacoltura, sulle operazioni di ritiro e vendita di prodotti agroalimentari, ivi compresi gli aiuti ai paesi in via di sviluppo e agli indigenti (per questi ultimi, tramite gli enti caritativi) previe apposite gare d'appalto gestite dall'Agenzia per le erogazioni in agricoltura - l'Agea - istituita con il decreto legislativo n.165 del 1999 per lo svolgimento delle funzioni di organismo di coordinamento e di organismo pagatore nell'ambito delle erogazioni comunitarie.
Il Comando dipende, per le sue funzioni, direttamente dal ministro (come tutti i reparti speciali) ed esercita controlli specifici sulla regolare applicazione dei regolamenti comunitari; concorre, inoltre, coordinandosi con l'Ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari, nell'attività di prevenzione e repressione delle frodi nel settore agroalimentare.
La duplice attribuzione dell'azione di controllo conferita al Comando Carabinieri politiche agricole e alimentari sia sul fronte delle frodi comunitarie, con riguardo alle illecite erogazioni comunitarie, sia sul fronte delle frodi agroalimentari in senso più generale, a tutela della qualità e sicurezza alimentare, risponde quindi a una visione unitaria e strategica in cui legalità ed efficienza debbono necessariamente coniugarsi per rendere sempre più moderno e competitivo lo specifico comparto.
Infatti, il rigore nelle azioni di sostegno economico e la qualità delle produzioni saranno i punti di riferimento delle politiche di sviluppo nel prossimo decennio di tutta la filiera agroalimentare, anche alla luce delle nuove dinamiche competitive globali.
Il decreto ministeriale del 28 aprile 2006 del ministro dell'interno, sul riassetto dei comparti di specialità delle forze di polizia, ha sostanzialmente confermato il ruolo preminente dell'Arma dei carabinieri nell'attività di contrasto alle frodi nel settore agroalimentare e alle sofisticazioni di alimenti e bevande, mentre alla Guardia
di finanza ha riconosciuto una funzione di particolare rilievo nella realizzazione dei dispositivi di prevenzione e contrasto delle frodi comunitarie, soprattutto per quei profili che presentano elementi di connessione con la competenza generale ad essa rimessa in materia di polizia economica e finanziaria.
Il Comando Carabinieri politiche agricole e alimentari si articola su tre Nac (Nuclei antifrodi carabinieri) in Parma, Roma e Salerno, con competenza territoriale rispettivamente per il Nord, il Centro e il Sud Italia, e su un nucleo di coordinamento operativo con sede a Roma. Il Comando ha forza organica complessiva di 83 unità. Per le attività all'estero, esso si avvale della rete di cooperazione internazionale di polizia e, espressamente in ambito Olaf (Ufficio europeo per la lotta alla frode), di un agente temporaneo appositamente distaccato dal Comando in Bruxelles presso l'«Unità aiuti all'agricoltura e commercio di prodotti agricoli» di quell'organismo.
Il dei Comandante Carabinieri politiche agricole e alimentari è inoltre anche componente del Colaf (Comitato interministeriale per la lotta contro le frodi comunitarie), istituito in ambito nazionale presso il dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri dall'articolo 76 della legge n.142 del 19 febbraio 1992, con funzioni consultive e di indirizzo per il coordinamento delle attività di contrasto delle frodi e delle irregolarità attinenti in particolare il settore fiscale e quello della politica agricola comune e dei fondi strutturali.
I principali obiettivi del Comando sono rappresentati dalla lotta alle frodi, alle contraffazioni alimentari, alla concorrenza sleale, all'alterazione dei regimi di produzione regolamentata, nonché dal contrasto a tutti gli illeciti che comportano distorsioni nel mercato agroalimentare, ove sono naturalmente presenti gli interessi della criminalità, anche nell'ottica di tutelare e valorizzare le produzioni nazionali.
La recente attenzione dell'Italia a produrre nel rispetto dell'ecosistema e della qualità alimentare, ha portato inoltre il Comando ad incrementare la vigilanza sulle coltivazioni biologiche e sul sistema europeo dei marchi di qualità, in stretta intesa con gli enti e le organizzazioni di settore.
In tema di cooperazione internazionale di polizia, infine, l'attività svolta dai nuclei antifrodi Carabinieri è stata orientata a supportare il ministro per le politiche europee e il Colaf per valorizzare l'incisiva azione antifrode condotta dall'Italia e quindi, in sinergia con il nucleo per la repressione frodi della Guardia di finanza, per riaffermare l'impegno assunto dal nostro paese nei confronti dell'Unione europea.
Mi preme sottolineare come l'attività di verifica dei flussi internazionali della produzione agricola alimentare è svolta dal Comando Carabinieri politiche agricole e comunitarie in piena sinergia con l'Agenzia delle dogane, organismo di assoluto rilievo strategico per un'efficace attività di vigilanza nel sistema complessivo import-export della produzione agroalimentare, con la quale sono stati sviluppati i privilegiati rapporti di collaborazione informativa e operativa.
Prima di affrontare la specifica tematica assegnata all'odierna audizione, relativa per l'appunto alle frodi agroalimentari - la cosiddetta agropirateria - desidero accennare all'attività svolta dall'Arma nel settore affine del contrasto alle frodi comunitarie (sono questi i due profili di azione del Comando, le frodi e la contraffazione).
È noto che la politica agricola comune assorbe il 40 per cento del budget comunitario, che per l'Italia si traduce in apporti finanziari stimati in circa 5 miliardi di euro all'anno per i fondi concessi direttamente e in ulteriori 1,25 miliardi di euro per il finanziamento di piani di sviluppo regionali. A questi importi si aggiungono i finanziamenti per le forniture degli aiuti alimentari agli indigenti di cui ho detto prima (che ammontano a circa 125 milioni di euro), gli aiuti interamente a carico del bilancio nazionale erogati al comparto agroalimentare (per circa 11 milioni di euro) e gli importi
erogati in attuazione del programma di aiuto alimentare a favore dei paesi in via di sviluppo, (per circa un milione di euro).
La rilevanza economico-sociale degli interessi finanziari comunitari nel comparto alimentare pone, pertanto, l'esigenza di assicurare un sistema di controlli efficace ed incisivo, cui concorre in maniera determinante il Comando Carabinieri politiche agricole e comunitarie, finalizzato ad evitare indebite destinazioni di contributi pubblici che possono tradursi anche in un finanziamento delle organizzazioni criminali.
Nell'anno 2010 l'attività di contrasto del Comando Carabinieri politiche agricole e alimentari in tale ultimo settore, ha registrato un incremento, del 18 per cento rispetto all'anno precedente, degli importi verificati dei finanziamenti comunitari (21.264.405 euro nel 2010 a fronte di 17.944.597 euro nel 2009, con un salto del 123 per cento della quota di accertamento dei finanziamenti illecitamente percepiti). Complessivamente, nel 2010, sono state accertate 82 violazioni penali, con un incremento dell'8 per cento rispetto alle 76 dell'anno precedente, senza che il dato tenga conto di alcune complesse indagini iniziate nello stesso anno e ancora in fase di sviluppo.
In generale, le condotte criminose più diffuse riguardano la falsa attestazione di conduzione di superfici agricole, anche di proprietà pubblica, le false dichiarazioni di consistenza aziendali e l'attestazione di operazioni inesistenti, quali la realizzazione o l'ammodernamento di strutture aziendali.
Tracciato questo sintetico quadro sulle frodi comunitarie, andrò ora ad analizzare nello specifico gli aspetti della lotta all'agropirateria, obiettivo prioritario per il Comando Carabinieri politiche agricole e alimentari, anche in considerazione del fatto che la normativa europea e nazionale sul piano del commercio internazionale rappresenta il sistema più avanzato e articolato di tutela dei prodotti alimentari. L'attività svolta dal Comando è tesa a tutelare un modello di agricoltura incentrato sulla qualità e sulla conservazione di pratiche produttive fortemente radicate, capaci di rilanciare la competitività del settore e di affrontare a testa alta le sfide dell'internazionalizzazione del commercio, a garanzia di una qualità ancorata e assicurata dall'origine del prodotto.
In tale ambito, il consumatore può avvalersi del sistema dei marchi di qualità previsti dai Regolamenti comunitari n. 509 e 510 del 2006, ovvero della denominazione di origine protetta (Dop), della indicazione geografica protetta (Igp) e della specialità tradizionale garantita (Stg), cui si affianca anche il sistema della cosiddetta agricoltura biologica, un metodo di produzione definito a livello comunitario dai Regolamenti n. 334 del 2007 e n. 889 del 2008 e, a livello nazionale, dal decreto legislativo 17 marzo 1995 n. 220, che si contraddistingue per il non impiego di sostanze chimiche di sintesi (concimi, diserbanti, anticrittogamici, insetticidi, pesticidi in genere) o di tecniche che alterano il naturale ciclo biologico delle piante e degli animali.
A tal proposito, dal 1o luglio 2010, è entrato in vigore il Regolamento comunitario n. 271 che, nell'integrare il precedente provvedimento n. 889 del 2008, ha introdotto il nuovo marchio per le produzioni biologiche comunitarie.
Come è noto, a livello europeo, l'indicazione in etichettatura del luogo di origine è al momento obbligatoria solo per alcuni prodotti agricoli, quali ad esempio l'olio extravergine di oliva, l'ortofrutta fresca e la carne bovina e vi sono concrete difficoltà a far estendere tale previsione a tutti i prodotti agroalimentari, pur se crescente l'esigenza di informazione del consumatore che voglia effettuare le proprie scelte di acquisto in modo consapevole.
In linea con tale obiettivo, la legge recentemente approvata (3 febbraio 2011, n. 4, «Disposizioni in materia di etichettatura e di qualità dei prodotti alimentari»), ha previsto in Italia l'obbligatorietà dell'indicazione per i vari tipi di alimenti, non solo del luogo di provenienza, ma anche dei dati relativi alla coltivazione, all'allevamento e all'ultima trasformazione delle materie prime utilizzate.
Si tratta di una iniziativa che potrà rappresentare il punto di riferimento per una futura etichettatura europea, nell'auspicio del superamento delle riserve di chi ritiene che il provvedimento possa ledere il principio della libera circolazione delle merci.
Sulla base delle analisi elaborate dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, il fenomeno dell'agropirateria riguarda un volume d'affari, per l'Italia, pari a più di 4 miliardi di euro, mentre nel resto del mondo il falso made in Italy è stimato in circa 50 miliardi di euro, pari a più della metà del fatturato alimentare nazionale.
Negli ultimi due anni, l'attività operativa per il contrasto al fenomeno da parte del Comando Carabinieri per le politiche agricole e alimentari ha visto un incremento del 470 per cento dei prodotti alimentari illegali sequestrati.
In particolare, nel campo delle violazioni amministrative, si è registrato un incremento del 205 per cento del numero delle infrazioni accertate nel 2010 rispetto all'anno precedente, 223 complessivamente per un valore di 185.769 euro, mentre sul versante delle relazioni penali si è avuto un aumento del 4 per cento delle infrazioni accertate nel 2010 rispetto al 2009.
Il dato più rilevante è quello relativo ai prodotti sequestrati per violazione delle normative sull'etichettatura, sulla tutela della denominazione di origine protetta e dell'indicazione geografica protetta, sulla tracciabilità e sulla produzione regolamentate degli alimenti.
Nel 2010 sono state sottoposte a sequestro 11.872 tonnellate di prodotti, in particolare quelli lattiero-caseari, il concentrato di pomodoro, l'olio extravergine di oliva, i prodotti ittici, il latte bufalino e il pomodoro, per un valore complessivo di 22.559.266 euro, con un incremento - già richiamato - del 470 per cento rispetto al 2009, allorquando erano stati sequestrati prodotti illegali per un valore complessivo di 1.685.229 euro.
I principali illeciti riscontrati nel settore dallo speciale Comando dell'Arma hanno riguardato essenzialmente la falsa evocazione in etichetta e sui documenti di vendita di marchi Dop. Questi che hanno interessato prevalentemente le carni, nonché i pomodori pelati destinati all'estero, (come il Dop San Marzano, ma prodotti in altre zone), l'introduzione nel circuito commerciale nazionale di pomodoro concentrato cinese non dichiarato in etichettatura e nei documenti di vendita, di pomodoro falso biologico, di prodotto privo di documentazione sulla tracciabilità, nonché di pomodoro in cattivo stato di conservazione.
Nel 2010 sono state complessivamente sequestrate circa 4.000 tonnellate di pomodoro con le caratteristiche di illegalità appena enunciate. Si tratta di un settore che merita particolare attenzione perché alcune statistiche indicano come le importazioni di pomodori di origine extra Unione europea siano incrementate nell'ultimo anno del 187 per cento, con la conseguente possibilità di un crescente utilizzo fraudolento dell'alimento in produzioni dichiarate nazionali.
Sempre con riferimento alle fattispecie delittuose di maggior rilievo accertate dal reparto, si è registrata la commercializzazione, anche nelle catene della grande distribuzione, di formaggi e derivati evocanti falsamente marchi di denominazione di origine protetta, di carne ovina falsamente dichiarata come da indicazione geografica protetta o derivante da produzione biologica, di olio di oliva o di semi alterato con la clorofilla e, ancora, di prodotti ittici recanti nell'etichettatura e nei documenti di vendita false date di scadenza o di prelevamento, in particolare per i molluschi bivalvi.
Una particolare attenzione è stata dedicata nell'anno 2010 ai controlli sulla filiera della mozzarella di bufala campana Dop, in relazione alle segnalazioni di possibile utilizzazione nella filiera stessa di latte vaccino, di latte congelato o in polvere, che alcuni operatori del settore hanno denunciato come presente anche nelle produzioni a denominazione di origine. La capillare attività ispettiva e di controllo effettuata dal Comando Carabinieri politiche agricole e alimentari ha
portato al sequestro preventivo di 46 tonnellate di latte o cagliata bufalina presso i caseifici, per un valore di 110.000 euro, di 8.105 tonnellate di latte presso centri o caseifici dotati di impianto di congelamento, per un valore di 11.160.000 euro e al sequestro, per violazione di norme sanitarie, presso i medesimi stabilimenti di 4.200 tonnellate di latte, per un valore di 5.850.000 euro.
Infine, per completare il quadro dell'attività operativa di contrasto all'agropirateria da parte del Comando Carabinieri politiche agricole e alimentari, segnalo ancora che nel 2010 sono state effettuate 1.375 ispezioni alle imprese, con un incremento del 65 per cento rispetto al 2009, sono stati individuati e deferiti all'autorità giudiziaria 374 autori di reato, con un incremento del 95 per cento rispetto al 2009 e segnalati 527 soggetti economici alla Procura generale della Corte dei conti per il recupero del danno erariale derivante dall'indebita percezione di contributi comunitari.
Sotto quest'ultimo aspetto, è da evidenziare che la giurisdizione della Corte dei conti, affermatasi nell'ultimo decennio anche nei confronti dei soggetti privati, beneficiari o gestori di fondi comunitari, si è dimostrata particolarmente efficace, corrispondendo pienamente all'esigenza di recupero delle somme indebitamente percepite, obiettivo prioritario che l'Unione europea ha conferito agli Stati membri a tutela dei propri interessi, prevedendo che le conseguenze finanziarie del mancato recupero (cioè il danno che ne deriva) siano per il 50 per cento in danno dello Stato membro e per il restante 50 per cento del bilancio comunitario.
La lotta all'agropirateria nell'Arma dei carabinieri è svolta in sinergia con altri due reparti speciali: il Comando Carabinieri per la tutela della salute e il Comando Carabinieri per la tutela dell'ambiente.
Il Comando Carabinieri per la tutela della salute ha assunto l'attuale denominazione e configurazione ordinativa in forza della legge 30 novembre 2005 n. 244 ed è alle dipendenze funzionali del ministro della salute. Volendo fare un po' di storia, nel 1962 nascevano i Nas, più conosciuti come Nuclei antisofisticazioni e sanità, dislocati nelle città di Bologna, Milano, Napoli, Padova, Palermo e Roma, con il compito di prevenire e reprimere le sofisticazioni alimentari.
Oggi il Comando è articolato in un reparto analisi (con sede nella Capitale) e tre Comandi di gruppo (Milano, Napoli e Roma) responsabili per Nord, Centro e Sud Italia, dai quali dipendono gli attuali 38 nuclei antisofisticazioni e sanità con competenze regionali o interprovinciali.
Nello specifico settore agroalimentare, nell'ultimo triennio, il Comando ha perseguito, per violazioni penali, 8.045 persone, 139 delle quali in stato di arresto, ha segnalato alle autorità amministrative competenti 28.114 soggetti ed ha eseguito complessivamente 105.573 ispezioni, che hanno portato all'emanazione di provvedimenti di chiusura in 2.545 casi, corrispondenti quasi al 3 per cento dei controlli. Il valore complessivo delle strutture sottoposte a chiusura, ovvero a sequestro, ammonta a 1.570 milioni di euro.
PRESIDENTE. Signor Generale, le chiedo scusa per l'interruzione ma abbiamo un problema legato alla tempistica poiché, come mi fanno notare anche alcuni colleghi, nella giornata di oggi vi sono più convocazioni di altre Commissioni che si accavallano. Lascio pertanto a lei la valutazione su quali parti possono risultare più interessanti da esporre dal momento che comunque la relazione sarà interamente depositata agli atti.
ANTONIO RICCIARDI, sottocapo di Stato maggiore del Comando generale dell'Arma dei carabinieri. Questa mia illustrazione tendeva ad illustrare il collegamento tra i vari reparti speciali, la cui attività incide nel settore sotto vari aspetti. Però, dal momento che tutto ciò è indicato nella relazione, con dovizia di dati, posso sicuramente saltare alle conclusioni dove segnalerò alcune criticità di varia natura riscontrate nell'attività di contrasto al fenomeno dell'agropirateria e sintetiche,
possibili linee di azione per lo sviluppo del settore.
L'attività di contrasto al falso made in Italy e, più in generale, al fenomeno dell'italian sounding, ossia della evocazione in etichetta di prodotti tipici italiani, che penalizza gravemente le produzioni agroalimentari nazionali, incontra alcuni limiti.
In primo luogo, si registra una carenza di strumenti di tutela a livello internazionale per la mancanza di una normativa che renda obbligatoria l'indicazione in etichetta della vera origine del prodotto agroalimentare. La tutela delle produzioni nazionali, avverso il fenomeno dell'italian sounding, può essere attuata solo indirettamente, con la registrazione del marchio presso il paese di commercializzazione del prodotto. È pertanto necessario promuovere opportune iniziative a livello internazionale.
Inoltre, alcuni orientamenti giurisprudenziali sul concetto di lavorazione sostanziale, mutuato dalle disposizioni doganali comunitarie, hanno finito per nazionalizzare significative quantità di prodotti agroalimentari stranieri che subiscono cicli di trasformazione nel nostro paese. Emblematico è quanto si è verificato nel caso specifico relativo al triplo concentrato di pomodoro cinese, dove è stato possibile legittimare il sequestro di ingenti quantità di prodotto doppio concentrato di pomodoro, ottenuto dalla diluizione di prodotto triplo concentrato di pomodoro di origine cinese, commercializzato come made in Italy, in quanto la vigente normativa consente tale indicazione anche per la lavorazione avvenuta in Italia.
Infine, con specifico riferimento alle frodi alimentari, si considera che le pene edittali non sono molto elevate.
PRESIDENTE. Mi scusi l'interruzione ma desidero fare un passo indietro rispetto a questo passaggio. Voi avete sequestrato del pomodoro di origine cinese ma lei ci dice che la normativa non vieta che questo venga indicato. Ho capito bene?
ANTONIO RICCIARDI, sottocapo di Stato Maggiore del Comando generale dell'Arma dei Carabinieri. In effetti, il pomodoro importato è triplo concentrato cinese, però una volta che viene importato come tale in Italia e lavorato, quindi diluito e trattato come doppio concentrato, quindi ha subito una trasformazione, non è più obbligatorio indicarlo come cinese ma può essere indicato come un prodotto nazionale, in quanto lavorato anche in Italia.
PRESIDENTE. Allora a quale titolo lo avete sequestrato?
ANTONIO RICCIARDI, sottocapo di Stato maggiore del Comando generale dell'Arma dei carabinieri. È stato sequestrato come triplo cinese, però, successivamente, nello sviluppo processuale è stato rilevato che in effetti la commercializzazione era lecita perché mancava la normativa.
L'auspicio è che le normative siano più rigorose in questo settore, naturalmente non contravvenendo con le normative a livello europeo e internazionale, e che siano tali da potere consentire una maggiore tracciabilità del prodotto e non perdere la tracciabilità solo per una fase della lavorazione.
Le linee di azione che l'Arma dei carabinieri sta sviluppando e intende rafforzare nell'immediato futuro nello specifico settore della lotta al fenomeno dell'agropirateria passano attraverso un'identificazione dei controlli straordinari sul territorio, anche a supporto degli altri organi a ciò preposti e attraverso la verifica dei flussi internazionali delle produzioni agricole ed alimentari in piena sinergia con l'Agenzia delle dogane.
Particolare attenzione deve essere posta all'aggressione dei patrimoni criminali - o comunque illecitamente conseguiti - attraverso un sempre maggior ricorso all'attivazione delle segnalazioni di danno erariale alla Procura generale presso la Corte dei conti e agli strumenti interdittivi dell'esercizio d'impresa con il decreto legislativo, di cui si è fatto cenno. Praticamente, bisogna svolgere una lotta così come si fa per la criminalità organizzata mediante
l'uso di poteri maggiormente incisivi. È proprio sui giornali di oggi la presentazione della relazione del rapporto Eurispes, nel quale si trovano i dati dei risultati conseguiti nella lotta alla criminalità organizzata per le ingerenze proprio nel settore agroalimentare (a conferma del discorso che si sta facendo sulla necessità di combattere questo fenomeno anche con una maggiore attenzione alla lotta alla criminalità organizzata).
Inoltre, un forte impulso deve essere dato all'implementazione degli strumenti di ricerca operativa, sviluppando sinergie con gli enti di settore, le associazioni di produttori e i consorzi di tutela, per definire iniziative volte all'individuazione di tecnologie appropriate per l'etichettatura anticontraffazione e la tracciabilità degli alimenti. Sarebbe opportuno avere delle banche dati comuni e condivise, che in qualche modo già esistono presso i vari enti e settori - principalmente presso l'Agenzia delle dogane - al fine di poterle interconnettere per una ricerca operativa e un'analisi che possa dare maggiori risultati nel settore.
Signor presidente, onorevoli deputati, concludo sperando di aver toccato in modo sintetico i principali temi oggetto dell'audizione. Sono a disposizione per ogni chiarimento.
PRESIDENTE. Ringrazio il Generale per la sua esposizione. Lei ha sicuramente toccato molti temi di interesse per la nostra Commissione, anche nell'ambito dell'approfondimento che stiamo svolgendo. Passiamo ora agli interventi dei colleghi che intendono porre quesiti o formulare osservazioni.
GIOVANNI SANGA. Vorrei porre solo una domanda. Ringrazio il Generale per il contributo che ci ha fornito. Penso che con l'approvazione della nuova legge sull'etichettatura abbiamo fatto dei passi avanti, anche se sappiamo che sono ancora necessarie alcune fasi per poter garantire la sua entrata in vigore a pieno regime. Mi sembra però che con quell'approvazione alcune delle segnalazioni che lei faceva potranno certamente essere recuperate.
ANTONIO RICCIARDI, sottocapo di Stato maggiore del Comando generale dell'Arma dei carabinieri. L'etichettatura è stato un provvedimento che ha portato grandi vantaggi nel settore. Come dicevo, bisognerebbe quanto meno arrivare all'etichettatura europea, che è il passo successivo (ma penso che anche su questa strada ci si stia muovendo).
LUDOVICO VICO. Grazie all'Arma dei carabinieri, e al sottocapo di Stato maggiore Ricciardi. È una relazione importante quella che ci viene consegnata oggi, che si somma alle tante altre che ci sono state sottoposte e che ci metteranno nelle condizioni di osservare meglio e dare un contributo di natura legislativa, se sarà possibile. La prima domanda è se avete già suggerimenti, non necessariamente in questa sede, anche in ordine alla legislazione operante. Non intendo sostituirmi assolutamente al presidente, tuttavia continuo a seguire una particolare lettura del fenomeno e mi farebbe piacere conoscere, se possibile ma non necessariamente oggi, in senso lato la posizione dell'Arma.
Infatti siamo di fronte ad un fenomeno che non è riconducibile solo alla criminalità organizzata nella sua accezione larga della contraffazione e del commercio. La mia personale opinione è che siamo di fronte, ormai, prevalentemente, ad un'attività di commercio illegale, nel cui sistema, tutto al di fuori della legalità, agiscono più attori, comprese, evidentemente, le organizzazioni criminali con il loro livello di competizione: oserei dire, con una battuta, un classico dello sviluppo capitalistico per tantissimi aspetti.
La relazione che ci viene sottoposta oggi ci dà delle indicazioni importanti ma non deve essere mai smarrito un punto. Se, da un lato, è prezioso sapere che c'è un'azione di contrasto periferico e parcellizzata (penso che l'Arma dei carabinieri non si commenti da questo punto di vista e si sia distinta nella storia del nostro paese per il contrasto all'illegalità in generale),
che parte dal piccolo comune di montagna così come da quello di pianura (essendo Nord e Sud uniti da questo punto di vista), se quindi il controllo che c'è è reale e non fatto dagli scienziati o dai professori, dall'altro, è altrettanto vero che il punto più delicato rimane sempre uno: chi e in che forma di coordinamento, nel nostro paese o in Europa (quest'ultima sarebbe la dimensione più idonea), conosce ciò che sta dietro tali processi?
Per citare gli stessi dati che ci sono stati resi poniamo che arrivi da noi del pomodoro triconcentrato e venga «beccato» (chiedo scusa per la terminologia colorita ma nella lingua italiana si può utilizzare tra virgolette questo tipo di sinonimo). Il punto rimane sempre un altro: cosa c'è prima di questo processo? Quali sono i cartelli che commercializzano tali prodotti? Quali sono gli asset societari? Il punto è sempre uno: la fonte.
Chi sono le compagnie che commercializzano? I vettori sono sempre solo quelli delle compagnie: i terminalisti? Chi è il commercialista italiano (ma siamo già verso la fine, non alla fonte) che ha controfirmato l'ingresso e quindi qual è la società che ha proposto ciò? Dato che nel nostro paese, ma soprattutto in Europa, non c'è amore verso il full made in, alla fine, il marchio e la tracciabilità sono il segmento di una fase conclusiva.
Il grande problema del contrasto all'illegalità del commercio mondiale, con il suo sistema, forse merita, anche in altre sedi e momenti, un approfondimento teso a capire quale sia il coordinamento nell'intelligence di dimensione nazionale ed europea.
GABRIELE CIMADORO. Grazie al relatore e all'Arma dei carabinieri per il lavoro che sta facendo e che svolge ormai da anni, per il quale dobbiamo essere riconoscenti.
Ringraziamo anche per l'importante relazione. Sappiamo però - e da ciò nasce il dubbio che abbiamo più di una volta sottolineato anche in altre Commissioni - che se è vero che mettiamo a disposizione e facciamo approvare delle leggi riguardanti il made in Italy, la tracciabilità, il marchio e quant'altro, è vero anche che in queste leggi il Governo non ci mette un quattrino, per cui riusciamo ad ottenere scarsi e pochi risultati.
Ritengo che uno dei problemi importanti che incontrate ma che non avete messo in evidenza nella vostra relazione - probabilmente ciò è dovuto alla sobrietà e alla riservatezza dell'Arma - consista nella mancanza di risorse. Non posso prevedere la natura del documento che alla fine delle nostre indagini produrremo e che porremo all'attenzione del Governo ma, in sostanza, se non ci mettiamo delle risorse, la lotta alla contraffazione non la faremo mai, così come voi non sarete in condizioni di poter fare al meglio il vostro lavoro, posto che questo fenomeno sta aumentando in modo esponenziale. I dati e le cifre che lei ci ha esposto parlano di dati raddoppiati o triplicati: o ci mettiamo le risorse o giochiamo a piangerci addosso, portando a casa pochi risultati.
PRESIDENTE. Dubito che il Generale ci dirà di non essere interessato ad un incremento delle risorse su quel versante. Mi sembra che i dati che il Generale Ricciardi ci ha portato siano anzi un po' in controtendenza, rivelando un'attività operativa intensa, che ha prodotto dei risultati.
FILIPPO ASCIERTO. Qualche strumento che può dare, indirettamente, aiuto e risorse c'è. Intanto, voglio ringraziare il Generale per l'attività svolta dal nucleo antifrode presso il Ministero: 21 milioni di euro di merce sequestrata, il contrasto all'illegalità diffusa in materia di agroalimentare, il contrasto a cosche mafiose o a clan camorristici sono risultati di tutta evidenza, quindi, un grazie sincero.
Ho seguito con attenzione la parte finale della sua relazione dove ella ha fatto cenno a quegli aspetti legati alla nuova normativa, ai sequestri e alle confische che possono essere utilizzati dalle stesse forze dell'ordine, così come avviene nel campo della lotta alle sostanze stupefacenti e anche in materia di contrasto alla criminalità
organizzata. Magari, con comodo, potrebbe farci sapere se tra i 21 milioni di merce e di beni sequestrati o confiscati c'è la possibilità - o è già avvenuto - di potere anche riutilizzare alcuni di essi, come le auto, i natanti, gli aeromobili già appartenuti a queste organizzazioni.
La seconda questione riguarda l'integrazione e lo sviluppo di banche dati orientate alla raccolta e all'elaborazione delle informazioni, che sono essenziali. Fa con ciò riferimento alle attività istituzionali quotidiane per uno scambio di dati che può essere utile o, nel settore dell'agroalimentare, a banche dati che possono interagire?
Infine, c'è la necessità di investire ancora di più nella strumentazione in dotazione ai Nuclei, magari con supporti tecnologici necessari per accertare la reale contraffazione della merce o la falsificazione? Faccio un esempio. Abbiamo il problema dato da alcuni sequestri, come nel caso del Prosciutto di Parma, il quale sembrava contraffatto mentre in realtà era proprio di Parma. In alcuni altri casi siamo al limite nell'accertare se la merce in questione sia realmente falsificata oppure no. Ritiene, quindi, che bisogna reperire ulteriori fondi all'interno del Ministero o comunque intervenire sul ministro dell'agricoltura per fare in modo che vi siano tecnologie ancora più avanzate? Quelle che abbiamo sono sufficienti?
LUCA SANI. Ringrazio il Generale per la sua relazione e per l'attività svolta. Vorrei tornare sul tema dell'etichettatura per capire se ci sono dati per valutare l'efficacia dello strumento che il Parlamento recentemente ha approvato. Lei ci ha giustamente riportato dei dati relativi all'attività di contrasto per l'anno 2010. La legge, come sappiamo, è intervenuta successivamente. Le chiedo quindi se non sia possibile fornirci dei dati - anche in seguito - che ci possono far capire l'efficacia dello strumento adottato, cioè se dopo l'entrata in vigore della legge sull'etichettatura sia scattato un sistema di controlli tali da avere avuto effetti positivi sull'azione di contrasto e con quali risultati.
Dico ciò perché anche nell'ambito delle audizioni effettuate in questa Commissione, alcune associazioni di categoria hanno lamentato il fatto che, nonostante la legge sull'etichettatura, negli scaffali di alcuni supermercati si trovano ancora prodotti che non rispondono alla normativa vigente. Mi interesserebbe quindi sapere, se a seguito dell'approvazione della legge siano scattati dei controlli che hanno portato ad evidenziare ulteriormente il problema della contraffazione e della truffa.
PRESIDENTE. Faccio un'ulteriore precisazione. Noi non abbiamo bisogno di tutte le risposte oggi, anche perché, per l'economia dei nostri lavori, non sarebbe nemmeno possibile concentrarle e articolarle tutte in breve tempo. Come di consueto, lei avrà la possibilità - se vorrà far ciò - di inviare nei prossimi giorni o settimane una breve relazione di sintesi rispetto alle domande e alle questioni poste dai commissari.
ANNA TERESA FORMISANO. Sono d'accordo con questa riflessione. Nell'associarmi quindi ai ringraziamenti per l'interessante relazione, pongo una domanda (lei potrà, come già ricordato dal presidente, farci avere in seguito una memoria scritta): che riflessi ha avuto sul vostro lavoro la legge che abbiamo approvato sul made in Italy?
Questo punto per noi è fondamentale perché abbiamo parlato di una serie di fatti che nella legge sul made in Italy, approvata all'unanimità dal Parlamento italiano, abbiamo inserito. Pertanto vorremmo capire se quella legge ha avuto dei riflessi immediati oppure se va ulteriormente modificata e in che parti.
PRESIDENTE. Do ora la parola al Generale Ricciardi per le sue conclusioni. Ricordo che abbiamo veramente pochissimi minuti. Le modalità per una risposta più esaustiva alle questioni poste le viene
fornita con la possibilità di inviarci nei prossimi giorni qualche elemento in più.
ANTONIO RICCIARDI, sottocapo di Stato maggiore del Comando generale dell'Arma dei carabinieri. Grazie per le domande che sono state poste alle quali cercherò di rispondere puntualmente. Tuttavia, per non lasciare senza risposta la domanda fondamentale posta, in due minuti, dico soltanto che sicuramente ben vengano le iniziative legislative di settore, perché la legge è lo strumento che ci consente di operare.
In tale contesto, il Comandante del Comando politiche agricole e agroalimentari è anche un consulente del ministro, quindi, sicuramente, in quella sede, si fa portavoce di tutti quei miglioramenti normativi che possono servire per meglio operare, sia come forza amministrativa di polizia giudiziaria, sia nello specifico settore mediante tutte le leggi di interesse.
In questo senso volevo dire che c'è una stretta sinergia tra tutte le componenti dell'Arma: dalla stazione di cui ho parlato in premessa, ai reparti speciali, c'è un costante scambio di informazioni, ciascuno per il proprio livello e nell'ottica con cui si opera. Questa sinergia spesso va anche oltre, così come nel caso della collaborazione con la Guardia di finanza in particolare e con tutti gli altri enti operanti nel settore, in primo luogo l'Agenzia delle dogane.
Per quanto riguarda la mancanza di risorse, in effetti, più si ha e meglio si può fare: su questo non c'è dubbio. Tuttavia, possiamo dire che utilizzando in sinergia ciò di cui si dispone per la lotta alla criminalità organizzata, per le analisi scientifiche e così via, si riesce a portare avanti in modo soddisfacente le indagini nello specifico settore.
Con questo mi riferisco anche all'intervento dell'onorevole Ascierto, il quale chiedeva cosa occorre per far funzionare meglio i Nac. Ci sono delle specifiche richieste all'attenzione del ministro per poter ottenere anche determinate apparecchiature per analisi immediate. Parlando proprio del Prosciutto di Parma, abbiamo in quella città un comando Ris con dei laboratori specializzati che sono a disposizione per tutte le attività dell'Arma, queste comprese, che non sono di minore importanza rispetto alle altre.
Ovviamente, oggi le banche dati offrono un aiuto importantissimo allo sviluppo delle ricerche. Da questo punto di vista c'è un progetto di implementazione e coordinamento delle banche dati per lo specifico settore che il Comando specializzato sta portando avanti nell'ambito del Ministero affinché ciò possa poi tradursi in un progetto operativo di maggiore collaborazione a livello di conoscenze. Per quanto riguarda l'etichettatura e il made in Italy mi riservo di fare avere i dati di dettaglio di quanto è stato svolto nel settore.
Con riferimento alle verifiche sui sequestri e le confische, non ho con me i dati precisi - che verificherò - ma vorrei sottolineare che non sempre questi strumenti, sicuramente validi come deterrenti, risultano utili da un punto di vista di impiego, perché non sempre ciò che si sequestra - e che quindi può essere acquisito - si rivela effettivamente utile per l'attività istituzionale. Molto spesso, infatti, tali beni diventano addirittura un peso - per esempio nel caso di aerei o macchine di grossa cilindrata - poiché comportano una manutenzione e consumi maggiori rispetto ai ricavi. Bisogna quindi valutare, di volta in volta, tale utilità ma sicuramente, in termini di deterrenza, si tratta di strumenti utili. Grazie per l'attenzione.
PRESIDENTE. Ringrazio il Generale per la puntuale e precisa enunciazione delle questioni affrontate, che ci interessano molto da vicino. A questo punto, restiamo in attesa di ulteriori dati che saranno inseriti a corollario della relazione che stiamo predisponendo, che ritengo, entro la fine dell'estate, avremo modo di discutere all'interno di questa Commissione.
Pertanto valutate voi la tempistica utile per fornirci tali documenti - non ci sono particolari urgenze - ma vi ricordo che siamo in una fase conclusiva del nostro lavoro poiché stiamo arrivando alla fine di
un percorso che ci ha visto approfondire il tema dell'agroalimentare in modo abbastanza dettagliato. Ringrazio lei per la sua relazione e i suoi collaboratori.
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