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Seduta del 9/6/2009


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Audizione del presidente dell'Associazione Telefono Arcobaleno, Giovanni Arena.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla prostituzione minorile, l'audizione del presidente dell'Associazione Telefono Arcobaleno, Giovanni Arena.
Il dottor Arena è accompagnato dalla dottoressa Maria Clara Marchi, responsabile comunicazione dell'Associazione Telefono Arcobaleno.
Do la parola al presidente Arena, che ringrazio per la disponibilità.

GIOVANNI ARENA, Presidente dell'Associazione Telefono Arcobaleno. A nome di Telefono Arcobaleno, l'organizzazione che presiedo, porgo i miei ringraziamenti per aver voluto svolgere questa audizione.
Telefono Arcobaleno è fortemente impegnata nella lotta alla pedofilia on line. Noi realizziamo un'opera di monitoraggio del web, finalizzata al contrasto della pedofilia on line, la quale si articola per 365 giorni all'anno ed è tesa ad individuare, tracciare e segnalare immediatamente alle autorità competenti i siti individuati.
Da un punto di vista strettamente quantitativo, dal 1996 ad oggi, abbiamo inoltrato oltre 235 mila segnalazioni in ogni angolo del pianeta.
Da alcuni anni, l'organizzazione che presiedo ha realizzato l'Osservatorio internazionale sulla pedofilia on line, che attualmente ha sede a Malta.
Dunque, la nostra prospettiva è la più ampia possibile e la realtà italiana rappresenta solo una parte del contesto globale nel quale ci muoviamo.
Quello che appare sullo schermo - e che ho il piacere di illustrare a questa onorevole Commissione - è il sistema che impieghiamo per veicolare, in tempo reale, il flusso delle informazioni che deriva dalla nostra attività di monitoraggio. Ho voluto mostrarlo, perché sarebbe stato assai complesso descriverlo senza poterlo illustrare tramite il video.
Al tempo stesso, questo sistema rappresenta uno strumento tecnico a disposizione dei nostri operatori per svolgere l'attività di monitoraggio ed effettuare le segnalazioni, ma anche per l'Osservatorio internazionale sulla pedofilia on line. Ad esempio, possiamo osservare cosa è successo in queste prime ore del mattino, dal momento che - come ho detto poc'anzi - l'attività di monitoraggio è costante per 365 giorni l'anno.
In questo momento, abbiamo già 19 eventi, che sono visibili interrogando il sistema. Si tratta appunto delle segnalazioni odierne; tra le altre cose, compaiono anche dei solleciti e delle criticità.
In pochissimi secondi, vi porterò qualche esempio.


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Il sistema ha generato una copia delle segnalazioni in entrata e in uscita in queste ore del mattino: quello che vi mostro in questo momento è un sito americano. L'orario che vedete riportato è l'ora Zulu. Noi lavoriamo a ora zero, quindi bisogna considerare un paio d'ore di differenza, perché dobbiamo confrontarci con tutti i fusi orari del mondo. Pertanto, come i militari, lavoriamo senza fuso.
Come dicevo, quello presentato è un sito americano. Guardando la classificazione notiamo che si tratta di pedo hard movies to buy, ossia di una videoteca on line, nella quale gli utenti di internet potevano acquistare film a contenuto pedopornografico, utilizzando le più comuni carte di credito. Il sito, che si trovava negli Stati Uniti, è stato tracciato e ne è stata data immediatamente notizia sia alla società proprietaria delle macchine attraverso le quali questo sito viene diffuso, sia all'FBI, all'Interpol e via dicendo. Entro pochi minuti il sito è stato chiuso. Vi potrei far vedere la mail di ritorno.
Invece, quello che vedete riportato adesso è un follow up, ovvero un sollecito. Questo tipo di segnalazione si riferisce ad un sito sui server di Yahoo, una delle società informatiche più utilizzate al mondo. In questo caso, è stata data notizia anche all'ufficio legale di Yahoo Italia. Si tratta di una videoteca on line, e quello mostrato è un sollecito di una segnalazione - che poi viene incollata successivamente - che si riferisce al 6 giugno, quindi a tre giorni fa. Non avendo ottenuto riscontro, in mattinata abbiamo chiesto un follow up.
Questa videoteca - come accade spesso - ha dei riferimenti italiani. In altri termini, tale organizzazione criminale asserisce che i video sono stati prodotti da alcuni italiani che fanno turismo sessuale nei Paesi dell'Est europeo. Quindi, tale videoteca è stata oggetto di particolare attenzione da parte nostra.
Potrei continuare ancora, perché, come avete visto, l'attività è abbastanza cospicua.
Adesso, interroghiamo il sistema per vedere cosa è accaduto nei primi cinque mesi, o poco più, dell'anno 2009. Ebbene, come vedete, dal primo gennaio ad oggi le segnalazioni di Telefono Arcobaleno sono state 7.541, divise per le nazionalità che vedete riportate nella colonna. L'Italia si colloca a circa metà classifica con 6 segnalazioni, mentre nel 2003 ne abbiamo avute poco più di 400, quasi al pari del 2004. Il numero dei siti allocati sui server italiani è comunque in diminuzione. I Paesi che al momento ospitano il maggior numero di siti pedofili sono la Germania, l'Olanda, gli Stati Uniti, la Russia, Cipro, il Canada e via dicendo.
Telefono Arcobaleno svolge questo tipo di lavoro su scala internazionale dal 1996. La nostra banca dati è l'unica esistente al mondo e raccoglie oltre tredici anni di storia della pedofilia on line. Questo sistema è in grado di adattarsi ai protocolli delle autorità di Polizia e giudiziarie dei governi dei diversi Paesi. Ad esempio, al momento ci sono protocolli particolari con la Polizia svizzera e con quelle francese, cipriota, israeliana e via elencando.
I dati dell'Osservatorio internazionale di Telefono Arcobaleno si riferiscono alla nostra attività di monitoraggio e alle denunce realmente presentate alle varie autorità, con protocolli di intesa stipulati con tutte le autorità del mondo. Ancorché connotato dai caratteri - mi permetto di dire - dell'eccellenza, e nonostante il nostro ruolo leader nello scenario internazionale, il nostro lavoro si accompagna a una modulazione dei rapporti con la stampa improntata a una comunicazione oggettiva e di servizio, senza sensazionalismi e senza la ricerca di notizie di prima pagina.
Siamo un'organizzazione libera e indipendente e, in qualità di presidente, sono il garante di questa libertà e autonomia.
A questo punto, vorrei fornirvi alcuni dati sulla pedofilia on line, che è aumentata del 149 per cento dal 2003 ad oggi nel mondo. La distribuzione geografica di questo fenomeno è mutata in maniera radicale. Sempre nel 2003, il 17 per cento del materiale pedofilo era presente in


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Europa, mentre nel 2008 la percentuale è salita all'86,6 per cento. L'Europa è l'unico continente al mondo nel quale cresce l'offerta di pedofilia on line.
Sul versante della domanda, ovvero dei fruitori della pedofilia on line, crescono l'Europa, l'America latina e, in minima parte, l'Africa. Al contempo, diminuiscono il Nord-America, l'Asia e l'Oceania. In particolare, i clienti europei di questo mercato erano il 37 per cento nel 2003, mentre nel 2008 sono saliti al 58,5 per cento. Inoltre, è da rilevare che proprio Germania, Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Italia, Canada, Francia e Giappone - ovvero il G8 - sono, nell'ordine, i Paesi che fanno maggiore consumo di pedofilia on line, con una domanda che assorbe circa i due terzi degli scambi mondiali, alimentando il circuito criminale della richiesta di nuovi materiali illegali e della loro produzione e distribuzione.
La pedofilia on line è un crimine contro l'umanità, ma ancora non è stato riconosciuto come tale. Certamente, non stiamo parlando di un crimine informatico, ma di una gravissima violazione della dignità della persona. Ciò nonostante, il numero di vittime della pedofilia on line rimane altissimo. Alcune forme di abuso sono in costante aumento come la pedofilia, la pornografia infantile e il turismo sessuale che, come abbiamo visto, è strettamente legato alla pedofilia on line.
Sono ormai oltre 40 mila i bambini vittime della pedofilia on line. Il 42 per cento di essi ha meno di sette anni e l'88,5 per cento ne ha meno di 12. Meno dell'uno per cento di questi bambini è stato identificato. Tale dato dovrebbe bastare da solo a segnare l'esigenza di riallineare la lotta alla pedofilia sugli obiettivi, prima ancora che sulle strategie.
Negli ultimi sei anni, in Italia sono stati rilevati poco più di 700 siti pedofili. In questo momento, è diffusissimo lo scambio di immagini e video pedopornografici nei programmi cosiddetti peer to peer, ovvero quelli che connettono i computer degli utenti direttamente fra loro senza intermediari.
I clienti e i consumatori italiani di pedofilia on line sono in progressiva crescita. Nel 2003, i consumatori italiani erano il 2,2 per cento del totale mondiale, mentre oggi sono il 5,4 per cento. Inoltre, è verosimile stimare che entro la fine del 2009, rispetto al 2003, i clienti italiani saranno già triplicati.
Dunque, questo scenario ci testimonia che il lavoro a tutela dell'infanzia in Italia, in Europa e nel mondo è un cantiere ancora aperto.
Sebbene l'Italia - come è stato giustamente più volte ricordato - possa vantare una legislazione tra le più avanzate al mondo, e in generale un legislatore assai determinato a voler tutelare l'infanzia, registriamo dati oggettivamente in crescita per quanto riguarda il versante del consumo e della diffusione della pedofilia on line nel nostro Paese.
Crediamo che la pedofilia on line sia una problematica che, contrariamente a quanto accade, debba essere tenuta distinta da un'altra tematica, molto lontana dalla prima, legata al presunto rischio per i bambini di essere adescati nelle chat line: per la verità, infatti, questo rischio è tuttora da dimostrare.
In questa logica, ci pare assai significativo il video che la Polizia postale italiana sta diffondendo in questi mesi nelle scuole. Tale video è il messaggio promozionale del Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia on line. Esso recita, per bocca di Giancarlo Giannini: «La pedopornografia è un crimine contro l'infanzia. Attenzione a chi incontrate nelle chat. Un bambino da solo con un computer nella sua stanza non è sempre sicuro. Siate per lui occhi che guardano, perché il silenzio di un bambino potrebbe essere la voce di un pedofilo».
Questo video ha una connotazione emotiva molto forte, ma la pedopornografia è tutt'altra cosa.
Inoltre, Telefono Arcobaleno intende evidenziare che ancora non è chiaro il motivo per cui in Italia la lotta alla pedofilia on line debba essere demandata ad una sola forza di Polizia, quella postale, in deroga al principio di garanzia che nel


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nostro Paese vede impegnati sul territorio diversi organismi investigativi e di Polizia giudiziaria.
Ad esempio, la Direzione investigativa antimafia (DIA) è un organismo interforze, il quale peraltro è retto da un direttore scelto a rotazione tra gli alti funzionari e i generali della Guardia di finanza, dei Carabinieri e della Polizia di Stato.
Peraltro, anche sul piano strettamente politico, oltre che giuridico e dell'opportunità, questo mandato esclusivo alla Polizia postale appare stridere, per esempio, con i più recenti orientamenti del Governo in carica. Infatti, quest'ultimo ha posto al centro del proprio impegno sociale, con particolare vigore e determinazione, proprio il tema della sicurezza e della lotta alle varie forme di criminalità e, ritenendo insufficiente l'impegno di Carabinieri, Guardia di finanza, Polizia di Stato e polizie locali, ha addirittura schierato l'esercito nelle città, per favorire un controllo del territorio.
Se questo concetto deve valere per qualsiasi forma di criminalità, laddove lo Stato schiera tutte le proprie forze in campo, ci chiediamo perché in tema di lotta alla pedofilia si è deciso inspiegabilmente di schierare meno del 10 per cento della forza disponibile, con la prevedibile, quanto inevitabile, conseguenza che la pedofilia on line in Italia è praticamente triplicata.
Ulteriori perplessità devono essere espresse in relazione alla creazione della cosiddetta black list - che gli onorevoli conosceranno certamente - dei siti pedofili. Tale attività è ancora una volta demandata, in via esclusiva, alla Polizia postale la quale, in deroga ai principi fondamentali della nostra Costituzione, ha di fatto assunto alcune competenze che sono proprie dell'autorità giudiziaria. Infatti, non può essere un poliziotto a stabilire la liceità di un sito internet e non si può, inoltre, rinunciare nel nostro Paese all'esercizio dell'azione penale.
Peraltro, l'intero progetto di filtraggio dei siti pedofili, mediante la creazione di questa black list gestita dal Centro nazionale della Polizia postale, ha prodotto risultati assai deludenti. In termini quantitativi, al 31 dicembre del 2008 i provider italiani filtravano soltanto lo 0,88 per cento dei materiali pedofili presenti in rete. In termini qualitativi, il filtro è scarsamente evoluto. Infatti, basta attivare un sistema di traduzione on line per superare il filtro. Avrei il desiderio di mostravi come accade ciò.
Ovviamente, non proietterò materiali pedopornografici, quindi non tenterò di aprire un sito contenente fotografie illegali o immagini di minori, ma cercherò di aprire un sito promozionale - ne facciamo anche un accenno - dell'attività della Giornata internazionale dell'orgoglio pedofilo, che si celebrerà come ogni anno il 27 giugno: questo è uno dei siti filtrati dalla Polizia postale.
Mi appresto a fare quello che farebbe non una persona un po' più addentro al problema come me, ma l'italiano medio. Dunque, sempre per fare un esempio, supponendo che io non conosca bene la lingua inglese e magari non sia in grado di aprire il sito della Giornata dell'orgoglio pedofilo o di queste organizzazioni criminali in inglese, vado su Yahoo, la pagina più visitata al mondo, o su Google, e chiedo di aprire la pagina, anziché in inglese, in italiano.
Vi chiedo scusa, ma stiamo usando i nostri «potenti mezzi». Ho cercato la Giornata internazionale dell'orgoglio pedofilo e, ovviamente, la traduzione non è tra le più raffinate. La possiamo aprire anche in lingua originale, ma ciò che mi premeva farvi vedere è che il filtro non funziona. Questa è una pagina che dovrebbe essere impossibile aprire con un provider italiano, ma il filtro è tra i meno evoluti che esistono in circolazione. Dunque, è sufficiente tradurre una pagina per superarlo.
Inoltre, in questo momento, io non sono neanche rintracciabile dalle autorità italiane, perché sto aprendo Yahoo che ha sede negli Stati Uniti, quindi si dovrebbe chiedere una rogatoria internazionale per sapere chi ha aperto questa pagina, con i tempi che ovviamente conosciamo.
Pertanto, quando si parla di black list mi fa piacere che la Commissione bicamerale


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per l'infanzia sappia a cosa ci riferiamo: stiamo parlando di una black list che, in termini quantitativi, filtra lo 0,88 per cento dei materiali pedopornografici e, in termini qualitativi, non funziona.
Mi spiace che la connessione sia molto lenta, ma potrei aggiungere che esistono dei servizi in internet, ovviamente molto conosciuti dai pedofili, che garantiscono l'anonimato.
Ve ne apro uno tedesco, perché è il più utilizzato. Esso mostra uno slogan in cui ci si vanta di fornire l'anonimato dal 1997: «Proteggi la tua privacy, i tuoi dati e la tua libertà. È veloce, facile ed è gratis». Lo si può aprire in inglese o in tedesco. In qualunque sito pedofilo esistente al mondo, ci sono i consigli su come rendersi anonimi.
Attraverso questo sito, Anonymouse, che non conserva alcun dato degli utenti che vi transitano, è possibile aprire qualunque sito filtrato dal Centro nazionale italiano per la lotta alla pedopornografia. Dunque, in questo momento io non sono rintracciabile in alcun modo, perché non lascio alcuna traccia entrando nei siti pedofili attraverso questo sito.
I pedofili, i soggetti che fanno consumo di materiale pedopornografico, ma anche le organizzazioni criminali che stanno dietro al pedo-business, sono criminali ma non stupidi.
Ecco, vi mostro la pagina in originale. La stiamo tranquillamente visitando con il pennino di un provider italiano. Guardate, viene sponsorizzato l'International boy love day. Addirittura c'è il conto alla rovescia: mancano 17 giorni, si celebrerà il 27 giugno.
Ovviamente, vi sto mostrando questo sito, perché è l'unico che ho trovato, tra quelli filtrati, che non contiene materiale la cui visione non era opportuna. Tuttavia, la stessa operazione che stiamo compiendo con questo sito l'avremmo potuta fare con quelli a contenuto pedopornografico.
Come si vede, c'è un'abile campagna di comunicazione, che noi non condividiamo. C'è molto sensazionalismo, c'è Giancarlo Giannini, la black list e il Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia. Tuttavia, se vogliamo dedicare dieci minuti a scendere nei dettagli, le cose cambiano. Infatti, la black list non funziona, perché filtra soltanto lo 0,8 per cento dei materiali. Inoltre, il Centro nazionale della Polizia postale è un'anomalia nel nostro sistema e, come vediamo, Giancarlo Giannini è stato mandato fuori tema.
Dunque, noi auspichiamo che l'Italia possa schierare finalmente tutta la propria forza disponibile nella lotta alla pedofilia on line e che ciò possa essere realizzato in una logica di armonia con i principi generali dell'ordinamento italiano e di rispetto delle prerogative dei diversi poteri dello Stato democratico.
L'Osservatorio internazionale di Telefono Arcobaleno chiede alla Commissione bicamerale per l'infanzia di attivare un'indagine sulla pedofilia on line e di avviare un percorso critico intorno a questa intollerabile antitesi fra la terribile atrocità del mercato dei bambini e l'imbarazzante povertà delle soluzioni che sono state finora adottate.
Grazie per l'attenzione.

PRESIDENTE. Presidente Arena, la ringrazio. Noi l'abbiamo audita nell'ambito dell'indagine conoscitiva che riguarda anche la pedopornografia. Sappiamo dell'esistenza del progetto «Ciclope», di cui si parla tanto e che viene finanziato dal Governo. Potremmo anche prevedere una specifica audizione per sapere come opera.
Tuttavia, lei oggi ci ha mostrato che non esiste un filtro efficace, anche a ridosso di date relative ad eventi di interesse pedopornografico, che ormai tutti conoscono nell'ambiente. Quindi, quale suggerimento potrebbe darci tecnicamente, rispetto a questa problematica dell'aggiramento dei controlli, operato attraverso dei traduttori, oppure attraverso Google e Yahoo?
In che modo potremmo agire, oltre che coinvolgendo anche le altre forze dell'ordine, insieme con la Polizia postale? Come potremmo bloccarli, tecnicamente?

GIOVANNI ARENA, Presidente dell'Associazione Telefono Arcobaleno. Intanto,


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direi che è giusto riallinearci sugli obiettivi da raggiungere. Credo che bloccare i siti in questione non sia una priorità.
Ritengo che le priorità siano: disarticolare le organizzazioni criminali che sfruttano i bambini per produrre materiale pedopornografico; individuare questi bambini in una logica di priorità assoluta, al fine del loro reinserimento sociale e del loro recupero psicofisico; rintracciare gli enormi flussi finanziari che transitano anche in Italia e che comunque partono dall'Italia, visto che siamo uno dei Paesi maggiori consumatori al mondo, e scoraggiare seriamente la domanda di questo materiale.
Infatti, in una logica di mercato di domanda e offerta, finché ci sarà questa pressante richiesta di materiali, ci sarà sempre dall'altra parte qualche organizzazione criminale che questo materiale lo produrrà. Invece, sappiamo che questo mercato è formalmente illegale, ma di fatto libero. Del resto, se estraiamo dal portafoglio la nostra carta di credito tutti insieme possiamo comprare dall'Italia, con una connessione italiana, tutti i video e le foto che vogliamo: ebbene, ciò non viene scoraggiato.
Il consumo nel nostro Paese è triplicato negli ultimi sei anni. C'è grande sensazionalismo, grandi campagne di comunicazione, ma ci sono strutture che sono state delegate a questo compito di contrasto in maniera esclusiva e che non hanno prodotto risultati. Tecnicamente, possiamo guardare al lavoro che si svolge anche in altri Paesi e che in Italia non viene fatto.
Come Telefono Arcobaleno, stiamo compiendo determinati esperimenti con dei Paesi esteri, ad esempio con la Polizia federale svizzera e con la Gendarmeria francese: dunque, con altre autorità si stanno realizzando progetti importantissimi.
Recentemente, un nostro tecnico è stato a Lione, al quartier generale dell'Interpol, per discutere di un aspetto fondamentale: la banca dati dei bambini che sono ritratti nei siti pedofili.
Mi capita spessissimo, infatti, come consulente tecnico della magistratura, di essere chiamato da un procuratore della Repubblica che mi riferisce che si è presentata una mamma, la cui bambina ha raccontato di essere stata sessualmente abusata, poi fotografata e ripresa da una telecamera, e mi viene chiesto di cercarla in internet.
Dunque, ogni volta che ricevo un mandato dell'autorità giudiziaria devo ricominciare daccapo, perché non esiste una banca dati di questi volti. Del resto, noi come associazione non possiamo realizzarla in Italia e ci stiamo spostando all'estero per questo fine. Neppure le autorità italiane hanno mai provveduto a crearla: esiste il book dei ladri, dei rapinatori, degli stupratori delle donne, ma non esiste la banca dati dei volti dei bambini.
Un nostro tecnico è stato all'Interpol e abbiamo appurato che esiste la possibilità di mettere in atto un progetto per l'identificazione dei bambini abusati in rete, anche attraverso sistemi di intelligenza artificiale - questa non è la sede per entrare nei dettagli - atti a censire questi bambini. Il dato più imbarazzante, infatti, è proprio la circostanza che su oltre quarantamila bambini ne abbiamo identificati meno dell'uno per cento. Questa è la più grande sconfitta.

ANNA MARIA SERAFINI. I dati presentati sconcertano molto, perché c'è un aumento enorme solo in Europa. Perché accade questo?

GIOVANNI ARENA, Presidente dell'Associazione Telefono Arcobaleno. C'è un motivo ben preciso. Anzi, mi permetterei di svolgere questa analisi su più motivi.
Il primo di essi, come ho detto durante il mio intervento, è legato al fatto che in Europa si è andati fuori tema. Si parla di bambini che rischiano nella loro cameretta di essere stuprati da un presunto pedofilo che da un momento all'altro potrebbe...

ANNA MARIA SERAFINI. Scusate se interrompo, ma vorrei capire meglio. In Europa si è passati dal 17 per cento nel


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2003 all'86,6 per cento nel 2008. In America, dal 65 per cento nel 2003 al 10 per cento...

GIOVANNI ARENA, Presidente dell'Associazione Telefono Arcobaleno. Stavo dicendo che uno dei primi problemi è che non abbiamo ben chiaro di cosa parliamo quando ci riferiamo alla pedofilia on line. Si è investito moltissimo - e a mio avviso si è trattato di sperpero di denaro e di risorse - sull'uso sicuro di internet da parte dei bambini, in relazione ad un presunto rischio di pedofilia che questi possono correre quando sono davanti al computer. Invece, abbiamo visto che la pedofilia on line è tutt'altra cosa.
Il secondo problema è che non si attua una vera repressione del consumo, che pur essendo vietato continua ad essere libero. In qualunque momento, chiunque può acquistare il materiale.
Si è puntato su spot pubblicitari che parlano di chat line che non c'entrano nulla con la pedofilia on line, e su un filtro che non serve, perché è solo una puntura di spillo che fa il solletico alle organizzazioni criminali che gestiscono il pedo-business. Inoltre, non sappiamo nulla di dove vadano a finire i soldi che dalle carte di credito dei cittadini italiani finiscono nelle mani di queste organizzazioni criminali.
Come ho accennato, in qualità di consulente della magistratura ho svolto moltissime indagini: in pochissimi casi sono riuscito a disarticolare organizzazioni criminali e a scoprire dove andassero a finire questi soldi.
Pertanto, come Telefono Arcobaleno ci permettiamo di segnalare, come nodo critico, che c'è stato un errore sull'individuazione degli obiettivi prima ancora che sulle strategie.
Non possiamo non ricordare che stiamo affrontando uno dei crimini più atroci dell'umanità con il 10 per cento della forza a nostra disposizione. Badate che come Telefono Arcobaleno abbiamo riscontrato che c'è una difesa - che definirei aggressiva - da parte della Polizia postale di questa competenza esclusiva. Inoltre, la Polizia postale ha una struttura piramidale fortemente verticistica e, con tutto il rispetto per le persone singole - poiché non stiamo parlando tanto di persone, quanto di istituzioni - non sono sereno nel sapere che la lotta alla pedofilia in un Paese si concentri nelle mani di uno o due funzionari dello Stato. Questa è un'anomalia del nostro sistema.

MARIA CLARA MARCHI, Responsabile comunicazione dell'Associazione Telefono Arcobaleno. Mi occupo di comunicazione per Telefono Arcobaleno. Riprendendo il discorso del presidente Arena, devo dire che ho avuto sempre molte difficoltà nel comunicare il tipo attività svolte da Telefono Arcobaleno.
Quindi, volevo porre l'accento su un aspetto che ritengo fondamentale. Noi abbiamo chiesto un'audizione all'interno dell'indagine conoscitiva sulla prostituzione minorile e non dell'indagine conoscitiva che state portando avanti su internet e minori proprio per questo motivo, ossia perché Telefono Arcobaleno, in collaborazione con 30 polizie in cinque continenti, si occupa di pedo-business.
In altri termini, si occupa dei bambini che sono all'interno della rete, che sono vittime di abusi tra i più indescrivibili, e non dei bambini che si trovano davanti al computer. Sarebbe più facile anche per me parlare delle chat, come fanno tantissimi giornalisti che si fingono bambini in rete e incontrano il pedofilo di turno: gli lanciano l'esca ed è logico che magari abbocchi il pedofilo meno bravo a nascondersi.
Invece, Telefono Arcobaleno si occupa dei bambini che sono vittimizzati, e ne ha incontrati tanti in questo periodo. Personalmente, conosco Telefono Arcobaleno da tre anni e mezzo. Il presidente Arena è uno dei maggiori tecnici di monitoraggio, al mondo forse, e ha visto delle bambine e dei bambini crescere in rete come vittime.

RITA GHEDINI. Vorrei porre un paio di rapide domande.
Sulla questione della banca dati, o comunque di un archivio accessibile ed


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interforze - se non ho capito male la vostra opzione - chiedo se esiste qualcosa di analogo in altri Paesi. Ci sono già altre esperienze? Che problemi di protezione da possibili utilizzi criminali potrebbe porre questa scelta?
Inoltre, lei parlava all'inizio di rapporti di convenzione/collaborazione con diverse forze dell'ordine in diversi Stati. Che natura hanno tali rapporti?

GIOVANNI ARENA, Presidente dell'Associazione Telefono Arcobaleno. Siamo una organizzazione non governativa. Quindi, il nostro principale scopo è quello di dare il massimo supporto e, se possibile, valore aggiunto alle istituzioni, facendoci governare dalle stesse.
Il nostro lavoro di monitoraggio è unico al mondo. Non esiste un'altra organizzazione nel mondo che svolga il lavoro che facciamo noi. Soprattutto, ci occupiamo di tale attività dai tempi in cui non esistevano le polizie telematiche. Ad esempio, nel 1996 in Italia non esisteva neanche una norma apposita e noi lavoravamo con l'articolo 528 del Codice penale, riferito alle pubblicazioni oscene.
Quindi, la nostra esperienza risale ai tempi in cui le polizie non esistevano. Le abbiamo viste nascere e man mano che nascevano, in ogni angolo del pianeta, ci contattavano e venivano a vedere come lavoravamo, perché avevamo un vantaggio, che per il momento abbiamo ancora, dal momento che lavoriamo da più tempo. Ecco come sono nati i protocolli di intesa. Siamo un po' i pionieri di questa attività, quindi man mano che i vari Paesi si organizzavano, entravano in contatto con noi.
Alcuni Paesi si sono organizzati, stimolati anche dalle nostre segnalazioni. Infatti, trovando i siti pedofili allocati sui loro server mandavamo delle denunce. Poi bisognava gestirle, prenderle in carico e dare seguito a queste denunce. Quindi, man mano che i vari governi si sono organizzati, ciascuno con i propri tempi, hanno adottato norme compatibili con i propri ordinamenti, con le proprie sensibilità e culture, e hanno creato le proprie strutture investigative, ma anche di supporto all'infanzia. In seguito, noi abbiamo adeguato i nostri protocolli di lavoro alle esigenze e alle procedure di ogni singolo Paese.
Riporto un esempio in tal senso riferito all'Olanda. Questo Paese ci ha detto che l'autorità di Polizia non vuole ricevere le nostre segnalazioni, perché è più veloce e rapido il lavoro di segnalazione direttamente all'host, ossia al provider. Quindi, in Olanda segnaliamo ai provider e non all'autorità di Polizia.
In Francia, invece, è accaduto il contrario. Nel caso specifico, la Gendarmerie francese ci ha detto di non informare l'host, dal momento che esigevano l'assoluta riservatezza nel lavoro di indagine. Quindi, ci è stato chiesto di informare solo l'autorità di Polizia.
Addirittura, in questo momento la Polizia federale svizzera, che ha mandato la scorsa settimana due ufficiali presso il nostro centro, ha con noi un protocollo unico al mondo. Stiamo sperimentando un lavoro di contemporanea attività sui server di Telefono Arcobaleno, della Polizia federale svizzera e dei provider svizzeri. La segnalazione, dopo alcuni secondi, produce già tutte le informazioni necessarie ai servizi di intelligence svizzeri. Questo lavoro sta dando ottimi risultati. Probabilmente, le cronache ne parleranno tra un po' di tempo, perché i risultati sono indagini di polizia. Gli esiti di questo lavoro si potranno certamente riprodurre anche in altri Paesi.
Per quanto riguarda la domanda sulla banca dati, il 10 dicembre scorso si è celebrato il sessantesimo anniversario della Convenzione internazionale sui diritti dell'uomo. Telefono Arcobaleno ha deciso di dedicare questa giornata ad un confronto e ha organizzato una tavola rotonda di esperti europei in materia di lotta alla pedofilia on line. Hanno partecipato molte polizie europee e anche il Segretariato generale dell'Interpol.
In quella sede, ci siamo confrontati su tutte le procedure che attualmente sono adottate nei vari Paesi. Devo dire che da


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italiano mi sono trovato abbastanza in imbarazzo, perché comunichiamo molto, ma produciamo molto poco.
In quell'occasione, tutti hanno convenuto sull'idea che manca questa banca dati.
L'Interpol ha iniziato da alcuni mesi un progetto in tal senso. Abbiamo scoperto, confrontandoci con gli altri, che le nostre università, ovvero le eccellenze italiane, possono dare molto in questo senso. Quindi, Telefono Arcobaleno ha stimolato l'università San Raffaele di Milano, l'università di Bologna e quella di Catania. A questo proposito, un ricercatore di queste università è stato recentemente a Lione e siamo giunti alla conclusione che si può fare molto, interfacciando tutte le informazioni contenute nella banca dati di Telefono Arcobaleno con quelle che possono transitare a Lione, all'Interpol, dove potrebbe avere fisicamente ospitalità la banca dati dei bambini.
Tuttavia, la banca dati è soltanto una delle possibili soluzioni. Si potrebbe tranquillamente aprire un tavolo tecnico e confrontarsi su ciò che è stato fatto e si sta facendo in altri Paesi, ma anche su altre banche dati che sarebbe possibile realizzare.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANNA MARIA SERAFINI

PRESIDENTE. La ringrazio molto, presidente. Quanto da lei riferito è per noi motivo di grande preoccupazione. Alla fine di questa audizione faremo in modo di contattarla nuovamente, perché è assolutamente necessario un bilancio sull'efficacia delle misure e degli strumenti che adoperiamo. Penso di parlare anche a nome delle colleghe e dei colleghi dicendo che i dati sono molto preoccupanti, quindi ci risentiremo presto.
Nel ringraziarla per la disponibilità manifestata, dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 13,20.

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