Back

Seduta del 15/5/2012


Pag. 3


...
Audizione del Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, Vincenzo Spadafora.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'attuazione della normativa in materia di adozione e di affido, l'audizione del Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, Vincenzo Spadafora.
Abbiamo dato inizio a queste audizioni dei vari garanti regionali sentendo l'Emilia-Romagna, la Toscana e il Lazio. Stiamo così facendo una carrellata dei garanti istituiti, perché oltre a essi ci sono anche delle figure che non hanno la nomina di Garante per l'infanzia ma rivestono incarichi analoghi.
Di conseguenza, oggi in teoria audiamo il nostro ospite traendo spunto dall'indagine conoscitiva che stiamo svolgendo sull'attuazione della normativa in materia di adozione e affido, ma è chiaro che, avendolo qui - anche dopo l'incarico che ha assunto - possiamo anche spaziare rispetto alle varie problematiche inerenti al mondo dell'infanzia e dell'adolescenza.
Passo subito la parola al dottor Spadafora.

VINCENZO SPADAFORA, Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza. Buongiorno a tutti, deputati e senatori, e molte grazie per l'invito. Come diceva la presidente Mussolini, questa è la prima occasione d'incontro con la Commissione, e la reputo particolarmente importante perché conosco bene, anche per le mie precedenti esperienze, il lavoro che la Commissione svolge e l'impulso che ha dato a tantissime attività per le politiche per l'infanzia e l'adolescenza nel nostro Paese. Il confronto con tutti voi rispetto a quello che è il nuovo incarico che mi è stato affidato dai Presidenti della Camera e del Senato è fondamentale, anche per la mia stessa attività.
Visto che il presidente Mussolini me lo ha consentito, vorrei proprio iniziare dall'aspetto relativo a questi primi sei mesi di lavoro e di attività come Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza. Sono stati sei mesi sicuramente importanti, nei quali abbiamo cercato di approfondire ancor più le varie tematiche legate all'infanzia e all'adolescenza nel nostro Paese in un quadro - e in questa sede non devo chiarirlo nei dettagli - di grande difficoltà; un quadro sicuramente aggravato dalla crisi economica, ma già da prima piuttosto compromesso a causa della mancanza, negli ultimi anni, di investimenti adeguati nelle politiche sociali e, in modo particolare, nelle politiche per l'infanzia e l'adolescenza.
C'era, e lo sapete, molta attesa e anche molta aspettativa nei confronti della figura del Garante; forse anche troppe, rispetto a quello che realmente e concretamente pos


Pag. 4

siamo fare. Tuttavia, per essere subito molto chiari, è bene che la Commissione sappia che l'authority versa in una situazione di stop totale delle proprie attività; uno stop forzato, perché non abbiamo mai avuto gli strumenti previsti dalla legge per attuare la legge stessa. Malgrado ciò, le attese e le aspettative nei confronti dell'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza mi hanno spinto a non perdere un solo giorno, dal momento della mia nomina, e avviare subito il nostro impegno.
Abbiamo già incontrato decine di associazioni, come era giusto e doveroso fare; abbiamo ricevuto e affrontato decine di segnalazioni di singoli cittadini perché, nonostante l'authority sia nata da poco - evidentemente anche grazie al buon consenso che abbiamo riscontrato nei media - si è già diffusa la notizia della sua presenza, e pur non volendoci scambiare per un telefono azzurro di Stato, di fatto, com'era previsto anche dalla legge, molti casi sono stati anche segnalati direttamente all'authority perché potesse svolgere quell'attività di mediazione, a volte tra diverse realtà dello Stato, e favorire la soluzione di casi di vario genere, che riguardano in modo particolare la giustizia minorile da un punto di vista sia penale sia civile, ma anche segnalazioni di altro tipo.
Abbiamo già ricevuto decine di queste segnalazioni e le abbiamo affrontate; abbiamo promosso gruppi di lavoro e di coordinamento su temi specifici; abbiamo partecipato a numerosi incontri sul territorio, perché questa attesa era diffusa su tutto il territorio nazionale e ci è stato chiesto di confrontarci con operatori socio-sanitari e con tante persone che vedevano e vedono nell'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza un punto di riferimento importante per l'attività a favore dei bambini e degli adolescenti nel nostro Paese.
Abbiamo avviato un efficace coordinamento con i garanti regionali - come immagino abbiano detto anche quelli che avete audito - lavorando su due fronti, quello delle regioni che non hanno ancora una legge regionale per l'istituzione del Garante e sollecitando quelle che, pur avendola legge, non hanno ancora nominato il Garante. Insieme alle associazioni e ai garanti regionali abbiamo anche lavorato, e direi con successo, contro il tentativo della Lombardia di cancellare la legge. Come sapete, il problema è stato superato e la legge c'è, anche se manca ancora il Garante.
Infine, abbiamo avviato con il Governo un confronto, che ritengo particolarmente utile, su tutti i provvedimenti che hanno un impatto sull'infanzia, chiaramente anche quelli recenti di carattere economico perché, come voi ben sapete, tutti i provvedimenti economici hanno quasi sempre un riflesso sulla vita dei bambini e degli adolescenti. Per questo motivo, con il Governo abbiamo anche cercato un confronto su questi aspetti e vorremmo poter essere messi in condizione di continuare questa azione di monitoraggio.
Faccio un esempio per tutti: l'annuncio dei fondi stanziati dal Ministro Barca sono sicuramente un elemento positivo - sappiamo bene che erano disponibili già da un po' di anni - ed è importante che siano stati rifinalizzati; adesso, però, sarebbe altrettanto importante capire come verranno spesi, attraverso quali realtà, e a quali progetti finalizzati. Questa è una delle tipiche attività che dovrebbe svolgere l'authority per l'infanzia, ossia il monitoraggio e l'azione di riflessione sui progetti.
Credo che abbiamo soprattutto raccolto il consenso, le proposte e le energie di quanti, tra mille difficoltà - e voi lo sapete bene - lavorano sui territori per l'infanzia e l'adolescenza con grande sacrificio e a volte rimuovendo anche grandi ostacoli.
Credo che la nascita dell'authority di per sé, e il fatto stesso che fosse stata istituita, forse anche in maniera eccessivamente immotivata (e mi permetto di dirlo a mio discapito), ha creato e ha fatto diffondere quel senso di fiducia nuova tra tanti operatori che essa ha risollevato un po', anche se essenzialmente noi non portavamo nuove risorse. Tuttavia, forse anche per il fatto di aver messo insieme tanti operatori, in questi primi mesi, che a volte non avevano neanche l'interlocutore politico


Pag. 5

e istituzionale, di Governo soprattutto - perché voi sapete che c'è una frammentazione enorme da tantissimi anni che in qualche modo ha riguardato tutti i recenti Governi rispetto alle tematiche che riguardano l'infanzia - abbiamo rappresentato un punto di riferimento in questi importanti sei mesi.
Abbiamo fatto tutto questo perché era ed è nostro dovere, ma anche perché siamo stati spinti da una forte motivazione, direi personale, senza la quale forse non saremmo andati avanti. Oggi, purtroppo, a distanza di sei mesi, non possiamo continuare spinti esclusivamente dalla nostra motivazione; io credo davvero che non ci resti altro da fare, in questo momento, che cominciare ad annunciare ai nostri interlocutori e a tutti coloro che si sono rivolti a noi, che non siamo più in grado di operare, perché l'attenzione costante che ci viene richiesta non può essere sostenuta solo grazie alla nostra buona volontà.
Non godiamo al momento di nessuno - e terrei a sottolinearlo - degli strumenti previsti dalla legge; ci assumiamo personalmente qualunque tipo di costo, dal banale francobollo per spedire una lettera alla possibilità di spostarci sul territorio solo pagando di tasca nostra qualunque tipo di spesa, dal mezzo di trasporto a qualunque altra cosa.
Dopo sei mesi questo è insostenibile e non siamo più in grado di farlo. Che il nostro Paese fosse per certi versi «vittima» della burocrazia lo sapevamo, ma sei mesi per emanare un regolamento non ce l'aspettavamo. Del resto noi paghiamo un'anomalia purtroppo enorme rispetto alla legge: essa è sicuramente ben fatta e delinea molto bene, a mio parere, i compiti, le possibilità dell'authority, ma ha un solo grande limite, quello di aver previsto che il regolamento organizzativo dell'authority - senza il quale l'authority è come se non esistesse - debba essere emanato con un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.
Terrei a sottolineare che questa è l'unica autorità di garanzia del nostro Paese con questo vincolo di legge; tutte le altre authority, com'è giusto che sia, possono dotarsi autonomamente di un regolamento, il che non significa agire a proprio piacimento - perché dotarsi autonomamente di un regolamento significa scriverlo in modo tale che risponda alle norme di legge, che vada alla Corte dei conti, e che quindi sia ben chiaro - ma semplicemente garantire quella indipendenza organizzativa, regolamentare, finanziaria e contabile che un'authority deve avere.
Del resto, lo stesso Consiglio di Stato ha emanato numerose sentenze in cui ha cercato di delineare proprio quali debbano essere le caratteristiche di un'authority, parlando in maniera esplicita di indipendenza dal potere politico, autonomia organizzativa, regolamentare, finanziaria e contabile nonché di potere coercitivo e sanzionatorio. Sappiamo che il legislatore non ha affidato il potere coercitivo e sanzionatorio all'authority, ma è una scelta rispettabile e che può avere un senso; sugli altri aspetti il paradosso è che, in realtà, l'articolo 1 della legge istitutiva 12 luglio 201, n.112, come voi sapete, recita che «l'Autorità ha poteri autonomi di organizzazione, con indipendenza amministrativa e senza vincoli di subordinazione gerarchica». Peccato che, nell'articolo 5, l'articolo 1 sia totalmente contraddetto nel momento in cui si affida questo potere regolamentare alla Presidenza del Consiglio dei ministri.
Chiaramente, questo contraddice anche tutto ciò che il Comitato ONU sui diritti dell'infanzia ha dichiarato nel commento generale n. 2, ribadendo la necessità che queste istituzioni debbano avere una indipendenza forte e un'autonomia regolamentare.
Al momento le soluzioni sono due: volendo continuare a percorrere quanto è previsto dalla legge, la speranza è che prima o poi la Presidenza del Consiglio ci dia un riscontro, cosa che tuttavia, a distanza di sei mesi, non è ancora avvenuto. Tengo tra l'altro a sottolineare che, se pure ciò avvenisse domattina, il regolamento dovrebbe poi andare al Consiglio di Stato - che ha novanta giorni per


Pag. 6

esprimere un parere - e poi alla Ragioneria dello Stato e alla Corte dei conti, per altri trenta giorni; nella migliore delle ipotesi, bisognerebbe dunque attendere la fine dell'anno, sempre che il regolamento venisse approvato domani, e non credo ci sia questa possibilità.
L'altra alternativa ipotizzata dal Presidente della Camera Gianfranco Fini durante la presentazione della relazione al Parlamento consisteva in una modifica all'unico articolo, in realtà all'unico rigo della legge che disciplina come viene emanato il regolamento. La proposta è stata di fatto presentata già qualche settimana fa, ma anche in questo caso, purtroppo, non abbiamo tuttora notizie dalla Presidenza.
Concludo ribadendo che sono particolarmente contento di questo confronto di oggi con voi, perché spero davvero che la Commissione infanzia e adolescenza, che la presidente Mussolini e che voi tutti possiate interpretare il senso di enorme difficoltà nel quale ci troviamo a lavorare. Come ho già detto, così non si può andare avanti ed è un peccato, perché rischieremmo di disattendere un'aspettativa forte e un consenso sociale che, come sapete, nel nostro Paese c'è, e aveva restituito, come avevo detto, un po' di fiducia anche a tanti operatori.
Credo che più di quello abbiamo fatto oggi non potremmo fare, e si tratterebbe dunque di una sconfitta che sentiremmo in parte nostra, ma da condividere eventualmente anche con le istituzioni, che purtroppo non ci mettono in grado di poter svolgere il nostro lavoro.
Grazie.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola ai colleghi, vorrei dire che proprio con il Garante Spadafora ho partecipato alla Giornata contro la pedofilia alla quale era presente anche il Ministro Fornero, la quale non aveva ricevuto notizie esatte sulla Convenzione di Lanzarote. Apro e chiudo un'altra parentesi, perché ho ricevuto un sollecito pressante da parte della polizia delle comunicazioni: la Convenzione di Lanzarote è al Senato e pare che si vogliano apportare delle modifiche; ve lo comunico in maniera informale in questa sede, ma non approvo ciò che si vuole modificare. Come dicevo, il ministro non era a conoscenza del fatto che la Convenzione di Lanzarote non fosse stata approvata, ma se si modificasse qualche altra cosa dovrebbe ritornare alla Camera e al Senato, e nel frattempo terminerebbe la legislatura.
Esiste poi un'incoerenza della norma che era partita con un certo obiettivo, che anche alcuni di noi hanno contribuito a modificare in Aula, conferendo l'autonomia all'authority. È chiaro che questo contrasta con l'articolo 5, perché come al solito le norme non si armonizzano con l'obiettivo iniziale della legge.
Poiché non è stato emanato il decreto attuativo, non disponete dei mezzi economici necessari per svolgere la funzione alla quale siete chiamati, giungendo al paradosso di dovere accollarvi le spese sostenute. È stato istituito un organo così importante senza dotarlo degli strumenti indispensabili per la propria funzione. Ribadisco che, come al solito, i minori sono i soli a non avere tutele e garanzie.
Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni

LAURA ALLEGRINI. Prendo la parola come relatrice del disegno di legge relativo alla ratifica e all'esecuzione della Convenzione di Lanzarote. Come sapete il provvedimento è arrivato al Senato in quarta lettura e poi in Aula, modificato rispetto a quello che aveva deciso il Senato. Il nodo della questione è la competenza.
Il provvedimento, non so se lo ricordate, ha seguito questo iter: è giunto dalla Camera ma è stata fatta una ratifica un po' «vuota», perché era stata questa l'impostazione che il Governo di allora aveva dato alla Commissione giustizia della Camera. Quando il provvedimento è arrivato al Senato, abbiamo inteso intervenire in maniera più forte e abbiamo modificato fortemente l'articolo 609; abbiamo peraltro cambiato il nome alla rubrica, poiché non condividevamo la denominazione di «pedofilia culturale» - sostenendo che la


Pag. 7

pedofilia di culturale non ha niente - per chiamarla invece «istigazione alla pedofilia»; il reato di grooming è stato confermato, abbiamo previsto il trattamento psicoterapeutico e una serie di elementi sostanziali.
In Commissione è stato svolto un buon lavoro trasversale e il provvedimento è andato in Aula. L'unico punto di novità consisteva nello spostare la competenza del reato singolo e senza l'uso del mezzo informatico alla circondariale anziché alla distrettuale. Per quale motivo? Alla fine della legislatura Prodi o all'inizio della legislatura Berlusconi, questo tipo di reato era di competenza della distrettuale perché si voleva creare un pool di giudici specializzati, e la Polizia postale poteva agire in una maniera più agile perché si metteva in contatto con i sindaci singoli giudici circoscrizionali, cosa che la Polizia postale - come il dottor Apruzzese ci aveva più volte detto - preferisce.
Il problema va visto dall'altro punto di vista: le Procure circondariali vengono sistematicamente spogliate di lavoro e molto si «affolla» in quelle distrettuali. Per questo motivo, la scelta all'unanimità del Senato era stata quella per il reato singolo e dove non c'è il mezzo informatico, di portarla alle circondariali.
Ripeto, questa norma è stata approvata all'unanimità, ma quando l'abbiamo mandata alla Camera in terza lettura, la Camera l'ha nuovamente modificata. Quando è giunta in Aula, la maggioranza stava cambiando ed era cambiato anche il ministro, per cui la soluzione di compromesso adottata in Commissione era di mandare tutta questa materia alla direzione distrettuale antimafia. Così è uscito il testo dal Senato in quarta lettura; è arrivato all'Aula e il nuovo Ministro, Nitto Palma, di fronte alla proposta sostenuta dal Sottosegretario Caliendo, non lo condivideva più, ritenendo che alla distrettuale antimafia non dovessero andare ulteriori competenze (giustamente, a mio avviso).
Si è creata così una confusione e io ho richiamato il provvedimento in Commissione; qui si è verificato un blocco - perché nel frattempo è cambiato il Governo - che è durato fino alla scorsa settimana, quando soltanto attraverso una forte sollecitazione al Presidente del Senato sono riuscita a portarlo in Aula, oggi pomeriggio o domattina, rimettendomi squisitamente all'Aula.
Poiché, nel frattempo, nella lettura ulteriore sono stati modificati altri punti, sarebbe necessaria una quinta lettura; ho dunque intenzione di preparare degli emendamenti che riportino il testo esattamente a come era alla Camera. Lo porterò in Aula e farò votare prima questo emendamento della Camera per poi chiuderla al Senato; non sono tutti d'accordo, e sappiate che perlomeno la mia parte politica è parzialmente divisa su questa questione, ma personalmente preferisco portare a casa il risultato della modifica dell'articolo 609 e molto altro, e rimandare il problema della competenza ad altra sede.
Devo dire che la senatrice Della Monica per il PD e parte del PdL, tra cui chi parla, sono disponibili a operare in questo modo, ma poiché tutto nasce da un emendamento Centaro, occorre sentire cosa ne pensa il senatore.
Credo che non avremo problemi perché ormai la maggioranza è trasversale, e domani conto che sia approvato, ma agendo tecnicamente in questo modo: chiederò di accantonare una serie di ulteriori emendamenti che sono stati presentati, di non votarli, di posporre l'ordine del giorno e di votare subito l'articolo 5 nella versione della Camera; dopodiché, la relatrice modifica quello che è stato modificato in precedenza in Commissione per ritornare al testo della Camera e chiuderla definitivamente.

PRESIDENTE. Ribadisco, in questa Commissione ma a questo punto anche al Senato, che la posizione della Polizia postale e delle comunicazioni è chiara e netta; pertanto, approvare la Convenzione di Lanzarote, con tutti gli articoli e le belle parole che possiamo utilizzare, senza lasciare la competenza alle procure distrettuali, non ha alcuna utilità.


Pag. 8


Desta sorpresa il fatto che la politica non tenga conto di un elemento molto importante, cioè che persone e organismi che si occupano della repressione e delle sanzioni di questi crimini non solo non traggono beneficio da nostri provvedimenti (e che tuttavia non riusciremo ad attuare, perché tra poco saremo già al 2013 e ancora non abbiamo ratificato l'accordo Lanzarote), ma non hanno ancora una norma, perché si sposta da una Procura all'altra; non la si vuole, e non sanno più come dirlo.

LAURA ALLEGRINI. Il fatto che non la vogliano non vuol dire che sia giusto. Bisogna essere chiari: chi ha un lavoro organizzato e magari deve spostarsi e cambiare interlocutore può non aver piacere a farlo; ci sono anche dei poliziotti che non vogliono lavorare in periferia e preferiscono rimanere a Roma, ma non è questo il punto.
A spingermi verso questa tesi non è il fatto che non sia gradito alla Polizia postale; ciò che mi spinge a far approvare la lettura finale è che noi abbiamo sostanzialmente inasprito le pene, disposto una griglia di prevenzione, trovato dei trattamenti dopo la condanna di primo grado, previsto misure di prevenzione per quello che concerne la circolazione dei pedofili - anche in primo grado - e poi ci perdiamo di fronte al problema della competenza. La motivazione è sicuramente la qualità del lavoro che abbiamo svolto dal punto di vista giuridico.

PRESIDENTE. Facciamolo in Ufficio di Presidenza e rivolgiamo le nostre domande al Garante, altrimenti questa diventa una discussione tra noi, tra l'altro anche inutile.

LAURA ALLEGRINI. Presidente, non è affatto una discussione tra noi, perché sono stata io a suggerire al dottor Apruzzese di muoversi politicamente; ciò non significa che sia l'unica tesi possibile.

ANNA MARIA SERAFINI. Presidente, mi scuso se intervengo per prima ma anche io devo partecipare a una riunione al Senato proprio sull'accordo di Lanzarote e sulla parificazione tra figli naturali e figli legittimi, per cui sarò brevissima.
Questa Commissione può avere un ruolo fondamentale in queste ore. Innanzitutto, per quanto riguarda il Garante per l'infanzia, credo che una delegazione della Commissione guidata dalla presidente dovrebbe richiedere un incontro con i Presidenti Fini e Schifani affinché questa legge venga approvata nell'arco di due settimane.

PRESIDENTE. Non deve farlo il Governo?

ANNA MARIA SERAFINI. Noi chiediamo un incontro ai Presidenti di Camera e Senato e anche al Governo, perché si assuma la responsabilità e ci aiuti a sbloccare questa situazione di difficoltà. Dobbiamo farlo perché non è possibile che l'authority non sia in grado di procedere per mancanza di fondi. È un lavoro legislativo che si può svolgere rapidamente in due o addirittura una settimana: audito il Garante Vincenzo Spadafora, la Commissione bicamerale - che tanto ha contribuito anche all'elaborazione di questa legge - chiede un incontro con i Presidenti di Camera e Senato e con il Governo per sbloccare la situazione.
In secondo luogo, dobbiamo intenderci tra noi perché è importante, visto che, almeno finora, quando ci siamo intesi abbiamo prodotto delle cose positive. Oggi abbiamo contemporaneamente due provvedimenti al Senato: la parificazione tra figli naturali e figli legittimi e la ratifica dell'accordo di Lanzarote. Ho l'impressione, e parlo innanzitutto per me stessa, che non sia giustificabile che due provvedimenti di questa natura siano ancora una volta rinviati. Dobbiamo approvarli e basta.
Rispetto avvocati e magistrati, ma non si può entrare nel merito di meccanismi complicatissimi; per esempio, sulla parificazione è evidente che ormai è matura la formazione di un giudice unico. È tanto che abbiamo avviato l'iter (ordini del


Pag. 9

giorno, disegni di legge eccetera) ed è incardinato alla Commissione giustizia del Senato. Anziché fare delle battaglie furibonde sposando l'una o l'altra categoria per questo o quel motivo, è bene invece approvare la questione sostanziale, cioè la parificazione dei diritti.
È questa la cosa fondamentale, e noi siamo assolutamente per la sua approvazione così com'è alla Camera. Per non fare uno sgarbo alla Camera che possa provocarne un ulteriore blocco, chiediamo prima una mediazione accettabile anche dalla Camera, perché se noi oggi, per esempio, votassimo delle norme in contrasto assoluto con la Camera, è evidente che quella sede la modificherebbe ancora.
Sarebbe importante trovare una mediazione e far sì che questi due provvedimenti siano approvati; compie un grande servizio chi, come il Presidente Schifani, aiuta ad andare in questa direzione, perché per il Senato potrebbe essere un momento importante, di fronte a una dilagante antipolitica, affermare che la politica e le istituzioni sono in grado, nonostante le differenze di fondo tra le forze politiche e i Gruppi che le compongono, di lanciare dei segnali forti al Paese su due provvedimenti importantissimi che riguardano aspetti fondamentali per la politica per l'infanzia.
Io auspicherei che da questa Commissione partisse con forza un messaggio in cui dichiariamo che siamo diversi, siamo unitari, e che insomma si faccia sì che i due rami del Parlamento si trovino concordi nel licenziare al più presto possibile questi due provvedimenti per consentire finalmente al Garante di operare. Queste sono le tre cose da dire con molta nettezza.

LAURA ALLEGRINI. Devo rispondere su un punto.

PRESIDENTE. Questo non deve essere un dibattito.

LAURA ALLEGRINI. Non deve essere un dibattito ma la verità deve essere sempre ristabilita.

PRESIDENTE. Su cosa? Avete cambiato la legge sulla parificazione, avete approvato un emendamento e quindi dovrà ritornare alla Camera.

LAURA ALLEGRINI. Vorrei solo che rimanesse agli atti che non è stato il Senato a cambiare la legge sulla parificazione, ma il contrario: c'era un provvedimento, già approvato in data anteriore a quella in cui la Camera ci ha mandato la legge, che trasferiva al giudice unico la materia. Dunque, è la Camera che ci ha mandato questo tipo di materia, facendo finta che non ci fosse il provvedimento del Senato, e penso che anche la senatrice Serafini abbia interesse a tutelare l'istituzione Senato.
Per quanto riguarda il resto, è ovvio che dobbiamo essere tutti d'accordo.

PRESIDENTE. Non è in corso una competizione tra Camera e Senato.

SANDRA ZAMPA. Molto rapidamente, è inutile irritarsi ma credo che questo dibattito dimostri anche qual è il problema alle spalle di ciò che il Garante ci ha spiegato: la politica non ha assunto culturalmente, cioè introiettandolo davvero, il principio fondamentale fissato dalla Convenzione ONU che pone l'interesse del minore al primo posto. Al primo posto significa prima degli interessi dei magistrati, degli avvocati, dei medici e di tutte le categorie organizzate; pertanto, ognuno di noi è chiamato, ogni volta che affronta un tema che attraversa la vita degli adolescenti e dei bambini, a mettere da parte gli interessi che rappresenta o che, anche semplicemente - e lo dico in senso positivo - professionalmente gli sono propri.
Se così fosse stato, anche questo tira e molla tra Senato e Camera non avrebbe mai avuto luogo, perché si sarebbe capito subito qual era la cosa più importante. Lo dico da estranea, guardando la questione con un occhio esterno: se quella è la priorità, deve essere quella a chiamarci, e hanno ragione la presidente e la collega Serafini, quando dicono che è questo il problema.


Pag. 10


È interessante ciò che ha detto il Garante sulle aspettative e le attese diffuse; ciò ci conferma che è stato giusto volere l'istituzione dell'authority. Sappiamo quanto è stato faticoso portare a casa quella legge e capiamo perché, anche all'ultimo secondo, vi si è infilato un problema che voleva a tutti i costi limitare l'autonomia e l'indipendenza di questa figura. Infatti - prima ancora che la vicepresidente Serafini si mettesse al lavoro insieme al Ministro Carfagna, assumendo il supremo interesse del minore come unico criterio - era arrivato in Aula un testo di legge che è stato respinto esattamente per quella ragione, ossia perché fondamentalmente l'autorità era dipendente dalla Presidenza del Consiglio.
Abbiamo combattuto una battaglia e alla fine un piccolo incidente c'è stato. Vorrei informarvi, perché abbiamo fatto molto velocemente - e mi spiace se nei passaggi non tutti sono informati - che il dottor Spadafora aveva già denunciato il problema dell'articolo 5 quando ha presentato la sua prima relazione insieme al Presidente Fini. Il Presidente ci chiese di compiere immediatamente un intervento legislativo correttivo, con una norma che è già stata depositata e che in questo momento è all'ufficio competente; oggi mi verrà consegnata - in via ufficiosa, perché ci sono dei tempi tecnici - però è già lì. Manca la sola firma della Lega.
Con la Lega abbiamo avuto una discussione e chiedo aiuto al collega Pagano, che forse potrebbe riuscire a portare a casa la firma di un collega, perché l'onorevole Polledri era impegnato in campagna elettorale e non siamo stati in grado di parlargli, e all'interno della Lega è emerso un dibattito abbastanza surreale, devo dirlo sinceramente, per cui alla fine hanno presentato o presenteranno una loro proposta che poi andrà in Commissione. Invece, se quella ottiene anche la firma di un leghista, e quindi rappresenta tutti, in pochissimo tempo - serve veramente una settimana - si approva in Commissione.
Va benissimo la proposta di un incontro con i Presidenti delle Camere, anzi la assumo assolutamente perché è di supporto, a maggior ragione se oggi la presidente riesce a mettere insieme una piccola delegazione oppure si redige una dichiarazione. Penso che quella della delegazione sia una buona idea, perché vedendo le persone e discutendo si è più rapidi; in tal modo, si può anche informare il Presidente Fini che ciò che aveva chiesto è già stato fatto.
Credo che noi dobbiamo davvero essere in grado di andare oltre.
Prima di concludere, dottor Spadafora, il fatto che ci siano state così tante e immediate richieste - che lei segnala sul fronte della giustizia minorile, quello più problematico, e d'altra parte nella sua relazione lei ha indicato tra le priorità proprio la giustizia minorile - segnala non solo che abbiamo fatto bene a volere questa nuova istituzione ma anche quanto è grande, e torno a quanto ha detto la presidente, il bisogno di un intervento.
Sono di prima legislatura e, lavorando da poco a questi temi, non sono molto esperta; sono però in grado di dirle che anche io mi sono fatta l'idea che siamo davvero tra i fanalini di coda, in Europa, e questo non fa onore al nostro Paese. Occorre che il Governo lo capisca, che le forze parlamentari siano richiamate al fatto che un Paese dove si trascura tanto questo tema, che dovrebbe invece stare al centro delle politiche, non va bene.
Lei ci avrà sempre al suo fianco; è vero quello che dice ancora la presidente, ossia che siamo a fine legislatura, però abbiamo ancora un anno davanti a noi e credo che possiamo agire, anche dal punto di vista della comunicazione. Una volta ho proposto in questa sede di lavorarci insieme: credo che la RAI debba destinare uno spazio a un dibattito o a un format, di quelli più popolari in cui si discutono questi argomenti e si riesce a raccogliere consenso; e parlo di raccoglierlo, non di costruirlo, perché il consenso, lei ce l'ha detto, c'è già.
Se tutti hanno subito cominciato a conoscerla con i poveri mezzi di cui voi avete disposto, perché non mi sembra che abbiate investito in pubblicità e in comunicazione, e visto che vi siete arrabattati a


Pag. 11

lavorare con i soldi vostri, credo sia bene che si sappia e che sia doveroso che la RAI risponda anche su questo.
Anche su questo punto, presidente, penso che dobbiamo far qualcosa, come ad esempio trasmettere un comunicato con una presa di posizione.

GABRIELLA CARLUCCI. Innanzitutto condivido appieno la proposta della vicepresidente Serafini di muoverci in tal senso, perché è evidente che dopo sei mesi di stallo questa situazione non è più sostenibile. Mi domando, però, se lei ha fatto qualche cosa, poiché non si riesce a capire il perché di questo di questo blocco.
Mi interessa invece parlare della povertà minorile. Dal suo rapporto si evince che il 15 per cento dei bambini e degli adolescenti vive in condizioni di povertà, quindi in famiglie povere, anche se questo è un dato nazionale ed è evidente che il dato del Sud supera di gran lunga il 15 per cento. Dispongo personalmente di un osservatorio privilegiato sulla Puglia, ed essendo, tra l'altro, il sindaco di un piccolo paese di provincia, vi posso dire che il dato è molto più elevato del 15 per cento.
Ciò determina che questi bambini non possono accedere a quelle condizioni che permetterebbero loro di crescere in maniera sana e consona alle loro aspirazioni, alle loro possibilità e ai loro diritti, e questo è un punto fondamentale collegato direttamente alla dispersione scolastica. La dispersione scolastica è un fenomeno enorme, nel Mezzogiorno, che va di pari passo alla fatiscenza delle scuole.
Ripeto, ho questo osservatorio dal vivo e in diretta, essendo sindaco di un comune che soffre di queste disfunzioni. Ho cercato, ma le risorse dei comuni sono minime, di avviare un progetto con una Onlus che ci ha dato qualche piccola risorsa proprio contro la dispersione scolastica. Per un anno, però, abbiamo recuperato solo quindici bambini - troppo pochi rispetto a quelli che abbandonano la scuola - e soprattutto, in presenza di famiglie che non possiedono neanche un tetto o che non sanno come dare da mangiare ai propri figli. Questa è la realtà.
Quei fondi di cui dispone il Ministro Barca, di cui lei parlava, sono rivolti a progetti che possono supportare gli enti locali per combattere innanzitutto la dispersione scolastica? Alcuni fondi sono stati sbloccati per le infrastrutture, ma sono molto pochi e rappresentano ancora una minima parte. Occorrerebbe finanziare progetti rivolti alle famiglie in difficoltà per aiutarle a sostenere i propri figli, perché se non hanno un tetto, se non sanno di cosa sostentarli è difficile che poi li portino scuola.
In secondo luogo, occorre supportare l'ente locale. Io ho avviato dei progetti ma mi sono fermata di fronte alla mancanza di finanziamenti; ci sono dei finanziamenti regionali, ma passano per delle associazioni che devono essere accreditate, ed è quindi un meccanismo molto complicato da realizzare, mentre basterebbe appoggiarsi alla scuola. Ad esempio, io avevo delle volontarie, delle insegnanti di sostegno disponibili, ma dovevamo costituire un'associazione che poi doveva accreditarsi; tutto ciò è molto complesso, la burocrazia italiana è devastante.
Sarebbe auspicabile che questi fondi potessero essere convogliati in questa direzione, ma semplificando le procedure, perché, ripeto, per poter combattere la dispersione scolastica si potrebbero attivare dei meccanismi che prendono come punto di riferimento la scuola, gli insegnanti, compresi quelli di sostegno, e si tratterebbe così di un accordo comune-scuola.
Occorrerebbe poi un supporto veramente forte alle famiglie, perché è evidente che la famiglia condiziona la vita del proprio figlio, ma se versa in grandissime difficoltà non si può fare niente per combattere i disagi dei minori.

MARIA LETIZIA DE TORRE. Voglio ringraziare ancora il Garante anche per la sua presentazione alla Camera.
Voglio concentrarmi su un unico punto, che è quello che mi preoccupa, pur essendo componente di questa Commissione da poco tempo. A parte l'aspetto più evidente, cioè che non si può autoregolamentare


Pag. 12

- ma qui abbiamo già agito, quindi non ne parlo - mi preoccupa il fatto che il ruolo del Garante non sia chiaro. Se non sono chiare le conseguenze delle rilevazioni di diritti violati o di mancanza di azione da parte di enti locali verso i minori o di soprusi di tutti i tipi, se ad una denunzia da parte del Garante dell'infanzia non segue automaticamente un effetto, io ho il timore che noi lavoriamo a tanto, ma senza effettive conseguenze (basta vedere per quel che concerne i media, per i quali è come se i diritti del minore non esistessero) allora subentra la frustrazione, si spendono risorse ed energie, ma non c'è effetto.
Facciamo un esempio: la collega parlava dell'esistenza di fondi non utilizzati dalle regioni; in questi anni abbiamo restituito milioni all'Unione europea per fondi non utilizzati per i minori. Se il Garante per l'infanzia stabilisce che nella regione Piemonte si mette in atto una determinata legge o una determinata politica, e non si fanno progetti su fondi destinati ai minori, dovrebbe scattare un controllo e un commissariamento automatico per i casi più gravi; deve essere più pregnante.
L'altro punto è che la legge prevede che si debba lavorare in sinergia con l'Osservatorio sulla famiglia, presentazione dalla quale vengo adesso; questo è logico, perché i minori dobbiamo vederli inseriti in un contesto familiare e locale. Ci sono inoltre l'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza e il Centro nazionale di documentazione e di analisi per l'infanzia e l'adolescenza; personalmente conosco quello per la famiglia, ma non questi, e mi preoccupa che non sia chiaro chi fa cosa.
La mia domanda è dunque la seguente: lei ci ha già riferito alcune cose, ma se dovesse suggerire al Parlamento, di correggere altri aspetti, dal punto di vista legislativo ma anche organizzativo del Garante per l'infanzia rispetto al Parlamento, al Governo e agli enti locali, cosa vede di più importante e urgente?

PRESIDENTE. Dicevamo - faccio una comunicazione di servizio - che i provvedimenti sono incardinati adesso, quindi si tratta di un percorso rapido che dobbiamo compiere sia in tema di authority, sia per l'accordo di Lanzarote, che per la parificazione tra figli legittimi e naturali.
Invierei pertanto una lettera formale ai Presidenti Fini e Schifani in cui si comunica loro che una delegazione della Bicamerale - perché il nostro vantaggio è che abbiamo Camera e Senato, e la questione è bloccata al Senato - desidererebbe incontrarli per parlare in modo urgente di tali argomenti.

ALESSANDRO PAGANO. Sarò telegrafico com'è mia abitudine. I temi sono sostanzialmente due, ma vorrei prima parlare del secondo argomento, perché penso sia quello che più brucia.
Dobbiamo assolutamente raggiungere l'obiettivo dalla legge di cui l'onorevole Allegrini è relatrice, e mi sembra chiaro che, alla luce dei ragionamenti che sono stati fatti anche dal Capogruppo del PD e dagli altri Capigruppo - che non cito perché, tranne la Lega, siamo tutti qui - mi pare ovvio che dobbiamo assolutamente insistere sul testo esitato dalla Camera. Da questo punto di vista - e penso che questo debba anche dare serenità alla collega nel suo lavoro di relatrice - dobbiamo portare a casa il risultato che, soprattutto in materia di politiche legate alla competenza del giudice distrettuale, è fondamentale.
L'esito prodotto alla Camera, frutto anche di una serie di convergenze complessive, non solo di tipo politico ma anche di audizioni a 360 gradi, deve togliere l'ombra del dubbio. Con tutto il rispetto per il senatore Centaro - mio amico personale - non si può insistere su questa tesi nella maniera più assoluta, e dobbiamo portare avanti il risultato della Camera che la collega ha ben descritto, senza per questo dire che si tratta di un problema di Camera o di Senato. Infatti, si tratta di un problema complessivo di beni comuni che bene ha descritto la collega Zampa quando ha parlato dell'interesse del minore.


Pag. 13


Per quanto riguarda il minore, non ci sono dubbi che la tesi dell'onorevole Allegrini sia quella giusta. Dobbiamo andare dritti come un treno; oltre la lettera, organizziamo immediatamente una mini Commissione o un mini gruppo che vada a parlare con il Presidente della Camera e del Senato e chiudiamo questa partita, che sta a cuore non soltanto al presidente ma a tutti noi.

LAURA ALLEGRINI. Perché rimanga agli atti, voglio dire che sono per votare oggi il testo della Camera sulla Convenzione di Lanzarote, ma per modificare il testo della Camera sulla filiazione, perché la Camera ha di nuovo separato, per quello che riguarda l'affido, il tribunale dei minori per i figli naturali...

PRESIDENTE. La senatrice Serafini è d'accordo, ma noi l'abbiamo fatto apposta, perché se fossimo intervenuti sul testo Bindi e sulla parificazione, a cui io sono favorevole, si sarebbe bloccato e si bloccherà un'altra volta, perché noi volevamo solo eliminare il fatto che un bambino nato fuori dal matrimonio non abbia i parenti, che io trovo vergognoso.
Se ricominciamo nuovamente a parlare di magistrati, tribunale dei minori, tribunale della famiglia, tribunale unico, non la finiremo più.

LAURA ALLEGRINI. L'altra soluzione è espungere la parte che riguarda la competenza.

PRESIDENTE. Lo faccia.

LAURA ALLEGRINI. Inoltre, perché rimanga agli atti, per quello che riguarda la modifica della legge sul Garante, che come sapete ...

ANNA MARIA SERAFINI. Siccome è iniziato l'iter alla Commissione giustizia del Senato....

PRESIDENTE. Stralciamolo e lasciamo solo i punti dell'eredità...

LAURA ALLEGRINI. Però la competenza in materia di affido è importante per i bambini...

PRESIDENTE. Stralciamolo, almeno togliamo l'istituto della legittimazione e inseriamo...

ANNA MARIA SERAFINI. Che vuol dire? Non si potrebbe fare lo stralcio? O si approva così com'è oppure si dà delega al Governo...

PRESIDENTE. Sono d'accordo.

LAURA ALLEGRINI. È già fatto. Il Senato lo ha già approvato. La Camera deve solo approvare quella metà.

PRESIDENTE. Il problema è che non lo calendarizziamo perché non c'è accordo.

ANNA MARIA SERAFINI. Ma se noi lo rimandiamo alla Camera modificato...

PRESIDENTE. Noi lo bocciamo.

ANNA MARIA SERAFINI. Se il Senato approvasse lo stralcio così com'è...

PRESIDENTE. Lei sa qual è stato l'iter. Noi non volevamo, e neanche il precedente Governo, esattamente come quello attuale.

LAURA ALLEGRINI. Io non ne sarei così sicura, presidente, perché il problema è che noi possiamo dire questo perché siamo della Commissione infanzia, ma i nostri colleghi non la pensano esattamente così. Alcuni ascoltano le «sirene» del tribunale dei minori, altri quelle del tribunale...

PRESIDENTE. Stralciamolo, senza entrare nel merito dei tribunali. Tentiamo questa strada di stralcio.

ANNA MARIA SERAFINI. Il PD per esempio, nonostante includa anche sostenitori accaniti della modifica, può sostenere lo stralcio se anche una vostra parte


Pag. 14

consistente lo sostiene; questo lo dobbiamo lasciar andare con questa posizione, ma almeno passerebbe la parificazione sostanziale del diritto, che è la questione fondamentale. Poiché si sta seguendo l'iter del giudice unico, queste diatribe sono inutili. Chiediamo al Governo che in 120 giorni porti la procedura.

PRESIDENTE. Ci si scanna sull'altro e non su questo; con l'onorevole Zampa e la collega Bongiorno abbiamo detto che se entriamo nel merito del tribunale dei minori e del giudice unico è finita; non ne usciamo, e infatti non ne stiamo uscendo.

ANNA MARIA SERAFINI. L'importante è che l'onorevole Allegrini sia convinta. Intanto attuiamo la parificazione dei diritti attesa in tutta Italia, che condividiamo. Se su questo provvedimento non c'è accordo, dovremo comunque discutere del giudice unico, quello sulla famiglia, e quindi è lì che discuteremo.

PRESIDENTE. Peraltro, ricordate che il provvedimento è una delega al Governo, e noi avevamo ottenuto, per un decoro e una dignità, che le sole due cose - l'istituto della legittimazione e l'eredità - fossero affidate al Parlamento, mentre il Governo si sarebbe occupato di tutt'altro; di conseguenza, mentre il Governo si occuperà del tribunale dei minori e la relativa diatriba, noi approveremo ciò che è di competenza nostra.

LAURA ALLEGRINI. Per me va bene, sono per semplificare le cose.
Perché rimanga agli atti, vorrei esporre un terzo argomento. Rispetto alla modifica della legge sul Garante, non sono completamente d'accordo; l'ho già anche detto al Garante, perché quando abbiamo scritto la legge, è passata perché il regolamento doveva intervenire su alcune questioni.
Per quanto riguarda il problema del regolamento - e il dottor Spadafora lo sa, perché ne abbiamo già parlato - quando è stata progettata la legge io non concordavo esattamente sul metodo con il quale era stata fatta - tra l'altro alla fine è risultata un'authority, ma non era questo che si voleva - ed è stato rimesso tutto a un ordine del giorno che conteneva poi delle cose da attuare in sede di regolamento. Questo è il motivo per il quale era stata scelta quella forma, dopo aver detto che si sarebbe trovata la soluzione; peraltro, avevo evidenziato dei problemi tecnici, perché in fase regolamentare non si possono disciplinare delle questioni che invece hanno bisogno di un crisma di natura giuridica.
Ora si fa un passo indietro anche su questo, e la modifica della legge si può anche fare, ma bisogna anche ridelineare delle finalità del Garante e dei suoi compiti perché noi abbiamo dato al Garante, che ben ha operato fin qui - ci mancherebbe altro - l'universo mondo. Si fa presto a conferire tutte le competenze, ma poi è molto difficile ritornare indietro. Dal punto di vista giuridico, ha più competenze il Garante dell'intero impianto giudiziario, politico e amministrativo italiano.
Sulla strada delle authority io andrei sempre molto cauta. Non è detto che non si possa apportare una modifica a una legge, e dire tout court che il regolamento può farlo da sé potrà anche andar bene, ma ritengo opportuno che la Commissione ne prenda visione.
Questa è la stessa posizione che ho espresso in Aula.

GIULIANA CARLINO. Molto brevemente, innanzitutto sono dispiaciuta per la situazione in cui versa il Garante; capisco le difficoltà, perché se non ci sono i mezzi non può sicuramente operare; mi associo alle riflessioni delle colleghe per cui non sto qui a ripetermi, e condivido la proposta della collega Serafini di incontrare i Presidenti di Camera e Senato.
Aggiungo un'altra cosa per la quale dovremmo sollecitare il Governo: la Convenzione dell'Aja, che risale al 1996, l'hanno approvata tutti, perfino il Montenegro un mese fa. L'Italia, invece, ancora non la approva. L'anno scorso ho presentato una mozione, approvata al Senato all'unanimità, con cui sollecitavo il Governo a farlo, ma non se ne è più parlato;


Pag. 15

il problema dell'adozione riguarda soprattutto la Convenzione dell'Aja, e sappiamo benissimo qual è il problema dei bambini abbandonati all'estero - soprattutto la famosa kafala - e delle coppie italiane che non riescono ad adottare i bambini che hanno già preso all'estero. Vorrei dunque invitare la Commissione, quando parlerà con i due Presidenti di Camera e Senato, a sollecitarli anche in merito alla Convenzione dell'Aja.
Pertanto, proporrei di rinviare l'audizione con il Garante a quando avremo superato questi problemi del regolamento perché avremo tanti problemi da affrontare, e oggi penso non ci sia più il tempo materiale per farlo. Grazie.

ANITA DI GIUSEPPE. Voglio ringraziare il Garante, perché oggi ci ha presentato una relazione che trovo molto significativa. Noi stiamo rivolgendo al nostro ospite delle domande, ma nella relazione scrive «È al mondo della politica, al Parlamento, ai partiti e ai Governi che rivolgiamo il nostro principale appello: ai partiti, affinché comprendano che parlare dei temi dell'infanzia qualifica il proprio impegno; visione e strategia per costruire una società migliore è ciò che i cittadini si attendono dalle classi dirigenti [...]; la politica sappia farsi interprete delle istanze e dei bisogni concreti di milioni di bambini e di adolescenti».
Cos'altro deve dirci, il Garante? È tutto chiaro, anche perché in questa relazione elenca anche le urgenze da risolvere nei prossimi mesi e mi pare che anche l'onorevole Carlucci abbia messo in evidenza la qualità del servizio scolastico e la giustizia minorile, per esempio; allo stesso modo, anche le motivazioni addotte dai colleghi avevano cognizione di causa.
Presidente, certamente tutto quello che è stato detto oggi è sempre per la tutela dei diritti dei bambini, quindi noi vogliamo andare avanti; dobbiamo essere soprattutto noi della Commissione infanzia e adolescenza a fare da stimolo, come giustamente ha affermato il Garante; lo sdegno è comprensibile, ci sono le «sirene» che in Parlamento bloccano i provvedimenti adatti proprio a tutelare i bambini, però mi chiedo se non fosse il caso di conferire maggiore forza e maggiore autonomia a questa Commissione, nella quale lavoro da quattro anni e in effetti le problematiche vengono affrontate seriamente, per cui ormai ciascuno di noi è dentro il problema.
È questa Commissione che deve dunque avere maggiore autonomia e maggiore forza, proprio perché noi siamo qui, audiamo, ascoltiamo e arriviamo anche alla conoscenza delle problematiche.

PRESIDENTE. Prima dell'ultimo intervento, infatti, vorrei dirvi che il Ministro Riccardi ha riconosciuto la nostra esperienza e competenza. Lo credo bene, visto che lavoriamo da molto su tutti i temi e abbiamo ascoltato tutte le campane.

MARIELLA BOCCIARDO. Ringrazio il Garante, salto tutte le premesse di tutti i colleghi, che condivido assolutamente, perché è inutile che le ribadisca, e vorrei ripetere un appello che ho fatto già in questa sede, qualche settimana fa, di fronte al Garante della Calabria.
Lanciamo un appello per le case di accoglienza, perché credo che rappresentino un'altra emergenza. Avevamo anche scritto una lettera abbastanza urgente e pregnante al Ministro dell'interno legata alla nostra volontà di un'ispezione in una casa di accoglienza. Voglio ribadire una cosa: la collega Zampa ha detto che i diritti dei bambini sono prioritari rispetto a tutto, però qui abbiamo delle situazioni di case di accoglienza in cui l'interesse e il business prevalgono sull'interesse dei bambini. Ci sono delle forti lobby di interesse e di business legate a delle cooperative, nel merito delle quali non voglio entrare, che vanno oltre il diritto e la tutela dei bambini.
L'ideale, a mio avviso, sarebbe condurre delle ispezioni spot, a sorpresa. I soldi vengono versati alle case di accoglienza, anche a fatica, dai comuni, perché c'è una quota parte per ogni bambino; purtroppo, però, non si sa cosa accade. Per questo motivo, rinnovo il mio appello e ringrazio per l'impegno.


Pag. 16

PRESIDENTE. Vi ricordo, anche per vostra informazione, che su questo punto abbiamo inviato una lettera dettagliata al Ministro dell'interno Cancellieri, alla quale non è stata ancora data risposta.
Do ora la parola al Garante per la replica.

VINCENZO SPADAFORA, Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza. Innanzitutto vorrei ringraziarvi, anche perché l'iniziativa della Commissione potrà davvero essere determinante per lavorare bene nei prossimi mesi.
Senatrice Allegrini, so che ci siamo parlati già altre volte, però vorrei davvero che non si enfatizzasse questo «super ruolo» del Garante perché secondo me, esaminando bene la legge, è ben distinto il ruolo del Garante, come è giusto che sia, da quello di tutte le altre istituzioni, compreso quello della Commissione infanzia e adolescenza, che è un'altra cosa ancora, ben precisa e ben chiara.
Secondo me non c'è un tentativo di «superpoteri», ma semplicemente la possibilità di mettere bene insieme tutti i soggetti che devono occuparsi delle diverse questioni. Del resto, è quello che abbiamo fatto in questi mesi; non ci siamo inventati cose straordinarie o stratosferiche, ma il semplice fatto di aiutare la diffusione delle buone pratiche, di andare ad ascoltare e incontrare nonché di favorire l'applicazione delle leggi esistenti, perché molte volte abbiamo anche delle buone leggi, che però non vengono applicate a livello locale. Analogamente, anche per quanto riguarda il lavoro di cui parlava l'onorevole Carlucci sulla finalizzazione delle risorse - per rispondere anche alla sua domanda - dei fondi del Ministro Barca, effettivamente ci sono proprio due assi, di cui uno riguarda gli asili nido e l'altro la dispersione scolastica, e sono già allocate risorse ben precise.
Il ministro non lo ha chiarito e il nostro ruolo sarebbe proprio quello di capire. Soprattutto, occorrerebbe lavorare alla semplificazione delle procedure. Questo è importante, perché dà senso anche al nostro ruolo e alla nostra attività. Spero dunque che con la vostra iniziativa saremo in grado di lavorare nei prossimi mesi.

PRESIDENTE. La ringrazio e come sempre resteremo in contatto.
Mandiamo dunque subito ai Presidenti Fini e Schifani la richiesta urgente di un incontro con una nostra delegazione. Tra le priorità ho inserito l'authority, la Convenzione di Lanzarote, ma si potranno trattare anche altri argomenti che riteniamo importante affrontare; la invio a tutti e, quando avrò la disponibilità di entrambi, deciderete chi vorrà venire.
Invito inoltre, se ci sono osservazioni sulla relazione dell'onorevole Carlino sulla prostituzione minorile, a inviare emendamenti.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 12,20.

Back