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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati, l'audizione del Commissario straordinario dell'Istituto Nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL), dottor Marco Fabio Sartori, e del presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza, dottor Franco Lotito, sull'applicazione delle procedure previste dalla normativa vigente in materia di riconoscimento dei benefici previdenziali e pensionistici nei confronti dei lavoratori esposti all'amianto.
Do la parola al dottor Marco Fabio Sartori, Commissario straordinario dell'INAIL.
MARCO FABIO SARTORI, Commissario straordinario dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL). Ringrazio la Commissione per avermi invitato a questa importante audizione, unitamente al presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza (CIV).
La questione che la Commissione pone è estremamente complessa. Non a caso, ho voluto farmi accompagnare dalle due dirigenti che hanno seguito fin dall'inizio questo percorso normativo costruito nell'arco di quasi vent'anni, la dottoressa Maria Ines Colombo, responsabile Direzione centrale prestazioni INAIL e la dottoressa Fabiola Ficola, dirigente della direzione centrale prestazioni.
Non so come il presidente intenda organizzare la seduta. Potrei ricapitolare lo sviluppo della normativa nel corso di questi diciotto anni e poi, eventualmente, passare alle domande dei commissari. Ci sarebbe molto da dire, ma non so che tipo di focus si voglia fare.
PRESIDENTE. Se siete d'accordo, procederei nel modo seguente. Visto che si tratta di un caso specifico, che ha portato la Commissione a chiedervi di venire, analizzerei lo sfondo normativo con una certa sintesi - capisco che la questione sia di particolare rilevanza e complessità - poi lascerei la parola ai commissari e infine al presidente per la replica.
MARCO FABIO SARTORI, Commissario straordinario dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL). Va bene, mi sembra un'ottima soluzione.
Tutto nasce con la legge 27 marzo 1992, n. 257, che disponeva una serie di norme relative alla cessazione dell'impiego dell'amianto. La cessazione di impiego di amianto creava una serie di conseguenze industriali e occupazionali legate ai processi di ristrutturazione e riconversione, appunto, in seguito al divieto di utilizzo di questa pericolosa e cancerogena sostanza. Queste misure consistevano, in particolare per i lavoratori, in un trattamento straordinario di integrazione salariale e in una serie di benefici ai fini del pensionamento anticipato. Tali trattamenti riguardavano sia i lavoratori già affetti da malattie professionali dovute, appunto, all'esposizione all'amianto, sia i lavoratori esposti all'amianto per periodi lavorativi superiori ai dieci anni e soggetti all'assicurazione obbligatoria INAIL. La legge, quindi, parte con questa impostazione, indicando due limiti ben definiti all'applicazione.
In seguito, con il decreto-legge 5 giugno 1993, n. 169 interviene la prima modifica, che estende la platea dei beneficiari dai soli lavoratori occupati in imprese impegnate in processi di ristrutturazione e conversione, quindi legate direttamente all'utilizzo dell'amianto, a tutti i lavoratori soggetti ad assicurazione obbligatoria INAIL, purché ovviamente fossero entrati in contatto con l'amianto.
Seguono altre modifiche, fino al decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, che sostanzialmente, al comma 8, estende i benefici previdenziali anche ai lavoratori non soggetti all'assicurazione obbligatoria INAIL, quindi anche a coloro che non pagavano la quota prevista, ma comunque esposti all'amianto in concentrazione qualificata, intendendosi per concentrazione qualificata una concentrazione media annua non inferiore a 100 fibre/litro, come valore medio, su otto ore di lavoro giornaliere e per periodi non inferiori a dieci anni.
Il coefficiente di moltiplicazione, per questi casi particolari, veniva ridotto da 1,5 a 1,25 e si prevedeva che tale coefficiente incidesse solo sulle prestazioni pensionistiche e non anche sulla maturazione del diritto, ovvero il periodo sostanzialmente figurativo di pensione così definibile.
Inoltre, il decreto attribuiva all'INAIL il compito di accertare la sussistenza e la durata dell'esposizione in relazione ai parametri che vi ho appena ricordato.
Si passa, poi, al decreto interministeriale del 27 ottobre 2004, che fissa al 15 giugno 2005 il termine ultimo per la presentazione delle domande di ammissione ai benefici e individua le tipologie lavorative che comportavano l'esposizione all'amianto. Il decreto, quindi, circoscrive sostanzialmente, sia sotto l'aspetto temporale sia sotto l'aspetto tecnico, il campo dei destinatari di questi benefici.
La legge 23 dicembre 2005, n. 266 attribuisce all'IPSEMA (Istituto di previdenza per il settore marittimo) la competenza al rilascio delle certificazioni per i lavoratori del comparto marittimo assicurati presso l'IPSEMA stesso. Con la legge 24 dicembre 2007, n. 247, arriva viene introdotto il riconoscimento dell'esposizione all'amianto per quei lavoratori che avevano prestato attività lavorative interessate da atto di indirizzo ministeriale, per i periodi successivi al 1992 e fino all'azione di bonifica, comunque non oltre il 2 ottobre 2003, con le mansioni e nei reparti indicati nei predetti atti di indirizzo, a condizione che avessero presentato domanda di riconoscimento entro il 15 giugno 2005 e non fossero titolari di trattamento pensionistico alla data del 1o gennaio 2008.
Potremmo andare avanti ancora per molto, ma ho ripercorso questi passaggi per farvi capire come la normativa sia veramente molto articolata e anche difficile da applicare. Immaginate cosa significhi per un Istituto ricostruire una serie di fatti, avvenuti anche molti anni prima, riguardanti ambienti di lavoro ed esposizioni alla sostanza, con difficoltà tecniche che non sono certamente semplici da ricapitolare e da ricostruire e con l'apertura di un capitolo molto pesante in termini di contenzioso e di malcontento da parte di coloro che ritengono di non essere stati trattati in egual modo rispetto ad altri o
addirittura di essere stati bistrattati perché non hanno avuto alcun tipo di riconoscimento, nonostante ritenessero di averne tutti i diritti.
Completiamo l'excursus arrivando alla legge 9 aprile 2009, n. 33, che all'articolo 7 prevede che i benefici pensionistici erogati antecedentemente al 12 aprile 2009 debbano restare validi ed efficaci, a seguito sempre degli accertamenti compiuti dall'INAIL, salvo il caso di dolo dell'interessato accertato con sentenza passata in giudicato.
Sostanzialmente questa legge pone la questione dei casi difficili - non voglio usare termini forti - che sicuramente in questi anni si sono verificati, con una serie di complicità, come hanno dimostrato le sentenze o comunque le indagini che sono state compiute in vari luoghi (in particolare a Genova) e che hanno avuto conseguenze pesanti anche su coloro che ritenevano ormai che la vicenda fosse definitivamente chiusa.
Vediamo, ora, quali sono i soggetti interessati. Come ho anticipato prima, sicuramente INAIL e IPSEMA. Occorre specificare che l'INAIL svolge solo un'attività di tipo tecnico; non abbiamo alcun tipo di conseguenza sulle prestazioni, in quanto per noi il tutto è sostanzialmente neutro, al di là dei costi sostenuti per gestire questa enorme massa di pratiche (poi vedremo anche i numeri).
Sostanzialmente le conseguenze economiche di tutto ciò di cui stiamo parlando si ripercuotono su INPS e INPDAP; per il resto, direi che, a parte i costi, è un discorso neutro.
L'attività di certificazione viene svolta dalla nostra CONTARP - i tecnici dell'INAIL, che hanno ormai sviluppato un'esperienza straordinaria in tutto il settore - su domanda del lavoratore e sulla base di una serie di pareri che vengono costruiti a livello regionale. Se sorgono questioni vengono risolte in collaborazione con la CONTARP centrale; lo dico per darvi qualche piccola informazione su come ci muoviamo.
Passiamo ai numeri. Al 28 agosto 2009 l'INAIL ha rilasciato 186.875 certificazioni positive, di cui 2.935 - quindi una percentuale veramente ridottissima - riguardano lavoratori affetti da malattia professionale per esposizione all'amianto accertata. Dunque, su 186 mila certificazioni circa, solo 2.935 riguardano lavoratori effettivamente malati. Sono 183.053 i lavoratori esposti all'amianto, soggetti all'assicurazione obbligatoria INAIL, ai quali si applica l'articolo 13, comma 8, del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito con modificazioni dalla legge 24 novembre 2003, n.326.
Sono 887 i lavoratori esposti all'amianto non soggetti all'assicurazione obbligatoria INAIL, ai quali si applica sempre l'articolo 13, comma 8, del predetto decreto.
Provo a riferirvi altri dati senza dilungarmi troppo. In seguito alla scadenza del termine - 15 giugno 2005 - erano 563.400 le domande presentate. Questo vi dà l'idea anche dell'impatto che queste cifre hanno sull'Istituto, il quale deve gestire una rilevante quantità di pratiche. Un lavoro non semplice, in quanto non si tratta solo di archiviarle rapidamente, , ma di analizzarle e verificarle. Immaginate, dunque, cosa ha significato per il nostro Istituto la gestione tecnica di una problematica di questa rilevanza.
Per non parlare, poi, degli altri istituti - INPS in particolare - che si sono dovuti occupare della parte economica, tema che non voglio affrontare, perché non mi compete, ma che certamente mi incuriosisce.
GIULIANO CAZZOLA. Poi paga lo Stato.
MARCO FABIO SARTORI, Commissario straordinario dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL). È chiaro, questo dice la normativa. D'altronde, siete voi i legislatori, quindi siete voi che dovete riflettere ad ampio raggio.
Tra l'altro, quando è iniziato l'iter di queste norme ero legislatore anche io, quindi mi sento indirettamente e anche direttamente molto coinvolto.
Di focus se ne potrebbero fare tanti, perché tante sono le zone interessate: la
Puglia ha diversi casi significativi, la Liguria altrettanto, e così la Lombardia, il Friuli Venezia Giulia e il Piemonte. Ciascuna di queste realtà meriterebbe un ragionamento. La sostanza, però, è quella che più o meno vi ho riassunto.
A questo punto, preferirei fermarmi per dare ai commissari la possibilità di formulare eventuali richieste di approfondimento, salvo avvalermi della collaborazione dei tecnici oppure, in subordine, se non fossimo in grado di rispondere da subito alle domande, riservarmi di farvi avere una memoria tecnica che risponda puntualmente.
Vorrei sottolineare - non so se Franco Lotito dirà qualcosa al riguardo - che l'Istituto si muove sempre nell'ambito delle norme vigenti. Non fa niente altro. Io subisco (per conto dell'Istituto, non personalmente) una serie di pressioni molto pesanti che arrivano dalle organizzazioni sindacali e dalla stampa, locale soprattutto, la quale ovviamente si preoccupa di una serie di conseguenze. Del resto, è anche comprensibile, perché è ovvio che esistono dei lavoratori che, pur avendo maturato veri o presunti diritti, si trovano da un giorno all'altro in difficoltà (vedi i casi di Genova).
L'Istituto, lo ricordo, è un Istituto pubblico, che si muove nell'ambito della normativa vigente e applica le leggi. Del resto, non potrebbe fare diversamente nemmeno se fosse un Istituto privato. In particolare l'INAIL, poi, non persegue l'interesse di nessuno se non l'interesse pubblico, attraverso l'applicazione della normativa vigente, anche se complicata.
Mi premeva sottolineare che fino a oggi il nostro comportamento è sempre stato coerente, nonostante un quadro normativo veramente molto complicato.
PRESIDENTE. Se sarà possibile acquisiremo agli atti anche l'appunto sul quadro normativo, che riepiloga una situazione complessa e intricata. Si tratta di un appunto interessante e il lavoro svolto potrebbe servire alla Commissione.
Visto che sono con noi i vertici dell'INAIL - è presente anche il dottor Lotito e i dirigenti che ben conoscono la materia - darei la parola ai commissari per le domande specifiche.
Mi auguro che si riuscirà a rispondere a tutte questa mattina, visti i tempi stretti di Camera e Senato, altrimenti vi chiederemo di farci pervenire un appunto scritto di risposta.
GIULIANO CAZZOLA. Ringrazio gli amici dell'INAIL. Avrei alcune domande da porre, ma alle 9 sono impegnato in Commissione con una risposta a un'interrogazione e, d'altronde, alle 9,20 tutti dovremo essere in Aula.
In primo luogo, mi pare che il Commissario Sartori non abbia fatto cenno agli atti di indirizzo, che sono stati un fenomeno devastante in questo scandalo nazionale. Secondo me, infatti, questa legge è uno scandalo nazionale, al di là del fatto che tutela i lavoratori che indubbiamente hanno avuto una vita difficile.
In secondo luogo, credo che se vogliamo approfondire bene l'argomento dell'amianto dobbiamo ascoltare l'INPS, in quanto la proiezione economica, nel tempo, del costo dell'operazione amianto viene elaborata dall'INPS; anzi, alla fine dallo Stato, in quanto le risorse che devono far fronte al problema dell'amianto rientrano negli interventi assistenziali, attraverso l'articolo 37 della legge 9 marzo 1989, n. 88.
Per completare l'indagine, dunque, occorre anche verificare gli effetti di questa normativa, che peraltro oggi è ridimensionata, in quanto oggi l'esposizione all'amianto vale solo come misura della pensione e non più come anticipazione della pensione stessa.
Tuttavia, sarebbe forse il caso di rendere consapevoli i commissari anche dell'effetto devastante che hanno avuto gli atti di indirizzo, i quali hanno sostanzialmente indicato i casi in cui vi è stata esposizione all'amianto, invitando, di conseguenza, a smettere di indagare. Vi sono state ricadute a cascata, in quanto dei lavoratori si sono lamentati del fatto che ad alcuni è stata riconosciuta l'esposizione all'amianto e ad altri no.
MARCO FABIO SARTORI, Commissario straordinario dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL). L'onorevole Cazzola ha certamente ragione: io non ho citato gli atti di indirizzo, anche perché sono complessivamente un centinaio.
Oltre alle norme che ho sommariamente riepilogato, vi sono, appunto, gli atti di indirizzo, che hanno riguardato: l'industria delle costruzioni ferroviarie, le acciaierie, le centrali termoelettriche, i cantieri navali, i lavori di carico e scarico nei porti, insomma una serie di aziende distribuite sul territorio. Tali atti hanno aggiunto un'ulteriore complessità a una normativa già complessa, con una serie di conseguenze derivate dalla lettura di questi provvedimenti da parte dei lavoratori, delle organizzazioni sindacali e degli imprenditori. Questi soggetti hanno ritenuto che INAIL - o altri soggetti, ma soprattutto INAIL - non avesse compiuto appieno il suo dovere in diverse vicende. Ribadisco, invece, che l'Istituto, pur nella complessità delle situazioni, ha adottato un comportamento coerente e chiaro, nonostante le leggi fossero molto complicate e soprattutto la parte tecnica fosse (e sia ancora) molto complessa.
Comunque, gli atti di indirizzo sono certamente da tenere in considerazione.
PRESIDENTE. L'onorevole Cazzola faceva riferimento all'INPS, ma già nella premessa il presidente aveva spiegato che la ricaduta era sull'INPS e di conseguenza sulle casse dello Stato.
PIETRO FRANZOSO. Ringrazio il presidente per questa occasione.
Vorrei svolgere una riflessione. Un dato preoccupante è che, ad esempio, in Puglia vi sono stati 478 morti, di cui l'80 per cento a Taranto, dove si è lavorato continuamente in situazioni di esposizione all'amianto, ma anche manipolando l'amianto stesso (vedesi ex Belleli, Arsenale, ILVA, ITALSIDER e altro).
Il problema, a mio avviso, è quello dell'applicazione della legge 19 luglio 1993, n. 236. Lei stesso, presidente, ha affermato che l'applicazione delle norme sussiste fino all'azione di bonifica. Ci troviamo di fronte al fatto che la verifica, da parte dei tecnici dell'INAIL, è stata effettuata attraverso una formula matematica, e non attraverso una constatazione documentale o rilievi di fatto sulla presenza o meno dell'amianto.
Questo è stato detto dall'ingegner Bertucci, vostro tecnico, in un incontro avvenuto il 17 novembre 2008 alla Prefettura di Bari. Va da sé, dunque, che considero necessario un rilievo sui siti. Peraltro, come lei stesso ha detto, per quanto riguarda la legge 4 agosto 1993, n.271, che affronta il problema dell'esposizione all'amianto, credo che si debba considerare il problema della documentazione. Esistono bolle di acquisto di amianto che risalgono al 1993, ma non si parla di bonifiche, che risalgono invece al 2007. Le consegnerò, presidente, una documentazione degli uffici SPESAL dell'ASL di Taranto, dove sin dal 2007, specie per quanto riguarda l'Arsenale, si stanno realizzando bonifiche.
Dunque, l'esposizione all'amianto è andata oltre il 1993. Di fronte a questo dato inconfutabile - non me ne voglia, non siamo qui per individuare cavilli burocratici volti ad ingannare il prossimo, per dirlo con molta franchezza - scopriamo che, successivamente a queste bolle, per esempio in Belleli la gente ha continuato a lavorare fino al 1998, utilizzando materiali che contenevano amianto.
Ad esempio, avendo io un'azienda metalmeccanica, so che per quanto riguarda i processi di saldatura si utilizzavano dei cuscini di amianto, che venivano a contatto con il corpo, per evitare il surriscaldamento.
Non si tratta, come diceva prima il collega Cazzola, di commettere degli abusi, e credo che nessuno li voglia. Non vorrei, però, che per averli fatti in passato ancora oggi finiscano per pagare per queste responsabilità coloro che oggi continuano ad ammalarsi e che avrebbero diritto a un diritto che, invece, viene loro negato appellandosi ad alcuni cavilli.
Chiedo se, di fronte a tutto questo, non sia il caso - ed è questa la ragione per cui ho chiesto a questa Commissione di svolgere un'audizione su questo tema - di intervenire, considerando che ci sono lavoratori malati sdraiati sulle strade per richiamare l'attenzione sulla propria situazione. In particolare, chiedo se l'INAIL non debba rendersi promotore di qualche azione al riguardo. Lo chiedo davvero con preoccupazione, in quanto vivo in quel territorio e sono a contatto con questa gente; ho avuto anche modo di parlare di questi fatti con il Prefetto di Bari e il Prefetto di Taranto.
Domando se non sia il caso di instaurare con urgenza, alla luce di questi fatti inconfutabili, un tavolo nazionale - cui partecipino i dirigenti nazionali dell'INAIL e la CONTARP, i Prefetti di Bari e Taranto e le organizzazioni sindacali - affinché, in primo luogo, attraverso questa esperienza emerga un diritto e non sicuramente un'elargizione, proprio per l'incidenza che ha avuto l'utilizzo dell'amianto in questa parte del Paese; in secondo luogo, affinché si metta fine a questo rimpallo del problema da una mano all'altra e anche, a quanto mi è parso di vedere, a una sorta di deresponsabilizzazione dirigenziale nei vari uffici.
Inviterei dunque il dottor Lotito a rendersi promotore ad horas di questa iniziativa.
Vi prego di occuparvi di questo problema, in quanto si tratta non di una questione sociale, ma di diritti che vengono calpestati.
MARCO FABIO SARTORI, Commissario straordinario dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL). Poiché si tratta di un fatto specifico, preferirei rispondere per iscritto. Mi rendo conto che la situazione è molto delicata.
PIETRO FRANZOSO. Vi è una sorta di deresponsabilizzazione, anche dei suoi dirigenti...
MARCO FABIO SARTORI, Commissario straordinario dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL). A me non pare che i nostri dirigenti siano stati deresponsabilizzati. Essi subiscono da dieci anni pressioni pesantissime sul territorio, eppure hanno resistito, e non perché avessero un interesse personale; in definitiva hanno avuto il coraggio di dire «no» e sappiamo che non è facile dirlo, tanto è vero che non tutti lo fanno. Credo che dovremmo ringraziare quei dirigenti che ancora oggi sanno dire «no», quando tante volte sarebbe più facile dire «sì» e lasciare che il settore pubblico paghi.
La situazione è complessa. Non ci sono sicuramente lavoratori malati, perché questi sono stati ampiamente riconosciuti. Pertanto, questi lavoratori malati che si sdraiano per le strade sono lavoratori a cui è stato già riconosciuto pienamente il trattamento e senza nessuna difficoltà.
PIETRO FRANZOSO. Capisco che questo è ciò che le viene riferito, ma le dico che, mentre si trovava lì, è morta una persona a cui non erano stati riconosciuti questi diritti.
MARCO FABIO SARTORI, Commissario straordinario dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL). È morta una persona per mesotelioma?
PIETRO FRANZOSO. Sì. Non dico che questo è avvenuto per la deresponsabilizzazione, ma evidentemente qualcosa non quadra. Ad esempio, magari chi subentra non intende risolvere problematiche non risolte dai predecessori. Esistono diversi fattori tali da farmi ritenere necessario che questa problematica sia gestita a livello nazionale.
MARCO FABIO SARTORI, Commissario straordinario dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni (INAIL). Vorrei aggiungere una considerazione. Capisco che alcuni casi possano lasciare qualche dubbio: del resto, su una massa di casi trattati che supera il mezzo milione è evidente che i casi difficili, particolari e umani siano diversi.
Tuttavia, se anche l'Istituto non avesse applicato in maniera logica la normativa vigente, vorrei ricordare che esiste anche una magistratura a cui ci si può rivolgere in maniera semplice, in quanto si tratta di una magistratura territoriale, che conosce bene le situazioni ed è perfettamente in grado di svolgere un'indagine anche tecnica, senza le influenze che magari possono subire i tecnici INAIL e la dirigenza regionale INAIL.
Se questo non è avvenuto è perché qualcuno sa che è difficile accusare l'ente pubblico INAIL di non aver applicato la norma e di aver adottato un sistematico utilizzo di cavilli. Peraltro, non si capirebbe a quale scopo avrebbe dovuto farlo, visto che non è interesse dell'Istituto trovare cavilli per rendere difficile l'applicazione di un giusto riconoscimento che il legislatore ha voluto. Non è questo il nostro compito, anche perché non subiamo alcuna conseguenza di tipo economico. Dobbiamo trattare la pratica comunque e quindi quale interesse avremmo a essere cavillosi? Al limite, se pagassimo, forse saremmo più sospetti di possibile cointeressenza in merito all'applicazione o meno di un beneficio, ma non è così.
Tuttavia, dato che non posso esimermi dal rispondere in maniera precisa, perché l'Istituto che rappresento è tenuto giustamente a fare anche questo, risponderò alla Commissione sul punto specifico e tecnico e comunico fin d'ora la mia disponibilità, qualora ci fosse la necessità di approfondimenti ulteriori, a ritornare in Commissione e a fare tutto il possibile per chiarire il ruolo e la posizione dell'Istituto. Più di questo non mi sento di dire, perché sarebbero parole non sufficientemente precise per la domanda importante che è stata posta.
PIETRO FRANZOSO. Per quanto riguarda l'ipotesi del tavolo nazionale con la CONTARP e le realtà locali?
MARCO FABIO SARTORI, Commissario straordinario dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni (INAIL). Non ho problemi a convocare questo tavolo nazionale, ma in quella sede cosa potrei dire? Potrei smentire i tecnici regionali e accusarli di aver condotto verifiche inopportune? Sarebbe complicato.
PIETRO FRANZOSO. Potrebbe prendere direttamente visione dello stato di fatto.
MARCO FABIO SARTORI, Commissario straordinario dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni (INAIL). Mi scusi, onorevole Franzoso, l'Istituto a livello centrale non dimentica quello che accade.
PIETRO FRANZOSO. Mi riferisco al dottor Lotito. La verifica diretta per queste situazioni che le ho raccontato - mi sembra una favola - forse meriterebbe un incontro nazionale di approfondimento sull'argomento.
PRESIDENTE. Premetto che se il dottor Lotito, in qualsiasi momento, volesse intervenire e rispondere, vista la sua particolare competenza, ci farebbe piacere.
Ricordo che tra poco dobbiamo andare via tutti, anche perché oggi è una giornata un po' particolare, visto il clima non proprio pacifico tra maggioranza e opposizione.
ELIO LANNUTTI. Sarò telegrafico, considerati i tempi. Al Senato dobbiamo occuparci del legittimo impedimento, dunque vi è un clima particolare.
So che l'INAIL è un grande Istituto. Dottor Sartori, come ci ha ricordato, lei è stato legislatore prima, dunque sa bene che esistono vari modi di applicare le norme.
Ora, quello che le chiede l'onorevole Franzoso è di condurre delle verifiche in merito a determinate situazioni. Penso che a questa richiesta si possa rispondere in maniera positiva. L'onorevole Franzoso non le chiede di soddisfare le richieste inoltrate da lavoratori che continuano a morire di malattie dovute all'esposizione all'amianto.
Appoggio, dunque, la richiesta di istituire un tavolo nazionale, non perché in quella sede lei debba sconfessare qualcuno, ma per prendere migliore consapevolezza delle questioni e per fare in modo che questi lavoratori non si sentano soli. Come abbiamo ripetuto più di una volta, la crisi, a differenza delle favole che ci vengono raccontate anche dai mezzi di informazione, non è finita e il disagio di chi si è ammalato sul posto di lavoro rappresenta una situazione a volte insopportabile.
ADRIANO MUSI. Vorrei fare solo un'aggiunta rispetto a quanto riferito dall'onorevole Franzoso. Credo che il tavolo nazionale debba essere realizzato dal Ministero del lavoro, in quanto ritengo che il mix micidiale di decreti e atti di indirizzo, relativo anche alle aziende interessate alla ristrutturazione al 1992, in qualche maniera abbia creato il problema dei contenziosi aperti e delle 560 mila domande giacenti presso l'INAIL.
Dunque, al di là della valutazione economica che faceva l'onorevole Cazzola - che lascerei per ultima, perché credo che prima debbano essere rimborsate le persone per l'esposizione all'amianto e poi si possa discutere sulla spesa, poiché la salute non ha prezzo - in qualche maniera la discussione debba essere svolta, ma con il Ministero del lavoro. Come diceva con ragione il Commissario straordinario dell'INAIL, se non facciamo attenzione al processo normativo che abbiamo messo in piedi ci troveremo davanti alle situazioni insolubili che venivano prima esposte.
Per altri versi, ricordo che, purtroppo, con disattenzione anche nel decreto legge «milleproroghe», da ultimo, ci richiamiamo con puntualità agli atti di indirizzo del 1992. Credo, quindi, che i legislatori abbiano con superficialità continuato a fare riferimento a qualcosa che era superato dal fenomeno denunciato dall'onorevole.
Il tavolo nazionale, a mio parere, più che presso l'INAIL dovrebbe essere organizzato presso il Ministero del lavoro, e dovrebbero essere convocati l'INAIL, l'INPS e l'INPDAP. A quel punto, si dovrebbe verificare quali atti normativi consentono agli istituti di adempiere a determinate richieste. Se non si collegano gli atti di indirizzo alla legislazione non ne usciamo fuori.
Peraltro, non possiamo chiedere all'INAIL di non rispettare la legge. Essendo noi i legislatori, a quel punto il problema diventa nostro: dobbiamo capire come si possa intervenire responsabilmente per correggere le leggi che hanno dimostrato di avere lacune, cattive interpretazioni e qualche volta deficienze attuative.
In definitiva, organizzerei il tavolo nazionale presso il Ministero del lavoro, che chiamerei a rispondere con puntualità a questo problema.
NEDO LORENZO POLI. Credo che tutti abbiano un problema regionale: chi la Breda, chi l'Ansaldo eccetera. Stando a quello che ha detto il Commissario Sartori, il problema è solo normativo, poiché l'INAIL non fa altro che applicare le normative in vigore.
L'onorevole Franzoso ha sostenuto che qualcosa non ha funzionato e il Commissario straordinario si è impegnato a fare una verifica. Credo che più chiaramente non avrebbe potuto esprimersi.
È inutile scaricare le colpe addosso a un Istituto che sta lavorando a un problema difficile con grande responsabilità e attenzione nell'applicare le norme. Come sapete, sul territorio ognuno riceve in continuazione solleciti, a livello nazionale, locale, regionale e provinciale. Purtroppo, però, se le normative sono queste e le documentazioni non ci sono è difficile intervenire. Il problema consiste nell'impostazione delle leggi. Questo vale anche per i lavori usuranti, di cui si sta parlando ora: se non si emana una normativa chiara, nasce il contenzioso. Se vi è qualche cosa che non va, esiste la possibilità di rivolgersi alla magistratura, che svolge ulteriori perizie e verifiche.
Si tratta di ben 565 mila domande a cui l'INAIL deve rispondere. Credo che l'Istituto - che conosco bene grazie al mio lavoro esterno - stia gestendo questo caso
in modo responsabile e serio. Se poi qualche cosa non convince, come ha detto il collega Franzoso, il Commissario straordinario ha già detto che farà una verifica.
Dobbiamo, però, restare con i piedi per terra. So che vi sono progetti di legge al Senato, e uno l'ho presentato anche alla Camera, ma il problema è solo finanziario: se il Governo modifica e precisa certe normative poi interviene la questione finanziaria.
Se vi è qualche aspetto da valutare più approfonditamente, dobbiamo cercare di richiamare l'attenzione dell'Istituto, come ha fatto il collega Franzoso. Il dottor Sartori ha addirittura spiegato che non risponderà a voce ma per iscritto, perché prima vuole definire e verificare questa situazione particolare.
Per il resto, si parla nel vuoto. In assenza di una normativa chiara, mi sembra che l'Istituto abbia svolto un lavoro oneroso nel modo più serio e corretto possibile.
PRESIDENTE. Sul caso specifico il dottor Sartori ha già fatto presente che invierà una nota scritta.
Sulla questione più generale, ritengo sia corretto ciò che diceva il senatore Musi. È necessario che prima o poi qualcuno faccia sintesi e correzione di quanto accade. La normativa davvero merita una riflessione (lo dico da imprenditore, esiste una situazione molto confusa). Capisco che stiamo toccando un argomento complesso, ma ci faremo parte attiva per chiedere al ministero di cercare di chiarire il più possibile la situazione.
ANNA CINZIA BONFRISCO. Intervengo solo per associarmi alle osservazioni puntuali e giuste del collega Nedo Poli e anche per apprezzare la qualità di un'audizione come quella di stamane, che conferma la grande capacità del presidente Sartori nell'essere non solo responsabile dell'ingrato compito che talvolta credo gli spetti, ma anche particolarmente rispettoso nei confronti di questa Commissione.
Apprezzo molto ciò che il Commissario ha fatto emergere, vale a dire che sono altri che hanno evidentemente la responsabilità di chiarire alcuni aspetti fondamentali di questa vicenda. Penso che sia anche nostro compito responsabilizzare chi, probabilmente nella confusione dell'eccesso normativo, mette in difficoltà alcuni organismi o alcuni enti preposti ad applicare la legge. Mi auguro anche che non si continui a scaricare solo sull'INAIL il peso, anche morale, di questa situazione, che rischia di diventare sempre più difficile, se viene gestita a mio avviso in modo un po' confuso.
Per quanto riguarda i tavoli, mi permetto di dire che non ci credo molto. Ritengo, invece, che le osservazioni del collega Poli siano più puntuali, non solo rispetto alle questioni specifiche che ha sollevato il collega Franzoso. Se anche con la direzione dell'INAIL si può trovare un modo per approfondire meglio alcuni aspetti, ritengo che questo possa essere più efficace rispetto al risultato che si vuole cogliere. Credo, invece, che i tavoli debbano essere organizzati dalle Commissioni lavoro di Camera e Senato, che potranno stabilire cosa sia meglio fare per semplificare questo impianto normativo che evidentemente non può che creare problemi.
PRESIDENTE. La linea è quella di una risposta puntuale a questa richiesta ed eventualmente di un'analisi della questione nelle Commissioni competenti.
Abbiamo solo cinque minuti.
Do la parola al dottor Sartori per la replica, infine al dottor Lotito.
MARCO FABIO SARTORI, Commissario straordinario dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL). Innanzitutto ringrazio i commissari per l'apprezzamento del lavoro non tanto mio, ma dell'Istituto. L'INAIL, pur nelle difficoltà, sta facendo tutto il possibile per rispondere puntualmente alle istanze dei lavoratori, del sindacato e delle imprese. Siamo tutti coinvolti e siamo tutti impegnati quotidianamente a cercare di essere puntuali nell'applicazione della normativa che, come abbiamo già ripetuto, è molto complessa.
Dunque, le risposte sono chiare: l'Istituto è disponibile a qualunque tipo di tavolo, convocato però dal ministero. Credo che questa potrebbe essere una strada anche più semplice per noi. Diversamente, quale motivo avrei di convocare un tavolo? Cosa potrei dire, come Istituto? Certo, potrei fare l'analisi delle situazioni difficili, ma queste le analizzeremo comunque. L'onorevole Franzoso ha sollevato alcuni punti delicati che, con attenzione, ovviamente attraverso la collaborazione dei tecnici, verificherò; se ci saranno riscontri a errori commessi da parte di qualche struttura appartenente all'Istituto, non avrò esitazioni a intervenire.
Per quanto riguarda il tavolo, però, credo che l'iniziativa debba essere lasciata a livello politico, altrimenti diventerebbe veramente complicato.
Tenete conto che in alcune situazioni difficili siamo arrivati alle tensioni, per non usare termini più forti, perché non è certamente nostro interesse acuire il clima, nei confronti dei nostri dirigenti. Credo che questo debba essere tenuto in considerazione.
Per concludere, vorrei ringraziare la senatrice Bonfrisco per l'apprezzamento rivolto al lavoro dell'Istituto. Le Commissioni lavoro possono dare un contributo aggiuntivo e noi siamo, anche in questo caso, disponibili a dare il nostro parere, ovviamente tecnico; nella parte politica certamente non ci intrometteremo.
FRANCO LOTITO, Presidente del consiglio di indirizzo e vigilanza. Innanzitutto, il quadro è quello che è stato definito, tracciato e descritto dal presidente Sartori per quanto riguarda competenze, responsabilità e impegno dell'Istituto di fronte alle problematiche dell'amianto.
In secondo luogo, è evidente che ci troviamo di fronte a una situazione che è stata determinata da una produzione normativa lacunosa, al tempo stesso farraginosa e, per certi aspetti e per molti versi, emergenziale. Basti pensare a quello che ha prodotto la legge 4 agosto 1993, n. 271, che ha scatenato tutte le aspettative possibili e immaginabili. Su questa normativa occorre assolutamente intervenire.
L'INAIL non può non essere pronto a sostenere, con tutte le sue competenze tecniche e scientifiche, la predisposizione di un quadro, anche normativo, più aderente alle condizioni nelle quali dovremo operare di fronte all'amianto, ricordando il fatto che questo non è un problema che finisce fra qualche mese o fra qualche anno. Gli effetti dell'asbesto sono destinati a estendersi per i prossimi 15-20 anni. Sarà opportuno, dunque, mettere ordine in questa materia. Non è possibile che si vivano i prossimi 15-20 anni con questa situazione di disordine normativo.
È certo che vi sono dei focus di notevole tensione che dobbiamo considerare, uno dei quali si trova a Taranto. In ordine alla necessità di esplorare meglio le questioni, penso anch'io che sia necessario un tavolo di verifica, convocato però presso il Ministero del lavoro. Convengo, al riguardo, con l'orientamento del senatore Musi, perché ritengo che quella sia la sede nella quale assumere decisioni e orientamenti sia in ordine alla produzione normativa, sia in ordine a eventuali provvedimenti che fronteggino la situazione.
Cosa può fare il CIV, che rappresento? Può valutare - è una valutazione che offrirò al Consiglio, in seguito a questa audizione - l'utilità e la necessità di un ordine del giorno, che il CIV stesso può produrre nella sua autonomia di soggetto rappresentante le parti sociali, con il quale si chieda l'istituzione di questo tavolo presso il Ministero del lavoro.
Ciò può rappresentare una sollecitazione utile anche per le situazioni più pesanti, come può essere quella di Taranto.
Naturalmente questo orientamento, se il CIV lo condividerà, sarà verificato con il Commissario straordinario dell'Istituto, insieme al contenuto di questo ordine del giorno, che però credo potrà essere utile per sostenere le ragioni che qui abbiamo ascoltato.
PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti per la disponibilità e per la tempestività delle risposte.
La Commissione non intende in alcun modo giudicare l'operato dei dirigenti che hanno un compito talvolta non facile, ovvero quello di dover dire di no, come ha sottolineato l'onorevole Poli. Abbiamo semplicemente stimolato l'attenzione su un aspetto specifico a seguito della richiesta di un nostro Commissario.
Ringrazio davvero per la disponibilità e competenza.
Dispongo inoltre che la documentazione integrativa che sarà inviata venga pubblicata in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna.
Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 9,25.
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