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Seduta del 25/2/2009


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Audizione del Ministro dell'interno, Roberto Maroni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui minori stranieri non accompagnati, l'audizione del Ministro dell'interno, Roberto Maroni.
Ricordo che sul tema oggetto della presente indagine conoscitiva abbiamo già svolto una serie di audizioni e abbiamo presentato un dossier in un incontro con il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Prima di darle la parola sui vari eventi che si sono succeduti, in particolare per quanto riguarda il problema dei minori stranieri non accompagnati, come l'ipotesi del traffico di organi, desidero sottoporle una questione che sta molto a cuore a me come ad altri colleghi. Mi riferisco alla possibilità di dare ai nostri figli una sorta di tracciabilità, un documento per identificarli dalla nascita fino ai quattordici anni; fino a tale età, infatti, i minori non hanno la possibilità di avere un documento.
Do quindi la parola al Ministro Roberto Maroni.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. La ringrazio, presidente. Esordisco convenendo con lei sulla necessità di garantire a ciascun minore italiano o non italiano il diritto all'identità con tutti i mezzi che la scienza mette a disposizione. Si tratta infatti di una questione anche di sicurezza personale del minore. Come emergerà dalla mia relazione, infatti, non sempre le Forze di polizia possono garantire un controllo dei minori stranieri che arrivano sulle coste italiane.
Un'iniziativa in questo senso può dunque essere studiata e sono a disposizione, come Ministero dell'interno, per valutarne i termini. Lo strumento che può essere rapidamente utilizzato a tal fine è il disegno di legge sulla sicurezza in discussione alla Camera dei deputati, che dovrebbe essere approvato definitivamente entro il mese di maggio. Se la Commissione formulerà delle proposte, sono a disposizione per farle inserire nel disegno di legge anche come emendamento del Governo, per ottenere quindi l'appoggio anche dell'esecutivo.
Vorrei iniziare riferendo alcuni dati, che danno la dimensione del fenomeno dei minori stranieri. Nel periodo compreso tra il 1o gennaio e il 31 dicembre dell'anno scorso sono approdati sulle coste italiane, soprattutto meridionali, 2.751 minori, di cui 2.124 non accompagnati. Di questi, 2.327 sono sbarcati a Lampedusa (la quasi totalità), di cui 1.948 non accompagnati. Il trend è stato in aumento rispetto al 2007, anno in cui sono arrivati 2.180 minori (quindi circa 600 in meno rispetto al 2008), di cui 1.700 non accompagnati.


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Dal 1o gennaio al 23 febbraio 2009 sono giunti in Italia 138 minori non accompagnati e 16 accompagnati, per un totale di 154 minori, 93 dei quali arrivati a Lampedusa. Tenendo conto di quanto dichiarato al momento dell'arrivo in Italia, i minori provengono prevalentemente dall'Egitto, dall'Eritrea, dalla Nigeria, dalla Somalia, dalla Tunisia e dal Ghana. Questo è il dato dichiarato, a cui poi seguono gli accertamenti del caso.
Sempre nel 2008, su 302 istanze pervenute alle commissioni territoriali, è stato riconosciuto lo status di rifugiato a 70 minori stranieri non accompagnati, mentre 210 hanno ottenuto una forma di protezione sussidiaria.
Alla data del 23 febbraio 2009, due giorni fa, 160 minori erano ospitati nei centri di accoglienza del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, lo SPRAR, che abbiamo organizzato come Ministero dell'interno e che è riconosciuto a livello europeo come di grande efficacia, mentre coloro che non hanno trovato collocazione nello SPRAR sono stati accolti presso le comunità alloggio che si sono dichiarate disponibili a riceverli. Dei 138 centri facenti parte dello SPRAR, 31 sono destinati alle categorie vulnerabili, in cui rientrano appunto i minori.
Il Comitato per i minori stranieri ha indicato la presenza in Italia al 31 dicembre 2008 di 7.797 minori stranieri non accompagnati, di cui 1.797 identificati e 6 mila non identificati, di età compresa prevalentemente tra i 16 e i 17 anni. Dai dati in possesso del commissario per le persone scomparse, a partire da 1974, data in cui è iniziata la rilevazione, i minori scomparsi nel nostro Paese, che risultano ancora da ricercare, sono ben 10.267, di cui 1.810 sono italiani e 8.457 stranieri. Per quanto riguarda solo il 2008, i minori stranieri scomparsi e ancora da rintracciare sono 1.008 rispetto ai 322 italiani. Oltre ai 1.008 stranieri, sono quindi scomparsi nel 2008 anche 322 minori italiani, per un totale di 1.330 minori. Questo dato, sommato a quelli dal 1974 in poi, fa la somma prima citata di 10.267, che sono quelli scomparsi e non rintracciati. Di questi 1.008 minori scomparsi, 740 si sono allontanati dagli istituti e dalle comunità. Nel 2008, 82 minori stranieri sono stati vittime di reati relativi alla tratta di esseri umani, alla riduzione in schiavitù e allo sfruttamento della prostituzione. Nel 2007 per gli stessi reati le vittime sono state 155.
Per quanto riguarda il sistema di accoglienza, nessun minore è stato espulso, ai sensi della normativa vigente, e tutti i minori sono stati avviati a percorsi diversi in base alla propria condizione di minori stranieri non accompagnati, accompagnati o richiedenti asilo. La prima accoglienza in ogni caso viene considerata un intervento assistenziale e di primo soccorso e pertanto il relativo onere economico fino alla nomina del tutore è assunto dal Ministero dell'interno, soprattutto nei territori di maggiore confluenza dei minori, cioè nelle regioni meridionali.
Nel 2008, le spese sostenute per interventi di prima accoglienza da parte del Ministero dell'interno in favore di minori stranieri non accompagnati ammontavano a 5.376.000 euro. Tra il 1o gennaio e il 24 febbraio di quest'anno il Ministero dell'interno ha ricevuto richieste dai comuni per un importo di quasi 3 milioni di euro solo per questi due mesi. Quello dell'assistenza dei minori garantita nei centri e nelle comunità dai comuni che devono porre a carico del proprio bilancio le spese rappresenta un problema serio.
Il Ministero dell'interno interviene e nel 2008 abbiamo speso quasi 5.400.000 euro non perché obbligati, ma perché abbiamo deciso di intervenire in aiuto dei comuni che hanno una maggiore pressione da questo punto di vista, per evitare che i minori abbandonassero le comunità e sparissero. Su questo punto, occorre però compiere una riflessione seria, perché ricevo quotidianamente da moltissimi comuni - non solo quelli delle regioni meridionali - richieste di assistenza, di intervento o di aiuto finanziario, che il Ministero dell'interno non è in grado di soddisfare nella sua completezza.
In seguito alla nomina del tutore, le spese di mantenimento del minore gravano sulle amministrazioni comunali e


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questo determina i problemi cui ho accennato. Il progressivo aumento di arrivi di minori stranieri non accompagnati soprattutto nelle regioni meridionali ha determinato una situazione di emergenza, sia sotto il profilo dell'accoglienza sia in relazione alle risorse finanziarie impegnate dagli enti locali per l'assistenza ai minori. I minori sbarcati a Lampedusa sono stati ospitati presso le comunità alloggio, che si sono dichiarate disponibili ad accoglierli dapprima solo nella provincia di Agrigento, poi nell'intero territorio regionale della Sicilia e anche fuori dalla Sicilia.
Al fine di controllare la situazione delle comunità alloggio che hanno dichiarato la disponibilità, la prefettura di Agrigento ha chiesto indicazione ai tribunali per i minorenni operanti in Sicilia circa le strutture accreditate presso le quali i tribunali stessi abitualmente inviano i minori temporaneamente privi di un ambiente familiare idoneo. A partire dal mese di gennaio 2009, è stato necessario trasferire i minori da Lampedusa presso strutture dislocate su tutto il territorio nazionale. In particolare, nel periodo che va dal 7 gennaio al 2 febbraio sono stati sistemati presso le strutture di accoglienza site a Jesolo, Bari, Brindisi e a Trapani-Marsala 204 minori non accompagnati. Nel corso del 2008, rispetto ai 1.008 minori stranieri scomparsi, 740 si sono allontanati dagli istituti e dalle comunità. Occorre quindi precisare che gli ospiti delle comunità alloggio non possono essere sottoposti a vigilanza da parte delle Forze dell'ordine, ma sono controllati esclusivamente dal personale delle strutture stesse e sono liberi di entrare e uscire per seguire i percorsi di inserimento previsti dalla normativa vigente e soprattutto per rispettare la frequenza scolastica.
Inoltre, la quasi totalità dei minori non accompagnati è compresa nella fascia di età che va dai 16 ai 18 anni e la mancanza di un'azione di sorveglianza rende difficile evitare allontanamenti arbitrari. La maggior parte di essi, sprovvisti di documenti immediatamente verificabili, spesso fornisce false generalità. Molti fuggono per raggiungere un parente, altri si disperdono nelle grandi città, altri ancora cadono vittime della criminalità. Non essendo però quasi mai state presentate denunce di scomparsa da parte dei familiari residenti all'estero, il fenomeno nel suo complesso rimane sommerso quanto alle motivazioni di queste sparizioni. È emerso inoltre che gli allontanamenti dagli istituti o dalle comunità spesso si riferiscono sempre agli stessi minori che ogni volta dichiarano generalità diverse, facendo così aumentare il numero totale delle fughe.
Un altro rilevante problema è rappresentato dal mancato pagamento delle rette dal momento in cui i minori vengono presi in carico dai comuni.
A fronte di questa complessità di problemi, per quanto di mia competenza, lo scorso 13 febbraio ho diramato una circolare a tutti i prefetti, richiamando la loro attenzione sul fenomeno migratorio dei minori non accompagnati e sulla necessità di adottare, tramite i consigli territoriali per l'immigrazione, tutte le misure ritenute idonee, istituendo, laddove non prevista, un'apposita sezione dedicata ai minori. Non solo in quei consigli territoriali che oggi hanno già una sezione dedicata ai minori perché situati in province dove finora il fenomeno dei minori non accompagnati è stato più rilevante, ma, avendo avuto la necessità di trasferire questi minori fuori della regione Sicilia, è opportuno che tutte le province, tutti i consigli territoriali per l'immigrazione abbiano un'apposita sezione dedicata ai minori, perché, anche se finora non si è verificato, in quella determinata provincia potrebbe capitare un minore non accompagnato. Questa circolare mira a superare alcune criticità emerse anche nel corso di numerose audizioni effettuate dalla Commissione.
In sintesi, i problemi emersi riguardano la complessità della gestione organizzativa, la sistemazione nelle strutture territoriali di accoglienza, che sono evidentemente calibrate per numeri decisamente inferiori a quelli che oggi sono chiamate a gestire, i concreti rischi di devianza e di inserimento


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in percorsi di illegalità che taluni contesti territoriali presentano per i minori.
Ho chiesto quindi ai prefetti di monitorare in maniera puntuale e costante le presenze dei minori non accompagnati nelle strutture destinate all'accoglienza su tutto il territorio provinciale, di invitare i responsabili delle strutture a comunicare tempestivamente anche alle prefetture i casi di allontanamento dei minori, verificando i tassi registrati su ciascuna struttura nel territorio di competenza, di effettuare verifiche sugli standard qualitativi dell'accoglienza offerta, con particolare riferimento al periodo di tempo intercorrente tra l'arrivo del minore e la decisione dell'autorità giudiziaria di nomina del tutore, periodo durante il quale gli oneri finanziari degli interventi assistenziali di soccorso vengono assunti dal Ministero dell'interno.
Ho chiesto infine di valutare con particolare attenzione gli strumenti contrattuali attraverso i quali le prefetture procedono a regolare i rapporti con eventuali strutture per la prima accoglienza, nei casi in cui non ne sussistano di già convenzionate con il comune interessato, verificandone, di intesa con le autorità giudiziarie minorili e gli enti competenti alla tutela del minore, la congruità del prezzo pagato con la qualità del servizio prestato, per evitare abusi a svantaggio del minore e delle casse dello Stato.
Ho anche chiesto di favorire il coinvolgimento di tutte le risorse che attualmente operano sul territorio, per realizzare azioni sempre più coordinate e idonee a garantire i massimi livelli di protezione dei minori, favorendo il loro riconoscimento e la più completa attuazione dei diritti di cui sono titolari.
In Sicilia, a seguito dell'iniziativa del prefetto di Agrigento, è già stato individuato un percorso condiviso tra prefetture e regione per l'assegnazione dei minori stranieri non accompagnati alle strutture residenziali autorizzate siciliane, finalizzato anche a erogare risorse in favore dei comuni che hanno accumulato esposizioni debitorie per il pagamento delle rette. Le prefetture siciliane dovranno effettuare un monitoraggio sull'assegnazione dei minori alle strutture residenziali, segnalando alla regione Sicilia le esposizioni debitorie dei comuni, per il pagamento delle rette riferite agli anni 2005-2008.
Conseguentemente, sulla base di questo accordo, la regione chiederà ai comuni indicati dalle prefetture di attestare e documentare il debito maturato e, non appena disponibili le risorse già assegnate dalla giunta regionale con delibera dello scorso mese di dicembre 2008, emetterà subito un mandato pari al 60 per cento dell'esposizione debitoria dichiarata, provvedendo successivamente al saldo.
I problemi che ho descritto saranno approfonditi nel corso dei lavori di un tavolo tecnico in via di costituzione, con la partecipazione di rappresentanti del Ministero dell'interno e delle altre amministrazioni interessate, per formulare una proposta normativa, promossa anche dal Ministro della gioventù, finalizzata alla creazione di una rete di prima accoglienza in favore dei minori non accompagnati, sostenuta dall'istituzione di uno specifico fondo e dalla modifica della procedura di nomina del tutore. In particolare, l'istituzione di una rete consentirà una pianificazione più efficace del fenomeno, con il tempestivo e uniforme trasferimento dei minori su tutto il territorio nazionale e non solo sul territorio in cui arrivano.
Per la complessa gestione del fenomeno migratorio minorile, ricordo la cooperazione in atto con le organizzazioni umanitarie partner del progetto Praesidium, quali la Croce Rossa italiana, l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e Save the Children in Italia. Quest'ultima organizzazione in particolare, per l'esperienza maturata nel settore dell'assistenza e della tutela dei minori, cura l'informazione legale, assicura la mediazione culturale in favore dei minori non accompagnati, dei minori richiedenti asilo e di quelli vittime della tratta e dello sfruttamento, sensibilizzandoli sui rischi legati a questi reati. Di recente, l'organizzazione ha effettuato, in base ad apposita


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convenzione con il Ministero dell'interno, un monitoraggio sulle condizioni di accoglienza e assistenza all'interno delle comunità alloggio per minori stranieri non accompagnati presenti sul territorio siciliano e sul centro di Lampedusa. L'amministrazione sta ora esaminando i dati che ne sono scaturiti.
Comunico che, in data odierna, a Lampedusa non sono presenti minori non accompagnati, contrariamente a quanto si legge sui giornali; sono stati tutti trasferiti nei centri citati. L'auspicio è che non ci sia più bisogno di trasferirli, perché non si verificheranno nuovi arrivi, ma stiamo lavorando per questo. È tuttora in corso di verifica, attraverso l'acquisizione di documentazione dal consolato di origine, l'effettiva età di un cittadino egiziano risultato maggiorenne a seguito degli accertamenti sanitari, che tuttavia si è dichiarato minorenne.
A proposito degli accertamenti sanitari, desidero concludere questa relazione accennando alle procedure di identificazione dei minori. Per poter accedere alle garanzie previste dal nostro ordinamento giuridico, è necessario accertare la minore età dello straniero nel caso in cui questi sia privo di documenti.
Il 9 luglio 2007, il Ministro dell'interno pro tempore ha emanato una direttiva in materia di identificazione dei migranti minorenni, con la quale è stata richiamata l'attenzione sulla necessità di procedere alla determinazione dell'età del minore straniero, facendo ricorso a tutti gli accertamenti individuati dalla legislazione vigente e avvalendosi in via prioritaria di strutture sanitarie pubbliche dotate di reparti pediatrici, fermo restando che la minore età deve essere presunta qualora la perizia di accertamento indichi un margine di errore. Si tratta quindi di una procedura a favore del minore, se non altro perché non può essere espulso.
Attualmente, i metodi di accertamento più comuni comprendono le radiografie e le misure antropometriche. Queste ultime, anche se non comportano esposizione alle radiazioni, sono state criticate perché non tengono conto di variazioni legate all'etnia e allo stato di nutrizione. Le radiografie del polso sembrano essere tra le tecniche più affidabili, anche se soggette a un margine di incertezza di circa due anni. In questo caso, se il margine di incertezza fa presumere che un soggetto possa essere maggiorenne nel limite di un margine di errore, questi viene considerato minore.
Al fine di individuare ulteriori forme di identificazione, che consentano di stabilire con maggiore precisione l'età dei minori, il 15 maggio dello scorso anno presso il Ministero dell'interno si è tenuta una conferenza di servizi allo scopo di giungere alla definizione di un procedimento unitario, cui fare riferimento nelle procedure di identificazione e di accertamento dell'età del minore straniero non accompagnato. In seguito a questa conferenza, il 19 giugno è stato istituito presso il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali un gruppo di lavoro interministeriale, cui hanno partecipato anche i rappresentanti del Ministero dell'interno.
Questo gruppo di lavoro, supportato da esperti di diversa qualificazione scientifica, ha effettuato un accurato esame della letteratura in materia e dei documenti redatti dagli organismi internazionali. L'obiettivo dell'iniziativa è di adottare un protocollo sanitario con l'individuazione di una procedura comune a livello nazionale, che possa garantire il pieno rispetto della salute, della dignità e dei diritti dei minori stranieri non accompagnati. I lavori del gruppo sono terminati e il testo elaborato è stato trasmesso al Consiglio superiore di sanità per l'acquisizione del parere.

PRESIDENTE. La ringrazio, signor Ministro. Questa Commissione si è impegnata e ha anche partecipato a una riunione del Comitato minori stranieri non accompagnati presieduta dal dottor Silveri: il problema era proprio l'organicità, l'organizzazione, le funzioni di questo Comitato nato per altre emergenze. Sulla base di questo disegno di legge del Ministero della gioventù e del Ministero dell'interno, il Comitato dichiarava la volontà di essere coinvolto, anche perché l'organizzazione investe anche il Ministero del lavoro.


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È importante far funzionare l'esistente, perché lei ha toccato il punto cruciale, l'allontanamento dei minori dalle case alloggio, di cui abbiamo ormai capito il meccanismo: dopo una prima fase di tutela pagata dalle prefetture, quindi dal Ministero dell'interno, quando poi sono a carico dei comuni i minori talvolta vengono allontanati, anche per motivi economici. Di qui emerge l'importanza del diritto all'identità.
Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

GABRIELLA CARLUCCI. Ringrazio il Ministro per il suo puntuale intervento. Uno dei problemi evidenziati durante le nostre audizioni è l'esigenza di non affidare la problematica dell'accoglienza dei minori non accompagnati solo alla regione Sicilia e agli enti locali siciliani, unici a dover supportare economicamente le case famiglia e quindi i minori stessi. Era stato dunque previsto di smistarli su tutto il territorio italiano, sebbene, non essendo essi controllati, permanga il rischio che nell'adempiere ad attività esterne alla casa famiglia scompaiano e se ne perda traccia.
L'altra notizia importante che avevo evinto da un'interpellanza urgente cui aveva risposto il sottosegretario Mantovano riguarda la della creazione della banca del DNA, già esistente nel resto del mondo. Una banca dati del DNA, italiana per gli italiani e per gli stranieri collegata alle banche dati internazionali, potrebbe essere un ottimo strumento di supporto dal punto di vista sia dell'identificazione sia della ricerca degli scomparsi. Vorrei quindi sapere se si stia perseguendo questa idea.

LUCIANA SBARBATI. Intanto ringrazio il Ministro per i dati che ci ha fornito. La consapevolezza e la serietà che il Ministro attribuisce a questo problema che sta cuore a tutti noi sono indubbie, ma devo fare rilevare al Ministro alcune incongruenze. La presidente della Commissione ha sollecitato una definizione dell'identità attraverso una carta d'identità o un foglio. Vorrei ricordare, Ministro, che una proposta di legge che il Partito Democratico ha presentato da tempo, a prima firma di Anna Serafini, riguarda proprio questo. Ci fa quindi piacere che la presidente l'abbia recepita, ma è cosa datata da tempo ed è frutto anche di un lavoro che questa Commissione in passato ha svolto in maniera egregia.
L'incongruenza rilevata nelle sue affermazioni riguarda la sua consapevolezza di come i comuni non siano all'altezza di svolgere dal punto di vista economico i compiti ad essi affidati. A tale aspetto abbiamo prestato la massima attenzione, tanto che nel corso dell'esame del cosiddetto decreto sulla sicurezza abbiamo presentato degli emendamenti a firma mia, di Anna Serafini e di tutte le componenti del Partito Democratico, perché a questi comuni, che sono «terra di sbarco» di questi soggetti, venisse dato un corrispettivo per far fronte a tali spese, che spesso provocano anche un dissesto finanziario. I comuni sono stati già esclusi dall'erogazione dello Stato centrale per noti motivi, giacché la coperta è stretta. Su alcune necessità, però, non si può fare soltanto un discorso ragionieristico e questa è una delle più forti.
Se lei ha questa sensibilità, che considero assolutamente sincera, unita alla consapevolezza che il problema esiste, poiché questo decreto è all'esame della Camera, possiamo risolvere sia il problema dell'identità sia quello dei comuni che non riescono a far fronte alle esigenze dei minori.
Questo tipo di politiche che riguardano l'immigrazione e l'accoglienza, con tutto ciò che ne consegue, ovvero i percorsi da lei indicati di tipo assistenziale, culturale, sanitario, devono avere comunque un budget che copra le spese. Il suo dicastero deve quindi puntare i piedi e battere i pugni sul tavolo per ottenere le necessarie risorse. L'infanzia e i ragazzi, anche quelli catapultati nel nostro Paese, sono una priorità, ma dobbiamo risolvere il problema, perché la carità pelosa non serve a nessuno.


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GIULIANA CARLINO. Nel ringraziarla, Ministro, vorrei chiederle una precisazione. Sulla stampa abbiamo letto la sua dichiarazione in esito ai bambini scomparsi per il traffico di organi. Vorrei sapere se sia stato effettuato uno studio, se sia stata svolta un'indagine e se siano finiti in questo circuito anche i bambini italiani scomparsi nell'ultimo anno.

SANDRA ZAMPA. La ringrazio per la sua relazione, signor Ministro. Intervengo molto rapidamente, anche perché la collega che mi ha preceduto ha già affrontato il tema.
Nel corso dello svolgimento dell'interpellanza urgente già citata, il sottosegretario Mantovano non ha risposto sulla questione del traffico di organi che lei ha sollevato in maniera abbastanza preoccupante sia per noi, che per l'opinione pubblica...

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Soprattutto per i minori.

SANDRA ZAMPA. Soprattutto per i minori. Sarebbe agghiacciante se il nostro Paese dovesse assistere a un fenomeno di questo genere. Insisto quindi nel chiederle su quali basi siano fondate le evidenze di cui lei ha parlato.
Vorrei anche ricordarle come di recente un importante quotidiano nazionale abbia pubblicato gli articoli di Francesco Viviano, che di fatto rappresentano un'indagine, mostrando come questi bambini possano scorrazzare ovunque senza essere assistiti, né aiutati, e come la situazione sia inalterata da quando la Commissione ha avviato l'indagine conoscitiva.
Su iniziativa della presidente della Commissione e con alcuni colleghi alla Camera, abbiamo partecipato a un tavolo informale per affrontare questa emergenza, ma non mi pare che siano stati compiuti passi avanti concreti. Ci siamo riuniti a novembre e mi sembra che a febbraio l'unica novità sia rappresentata dall'aumento del numero, ma la situazione permane invariata.
L'idea di «spalmare» i minori, che spesso sono ragazzini, in tutti i comuni, di individuare altre strade per evitare le concentrazioni o che addirittura vengano respinti e rimandati indietro, come sembra che invece stia accadendo, dovrebbe essere concretizzata.
Mi è stata illustrata una situazione di emergenza anche a Venezia, tanto che l'informazione si sta occupando di una nuova indagine sulla situazione di questa città. Non c'è dunque la sensazione che il Ministero riesca a fare qualcosa.

AMALIA SCHIRRU. Vorrei ringraziare il Ministro Maroni per i dati che ci sono stati forniti e che in questi giorni cominciano a circolare. Desidero segnalare un problema. Nel mese di agosto, ho visitato il centro di prima accoglienza di Elmas in Sardegna, dove ho riscontrato una situazione abbastanza dignitosa. Insieme ai tanti ospiti c'era anche un'area destinata ad alcuni minori non accompagnati, che vi permanevano da tempo a causa delle difficoltà dei comuni di trovare le comunità diverse di accoglienza.
In quell'occasione, ho pensato che situazioni di questo tipo potrebbero anche convivere, se tali strutture venissero dotate di personale più adeguato e diversificato rispetto a quello che attualmente si occupa dell'accoglienza degli immigrati, per alleviare le amministrazioni oggi in grosse difficoltà non solo perché spesso costrette ad anticipare fondi di cui non c'è disponibilità, ma anche per l'individuazione di centri di accoglienza adeguati per i minori.
Dobbiamo porci quindi il problema dell'identificazione, individuando lo strumento migliore per addivenire a maggiori certezze, capace anche di ridurre i tempi per l'identificazione. La permanenza in questi centri senza avere un'identità e senza ricevere le informazioni necessarie relativamente ai luoghi di destinazione crea difficoltà e spesso causa le situazioni di conflittualità che si manifestano nei centri stessi. Desidero quindi introdurre questo elemento del tempo necessario per l'identificazione, per la permanenza, e segnalare l'esigenza di individuare interventi


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di mediazione culturale, che in molte situazioni esistono anche se per tempi molto limitati, nonché servizi forti di ascolto e di informazione, molto importanti per limitare i danni all'interno del fenomeno dell'immigrazione dei minori.

ANNA MARIA SERAFINI. Anch'io ringrazio il Ministro per essere qui e la presidente per averci consentito la sua audizione. L'opposizione è molto interessata a questo argomento, come hanno dimostrato l'iter del cosiddetto pacchetto sicurezza, le missioni e la presenza odierna dell'opposizione stessa, doppia rispetto alla maggioranza.
Vorrei mettere in evidenza alcuni aspetti positivi del suo intervento e sollecitare un ripensamento su tre questioni, che sono state oggetto di dibattito parlamentare, di emendamenti al Senato e sono frutto di sollecitazioni molto forti non solo di Save the Children e dell'UNICEF, ma anche di associazioni importanti come quella dei pediatri italiani in tutte le sfumature politiche, che nei loro congressi hanno ripetutamente approvato alcune risoluzioni.
Siamo disponibili a collaborare, a individuare provvedimenti su cui si possa registrare una convergenza sull'identificazione, sulla previsione di un fondo ad hoc, e per predeterminare livelli essenziali sulle case d'accoglienza, sottolineando a questo proposito la grande disponibilità delle associazioni delle famiglie adottive e affidatarie a prevedere anche l'affidamento dei minori per uno o due anni. Sarebbe quindi opportuno chiamare le associazioni che raggruppano tutte le famiglie affidatarie e adottive, per valutare la possibilità di inserire i minori in famiglia per un'integrazione maggiore e per evitare eventuali fughe. Alcune buone prassi sono riuscite, ma questo non è divenuto ancora sistema perché l'affidamento riguarda i ragazzi italiani abbandonati, non i minori stranieri non accompagnati. Il passaggio potrebbe essere questo.
Mi fa piacere vedere i tratti della circolare del 13 febbraio, anche se poi occorre valutare concretamente gli strumenti per intervenire sui consigli territoriali per l'immigrazione e la sezione minori. Questo è un elemento molto positivo, così come ci aveva colpito l'audizione del prefetto Postiglione, proprio per aiutare la Sicilia. Su questi importanti punti siamo disponibili a lavorare, per compiere un passo in avanti sulla tutela dei minori non accompagnati, considerando anche la loro crescita negli ultimi anni.
Vorremmo porre all'ordine del giorno altri punti non previsti nella nostra risoluzione. In primo luogo, avvertiamo l'esigenza di considerare il diritto d'asilo, perché una parte di questi minori viene in Italia o in altri Paesi sfuggendo a guerre o guerre civili. Emerge quindi il problema del modo in cui definiamo il diritto d'asilo.
In secondo luogo, per quanto riguarda i numerosi minori che vengono in Italia per i cosiddetti «viaggi di solidarietà», dunque per motivi di salute, siamo disponibili a prevedere un albo delle associazioni, per consentire le opportune verifiche.
Di un'altra questione abbiamo parlato anche con il Ministro Frattini. Quasi un anno fa, questa Commissione votò una risoluzione che consentiva tecnicamente al Ministero dell'interno di attivare un processo per inserire l'Italia nel sistema di allerta europeo per bambini scomparsi, che riguarda sia italiani che stranieri. Quella risoluzione dovrebbe essere ripresa e approvata, perché è sufficiente un atto parlamentare perché il Ministero dell'interno si attivi.
Per quanto riguarda invece il pacchetto sicurezza e il progetto di legge Carfagna, pur occupandomi da molto tempo di diritti dei bambini, considero di difficile comprensione alcune disposizioni. Due o tre punti del cosiddetto pacchetto sicurezza potrebbero essere modificati, anche senza intaccare un impianto talora condivisibile, che comprendo possa essere proprio del centrodestra.
Abolendo il divieto di segnalazione per i cittadini che non hanno permesso di soggiorno, tuteliamo i bambini non accompagnati, ma i bambini figli di genitori non in regola con il permesso di soggiorno


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rischiano di seguire il destino dei loro genitori, con la differenza che loro non hanno scelto di essere clandestini, né di essere sprovvisti del permesso di soggiorno. Si crea quindi un contrasto, perché, secondo la Costituzione e la carta del 1989 che abbiamo ratificato, siamo obbligati alla tutela dei bambini che vivono e dipendono dalla nostra giurisdizione, indipendentemente dalla nazionalità: solo nel caso dei bambini scindiamo la cittadinanza dai diritti.
Nel decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 fu prevista l'assistenza sanitaria ai bambini, però poi non è stata emanata una circolare applicativa, per cui questi bambini vengono portarti ai pronto soccorso come i genitori per cure emergenziali, mentre invece, provenendo da realtà caratterizzate da epidemie e da malattie ambientali, dovrebbero essere maggiormente protetti, sia per se stessi sia per i bambini italiani con cui vengono in contatto. Questi bambini, non essendo iscritti al Servizio sanitario nazionale, non possono ricevere una cura pediatrica regolare. I pediatri chiedono quindi di parificare nei diritti i bambini i cui genitori non hanno il permesso di soggiorno ai bambini non accompagnati; altrimenti, si crea un contrasto effettivo, perché loro non scelgono.
Nei pronto soccorso i bambini vengono curati in modo improprio, mentre nelle pediatrie normali alcuni meccanismi possono risultare meno invasivi. Chiediamo quindi che per i bambini valga la regola della Convenzione sui diritti dell'infanzia approvata nel 1989, secondo cui tutti i bambini hanno diritto all'assistenza pediatrica a prescindere dai loro genitori, tanto più se rimanesse in vigore la norma che abolisce il divieto di denuncia, per cui pagherebbero le conseguenze doppie di una scelta del genitore, che può non presentarsi e non presentare il bambino.
Lei giustamente si preoccupa che i ragazzi non vadano a finire nelle organizzazioni criminali e quindi sottolinea la necessità di verificare i diversi passaggi da quando un minore non accompagnato entra in Italia fino a quando compie diciotto anni. Le organizzazioni mi hanno convinto moltissimo con i loro documenti. Se si stabilisce che al compimento del diciottesimo anno di età un minore non accompagnato, a prescindere da un eventuale contratto di lavoro regolare o dalla sua regolare iscrizione a scuola, perda il permesso di soggiorno per una questione burocratica, se non ha almeno tre anni di processo di integrazione, questa disposizione mira a bloccare l'immigrazione dei minori non accompagnati, ma, poiché i minori non accompagnati in Italia sfuggono da guerre e da situazioni simili, discrimina il minore non accompagnato che abbia un contratto di lavoro regolare o sia iscritto regolarmente a scuola. Condivido questi punti sollevati dalle associazioni.
Tale operazione, mirante a debellare l'ingresso di minori non accompagnati, favorisce invece la precocizzazione dell'ingresso. Anche in quel caso, occorre distinguere nettamente dagli altri il minore che si impegna e si integra. I minori consapevoli che a diciotto anni non avranno il permesso di soggiorno sono spinti alla clandestinità, quindi sono più sottoposti a ciò che ne consegue.
Mi scuso con le colleghe per essermi dilungata, ma ho imparato tante cose vedendole nella loro attuazione pratica.
L'ultima questione riguarda il rimpatrio assistito dei cittadini minorenni comunitari coinvolti nella prostituzione o disegno di legge del Ministro Carfagna sulla «procedura accelerata di rimpatrio». Anche in questo caso, se la legislazione si pone nell'interesse del minore, che può tornare in una situazione protetta, condividiamo l'obiettivo, ma se si ritiene necessario dare un segnale netto rispetto al fatto che non ci si deve prostituire, questo pone un rischio, perché la nostra legge considera le persone coinvolte delle vittime.
Quando stilammo la legge 3 agosto 1998, n. 269 - era presente anche il presidente Mussolini - con le successive modificazioni, l'argomento in esame era una forma moderna di riduzione in schiavitù, perché colpisce persone senza


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scampo, laddove a 12-14 anni non si ha la forza psichica, fisica, intellettuale, sociale per difendersi.
A parte la violazione di leggi comunitarie, perché non si possono operare discriminazioni tra cittadini e minorenni comunitari e nella libertà di circolazione in ambito europeo, è il principio che vale, per cui, se lo scopo è la tutela, allora deve essere previsto un intervento articolato, altrimenti rischiamo di sottoporre questi minori a una maggiore insicurezza.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola al Ministro, desidero sollevare un altro punto molto importante. Non esistono solo la questione del pronto soccorso e la problematica sollevata dalla senatrice Serafini, ma anche l'aspetto delle vaccinazioni. Come lei sa, Ministro, per noi italiani esistono le vaccinazioni obbligatorie, ma non c'è l'obbligo di mostrare le vaccinazioni quando si frequenta la scuola. Numerosi bambini, soprattutto di etnia rom, non sono vaccinati, mentre quelli provenienti dall'Africa si sottopongono alle vaccinazioni. Avremmo quindi un problema anche dal punto di vista delle vaccinazioni, che mettono a rischio non solo i bambini italiani, ma anche i bambini stranieri che frequentano le classi. In Italia, dunque, i bambini non vaccinati possono frequentare classi con bambini italiani. Questo è un altro punto molto importante.
Per quanto riguarda l'affidamento, abbiamo affrontato l'argomento in quel tavolo e in occasione dell'incontro con il Presidente della Repubblica. Per tutelare i minori che vengono in Italia e non possono essere espulsi, è necessario individuare uno status immediato per loro. Nella giungla dei rifugiati, dell'asilo, dei permessi di soggiorno, della verifica se siano minori, questi ragazzi diventano prede della criminalità organizzata, perché nelle situazioni di mancata segnalazione da parte delle case alloggio, che continuano così a ricevere denaro dalla prefettura, la vera vittima è sempre il minore. È quindi opportuno ipotizzare anche uno status immediato, per rendere questi bambini e questi ragazzi intoccabili da parte della criminalità organizzata.
Do nuovamente la parola al Ministro dell'interno, Roberto Maroni, per la replica.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Prima di rispondere, desidero comunicare in anteprima una buona notizia. Proprio pochi minuti fa, la squadra mobile di Napoli ha arrestato il pedofilo ricercato di 52 anni, convivente della nonna di un amico del ragazzo che è stato violentato. Questo ci solleva, anche se quanto è successo è orribile e dobbiamo fare ogni sforzo per evitare che accada.
Svolgo due considerazioni di metodo riguardo alle proposte e alle richieste di intervento avanzate sia per modificare la normativa vigente, sia per rendere più efficaci o più chiari istituti come quello del permesso di soggiorno, delle tutele o delle garanzie per chi diviene maggiorenne, sia per l'organizzazione di rete per il sostegno e la tutela dei minori.
Ribadisco la mia disponibilità. Considero tutte le osservazioni pertinenti e meritevoli di attenzione e molte anche condivisibili, quindi reputo utile e opportuno lavorare perché nel disegno di legge sulla sicurezza vengano rapidamente introdotte tutte le proposte che la Commissione ha evidenziato nel dibattito di oggi. Come ho detto, metto a disposizione i tecnici del Ministero, i dati e le esperienze in nostro possesso, per definire una o più proposte da inserire nel testo o da presentare come progetto di legge autonomo, a cui garantire un percorso accelerato.
Il tema della tutela dei minori stranieri non accompagnati rientra nella più ampia e complessa questione dell'immigrazione, che vede il Ministero dell'interno in prima linea per una parte, ossia il contrasto all'immigrazione clandestina, e l'accoglienza, che però non deve essere esclusivamente di competenza del Ministro dell'interno, perché riguarda politiche, percorsi e attività di integrazione che devono essere condivise dagli enti locali, dalle regioni e da altri Ministeri.


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Il fenomeno è stato in crescita nel 2008, costringendoci a prendere provvedimenti di emergenza. Abbiamo prorogato lo stato di emergenza per tutto il 2009 e deciso di spostare questi minori anche al di fuori del tradizionale ambito territoriale, ossia in Sicilia e a Jesolo. Questo mi ha convinto della necessità di svolgere una valutazione complessiva di tutte le strutture per l'immigrazione presenti sul territorio nazionale, dell'organizzazione di tutte le reti.
Questa mattina ho tenuto una riunione con gli esperti del Ministero per valutare questi elementi, e mi sono convinto che la rete attuale, che ha punti di eccellenza come lo SPRAR, iniziativa italiana attuata dal Ministero dell'interno con i comuni per accogliere i minori, meriti un aggiornamento e un potenziamento, per garantire ai minori una sistemazione più adeguata che non pesi solo su alcune aree, come la Sardegna, che non sia lasciata alla disponibilità del comune, che decide se accettare la persona o cosa farne, ma coinvolga anche gli enti locali in una rete innanzitutto di solidarietà tra tutti i comuni, compatibilmente con le risorse, al fine di evitare che il peso finanziario comporti una minore assistenza. I centri di identificazione e di espulsione, i centri di accoglienza, i centri di prima accoglienza non possono gravare solo su alcune regioni e i meccanismi di attuazione della legge Bossi-Fini richiedono una verifica.
Ho quindi intenzione di convocare la prossima settimana il Comitato interministeriale di monitoraggio della legge Bossi-Fini previsto dalla norma stessa, con la partecipazione di un rappresentante delle regioni e di un rappresentante del mondo delle autonomie, per effettuare una valutazione di tutti i temi che riguardano il mondo dell'immigrazione, che vanno dal contrasto all'immigrazione clandestina all'accoglienza e all'integrazione, compresa l'azione relativa alle Commissioni di valutazione dei richiedenti asilo, per capire come adeguare alle necessità esistenti il sistema di integrazione, che in alcune parti è di eccellenza.
È infatti necessario diffondere sul territorio nazionale il sistema di integrazione e di accoglienza, evitare di farlo gravare solo sulle regioni del sud, in particolare la Sicilia, la Calabria e la Puglia, dove oggi sono concentrate le strutture sia per i minori sia in generale di accoglienza, e garantire da parte del sistema dei comuni una rete di solidarietà che esiste, ma non è come dovrebbe essere. Dopo aver tenuto i minori nei centri di accoglienza, perché magari non si trovano comuni disposti ad accoglierli, di fronte a una risposta negativa non possiamo fare altro che negoziare o cercare un altro comune: questa non può essere la regola. Dobbiamo creare un sistema che garantisca ai comuni le risorse necessarie per accettare i minori.
Accolgo dunque l'invito e la sollecitazione a impegnarci e impegnarmi a reperire le risorse, per evitare che i comuni non accettino i minori a causa dei capitoli di bilancio non coperti. Dobbiamo trovare le risorse, perché questa è un'esigenza di carattere umanitario, di civiltà e perché l'assistenza ai minori non accompagnati non può essere subordinata alle ristrettezze finanziarie.
Nel decreto-legge che abbiamo appena varato, ho individuato le risorse per aumentare le dotazioni finanziarie della Polizia di Stato (100 milioni di euro) e sono stati reperiti altri 100 milioni di euro per assumere 2.500 poliziotti. Dobbiamo trovare le risorse anche per garantire l'assistenza spontanea dei comuni.
Nella riunione che terrò con il Comitato interministeriale di monitoraggio della legge Bossi-Fini, valuterò quali meccanismi di tale legge necessitino di una revisione, per garantire il minimo di difficoltà burocratica di fronte all'esigenza di tutelare sia i minori, sia chi risiede in Italia e ha un lavoro onesto e regolare. Da questo punto di vista, un'attenzione particolare sarà posta alle questioni oggi sollevate delle case alloggio, del pagamento delle rette, della rete che finora comprende i centri di prima accoglienza, i centri di accoglienza e i centri di identificazione ed espulsione, dislocati in modo difforme sul territorio. Molte regioni non hanno nessuna


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di queste tre strutture, anche se i clandestini ci sono, per cui bisogna fare in modo che ci sia una struttura presente in tutte le regioni.
Desidero prevedere anche una struttura pubblica che abbia lo stesso criterio per quanto riguarda i minori; ci stiamo pensando. Fatto salvo che la struttura attuale è una buona sistemazione, occorre prevedere anche una struttura più adeguata, più capillare sul territorio, più pronta ad accogliere i minori e più garantita dal punto di vista del controllo.
Per quanto riguarda la banca dati del DNA, a cui faceva riferimento l'onorevole Carlucci, sono d'accordo. Il 21 maggio dell'anno scorso il Governo ha approvato la ratifica dell'Accordo di Prüm, che istituisce la sezione italiana della banca dati europea del DNA. Si tratta di un accordo che ho sollecitato. Il disegno di legge di ratifica in Senato è stato licenziato qualche mese fa e adesso è in discussione alla Camera. Non appena sarà approvata definitivamente la ratifica dell'accordo di Prüm, potremo dar seguito anche in Italia alla banca dati nazionale del DNA, che potrà servire per garantire l'identità di tutti. È opportuno che il Parlamento lo approvi rapidamente, poiché occorreranno circa dodici mesi prima di avere la banca dati operativa, ed è necessario rispettare alcuni standard europei. Questo è uno strumento efficacissimo per contrastare l'immigrazione clandestina e la criminalità, il traffico di organi, a tutela soprattutto dei minori e dei bambini.
È necessario trovare i fondi, altrimenti i comuni esprimono legittimamente la difficoltà di accogliere i minori, ributtando comunque sullo Stato, ossia sul Ministero dell'interno, il compito di custodirli.
Il centro di accoglienza di Elmas, come tutti gli altri centri, è assolutamente all'altezza della situazione. In passato, ci sono stati momenti peggiori di sovraffollamento. Oggi sembra che la questione del centro di Lampedusa non si sia mai presentata prima, mentre non è vero: negli anni passati, i centri di accoglienza presenti in Puglia sono stati molto più sovraffollati di quanto non siano stati negli ultimi mesi e la situazione è stata gestita con grande competenza e perizia dalle Forze dell'ordine e da chi lavora in questi centri, ma permane la necessità di aumentare queste strutture, per garantire un'accoglienza migliore. In un centro che può ospitare 1.000 persone possono trovare posto anche 1.500, ma è meglio avere due centri da 1.000 persone, in modo da sistemarle adeguatamente. Questo progetto fa parte del piano che discuteremo la prossima settimana con il Comitato interministeriale.
Per quanto riguarda il divieto di segnalazione da parte dei medici, desidero ribadire che è stata fatta molta polemica su una questione che rappresenta solo l'adeguamento della legislazione italiana a quella vigente in tutti i Paesi europei. Non esiste un Paese europeo dove ci sia il divieto per il medico di segnalare, anzi in Germania esiste una situazione opposta, laddove la struttura pubblica ha l'obbligo di segnalare. Con la proposta emendativa del Parlamento si prevede l'eliminazione del divieto per il medico di segnalare un clandestino, che è contenuto nella legge Turco-Napolitano. Come in tutti i Paesi europei, viene meno il divieto.
Sebbene questo principio rispettato in tutti i Paesi europei non abbia fatto segnalare epidemie, ritengo che il testo in discussione alla Camera si possa migliorare, tenendo presente che la sanità è una competenza ormai esclusiva delle regioni, quindi facendo in modo che le regioni possano partecipare a questo processo, per garantire quello che nessuno ha mai inteso far venir meno, ossia il diritto alla salute e alle prestazioni sanitarie gratuite di tutti coloro che hanno bisogno di accedere alle strutture sanitarie, siano essi cittadini italiani, extracomunitari, regolari o meno. Questo principio non è mai stato messo in discussione.
Si paventano rischi di epidemie, ma faccio riferimento agli altri Paesi europei. Considero però utile per il Parlamento in sede di conversione valutare l'opportunità di chiamare anche le regioni che hanno la competenza esclusiva per regolare questo processo, in modo tale da garantire il


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diritto all'assistenza sanitaria e rendere efficaci le norme che prevedono la regolamentazione dell'immigrazione. Non si può da una parte protestare perché manca un contrasto efficace all'immigrazione clandestina e dall'altra consentire che questa permanga.

LUCIANA SBARBATI. Scusi, Ministro, poiché è una questione dirimente, vorrei interromperla brevemente. Lei ha detto che viene meno il divieto di cui alla legge Turco-Napolitano di fare una segnalazione. Se viene meno il divieto, non capisco cosa introduca l'obbligo, visto che il principio della giurisprudenza di ogni diritto è quod voluit scripsit.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Non c'è nessun obbligo...

LUCIANA SBARBATI. Non c'è nessun obbligo. Mi fa piacere che lei lo dichiari.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. È scritto nella legge.

LUCIANA SBARBATI. Non è così semplice, altrimenti non ci sarebbero stati il dibattito e le prese di posizione. È una posizione un po' comoda. Lei adesso ha scaricato sulle regioni, dicendo che la competenza in materia sanitaria è delle regioni.
La sua affermazione è importante, ma si tratta di una materia molto delicata ed è necessario chiarire a chi attengano le responsabilità e cosa significhi il venir meno del divieto, perché non è chiaro a nessuno per come si è espresso lei in questo momento.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. La legge Turco-Napolitano prevedeva il divieto per i medici di segnalare un cittadino extracomunitario sprovvisto del permesso di soggiorno, tanto che chi procedeva alla segnalazione commetteva un reato. Il Parlamento nel disegno di legge ha eliminato questo divieto.

GABRIELLA CARLUCCI. Ma non ha imposto nulla?

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. No. Ha eliminato questo divieto, così come è previsto nella legislazione di tutti Paesi europei, tranne la Germania, dove c'è l'obbligo. In nessun Paese europeo...

LUCIANA SBARBATI. C'è anche un'altra legge...

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Se facciamo una valutazione dei sistemi complessivi, sono pronto a dimostrare che in Italia vige il miglior sistema di integrazione esistente in Europa.
Il venir meno del divieto non significa introdurre l'obbligo. A me pare un meccanismo così semplice da non necessitare di ulteriori spiegazioni, tanto che ho contestato la richiesta, venuta da qualcuno, di obiezione di coscienza. Non c'è bisogno di nessuna obiezione di coscienza, perché non esiste nessun obbligo, ma questo è scritto nel testo approvato dal Senato, non è una mia interpretazione.
Il meccanismo che prevede che non ci sia più il divieto consente al medico di decidere se segnalare l'immigrato clandestino. Questo è il contenuto della norma.

LUCIANA SBARBATI. Che giustifica l'obiezione...

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Non è un'obiezione, ma la decisione di non fare una cosa di cui non si ha l'obbligo. L'obiezione di coscienza consiste nel non fare una cosa, avendo l'obbligo di farla.
Parlo delle regioni, perché in alcuni Paesi europei la segnalazione viene fatta dagli uffici amministrativi dell'ospedale, non dal medico, mentre in altri viene effettuata in altre forme. Poiché è una questione di organizzazione, considero giusto che le regioni esprimano la loro opinione, in quanto organizzano il Servizio sanitario, compresa la procedura di segnalazione.


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Il Parlamento finora ha semplicemente eliminato il divieto di segnalazione...

PRESIDENTE. Delle strutture sanitarie, non dei medici?

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Delle strutture sanitarie, esatto. Ritengo quindi che si siano fatte polemiche infondate su una questione che rappresenta solo l'adeguamento a ciò che avviene in altri Paesi europei.
Sul traffico di organi, rimando a ciò che ha detto il sottosegretario Mantovano. Ho parlato di evidenze, mettendo insieme due elementi: la sparizione dei minori e le segnalazioni giunte nel corso degli anni da numerosi Paesi, alcuni dei quali di provenienza di questi minori scomparsi, su loro inchieste in corso sul traffico di organi e altre inchieste in corso in Italia. Non ho mai rilasciato dichiarazioni che potessero suscitare allarmi e colgo l'occasione per ribadirlo. Non ho mai detto che il sistema sanitario italiano abbia al suo interno attività di questo tipo per quanto riguarda i trapianti. Non ci sono evidenze da questo punto di vista. Ho collegato l'evidenza dei minori scomparsi con le segnalazioni arrivate via Interpol e con le inchieste realizzate in Italia su questo punto.

SANDRA ZAMPA. Scusi, Ministro, anche questo è un punto dirimente, perché c'è un grave problema sulla questione della donazione degli organi nel nostro Paese.
Su questo allarme che lei ora dice non essere relativo a evidenze di traffico di organi nel nostro Paese si dovrebbe fare chiarezza, perché già si evidenzierebbe una diminuzione nella donazione e comunque esiste sempre il rischio di una grande ricaduta...

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. La prego di non lanciare allarmi, dicendo che sembrerebbe che ci sia una diminuzione nella donazione...

SANDRA ZAMPA. È così. Comunque sia, si tratta di una questione che deve essere chiarita.

PRESIDENTE. Consentiamo al Ministro di concludere il suo intervento.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Ribadisco che le evidenze a cui ho fatto riferimento sono quelle che ho citato. Il resto sono libere interpretazioni, che non corrispondono a quanto ho detto, ed è verificabile.
Oggi è stata diffusa un'agenzia, che può aver destato allarme, sulle spose bambine vendute e su una operazione che però risale a qualche tempo fa. Queste bambine sarebbero state vendute come spose da un gruppo di cittadini bulgari inquisiti e arrestati oggi con l'accusa di riduzione in schiavitù di minorenni, sfruttamento finalizzato a compiere reati predatori in Italia e in altri Paesi europei. La segnalazione delle autorità bulgare risale al 2003 e c'è già stata un'inchiesta della procura di Trieste nel 2006. Non si tratta quindi di un fatto di oggi, ma di un'inchiesta che ha un lungo percorso e l'ordinanza è dell'11 febbraio, anche se la notizia è uscita oggi.

RITA GHEDINI. Torno sulla questione trattata dalla collega Sbarbati a proposito del disegno di legge sulla sicurezza e della norma introdotta in Senato, che fa riferimento all'abolizione del divieto di segnalazione.
Effettivamente, il testo prevede l'abolizione del divieto di segnalazione. Una delle molte preoccupazioni espresse anche dalle associazioni dei medici è collegata ai possibili effetti del combinato disposto tra l'abolizione del divieto di segnalazione e l'introduzione del reato di immigrazione clandestina, che il disegno di legge prevede. Come medico, pubblico ufficiale nell'esercizio delle mie funzioni, accogliendo in cura un clandestino, ricevo nei fatti, anche se non formalmente, una notizia di reato, a fronte della quale posso segnalare o non segnalare. Se scelgo di non segnalare, mi rendo corresponsabile di quel reato?

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Oggi esiste il reato di permanenza in Italia di un cittadino che sia stato espulso.


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L'obbligo del referto è già previsto, aspetto che spesso si dimentica. Nel codice penale c'è l'obbligo del referto nel caso di un cittadino italiano o extracomunitario che abbia commesso un reato che preveda l'arresto obbligatorio; quindi, già oggi è così.
La norma che abbiamo introdotto non cambia nulla da questo punto di vista, per cui anche questa obiezione appare infondata. Sarebbe opportuno valutare le norme senza pregiudizio, nella loro completezza, facendo riferimento alle disposizioni che già esistono e anche alle situazioni degli altri Paesi europei. Non si può infatti affermare che ciò che si fa in Italia è contro la Costituzione, contro i trattati europei, quando poi lo stesso viene fatto in Germania, in Francia, in Inghilterra e in Spagna. È necessario valutare le norme nelle loro conseguenze, sapendo che in tanti Paesi la loro attuazione non ha destato allarmi, né conseguenze particolari. Non si capisce perché, se funziona in Germania, non possa funzionare in Italia.

PRESIDENTE. Nel ringraziare il Ministro Maroni per la disponibilità manifestata, dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15,50.

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