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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito degli approfondimenti che la Commissione sta svolgendo sulla regione Lazio, l'audizione del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, accompagnato da...
Avverto i nostri ospiti che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterrà opportuno, i lavori della Commissione proseguiranno in seduta segreta, invitandolo comunque a
rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
Ringrazio il sindaco Alemanno che, anche in un momento di particolare impegno politico, è stato disponibile all'audizione presso questa Commissione. Abbiamo seguito tutti i passaggi della questione dei rifiuti nella provincia di Roma che si presenta come estremamente complessa. Lo scopo dell'audizione del sindaco Alemanno è un aggiornamento della situazione e una prognosi su quello che potrà essere il suo sviluppo.
Ringrazio ancora il sindaco, al quale darei la parola per un'illustrazione generale dello stato e delle possibili prospettive della gestione del ciclo dei rifiuti a Roma, con la riserva per me e per i colleghi di rivolgere, al termine del suo intervento, ulteriori domande e formulare osservazioni.
GIANNI ALEMANNO, Sindaco di Roma. Quest'occasione è per noi importante per rendere conto alla Commissione parlamentare delle decisioni più recenti prese dalla società AMA, che gestisce il ciclo dei rifiuti per Roma capitale, ma anche per sottolineare alcuni problemi che superano le nostre competenze e che devono trovare una soluzione. Quest'audizione ci permette di dire come la nostra amministrazione si sta muovendo e di evidenziare alcuni aspetti problematici, che però esulano dal compito della stessa.
Dal 19 novembre è cominciata la raccolta differenziata nel IV municipio di Roma, circa 200.000 persone. Questa ci consentirà di giungere a fine anno a una raccolta differenziata del 30 per cento, sostanzialmente un primo obiettivo descritto nel Patto per Roma, firmato da Roma capitale, dal Ministero dell'ambiente e dalla regione Lazio con stanziamenti di risorse adeguati e che impegna la nostra città a giungere al 30 per cento della raccolta differenziata alla fine di quest'anno, al 40 per cento dal prossimo, al 50 per cento alla fine del 2014.
Si tratta di uno sforzo mai registrato prima. Nel 2008, all'atto del mio insediamento, la raccolta differenziata a Roma era al 17 per cento. Adesso è attorno al 26 per cento e, finalmente, ci si sposta su dei parametri sicuramente paragonabili ad altre capitali europee.
Sottolineo che già oggi Roma, in termini non percentuali, ma quantitativi, differenzia più rifiuti di Torino e Milano. Gli scarti sono, infatti, elevatissimi, un punto percentuale di rifiuti a Roma equivale a 17.600 tonnellate. Sostanzialmente, siamo di fronte alla necessità di compiere uno sforzo molto intenso da parte della città che, tra l'altro, anche dal punto di vista della sua distribuzione, non aiuta in operazioni di questo genere. Tuttavia, grazie a questo impegno e alle risorse impegnate, finalmente sta superando la situazione estremamente deficitaria da cui siamo partiti, appunto il 17 per cento.
Per il 2012 abbiamo una produzione complessiva prevista di rifiuti a Roma di 1.760.000 tonnellate. Questa situazione ci porta ad avere - parliamo di dati 2012 - una raccolta differenziata che arriverà a fine anno al 30 per cento, ma ovviamente deve scontare tutto il periodo di crescita di quest'anno: sarà, quindi, di 460.000 tonnellate, una raccolta indifferenziata di 1.300.000 tonnellate, di cui 540.000 trattate nei TMB, per un residuo di 760.000 di rifiuti indifferenziati che saranno conferiti quest'anno in discarica.
L'anno prossimo ci sarà, anzitutto, un primo scoglio dato dall'intervento dell'Unione europea, che impone alla città, allo Stato membro, di non conferire più raccolta indifferenziata in discarica. L'anno prossimo, quindi, questi 760.000, non potranno andare in discarica. Parliamo, appunto, di rifiuti non trattati.
Come abbiamo intenzione di fronteggiare questa situazione, questo limite, superando il quale entreremmo in procedura d'infrazione? L'obiettivo si persegue, anzitutto, appunto aumentando al 40 per cento la raccolta differenziata, e quindi arrivando a 620.000 tonnellate, e portando al massimo tutta la capacità degli impianti TMB. I quattro impianti disponibili, due privati e due pubblici, possono portarci a 800.000 tonnellate di rifiuti trattati, che fa
residuare a 350.000 per il prossimo anno i rifiuti non trattati, quindi i rifiuti tal quali.
In relazione a questi ultimi, per non incorrere nel rischio, appunto, di infrazione comunitaria e per evitare che rifiuti tal quali girino per la regione, si è aperta una gara internazionale e una trattativa per l'immediato allo scopo di utilizzare operatori nazionali e internazionali per portare questi rifiuti tal quali fuori regione, non necessariamente all'estero. Possono essere, infatti, stipulati degli accordi tra regioni e far sì che questi rifiuti tal quali siano smaltiti in altre regioni nazionali.
Ricordo, infatti, che la regione Lazio ha in vigore da molto tempo una legge che vieta di bruciare in regione rifiuti tal quali, che quindi conferiamo in discarica e che non abbiamo altro modo di trattare all'interno della regione.
DANIELA MAZZUCONI. Esiste una legge regionale che vieta di bruciare il tal quale nel Lazio?
GIANNI ALEMANNO, Sindaco di Roma. Sì, esiste una legge regionale precedente l'amministrazione Polverini, per la quale tutti i termovalorizzatori, gassificatori e altro che operano nella regione possono operare solo attraverso CDR. Non esistono, come in Lombardia e credo anche in Emilia-Romagna, termovalorizzatori che permettano di bruciare tal quale.
È evidente che questa decisione ha generato un certo clamore, ma in realtà si tratta per noi di una decisione presa come extrema ratio e intervento di riserva. Non vogliamo, infatti, incorrere nell'infrazione comunitaria e allarmare i cittadini, che possono vedersi indicati discariche provvisorie o definitive con l'idea che in quelle discariche sia ancora conferito rifiuto tal quale.
Un provvedimento può permetterci di ridurre ulteriormente la quantità di rifiuti da esportare perché nella normativa comunitaria è previsto che col trattamento meccanico-biologico TMB è possibile utilizzare meccanismi di tritovagliatura, con la quale il rifiuto è giudicato non più tal quale, ma trattato. Mentre, quindi, sull'impianto TMB sarebbe necessario un lavoro di circa un anno e mezzo o due anni, è possibile installare un impianto di tritovagliatura in pochi mesi, quattro o cinque. In questo modo, potremmo prevedere che già verso i mesi di maggio o giugno non ci siano più rifiuti tal quali da esportare, ma che tutti siano trattati attraverso TMB o tritovagliati mentre la raccolta differenziata procede nelle sue percentuali.
Ribadisco, quindi, che ciò che innescato tanto clamore, oltre a non essere di straordinaria novità nel territorio nazionale e per i Paesi europei, rappresenta un discorso di extrema ratio, di riserva nell'attesa che non ci sia più rifiuto tal quale nella città di Roma e nella regione Lazio. Il nostro intervento, quindi, consiste in un aumento della quota differenziata e in una gara per portare fuori regione il rifiuto tal quale.
Va sottolineato un terzo elemento importante. La giunta comunale sta sistemando una delibera che sarà portata in consiglio comunale per lanciare una gara a doppio getto in vista della creazione di una società mista a maggioranza pubblica per la gestione dello smaltimento dei rifiuti. Il problema, infatti, è che attualmente quasi tutti gli impianti della provincia di Roma sono gestiti da un unico imprenditore privato. Noi vogliamo giungere a una situazione in cui la parte pubblica intervenga sulla parte finale del ciclo dei rifiuti con una società mista che metterà a gara il 49 per cento del proprio capitale, in modo da avere un socio privato che si occupi della gestione, ma sia in minoranza rispetto al pubblico.
Quanto ai TMB, stiamo mandando al massimo quelli pubblici, mentre su quelli privati c'è stata una complessa trattativa che aveva ipotizzato, addirittura, un contratto di dieci anni o questa, almeno, era la richiesta privata. L'AMA ha fatto un'offerta al privato che gestisce questi TMB, la Co.la.Ri., per 2 anni più 1, 2 più la proroga di 1. Questa è la trattativa per mandare al massimo funzionamento possibile
gli impianti TMB. Questo è ciò che dipende da noi e che stiamo cercando di fare con la massima decisione.
Esistono, però, altri problemi che non dipendono da noi, ma da istituzioni sovraordinate e dall'azione del commissario, a partire dal provvedimento relativo alla creazione di un nuovo sito provvisorio in cui conferire soltanto i rifiuti trattati. L'anno prossimo, infatti, in base alle nostre previsioni, dovrebbero arrivare in discarica 500.000 tonnellate di rifiuti trattati, un residuo delle 800.000 trattate, e un 10 per cento della raccolta differenziata, quindi circa 62.000, per cui affronteremo uno smaltimento di residui per circa 560.000 tonnellate.
Questa necessità, ovviamente, ha portato alla nomina del commissario per individuare il sito provvisorio e tutta la polemica che conoscete bene di prima che fosse indicata la discarica di Corcolle. In seguito, questa discarica è stata cancellata anche con il mio concorso in quanto vicina a siti archeologici molto importanti, come Villa Adriana, e a fonti di captazione dell'Acea per l'acqua, per cui l'abbiamo ritenuto tutti un sito non percorribile.
La proposta da parte dell'attuale commissario, prefetto Sottile, è relativa a Monti dell'Ortaccio, discarica che presenta il grosso problema di essere collocata nello stesso ambito geografico della discarica di Malagrotta. Questo sta generando notevoli proteste da parte dei cittadini dell'area. Esiste, peraltro, il parere tecnico negativo, oltre a quello politico, da parte sia di Roma capitale, sia della provincia di Roma, sia della regione Lazio. Sostanzialmente, il commissario insiste sul sito di Monti dell'Ortaccio, ma esiste una forte opposizione anche tecnica rispetto a questo sito, quindi nasce un primo problema sul sito provvisorio.
Ancora più forte è il problema sul sito definitivo. Ovviamente, infatti, ha senso parlare di sito provvisorio se esiste una progettualità tale da individuare un sito definitivo. Da questo punto di vista, Roma capitale rimanda a istituzioni diverse dalla propria questa responsabilità perché il piano regionale dei rifiuti ha delimitato un ambito territoriale ottimale, un ATO, esteso a tutta la provincia di Roma. In buona sostanza, quindi, è nell'ambito della provincia che vanno scelte le soluzioni e i siti migliori dal punto di vista tecnico-ambientale. Non può essere il comune di Roma a pronunciarsi in favore della scelta di un proprio sito o di quello di un altro comune, tanto meno possiamo andare in giro tra i comuni della provincia, se da questi non vengono segnali positivi, ed essere noi promotori.
Attualmente esistono delle discariche e dei siti operanti nella provincia, ma fino adesso nessuno esplicitamente ha dato disponibilità ad accogliere rifiuti provenienti dalla città di Roma, per cui è evidente che, di fronte alla mancanza di un'iniziativa autonoma da parte di uno dei comuni della provincia, deve occuparsene, a nostro avviso, la provincia di Roma data la coincidenza tra il territorio e l'ambito territoriale ottimale.
Ovviamente, la provincia non ritiene che sia una sua responsabilità, ma deve esserci un'indicazione chiara rispetto al sito meno impattante dal punto di vista ambientale nel perimetro della provincia di Roma. Ribadisco che non può farlo Roma capitale perché non abbiamo nessun potere per dire a un altro comune di accogliere rifiuti perché secondo il nostro giudizio dispone di un sito migliore.
Questa impasse si sta traducendo in mesi di palleggiamento. Sono state fatte varie ipotesi, Pizzo del Prete, Bracciano, Allumiere, tanti nomi, ma non esiste una decisione definitiva e neanche si intravede. Ciò mi porta a dire che esiste una difficoltà dal punto di vista istituzionale che non può non portare a estendere i poteri del commissario non solo all'individuazione del sito provvisorio, ma anche del sito definitivo.
Credo che, se oggi si vuole procedere speditamente e superare un blocco istituzionale, che va avanti da mesi e che, tra l'altro, peggiora anche la situazione a Monti dell'Oraccio che, pur permanendo la contrarietà, è anche un sito provvisorio, non sia credibile proporre un sito provvisorio e non averne uno definitivo. Il
sospetto di quelle popolazioni è che, come è accaduto per Malagrotta, in origine una realtà provvisoria, possa durare per dieci o trent'anni.
Se non esiste, quindi, una strategia complessiva che esuli dalle competenze della nostra istituzione, non si arriverà a uno sbocco chiaro, per cui mi sono fatto promotore, rispetto alle autorità di Governo, al Ministro dell'ambiente, al sottosegretario Catricalà e anche al Presidente Monti, della necessità di un'estensione tramite decreto-legge, non più tramite ordinanze di Protezione civile, per un commissario. In questo modo, ci sarà un referente unico, un decisore accertato con cui relazionarsi per affrontare complessivamente il ciclo dei rifiuti.
Personalmente, sono convinto, anche se ovviamente non posso documentarlo perché esula dalle mie competenze istituzionali, che si possa evitare il sito di Monti dell'Ortaccio. Altre soluzioni all'interno della provincia sono più virtuose. Sono convinto pure che alcune cose vadano aggiustate anche complessivamente nel processo di smaltimento dei rifiuti, ma credo sia necessario un decisore per uscire da queste emergenze.
Non siamo in una condizione di emergenza immediata perché, a seguito della gara per esportare i rifiuti non trattati e avendo quindi soltanto rifiuti trattati, non essendo dunque in una situazione di procedura comunitaria, si può operare per una proroga di qualche altro mese per Malagrotta, che può andare avanti. Anche le popolazioni del posto sono d'accordo con un'ipotesi di rifiuti solo trattati. Il lasso temporale comincia, però, a ridursi e bisogna che, entro il mese di dicembre, siano prese decisioni per il sito provvisorio e quello definitivo che, a mio avviso, potrebbero anche coincidere.
Stiamo facendo tutto quello che è in nostro potere per affrontare questa situazione. Sottolineo che, dopo l'esperienza di Malagrotta e per la caratteristica di antropizzazione diffusa e i forti vincoli paesaggistici esistenti sul territorio, è molto difficile immaginare realmente un sito sul territorio di Roma.
Se un commissario, un'istituzione sovraordinata ci comunica che esiste un sito migliore degli altri comuni della provincia, possiamo prenderne atto, ma a nostro avviso non è così e non è un caso che, dopo vari tentativi nel territorio di Roma, l'ultimo sia quello che mi permetto di definire beffa del sito di Monti dell'Ortaccio, che presenta opposizioni tecniche evidenti, controindicazioni a carattere socio-politico vista, appunto, la situazione generata da Malagrotta e quella di compromissione ambientale generata da una discarica che va avanti da circa trent'anni.
ALESSANDRO BRATTI. Vorrei fare un paio di considerazioni molto brevi anche se non è la sede opportuna. Innanzitutto, bisogna capire bene le cifre. Chiedo scusa, ma nell'esposizione non si sono colte bene le percentuali che si vogliono raggiungere. Visto che dovremmo relazionare, è bene che ci si lasci qualcosa di scritto.
Sulle responsabilità di essere arrivati a una situazione dal genere, credo che possiate dividervele come vi pare tra istituzioni, ma non si scopre questa mattina che la discarica di Malagrotta va in infrazione. Sono tutte notizie note da anni. Sulla gestione, la Commissione ha già espresso un giudizio e, purtroppo, negli ultimi anni non ci sono stati risultati, al di là di tante chiacchiere e i tentativi fatti dai vari commissari.
Tutto sommato, potrebbe anche essere interessante l'idea del potenziamento TMB, di aumento della differenziata, ma non riesco a capire come possiate puntare al tritovagliato, sul quale il Consiglio di Stato tra qualche settimana deciderà, attraverso una sentenza, se si tratta di un rifiuto urbano o speciale. Su questo equivoco, a mio parere pericolosissimo, sta giocando anche la Campania. Se passa l'idea che basti tritovagliare un rifiuto per trasformarlo da urbano in speciale, credo che nessuno più in questo Paese realizzerà un impianto. Non lo sta già facendo più nessuno, vista la situazione, ma non si capisce perché si dovrebbe farlo quando basta una piccola tritovagliatura per permettere al rifiuto di girare per tutta Italia
e per tutto il mondo. Questa, quindi, non mi sembra un'idea proprio brillantissima.
Lei se la cava affermando che alcuni aspetti non dipendono da lei. A mio avviso, però, bisogna che le istituzioni si pongano il problema. Tra l'altro, rischiate di finire in una situazione come quella campana, con il paradosso che, mentre in Campania, in realtà, non esistevano grandi impianti, mi permetto di dire che nella regione Lazio, per le mie conoscenze, qualche impianto è presente.
GIANNI ALEMANNO, Sindaco di Roma. Vuole darci un suggerimento?
ALESSANDRO BRATTI. Tanto abbiamo messo in evidenza, ma è chiaro che la regione deve fare il suo mestiere, il sindaco il suo, la provincia il suo. Se non fate il vostro mestiere, è evidente che sarà necessario il salvatore esterno, il commissario che, come è noto, non risolverà il problema. Ne avete già cambiati due e il primo ha fallito, il secondo rischierà di fallire perché sulla sua proposta nessuno è d'accordo, come abbiamo imparato anche oggi.
Non credo neanche che possa essere limitante una legge della regione Lazio per la quale non si può incenerire il tal quale, ma va bene. In ogni caso, sappiamo, ad esempio, dai dati, a meno che non siano cambiati ultimamente, che all'inceneritore di Colleferro continua ad arrivare CDR da tutte le altre regioni e - basta fare due conti - se ne comprende la ragione.
In una situazione in cui si arriva quasi all'emergenza, credo nell'opportunità dello sforzo di utilizzare magari in maniera migliore gli impianti già esistenti. Credo si possa anche affrontare un ragionamento sul trasferimento di rifiuti verso l'esterno della regione, ma spero non all'estero. Spero, infatti, che mai si arrivi a un accordo del genere in questo Paese visto che le regioni del nord hanno gli impianti semivuoti. Tutto deve, in ogni caso, avvenire, in una logica di trasparenza e di controllo, di prezzi, di modi, di metodi e, ovviamente, chi esporta deve anche cercare di offrire rassicurazioni vere che sta procedendo a operazioni non finte. Il problema, purtroppo, è che con la Campania, ad esempio, sono state fatte tante promesse mai realizzate.
Non riesco, dunque, a porle delle domande. Ho solo una richiesta, ossia quella di un impegno istituzionale fortissimo insieme alle altre istituzioni benché adesso ne sia venuta meno una, di fatto, politicamente. Non credo che allargando i poteri dei commissari, se le istituzioni non sono d'accordo, si riesca a lavorare meglio, soprattutto con l'avvicinarsi delle elezioni.
Si tratta veramente di un'operazione molto complicata e molto rischiosa. Noi ci siamo occupati di queste questioni, sono presenti colleghi che hanno vissuto in diretta le questioni della Campania che rischia di tornare nuovamente in emergenza. Se il Consiglio di Stato si pronuncia per la definizione del tritovagliato come non speciale, il giorno dopo avrà i rifiuti per strada perché in questi anni in Campania non è stato realizzato un impianto decente.
Più che una domanda, il mio è un appello a un grande senso di responsabilità e a evitare situazioni che, tra l'altro in un contesto sociale complicato da altre questioni, diventi difficile gestire.
PRESIDENTE. Credo che il sindaco abbia diritto di replica. Potremo porre dopo altre domande. Credo, infatti, che, più che di una domanda, si sia trattato di una requisitoria, di una critica alla gestione. Come, giustamente, ha osservato l'onorevole Bratti, la sua è stata un'invocazione, un appello, una critica. Diversamente, mischiamo insieme la risposta politica alle domande.
DANIELA MAZZUCONI. Io vorrei rivolgere una domanda al sindaco.
CANDIDO DE ANGELIS. Io dovrei rivolgergli alcune domande.
PRESIDENTE. A mio avviso, è metodologicamente sbagliato. Una cosa è rispondere a domande, altro rispondere alla critica politica, ma visto che la maggioranza
vuole rivolgere subito le domande al sindaco, cedo la parola alla senatrice Mazzuconi.
DANIELA MAZZUCONI. Il sindaco ha fatto riferimento alla questione della differenziata che dovrebbe essere ulteriormente implementata a Roma. Osservando il sistema della raccolta, fondamentale in ordine al conseguimento degli obiettivi della differenziata, non si può non notare, per esempio, i differenti modelli di raccolta posti in essere a seconda delle zone e dei quartieri di Roma.
Per il conseguimento degli obiettivi a cui faceva riferimento il sindaco precedentemente, il comune o la municipalizzata hanno in animo di rivedere i modelli di raccolta o restiamo in presenza di un modello multiplo? Mi riferisco, in particolare, alla questione delle raccolte dell'umido, che vede sperimentazioni diverse nella città. La stessa raccolta che in alcuni quartieri avviene coi cassonetti, nel centro storico avviene semplicemente con i sacchi e così via. Da come organizzerete la raccolta si otterranno determinati risultati.
CANDIDO DE ANGELIS. Vorrei porre qualche domanda sui numeri. Stiamo trattando, infatti, questa situazione dai tempi di Marrazzo che è stato audito dalla Commissione all'inizio della sua attività. Indubbiamente, qualche passo avanti è stato mosso. Lei ha citato dei numeri, ma fondamentalmente non riesco a capire perché non si è agito su quanto in questo momento ha descritto.
A Roma abbiamo tra le 4.500 e le 5.000 tonnellate al giorno di rifiuti. Insisto sui quattro impianti di TMB e mi rapporto anche al piano regionale dei rifiuti fatto. Ci dice che non sono necessari altri impianti, altri inceneritori. Purtroppo, la legge regionale impose di non termo valorizzare il rifiuto tal quale, come si fa nel nord Italia e in tutto il resto d'Europa.
Nel corso di un'audizione con i due direttori tecnici degli impianti TMB, gestiti dall'AMA e dalla Co.la.Ri., il direttore Caminada ci disse che funzionano, di fatto, meno di 300 giorni l'anno perché il sabato e la domenica non lavorano e funzionano a scartamento ridotto. Avevano chiesto, quattro o cinque mesi fa, la possibilità di aumentare la produzione, che non avrebbe comportato nessun problema sulle linee. Con degli accorgimenti tecnici di poco rilievo economico si sarebbe potuto incrementare la produzione gli impianti.
Addirittura, il direttore tecnico dei due impianti della Co.La.Ri. ha dichiarato di non ricevere proprio il materiale, come è a verbale, che non gli sono consegnati i rifiuti e che lavora con quantità ancora minori. Se si fosse lavorato a pieno regime sui quattro impianti TMB e si fosse iniziato il quinto impianto previsto dal piano regionale dei rifiuti, il problema di rifiuti tal quale non esisterebbe e si potrebbe eliminare la bomba mediatica ed ecologica della scelta sia del sito provvisorio che di quello definitivo.
Altro è, infatti, un sito per il tal quale, come anche lei ha sottolineato, altro è un sito per materiale di risulta della differenziata. Non avremmo problema di tal quale, le 560.000 tonnellate l'anno di residui tal quale potrebbero essere trattati.
Va bene allora la differenziata, con tutte le problematiche che immagino, perché partire dal 17 percento di raccolta e arrivare al 30 per cento pone problemi di natura economica, di investimenti, ma bisogna lavorarci. Si sarebbe dovuto lavorare sul problema dell'impiantistica, non quella pesante, ma quella per il trattamento. Non riesco a capire perché i quattro impianti non siano fatti lavorare a regime. Possono, infatti, benissimo trattare 4.000 tonnellate al giorno se implementati dal punto di vista tecnologico. Diversamente, cacciate via i direttori tecnici che vengono a dirci queste cose. Il problema è di questa natura.
Stiamo parlando di impianti di trattamento da tre anni, forse quattro e il problema è presente da vent'anni. Forse un'intera politica dei rifiuti andrebbe rivista da tutte le giunte regionali. A Roma e nel Lazio, l'alternanza ha funzionato benissimo perché sia al comune, sia alla regione, sia alla provincia, la destra e la
sinistra si sono date il cambio nell'amministrazione, per cui è indiscutibile che le responsabilità sono condivise. Da tre o quattro anni affrontiamo lo stesso problema e l'implementazione degli impianti di trattamento dei rifiuti non c'è stata. Perché?
GENNARO CORONELLA. Non farò polemica anche perché, da quanto ci ha riferito il sindaco, non mi pare proprio che ce ne siano gli estremi, quindi rivolgerò una domanda.
Prima, però, voglio esprimere, come gli altri colleghi, il mio compiacimento per il fatto che il sindaco ci ha riferito che è partita la raccolta differenziata e a fine anno raggiungerà il 30 per cento, che intende fronteggiare la situazione attraverso il potenziamento al massimo degli impianti TMB e prevede, solo nel caso estremo come una buona amministrazione deve fare pianificando e preparandosi al peggio, di mandare i rifiuti fuori regione per evitare l'infrazione europea.
Presidente, faccio appello a voi, ma non abbiamo visto tanto senso di responsabilità in giro, come quello di un'amministrazione che si preoccupa anche di non incorrere nell'infrazione europea, di bandire una gara per immaginare una gestione programmata e non più improntata all'emergenza, come Roma è abituata a vivere la gestione dei rifiuti da trent'anni a questa parte.
Mi riallaccio a un'affermazione molto importante e sincera del sindaco. Noi chiediamo un intervento legislativo risolutore, che chiarisca il livello delle responsabilità e ci dica dove è possibile realizzare il sito di questa discarica per mettere a dimora i rifiuti trattati. Vorrei chiederle, sindaco, se questo è un suo auspicio o ha avuto interlocuzioni con il ministro, con il Presidente del Consiglio. Ci troviamo in una fase di intasamento legislativo, a fine legislatura, per cui un'ipotesi di decreto deve essere ben contemperata. Quando ha riferito circa l'ipotesi di un decreto è il frutto di un impegno già raccolto da Presidente del Consiglio o quello che formula è un auspicio?
PRESIDENTE. Vorrei, rapidissimamente, porre alcuni punti all'attenzione del sindaco. Quanto alla questione Monti dell'Ortaccio, esiste una previsione di come andrà a finire? Visto che quella è la proposta che viene dal perfetto, cosa ne sarà? Si abbandonerà o meno?
La seconda questione riguarda il bando di gara europeo. Quali saranno i costi? Riguarderà l'estero?
Il terzo punto è un po' più politico. Non ci è chiaro il motivo per cui non è stato possibile che organismi territoriali trovassero il modo di lavorare assieme, cioè di uscire da questa impasse e dare una soluzione senza affidarla a un presunto tecnico, cioè a un terzo.
Tra l'altro, a proposito dell'ipotesi di maggiori poteri al commissario, ci troviamo davanti a una forma di paradosso. Da un lato, constatiamo, infatti, che fino a oggi i commissari hanno sbagliato tutto. Da due anni, come adesso anche il sindaco giustamente ricordava, la scelta è infelice e contrastata dagli accertamenti, ma pensate che il commissario sia la soluzione. Questo non mi è molto chiaro.
Infine, si sa ancora qualcosa del progetto di un termovalorizzatore ad Albano? È stato abbandonato completamente? Esiste un programma per termovalorizzatori nel Lazio? Ricordo il coinvolgimento del consorzio Corema, quando la questione fu bloccata.
Cedo la parola al sindaco Alemanno per la replica.
GIANNI ALEMANNO, Sindaco di Roma. Anzitutto, sulla tritovagliatura sono stato incompleto nella definizione dell'operazione: avrei dovuto parlare di tritovagliato e separato. Per quello che a noi risulta, anche l'Unione europea accetta di considerare trattato un rifiuto tritovagliato e che subisce una separazione dalla frazione organica con l'avviamento a trattamenti che già attualmente avvengono. Già portiamo fuori, infatti, dalla regione la frazione organica per realizzare compost e altro. Questo può essere considerato una forma di trattamento in presenza, ovviamente, della separazione. Non basta, in
fatti, tritovagliare per il conferimento in discarica.
Per quanto riguarda la situazione del CDR, Colleferro e San Vittore effettivamente prendono CDR da fuori regione, ma perché tutto il CDR prodotto dai nostri TMB è consumato a San Vittore e Colleferro. Quando aumenteremo la produzione di CDR, questi impianti non prenderanno più CDR da altre regioni e utilizzeranno il nostro. Da questo punto di vista, quindi, non c'è nell'immediato un deficit.
CANDIDO DE ANGELIS. Resta non chiarita la situazione dell'impianto di CDR di Albano, che non si capisce bene se funzioni a pieno o meno. Non è una sua competenza, chiaramente, è il complesso dell'impiantistica laziale che lascia perplessi.
GIANNI ALEMANNO, Sindaco di Roma. Sta parlando del gassificatore o dell'impianto TMB?
CANDIDO DE ANGELIS. Dell'impianto TMB di Albano. Esiste un impianto ad Albano. Ci fu una polemica estrema.
GENNARO CORONELLA. Albano è comune a parte o comune di Roma?
CANDIDO DE ANGELIS. No, è comune a sé.
GIANNI ALEMANNO, Sindaco di Roma. È una domanda capziosa.
CANDIDO DE ANGELIS. Quando avviammo l'indagine sull'impianto di Colleferro, dove gettavano di tutto, passammo per l'impianto di Albano, andammo dal sindaco.
GIANNI ALEMANNO, Sindaco di Roma. L'impianto di Cecchina?
CANDIDO DE ANGELIS. Cecchina è comune di Albano. Il sindaco era assessore regionale all'ambiente. Ci fu una grossa polemica perché chiedemmo, chiaramente, perché il CDR di Albano non andasse a Colleferro. Era in corso un'interlocuzione tra regione, impianto di Colleferro di termovalorizzazione e impianto di CDR. Per gli uni, chiedevamo di andare a Colleferro a scaricare il CDR; gli altri rispondevano che l'impianto era fermo; si sosteneva che il CDR fosse buono.
In ogni caso, esiste l'impianto CDR Albano-Cecchina, dove c'è la discarica, dove dovrebbe sorgere l'inceneritore, e non si capisce bene, benché rientri nel piano regionale dei rifiuti anche questo.
DANIELA MAZZUCONI. A proposito del tritovagliato, se capisco bene, la parte organica andrebbe a impianti specifici. Potreste bruciare la parte secca residua a Colleferro o sarebbe uno speciale che va fuori regione?
FABIO TANCREDI, Dirigente gestione territoriale ambientale del comune di Roma. Separando la tritovagliatura, a oggi la frazione secca può essere conferita in discarica, salvo modifiche normative. La parte organica è separata, lavorata successivamente e mandata agli impianti.
DANIELA MAZZUCONI. Io ho rivolto un'altra domanda ancora. Il secco che esce dal tritovagliato, se buono, potrebbe avere caratteristiche merceologiche analoghe al materiale che può essere bruciato a Colleferro?
FABIO TANCREDI, Dirigente gestione territoriale ambientale del comune di Roma. Sì, se raggiunge le specifiche calorifiche previste dalla norma.
DANIELA MAZZUCONI. In teoria, quindi, potreste realizzare un tritovagliato che tenga conto del potere calorico che deve produrre Colleferro.
FABIO TANCREDI, Dirigente gestione territoriale ambientale del comune di Roma. Teoricamente, è possibile.
DANIELA MAZZUCONI. Tecnicamente, non dobbiamo deciderlo noi, ma sarebbe possibile.
FABIO TANCREDI, Dirigente gestione territoriale ambientale del comune di Roma. Quanto a Cecchina, esiste un piccolo impianto di trattamento meccanico-biologico che è al servizio del comprensorio dei comuni che ne fanno parte. Ovviamente, il CDR di quell'impianto, che ha una capacità limitata che sostiene quel comprensorio, va conferito agli impianti di CDR, nello specifico Colleferro, che nel passato ha avuto spesso problemi di fermo degli impianti che hanno causato anche problemi di smaltimento del CDR del sistema romano.
GIANNI ALEMANNO, Sindaco di Roma. Per quanto riguarda, invece, la potenzialità dei TMB, le attuali autorizzazioni massime sono di 750 tonnellate per entrambi i TMB dell'AMA, di 900 e 600 tonnellate per i TMB della Co.La.Ri.
I nostri sono già al massimo; quelli della Co.La.Ri. ci stanno arrivando. Come ho accennato, c'è stato un contenzioso con la Co.La.Ri. rispetto alla richiesta di un contratto decennale, che abbiamo respinto proponendo, invece, un contratto di due anni più uno. In ogni caso, arriveranno anch'essi al massimo.
Per aumentare a 1.000 i nostri impianti è necessaria una nuova procedura VIA, che dura tra l'anno e mezzo e i due anni in procedura normale, come la costruzione di un nuovo impianto TMB più o meno nello stesso periodo. In realtà, se la raccolta differenziata si muove secondo la tabella fissata dal Patto per Roma, tra un anno e mezzo non avremo più bisogno di un quinto TMB.
CANDIDO DE ANGELIS. In relazione a questa grande emergenza ambientale, a questo problema di scontri istituzionali sulla discarica, che non ho mai capito, con l'aumento della differenziata e con gli impianti si poteva, sempre in maniera sinergica, comuni, province e regione, senza bisogno del commissario, far arrivare un aumento della potenzialità dei quattro di TMB usufruendo di un quinto impianto in caso di bisogno. Insieme al discorso della differenziata, sarebbe venuto meno tutto il problema attorno a Malagrotta.
GIANNI ALEMANNO, Sindaco di Roma. Non è così. Anche immaginando di trattare da subito tutto il rifiuto, cosa che, se è valido il mio ragionamento su tritovagliatura e separazione, sarà fatta, gli abitanti non vogliono non solo il rifiuto non trattato, ma anche il rifiuto trattato. Abbiamo, quindi, comunque il problema della discarica.
In ogni caso, abbiamo un 40 per cento di residuo del trattamento del TMB che da qualche parte dobbiamo mettere. Il contrasto nei territori non è per il tal quale, anche se abbiamo sempre detto che dal 1o gennaio non conferiremo più tal quale in discarica, ma anche per quello trattato. Il problema, quindi, permane.
Da questo punto di vista, dobbiamo spingere al massimo la differenziata e questi quattro TMB saranno, tra la fine del 2013 e l'inizio del 2014, sufficienti già di per sé, salvo il discorso sul tritovagliato che, addirittura, potrebbe consentirci già a maggio prossimo di non portare fuori regione altri rifiuti.
Il CDR prodotto può essere assorbito da Colleferro e San Vittore; quando entrerà in funzione Frascati, sostanzialmente avremo la capacità di trattare tutto il CDR. Rimane questa contraddizione della proibizione di bruciare tal quale. Non si capisce perché in alcune regioni è possibile, in altre no. È una rigidità normativa che mi sembra, francamente, eccessiva.
Per quanto riguarda la differenziata, quella che si sta facendo a Roma oggi è stata concordata col CONAI, che ha collaborato attivamente a definire le metodiche di differenziazione, sostanzialmente due: una per strada, attraverso cassonetti; l'altra porta, porta a porta, non solo del centro storico, ma anche in altre aree.
Nel IV municipio già dal 19 sta funzionando, quindi l'avanzamento del 30 per cento è già in atto, non è una promessa futura. Avviene per cinque frazioni, è stata validata dal CONAI. Ovviamente, quando si è sottoposto il discorso della differenziata,
c'erano sempre attenzione, malumori, verifiche e così via, ma il CONAI, critico sul modo in cui si realizzava la differenziata un anno fa, oggi ci ha dato l'ok rispetto alle metodiche impiegate, quindi dovrebbero essere quelle giuste.
Infine, perché abbiamo atteso tanto tempo, che cosa è successo? Io sono sindaco da più di quattro anni e mezzo e ho attraversato varie fasi del mio incarico rispetto alla realtà dei rifiuti. Ricordo che, appena mi sono insediato, mi fu proposto, proprio nel 2008, di chiudere Malagrotta e di aprire Monti dell'Ortaccio. Mi rifiutai per tutto il ragionamento fatto all'epoca, ciò che mi fa dire adesso che, se si dovesse finire a Monti dell'Ortaccio, sarebbe una beffa per tutti. L'iter di quattro anni è nato proprio dal rifiutare quella soluzione, o di Monte Carnevale, altro sito un po' più distante, ma sempre nella stessa zona.
È iniziato in seguito un lungo confronto con la regione Lazio che sostanzialmente non ci ha dato risposte fino all'insediamento del presidente Polverini, il piano rifiuti della quale ha dato l'ambito territoriale omogeneo alla provincia di Roma, ma non è stata costituita l'autorità di ambito che avrebbe avuto il potere di sintesi rispetto alle diverse proposte nell'ambito territoriale ottimale. Manca, quindi, il decisore ed è questa la ragione per cui torniamo al commissario.
Mancando l'autorità, a mio avviso potrebbe essere supplente la provincia che non ritiene sia così, per cui cominciamo con una serie di palleggiamenti. Sia per motivi di procedura, sia per dare un taglio a questo continuo palleggiamento, abbiamo pensato a un commissario non di Protezione civile, quindi non con gli stessi poteri di Pecoraro, prima, e Sottile, dopo, ma più chiari, in modo da trovare il bandolo della matassa, sia per il sito definitivo sia per quello provvisorio.
Ragionare solo sul provvisorio, come hanno fatto Pecoraro e Sottile, è un modo per andare a sbattere. Si offre, infatti, una soluzione che dovrebbe essere provvisoria, quindi più leggera, più facile, ma senza alternativa futura. Sembrerebbe la strada più corta, ma in realtà è quella attraverso la quale si va a sbattere e diventa più lunga. Questo è il difetto.
Credo, pur sapendo benissimo dalla letteratura quali sono gli esiti delle nomine commissariali, che questo possa essere un modo per accelerare i processi e per non finire in un'emergenza vera, ma serve un decreto-legge attribuisca poteri ben definiti e si opererà su questo versante.
Infine, rispetto alle nostre competenze e ai nostri impegni, abbiamo sottolineato sempre con forza la difficoltà di aumentare notevolmente la raccolta differenziata senza un concorso di tutte le istituzioni. Non appena questo concorso è arrivato col Patto per Roma, immediatamente Roma capitale si è messa a correre su questo versante.
Alla fine di quest'anno, infatti, arriviamo al 30 per cento, ossia in quattro anni quasi a raddoppiare la raccolta differenziata rispetto a come l'abbiamo ereditata. Se abbiamo ereditato una raccolta differenziata al 17 per cento dalle precedenti amministrazioni, questo mi fa pensare che ci sono una difficoltà oggettiva e un costo oggettivo della differenziata a Roma. Non è la stessa cosa a Milano, non solo per la dimensione, ma proprio per come è fatta. Milano e Torino sono realtà molto più addensate, con periferie molto più compatte, non ci sono le borgate, la dispersione territoriale, il continuo incrocio tra siti archeologici, agro romano e una realtà urbana molto differenziata.
Non appena siamo stati messi in condizione, l'abbiamo accelerata e, quando nel 2014 saremo al 50 per cento, potremo andare molto fieri che una città complessa come Roma ottenga questi risultati. Non è una promessa. Già oggi nel IV municipio, zona Monte Sacro, vedrete le varie realtà e io stesso, personalmente, andrò nei prossimi giorni a parlare con le famiglie per imprimere la maggiore accelerazione possibile.
Ci stiamo, quindi, muovendo il più rapidamente possibile. Dobbiamo favorire la sintonia tra le istituzioni, ma l'esperienza mi insegna che, in assenza di un decisore preciso, è difficile per decisioni
complesse mettersi attorno a un tavolo. Serve un decisore. In assenza di un'autorità d'ambito, serve il commissario.
CANDIDO DE ANGELIS. Lei ha parlato di una delibera di giunta che riguarda una società per azioni che state costituendo. Dato che si sta modificando tutto il disegno proprio degli enti locali, che le province non ci saranno più, che Roma diventa città metropolitana, qual è il significato di questa società? Esiste già l'AMA: quali saranno le funzioni di questa società?
Concludo, sindaco, ringraziandola. Il sindaco ormai è di casa in questa Commissione essendosi sempre reso disponibile. Abbiamo avuto cattive esperienze in altre città, dove siamo andati in missione e dove qualche sindaco non si è presentato. Vorrei, quindi, ringraziarla per la sua disponibilità ad accettare sempre l'invito di venire in audizione.
GIANNI ALEMANNO, Sindaco di Roma. Si tratta di una società di secondo livello di AMA, che bandisce la gara, mentre noi concediamo solo l'autorizzazione. È un'antica promessa fatta all'AMA stessa, che fino adesso ha gestito la parte più onerosa del ciclo dei rifiuti, raccolta e trasferimento, e non ha mai gestito lo smaltimento, fermandosi ai TMB. Potendo accedere allo smaltimento, possiamo puntare a tariffe più basse in futuro, gestendo direttamente lo smaltimento con una società mista in cui un privato ci permetta di importare una cultura industriale.
Le modifiche degli ambiti delle città metropolitane e altro ci diranno in quale ambito AMA potrà operare, ma sul versante dell'attuale normativa AMA può operare per la raccolta nel comune di Roma e non fuori. Per quanto riguarda lo smaltimento, può operare nella delimitazione dell'ATO, per cui l'AMA porterà nel capitale di questa società tutti gli impianti che attualmente detiene, TMB in particolare; il privato potrà portare eventuali impianti che ha all'interno dell'ATO. In questo modo, saremo in grado di creare una realtà forte che possa anche contrastare eventuali infiltrazioni di criminalità organizzata nella gestione dei rifiuti di Roma.
PRESIDENTE. Ovviamente, ringraziamo molto il sindaco Alemanno anche per il lavoro che sta svolgendo. Credo che anche la Commissione possa dichiararsi soddisfatta. Tutto sommato, il lavoro che abbiamo svolto per Roma è servito, a sua volta, a tenere l'attenzione su questi problemi.
Ringraziandola e salutandola, avrei solo una domanda finale, che credo interessi a Roma: esiste un rischio di emergenza prima che tutte queste soluzioni riescano ad andare in porto o Roma può stare tranquilla?
GIANNI ALEMANNO, Sindaco di Roma.
PRESIDENTE. Speriamo che i prossimi commissari non prendano delle scelte come quelle prese sino a oggi. La ringrazio e dichiaro conclusa l'audizione.
A mio avviso, non esiste nessun rischio di rifiuti per strada a Roma. Ci sono soluzioni davanti a noi. Il problema è che non sono ottimali. Il nostro irrigidimento per avere un commissario e una svolta non deriva dalla mancanza di soluzioni, ma dal fatto che non vorremmo imboccare soluzioni sbagliate, provvisorie, assolutamente criticabili e rimanerci incagliati.
Il problema, quindi, non è se avremo rifiuti per strada perché abbiamo delle soluzioni. A nostro avviso, non sono le soluzioni migliori, e quindi è necessario un commissario per trovarne e andare verso scelte virtuose che possano durare nel tempo e non farci ritrovare di fronte a una nuova Malagrotta, che per trent'anni rimane provvisoria e accumula, in realtà, in zone compromesse dei rifiuti anche se trattati.