A.C. 4470
S. 2623. – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di partenariato economico tra gli Stati del Cariforum, da una parte, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall'altra, con Allegati, Protocolli, Dichiarazioni e Atto finale, fatto a Bridgetown, Barbados, il 15 ottobre 2008 (approvato dal Senato).
N. 3.
Seduta del 26 luglio 2011
La Camera,
premesso che:
i quindici membri del Cariforum, 14 stati Antigua e Barbuda, Bahamas, Barbados, Belize, Dominica, Giamaica, Grenada, Guyana, Haiti, Santa Lucia, Saint Kitts e Nevis, Saint Vincent e Grenadine, Suriname, Trinidad e Tobago e il territorio britannico d'oltremare Monserrat, sono tutti abolizionisti di fatto della pena di morte e comminano le condanne ma non praticano esecuzioni da oltre 10 anni, tranne Saint Kitts e Nevis che ha purtroppo ripreso le esecuzioni nel 2008 e Haiti che è abolizionista;
secondo quanto raccolto dall'Associazione radicale Nessuno Tocchi Caino le ultime esecuzioni ad Antigua e Barbuda son state nel 1991, nelle Bahamas nel 2000, nelle Barbados nel 1984, in Belize nel 1985, in Dominica nel 1986, in Giamaica nel 1988, a Grenada nel 1978, in Guyana nel 1997, a Santa Lucia nel 1995, a Saint Vincent e Grenadine nel 1995, in Suriname nel 1982 e a Trinidad e Tobago nel 1999;
nessuno prevede la pena di morte per i minori, mentre il metodo di esecuzione è generalmente l'impiccagione, tranne che per il Suriname dove è prevista la fucilazione;
in occasione del voto all'Assemblea generale dell'Onu relativo alla mozione promossa dall'Italia a nome e per conto di una coalizione transregionale che ha deliberato la proclamazione di una moratoria universale della pena di morte, tutti i membri del Cariforum, ad eccezione del Suriname che si è astenuto e di Haiti che oltre a votare a favore ha anche co-sponsorizzato, hanno votato contro;
per Saint Kitts e Nevis l'omicidio è l'unico reato capitale. Il 19 dicembre 2008, dopo 10 anni di interruzione, Saint Kitts ha ripreso le esecuzioni impiccando Charles Elroy Laplace. L'ultima esecuzione risaliva al 20 luglio 1998. Il paese ha ratificato lo Statuto della Corte Penale Internazionale che esclude il ricorso alla pena di morte ma ha votato contro la risoluzione per una moratoria delle esecuzioni capitali all'Assemblea generale delle Nazioni Unite;
per Antigua e Barbuda l'unico reato capitale è l'omicidio e il Paese ha ratificato lo Statuto della Corte penale internazionale e la Convenzione contro la tortura ed i trattamenti e le punizioni crudeli, inumane o degradanti. Ha votato contro la risoluzione;
per le Bahamas i reati capitali sono il tradimento e pirateria. Il Paese ha firmato, ma non ratificato, lo Statuto della Corte penale nonché la Convenzione contro la tortura ed i trattamenti e le punizioni crudeli, inumane o degradanti, votando contro la risoluzione all'Onu;
le Barbados prevedono la pena di morte obbligatoria per omicidio e tradimento, mentre essa è facoltativa per l'ammutinamento. Hanno ratificato lo Statuto della Corte penale internazionale e il Patto internazionale sui diritti civili e politici, votando contro la risoluzione all'Onu;
per il Belize la pena di morte è prevista per omicidio e alcuni reati militari. Ha ratificato il Patto internazionale sui diritti civili e politici, lo Statuto della Corte penale internazionale e la Convenzione contro la tortura ed i trattamenti e le punizioni crudeli, inumane o degradanti, votando contro la risoluzione;
per Dominica i reati capitali sono omicidio e tradimento. Ha ratificato il Patto internazionale sui diritti civili e politici e lo statuto della Corte penale internazionale votando contro la risoluzione. Per la Giamaica il reato capitale è l'omicidio. Ha ratificato il Patto internazionale sui diritti civili e politici e firmato, ma non ratificato, lo statuto della Corte penale internazionale. Ha votato contro la risoluzione;
per Grenada il reato capitale è l'omicidio. Ha ratificato il Patto internazionale sui diritti civili e politici e votato contro la risoluzione;
la Guyana prevede la pena di morte per omicidio, tradimento e alcuni atti di terrorismo. Il 14 ottobre 2010, il Parlamento ha abolito la pena di morte obbligatoria per chi commette omicidio, salvo alcune eccezioni. Rimane una pena obbligatoria per l'omicidio di membri delle forze dell'ordine in servizio, appartenenti al personale carcerario, magistrati e ufficiali giudiziari, testimoni, giurati popolari. Negli altri casi di omicidio, il giudice avrà la facoltà di comminare l'ergastolo o una pena detentiva da 15 anni in su. Ha ratificato il Patto internazionale sui diritti civili e politici, lo statuto della Corte penale internazionale e la Convenzione contro la tortura ed i trattamenti e le punizioni crudeli, inumane o degradanti. Ha votato contro la risoluzione;
per Santa Lucia i reati capitali sono l'omicidio e il tradimento. Ha firmato, ma non ratificato, lo statuto della Corte penale internazionale. Ha votato contro la risoluzione;
Saint Vincent e Grenadine prevedono come reati capitali l'omicidio e il tradimento. Hanno ratificato il Patto internazionale sui diritti civili e politici, lo statuto della Corte penale internazionale e la Convenzione contro la tortura ed i trattamenti e le punizioni crudeli, inumane o degradanti. Hanno votato contro la risoluzione;
per il Suriname i reati capitali sono omicidio aggravato e reati contro lo stato. Ha ratificato il Patto internazionale sui diritti civili e politici. Si è astenuto sulla risoluzione per una moratoria delle esecuzioni capitali;
per Trinidad e Tobago a pena di morte è obbligatoria in caso di omicidio. Il 27 febbraio 2011, il Parlamento di Trinidad e Tobago ha respinto un emendamento costituzionale che avrebbe accelerato la ripresa delle esecuzioni capitali nel Paese. Ha ratificato il Patto internazionale sui diritti civili e politici e lo statuto della Corte penale internazionale. Nel 1998, il Governo si è ritirato dal Primo protocollo opzionale del Patto internazionale sui diritti civili e politici delle Nazioni Unite per poi riaccedervi con una riserva che esclude la possibilità di ricorsi individuali. Ha votato contro la risoluzione;
Haiti è abolizionista. La Costituzione del 1987 all'articolo 20 afferma: «La pena di morte è abolita per tutti i crimini». L'articolo 20 è compreso sotto il titolo 111 «Diritti e doveri fondamentali del cittadino»;
il paese è abolizionista dal 1987, e l'ultima esecuzione è avvenuta nel 1972. Haiti ha cosponsorizzato e votato in favore della risoluzione;
per molti membri del Cariforum il Comitato Giudiziario del Privy Council britannico rimane la Corte d'Appello di ultima istanza. In base alla sentenza Pratt e Morgan del Privy Council del 1993, la pena di morte non può essere eseguita e va commutata automaticamente in ergastolo nel caso in cui il condannato abbia passato più di cinque anni nel braccio della morte in attesa dell'esecuzione;
Bahamas, Saint Kitts e Nevis, Barbados, Belize, Domenica, Giamaica, Grenada, Guyana, Santa Lucia, Suriname e Trinidad and Tobago sono gli 11 firmatari dell'accordo del 2001 volto a stabilire una Corte caraibica di giustizia, sostitutiva del Privy Council di Londra come corte d'appello di ultima istanza nella regione. I leader dei paesi caraibici vedono in essa la fine dell'ultimo retaggio del colonialismo, ma i militanti per i diritti umani sono preoccupati che con la nuova giurisdizione aumenteranno le esecuzioni essendo i governi caraibici per lo più a favore della pena di morte;
la Corte caraibica di giustizia è stata inaugurata a Trinidad il 16 aprile 2005. Comunque molti paesi devono emendare le proprie costituzioni per passare dalla giurisdizione del Privy Council a quella della Corte caraibica di giustizia;
l'11 marzo 2002, il Comitato giudiziario del Privy Council (JCPC), ha confermato la decisione emessa nell'aprile del 2001 dalla Corte d'appello dei Caraibi orientali e ha unanimemente considerato incostituzionale – perché inumana e degradante – la pena di morte quale sanzione obbligatoria per omicidio in sette paesi;
il 6 luglio 2004, il Privy Council di Londra ha ammesso, in seguito a un appello presentato da 4 condannati a morte, la costituzionalità della pena di morte quale sanzione obbligatoria per omicidio a Barbados e a Trinidad e Tobago. Considerata l'importanza della questione, per la prima volta il panel della Corte non era costituito dai consueti cinque giudici, ma da nove. Con cinque voti contro quattro, la Corte ha ribadito che la pena di morte obbligatoria è una misura disumana e degradante e contraria al diritto internazionale, ma ha stabilito che la lettera delle costituzioni di Barbados e Trinidad, contrariamente a quelle di altri paesi caraibici, impedisce al Privy Council di interferire. Secondo i cinque giudici della maggioranza, le costituzioni di questi due paesi impedirebbero chiaramente che leggi esistenti prima della loro promulgazione – come quelle relative alla pena di morte obbligatoria in caso di omicidio – possano essere annullate;
l'8 marzo 2006, con un'altra importante sentenza, il Comitato giudiziario del Privy Council ha stabilito che la condanna a morte obbligatoria per omicidio viola la Costituzione delle Bahamas e i diritti umani internazionalmente riconosciuti (questa sentenza è stata appena ribadita, a giugno 2011);
il 14 giugno 2011, la pena di morte obbligatoria per omicidio a Trinidad e Tobago è stata nuovamente una volta respinta dal Privy Council, che ha annullato la condanna a morte di Nimrod Miguel, ritenendola «incostituzionale». La decisione del Privy Council avrà probabilmente delle conseguenze sulla maggioranza dei prigionieri del braccio della morte, che sono stati condannati in circostanze analoghe,
impegna il Governo:
di concerto coi partner europei ad avviare tutte le opportune iniziative volte a far avanzare le legislazioni nazionali dei membri del Cariforum che ancora prevedono la pena di morte perché essi passino a una moratoria de iure e modifichino di conseguenza la propria posizione in seno all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, in occasione del prossimo voto previsto sulla risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni previsto per il 2012;
a promuovere in sede comunitaria adeguate iniziative nei confronti dei Paesi membri del Cariforum che dovessero riprendere le esecuzioni.
9/4470/1. Zamparutti, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco.
La Camera,
premesso che:
gli stati di Antigua e Barbuda, Bahamas, Barbados, Belize, Dominica, Giamaica, Grenada, Guyana, Haiti, Santa Lucia, Saint Kitts e Nevis, Saint Vincent e Grenadine, Suriname, Trinidad e Tobago, il territorio britannico d'oltremare Monserrat fanno parte del Cariforum il cui partenariato economico con gli Stati membri della Comunità europea è oggetto di una ratifica parlamentare tali stati sono di fatto non applicano la pena di morte da oltre 10 anni ma la prevedono nell'ordinamento giuridico poiché continuano a comminare le condanne, tranne Saint Kitts e Nevis che ha purtroppo ripreso le esecuzioni nel 2008, mentre Haiti è da tempo abolizionista;
in occasione del voto all'Assemblea generale dell'Onu relativo alla mozione promossa dall'Italia che ha deliberato la proclamazione di una moratoria universale della pena di morte, tutti i membri del Cariforum hanno votato contro con l'eccezione del Suriname che si è astenuto e di Haiti che oltre a votare a favore ha anche cosponsorizzato tale iniziativa;
per molti membri del Cariforum il Comitato Giudiziario del Privy Council britannico rimane la Corte d'appello di ultima istanza e in base alla sentenza Pratt e Morgan del Privy Council del 1993, la pena di morte non può essere eseguita e va commutata automaticamente in ergastolo nel caso in cui il Condannato abbia passato più di cinque anni nel braccio della morte in attesa dell'esecuzione;
Bahamas, Saint Kitts e Nevis, Barbados, Belize, Domenica, Giamaica, Grenada, Guyana, Santa Lucia, Suriname e Trinidad and Tobago sono gli 11 firmatari dell'accordo del 2001 volto a stabilire una Corte Caraibica di Giustizia, sostitutiva del Privy Council di Londra come Corte d'appello di ultima istanza nella regione;
i leaders dei paesi caraibici, pur nella positiva valutazione della fine dell'ultimo retaggio del colonialismo, devono tener conto delle preoccupazioni delle organizzazioni internazionali che si occupano dei diritti umani riguardo al fatto che con la nuova giurisdizione potrebbero aumentare le esecuzioni essendo i governi caraibici per lo più a favore della pena di morte;
la Corte Caraibica di Giustizia è stata inaugurata a Trinidad il 16 aprile 2005 ma molti paesi devono ancora emendare le proprie costituzioni per passare dalla giurisdizione del Privy Council a quella della Corte Caraibica di Giustizia,
impegna il Governo:
ad avviare tutte le opportune iniziative, anche in sede europea, volte a far avanzare tali legislazioni che ancora prevedono la pena di morte, pur non applicandola di fatto nella quasi totalità dei Paesi, affinché passino a una moratoria de iure e modifichino di conseguenza la propria posizione in seno all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, in occasione del prossimo voto previsto sulla risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni previsto per il 2012;
a promuovere in sede comunitaria adeguate iniziative, anche sanzionatorie, nei confronti dei Paesi membri del Cariforum qualora dovessero riprendere le esecuzioni capitali.
9/4470/2. Evangelisti, Leoluca Orlando, Di Stanislao.
La Camera,
premesso che:
tra i 15 Paesi caraibici facenti parte del Cariforum, 14 tra loro sono di fatto abolizionisti della pena di morte, Haiti è abolizionista e Saint Kitts e Nevis ha ripreso le esecuzioni nel 2008;
i Paesi membri del Cariforum, con l'eccezione di Haiti che ha votato a favore e del Suriname che si è astenuto, hanno espresso voto contrario alla risoluzione presentata dall'Italia all'Assemblea generale delle Nazioni Unite per una moratoria universale della pena di morte,
impegna il Governo:
d'intesa con i partner europei a svolgere opportune iniziative perché i paesi del Cariforum modifichino la propria posizione in occasione del prossimo voto sulla moratoria universale della pena di morte che si terrà presso l'Assemblea generale delle Nazioni Unite;
a promuovere, sempre d'intesa con i paesi UE, iniziative volte a far avanzare le legislazioni dei paesi Cariforum verso un completo abolizionismo de facto e de iure;
a promuovere in sede comunitaria opportune iniziative nei confronti dei Paesi membri del Cariforum che dovessero riprendere le esecuzioni capitali.
9/4470/3. Pianetta, Zacchera.
La Camera,
premesso che:
l'Accordo fra i quindici Paesi del Cariforum e la Comunità europea rappresenta l'unico accordo di partenariato economico fino ad oggi portato a termine in tale contesto; la sua particolare rilevanza emerge anche dagli scopi contenuti nell'Accordo, tra i quali primeggia l'obiettivo di ridurre ed eliminare in prospettiva la povertà, mediante l'istituzione di un partenariato commerciale coerente con l'obiettivo di uno sviluppo sostenibile con gli Obiettivi di sviluppo del Millennio e con l'Accordo di Cotonou del 2000;
tra i quindici membri del Cariforum, gli stati di Antigua e Barbuda, Bahamas, Barbados, Belize, Dominica, Giamaica, Grenada, Guyana, Haiti, Santa Lucia, Saint Kitts e Nevis, Saint Vincent e Grenadine, Suriname, Trinidad e Tobago e il territorio britannico d'oltremare Monserrat, sono tutti abolizionisti della pena di morte de facto e non de iure; tali paesi comminano le condanne ma non praticano esecuzioni da oltre 10 anni, tranne Saint Kitts e Nevis che ha purtroppo ripreso le esecuzioni nel 2008. L'unico paese fra questi decisamente abolizionista è Haiti, dal 1987;
nessuno di questi paesi prevede la pena di morte per i minori, mentre il metodo di esecuzione è generalmente l'impiccagione, tranne che per il Suriname dove è prevista la fucilazione;
in occasione del voto all'Assemblea generale dell'Onu relativo alla mozione promossa dall'Italia a nome e per conto di una coalizione transregionale che ha deliberato la proclamazione di una moratoria universale della pena di morte tutti i membri del Cariforum, con l'eccezione del Suriname che si è astenuto e di Haiti che oltre a votare a favore ha anche co-sponsorizzato, hanno votato contro;
per molti membri del Cariforum il Comitato giudiziario del Privy Council britannico rimane la corte d'appello di ultima istanza. In base alla sentenza Pratt e Morgan del Privy Council del 1993, la pena di morte non può essere eseguita e va commutata automaticamente in ergastolo nel caso in cui il condannato abbia passato più di cinque anni nel braccio della morte in attesa dell'esecuzione.
Bahamas, Saint Kitts e Nevis, Barbados, Belize, Domenica, Giamaica, Grenada, Guyana, Santa Lucia, Suriname e Trinidad and Tobago sono gli 11 firmatari dell'accordo del 2001 volto a stabilire una Corte caraibica di giustizia, sostitutiva del Privy Council di Londra come corte d'appello di ultima istanza nella regione. I leader dei paesi caraibici vedono in essa la fine dell'ultimo retaggio del colonialismo, ma i militanti per i diritti umani sono preoccupati che con la nuova giurisdizione aumenteranno le esecuzioni essendo i governi caraibici per lo più a favore della pena di morte;
la Corte caraibica di giustizia è stata inaugurata a Trinidad il 16 aprile 2005 ma ancora molti paesi devono emendare le proprie costituzioni per passare dalla giurisdizione del Privy Council a quella della Corte caraibica di giustizia;
l'11 marzo 2002, il Comitato giudiziario del Privy Council (JCPC), ha confermato la decisione emessa nell'aprile del 2001 dalla Corte d'appello dei Caraibi orientali e ha unanimemente considerato incostituzionale, in quanto inumana e degradante, la pena di morte quale sanzione obbligatoria per omicidio in sette paesi;
il 6 luglio 2004, il Privy Council di Londra ha ammesso, in seguito a un appello presentato da 4 condannati a morte, la costituzionalità della pena di morte quale sanzione obbligatoria per omicidio a Barbados, a Trinidad e Tobago. Considerata l'importanza della questione, per la prima volta il panel della Corte non era costituito dai consueti cinque giudici, ma da nove. Con cinque voti contro quattro, la Corte ha ribadito che la pena di morte obbligatoria è una misura disumana e degradante e contraria al diritto internazionale, ma ha stabilito che la lettera delle costituzioni di Barbados e Trinidad, contrariamente a quelle di altri paesi caraibici, impedisce al Privy Council di interferire. Secondo i cinque giudici della maggioranza, le costituzioni di questi due paesi impedirebbero chiaramente che leggi esistenti prima della loro promulgazione – come quelle relative alla pena di morte obbligatoria in caso di omicidio – possano essere annullate;
l'8 marzo 2006, con un'altra importante sentenza, il Comitato giudiziario del Privy Council ha stabilito che la condanna a morte obbligatoria per omicidio viola la Costituzione delle Bahamas e i diritti umani internazionalmente riconosciuti (questa sentenza è stata appena ribadita, a giugno 2011);
il 14 giugno 2011, la pena di morte obbligatoria per omicidio a Trinidad e Tobago è stata nuovamente respinta dal Privy Council, che ha annullato la condanna a morte di Nimrod Miguel, ritenendola «incostituzionale». La decisione del Privy Council avrà probabilmente delle conseguenze sulla maggioranza dei prigionieri del braccio della morte, che sono stati condannati in circostanze analoghe,
impegna il Governo:
ad avviare, di concerto coi partner europei, tutte le opportune iniziative volte a far avanzare le legislazioni nazionali dei membri del Cariforum che ancora prevedono la pena di morte al fine di facilitare il passaggio a una moratoria de iure e di modificare di conseguenza la posizione di tali paesi in seno all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, particolarmente importante in occasione del prossimo voto previsto sulla risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni previsto per il 2012;
a promuovere, in sede comunitaria, adeguate iniziative nei confronti dei Paesi membri del Cariforum che dovessero riprendere le esecuzioni.
9/4470/4. Barbi, Tempestini, Narducci.
La Camera,
premesso che:
lo scopo principale dell'Accordo di Partenariato Economico CE-Cariforum è di contribuire, attraverso gli obiettivi di sviluppo, alla riduzione della povertà, al rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo e al raggiungimento degli obiettivi dello sviluppo del Millennio;
il Consiglio europeo invita a impegnarsi al massimo per la ripresa dei negoziati sull'Agenda di Doha per lo sviluppo e per garantire che gli accordi sulla liberalizzazione degli scambi commerciali continuino a promuovere lo sviluppo nei paesi poveri;
il provvedimento in esame mira a ridurre progressivamente le barriere all'interscambio commerciale e a rafforzare la cooperazione tra questi Stati e l'Unione europea. Si tratta di contrastare la povertà e favorire la sicurezza alimentare, favorendo l'integrazione dei paesi caraibici nell'economia mondiale, incentivando gli investimenti;
l'esistenza di un vero mercato regionale rappresenta una base essenziale per una riuscita attuazione dell'APE e l'integrazione e la cooperazione regionali sono fondamentali per lo sviluppo sociale ed economico degli Stati del Cariforum;
la Risoluzione del Parlamento europeo del 25 marzo 2009 sottolinea che l'attuazione dell'accordo deve tenere in debito conto i processi di integrazione in seno al Cariforum, ivi compresi i compiti e gli obiettivi del mercato e dell'economia unici della Caricom (CSME), quali delineati nel trattato modificato di Chaguaramas;
la medesima risoluzione sottolinea anche l'esigenza di utilizzare indicatori di sviluppo per misurare i risultati sociali ed economici previsti (quali la riduzione della povertà, migliori tenore di vita e apertura dell'economia) nel quadro dell'attuazione dell'APE ed evidenzia il profondo divario tra i livelli di spesa pubblica per gli aiuti all'agricoltura e il sostegno finanziario e tecnico,
impegna il Governo:
a mettere in campo ogni possibile iniziativa volta a garantire le giuste risorse da utilizzare per la realizzazione di interventi di lotta alla povertà, di promozione della salute e di tutela dell'ambiente per una giusta attuazione dell'APE, in quanto l'integrazione e la cooperazione regionali sono fondamentali per lo sviluppo sociale ed economico degli Stati del Cariforum;
a monitorare l'uso efficiente di questi fondi, anche per compensare l'eventuale perdita del gettito doganale e rispondere alle esigenze in materia di concorrenza e di promozione dello sviluppo.
9/4470/5. Di Stanislao.