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Seduta del 16/12/2008


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Audizione del consigliere Simonetta Matone, già sostituto procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Roma.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui minori stranieri non accompagnati, l'audizione del consigliere Simonetta Matone, già sostituto procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Roma.
Ringrazio il consigliere Matone, cui do subito la parola per lo svolgimento della relazione.

SIMONETTA MATONE, già sostituto procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Roma. Ritengo di essere audita sul caso di Gratian Gruia, partendo dal quale potremo fare digressioni sulla problematica dei minori stranieri non accompagnati in Italia.
Considero opportuno soffermarmi brevemente, procedendo per flash, sulla storia processuale di questo minore, di cui mi sono occupata in quanto pubblico ministero per i minorenni presso il Tribunale per i minorenni di Roma dal 1991 al maggio 2008. L'ufficio del procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni è il titolare del potere di azione a protezione dei minori abusati e maltrattati. La titolarità di questo potere-dovere è altresì collegata al turno «arrestati per il penale».
I pubblici ministeri sono reperibili con un turno settimanale ventiquattro ore su ventiquattro dal mercoledì alle ore 14 al mercoledì successivo, e sono obbligati alla reperibilità telefonica al pomeriggio e fisica presso l'ufficio la mattina per le fattispecie penali suscettibili di arresto, laddove la polizia arresti un soggetto minorenne e debba immediatamente avvisare il pubblico ministero di turno, nonché ad adottare provvedimenti di urgenza e protezione per le fattispecie civili. Se ad esempio un bambino massacrato di botte viene portato al pronto soccorso con una prognosi importante, la polizia chiama il pubblico ministero di turno per i minorenni per avere istruzioni su cosa fare di quel minore e soprattutto se restituirlo alla famiglia.
Fatta questa doverosa premessa per chiarire la ragione per cui sono intervenuta trattandosi di un reato commesso da maggiorenni, desidero rilevare come il 25 maggio 2007, mentre ero di turno, sia stata avvisata dal capo della squadra mobile romana, dottor Alberto Intini, che aveva provveduto attraverso personale della Polizia di Stato all'arresto in flagranza di reato della nonna di un minore, Gratian Gruia, nato in Romania il 21 marzo 2005. Dinanzi al supermercato Eurospin a Roma, infatti, la volante «San Lorenzo» aveva proceduto all'arresto di questa


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donna. I poliziotti erano stati chiamati da alcuni passanti che avevano notato la donna picchiare selvaggiamente questo bambino per indurlo a piangere per chiedere l'elemosina. Erano state quindi effettuate diverse telefonate al 113 e al Telefono azzurro, attraverso il servizio 114. Identificati i passanti che avevano assistito a questo episodio, la donna veniva dunque arrestata.
Non vi erano genitori presenti, per cui ero stata telefonicamente contattata. Il dottor Intini aveva già individuato la struttura in cui collocare il minore. Mi limitai quindi a ratificare tale scelta effettuata dal capo della squadra mobile ai sensi dell'articolo 403 del codice civile.
Il bambino fu quindi portato presso la struttura protetta «La Valle dei Fiori» e affidato alla dottoressa Patrizia Barbalucca, responsabile della struttura, previa visita medica. Tale visita mise in evidenza alcune ferite inferte al bambino ai piedi destro e sinistro, ripetute cicatrici, una contusione al ginocchio sinistro, uno sviluppo ponderale non adeguato all'età, perché il bambino pesava pochissimo. Il quadro fisico del bambino, documentato presso gli atti del fascicolo per il Tribunale per i minorenni di Roma, presentava dunque una condizione gravemente compromessa.
Al momento del ricovero, egli indossava abiti sporchi inadeguati al sesso e alla stagione, aveva piedi, unghie e mani sporche al punto da doverli strofinare energicamente, aveva il terrore della doccia, non parlava, non rispondeva, non si faceva togliere le scarpe. Si trovava quindi in una situazione purtroppo molto frequente in bambini in analoghe condizioni.
Come pubblico ministero, iscrivevo immediatamente a modello 45 il bambino. Il procuratore della Repubblica mi delegava l'apertura di questo caso civile, perché le deleghe seguono automaticamente il turno, ma c'è comunque un atto di assegnazione da parte del titolare dell'ufficio, che mi assegnava formalmente questo caso, sul quale iniziavo subito a lavorare.
Le condizioni di degrado erano gravi e ulteriori accertamenti da me disposti avevano dimostrato come la nonna avesse già utilizzato il bambino allo stesso modo a Pescara o ad Avezzano (purtroppo, non avendo più accesso al fascicolo, cito a memoria), dove era stata arrestata, ma rilasciata e denunciata a piede libero per lo stesso tipo di reati, impiego di minori nell'accattonaggio attraverso percosse. Nel primo caso, essendo stata denunciata a piede libero, non aveva più seguito la vicenda ed era stata rinviata a giudizio, mentre in questa vicenda ammise le sue responsabilità e patteggiò la pena davanti al Tribunale per i minorenni. Su questa vicenda si è formato il giudicato, elemento importante da considerare.
Alla luce delle condizioni del bambino, della scomparsa della madre e del padre, delle relazioni degli operatori che descrivevano una situazione gravemente compromessa sul piano relazionale e dell'aspetto disarmonico, in quanto il piccolo a due anni e mezzo era alto soltanto 80 centimetri e pesava 11 chili, evidenziando valori importanti di non accudimento (non conosceva l'uso dei cibi cotti e quindi aveva un rapporto con l'alimentazione totalmente errato), chiedevo la decadenza della potestà genitoriale degli esercenti. Con notevole solerzia, il Tribunale per minorenni di Roma si pronunciava dichiarando decaduti i genitori.
Quando i genitori sono dichiarati decaduti e la sentenza non viene impugnata, si apre il procedimento per la declaratoria dello stato di abbandono, cui segue l'adottabilità, cosa che immediatamente feci. Nel corso di questo procedimento, però, essendo sempre stata favorevole a istruttorie del pubblico ministero molto accurate, constatai come la Romania si fosse costituita in giudizio, comprendendo che si trattava di un caso delicato in cui tutti i passaggi formali e sostanziali dovevano essere particolarmente accurati. Nell'ambito dei poteri che spettano al procuratore della Repubblica, disposi quindi una consulenza tecnica sul minore. Nell'ambito di procedimenti civili, però, il pubblico ministero non ha un capitolo di spesa del quale avvalersi per nominare un suo consulente,


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ovvero scegliere il grande luminare della psichiatria, come invece può fare nei procedimenti penali, ma si deve servire di strutture pubbliche.
Nell'ambito dei poteri di scelta in mio possesso, conferii dunque questo incarico alla struttura provinciale Tetto Azzurro, Centro provinciale Giorgio Fregosi, che lavora per la provincia e in partenariato con Telefono Azzurro, struttura pubblica cui chiesi specificamente di esprimersi in merito alla situazione del minore, dichiarando se i consulenti ravvisassero importanti segni di maltrattamento ed eventuali rischi nel rimpatrio del minore, un bambino gravemente deprivato, che presentava importanti segnali di maltrattamento.
La consulenza del Tetto Azzurro diede risultati sconvolgenti, che lessi con grande difficoltà, perché è terribile leggere il calvario di questo bambino sul piano psichico e intrapsichico.
Tralascio i dettagli all'interno di questa perizia in merito ai segni del maltrattamento. Riporto solo un breve cenno: «L'area della comunicazione verbale risulta fortemente inibita, traducendosi in una sorta di mutismo intenzionale, sebbene con un clima di maggiore fiducia il bambino si sciolga». Per quanto riguarda lo sviluppo affettivo «l'inibizione, l'ansia, la paura intensa, la coartazione degli affetti unitamente alla scarsa capacità di investimento affettivo positivo... Diffidenza, resistenza - ormai aveva quasi tre anni - ... Il funzionamento cognitivo è nella norma, ma il bambino è terrorizzato ogni qualvolta si stacca dalle figure di riferimento» ovvero gli operatori che lo accompagnavano.
La diagnosi è la seguente: «evidenti segni importanti di disagio psicoaffettivo caratterizzati da paura, ansia, congelamento e inibizione massiccia, che riflettono una evidente condizione post traumatica. Il bambino si è faticosamente integrato... A fronte di un tale quadro sintomatologico, si segnala che un eventuale allontanamento dal contesto sociale e culturale - il quesito che avevo posto riguardava gli eventuali danni causati al bambino da un allontanamento dal contesto sociale di riferimento, da 18 mesi quello della casa famiglia - in cui il bambino si è faticosamente integrato, può bloccare il processo di recupero che lo stesso ha appena faticosamente avviato e comportare una grave compromissione del suo equilibrio psico-affettivo. Ulteriori esperienze di stress rischierebbero di compromettere irreversibilmente il potenziale funzionamento adattivo e relazionale e di colpire gravemente la qualità del funzionamento emotivo del bambino».
Le conclusioni erano: «Si ravvisa, pertanto, la necessità di garantire al minore la stabilità e la continuità delle relazioni con le figure adulte di riferimento - quelle della casa famiglia -, di garantire al minore stabilità e continuità delle relazioni con i pari - i bambini della casa famiglia -, di limitare l'esposizione a ulteriori fonti di stress e di favorire lo sviluppo dell'abilità di coping e di adattamento interpersonale».
Questa è la diagnosi di un organo pubblico e la consulenza è firmata da tutti questi esperti. In seguito, ho necessariamente abbandonato il caso, perché sono stata chiamata ad un nuovo incarico. Questa consulenza è stata depositata poco prima che me ne andassi, tanto che sulla sua base ho formulato un parere assolutamente contrario alla restituzione del minore alla Romania perché, nell'equilibrio funzionale tra l'interesse del minore al recupero della sua nazionalità e l'interesse del minore ad un equilibrio psico-affettivo garantito dalla situazione in cui si trovava, alla luce delle convenzioni internazionali e del diritto vigente, ho scritto due pagine in cui motivavo l'assoluta impossibilità di eseguire la restituzione del bambino alla Romania.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Perché la Romania lo rivoleva indietro?

SIMONETTA MATONE, già sostituto procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Roma. La Romania sta adottando una politica intensiva di recupero


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dei minori. Il problema è che vengono richiesti esclusivamente bambini piccoli e non gli adolescenti. Per l'87,6 per cento dei minori rumeni tra i 14 e 18 anni, che insieme ai miei colleghi ho arrestato negli ultimi dieci anni nel Lazio, non vi è alcuna richiesta di rimpatrio da parte della Romania. Vi è invece una politica conclamata dal Governo rumeno di recupero di questi minori.
La Romania si costituisce in giudizio e l'8 luglio 2008 il Tribunale per i minorenni emette una sentenza di dieci righe, in cui dichiara che la Romania aveva chiesto il rimpatrio del minore, e che, anche in relazione ad accordi bilaterali tra due Stati, cioè l'accordo Italia-Romania siglato il 9 giugno, non si possa procedere oltre agli accertamenti sull'esistenza dello stato di abbandono in Italia del minore, ma debba accogliersi la richiesta ufficiale dell'autorità straniera. Dispone quindi un non luogo a provvedere sullo stato di adottabilità del minore e che il curatore del minore, preso contatto con il servizio sociale, ne curi la consegna.
Da esterna, rilevo come questa sentenza presenti i seguenti vizi. Innanzitutto è priva di motivazioni, non rispetta il principio del contraddittorio perché, quando il pubblico ministero inserisce agli atti del fascicolo la consulenza tecnica di Telefono Azzurro, trattandosi comunque di un procedimento civile, il Tribunale per i minorenni ha l'obbligo di motivare. Il Tribunale non è tenuto a fare sue le conclusioni di quella consulenza tecnica, ma deve tenerne conto, ne deve fare menzione e deve smantellare tecnicamente le conclusioni che il pubblico ministero ha portato sul piano processuale.
Se nel fascicolo c'è una consulenza che afferma l'impossibilità di spostare il bambino, deve essere spiegato con argomentazioni degne dello stesso livello come superare tali affermazioni tecniche, perché il pubblico ministero è parte necessaria all'interno del procedimento e ciò che afferma non è vincolante, ma deve comunque rientrare nella dialettica processuale. Qui non c'è invece una sola riga sulla consulenza tecnica, sulla valutazione degli interessi in gioco: l'interesse del minore ad una crescita sana e armoniosa, l'interesse del minore al recupero della sua nazionalità.
In secondo luogo, si fa riferimento all'accordo bilaterale tra i due Stati, ma esso prevede all'articolo 5 la costituzione di un ufficio nell'ambito del Ministero dell'interno, il Centro organizzativo per i minori, che dovrà opportunamente vagliare con un'istruttoria l'accordo Italia-Romania, accordo ottimale perché prevede un'istruttoria per ogni minore, valutandone l'interesse al rimpatrio. In questo caso, però, non è stato sentito e compulsato il Ministero dell'interno: è stato citato l'accordo bilaterale Italia-Romania senza però rispettarlo.
In terzo luogo, l'esecuzione di un provvedimento che riguarda un bambino di tre anni deve rispettare le convenzioni internazionali e non può essere effettuata con le modalità dell'esecuzione di un procedimento civile. Qui non vi è una riga in ordine alle modalità di esecuzione del provvedimento. Questo non è stato impugnato dalla procura della Repubblica, è diventato esecutivo e messo in esecuzione come qualunque altro procedimento civile.
In seguito, a titolo di volontariato, mi sono occupata della vicenda. Nella mattina in cui i funzionari dell'ambasciata si sono presentati alla casa famiglia per prendere il minore, mi ha telefonato disperata la dottoressa Barbalucca anche perché il bambino, avendo intuito qualcosa, aveva pianto e vomitato tutta la notte. La modalità di esecuzione del provvedimento non era stata studiata e il comune di Roma non aveva attuato nessun tipo di procedura cooperativa. A questo punto, ho interessato la segreteria del sindaco, nella persona del dottor Lucarelli, che ha autorizzato il pagamento del biglietto aereo per un'operatrice della casa famiglia, affinché accompagnasse il bambino a Bucarest. Durante il viaggio, il bambino la baciava sulle mani e sugli occhi supplicandola di non lasciarlo. Arrivati a Bucarest, un funzionario della pubblica assistenza ha preso


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il bambino e l'ha portato via. L'operatrice della casa famiglia è stata lasciata sola in aeroporto, non le è stata fornita alcuna assistenza, né indicato alcun albergo. Ha trascorso la notte a Bucarest e il giorno dopo è ritornata a Roma.
Questa è la parte di cui sono a conoscenza. Successivamente, il Ministro Carfagna ha scritto una lettera al Ministro della giustizia Alfano e al Ministro degli affari esteri Frattini sottoponendo loro il caso. Il Ministro Carfagna ha infatti la delega del Governo sulla tutela dei diritti umani e, in virtù di quella che ha considerato una palese violazione dei diritti del minore, ha scritto al Ministro Alfano e al Ministro Frattini in forma ufficiale, investendoli della questione.
La parte a mia diretta conoscenza finisce qui e sulla mobilitazione della politica e della stampa non spetta a me riferire. Personalmente, posso garantire che questo procedimento è stato istruito con la dovuta cura, tanto che la decadenza della potestà genitoriale è inesorabilmente arrivata, sebbene per ottenerla occorrano conclamati e univoci elementi. La sorte successiva di questo procedimento è sotto gli occhi di tutti.

PRESIDENTE. La domanda è perché ci sia stato questo epilogo. Come lei ci ha ben spiegato, non si è svolta una discussione nel momento in cui è stata definita la sorte di questo bambino. Vorrei sapere perché nella fase del dibattimento non ci sia stata nessuna presa di posizione.

SIMONETTA MATONE, già sostituto procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Roma. Questi interrogativi dovrebbero essere posti all'autorità giudiziaria. L'intervento politico successivo è infatti giusto, ragionevole ed eticamente comprensibile, ma il nodo della questione è il provvedimento. Del resto, la magistratura è assolutamente sovrana, ma deve anche sottostare alle regole del codice. È quindi necessario chiedersi come sia possibile nell'ambito dell'assoluta autonomia dei poteri arrivare ad una sentenza che nella parte motiva non esprime motivazioni. Tutti gli interventi successivi sono più che giustificati, ma tardivi. Il nodo centrale della questione resta quel provvedimento.
Credo che voi possiate acquisire copia degli atti relativi al procedimento, dal momento che non sono più coperti da alcun segreto, in quanto la vicenda è definita, chiusa ed archiviata. Ritengo quindi che nell'ambito di un potere conoscitivo la Commissione possa avere accesso agli atti del fascicolo. In seguito, ognuno farà la sua parte.

PRESIDENTE. Vorrei sapere se negli anni in cui lei è stata sostituto procuratore si siano verificati casi analoghi, di cui possa riferire l'esito e le modalità seguite nell'istruirli.

SIMONETTA MATONE, già sostituto procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Roma. Sì, però il dato allarmante riguarda questa politica adottata nei confronti dei minori rumeni. In un colloquio, l'ambasciatore di Romania mi ha annunciato che le richieste di rimpatrio riguardano circa 3 mila minori. Ritengo quindi che l'interrogativo sia più ampio.
Il discorso sul Tribunale per i minorenni ci porterebbe lontano e credo non sia compito di questa Commissione. La questione riguarda direttamente il Governo, l'assetto dei Tribunali per i minorenni, l'estrema autonomia giurisprudenziale di cui godono. Si tratta di discorsi molto più ampi, dinanzi ai quali non possiamo interrogarci oltre. Conosco numerosi casi drammatici di minori strappati a situazioni consolidate, che non hanno avuto lo stesso clamore di questo forse perché questo piccolino aveva soltanto tre anni. La cosa gravissima, però, è che questo bambino, in virtù della competenza territoriale, sia stato rimandato nel suo borgo al confine con la Serbia, popolato esclusivamente da suoi parenti.
Le sentenze dei tribunali per i minorenni rumeni sono pubbliche e navigando in Internet si può agevolmente verificare come i casi di minori omonimi maltrattati e abusati siano innumerevoli. Il bambino è


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stato trasferito proprio dove c'è una situazione ambientale non favorevole, dove nessun supporto di tipo terapeutico è stato adottato nei suoi confronti. Non discuto infatti una decisione di questo genere, però sarebbe bastato consentire agli operatori della casa famiglia un lungo soggiorno insieme al bambino per effettuare una fase di passaggio con la nuova famiglia ed evitare così clamorosi guasti. Il problema è invece che questo bambino non è stato allontanato dal nostro Paese per essere avviato ad una famiglia attraverso un percorso adottivo, perché in Romania l'adozione è un istituto semisconosciuto. Nessuno vuole i «figli di nessuno», per cui questo bambino non andrà in una famiglia rumena: verrà restituito ai Gruia o passerà tutta la vita in istituto. È quindi necessario interrogarsi su questa politica di rimpatrio dei minori chiedendosi a cosa siano destinati.
Ho infatti promosso uno studio nel nostro ufficio stampa sugli istituti assistenziali rumeni, da cui è emerso come si tratti non di situazioni simili alle nostre, ma di assistenza maternale delegata a persone che per una somma irrisoria tengono questi bambini. La mappa documenta in modo sconvolgente una situazione «a macchia di leopardo». Si tratta di uno studio molto accurato, che posso lasciarvi, da cui emergono migliaia di situazioni che ospitano i minori.
L'accordo Italia-Romania è positivo, ma è doveroso verificare cosa vadano a fare e dove, perché, se dobbiamo condannare 2 mila-3 mila bambini a vivere tutta la loro vita in istituto, bisognerebbe che un'indagine conoscitiva si soffermasse su questo. Nulla quaestio infatti, se questi bambini rientrano in patria, recuperano la loro nazionalità ed entrano in un circuito adottivo, sia nazionale che internazionale, ma, se entrano in un circuito solo assistenziale e non controllato, si pone un interrogativo piuttosto complesso e inquietante.

PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

LAURA ALLEGRINI. La ringrazio, dottoressa. Vorrei porle alcune domande sul caso per poi trarne dei princìpi generali. Le sue parole corrispondono esattamente a quello che abbiamo potuto rilevare nella scorsa audizione con il responsabile dell'attuazione dell'accordo Italia-Romania. Alla fine dell'audizione, ci siamo resi conto che l'Italia sta facendo una «fatica di Sisifo», spendendo, mantenendo i bambini in istituti e poi rimandandoli, secondo il volere della Romania, presso le loro famiglie d'origine, dramma più rilevante, oppure in istituti diversi dai nostri. Come Commissione, abbiamo quindi chiesto di poter avere un «occhio» all'interno di questo sistema.
Nel caso specifico, le vorrei chiedere perché il procuratore della Repubblica non abbia impugnato questo tipo di sentenza, non essendo in attuazione dell'accordo bilaterale, se sia possibile intraprendere un'azione di responsabilità contro questo procuratore della Repubblica. Dal punto di vista politico, lei afferma che l'accordo va bene, ma, se l'Italia deve fare quanto la Romania chiede, vorrei sapere perché dovrebbe partecipare, anche in forza di accordi internazionali, ad un sistema non efficace e giusto, ovvero perché, se in linea teorica è giusto, dal punto di vista pratico non funziona.

SIMONETTA MATONE, già sostituto procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Roma. Non ritengo possibile l'esercizio di un'azione disciplinare nei confronti del pubblico ministero, perché rientra nella discrezionalità dello stesso inserire la formula «con riserva dei motivi d'appello» con i dieci giorni per presentare il reclamo. Le valutazioni sui procedimenti disciplinari devono essere rimesse esclusivamente al Ministro della giustizia, che in questo caso dovrebbe disporre un'ispezione, che, sebbene non possa entrare nel merito dei provvedimenti, può valutare la congruità del provvedimento rispetto al giudicato. Questo è quindi un quesito da porre al Ministro della giustizia attraverso l'ispettorato. Non spetta a me dire se ci siano gli estremi, giacché questa


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materia è rimessa esclusivamente al Ministro della giustizia.
Per quanto riguarda l'accordo, lei mi pone una domanda squisitamente politica, giacché l'accordo rientra in un quadro ottimale di cooperazione internazionale con un Paese che è entrato nell'Unione europea. Ritengo che, quando un Paese entra nell'Unione europea, non si debba considerare solo il prodotto interno lordo ma anche e soprattutto il rispetto dei diritti umani, e che quindi debbano essere valutate le condizioni dei minori al suo interno. Mi risulta che la condizione dei minori in questi Paesi sia terribile. Ho avuto numerosi incontri con Mino Damato, che ha creato una struttura assistenziale in Romania. Mi ha regalato dei reportage fotografici che non riesco nemmeno a guardare per la crudezza delle immagini. Mi ha analiticamente descritto la condizione dei minori malati di Aids, che non hanno accesso alla scuola e fino a qualche anno fa giravano con un bracciale con la scritta «Aids», situazione terrificante sulla quale non possiamo purtroppo intervenire, perché si tratta di affari interni della Romania.
Questo accordo avrebbe una profonda ragione, se fosse destinato a tutti quei ragazzi che delinquono, che rappresentano l'87,60 per cento degli arrestasti minorenni nel Lazio e il 77 per cento dei giovani adulti a Roma. Nei confronti di soggetti che hanno già scelto la via del crimine quell'accordo sarebbe sacrosanto, così come anche per i minorenni, se venisse rispettato. Ho la massima fiducia nel Ministero dell'interno e sono convinta che l'organismo creato al suo interno, il Centro organizzativo, farà la sua parte, valutando nel singolo caso l'opportunità di rimpatriare quel bambino o quella bambina. Il problema centrale è che qui l'accordo è solo citato ma non rispettato e che è doveroso conoscere il destino di questi 2 mila-3 mila bambini.

LAURA ALLEGRINI. Se però, come è avvenuto, l'autorità giudiziaria non lo applica, che potere ha il Ministero dell'interno?

SIMONETTA MATONE, già sostituto procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Roma. Il Ministero dell'interno nessuno. Il Ministero della giustizia lo ha nell'ambito dei poteri di indagine. Se il Ministero dell'interno non sa che un bambino deve essere rimpatriato, non può avere alcuna responsabilità, perché non è stato compulsato. È stato offerto sul piatto d'argento il rimpatrio di un bambino alla Romania ed è logico che lo abbiano ripreso in una politica generale di recupero dei minori.
Questo caso è estremamente noto e seguito in Romania attraverso la stampa, che però non ha mai informato l'opinione pubblica degli antefatti, ovvero degli arresti, dei maltrattamenti, delle condizioni in cui il bambino versava con la nonna. Tutto questo non è uscito sui giornali rumeni e c'è un grosso movimento di opinione pubblica al riguardo.

LAURA ALLEGRINI. A favore del rimpatrio?

SIMONETTA MATONE, già sostituto procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Roma. Sì, a favore delle politiche del rimpatrio, partendo soprattutto da questo caso.

PRESIDENTE. Non si capisce a quale scopo, visto che non vogliono i grandi e prendono i piccoli per poi abbandonarli.

SIMONETTA MATONE, già sostituto procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Roma. Per questa politica nazionale di recupero della propria nazionalità, che non è infrequente nei Paesi di quell'area geografica.

PRESIDENTE. Questo ragionamento sarebbe perfetto se però ci fosse l'inserimento del bambino nella famiglia. Se invece questo bambino viene lasciato nella casa famiglia o restituito agli stessi che l'avevano maltrattato, tale politica è fallimentare fin dall'inizio.


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SIMONETTA MATONE, già sostituto procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Roma. La verifica del funzionamento delle adozioni in Romania dovrebbe essere effettuata a livello internazionale.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Le adozioni in Romania sono state praticamente bloccate, lei lo sa?

SIMONETTA MATONE, già sostituto procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Roma. Sì.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Circa due anni fa, infatti, hanno stabilito che solo un nonno residente in Italia potesse adottare un bambino chiamando praticamente il nipote consanguineo. È però impossibile che questo caso si verifichi, per cui si sono inventati un marchingegno assolutamente improponibile.
Poiché è impraticabile, è palese che le adozioni in Romania sono bloccate. Non c'è alcuna possibilità...

SIMONETTA MATONE, già sostituto procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Roma. Ma non c'è nemmeno l'adozione nazionale.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Era proprio ciò che volevo aggiungere.

SIMONETTA MATONE, già sostituto procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Roma. Non c'è neppure l'adozione nazionale. È necessario verificare la veridicità di quanto i cultori della materia sostengono al riguardo.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Insomma, ci sta dicendo che non c'è neanche in Romania.

SIMONETTA MATONE, già sostituto procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Roma. Questo è da verificare, perché si tratta di conclusioni evinte da miei studi (per cui vi metto a disposizione quanto ho appreso), ma non di un dato scientifico. Questo deve quindi essere approfondito. Sarebbe opportuno chiederlo all'ambasciatore di Romania...

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Lo Stato italiano, quindi, per quanto di sua competenza dal punto di vista strettamente legale, e dunque di rapporti bilaterali tra i Paesi, ha il potere di condurre un'indagine o avanzare una richiesta per ricevere notizie più precise.

SIMONETTA MATONE, già sostituto procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Roma. Ritengo di sì. Quando si restituisce un minore, non si rispetta soltanto la legge nazionale del Paese richiedente, ma anche la Convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 1989, resa esecutiva in Italia nel 1991, la Convenzione di Strasburgo e tutte le Convenzioni successive, che impongono di tutelare l'interesse del minore nell'esecuzione dei provvedimenti per garantirne una crescita sana ed armoniosa.
Ritengo dunque che l'Italia non sia obbligata a restituire un minore, se non ha la garanzia che questi vada in una situazione pari, se non ottimale. Il ragionamento giuridico verte esclusivamente su questo. Presso il Ministero dell'interno è stata creata questa struttura per compiere un lavoro di valutazione sui rimpatri assistiti. Il problema consiste dunque nell'attivare questo meccanismo e far sì che tale legislazione venga rispettata, perché le Convenzioni internazionali nella gerarchia delle fonti hanno il rango di legge superiore, cui deve adeguarsi chi applica la legge di rango inferiore. Si tratta quindi di un problema ordinamentale molto chiaro.
Nella mia passata esperienza, ho spesso invocato con successo l'articolo della Convenzione di New York che impone l'ascolto del minore sui provvedimenti che lo riguardano, laddove nei limiti del possibile la sua volontà deve essere rispettata. In


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virtù di questa norma vigente nel nostro ordinamento, i bambini o gli adolescenti possono esprimere il loro parere, che nei limiti della ragionevolezza è vincolante rispetto all'esito dei procedimenti. Ho fatto tanti verbali intestandoli proprio così: «audizione del minore ai sensi dell'articolo 12 della Convenzione di New York dei diritti del fanciullo, resi esecutivi in Italia con legge...».

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Quindi è possibile attivarsi perché lo Stato italiano verifichi cosa sta succedendo in Romania, invochi le convenzioni internazionali e rifiuti di rimandare nel Paese d'origine un minore condannato a stare peggio.

SIMONETTA MATONE, già sostituto procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Roma. Tradotto in termini molto crudi, ma reali, questo bambino sta non nella «Valle dei fiori» con le operatrici, la psicoterapeuta, la direttrice e i volontari, ma in un villaggio sperduto assediato dal clan Gruia, senza alcun controllo medico...

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Se ne hanno notizie recenti?

SIMONETTA MATONE, già sostituto procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Roma. Le notizie fornite dalla Romania sono delle fotografie molto belle e serene che l'ambasciatore di Romania mi ha mandato e che ho mostrato alla giornalista di Tg Sky, Simona Vasta, che è andata in incognito in Romania. Mi ha detto che il luogo in cui il bambino è fotografato non è quello in cui lei l'ha visto; ma sono voci, illazioni, opinioni. Sembra quasi che io sia l'interlocutore del Governo rumeno.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Nella vicenda stupisce questa specie di superficialità con cui il bambino è stato ceduto, sebbene il nostro sia un Paese fondamentalmente garantista.

SIMONETTA MATONE, già sostituto procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Roma. Il vero problema dei procedimenti dinanzi al Tribunale per i minorenni non è tanto la sostanza quanto la loro esecuzione. Ho visto spesso portare via i bambini in questo modo brutale, terribile, veramente drammatico. Ricorderete tutti il terribile caso di Serena Cruz. All'epoca, ero capo segreteria del Ministro Vassalli e ricevemmo 17 mila telegrammi di comuni cittadini, che invocavano la restituzione di quella bambina, che il Tribunale ha reso una squilibrata perché a diciotto anni è ritornata dai Giubergia e poi di nuovo dalla famiglia adottiva in virtù dell'esecuzione di un provvedimento terribile, laddove fu portata via in esecuzione di un provvedimento del Tribunale per i minorenni di Torino che recitava: «Attraverso il sacrificio di Serena, noi salveremo gli altri bambini dal mercato delle adozioni». A me è stato insegnato che la giustizia è del caso singolo e non del caso esemplare. La giustizia del caso esemplare è propria dei regimi totalitari. Natalia Ginzburg dedicò addirittura un libro al caso di Serena Cruz. Sono trascorsi tanti anni e siamo ancora qui a parlare di provvedimenti eseguiti in questo modo.

DONATELLA PORETTI. Ormai è stato detto quasi tutto. Vorrei però sapere se il nostro ambasciatore in Romania possa andare in visita e scattare fotografie.

SIMONETTA MATONE, già sostituto procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Roma. Dovete chiederlo al Ministro degli esteri.

DONATELLA PORETTI. Rispetto al nostro intervento, possono essere formulate due richieste da parte di due componenti del Governo: il Ministero della giustizia, che potrebbe chiedere un'ispezione sulle motivazioni che hanno indotto la procura a non presentare ricorso...


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SIMONETTA MATONE, già sostituto procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Roma. No, più che la procura direi il tribunale.

DONATELLA PORETTI. Le ispezioni sono due, per valutare perché il tribunale abbia emesso quel tipo di sentenza non motivata e perché la procura non abbia presentato ricorso.

SIMONETTA MATONE, già sostituto procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Roma. È diverso, perché in quel caso vi è ampia discrezionalità di non impugnare, mentre il tribunale è tenuto a seguire una certa logica.

DONATELLA PORETTI. Le conseguenze di questa ispezione sono sanzioni?

SIMONETTA MATONE, già sostituto procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Roma. Certo.

DONATELLA PORETTI. Sulla sentenza, però, ormai la partita è chiusa.

SIMONETTA MATONE, già sostituto procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Roma. In maniera assoluta: è una partita chiusa perché non è ricorribile per Cassazione. Sono decorsi i termini e si è formato il giudicato.
Mi preme comunque sottolineare che il Ministero degli affari esteri si è mobilitato in maniera incredibile su questo caso, su cui il Ministro Frattini ha dispiegato ogni possibilità diplomatica. Ho avuto un intenso carteggio con il Ministro Frattini e con il suo staff, cui ho fornito gli elementi propri del mio passato di pubblico ministero, ma poi non ho potuto offrire ulteriori elementi, laddove non ho nemmeno il provvedimento che dichiara decaduta la potestà. Ho le carte che mi sono state gentilmente donate dai volontari, perché su questo grave caso si è registrata anche una grande adesione trasversale.

DONATELLA PORETTI. Alla luce delle valutazioni di questo caso specifico e della sua attuale funzione, vorrei conoscere il suo punto di vista in ordine al disegno di legge sulla prostituzione e all'emendamento introdotto nel cosiddetto decreto sicurezza sul rimpatrio dei minori non accompagnati.

SIMONETTA MATONE, già sostituto procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Roma. Non rilevo alcuna contraddizione, perché rispetto al rimpatrio assistito stiamo parlando di ragazze più grandi e di una valutazione del singolo interesse del minore, che comporta anche un esame della struttura in cui la ragazza andrà o del nucleo familiare che la riaccoglierà. Sono convinta che, se le cose funzioneranno, pochissime verranno rimpatriate. Per anni mi sono occupata di rimpatri volontari di giovani prostitute, che abbiamo eseguito soltanto quando le ragazze hanno manifestato la volontà di tornare a casa, senza effettuare rimpatri in maniera coercitiva. Abbiamo inoltre anche la valvola di scarico dell'articolo 18, ovvero la possibilità di non andare via se si aderisce ad un programma di protezione.
Ciò che mi preoccupa del rimpatrio assistito è l'enorme numero di bambini che la Romania si accinge a richiedere a macchia di leopardo nei vari tribunali per i minorenni. Ritengo che il compito della Commissione infanzia consista nel verificare perché, come e dove.

LAURA ALLEGRINI. È impossibile che l'organismo che abbiamo audito l'altra volta non si accorga di quello che succede! Si deve far applicare l'accordo bilaterale.

SIMONETTA MATONE, già sostituto procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Roma. I dati mi sono stati forniti dall'ambasciatore rumeno in Italia in occasione di un incontro prima dell'estate, durante il quale abbiamo approfondito il tema della prostituzione. Anticipandomi qualcosa su questo caso, perché sapeva che ero il pubblico ministero che l'aveva seguito, e fornendomi garanzie che peraltro non sono state rispettate, mi ha


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detto che le loro richieste riguardavano 2 mila-3 mila bambini piccoli. Mi permetto di sottolineare come spetti a voi verificare cosa intendano farne, perché sarebbe molto grave se questo accadesse senza che la Commissione infanzia ne fosse a conoscenza.
Resto comunque a vostra disposizione anche per rapide consulenze.

PRESIDENTE. Nel ringraziare il consigliere Matone per il dettagliato resoconto della situazione, che ci ha illuminato sul caso, e per questa ulteriore disponibilità, dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15.

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