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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla tutela dei minori nei mezzi di comunicazione, l'audizione del Presidente dell'Associazione «Meter Onlus», Don Fortunato Di Noto.
Specifico che l'indagine conoscitiva sulla prostituzione minorile è rimasta un po' indietro rispetto a quella sui minori stranieri non accompagnati e a quella sulla tutela dei minori nei media: peraltro, su questo punto, vi informo che sto per presentare una proposta di risoluzione da approvare prossimamente in Commissione alla presenza del Governo.
Sul tema della prostituzione minorile sono state svolte varie audizioni, che in molti casi però appaiono strettamente legate al problema dei minori immigrati, nonché in particolare a quello dello sfruttamento sessuale dei minori su internet: ciò avvicina molto l'oggetto dell'indagine conoscitiva sulla prostituzione minorile a quello dell'indagine conoscitiva sulla tutela dei minori nei mezzi di comunicazione.
Ricordo anche i contenuti della recente audizione del Direttore del Servizio di polizia postale, Domenico Vulpiani - il quale è stato nel frattempo sostituito dal Dottor Apruzzese, che dovrà probabilmente tornare in Commissione per svolgere il seguito dell'audizione iniziata dal suo predecessore.
In quella sede, in particolare, il Dottor Vulpiani ha sottolineato l'opportunità di approvare con urgenza il progetto di legge C.1305 -, presentato da oltre cento deputati del PdL, sull'introduzione del reato di pedofilia ideologica e culturale.
Si tratta di una richiesta molto importante, perché ci sono ancora dei movimenti che, pur ispirandosi ad ideali pedofili, non sono perseguibili in quanto non commettono reato, dal momento che il nostro ordinamento non prevede il reato di pedofilia ideologica e culturale. Pertanto, lancio un appello sia alla maggioranza sia all'opposizione - poi ognuno se ne farà carico, secondo la propria competenza, alla Camera o al Senato - per approvare al più presto questo progetto di legge.
Do ora la parola a don Fortunato Di Noto e comunico che è presente con lui anche il signor Carlo Di Noto.
DON FORTUNATO DI NOTO, Presidente dell'Associazione «Meter Onlus». Onorevole presidente, onorevoli membri della Commissione vi ringrazio di cuore, anche a nome dell'associazione «Meter Onlus», per questa convocazione.
Già nel 1999, ben dieci anni fa, fui ascoltato da questa Commissione riguardo a questo fenomeno allora poco conosciuto, ma di forte emergenza sociale. Dieci anni fa - tempo relativamente breve - il grido di allarme più volte lanciato da me, dall'associazione «Meter Onlus», ma in generale da tutta la società civile, politica e culturale, cominciò ad essere ascoltato.
In dieci anni, infatti, il cammino istituzionale, giuridico, sociale e culturale contro la pedofilia e lo sfruttamento sessuale dei bambini in Italia e in molti Paesi
dell'Unione europea ha raggiunto livelli di efficace contrasto e prevenzione, sebbene l'emergenza sociale esista ancora oggi. Il Parlamento italiano nel 1997 adottò all'unanimità una mozione contro la pedofilia. Nel 1998 fu approvata la legge 3 agosto 1998, n. 269, recante norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale a danno di minori, con le nuove forme di schiavitù, che introdusse nuove ipotesi di reato e attribuì alla Polizia postale e delle comunicazioni, quale nucleo specializzato, la competenza per contrastare il fenomeno emergente, soprattutto sul web.
Nel 2006 fu approvata la legge 6 febbraio 2006, n. 38, che, oltre a novellare in alcuni aspetti la normativa esistente, istituì presso il Ministero dell'interno il Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia sulla rete internet, quale coordinatore nazionale per il monitoraggio e lo studio del fenomeno. Infine - ed è bene ricordarla - la legge 18 marzo 2008, n. 48 di ratifica della Convenzione di Budapest sul cybercrime, prevedendo per i reati di pedofilia e pedopornografia on line la competenza delle procure distrettuali - e credo che questa sia una cosa importantissima - ha garantito, e intanto ha auspicato, un coordinamento nelle indagini per un intervento meno frammentario e conseguentemente più efficace.
Meritevole è stato in questi anni il lavoro svolto dalla Polizia postale e delle comunicazioni, la quale è presente in tutte le regioni italiane, ed in Sicilia con ben due compartimenti, a dimostrazione del servizio di repressione e coordinamento del cospicuo flusso di informazioni che «Meter Onlus» e molti cittadini inoltrano con cadenza giornaliera, di numerose segnalazioni di siti e materiale pedopornografico. «Meter Onlus», ad esempio, da gennaio a settembre del 2009 ha già fatto iscrivere 1175 notizie di reato presso la procura distrettuale di Catania, a seguito del lavoro svolto dal compartimento Sicilia orientale di Catania, per un totale di circa 8.880 segnalazioni di portali, siti e comunità presenti su social networks pedofili e pedopornografici.
A questo punto, mi permetto di fare una precisazione. Al fine di tutelare la serietà e l'alta professionalità dell'operato dell'associazione «Meter Onlus», poiché «Meter Onlus» e il sottoscritto vengono spesso e ancora oggi erroneamente e con superficialità abbinati ad altre realtà associative, che non condividono ideologie e modus operandi di «Meter Onlus» stessa, auspico per l'avvenire che il mio nome ed anche quello dell'associazione non vengano abbinati ad altre associazioni o pseudoassociazioni a tutela dell'infanzia.
Comunque, la convocazione odierna dell'associazione ci permette di focalizzare alcune questioni che riteniamo utili per la comprensione, sebbene non esaustiva, dei fenomeni della prostituzione minorile, della pornografia e della pedofilia on line, sia per la diffusione, divulgazione e detenzione di materiali foto e video, sia per il filone pseudo culturale che oggi sempre di più è presente in Italia e all'estero per legittimare e normalizzare un comportamento nocivo e illecito contro i minori, mistificato come una espressione della libertà di pensiero. In tal senso, la stessa «Meter Onlus» ha contribuito all'elaborazione di una proposta di legge - che già la presidente ha citato insieme alle altre proposte - la C.1305 del 17 giugno 2008, e ora ci permettiamo di consegnare a questa onorabile Commissione un dossier sulla pedofilia culturale aggiornato a ieri.
I dati che forniremo, onorevole presidente e membri della Commissione, sono reali e riscontrabili perché costituiscono il risultato di elaborate indagini, che hanno avuto riscontri investigativi nazionali e internazionali. L'ultima indagine, quella del 3 settembre 2009, avviata dopo sei mesi di minuzioso screening della rete, effettuato dagli operatori dell'associazione «Meter Onlus», che presiedo, ha permesso al Comitato di sicurezza nazionale americano e alla Polizia postale e delle comunicazioni (insieme alla Procura distrettuale di Catania in una prima fase di indagine) di ricevere la segnalazione di 234 comunità pedofile e pedopornografiche su internet, i siti di 100 delle quali sono stati oscurati e sequestrati. Le comunità erano
inserite in un rinomato social network americano. Gli iscritti erano 18.181, anche italiani, e scambiavano tra loro decine di migliaia di video e foto. Nel corso di sei mesi di monitoraggio sono stati individuati in particolare 27.894 fotografie e 1.617 filmati che coinvolgono migliaia di bambini di varie nazionalità, seviziati e violati in contesti familiari, scolastici, nei boschi, in auto e in tuguri di periferie metropolitane.
I dati sono ora all'esame degli investigatori italiani e di quelli statunitensi, che sono stati informati. Un materiale che possiamo definire impressionante e indescrivibile. Non c'è nazione che non sia coinvolta. Decine di migliaia di persone, che producono, scambiano e detengono materiale, violentano i bambini. Si tratta di un materiale non virtuale, ma reale: talmente reale che, quando si ascoltano nei video le grida di dolore dei bambini e quando si scorgono nelle foto i volti di neonati, se ne sente la voce, il dramma, il dolore e la sofferenza.
Si aggiunga, inoltre, l'ultimo dato ufficiale del rapporto presentato al Consiglio sui diritti umani dell'ONU - che è proprio del 16 settembre del 2009, quindi di pochissimi giorni fa - il quale dichiara che più di 750.000 predatori sessuali a caccia di bambini sono connessi a internet in modo continuativo. In uno studio annuale, Najat M'jid Maala, relatrice speciale del Consiglio sui diritti umani delle Nazioni Unite per la prostituzione minorile e la vendita dei bambini, avverte che questi tristi fenomeni sono in preoccupante crescita su scala mondiale.
Il fenomeno, nonostante tutto, è sommerso. Il pericolo è in agguato nella crescente diffusione della prostituzione minorile on line e a causa dell'adescamento on line (il cosiddetto grooming). La connessione e le comunicazioni tra pedofili avvengono oramai in maniera esponenziale - e le nostre denunce lo dimostrano e lo confermano -, nei social networks, nelle chat e nei servizi di peer to peer o file sharing. Secondo i dati dell'ONU - che il centro studi di «Meter Onlus» ritiene sufficientemente attendibili, perché i dati in nostro possesso sono confrontabili con i database delle polizie europee e di quella italiana - ogni giorno centinaia di nuove immagini pedopornografiche vengono prodotte e messe in circolazione, alimentando un mercato che annualmente produce guadagni tra i 2 e i 13,62 miliardi di euro. Questo è il dato ufficiale dell'ONU, che risale al 16 settembre scorso.
Si aggiunga, inoltre, che il numero approssimativo dei minori coinvolti può aggirarsi annualmente intorno a più di 200.000, quali vittime della pornografia minorile e dello sfruttamento sessuale. Le foto e i video che ritraggono bambini sfruttati sessualmente sono sempre più sconvolgenti. Basti pensare al nuovo filone della «infantofilia», scoperto e denunciato per la prima volta da «Meter Onlus» nel 2002, che coinvolge bambini in tenerissima età, da pochi giorni fino a 2 anni. «Meter Onlus»,, negli ultimi sette anni di attività sociale a tutela dell'infanzia, ha segnalato ufficialmente - e sottolineo ufficialmente - alla Polizia postale italiana ed alle Polizie di diversi Paesi nel mondo 53290 siti pedopornografici, aprendo filoni di indagini che hanno portato a migliaia di indagati e arrestati, e in alcuni casi anche all'individuazione delle vittime di nazionalità italiana. Anche in questo caso mi permetto, presidente, di allegare questo rapporto di «Meter Onlus» del 2009 contro gli abusi sui minori, che contiene i risultati delle indagini svolte, che sono quindi presenti nei database dalla Polizia postale italiana e non solo.
Per mettere fine a questa situazione e proteggere al meglio le piccole vittime dai pericoli provenienti da più parti, si raccomanda a ciascuno Stato di adottare la definizione di bambino come essere umano di età compresa tra zero e diciotto anni, perché chi ha meno di diciotto anni - molti giuristi, anche internazionali, lo dichiarano - non è in grado di dare il proprio consenso allo sfruttamento sessuale.
Riteniamo opportuno che sia necessario elaborare itinerari comuni contro fenomeni globali, quali la pedofilia e la prostituzione minorile, i quali richiedono
azioni coordinate e non frammentarie. La mancanza di una banca dati centralizzata non ci permette di azzardare dei numeri. In ogni caso, i minori in Italia si prostituiscono e il fenomeno del turismo sessuale è esteso e ramificato. È paradossale la mancanza di indagini mirate nei confronti di cittadini italiani, contro il turismo sessuale. Esiste la prostituzione minorile virtuale, ma non esistono, ad esempio, norme ad hoc per contrastare l'induzione alla prostituzione minorile on line, ovvero l'induzione di minori a fornire esibizioni a sfondo sessuale attraverso webcam dietro corrispettivo, come anche per contrastare l'adescamento, sebbene siano state proposte specifiche norme, ora in discussione alla Commissione giustizia della Camera.
Riteniamo di essere, a buon titolo, i pionieri nella lotta alla pedofilia. Credo che siano indiscussi i vent'anni del nostro impegno a tutela dei bambini. La storia personale dei miei collaboratori storici, e successivamente quella di «Meter Onlus», è un brillante esempio di intuizione, operatività e innovazione, nel progetto che iniziammo a tutela dell'infanzia tra il 1989 e il 1991, con l'avvento e l'utilizzo del nuove tecnologie. Tali tecnologie infatti da un lato rappresentano strumenti di comunicazione funzionale e positiva, ma dall'altro costituiscono un mezzo per diffondere la produzione del materiale pedofilo ottenuto a danno dei minori.
Il ritrovamento di immagini pedopornografiche e di programmi di pedofilia culturale mi spinsero, assieme ai miei collaboratori, verso ciò che sarebbe stata la mia missione nella società italiana e mondiale, ma anche nella Chiesa: la lotta contro la pedofilia e gli abusi sull'infanzia. Nonostante le difficoltà e le diffidenze iniziali manifestate da alcuni, anche dalla Chiesa, oggi l'esperienza associativa di «Meter Onlus», è riconosciuta nel mondo come una delle prime e massime autorità nella lotta alla pedofilia, alla pedopornografia on line e alla prostituzione minorile: ciò anche in Cina, Giappone e USA, oltre che in Europa.
Tanto per citare un evento ultimo, il Parlamento giapponese ci ha chiesto di svolgere un'indagine di tipo conoscitivo (che abbiamo già inviato), volta ad illustrare la normativa italiana in materia di lotta alla pedopornografia e per consentire alle autorità giapponesi di elaborare una nuova legge in Giappone nella stessa materia. Questo per dire che «Meter Onlus» è considerata alla stregua di un referente ufficiale e che è diventata un contatto importante anche per esportare gli aspetti positivi delle nostre leggi presso altri Stati.
Con ciò non intendo avanzare alcuna pretesa che «Meter Onlus» sia considerato il primo soggetto associativo sul fronte della lotta alla prostituzione minorile e alla pedopornografia, ma chiedo un giusto riconoscimento della funzione della nostra associazione, visto che molte altre associazioni si arrogano analogo diritto. «Meter Onlus» raccoglie l'impegno e l'esperienza di molte persone che da diversi anni si sono sempre impegnate contro la pedofilia e lo sfruttamento sessuale dei bambini, promuovendone i diritti e favorendone la tutela.
«Meter Onlus» nasce da una formula associativa e da uno studio sociale applicativo svolto in Sicilia, nella parrocchia Madonna del Carmine di Avola: si tratta di un'associazione che rinnova in profondità lo stile e il metodo di lavoro nella lotta contro la pedofilia e la pedopornografia e nella tutela dell'infanzia. L'innovazione in questione è frutto di una visione più ampia dei diritti dei bambini e delle loro tutele, ma soprattutto nasce dalla convinzione che non basta solo la repressione - delegata, ovviamente, alle forze di polizia - per stroncare il turpe commercio dei bambini, ma occorre anche una rete capillare di persone competenti e motivate, capaci di collegarsi con la società in cui vivono, affinché si crei una mentalità di vigilanza, di sostegno e di protezione dell'infanzia come tale, rendendo l'abuso e l'omertà - che lo copre con i suoi paludosi silenzi - dei crimini insopportabili per la coscienza collettiva.
«Meter» vuol dire madre, grembo, origine e fonte di vita e, in senso lato, accoglienza, protezione e accompagnamento. «Meter Onlus» rappresenta un
punto di riferimento riconoscibile e credibile, anche attraverso i suoi sportelli, ove si tratti di non fornire solo strutture di pronto intervento, da utilizzare quando esplode il caso clamoroso, ma di promuovere piuttosto una cultura dell'infanzia che rassereni l'ambiente e tuteli effettivamente i figli di tutti, con la partecipazione di tutti.
Riteniamo opportuno comunicare a codesta Commissione che l'impegno di «Meter Onlus» per la difesa dell'infanzia ha ottenuto ufficialmente nel 2008 la Convenzione (dopo dieci anni di maturata e consolidata esperienza di collaborazione attiva) con la Polizia postale e delle comunicazioni; anni che hanno visto «Meter Onlus» diventare un attore rilevante nella lotta mondiale alla pedofilia e alla pedopornografia on line, con particolare riferimento - questo credo sia importante sottolinearlo - all'individuazione delle vittime, ritratte nelle foto e nei video. A questo proposito, «Meter Onlus» è stata l'unica associazione al mondo ad individuarne una decina, a distanza anche di vent'anni: in altre parole, i bambini che avevano sette anni all'epoca delle immagini sono stati riconosciuti quando ne avevano venti. Questo aspetto è importante e ne parleremo in seguito, se eventualmente ci sarà una discussione.
«Meter Onlus», tra le varie attività sociali a tutela dell'infanzia e dell'adolescenza, ha anche ottemperato ad una essenziale funzione di riferimento nella lotta alla criminalità su internet. Le attività che l'associazione svolge sono: monitoraggio della rete internet e denuncia di siti sospetti; studi sociali sul fenomeno della pedofilia, in internet e non solo, e le relative informazioni e prevenzione; corsi di educazione ad un uso corretto e responsabile di internet e azioni di segnalazione contro le forme distorte di utilizzo della rete, che si rivelino dannose per i minori.
Da un protocollo consolidato con la Polizia postale e delle comunicazioni e il Centro nazionale di contrasto alla pedofilia e alla pedopornografia - istituito con la legge 6 febbraio 2006, n. 38, alla cui redazione «Meter Onlus» ha contribuito - le segnalazioni vengono effettuate ufficialmente via e-mail e inserite nel CETS (Child Exploitation Tracking System), ovvero in questo database della Polizia. Si tratta di un sistema per il tracciamento dello sfruttamento sessuale dei bambini.
Per ogni segnalazione inoltrata, in linea generale si riceve una e-mail di avvenuta ricezione e in alcuni casi vengono trasmesse anche delle specifiche richieste di chiarimenti ed esemplificazioni delle segnalazioni stesse. Quando l'autorità giudiziaria richiede la nostra specifica collaborazione seguiamo l'iter della segnalazione. Gli operatori e gli utenti della rete sono sensibilizzati a rispettare la normativa della legge 3 agosto 1998, n. 269, così come novellata dalla legge 6 febbraio 2006, n. 38.
Presidente, e cari membri della Commissione, credo che sia importante precisare un aspetto: «Meter Onlus» non conserva su supporti magnetici e informatici alcun documento in formato fotografico e video, né tantomeno detiene materiale fotografico ritraente minori. L'associazione conserva in un database la cronistoria della segnalazione per eventuali richieste delle autorità giudiziarie, sia in formato elettronico sia cartaceo. Il database di «Meter Onlus» è unico al mondo, perché i dati contenuti sono reali, garantiti dalla realtà e dalla sicurezza che la Polizia postale ci offre: quindi non si tratta di numeri che abbiamo raccolto, ma di dati ufficiali. Il database di «Meter Onlus» inoltra perciò automaticamente in tempo reale alla Polizia postale e delle comunicazioni la segnalazione che contiene il numero di protocollo, la URL, l'IP (Internet Protocol), il protocollo di rete che consente solitamente di mostrare alcune informazioni riguardanti l'intestatario del dominio, la geocalizzazione, il contenuto (ovvero i riferimenti di foto, video, e-mail, chat, forum, collegamenti con altri utenti, eccetera) ed eventuali password e nickname per accedere a portali o comunità riservati.
È presente nel portale dell'associazione Meter - www.associazionemeter.org - un
forum per le segnalazioni on line. Ricordiamo inoltre che «Meter Onlus», in virtù della propria esperienza pluriennale, è inserita nell'IRISEM (International Repository of Institutions against Sexual Exploitation of Minors) dell'UNICRI (United Nations Interregional Crime and Justice Research Institute), quindi dell'ONU. Siamo una delle pochissime associazioni, forse l'unica italiana, ad essere inserita in questo database di ricerca delle associazioni più accreditate presso l'ONU, per il contrasto allo sfruttamento sessuale nel mondo. Il valore aggiunto dell'attività a tutela dei minori, che non è solo su internet, è dato dal centro di ascolto delle vittime che in questi anni ha assistito oltre 716 minori e famiglie.
Ogni giorno, specialisti e operatori del settore sono impegnati nel coordinamento per far fronte alle reali richieste delle famiglie e dei tutori dei bambini. «Meter Onlus» ha un'organizzazione territoriale, presente sul territorio con gli sportelli Meter, che rappresentano un importante punto di riferimento, coordinato in maniera del tutto volontaria da operatori competenti nelle tematiche dell'infanzia e della famiglia. Gli sportelli presenti sul territorio nazionale ascoltano, accolgono e accompagnano chiunque viva il problema e manifesti una richiesta di aiuto.
La presenza territoriale di «Meter Onlus» rappresenta in tal modo una garanzia e un punto di riferimento per chi si dovesse trovare, sia fra i minori, sia nelle famiglie, in condizioni di pericolo. Il numero verde nazionale è 800 45 52 70 e si aggiunge al centro di ascolto e agli sportelli Meter. Il call center nazionale, attivo ad opera dei volontari di Meter, si interfaccia con i pubblici servizi.
Da 13 anni, Meter a livello nazionale e internazionale, celebra «La giornata dei bambini vittime dello sfruttamento, della violenza e dell'indifferenza contro la pedofilia», che ha sempre ottenuto il patrocinio delle più alte cariche dello Stato e - da ultimo - il ricordo al Regina Coeli di Benedetto XVI il 3 maggio del 2009.
Faccio alcune considerazioni. Meter, come potete notare, non è solo elaborazione di statistiche o monitoraggio della rete internet, ma si prefigge anche di risolvere il problema stando a contatto con la realtà che il minore vive in famiglia, a scuola, in oratorio, eccetera.
Gli strumenti di contrasto esistono: sono efficaci, deterrenti e anche repressivi. Ad esempio, la black list del CNCPO della Polizia postale sfrutta una metodologia positiva che dovrebbe essere adottata da altri Stati, ma è necessario un maggiore investimento tecnologico. Bloccare e individuare i siti pedopornografici oggi è possibile.
PRESIDENTE. Che cosa vuol dire CNCPO?
DON FORTUNATO DI NOTO, Presidente dell'Associazione «Meter Onlus». Mi scusi, è il Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia on line del Ministero dell'interno. Come dicevo, la black list è una metodologia positiva, che dovrebbe essere adottata da altri Stati, ma è necessario un maggiore investimento tecnologico.
Bloccare e individuare i siti pedopornografici oggi è possibile, come anche individuare i soggetti. Tuttavia, individuare i bambini coinvolti nel turpe sfruttamento è molto più difficile, ed è proprio qui la sfida del domani. Individuare i bambini significa individuare chi ne abusa, e noi ci siamo riusciti. La proliferazione dei siti pedopornografici e l'aumento esponenziale del numero delle foto immesse nel web denotano comunque un fallimento educativo che la società, la famiglia e la scuola hanno prodotto in questi anni.
Noi siamo convinti che non è risolutivo inseguire e oscurare un sito pedofilo. A volte, la segnalazione agli host rende inefficace l'indagine e l'individuazione dei responsabili. Tuttavia, è vincente l'idea della non esistenza del sito pedofilo, perché così si impedisce la produzione del materiale e lo sfruttamento dei bambini. In tal senso, Meter ha realizzato il progetto per educare e prevenire «Meter adotta una scuola»: un progetto già attuato con una serie di protocolli in diverse scuole italiane, in
corso d'opera nelle scuole che ne hanno fatto richiesta, e che vede l'associazione presente negli istituti scolastici con un centro di consulenza. È lì che si creano le basi per la prevenzione, per la lettura del disagio dei minori e il sostegno ad essi. Incontrare i bambini là dove vivono ed educarli ad una responsabile vita relazionale e affettiva vuol dire metterli in vigilanza contro i pericoli.
Dobbiamo essere occhi che guardano, come dice lo spot della Polizia postale con Giancarlo Giannini, perché solo chi guarda ed è vigile sui bambini riesce ad agire per il loro bene. Non si tratta di una frase ad effetto, o spettacolare, perché l'esperienza di Meter dimostra come tanti minori possono essere aiutati, salvati e accompagnati. Io posso testimoniare - noi di Meter - che lo spot della Polizia postale con Giancarlo Giannini, diffuso nelle scuole, ha prodotto reazioni molto positive. Quindi, non è vero che spesso ciò che si produce, soprattutto a livello istituzionale, non ottiene un effetto positivo di ritorno: al contrario la diffusione del messaggio visivo può portare sicuramente ad una maggiore sensibilizzazione del minore.
La scuola e la famiglia hanno bisogno di sostegno e noi abbiamo il dovere morale, etico e civile di offrirlo. La prostituzione minorile e la pedofilia sono il frutto di un degrado umano, hanno un volto disumano, pertanto è necessario operare insieme nei luoghi dove abitano i bambini per combattere questi fenomeni.
Non siamo più all'anno zero, questo dobbiamo riaffermarlo per dare un forte segnale alle famiglie. La Polizia postale e delle comunicazioni è eccellente e all'avanguardia. Bisogna sollecitare sempre più le società, ad esempio di informatica, a elaborare filtri e percorsi educativi unici, nonché efficaci deterrenti contro la visione e l'accesso a siti nocivi per i minori, perché se l'acqua è sporca bisogna filtrarla, quindi se internet è sporco bisogna filtrarlo e i mezzi tecnologici per farlo ci sono. Anche da parte di Meter, si stanno elaborando software d'avanguardia per soddisfare le esigenze educative ed investigative emergenti, non dimenticando mai l'autoregolamentazione, ovvero l'educazione all'utilizzo della rete internet, e soprattutto l'educazione ad una vita capace di essere vissuta contro ogni forma di violenza e sopruso.
Inoltre, vogliamo sottoporre a codesta Commissione le seguenti riflessioni e richieste. In primo luogo, intendo parlare dell'Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile. In data 30 ottobre 2007 veniva emanato, dall'allora Ministro delle politiche per la famiglia, Rosy Bindi, il regolamento recante l'attuazione dell'articolo 17, comma 1-bis della legge 3 agosto 1998, n. 269 in materia di coordinamento delle azioni di tutela dei minori dallo sfruttamento sessuale e dall'abuso e sull'istituzione dell'Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile. Con l'inizio dell'attuale legislatura, non è stato istituito l'Osservatorio...
PRESIDENTE. (fuori microfono) Ce ne sono talmente tanti, ma non fanno niente. Ad esempio, il Ciclope?
DON FORTUNATO DI NOTO, Presidente dell'Associazione «Meter Onlus». Il Ciclope non esiste più. Ebbene, con l'inizio dell'attuale legislatura non è stato costituito l'Osservatorio, si veda il decreto legge 16 maggio 2008, n. 85 la cui previsione normativa è stata fortemente voluta anche dalla nostra associazione, in virtù dell'esperienza acquisita negli anni sul fenomeno della pedofilia e della pornografia minorile.
L'Osservatorio, così come sancito dall'articolo 17, comma 1-bis, della legge 3 agosto 1998, n. 269, ha infatti l'importante compito, all'interno dell'attività di coordinamento attribuita alla Presidenza del Consiglio dei ministri, di acquisire e monitorare i dati e le informazioni relative alle attività svolte da tutte le pubbliche amministrazioni per la prevenzione e la repressione della pedofilia, nonché quello di attuare e di organizzare la relativa banca dati.
Ai sensi dell'articolo 17, comma 1, legge 3 agosto 1998, n. 269, il Presidente del
Consiglio dei ministri ha l'obbligo di riferire al Parlamento sull'attività di coordinamento di quanto attuato dalle singole amministrazioni e dalla Presidenza del Consiglio in merito alla prevenzione, assistenza e tutela dei minori dallo sfruttamento e dall'abuso sessuale.
Chiediamo, pertanto, di voler sollecitare il Governo ad attuare il dettato normativo con la costituzione dell'Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile, con la creazione della relativa banca dati e l'emanazione del Regolamento. Questa è la cosa più importante: il regolamento non è stato mai emanato. Abbiamo verificato che codesta Commissione ha audito la coordinatrice dottoressa Cinzia Grassi e abbiamo ulteriormente riscontrato le nostre perplessità, le nostre lamentele e la non costituzione in questa legislatura del Comitato, di cui ho avuto il privilegio di far parte e di essere stato il proponente nel lontano 1996, insieme con l'onorevole Prestigiacomo.
Il lavoro del Comitato tecnico scientifico ha portato a traguardi insperati e riteniamo debba essere con urgenza riavviato. Possiamo dire, con nostro rammarico, che sia il Ciclope sia l'Osservatorio di fatto non esistono, se non solo nell'attività del gruppo tecnico, che sicuramente conduce un ottimo lavoro di interfaccia di operatività e che tuttavia richiede un maggiore confronto con le associazioni, fra cui Meter.
Per quanto riguarda la proposta di legge per il contrasto della pedofilia culturale, ne abbiamo già parlato. Vogliamo comunque portare all'attenzione di codesta Commissione la proposta di legge C: 1305, già citata, alla cui redazione ha contribuito Meter e che è stata appoggiata con entusiasmo da numerosi deputati - primo firmatario l'onorevole Pagano; con essa si intende introdurre nel nostro ordinamento giuridico delle misure di contrasto contro la pericolosa e destabilizzante cultura pedofila. Abbiamo già preparato, a tale proposito, un dossier aggiornato.
Peraltro, e concludo, si pone la necessità di attuare maggiori interventi a sostegno della famiglia, ovvero maggiori garanzie per le vittime dei reati sessuali e per le loro stesse famiglie. Perciò l'associazione chiede ancora a questa Commissione che, a livello legislativo, vengano varate misure più adeguate e concrete a sostegno della famiglia per prevenire ogni forma di disagio dell'infanzia e dell'adolescenza.
La famiglia oggi vive sempre di più in condizioni di precarietà o miseria: è distratta perché immersa nella corsa sfrenata al guadagno e nella lotta quotidiana per far quadrare il bilancio familiare. Il tutto avviene a discapito di un responsabile ed equilibrato svolgimento della funzione educativa nei confronti dei figli, sempre più soli, in balia di se stessi e sempre più attratti o adescati da esperienze devianti e da soggetti deviati.
La famiglia ha un ruolo fondamentale nella prevenzione alla pedofilia, perché un bambino amato e ascoltato subirà mai abusi. La famiglia, insieme ai minori vittime, deve essere altresì accompagnata ed assistita in maniera più concreta ed effettiva - attuando le disposizioni normative vigenti, spesso disattese, ad esempio per carenza di fondi - quando è interessata da gravi vicende di pedofilia. Così come è stato creato un fondo per le donne vittime di abuso sessuale, non riusciamo a capire perché non si possa pensare ad attuare le norme esistenti per creare un fondo per i minori vittime di abuso sessuale.
Le famiglie spesso non possono affrontare le spese legali: qualcuno può accedere al patrocinio gratuito, ma altri non vi possono accedere. Le spese legali sono esorbitanti, insieme a quelle terapeutiche che spesso durano anni. Non esiste un fondo per i bambini vittime di abuso sessuale e credo che la Commissione potrebbe avere un'attenzione particolare a questa lacuna. Allo stesso modo, la tutela deve essere garantita dal diritto positivo, oggi non più tanto certo, la cui puntuale e celere applicazione non dev'essere compito soltanto dalla magistratura.
Per ultimo, vorrei parlare della partecipazione dell'associazione Meter ai tavoli di lavoro istituzionali. Auspichiamo e chiediamo che l'associazione Meter, in virtù
della propria esperienza maturata negli anni e della propria competenza, oltre ad essere sostenuta nelle proprie attività statutarie, possa essere sempre presente, mediante una partecipazione attiva, ai tavoli di lavoro istituzionali in materia di pedofilia e pornografia minorile.
È auspicabile altresì che Meter, in virtù del bagaglio di esperienze e di studio di fenomeni acquisiti, diventi parte attiva dell'Osservatorio nazionale sull'infanzia e sull'adolescenza - non riusciamo a capire perché non ne siamo parte - nonché dell'Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile. Vi ringrazio per l'ascolto.
PRESIDENTE. Io la ringrazio per questa sua attenta, e anche per alcuni versi disarmante, audizione su questo universo vergognoso che coinvolge soprattutto i minori. Mi sento di sostenere sia l'iniziativa di promuovere il progetto di legge da lei menzionato ed approvarlo, sia soprattutto di riuscire a fare chiarezza - guardi che non è semplice, persino per la nostra Commissione - in merito agli istituti e agli osservatori che si occupano di contrasto alla pedopornografia, soprattutto dal punto di vista governativo e istituzionale.
Noi abbiamo svolto l'audizione - che ho qui in bozza non corretta, del 23 giugno 2009 - della coordinatrice del Comitato tecnico scientifico dell'Osservatorio per il contrasto alla pedofilia e pedopornografia minorile, dottoressa Cinzia Grassi, il che dimostra l'attenzione di questa Commissione a questa piaga sociale e ubiquitaria (che non riguarda solo l'Italia), In quell'occasione, la dottoressa Grassi ha parlato talmente tanto, menzionando svariate iniziative e leggi, che noi abbiamo francamente avuto difficoltà a cogliere il filo logico complessivo dell'intervento, tanto è vero che proprio la senatrice Allegrini ha dovuto interrompere più volte, per affermare che non era possibile che non ci fosse un collegamento fra il Comitato e la Polizia postale. Lei adesso ci viene a dire che l'Osservatorio non è funzionante. Ebbene, stiamo parlando dello stesso Osservatorio, che nasce con la legge 6 febbraio 2006, n. 38 oppure no? O questo è il Ciclope? A mio giudizio, ce ne sono troppi di questi organismi.
DON FORTUNATO DI NOTO, Presidente dell'Associazione «Meter Onlus». Nel 1996 fu istituito il Ciclope, che di fatto non esiste più, perché la legge...
PRESIDENTE. Però c'è il numero verde che riceve i fondi dello Stato?
DON FORTUNATO DI NOTO, Presidente dell'Associazione «Meter Onlus». Questo non lo sappiamo.
PRESIDENTE. È così. Il numero verde è il 114. Infatti, il Ciclope, con il numero verde 114, è stato inserito nella competenza dell'istituendo Garante per l'infanzia. Dispongono dei finanziamenti, ma non operano? Non capisco.
DON FORTUNATO DI NOTO, Presidente dell'Associazione «Meter Onlus». Il Ciclope era un Comitato interministeriale, che si suddivideva in due sezioni: un comitato tecnico e uno scientifico. Questa era la situazione fino alla nuova legge 6 febbraio 2006, n. 38. Il Ciclope di fatto non è operativo, però è stato istituito l'Osservatorio nazionale per il contrasto della pedofilia e della pedopornografia. Successivamente, fu creato il Comitato tecnico presieduto da Cinzia Grassi, mentre il comitato scientifico non fu mai attivato, perché esso sarebbe dovuto nascere in base all'emanazione di un regolamento, che non è mai avvenuta.
PRESIDENTE. Allora il Comitato tecnico che cosa fa?
DON FORTUNATO DI NOTO, Presidente dell'Associazione «Meter Onlus». Questo devono dirlo i relativi rappresentanti. Nell'ambito del Comitato scientifico, era prevista la nomina di alcune delle associazioni più importanti italiane, che si occupavano di contrasto alla pedofilia e alla prostituzione minorile, e che sarebbero
diventate anche un organo consultivo del Comitato scientifico, per elaborare una serie di iniziative.
Ricordo che per il Ciclope fu svolto un lavoro di quattro anni diretto a costruire la banca dati di supporto. Tuttavia, in seguito nessuno è stato convocato. Noi, con la fine del Ciclope, nonostante le sollecitazioni ufficiali all'allora Ministro Bindi, abbiamo più volte richiesto il ripristino dell'Osservatorio nazionale per il contrasto alla pedofilia e pedopornografia minorile, che riteniamo importante e fondamentale per il coordinamento del flusso delle informazioni e anche delle iniziative a livello nazionale, ma il regolamento non è stato ancora emanato.
Onorevole presidente, è importante sottolineare che il Centro nazionale, quello che dipende dal Ministero dell'interno, è responsabilità della Polizia postale. Il Centro nazionale è un organo...
PRESIDENTE. Questa è un'altra cosa ancora...
DON FORTUNATO DI NOTO, Presidente dell'Associazione «Meter Onlus». Una cosa che non ha niente a che vedere con l'Osservatorio nazionale per il contrasto alla pedofilia e pedopornografia minorile.
PRESIDENTE. Poi c'è l'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, istituito dalla legge n. 451 del 1997, che fa capo al Ministro per il lavoro, la salute e le politiche sociali, e infine il Centro nazionale di documentazione ed analisi per l'infanzia e l'adolescenza, il cui Comitato tecnico-scientifico è presieduto dal Dottor Occhiogrosso.
DON FORTUNATO DI NOTO, Presidente dell'Associazione «Meter Onlus». Sì, precisamente.
PRESIDENTE. In particolare, il Centro nazionale di documentazione ed analisi per l'infanzia e l'adolescenza adesso in parte rientra nelle competenze del Sottosegretario Giovanardi e in parte in quelle del Sottosegretario Roccella. Anche in questo caso, la situazione non è chiarissima.
DON FORTUNATO DI NOTO, Presidente dell'Associazione «Meter Onlus». Noi, come associazione Meter, riteniamo opportuno, almeno dal nostro punto di vista, essere considerati un valore aggiunto. Tuttavia, presidente, il paradosso è che l'associazione Meter, pur essendo riconosciuta, avendo convenzioni con la Polizia postale e avendo un ruolo determinante nella prevenzione, nell'informazione e nella lotta alla pedofilia, non è presente ad esempio all'interno dell'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, ossia l'organismo collegato all'Istituto degli Innocenti di Firenze.
PRESIDENTE. È questo il problema.
DON FORTUNATO DI NOTO, Presidente dell'Associazione «Meter Onlus». Non siamo presenti, né tantomeno più coinvolti, nell'Osservatorio nazionale per il contrasto della pedofilia e della pedopornografia....
PRESIDENTE. Perché non è operativo.
DON FORTUNATO DI NOTO, Presidente dell'Associazione «Meter Onlus». Diciamo così. La nostra esperienza è maturata sul campo, è un'esperienza concreta, perché i dati raccolti, il lavoro svolto, lo screening e l'impegno profuso nelle scuole è un fatto riscontrabile. Come mi suggerisce il direttore dell'unità operativa, facciamo tutto con pochissime risorse. Se volete, possiamo anche quantificarle.
Siamo presenti sul territorio nazionale con nove sportelli reali nelle città, oltre ad avere referenti in tutta Italia, ma percepiamo semplicemente un finanziamento dalla regione Sicilia che corrisponde a 120 mila euro all'anno a consuntivo. Altre realtà associative italiane, in Sicilia, prendono il doppio, pur non avendo una ramificazione territoriale: non faccio nomi per evitare ulteriori polemiche. Comunque, riteniamo inopportuna questa sperequazione,
frutto di una disattenzione nei confronti di realtà associative ben funzionanti, a fronte di altre che invece risultano privilegiate
PRESIDENTE. Io mi farò preparare dagli uffici, anche per tutti i colleghi, un elenco degli organismi veri o falsi, istituzionali o governativi, che si occupano di tutela dell'infanzia. Qui leggo che la signora Grassi dice «siete tutti a conoscenza dell'intenso lavoro investigativo che in Italia viene svolto ogni giorno dal Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia sulla rete internet...».
DON FORTUNATO DI NOTO, Presidente dell'Associazione «Meter Onlus». È quello della Polizia postale...
PRESIDENTE. Quindi non è il lavoro che svolge la Dottoressa Grassi. Però dice che lo fanno loro.
DON FORTUNATO DI NOTO, Presidente dell'Associazione «Meter Onlus». Dal sito istituzionale del Ministero dell'interno...
PRESIDENTE. Non c'entra niente con questo.
Noi dobbiamo assolutamente svolgere, come Commissione infanzia e adolescenza, questo studio sugli organismi operanti in materia dei tutela dell'infanzia, innanzitutto perché è un nostro dovere, anche per i nuovi incarichi che abbiamo assunto, ma anche perché è inutile che ci facciamo prendere in giro: ci sono fondi stanziati per sedicenti numeri verdi, mentre evidentemente manca l'organismo a cui questi numeri devono fare riferimento. Questo deve essere chiaro, lo voglio mettere nero su bianco. Quindi, noi faremo una disamina di tutti questi organismi.
La vostra associazione è fondamentale nella lotta alla pedopornografia e io vi ringrazio per il lavoro che svolgete, ma devo prima capire - a livello governativo e istituzionale - cosa funziona in maniera effettivamente operativa. In caso di mancato funzionamento di uno di questi organismi, poi, mi domando a chi devo rivolgermi.
Ricordo anche che il Ministro Frattini si è fatto promotore di una task force per i minori scomparsi, che in fondo può rispondere anche agli obiettivi di lotta alla prostituzione e allo sfruttamento minorili.
Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
LAURA ALLEGRINI. La ringrazio perché la sua esposizione è stata molto chiara e, a differenza di altre, mi ha permesso di comprendere molte cose.
In riferimento all'audizione della dottoressa Grassi, personalmente mi sono trovata molto a disagio perché non riuscivo a comprendere il punto di partenza della sua relazione, ovvero in quale ambito si collocasse precisamente l'Osservatorio per il contrasto della pedofilia e pornografia minorile, del cui Comitato tecnico-scientifico la Dottoressa era coordinatrice. Tra l'altro, non era comprensibile nemmeno chi fossero esattamente i collaboratori della Dottoressa, ovvero non si capiva a che titolo quelle persone collaboravano con la Dottoressa, che quindi, alla fine, messa alle strette, ci ha detto di essere un funzionario della questura, facendo capire di riassumere in ogni caso in sé l'intera attività e la storia di questo Osservatorio.
Personalmente, rimasi sconvolta dal fatto che lei dicesse sempre «io ho fatto». Quello che infastidiva era pensare a qualcuno che in sede istituzionale parlasse in prima persona, quando invece un Osservatorio per il contrasto della pedofilia e pornografia minorile dovrebbe essere un patrimonio comune, dal momento che le persone che lo compongono - grazie a Dio - passano, mentre le istituzioni e gli organismi restano.
Al di là di questo - e ci sforzeremo di capire di più - credo che sia veramente il momento di creare un coordinamento efficace tra il volontariato qualificato e i diversi ministeri che, a vario titolo, si occupano di infanzia, contribuendo a ricomporre una realtà che
diventa, ahimé, sempre più frammentata e scoordinata.
Chiaramente, questa mancanza di coordinamento, oltre a causare un dispendio di energie finanziarie - che non è il momento di disperdere - crea probabilmente intralcio a chi è seriamente coinvolto in questo tipo di lavoro. Sono felice che il Giappone chieda lumi a voi sulla normativa italiana in materia di contrasto alla pedopornografia, ma è altrettanto singolare, don Fortunato, che queste richieste vengano appunto rivolte a voi e non alle istituzioni. In questo modo, infatti, entriamo nel paradosso del paradosso: ciascuno si sceglie un interlocutore e viaggia per proprio conto. Sembra quasi una galassia, in cui nessuno mai si incontra.
Io le vorrei dire una cosa, in qualità di membro della Commissione giustizia del Senato: la Commissione giustizia sta esaminando un pacchetto di nuove norme sulla violenza sessuale, e credo che questa sia la sede più opportuna per inserire, attraverso degli emendamenti, la previsione di altri reati, quale in particolare la pedopornografia...
DON FORTUNATO DI NOTO, Presidente dell'Associazione «Meter Onlus». L'induzione alla pornografia minorile on line.
LAURA ALLEGRINI. Ma anche la pedofilia culturale può essere inserita come previsione di reato all'interno di questo provvedimento all'esame del Senato: è inutile, infatti, moltiplicare i percorsi, è bene invece trasformare gli spunti emersi oggi in emendamenti ed accelerare l'iter di approvazione.
Tra l'altro, ricordo che questo pacchetto di norme è il risultato di dodici diversi testi di analoga materia; se poi aggiungiamo altri sei provvedimenti esaminati congiuntamente alle nuove norme in materia di violenza sessuale (di cui io stessa sono relatrice), si rischia che la legislatura finisca senza che si sia concluso niente.
Ritengo che quanto lei chiede possa essere validamente inserito in forma di emendamenti al disegno di legge in esame in questo momento alla Commissione giustizia del Senato, che successivamente passerà ad una ulteriore lettura alla Camera. Ciò semplificherebbe di gran lunga l'iter delle norme in questione: le chiederò aiuto in merito.
Per il resto, devo constatare che il fenomeno è drammatico. Io vivo in un piccolissimo paese che si chiama Gradoli - non sono di lì, ma ci vivo - dove sta venendo alla luce il fatto che delle persone, insospettate e insospettabili, si dedicano ad attività connesse alla pedopornografia. Non so come possiamo intervenire, se non attraverso la prevenzione, che non richiede solo lo stanziamento di fondi per la famiglia, ma una vera e propria rivoluzione culturale. In altre parole, bisognerebbe ingranare una retromarcia rispetto alla nostra concezione del problema e della famiglia, considerato che per trent'anni abbiamo fatto esattamente il contrario. In questo senso credo che il problema sia veramente difficile e drammatico.
Rispetto agli altri Paesi, l'Italia riesce a far fronte a questo fenomeno in modo più veloce, ovvero riesce ad individuare tempestivamente i responsabili. Ebbene, lei non ritiene che la responsabilità sia anche di tutti i gestori delle reti internet? Non essersi può pensare ad un sistema di filtro all'origine, che a mio parere potrebbe essere lo strumento più facile? Abbiamo saputo che, una volta oscurati, questi siti pedopornografici sono facilmente riproducibili sotto una voce diversa. Inoltre - e questo non riesco a comprenderlo - come fa la polizia ad individuare i responsabili del materiale pedopornografico? A questo proposito, segnalo la delicata situazione degli agenti provocatori, i quali svolgono un lavoro difficile e di grande responsabilità, facendosi spesso carico di colpe che non hanno.
Quali sono tecnicamente i tempi e i modi dell'individuazione di questi responsabili? Come fa la Polizia postale a svolgere un'indagine del genere? Questa è una mia curiosità. Inoltre, è possibile concepire che un ragazzo all'età di venti anni, dopo aver subìto una violenza o un abuso del
genere anche a distanza di tempo, possa in qualche modo esperire un'azione di responsabilità ex post rispetto a quello che ha subìto? Per esempio, penso che si possa prevedere per questi casi una forma di gratuito patrocinio. Tuttavia, credo che Don Fortunato si riferisse ad un'altra cosa.
DON FORTUNATO DI NOTO, Presidente dell'Associazione «Meter Onlus». Rapidamente, spero di riuscire a soddisfare la sua curiosità, ma anche la sua esigenza istituzionale di comprendere un fenomeno che, come abbiamo già descritto, è molto complesso e variegato.
Innanzitutto, rispetto agli altri Paesi, riteniamo che l'Italia disponga di strumenti all'avanguardia, sia legislativi sia tecnologici, per far fronte al fenomeno della pedopornografia on line. Non a caso, si è giunti all'eliminazione quasi completa dei siti pedopornografici sul territorio italiano: questo è dovuto alla presenza territoriale della Polizia postale.
In altre parole, la Polizia postale ha garantito, e garantisce, in tutte le regioni italiane capillarmente, anche a livello provinciale - perché ci sono anche le sezioni provinciali - una presenza e un monitoraggio costanti del fenomeno, assicurando la ricezione del flusso di segnalazioni che proviene, non solo e per fortuna, dalla nostra associazione Meter, ma anche da tanti cittadini italiani che si sono abituati, e si stanno sempre più abituando, a segnalare qualunque cosa sospetta presente on line.
Questo accade non soltanto con riferimento ai siti pedopornografici veri e propri, ma soprattutto, ad esempio, ai social networks. Noi siamo stati i primi nel mondo a lanciare quest'idea e anche a fornire concretamente le piste investigative. Attualmente, vi è un flusso di informazioni costante che arriva in tempo reale al Centro nazionale per il contrasto alla pedofilia e pornografia minorile.
Inoltre, se pensiamo alle chat room, oppure a Facebook, o ancora a Netlog o Ning vediamo che ormai sono questi i mezzi di adescamento utilizzati dagli adulti nei confronti dei minori: si tratta di piattaforme di social network sulle quali è possibile creare il proprio profilo ed entrare in contatto con altre persone per scambiare materiale di vario tipo, la cui mole a volte è davvero indescrivibile.
Credo che l'Italia si trovi in una posizione di vantaggio: non a caso, riteniamo che la ratifica della Convenzione sul cybercrime di Budapest abbia dato un apporto significativo all'azione della magistratura. Un tempo, infatti, accadeva che in piccole procure si venivano a formare dei piccoli nuclei operativi, i quali sicuramente fornivano il loro apporto - nessuno lo mette in discussione - ma erano pur sempre scoordinati rispetto al Centro nazionale per il contrasto alla pedofilia e pornografia minorile della Polizia postale italiana. Ciò causava una frammentazione nelle indagini, ma anche accavallamenti o addirittura inficiava i risultati delle indagini stesse. Il fatto che oggi le procure distrettuali siano preposte al coordinamento della lotta alla pedofilia e alla pedopornografia on line, così come stabilisce la legge italiana, recependo la Convenzione sul cybercrime di Budapest, rappresenta un ulteriore passo verso un maggiore coordinamento interforze, così tanto auspicato.
Noi crediamo, dunque, che per il contrasto alla pedofilia on line la Polizia postale sia il nostro fiore all'occhiello, imitata e riconosciuta in tutto il mondo come autorità in materia.
Per quanto riguarda la sua domanda su come si procede all'individuazione dei responsabili della produzione ed immissione in rete di materiale pedopornografico, le rispondo che è frutto ovviamente di un'attività di indagine. Poniamo il caso che Meter segnali un portale o eventualmente un file, frutto di un'attività di file sharing che si trova in una macchina allocata in Germania...
LAURA ALLEGRINI. Mi scusi, ma lei parla con una persona molto ignorante, da questo punto di vista...
DON FORTUNATO DI NOTO, Presidente dell'Associazione «Meter Onlus». Si
tratta di uno scambio di file, ovvero di immagini, che avviene in maniera automatica. Dunque, la segnalazione di questi files porta all'immissione degli stessi nel database della Polizia postale, e questo è importantissimo: noi riteniamo che l'unico database ufficiale, veritiero e reale che abbiamo a disposizione sia quello della Polizia postale, che riceve il flusso costante delle segnalazioni provenienti dalle associazioni e dai cittadini. Spesso - dobbiamo dirlo - alcune associazioni hanno un loro database non confrontabile tuttavia con quello della Polizia postale.
LAURA ALLEGRINI. Scusi, in quanto notizie di reato, andrebbero immediatamente inoltrate alla Polizia postale. Se così non fosse sarebbe gravissimo, perché si tratta di notizie di reato.
DON FORTUNATO DI NOTO, Presidente dell'Associazione «Meter Onlus». Sì. Tuttavia, prima esisteva un flusso di informazioni provenienti dalle piccole procure, ora che questo non è possibile, tali informazioni non vengono assolutamente inoltrate alla Polizia postale. Quindi, al di là di questi aspetti prettamente tecnici, l'individuazione dei responsabili avviene attraverso un'indagine che si svolge attraverso l'acquisizione dei files di log - quindi dei «numeri di targa» della connessione, avvenuta magari in Germania o in altri Paesi esteri - l'analisi di queste tracce e di conseguenza l'individuazione del soggetto, o meglio della postazione da dove è avvenuto il collegamento. Ovviamente, poi si apre un'indagine territoriale tradizionale, per capire esattamente se si tratta soltanto di una foto scaricata o se, come spesso capita, di 10 mila foto scaricate o scambiate. Questo è, in termini molto semplici, il funzionamento delle indagini.
Esiste già, presso la Polizia postale italiana, ma anche presso l'Interpol, un database di fondamentale importanza, dove converge il flusso delle foto dei bambini, raccolte durante i sequestri avvenuti nel corso delle perquisizioni. Ora, gran parte dei volti dei bambini estrapolati dalle immagini sequestrate, vengono immesse in questo database, che è possibile consultare su richiesta dalle varie magistrature europee.
In molti casi, l'abuso è avvenuto anche molti anni prima: quindi ad esempio una bambina che al momento dell'abuso aveva dieci anni, verosimilmente oggi potrebbe averne venti. Ciò significa che si verifica una specie di cortocircuito: da una parte abbiamo centinaia di migliaia di bambini coinvolti, quindi violati, e la prova è rappresentata dalle foto e dai video, ma allo stesso tempo non sappiamo chi sono. Il database potrebbe aiutarci a capire chi sono, ma in che modo? Ad esempio, alcuni Paesi europei hanno fatto sì che, su autorizzazione del magistrato, alcune foto di bambini abusati venissero pubblicizzate come raffiguranti bambini scomparsi, affinché chi conosceva il bambino potesse riconoscerlo. Si tratta, come si vede, di un lavoro complesso.
Tuttavia, noi pensiamo che individuare i bambini violati oggi - questa è la sfida del domani - rappresenti lo strumento di contrasto più efficace, serio e continuativo allo sfruttamento sessuale dei bambini, vero e proprio crimine contro l'umanità. Io credo che lo sforzo, a livello europeo, ma anche italiano, debba essere quello di elaborare strategie e percorsi nuovi che ci permettano di individuare prioritariamente i bambini.
Da ultimo, dobbiamo capire anche che ci sono vari livelli di pedopornografia on line. Al primo livello ci sono i produttori, difficilmente individuabili. A livello mondiale e anche italiano, pochissimi sono stati individuati come produttori di materiale pedopornografico, che implica il relativo sfruttamento sessuale.
Al gradino successivo ci sono coloro che usufruiscono del materiale. Mi riferisco ai pedofili voyeurs, i quali si limitano a guardare, ma sono altrettanto pericolosi perché alimentano il mercato, che può essere free oppure commerciale. In quest'ultimo caso, la situazione è riconoscibile dal fatto che ad esempio i set fotografici sono sempre identici, ma i bambini cambiano. Noi abbiamo segnalato più volte
uno stesso set fotografico, con un giro di bambini che arrivava fino a 400-500 minori.
Il terzo livello - a mio parere davvero pericoloso - è quello della pedofilia culturale, sulla quale noi abbiamo prodotto un dossier.
Qualcuno diceva che in Italia non si fosse celebrata la giornata dell'orgoglio pedofilo, ma è stata celebrata: per quell'occasione, addirittura è stata scritta anche una lettera, dove si legge: «alle prime luci dell'alba, appena sveglio, prima di iniziare a lavorare, e di lavoro ce n'è sempre tanto, mi ricordo che da voi è circa mezzanotte e quindi festeggeremo insieme a me la giornata di oggi, che è la giornata dell'orgoglio pedofilo». Questo è un italiano che invita tutti gli italiani a festeggiare l'evento e se la prende anche con i politici: questo serve a descrivere ciò che accade nel nostro Paese.
A questo proposito, posso testimoniare e garantire - ma credo che il dottor Vulpiani possa confermare quello che dico - che varare una norma contro la pedofilia culturale sbloccherebbe numerosissime indagini e ci renderebbe un modello - questo lo posso confermare - ad esempio per un Paese come l'Inghilterra, che non ha norme specifiche di contrasto a questo fenomeno. Si è verificato, da un punto di vista sostanziale, che l'ideologo pedofilo è anche colui che abusa, produce e diffonde materiale: quindi non si tratta soltanto di ideologia.
PRESIDENTE. Prima di dare la parola ai colleghi, voglio dire che l'efficiente macchina della nostra Commissione, per fare chiarezza, ha estrapolato, dall'articolo 20 della legge 6 febbraio 2006, n. 38 le informazioni relative all'istituzione dell'Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia infantile presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento per le pari opportunità. Ebbene, al suddetto articolo si legge: «L'Osservatorio ha il compito di acquisire e monitorare i dati e le informazioni relativi a tutte le attività, svolte da tutte le amministrazioni, per la prevenzione e la repressione della pedofilia. A tale fine, è autorizzata l'istituzione presso l'Osservatorio di una banca dati per raccogliere [...]». L'aspetto importante è il seguente: «Per l'istituzione e l'avvio delle attività dell'Osservatorio e della banca dati - che non c'è, aggiungo io - di cui al presente comma è autorizzata la spesa di 1 milione e 500 mila euro per l'anno 2006 e di 750 mila euro per ciascuno degli anni 2007 e 2008. Al relativo onere si prevede mediante corrispondente riduzione [...] a decorrere dall'anno 2009 si provvede ai sensi dell'articolo comma [...]».
In più, si prevede anche il finanziamento del numero verde, 114, consistente in un milione di euro ogni anno.
Dunque, stiamo parlando di un organismo che è stato istituito nel lontano 1998, mentre questa legge è del 2006. Ebbene, nel frattempo, dei bambini anche neonati subiscono abusi, eppure non esiste neppure una banca dati con i loro volti. Gli unici ad averne una sono Meter e la Polizia postale. Mi domando a cosa siano serviti questi finanziamenti.
ARTURO IANNACCONE. Io vorrei fare qualche domanda, e poi parlare anche di questo tema, otre a ringraziarvi.
La Polizia postale indaga sui reati di pedopornografia via internet. Dunque, mi chiedo: vi sono dei nuclei di polizia che indagano con la finalità di ricercare le vittime di questo reato? Ho l'impressione che questo esuli dalle competenze della Polizia postale e quindi che sia necessario qualcuno che specificamente si occupi del compito. Infatti, è assolutamente evidente che, se ciò è affidato alla buona volontà della polizia locale, non credo che si riescano a fare grandi passi avanti in questo campo.
Inoltre, per quanto riguarda la prostituzione minorile, ne abbiamo accennato, ma volevo capire anche qui alcune cose. Io ho fatto il vicesindaco di Torino e mi è capitato più volte di dover sensibilizzare il questore e il procuratore capo sul fatto che, girando in auto, mi capitava più volte di vedere nelle strade della città volti di bambine, ossia di persone che con tutta
chiarezza erano minorenni, esposte allo sfruttamento. Sostanzialmente, mi è sembrato di cogliere che non ci fossero conseguenze a queste mie segnalazioni, che si sono ripetute nel tempo.
Mi sembra che si tratti di un reato sul quale sia la polizia, sia la magistratura, tendono a sorvolare, non inquadrando, in tal modo, la differenza tra la prostituzione e la prostituzione minorile: fenomeni a parer mio profondamente differenti. Dunque, cosa possiamo fare per sensibilizzare le forze di polizia e magistratura rispetto a questo tema? quali strumenti esistono già, a vostra conoscenza? Penso, infatti, che le cose si intersechino, nel senso che immagino che chi è sfruttato per la produzione di materiale pedopornografico, poi venga sfruttato anche per finire sulla strada. Questo è un dato che, a buon senso, mi sembra più che probabile.
Quindi, questi nuclei di polizia che sono specializzati, ad esempio, nella ricerca dei minori scomparsi si occupano anche del problema più generale dello sfruttamento minorile? Esiste qualcosa di specifico sul tema, oppure genericamente questo aspetto è affidato ad ogni singola questura? Chiedo, a questo riguardo, dei chiarimenti.
Sarebbe molto interessante se voi, oltre a darci questa relazione generale, ci forniste anche delle richieste specifiche su che cosa è necessario, dal punto di vista legislativo, affinché la repressione di questo tipo di reato diventi più efficace.
Credo sia molto interessante anche il filone di lavoro che potremmo intraprendere in merito alla pedofilia culturale. Anch'io ritengo che, se non procuriamo dei mezzi per perseguire con durezza questo tipo di reato, è del tutto evidente che siamo qui a parlarci senza che tutto questo produca delle conseguenze concrete. È indispensabile riprogrammare un'audizione su questo tema con il ministro competente: ciò è assolutamente necessario. Dobbiamo inoltre rivolgere poche domande chiare al ministro competente su come vengono spesi i fondi stanziati per i vari organismi che si occupano di tutela dell'infanzia, chiedendo una rendicontazione delle spese, da chi e come vengono spesi i fondi perché immagino che se si mette a disposizione 1 milione di euro per un'organismo questo debba dire come lo pende. Occorre fare chiarezza, perché questo tema compete direttamente a noi e non possiamo sorvolare come se fosse una banalità.
Dobbiamo immaginare tre o quattro domande chiare dirette ai soggetti competenti, chiedere la rendicontazione dettagliata di quanto viene loro affidato annualmente e delle modalità con le quali questo denaro viene speso. Potremmo farci anche latori presso la Presidenza del Consiglio dei ministri della richiesta che la competenza in materia di tutela dell'infanzia venga data ad un solo Ministero. Infatti, in ogni sede istituzionale, che sia il comune, la provincia, la regione o il Governo, se le competenze sono ripartite, ad esempio, tra più ministri finisce che nessuno se ne cura. Credo che questa richiesta debba essere avanzata perché, se l'interfaccia diventa unico, risulta molto più facile fare tutto.
PRESIDENTE. Io sono molto soddisfatta. Prima di congedare Don Fortunato Di Noto, che ringrazio per questa audizione e al quale darò la parola per la replica, vi chiedo, colleghi, di trattenervi dopo il termine dell'audizione perché devo aggiornarvi sulla lettera che devo mandare al Ministro Sacconi per la Giornata nazionale dell'infanzia e dell'adolescenza.
Penso che proprio per questa giornata la Commissione debba poter disporre di un piccolo dossier che chiarisca chi sono gli organismi che si occupano di infanzia e adolescenza, quanto percepiscono a norma di legge, come lo rendicontano, e che inoltre contenga le informazioni sull'operatività di questi numeri verdi. Infatti, mi sembra eccessiva la cifra di 1 milione di euro, magari per tre persone che lavorano in un call center.
Rischiamo di mettere in piedi un altro carrozzone, oltretutto costoso, perché il Garante nazionale dell'infanzia e dell'adolescenza costa 200 mila euro l'anno. Stiamo spendendo tantissimi milioni di
euro per finanziare organismi che si occupano di infanzia, quando ci sono bambini che vengono sfruttati e di questo nessuno se ne occupa. Io sto sollevando questo problema dall'anno scorso.
In Commissione infanzia e adolescenza vengono continuamente esponenti istituzionali e governativo a dire che si stanno occupando del problema della tutela dell'infanzia e che percepiscono finanziamenti a questo scopo - e in effetti qui non si fa altro che prendere - ma io vorrei sapere cosa fanno concretamente. Quindi, prima della Giornata nazionale dell'infanzia e dell'adolescenza propongo di elaborare un atto di indirizzo da approvare in Commissione e - in seguito - da presentare in Aula come mozione. In caso contrario, trovo riduttivo limitarsi a porre alcune domande al ministro competente, che magari non risponde esaurientemente - non parlo del ministro delle pari opportunità, ma anche di altri ministri: dobbiamo prima di tutto capire - e io mi ripropongo di farlo parlando con i funzionari competenti, facendo un'operazione da detective - quanti sono i finanziamenti disposti a favore degli organismi preposti alla tutela dell'infanzia, prima della Giornata nazionale dell'infanzia e dell'adolescenza. È importante infatti sapere chi riceve i fondi, chi lavora gratis, chi prende il gettone di presenza e quant'altro. Occorre fare chiarezza su chi fa cosa.
LAURA ALLEGRINI. Vorrei sapere se lei ritiene che si possa inserire una norma, nel disegno di legge che stiamo esaminando in Commissione giustizia al Senato, contenente l'obbligo, per le associazioni che vengono in possesso di materiale pedopornografico, di comunicarlo immediatamente alla Polizia postale.
In secondo luogo, le chiedo se non ritiene che, alla fine di tutto questo discorso, non debbano essere proprio il Ministero dell'interno e la Polizia ad avere le redini di tutta la questione. Infatti, possono esistere servizi sociali e pari opportunità, ma alla fine questo è un reato, quindi credo che forse la competenza finale spetti a loro.
DON FORTUNATO DI NOTO, Presidente dell'Associazione «Meter Onlus». Vi ringrazio sempre. Innanzitutto, per quanto riguarda l'individuazione delle vittime, in molte occasioni - questo può confermarlo il dottor Vulpiani, direttore dei Servizi di Polizia postale - è accaduto che dal sequestro del materiale la stessa Polizia postale italiana sia risalita alle vittime. D'altra parte, se c'è un sequestro di materiale pedopornografico e sono coinvolti, ad esempio, decine di migliaia di bambini, i loro volti vengono immediatamente trasmessi all'Interpol, che dispone di un database con questo tipo di funzione. Questo database è utilizzato dalla magistratura e dalle forze dell'ordine. Dal 2002 ad oggi, credo che più di 600 bambini siano stati individuati in questo modo, anche a distanza di anni. Questo è un servizio che già esiste - c'è l'ha anche la Polizia postale - e credo che possa essere ulteriormente potenziato.
Il problema è sempre lo stesso: se non individuiamo i bambini, non possiamo assolutamente salvarli. Inoltre, dovremmo aiutare i bambini a denunciare i loro abusatori. In questo caso subentra poi anche il problema della prescrizione. A noi è capitato più volte, al centro di ascolto e di prima accoglienza, che quando a distanza di quindici o vent'anni alcune ragazze - che non l'avevano fatto prima per paura, pudore e per tutti i meccanismi psicologici connessi - hanno deciso di inoltrare una denuncia formale, anche attraverso i nostri uffici legali, il reato era caduto in prescrizione e di conseguenza non si poteva più procedere.
Il problema è amplificato dal fatto che il database contiene volti di bambini che crescono, per cui, se la fotografia viene scattata oggi, fra dieci anni il bambino non sarà facilmente riconoscibile. Quindi, forse ci sarebbe bisogno di una maggiore sensibilizzazione sul tema e di una adeguata campagna di informazione.
In ogni caso, resta il problema della prescrizione del reato. Pertanto, bisognerebbe pensare a qualcosa che possa permettere una deroga alle norme sulla prescrizione,
naturalmente solo per comprovati motivi, dal momento che non si può accusare nessuno senza prove.
Per quanto riguarda la prostituzione minorile, sottolineo che si tratta di fenomeno molto trasversale. Anche se essa esiste di fatto in Italia, non abbiamo un dato chiaro e certo sul punto. Occorre anzitutto distinguere la pedofilia dalla prostituzione minorile, anche se per i minori al di sotto dei dodici anni tale distinzione è labile, in quanto i bambini di questa fascia d'età sono le vittime preferite dai pedofili. Quanto alla prostituzione minorile propriamente detta, essa si riferisce a minori dai quattordici anni in su (sedici, diciassette anni), quindi diventa molto più problematico, da un punto di vista normativo, colpire i responsabili, a causa della questione del consenso del minore. La legge stabilisce tuttavia che non esiste più un consenso del minore all'atto sessuale, quindi è perseguibile in ogni caso chi induce un minore alla prostituzione. Ad ogni modo, credo che da un punto di vista normativo dovrebbe essere il Parlamento a definire meglio il quadro citato.
Per rispondere alla domanda della senatrice Allegrini, penso che introdurre nel quadro normativo vigente delle norme che possano indurre chi ha conoscenza dei reati a segnalarli alla Polizia postale sia importante. Il flusso delle informazioni aiuta molto il contrasto del reato. La nostra esperienza viva ci ha portato a contribuire al database ufficiale della Polizia postale con il nostro flusso di informazioni e moltissime indagini che ancora sono in corso sono il frutto della responsabilità dell'associazione Meter, ma anche dei cittadini che vedono nella Polizia postale l'organo per eccellenza preposto al contrasto di questo fenomeno.
Non dobbiamo cedere all'idea di avere per ogni Procura dei piccoli nuclei investigativi, poiché invece occorre concentrare tutte le indagini a livello centrale. Ormai, anche in ambito europeo e mondiale funziona così.
Vi racconto soltanto un paradosso che riguarda alcune polizie europee, e vi possiamo fornire la relativa documentazione. Molte volte noi mandavamo la stessa segnalazione alla Polizia postale italiana e, ad esempio, a quella spagnola, oppure francese, austriaca o tedesca: ebbene, nonostante le polizie europee fornissero un forum di segnalazione ufficiale, consultabile da qualunque cittadino nel mondo, ci scrissero ufficialmente che avremmo dovuto inoltrare tutto alla Polizia postale italiana, unico organo a livello europeo in grado di coordinare le indagini con le polizie europee.
Vorrei dire anche un'altra cosa: molte volte qualcuno sostiene di partecipare ai tavoli tecnici dell'Interpol come associazione ONLUS o ONG: l'Interpol - noi abbiamo una lettera ufficiale del segretario - ci ha comunicato che loro non possono interfacciarsi con le associazioni ONLUS, ma soltanto con le forze di polizia e i soggetti istituzionali. È giusto che sia così, perché in caso contrario noi snaturiamo la nostra origine associativa, composta di cittadini normali, cercando di ricoprire un ruolo che non ci compete. Spero di aver risposto a tutti.
PRESIDENTE. La ringrazio. Segnalo che la prossima Giornata nazionale dell'infanzia e dell'adolescenza si svolgerà a Napoli dal 18 al novembre: in questa occasione, sarebbe opportuno coinvolgere anche la vostra associazione. Ci sentiremo sicuramente per un eventuale prosieguo, dell'audizione odierna, anche per verificare lo stato della normativa vigente e per parlare dei fondi stanziati per organismi di tutela dell'infanzia, che, facendo un rapido calcolo, dovrebbero aggirarsi intorno ai 4 milioni di euro, stando a quanto abbiamo visto nel corso dell'anno.
DON FORTUNATO DI NOTO, Presidente dell'Associazione «Meter Onlus». Presidente, se mi permette, riguardo ai fondi per l'infanzia, vorrei sottolineare qualcosa. Nel nostro centro di ascolto e di prima accoglienza noi accogliamo le vittime di abusi sessuali: in tale sede abbiamo verificato che, quando c'è un processo giudiziario in corso, il paradosso è che molte volte le famiglie non possono
sostenerne le spese. Inoltre, non è poi così frequente che esistano centri di accoglienza ad hoc per questo tipo di abusi: ad esempio, moltissime bambine abbiamo dovuto portarle dalla Sicilia a Milano. Questo comporta delle spese, lo sradicamento dalla famiglia e a volte anche la perdita del lavoro. Noi crediamo che adeguati fondi pubblici a tal fine possano essere una garanzia di aiuto verificato e regolamentato. Infatti così come esiste il fondo per le vittime di mafia, o il fondo per le donne vittime di violenza sessuale, perché non prevedere un fondo per le vittime della pedofilia? Rappresenterebbe un segnale efficace, che non è stato mai lanciato in Italia. Allo stesso tempo, diventerebbe un elemento di consolazione e di sicurezza per le famiglie coinvolte in questo gravissimo problema.
PRESIDENTE. La ringrazio. Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 11,40.
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