TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 545 di Giovedì 3 novembre 2011
MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE IN RELAZIONE ALL'ANNUNCIATO PIANO INDUSTRIALE DI ALENIA AERONAUTICA SPA, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLE PREVEDIBILI RICADUTE SULL'ECONOMIA DEL MEZZOGIORNO
La Camera,
premesso che:
l'Alenia Aeronautica spa, facente parte della holding italiana Finmeccanica, è un'azienda che vanta una leadership mondiale quanto alla progettazione, realizzazione, certificazione e supporto di velivoli di impiego sia civile che militare;
i dodici stabilimenti della società (compresi quelli delle società controllate Alenia Aeronavali, Alenia Aermacchi, Alenia Composite, Alenia Improvement, Alenia SIA), dislocati in cinque regioni d'Italia ed organizzati secondo lo schema dei centri di eccellenza, impiegano una forza lavoro complessiva di circa 13.907 persone, il 40 per cento delle quali ingegneri e tecnici altamente qualificati;
la filiera aeronautica e spaziale ha nell'area metropolitana di Napoli uno dei suoi poli di eccellenza ed impiega nei soli quattro stabilimenti di Pomigliano d'Arco, Casoria, Capodichino e Nola, oltre 5.000 persone;
sempre nelle regioni meridionali, l'azienda aeronautica impiega più di 1.000 lavoratori nella provincia di Foggia e circa 840 addetti a Monteiasi/Grottaglie (Taranto);
gli impianti industriali dell'Alenia Aeronautica spa generano un indotto con un rapporto occupazionale del 100 per cento;
nel mese di luglio del 2009, la Banca europea per gli investimenti ha accordato un prestito di 500 milioni di euro al gruppo Finmeccanica e, in particolare, all'Alenia Aeronautica, allo scopo di supportare il ruolo industriale di Finmeccanica nelle regioni meridionali;
detto finanziamento, come spiegato dalla Banca europea per gli investimenti, è stato concesso sulla base di due criteri di attività della Banca stessa: il finanziamento di attività di ricerca e sviluppo e la destinazione di risorse all'ampliamento dei siti produttivi localizzati in Campania (Pomigliano d'Arco) e Puglia (Foggia e Grottaglie), regioni italiane entrambe localizzate in zona di convergenza secondo i parametri comunitari;
contrariamente a quanto ci si sarebbe aspettato e a quanto sarebbe stato giusto fare, l'azienda ha annunciato un piano industriale che penalizza decisamente i propri siti nelle regioni meridionali a vantaggio degli insediamenti nelle regioni del Nord;
è stato avviato il processo di fusione tra Alenia Aeronautica spa (la controllante) e la controllata Alenia Aermacchi spa;
non si comprende la logica aziendale per la quale la più piccola società controllata, peraltro meno nota e di minori prospettive industriali, l'Alenia Aermacchi, debba guidare il processo di fusione rispetto alla capofila Alenia Aeronautica;
addirittura è stato previsto lo spostamento della storica sede legale di Alenia da Pomigliano d'Arco (Napoli) a Venegono (Varese) con la conseguente perdita per la regione Campania di un importante centro decisionale e la refusione di un consistente gettito di imposte;
l'annunciato piano industriale pare rispondere più che a precise logiche industriali a precise indicazioni politiche;
la crisi economica ha inciso e sta incidendo in misura significativa sulla produzione, sui consumi, sull'attività delle imprese soprattutto allocate nel Mezzogiorno d'Italia, ridimensionando fortemente l'occupazione e facendo continuare a crescere, come sottolineato dallo Svimez, il divario tra le due aree del Paese,
impegna il Governo:
ad intervenire per evitare un ingiustificato depauperamento delle capacità progettuali e produttive della già precaria economia meridionale;
ad adottare le iniziative di competenza affinché la più grande holding industriale e finanziaria pubblica non sottragga alle regioni meridionali i centri decisionali e produttivi ma, anzi, predisponga ed illustri un preciso e cospicuo piano di investimenti;
ad adottare le opportune iniziative perché si proceda ad una revisione del piano industriale annunciato dalla Alenia Aeronautica spa che, se così realizzato, comporterebbe un'evidentissima contraddizione rispetto all'annunciato e tanto pubblicizzato «piano per il sud», caposaldo del programma di Governo;
a fornire precise indicazioni su quali siano le reali intenzioni del Governo in tema di politiche industriali e di sviluppo del Paese, con riferimento, in particolar modo, alle regioni meridionali in cui si concentra un terzo della popolazione e un quarto del prodotto interno lordo dell'Italia e dove, ancora, come evidenziato anche dal rapporto della Banca d'Italia, sono racchiuse le potenzialità di crescita del Paese e di azione della politica economica per lo sviluppo.
(1-00725)
«Nunzio Francesco Testa, Paolo Russo, Bossa, Palagiano, Muro, Iannaccone, Pisicchio, Commercio, Galletti, Di Caterina, Graziano, Cirielli, Landolfi, D'Anna, D'Antoni, Occhiuto, Adornato, Mussolini, De Girolamo, Vico, Milo, Sardelli, Ruggeri, Nicolais, Iapicca, Castiello, Cosenza, Savino, Scalera, Mario Pepe (PD), Di Virgilio, Pionati, Ria, Saltamartini, Lorenzin, Iannuzzi, Margiotta, Carlucci, Di Cagno Abbrescia, Patarino, Vaccaro, De Luca, Concia, Ginefra, Cesaro, Gioacchino Alfano, Piccolo, Mazzarella, Anna Teresa Formisano, Aniello Formisano, Pedoto, Cera, Dionisi, Zinzi».
(10 ottobre 2011)
La Camera,
premesso che:
Alenia Aeronautica, società controllata da Finmeccanica s.p.a., è la maggiore realtà industriale italiana in campo aeronautico ed è tra i più avanzati complessi mondiali nel suo settore;
la società è impegnata nella progettazione, realizzazione, trasformazione e assistenza di una vasta gamma di velivoli e sistemi aeronautici sia civili che militari, per la maggior parte nell'ambito di collaborazioni con le più importanti industrie mondiali del settore;
la sola Alenia Aeronautica, senza contare le società controllate, occupa oggi oltre 9.000 persone ed è organizzata in diverse aree di business: velivoli da combattimento, velivoli da trasporto militare, velivoli per missioni speciali, aerostrutture e velivoli civili e trasformazione e revisione velivoli;
l'amministratore delegato di Finmeccanica Giuseppe Orsi, dopo aver dichiarato l'intenzione di «svendere» agli stranieri Ansaldo Breda e Ansaldo STS, dopo aver paventato di abbandonare il settore civile, mettendo, quindi, in pericolo anche Ansaldo Energia, dopo non aver più presentato una seria offerta vincolante per l'acquisto di Firema, interrompendo un percorso che poteva risultare positivo, già avviato prima della sua nomina, vara nell'ambito dell'aerospazio un piano di riorganizzazione che prevede 1.200 esuberi (circa il 10 per cento dell'organico), cassa integrazione per altri mille lavoratori e lo spostamento della direzione strategica e legale dalla Campania a Venegono, in provincia di Varese;
ad accompagnare dette misure, ci sarà un piano di esternalizzazione che riguarderà logistica e magazzini, servizi di guardia e servizi amministrativi, per un totale di altri 500 lavoratori. Alenia Aermacchi sarà il nuovo soggetto che nascerà dalla fusione con chiusure drammatiche di importanti realtà del Mezzogiorno;
appare chiaro come l'amministratore delegato di Finmeccanica con la decisione di spostare la «testa» dell'azienda, che rappresenta uno dei settori di eccellenza, per quantità e qualità, dell'apparato industriale napoletano, campano e nazionale, da Pomigliano d'Arco alla provincia di Varese, confermi il preoccupante segnale di una volontà di trasferire progressivamente funzioni e attività dai siti meridionali al Nord del Paese;
sotto tale profilo si segnala, inoltre, che nel consiglio di amministrazione di Finmeccanica siede il presidente dell'amministrazione provinciale di Varese, Dario Galli, a dimostrazione del pesante conflitto di interessi e del cumulo di incarichi che caratterizza, con tutta evidenza, l'annosa situazione descritta dal presente atto di indirizzo;
è evidente come questi trasferimenti avranno ricadute pesantissime per il Mezzogiorno e favoriranno le aree del Nord, a scapito non solo del Sud, ma dell'interesse generale del Paese;
appare grave e particolarmente preoccupante che il Governo si limiti ad assistere, a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo, in modo indifferente ad una situazione che, con tutta evidenza, rischia di pregiudicare in modo irreversibile la condizione occupazionale di centinaia di lavoratori;
gli ultimi dati Istat sull'occupazione, peraltro, hanno recentemente evidenziato come il gap Nord-Sud stia continuando a crescere e come l'ultima impennata della disoccupazione riguardi, soprattutto, le aree più deboli del Paese, quali quelle meridionali, con effetti dirompenti sul territorio campano, ivi compresa l'area di Casoria, nonché sullo stesso territorio laziale;
sotto tale ultimo profilo si segnala che ai primi di ottobre 2011, contemporaneamente alla manifestazione svoltasi in Campania, anche nella città di Roma hanno manifestato 130 dipendenti, non solo tecnici e impiegati di V livello, ma anche quadri e dirigenti apicali, che hanno protestato con forza a causa del previsto trasferimento della sede romana dell'Alenia nelle sedi di Venegono (Varese) e Torino Caselle (Torino), proprio in conseguenza del piano industriale annunciato dall'azienda. La stessa Assemblea capitolina, il 3 ottobre 2011, approvava due mozioni identiche, una della maggioranza, l'altra dell'opposizione, con le quali si chiedeva di non trasferire la sede nazionale dell'Alenia,
impegna il Governo:
ad adottare ogni iniziativa di competenza tesa a garantire che nella riorganizzazione del gruppo Alenia non vi sia alcuno spazio per il trasferimento del centro decisionale, della sede legale del gruppo e delle attività produttive dalla Campania verso il Nord del Paese, considerato che l'unico risultato di questa operazione, a parere dei firmatari del presente atto di indirizzo, sarebbe quello dell'aumento dei costi generali, dell'acuirsi delle già gravi difficoltà socio-economiche e occupazionali della regione Campania e del Mezzogiorno e di una deresponsabilizzazione di Finmeccanica rispetto al futuro del settore aerospaziale in Italia;
a porre in essere ogni atto di competenza volto ad arrestare le iniziative dell'amministratore delegato di Finmeccanica tese a «svendere» il patrimonio industriale, professionale e specialistico del nostro Paese;
ad assumere iniziative urgenti tese a garantire che nella riorganizzazione del gruppo Alenia venga assicurata la centralità delle attività produttive ed occupazionali nei territori della Campania e del Lazio;
a porre in essere ogni atto di competenza teso ad impedire che nell'ambito del gruppo di Finmeccanica sussista una perdurante ingerenza della politica.
(1-00748)
«Di Pietro, Palagiano, Aniello Formisano, Barbato, Paladini, Cimadoro, Donadi, Borghesi, Evangelisti».
(2 novembre 2011)
La Camera,
premesso che:
il settore aeronautico si basa ovunque sul sostegno pubblico, a causa dei tempi necessari alla progettazione e delle produzioni altamente qualificate, le cui ricadute tecnologiche ed economiche sono considerate, nei Paesi industrialmente più sviluppati, di rilevante interesse nazionale, come tali da tutelare;
per queste ragioni fu approvata, nel nostro Paese, la legge 24 dicembre 1985, n. 808, «Interventi per lo sviluppo e l'accrescimento di competitività delle industrie operanti nel settore aeronautico», un provvedimento periodicamente rinnovato dai diversi Governi, per sostenere il comparto, ritenuto uno dei pilastri di qualità dell'industria moderna;
a causa dei continui tagli alla spesa pubblica, compresi quelli per la ricerca e per lo sviluppo industriale, il sostegno dello Stato a questo settore in Italia è venuto meno;
Alenia Aeronautica, società controllata da Finmeccanica s.p.a., è la maggiore realtà industriale italiana in campo aeronautico ed è tra i più avanzati complessi mondiali nel suo settore, impegnata nella progettazione, realizzazione, trasformazione e assistenza di una vasta gamma di velivoli e sistemi aeronautici sia civili che militari, per la maggior parte nell'ambito di collaborazioni con le più importanti industrie mondiali del settore;
Alenia Aeronautica spa ha una tradizionale presenza di impianti industriali nel Sud del Paese, con migliaia di lavoratori impiegati a Foggia, Grottaglie (Taranto), Pomigliano d'Arco, Nola e Casoria (Napoli) e Napoli Capodichino. Dodici stabilimenti in tutto, ad alto tasso di produttività e tecnologia, con una forza lavoro complessiva di circa 13.907 persone, il 40 per cento delle quali ingegneri e tecnici altamente qualificati. Una storia industriale partita negli anni ’20, diventata oggi un vanto per tutta l'Italia; nel suo settore è tra i primi posti al mondo con commissioni milionarie;
il 22 novembre 2010 è stato siglato un accordo tra Alenia Aeronautica e le organizzazioni sindacali, che prevedeva la messa in mobilità verso la pensione, su base volontaria individuale, di 787 lavoratori (su un totale di circa 9.700 dipendenti su tutto il territorio nazionale);
tale operazione avrebbe dovuto consentire all'azienda di riposizionarsi in maniera indolore, con un organico ridotto, in una fase in cui le commesse andavano calando;
nel corso di un incontro svoltosi il 16 settembre 2011, e nei due successivi del 6 e del 12 ottobre 2011, l'amministratore delegato di Alenia Aeronautica ha illustrato alle organizzazioni nazionali Fim-Fiom-Uilm il piano di riorganizzazione e ristrutturazione del gruppo che contiene:
a) le linee strategiche per il periodo 2012-2020 con volumi di investimento previsti pari a 3 miliardi di euro, di cui 2 miliardi sul settore civile ed 1 miliardo sul settore militare, in aggiunta ai 168 milioni di euro per la riorganizzazione dei siti; di questi per il sito di Tessera (Venezia) sono previsti solo 20 milioni di euro, quindi cifre molto limitate;
b) l'ulteriore ridimensionamento delle maestranze, la cancellazione rapida e progressiva di 3 siti, la richiesta di altre 1.118 mobilità (di cui 151 a Torino e 172 a Caselle), precedute da cassa integrazione, per periodi complessivi di esclusione dal lavoro che possono andare da 7 anni al Nord a 8 anni al Sud, ipotesi di esternalizzazione di attività amministrative e dei lavoratori della sorveglianza;
c) la specializzazione delle attività in due grandi aree del Paese: al Nord il settore militare (Torino Cameri e Venegono), al Sud il settore civile (Pomigliano d'Arco, Nola, Capodichino, Foggia e Grottaglie);
d) la chiusura dello stabilimento di Casoria (con il trasferimento del 50 per cento delle attività a Nola e la conseguente ricollocazione dei lavoratori nell'area campana);
e) la chiusura dello stabilimento di Tessera (Venezia), con il trasferimento delle attività produttive di revisione e trasformazione e con il rischio di licenziamento per 400 lavoratori;
f) la chiusura della sede di Roma, con il trasferimento di 120 lavoratori e 30 dirigenti nelle sedi di Torino e Pomigliano d'Arco;
per quanto riguarda la Campania, alla chiusura dello stabilimento di Casoria, si affianca lo spostamento della storica sede legale di Alenia da Pomigliano d'Arco (Napoli) a Venegono (Varese), che determina l'ulteriore perdita di un centro decisionale di valore simbolico per l'intero Mezzogiorno;
la chiusura di Casoria si inserisce all'interno di un serie di crisi e di chiusure che hanno interessato l'industria nel Mezzogiorno, dalle vicende Fiat, Irisbus di Flumeri e Termini Imerese, alla situazione del polo dell'avionica, all'interno del quale non tutte le realtà possono considerarsi al riparo da crisi di mercato e relativi piani di ridimensionamento;
per quanto riguarda lo stabilimento di Tessera (Venezia), la prevista chiusura determinerebbe l'uscita dal mercato delle trasformazioni aeronautiche di un sito già ampiamente ridimensionato, con un saldo occupazionale negativo di oltre 600 lavoratori, tra diretti e indotto;
è appena il caso di rilevare che suscita perplessità un piano che parte dalle possibili eccedenze, anziché dai fabbisogni in termini di mano d'opera e di competenze;
è, pertanto, indispensabile che l'azienda definisca, in modo puntuale, un piano strategico sul quale assumere precisi impegni, sia per gli investimenti che per le tempistiche dello sviluppo dei nuovi prodotti, dando certezze in merito alle prospettive industriali di tutti i siti di Alenia Aeronautica;
il ridimensionamento di Alenia Aeronautica non riguarda soltanto il tema fondamentale del destino dei lavoratori interessati, ma anche la perdita di un altro anello della catena industriale, un pesante fardello che ricade sulla collettività, sia in termini economici, sia di prospettive occupazionali di qualità per i giovani;
peraltro, andrebbe chiarito come la scelta di trasferire i centri decisionali verso imprese con minori capacità produttive e dimensionali possa rappresentare una soluzione industrialmente efficiente;
appare certamente inopportuno contrapporre aree del Paese in una lotta per la contesa di attività produttive, tenuto conto che anche nella provincia di Varese la crisi industriale sta creando gravi conseguenze sul piano occupazionale;
il problema è la sopravvivenza di un'azienda che è rimasta una delle poche eccellenze industriali del Paese, di posti di lavoro che rischiano di volatilizzarsi, di qualità del lavoro nel territorio, di prospettive di stabilizzazione e sicurezza del lavoro per giovani apprendisti e somministrati, alcuni dei quali già provati da anni di precarietà;
il 3 novembre 2011 i vertici dell'Alenia Aeronautica incontreranno nuovamente le organizzazioni sindacali,
impegna il Governo:
a chiarire se esista una linea di politica industriale volta alla ripresa delle attività produttive, con particolare riguardo alle responsabilità di Finmeccanica, holding industriale pubblica, nello sviluppo del Paese;
ad individuare degli indirizzi di politica industriale volti a favorire il rilancio di un gruppo industriale che costituisce l'elemento fondamentale per consolidare il settore aeronautico del Paese, anche mediante opportune garanzie sugli investimenti e sul mantenimento delle missioni produttive;
a convocare urgentemente Finmeccanica e Alenia Aeronautica con le parti sociali, allo scopo di rivedere profondamente il piano industriale sopra descritto, tenendo in considerazione gli effetti drammatici che provoca su alcune realtà produttive, con particolare riferimento ai siti di Venezia, Casoria e Roma;
ad adoperarsi al fine di trovare adeguate collocazioni ai prodotti della nostra industria aeronautica nell'ambito dei rapporti con altri Paesi.
(1-00749)
(Nuova formulazione) «Lulli, Baretta, Colaninno, Fadda, Froner, Marchioni, Martella, Mastromauro, Murer, Peluffo, Portas, Quartiani, Sanga, Scarpetti, Federico Testa, Vico, Viola, Zunino».
(2 novembre 2011)
MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE RELATIVE ALLE PROCEDURE PER IL VOTO DEGLI ITALIANI ALL'ESTERO, ALLA LUCE DELLE VICENDE DELLE ULTIME CONSULTAZIONI REFERENDARIE
La Camera,
premesso che:
lo svolgimento delle ultime consultazioni referendarie ha confermato le disfunzioni legate alle procedure di voto all'estero, in particolare per quanto riguarda l'invio e la ricezione dei plichi elettorali e, in alcuni casi, la riconsegna degli stessi;
è nota l'incertezza venutasi a creare a seguito dell'invio agli elettori della scheda contenente il quesito sull'energia nucleare, formulato facendo riferimento a una normativa superata e formalmente diverso da quella su cui, a seguito della decisione della Corte di Cassazione, si sono, invece, espressi i cittadini residenti sul territorio nazionale;
la serietà delle disfunzioni verificatesi può essere evidenziata da alcuni esempi: nella circoscrizione di competenza del consolato di Monaco di Baviera 2.000 plichi sono stati inviati a indirizzi errati, in ragione dell'inesatta menzione del cognome del coniuge sulla busta; nella circoscrizione di competenza del consolato di Berlino centinaia di elettori hanno ricevuto il plico elettorale contenente due buste di uguali dimensioni, senza l'indirizzo del consolato e senza affrancatura; nella circoscrizione del consolato di San Paolo sono pervenuti plichi privi del certificato elettorale; sono molto numerosi i casi di elettori che iscritti all'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire) da diversi mesi o cancellatisi da tempo da tali liste non hanno potuto votare né all'estero, né in Italia;
altri casi di disfunzioni elettorali negli ultimi giorni sono rimbalzati anche sui maggiori organi d'informazione, come Il Corriere della Sera, La Stampa e la Repubblica, che hanno riportato le testimonianze di connazionali impediti ad esercitare il loro fondamentale diritto di voto;
la non sempre corretta gestione delle operazioni elettorali rischia ingiustificatamente di sollevare ombre sullo stesso esercizio del voto dei connazionali all'estero;
al di là degli aspetti di gestione procedurale, persiste comunque una questione di fondo, attinente all'incompiuto allineamento dei dati di competenza del Ministero degli affari esteri con quelli dell'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire) gestiti dal Ministero dell'interno;
nonostante una progressiva riduzione delle posizioni disallineate, persiste, tuttavia, una forbice consistente riguardante al 2010 circa 355.402 situazioni di cittadini presenti solo nell'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire), senza riscontro negli schedari consolari, e ben 588.587 situazioni di soggetti presenti negli elenchi consolari, ma non in quelli dell'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire);
il numero delle persone alle quali di fatto sono negati l'esercizio del voto e la fruizione degli altri servizi consolari o comunali resta preoccupante: 943.989 cittadini, equivalenti a oltre il 20 per cento degli iscritti all'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire);
il mancato allineamento, peraltro, rappresenta un'obiettiva ragione di scarsa partecipazione al voto e un fattore d'insicurezza nello svolgimento delle operazioni elettorali, dal momento che centinaia di migliaia di plichi vengono indirizzati a persone di cui è incerto il recapito e addirittura l'esistenza in vita;
oltre all'allineamento dei dati dell'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire), un contributo essenziale a una maggiore regolarità e certificazione delle operazioni di cittadini italiani all'estero può venire da un intervento di modifica della legge n. 459 del 2001, le cui linee sono contenute nelle proposte di legge già assegnate alla Commissione affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni della Camera dei deputati,
impegna il Governo:
a presentare nelle competenti sedi parlamentari un'attendibile documentazione dell'andamento del voto all'estero nelle ultime consultazioni referendarie, comparandola con quello degli ultimi appuntamenti elettorali;
in tale occasione, ad accompagnare la documentazione sull'esperienza acquisita con indicazioni relative ai punti da affrontare prioritariamente in sede di modifica della legge n. 459 del 2001;
ad adottare un piano straordinario d'intervento volto al superamento del divario tra i dati dell'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire) e quelli degli schedari consolari, prevedendo anche nei prossimi documenti finanziari la spesa necessaria per ovviare in tempi brevi alle situazioni che anche nelle ultime consultazioni si sono manifestate.
(1-00655)
«Garavini, Amici, Barbi, Bressa, Gianni Farina, Fedi, Narducci, Pistelli, Porta, Tempestini, Zacchera».
(16 giugno 2011)
La Camera,
premesso che:
ai sensi dell'articolo 48 della Carta costituzionale italiana «sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età. Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è un dovere civico. La legge stabilisce requisiti e modalità per l'esercizio del diritto di voto dei cittadini residenti all'estero e ne assicura l'effettività»;
ai sensi della normativa vigente, anche gli italiani residenti all'estero ed iscritti all'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire), nonché particolari categorie di italiani temporaneamente all'estero, come disposto dall'articolo 2, comma 1, del decreto-legge n. 37 del 2011, hanno potuto partecipare alle consultazioni referendarie indette in Italia il 12 e il 13 giugno 2011, esprimendo il proprio voto per corrispondenza;
entro il 25 maggio 2011 ciascun consolato italiano di riferimento ha inviato a ciascuno degli elettori sopra indicati, presso il domicilio, il plico elettorale contenente le schede e le istruzioni sulle modalità di voto;
stando alla normativa di riferimento, le schede votate dagli italiani residenti all'estero pervenute ai consolati entro le ore 16 del 9 giugno 2011 sono state poi trasmesse in Italia, dove ha avuto luogo lo scrutinio a cura dell'ufficio centrale per la circoscrizione estero, istituito presso la corte di appello di Roma;
già a poche ore dalla conclusione delle procedure di trasmissione dei plichi elettorali presso i singoli consolati si sono moltiplicate in ogni area della circoscrizione elettorale estera le denunce di plichi smarriti, di plichi mai recapitati, di refusi ortografici ed anagrafici sulle schede trasmesse nei plichi ai singoli cittadini presso il loro domicilio;
migliaia di cittadini italiani residenti oltre confine hanno segnalato ai consolati, ai parlamentari italiani eletti oltre confine, alle redazioni dei giornali dell'emigrazione, nonché ai vari social network il mancato recapito del plico elettorale e la conseguente impossibilità ad esercitare il proprio diritto di voto;
il moltiplicarsi dei refusi anagrafici che ha contribuito al mancato recapito dei plichi, nonché – in alcuni casi – all'invalidamento di alcuni voti espressi, evidenzia un chiaro problema gestionale presso le anagrafi consolari, che in taluni casi risultano aver registrato informazioni diverse rispetto a quelle contenute nelle liste dell'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire) dei comuni italiani di provenienza dei cittadini residenti oltre confine;
in virtù dei molteplici errori di archivio molte schede sono state inviate alle donne italiane residenti oltre confine ed iscritte all'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire), indicando, però, il loro cognome da nubili, con la conseguenza che ad oggi sono migliaia i plichi mai recapitati o ritornati presso i consolati, in considerazione del fatto che in Paesi, come Germania, Belgio e Australia, le donne coniugate assumono il cognome del marito e, dunque, il domicilio indicato sui plichi non coincide con il nominativo corrispondente;
in data 8 giugno 2011, nell'ambito dello svolgimento di un'interrogazione a risposta immediata in Assemblea il deputato Aldo Di Biagio ha evidenziato talune criticità in merito alla gestione e alle modalità di esercizio del diritto di voto dei connazionali residenti all'estero, chiedendo al Ministro dell'interno «quali iniziative a carattere urgente si intendano predisporre al fine di garantire la legittima espressione del diritto di voto in capo ai nostri connazionali nell'ambito delle consultazioni referendarie, eventualmente attraverso la salvaguardia delle preferenze già espresse e la rettifica degli errori di procedura maturati nelle dinamiche di trasmissione dei plichi elettorali presso i domicili dei connazionali residenti oltre confine»;
in occasione del sopra indicato confronto istituzionale, il Ministro Elio Vito, chiamato a rispondere per conto del Ministero dell'interno, ha evidenziato che con riguardo all'inconveniente tecnico che ha determinato la restituzione dello 0,8 per cento dei circa 485.000 plichi inviati in Germania, il Ministero degli affari esteri fa sapere di essere immediatamente intervenuto, dando puntuali istruzioni ai consolati interessati per risolvere il problema. I plichi restituiti dalle poste tedesche sono stati, quindi, prontamente registrati in un apposito elenco e, dopo la sostituzione della busta esterna e l'apposizione del corretto cognome del coniuge delle elettrici, sono stati nuovamente recapitati alle destinatarie in tempo utile per la restituzione entro il termine del 9 giugno 2011;
inoltre, secondo il Ministero degli affari esteri non risulterebbero problematiche analoghe in altri Paesi, come, ad esempio, in Belgio e in Australia;
le dichiarazioni dei Ministeri coinvolti, manifestando, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, completa disinformazione riguardo agli eventi esposti in premessa, lasciano emergere un evidente scollamento tra amministrazione e società civile, caratterizzato – a detta dei firmatari del presente atto di indirizzo – da un completo disinteresse, unito ad una deprecabile superficialità manifestata nella gestione delle dinamiche di esercizio del diritto di voto di oltre tre milioni di cittadini aventi diritto;
secondo i dati del Ministero dell'interno, i cittadini italiani residenti oltre confine aventi diritto all'esercizio del voto in occasione del referendum del giugno 2011 risultano 3.300.496;
stando ai dati ufficializzati dal Ministero dell'interno, all'indomani delle operazioni di scrutinio, i cittadini italiani iscritti all'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire) e quelli residenti temporaneamente all'estero che hanno esercitato il diritto di voto per le consultazioni referendarie 2011 risultano essere circa 762 mila, per un totale di circa il 23,07 per cento di votanti;
il sopra indicato dato lascerebbe emergere un netto calo nelle affluenze rispetto ai dati delle elezioni politiche del 2008, in occasione delle quali i cittadini italiani residenti all'estero votanti ammontavano a circa 1.100.000 per un totale di circa il 39 per cento di votanti;
in considerazione delle criticità che hanno accompagnato la distribuzione dei plichi elettorali e ogni fase della gestione dell'esercizio del diritto di voto dei sopra indicati cittadini, appaiono chiare le cause che hanno condotto ad un ridimensionamento di circa il 15-16 per cento del numero dei cittadini votanti e che vanno rinvenute certamente non nella mancata volontà da parte degli stessi di partecipare alla vita democratica del loro Paese;
in data 13 giugno 2011 un referente diplomatico in Venezuela – dove la comunità italiana risulta tra le più vessate in termini di negazione o complessità nell'esercizio del diritto di voto in questo referendum – ha evidenziato che una delle cause dei problemi verificatisi andava ricercata nel lavoro della ditta che si è occupata di stampare le schede, che, stando alla dichiarazione, non avrebbe rispettato un contratto, commettendo, dunque, un errore grave;
la vergognosa impasse che ha contraddistinto la gestione della sopra indicate dinamiche elettorali referendarie lascia emergere un doppio livello di criticità, sebbene esse siano strettamente interconnesse. Da un lato, l'evidente debolezza normativa di una legge – la n. 459 del 2001 – che, sebbene sia storicamente e normativamente encomiabile, necessita, come ha dimostrato l'attualità, di essere perfezionata sotto più profili. Dall'altro, le evidenti difficoltà gestionali in capo alle strutture consolari che hanno dimostrato in questa occasione elettorale, confermando una certa tendenza già consolidata in precedenti consultazioni, di avere difficoltà nel disbrigo delle procedure basilari dell'esercizio di voto, con la conseguenza di incorrere in grossolani quanto incostituzionali vizi di procedura;
alla luce di tali criticità, emerge, dunque, anche l'esigenza di rivedere la legge n. 459 del 2001, la cosiddetta legge Tremaglia, in virtù dell'oggettiva lacunosità nel sistema di controllo, monitoraggio ed organizzazione delle operazioni preliminari e successive all'esercizio del voto per i nostri connazionali;
le principali criticità, riscontrate nelle consultazioni elettorali che hanno coinvolto la circoscrizione estero, afferiscono per l'appunto alle modalità di gestione – spesso poco trasparenti – delle schede elettorali nel passaggio consolato-elettore, ma anche, e soprattutto, alle dinamiche attinenti alla stampa del medesimo materiale elettorale, che, nell'attuale disposto legislativo, spetta al consolato di riferimento;
sarebbe auspicabile rendere più fruibile e maggiormente trasparente la partecipazione alle elezioni nazionali ed ai referendum dei cittadini italiani residenti all'estero, al fine di legittimare un chiaro e fondamentale adempimento costituzionale sancito dall'articolo 56 della Costituzione, oltre a creare uno strumento concreto attraverso cui sia possibile materializzare il legame tra le nostre comunità oltre confine e la terra di origine,
impegna il Governo:
a riferire al Parlamento in merito a quanto verificatosi nella circoscrizione estero e descritto in premessa;
ad avviare – nell'ambito delle proprie competenze – un'indagine che coinvolga la rete diplomatico-consolare italiana oltre confine, le modalità di gestione da essa utilizzate, nonché gli appalti da essa affidati a società esterne per il disbrigo delle procedure di stampa e di distribuzione, al fine di chiarire le ragioni e le responsabilità inerenti alle lacune e alle mancanze segnalate in premessa;
ad assumere in tempi rapidi iniziative normative volte a modificare la disciplina del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all'estero, al fine di approdare ad un testo di riforma, completo ed esaustivo, tale da rendere maggiormente trasparente un istituto partecipativo costituzionalmente sancito, garantendo la massima sicurezza del procedimento, attraverso le necessarie garanzie per la segretezza, la genuinità e l'efficacia del voto dei nostri connazionali oltre confine.
(1-00663)
«Di Biagio, Della Vedova, Zacchera».
(21 giugno 2011)
La Camera,
premesso che:
l'articolo 48 della Costituzione prevede il diritto di voto per ogni cittadino italiano, residente sia in Italia che all'estero;
le attuali norme per l'esercizio del voto per i cittadini italiani residenti all'estero prevedono il voto per corrispondenza, in base al quale ogni connazionale restituisce al consolato di appartenenza una doppia busta contenente le proprie schede votate, sia in occasione delle elezioni politiche che dei referendum;
in particolare, il voto degli italiani all'estero può essere fondamentale per il raggiungimento o meno del quorum per rendere validi i referendum abrogativi previsti dalla Costituzione;
anche in occasione dello svolgimento dell'ultima consultazione referendaria sono stati sollevati molti problemi circa l'esercizio del diritto di voto all'estero; sono state denunciate irregolarità e disservizi, mancato arrivo dei plichi elettorali, difformità delle anagrafi consolari e altro;
in passato, soprattutto in occasione delle elezioni politiche, si sono evidenziati veri e propri brogli elettorali che impongono adeguate ed immediate contromisure per assicurare – anche in continuità con la legge vigente – una maggiore trasparenza del voto all'estero,
impegna il Governo:
a fornire elementi in merito alle disfunzioni segnalate nel voto all'estero anche in occasione dei recenti referendum;
ad avviare in tempi brevi un'indagine consolare per verificare, caso per caso, quale sia il grado di trasparenza del voto, quanti siano i plichi inviati e ritornati, se vi sia o vi sia stato il fondato sospetto di operazioni irregolari da parte di singoli candidati o schieramenti;
a promuovere una riforma della legge in vigore per adeguare le operazioni di voto a criteri di trasparenza, segretezza, tempestività nell'esercizio del voto all'estero.
(1-00672)
«Zacchera, Pittelli, Berardi, Minasso, Cassinelli, Lisi, Ventucci, Cristaldi, Torrisi, Vitali, Stracquadanio».
(30 giugno 2011)
La Camera,
premesso che:
come già riscontrato in occasione delle elezioni politiche del 2006 anche nel corso delle ultime consultazioni referendarie si sono registrate inefficienze e disorganizzazione rispetto all'invio e alla ricezione dei plichi contenenti il materiale elettorale per l'esercizio del voto da parte dei nostri concittadini residenti all'estero;
attualmente l'esercizio del voto per i cittadini italiani residenti all'estero si svolge per corrispondenza, attraverso l'invio presso le sedi consolari dei plichi contenenti le schede contrassegnate dal voto;
oltre alla cattiva gestione della corrispondenza, esiste anche un problema di scarsa sincronizzazione tra le banche dati dell'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (Aire) e quella del Ministero dell'interno;
si tratterebbe di una forbice che, anche qualora fossero eliminate le difficoltà di recapito dei plichi, comporterebbe la negazione del diritto di voto ad una consistente percentuale di cittadini italiani residenti all'estero (si stima un buon 20 per cento);
la non corretta o scarsa partecipazione al voto rappresenta un vulnus all'applicazione dell'articolo 48 della Costituzione che prevede il diritto di voto per ogni cittadino italiano, residente sia in Italia che all'estero;
nel caso dei referendum, poi, tale problematica ha un'ulteriore implicazione in quanto determina il raggiungimento o meno del quorum,
impegna il Governo
ad adoperarsi per evitare ulteriori inefficienze organizzative in previsione dei prossimi appuntamenti elettorali nazionali, europei o referendari, al fine di tutelare l'esercizio del diritto di voto costituzionalmente garantito, per eliminare alla radice possibili brogli elettorali e per un più generale principio di trasparenza ed efficienza della pubblica amministrazione.
(1-00716)
(Nuova formulazione) «Tassone, Adornato, Mantini, Volontè, Galletti, Compagnon, Ciccanti, Naro, Ricardo Antonio Merlo».
(27 settembre 2011)
La Camera,
premesso che:
il primo periodo del terzo comma del vigente articolo 48 della Costituzione impone alla legge, oltre a stabilire i requisiti e le modalità per l'esercizio del diritto di voto degli italiani all'estero, di «assicurarne l'effettività»;
nelle elezioni per il rinnovo del Parlamento del 2006 è stata applicata per la prima volta la legge n. 459 del 2001, che ha disciplinato l'esercizio del diritto di voto degli italiani all'estero: a prescindere dalla scelta, di natura politica, del voto per corrispondenza le prime difficoltà emerse sul voto nella circoscrizione estero, di natura tecnica ed organizzativa, sono le medesime con le quali ci si deve confrontare oggi;
alla prima applicazione della legge hanno fatto seguito la denuncia di presunti brogli, l'attenzione di inchieste giornalistiche, le dichiarazioni di testimoni diretti, la loro diffusione mediatica attraverso video e su internet, oltre all'emersione di criticità tecniche, confermate anche nel corso di audizioni in Parlamento dei responsabili dei procedimenti elettorali;
la tornata elettorale estera del 2008 confermò i problemi e la loro natura: dagli organi mediatici si possono trarre casi più o meno documentati di vendita di schede, di una loro stampa in esubero, di presunta corruzione di addetti postali e di funzionari consolari, di fascicoli aperti dalle procure in seguito a diversi esposti relative a presunte irregolarità, di fascicoli aperti finanche prima delle consultazioni estere: il «caso» più eclatante, tuttavia, fu quello che occorse alla circoscrizione estero del Senato della Repubblica, nella quale un senatore – nel prosieguo del procedimento giudiziario arrestato per violazione della legge elettorale e di scambio elettorale aggravato dal metodo mafioso – riuscì ad essere candidato ed eletto in assenza dei requisiti prescritti dalla legge;
il «caso» Di Girolamo indusse, un anno or sono, giornalisti, politici e giuristi a chiedere dei correttivi alla legge sul voto all'estero; il «caso», infatti, oltre a mostrare la tensione permanente in cui versa la normativa per il voto degli italiani all'estero, ha dimostrato la fragilità del sistema elettorale, diventando un caso non solo giudiziario, ma giuridico e politico;
le notizie più recenti in ordine all'elenco degli italiani iscritti all'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire) risalgono a molti mesi fa – nel frattempo, si sono succedute diverse interrogazioni parlamentari indirizzate ai Ministri dell'interno e degli affari esteri; nel novembre 2010, in accordo con il Ministero degli affari esteri, il dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno ha inviato la «circolare urgentissima n. 33», con la quale tutti gli enti competenti dell'amministrazione centrale erano chiamati a vigilare sulla regolare tenuta ed aggiornamento delle anagrafi degli italiani residenti all'estero e sul corretto e tempestivo invio dei propri dati da parte di tutti i comuni all'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire) centrale; la circolare assegnava precisi compiti in ordine alla verifica della correttezza dei dati, al fine di evitare sottostime dei dati, mancate cancellazioni, posizioni duplicate; la circolare, inoltre, invitava le amministrazioni centrali competenti e le singole amministrazioni locali a «valutare gli interventi organizzativi necessari per risolvere eventuali situazioni di arretrato, sia a livello anagrafico che a livello di trascrizione degli atti di stato civile»;
da gennaio 2011, con la dichiarazione di ammissibilità dei quesiti referendari in materia di servizio idrico, legittimo impedimento e produzione di energia nucleare, al Governo è stato noto che gli italiani residenti all'estero sarebbero stati chiamati a votare, al più tardi, alla metà di giugno 2011;
nel corso delle consultazioni referendarie, il Ministro dell'interno rilasciò la seguente dichiarazione: «la proiezione fatta dagli esperti del Ministero dell'interno rispetto al dato di ieri fa pensare che si raggiungerà il quorum per tutti e quattro i referendum anche senza considerare il voto degli italiani all'estero e questo risolve un problema non da poco»;
la questione è, infatti, tutt'altro che marginale, poiché la dimensione del corpo elettorale non corrisponde a tutti gli aventi diritto e ciò determina – e ha già determinato – rilevanti problemi in occasione delle consultazioni referendarie abrogative, per le quali è previsto un quorum strutturale, ma è suscettibile di crearne ogni qual volta il corpo elettorale estero sia chiamato a votare;
i problemi endemici del voto dei nostri connazionali all'estero restano e l'ampia maggioranza che ha caratterizzato l'avvio della XVI legislatura può aver dato agio ad una certa trascuratezza nel risolverli;
il raggiungimento del quorum ha messo al riparo le recenti consultazioni referendarie dalle conseguenze delle anomalie del «sistema» di voto estero, ma, stando alle denunce dei comitati referendari, alle segnalazioni di plichi non recapitati, ricevuti incompleti, tornati indietro per invii errati, le anomalie, i problemi ed i ritardi si sono, in realtà, riproposti, semplicemente non hanno avuto conseguenze;
la legge n. 459 del 2001 ha mostrato dal principio e continua a mostrare profili di criticità, sia con riferimento alle garanzie previste per il voto per corrispondenza, sia per l'efficienza del procedimento elettorale nel suo complesso;
oltre i confini, nella circoscrizione estero sono iscritti oltre tre milioni di elettori, il cui voto è un diritto sancito dalla Costituzione; l'obbligo di garantirne la possibilità e l'effettivo esercizio spetta alla legge;
questione dirimente è il meccanismo di voto, che ha mostrato gravi lacune e causato irregolarità anche gravi; questione cruciale è l'individuazione del corpo elettorale, a fronte del disallineamento tra i dati dell'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire) e i dati degli schedari in possesso dei consolati, dall'intreccio dei quali dipende la predisposizione delle liste elettorali da parte del Ministero dell'interno;
le maggiori criticità si rinvengono: nella lacunosità dei controlli e nell'organizzazione delle operazioni elettorali preliminari e successive al voto, nelle modalità di gestione delle schede elettorali e della stampa delle stesse, nel loro passaggio dal consolato all'elettore,
impegna il Governo:
ad avviare un'indagine sulle modalità di organizzazione e svolgimento delle operazioni di voto inerenti alle ultime consultazioni referendarie – che preveda il coinvolgimento della rete consolare e di tutti gli uffici competenti e coinvolti – ed una disamina delle maggiori criticità, e a riferire sui risultati in Parlamento, fornendo anche elementi utili e proposte per l'adozione di una più adeguata normativa e di meccanismi migliorativi per garantire la massima regolarità del sistema di elezione.
(1-00717)
«Leoluca Orlando, Borghesi, Donadi, Favia».
(27 settembre 2011)
La Camera,
premesso che:
i referendum del 12 e 13 giugno 2011 hanno messo in evidenza tutte le criticità e le difficoltà delle procedure di voto degli italiani residenti all'estero;
l'articolo 48 della Costituzione è chiaro nel garantire il diritto di voto a tutti i cittadini, compresi quelli residenti all'estero: il primo periodo del terzo comma afferma, infatti, che «la legge stabilisce requisiti e modalità per l'esercizio del diritto di voto dei cittadini residenti all'estero e ne assicura l'effettività»;
a tal fine, secondo la normativa vigente – che assegna agli italiani che risiedono all'estero iscritti all'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire) e a particolari categorie di italiani temporaneamente all'estero il diritto di partecipare al voto – i consolati italiani hanno inviato entro il 25 maggio 2011 i plichi con i quattro quesiti referendari;
le schede utilizzate per esprimere il voto dovevano essere restituite ai consolati entro le ore 16.00 del 9 giugno 2011, per poi essere inviate in Italia per lo scrutinio affidato all'ufficio competente per la circoscrizione estero, istituito presso la corte d'appello di Roma;
ciò nonostante non sono mancati problemi e disfunzioni già con riferimento al fatto che i residenti all'estero hanno votato un quesito, quello sul nucleare, diverso da quello votato in Italia, a seguito della riformulazione da parte della Corte di Cassazione;
moltissime, inoltre, sono state le segnalazioni e le denunce relative alla mancata ricezione dei plichi contenenti le schede per votare, alla scarsa diffusione di informazioni, alla presenza di vistosi errori di carattere anagrafico, che hanno, di fatto, impedito ai molti connazionali presenti all'estero di esprimere il proprio voto;
l'esempio più significativo è l'episodio che si è verificato in Germania, dove risulta che «l'inconveniente tecnico», come definito dal Ministro Vito nel corso dello svolgimento di un'interrogazione a risposta immediata in Assemblea alla Camera dei deputati nel mese di giugno 2011, «ha determinato la restituzione dello 0,8 per cento dei circa 485.000 plichi inviati in Germania». «I plichi restituiti dalle Poste tedesche sono stati, quindi, prontamente registrati in un apposito elenco e, dopo la sostituzione della busta esterna e l'apposizione del corretto cognome del coniuge delle elettrici, sono stati nuovamente recapitati alle destinatarie in tempo utile per la restituzione entro il termine del 9 giugno»;
appare, pertanto, evidente che sussistono gravi problemi di organizzazione e gestione delle procedure necessarie per consentire il voto degli italiani all'estero: un sistema macchinoso a cui si aggiunge la mancata corrispondenza dei dati posseduti dal Ministero degli affari esteri con quelli registrati dall'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire), che rappresenta un ostacolo all'esercizio del sacrosanto diritto di voto;
secondo il Ministero dell'interno, le ultime consultazioni referendarie hanno interessato 3.300.496 cittadini residenti all'estero, con una partecipazione del 23,08 per cento, pari a 761.752 votanti. Si tratta di un dato importante, che non può essere in alcun modo sottovalutato, ma che, al contrario, va incentivato e valorizzato attraverso una migliore organizzazione dei meccanismi di votazione,
impegna il Governo:
a svolgere presso le competenti sedi le indagini necessarie per approfondire quanto accaduto in occasione delle ultime consultazioni referendarie;
a promuovere una revisione della normativa in materia, al fine di migliorare e rendere più certi ed affidabili i meccanismi di votazione degli italiani che risiedono all'estero, non solo semplificando le modalità di voto, ma soprattutto garantendo loro l'eguaglianza nelle condizioni di voto con i cittadini residenti in Italia;
a prevedere una revisione dei dati in possesso dei consolati e una riorganizzazione dell'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire), al fine di consentire una reale corrispondenza tra i dati in possesso degli uni e dell'altra.
(1-00718)
«Mosella, Lanzillotta, Pisicchio, Tabacci, Vernetti, Brugger».
(27 settembre 2011)
La Camera,
premesso che:
i cittadini italiani residenti all'estero possono esercitare il diritto di voto nel luogo di residenza sia per le elezioni del Parlamento europeo che per le elezioni politiche nazionali, i referendum abrogativi e quelli costituzionali indetti rispettivamente sulla base dell'articolo 75 e dell'articolo 138 della Costituzione;
per le elezioni politiche nazionali e i referendum, ciò è stato reso possibile dall'entrata in vigore della legge 27 dicembre 2001, n. 459, e del relativo regolamento attuativo (decreto del Presidente della Repubblica 2 aprile 2003, n. 104). Essi hanno dato attuazione alle modifiche dell'articolo 48 della Costituzione (legge costituzionale 17 gennaio 2000, n. 1) e degli articoli 56 e 57 della Costituzione (legge costituzionale 23 gennaio 2001, n. 1) che hanno istituito la circoscrizione estero;
i cittadini italiani residenti all'estero sono iscritti nelle liste elettorali della circoscrizione estero e votano per corrispondenza;
l'elettore, una volta espresso il voto, spedisce la scheda elettorale votata all'ufficio diplomatico consolare nella cui circoscrizione è residente. Spetta poi ai consolati inviare le suddette buste in Italia;
problemi e inefficienze del sistema e veri e propri brogli si sono riscontrati in occasione delle ultime tornate elettorali per le elezioni politiche ed irregolarità, disservizi e difformità delle anagrafi consolari sono stati sollevati a seguito della recente consultazione referendaria,
impegna il Governo:
ad attivare presso le sedi competenti le indagini necessarie per verificare e approfondire quanto accaduto in occasione delle ultime consultazioni politiche e referendarie;
ad avviare iniziative normative volte a modificare la disciplina del diritto di voto degli italiani residenti all'estero al fine di assicurare trasparenza e regolarità a procedure di voto garantite costituzionalmente, prevedendo al contempo che vengano assicurati insieme il diritto al voto e alla sua segretezza, nonché quello alla tempestività e correttezza dello scrutinio.
(1-00727)
«Lo Monte, Commercio, Lombardo, Oliveri, Brugger».
(10 ottobre 2011)
INTERPELLANZE URGENTI
A)
I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e della salute, per sapere – premesso che:
dopo le numerose e reiterate segnalazioni avvenute nei mesi scorsi sulle criticità ambientali riscontrate nei bacini fluviali che scorrono nel territorio di Cassino e sullo stato delle aree limitrofe all'area industriale della città interessate da continue e pericolose presenze di liquami e materiali fortemente inquinamenti, oggi si riscontra che non sono state messe in atto tutte le attività di accertamento e di intervento necessarie alla bonifica dell'area;
allo stato attuale si riscontra ancora un'insopportabile presenza di miasmi nella zona Cerro e di rifiuti tossici dislocati in ogni luogo, come tra l'altro testimoniato da alcuni sopralluoghi effettuati nell'area interessata dagli organismi competenti supportati dall'attività di numerosi comitati di cittadini che vivono nella zona, che, esasperati per la mancanza di risposte concrete, hanno effettuato indagini e prodotto documenti fotografici allegati a svariati esposti presentati alle amministrazioni comunali interessate come prova testimoniale del pessimo stato delle condizioni ambientali di tutta la zona e dei corsi d'acqua Rio Fontanelle, Rio Pioppeto, Rio Vernile;
dalle verifiche effettuate dagli organi competenti intervenuti su denuncia dei comitati dei cittadini della zona sembrerebbe che le sostanze provengano, in particolare, dai siti industriali adiacenti il corso d'acqua e localizzati tra le aree di Cassino e Villa Santa Lucia, cosa che comporterebbe come effetto uno sversamento nel fiume di liquidi oleosi e di colorazione scura che sarebbero responsabili del fenomeno della moria di pesci avvenuta a più riprese nel tempo;
quelli segnalati ultimamente rappresentano gli ultimi di una serie di fenomeni già verificatisi sul corso d'acqua e che minacciano l'ecosistema e la salute dei cittadini di tutta l'area interessata, costretti a sopportare questi sgradevoli episodi; l'intera area in questione, infatti, versa in uno stato di completo abbandono ed incuria con la presenza, inoltre, di vegetazione intensa e alta che ostacola l'individuazione di eventuali ulteriori scarichi abusivi;
le segnalazioni e le richieste d'intervento e di verifiche sulla tossicità degli elementi ritrovati effettuate dai cittadini sono state puntualmente disattese, a fronte, invece, di un accertato danno ecologico fortemente presente nel territorio, che rappresenta un imperdonabile insulto a tutte le generazioni di cittadini che vivono nell'area e che da decenni assumono con i loro comportamenti rigorosi e con grande senso civico tutte le misure volte a tutela dell'ambiente in cui vivono;
è necessario un intervento chiaro e risolutore per fronteggiare l'emergenza in atto ed evitare che la negligenza e la colpevole incuria da parte delle amministrazioni competenti portino un intero territorio a subire danni irreparabili all'ecosistema, esponendo, inoltre, i cittadini a pesanti ripercussioni sotto il profilo della salute pubblica –:
quali urgenti iniziative in loro potere intendano adottare per pervenire al superamento delle criticità di cui in premessa;
se non si ritenga opportuno promuovere nelle aree interessate, anche per il tramite dell'autorità di bacino, ogni iniziativa di competenza per il recupero del territorio, prevedendo anche la realizzazione di opere pubbliche compensative in modo da alleggerire il grave disagio causato ai residenti dall'inquinamento presente.
(2-01253)
«Anna Teresa Formisano, Galletti».
(Presentata il 31 ottobre 2011)
B)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
un'eccezionale ondata di maltempo si è abbattuta sul Centro-Nord, investendo, in particolare, una vasta area compresa tra la Liguria di Levante e l'alta Toscana e provocando ingentissimi danni ambientali e materiali e sfortunatamente pure la morte di alcuni cittadini;
il devastante nubifragio abbattutosi in poche ore sull'area e con particolare forza sul Levante ligure, la Lunigiana e la Versilia ha scaricato innumerevoli millimetri di acqua, provocando smottamenti, allagamenti ed esondazioni di numerosi torrenti, coinvolgendo numerosi comuni, tra i quali quelli più colpiti risultano Monterosso, Vernazza Borghetto e Aulla, che sono stati evacuati completamente e che presentano già allo stato attuale ingentissimi danni;
le prime stime parlano di circa 70-100 millimetri di pioggia torrenziale in poco più di 12 ore con l'interessamento di tutti i torrenti e i corsi d'acqua, che esondando hanno paralizzato l'intera area, provocando danni alle abitazioni pubbliche civili e a numerose sedi di attività produttive, e reso impraticabile buona parte del sistema infrastrutturale viario e ferroviario tra la Liguria, la Toscana e l'Emilia Romagna (si registrano la sospensione di molte linee ferroviarie e la chiusura di alcuni tratti della strada statale 1 Aurelia e della A12 e del passo del Bracco), che stanno provocando gravissime difficoltà per la viabilità e, inoltre, stanno impedendo in alcuni casi anche di raggiungere le località colpite per consentire gli interventi di primo soccorso;
difficoltà sono state riscontrate, inoltre, anche nelle comunicazioni, a causa del crollo dei ponti radio, che ha provocato l'interruzione del funzionamento della telefonia fissa e mobile;
in considerazione dell'estrema gravità dei fatti accaduti e dei danni provocati dall'evento calamitoso, emerge chiaramente la necessità di un sostegno da parte delle istituzioni regionali e nazionali e di un ingente impiego di risorse finanziarie da destinare al recupero e alla messa in sicurezza delle zone colpite, con particolare attenzione ai danni alle reti idriche e viarie da ripristinare con la massima velocità e al risarcimento dei danni subiti dalle popolazioni interessate e, soprattutto, dalle numerose attività economiche e commerciali andate distrutte;
è necessario un intervento quanto più rapido possibile del Governo nazionale di sostegno alle istituzioni locali e alle popolazioni colpite da questo tragico evento calamitoso per favorire la messa in atto di una serie di attività finalizzate al ripristino delle normali condizioni idrogeologiche dell'area interessata dal nubifragio e al recupero dei danni materiali registrati a causa delle intemperie;
il presidente della regione Liguria ha chiesto lo stato di emergenza per le aree colpite e un intervento urgente di risorse umane e finanziarie per fronteggiare la difficilissima situazione che è in atto nel territorio ligure;
sono stati liquidati, a un anno esatto di distanza dagli eventi, i risarcimenti alle prime sei imprese danneggiate dall'alluvione che colpì varie zone della Liguria, in particolare Sestri Ponente, Varazze e alcuni comuni in provincia di La Spezia. Sull'assegno c’è la firma del commissario straordinario per la gestione dell'emergenza Claudio Burlando;
quanto alle risorse previste dalle disposizioni contenute nel decreto-legge cosiddetto milleproroghe (n. 225 del 2010), che ha stanziato 45 milioni di euro per il risarcimento alle popolazioni e alle attività commerciali danneggiate dall'alluvione che ha colpito Sestri Ponente, a ottobre 2011 ne risultano assegnate realmente soltanto una parte –:
se non intendano adottare in tempi ristrettissimi iniziative volte al riconoscimento dello stato di calamità naturale per la Liguria e le zone dell'alta Toscana interessate dall'alluvione, assicurare i fondi richiesti dagli enti territoriali per far fronte all'emergenza e adottare ogni altra iniziativa di competenza per garantire il recupero e la messa in sicurezza del territorio e il risarcimento per le popolazioni e le imprese colpite e danneggiate dall'evento calamitoso;
se non ritengano opportuno velocizzare lo sblocco delle rimanenti somme per il risarcimento delle popolazioni colpite dall'alluvione di Sestri Ponente del 2010.
(2-01254) «Mondello, Galletti».
(Presentata il 31 ottobre 2011)
C)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
la realizzazione della ferrovia Arcisate-Stabio è una grande opera di rilevanza internazionale che rafforzerà i collegamenti tra l'Italia e la Svizzera, potenziando l'accessibilità all'aeroporto di Malpensa;
il collegamento ferroviario di 8,2 chilometri a doppio binario unirà a nord di Varese la città con il confine di Stato e garantirà la connessione tra le linee del San Gottardo e del Sempione, permettendo ad una delle aree più popolose e produttive del Paese di rafforzare i legami politici, economici, ambientali e culturali con il cuore dell'Europa;
tale opera è stata finanziata dal Governo Prodi con 223 milioni di euro deliberati dal Cipe nel febbraio 2008;
il 24 luglio 2009 è stato inaugurato il cantiere, con dispendio di energie comunicative, ad avviso degli interpellanti, tipico della giunta Formigoni;
nel 2010 finalmente i cantieri appaltati da Rete ferroviaria italiana sono entrati nel vivo, affidando all'impresa «Ingegner Claudio Salini» il compito di eseguire l'opera;
l'impresa Salini ha sospeso i lavori perché Rete ferroviaria italiana non rispetterebbe i pagamenti previsti dal contratto;
nel corso delle escavazioni nel terreno si sarebbe individuata una forte presenza di arsenico;
la sospensione dei lavori creerebbe rilevanti danni ambientali, economici, sociali a tutta la Valceresio –:
quali siano le ragioni che hanno determinato il blocco dei cantieri;
quali iniziative concrete intenda intraprendere affinché i tempi per la conclusione dell'opera, che garantirà un collegamento diretto Lugano-Varese-Malpensa, siano rispettati.
(2-01247) «Marantelli, Boccia, Ventura».
(25 ottobre 2011)
D)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
in questi anni l'aeroporto di Levaldigi (Cuneo) ha dimostrato di essere in continua crescita, anche grazie agli innumerevoli sacrifici sostenuti dagli enti locali coinvolti e dalle forze economiche e produttive;
in merito alle ingenti risorse economiche investite per il suo sviluppo, va assolutamente ricordato che l'onere relativo al servizio «torre di controllo» è a carico della società di gestione, diversamente da quanto previsto per altri scali, anche con un volume di traffico passeggeri inferiore a quello di Cuneo, ai quali tale servizio viene assicurato a titolo non oneroso;
il costante sviluppo dell'aeroporto cuneese è riscontrabile, soprattutto, dai dati relativi all'aumento del numero dei passeggeri, che, nei primi giorni di ottobre 2011, ha già superato la quota di 180 mila passeggeri registrata nel 2010, a dimostrazione del progressivo miglioramento reso possibile anche grazie ai nuovi collegamenti offerti;
a fronte degli enormi sacrifici economici affrontati in questi anni, che ne hanno impedito il fallimento decretandone, invece, una costante crescita, risulta, secondo gli interpellanti, censurabile la dichiarazione del presidente dell'Enac, Vito Riggio, apparsa sugli organi di stampa, secondo il quale l'aeroporto di Levaldigi non sarebbe né strategico, né complementare;
appare evidente che una tale affermazione sia solo frutto di una profonda disinformazione circa l'importanza e la reale valenza strategica che l'aeroporto di Levaldigi rappresenta da sempre per il territorio cuneese e per il relativo sviluppo economico;
i sacrifici fatti sinora da tutte le parti interessate non possono essere vanificati da una presa di posizione che mira, secondo gli interpellanti ignobilmente, a sminuire l'importanza strategica di un'infrastruttura necessaria per il territorio cuneese, che in questi anni ha saputo dimostrare con continuità il proprio sviluppo e la propria crescita, confermati dall'aumento costante del volume di traffico passeggeri –:
quali siano gli intendimenti del Governo in merito al piano degli scali;
quali siano i contributi pubblici, degli ultimi tre anni, erogati dallo Stato e dagli altri enti pubblici per ogni singolo scalo;
quale urgente iniziativa intenda assumere, unitamente alla regione Piemonte, per valutare e definire linee condivise relative al sistema aeroportuale piemontese.
(2-01248)
«Delfino, Galletti, Adornato, Binetti, Bosi, Buttiglione, Calgaro, Capitanio Santolini, Enzo Carra, Cera, Ciccanti, Compagnon, De Poli, Dionisi, Anna Teresa Formisano, Libè, Lusetti, Mantini, Marcazzan, Mereu, Merlo Ricardo Antonio, Mondello, Naro, Occhiuto, Pezzotta, Poli, Rao, Ria, Ruggeri, Tassone, Nunzio Francesco Testa, Volontè, Zinzi».
(25 ottobre 2011)
E)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
la linea ferroviaria Innsbruck-Brennero richiede interventi di manutenzione straordinaria in territorio austriaco che le ferrovie di quel Paese hanno in programma nel 2012;
risulta che proprio a seguito degli interventi siano state decise le seguenti restrizioni al traffico:
a) dall'11 giugno 2012 al 5 agosto 2012 chiusura parziale agibilità a binario singolo;
b) dal 6 agosto 2012 al 10 settembre 2012 chiusura totale;
c) dall'11 settembre 2012 al 30 settembre 2012 chiusura parziale agibilità a binario singolo;
tale soluzione è catastrofica per gli effetti che si produrrebbero su tutte le infrastrutture, sia quelle che hanno investito per far crescere il traffico ferroviario (adeguamenti di linee ferroviarie, nuovi terminali intermodali, interporti, imprese ferroviarie e altro), sia quelle che dovranno sopportare una crescita inusitata ed imprevista del traffico gommato (Autobrennero in primis);
negli anni sono stati fatti investimenti pubblici nazionali, regionali, territoriali e diretti da parte del consorzio Zai sul quadrante Europa, finalizzati a far crescere il traffico ferroviario, a far diminuire o comunque arrestare la crescita del traffico gommato, a realizzare un nodo infrastrutturale (interporto quadrante Europa) che eviti dispersioni economiche sia al sistema pubblico che al sistema privato (operatori delle merci), a investire sempre più sulla sostenibilità ambientale e sulla sicurezza (attiva e passiva) delle merci;
su tale questione dovrebbe esserci la massima attenzione perché il pericolo che incombe sulla linea ferroviaria del Brennero e sull'interporto quadrante Europa di Verona è grave e le conseguenze assumerebbero valenze sociali, ambientali ed economiche insostenibili;
gli amministratori dei territori e delle infrastrutture coinvolti devono preservare quanto dagli stessi realizzato (linee ed impianti ferroviari) e quanto nel tempo finora conquistato in termini di sostenibilità ambientale, per salvaguardare e migliorare la qualità di vita delle comunità insediate sul corridoio del Brennero;
l'Italia, con sacrificio, sta provvedendo ad adeguare e migliorare le proprie infrastrutture in linea con gli impegni assunti con l'Europa e senza aggravi per le altre aree europee. Non è, dunque, ammissibile che un adeguamento (seppur necessario) avvenga con soluzioni che si profilano, già fin d'ora, catastrofiche per l'economia del territorio italiano;
il percorso ferroviario alternativo proposto del by-pass attraverso il Tarvisio produrrà un allungamento di tempi e di tragitto, con un conseguente aumento dei costi. Inoltre, le ore in più ritarderanno la dinamica delle consegne e del carico-scarico, con ulteriori aggravi economici, se non addirittura rendendo insostenibile l'offerta commerciale;
il periodo di chiusura trasferirà traffico ferroviario verso quello su gomma (con ulteriori problemi per l'asta autostradale del Brennero, già ora satura), togliendo (si auspica solo temporaneamente) lavoro alle società di servizi ferroviari e terminalistici, provocando danni economici per parecchi milioni di euro;
le imprese ferroviarie e di servizi (Cemat, Terminali Italia, Quadrante servizi, Rtc, Kombiverkher, Trenitalia cargo e altre) hanno attivato un tavolo tecnico per valutare ogni possibile soluzione logistica, ma, in assenza di un'azione coordinata ed estesa a tutti i livelli (politico, sociale, territoriale, categorie e altri), si rischia di non ottenere una reale minimizzazione degli effetti rovinosi conseguenti alla chiusura della linea del Brennero –:
se quanto riferito in premessa corrisponda al vero e, in tal caso, come intenda procedere il Ministro interpellato, per quanto di competenza, al fine di minimizzare per le economie locali gli effetti delle manutenzioni straordinarie della linea Innsbruck-Brennero;
quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo italiano nelle competenti sedi europee al fine di far assumere anche all'Unione europea l'onere di sostenere, per il periodo di chiusura del Brennero, i maggiori costi conseguenti alla situazione che le manutenzioni austriache determineranno;
se il Governo non ritenga di assumere iniziative presso la società Ferrovie dello Stato, durante i periodi di chiusura parziale al traffico con agibilità a binario singolo, al fine di rendere più veloce l'attività di carico e scarico dei treni al quadrante Europa.
(2-01252)
«Borghesi, Donadi, Dal Moro, Fogliardi, Federico Testa».
(Presentata il 31 ottobre 2011)
F)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
l'anno scolastico si è aperto ancora una volta all'insegna delle emergenze;
solo nel comune di Palermo 800 bambini sono rimasti fuori dalle scuole dell'infanzia comunali poiché non è stato possibile procedere all'assunzione di 44 insegnanti di scuola materna, con la conseguente chiusura di ben 27 sezioni;
le insegnanti di ruolo in organico, infatti, sono insufficienti per garantire l'apertura di tutte le sezioni necessarie a rispondere alla domanda urgente delle famiglie;
in tal senso, l'articolo 14, comma 9, del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010, ha posto precisi limiti alla possibilità di assunzioni per gli enti locali, fissando il margine di manovra al «limite del 20 per cento della spesa corrispondente alle cessazioni verificatesi nell'anno 2010»;
il vincolo posto dall'articolo 14 del citato decreto-legge, insieme con il divieto di assumere a tempo indeterminato (se non per casi eccezionali e temporanei), pone i servizi alla persona – ed in modo particolare i servizi educativi e scolastici gestiti dagli enti locali – nell'effettiva impossibilità di garantire il regolare funzionamento delle attività;
le scuole dell'infanzia del comune di Palermo sono istituzioni paritarie, ai sensi della legge n. 62 del 2000, la cui funzione pubblica è riconosciuta, nell'ambito del sistema di istruzione, anche dai decreti ministeriali che ne stabiliscono i criteri e i parametri per l'assegnazione dei contributi sia statali che regionali;
pertanto, è evidente che il principio del diritto costituzionale all'istruzione garantito nelle scuole statali non possa essere disatteso nelle scuole paritarie gestite dagli enti locali;
si rileva, dunque, la necessità di garantire il diritto all'educazione e alla continuità del servizio educativo, conformemente ai principi sanciti dagli articoli 2, 30, 31 e 33 della Costituzione della Repubblica e alle disposizioni di cui all'articolo 3 della legge costituzionale n. 3 del 2001, di modifica del titolo V della Costituzione;
inoltre, il decreto legislativo n. 165 del 2001 prevede che «per le esigenze connesse con il proprio fabbisogno ordinario le pubbliche amministrazioni assumono esclusivamente con contratti di lavoro a tempo indeterminato», ricollegando la possibilità di ricorrere a forme contrattuali flessibili di assunzione e di impiego del personale all'esclusiva necessità di «rispondere ad esigenze temporanee ed eccezionali»;
la Corte dei conti a sezioni riunite, con la delibera n. 46 del 29 agosto 2011, si è pronunciata in merito, deliberando che «dal divieto di assunzioni e dal limite delle stesse, stabilito nella misura del 20 per cento delle cessazioni dell'anno precedente, sono escluse le assunzioni del personale appartenente alle categorie protette ex legge n. 68 del 1999, nonché quelle per lo svolgimento di servizi infungibili ed essenziali»;
l'articolo 1 della legge 12 giugno 1990, n. 146, modificata dalla legge 11 aprile 2000, n. 83, stabilisce che «sono considerati servizi essenziali, indipendentemente dalla natura giuridica del rapporto di lavoro, anche se svolti in regime di concessione o mediante convenzione, quelli volti a garantire il godimento dei diritti della persona, costituzionalmente tutelati, alla vita, alla salute, alla libertà e alla sicurezza, alla libertà di circolazione, all'assistenza e previdenza sociale, all'istruzione e alla libertà di comunicazione» e, in particolare, per quanto riguarda l'istruzione, è ritenuto necessario «assicurare la continuità dei servizi degli asili nido e delle scuole materne»;
il comune di Firenze – adeguandosi al pronunciamento dalla Corte dei conti ed interpretando la sentenza in maniera estensiva – ha regolarmente adottato un atto deliberativo sotto forma di determina dirigenziale, stipulando 13 contratti di assunzione di insegnanti di scuola materna per l'incarico annuale, consentendo, quindi, il regolare avvio dell'anno scolastico e riconoscendo che le «suddette assunzioni sono riferite allo svolgimento di un servizio infungibile ed essenziale»;
il comune di Palermo, per converso e, secondo gli interpellanti, incomprensibilmente, in un primo momento ha predisposto la chiusura delle 27 sezioni della scuola dell'infanzia, sopprimendo un servizio essenziale e, per questo, causando un profondo stato di disagio alle famiglie di ben 800 bambini, che, proprio nei giorni in cui cominciava l'anno scolastico, hanno scoperto di non poter più beneficiare di un posto nelle strutture del comune, nonostante avessero già provveduto alle iscrizioni;
inoltre, ben 44 insegnanti sono stati privati del posto di lavoro, con la conseguente gravissima interruzione della carriera professionale e la perdita del punteggio annuale fondamentale per maturare scatti nelle graduatorie dove sono inseriti;
in data 28 settembre 2011, con grave ritardo e ad anno scolastico ormai avviato, il comune di Palermo ha deliberato che gli insegnanti di ruolo sono insufficienti a garantire l'apertura di tutte le sezioni di scuole dell'infanzia comunali e che, pertanto, si ritiene necessario un intervento del Presidente del Consiglio dei ministri competenti per derogare al divieto sancito dall'articolo 20, comma 9, del decreto-legge n. 98 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 111 del 2011 –:
come intenda rispondere alle richieste contenute nella delibera di giunta del comune di Palermo del 28 settembre 2011 per garantire il mantenimento di un servizio essenziale ed infungibile e ovviare agli enormi disagi in cui versano le famiglie, che non possono mandare i propri figli a scuola, pur avendoli regolarmente scritti, e gli insegnati privati del posto di lavoro;
se intenda assumere le necessarie iniziative perché si possa derogare alle norme contenute nell'articolo 14 del decreto-legge n. 78 del 2010, in modo da consentire agli enti locali di procedere alle assunzioni di personale educativo e docente oltre i limiti del patto di stabilità interno per garantire – in base alle proprie risorse economiche – la copertura delle dotazioni organiche dei servizi educativi e scolastici, eventualmente ricorrendo a personale assunto a tempo determinato.
(2-01230)
«Antonino Russo, Terranova, Giammanco, Cardinale, Fallica, Pierdomenico Martino, Burtone, Porta, Torrisi, Grimaldi, Stanca, Fioroni, D'Alema, Tempestini, Migliavacca, Iapicca, Moles, Ventura, Stagno d'Alcontres, Bergamini, Pugliese, Minardo, Margiotta, Misuraca, De Micheli, Corsini, Mariarosaria Rossi, Calabria, Portas, Formichella, Berretta, Capodicasa, Lolli».
(6 ottobre 2011)
G)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
l'articolo 19, comma 4, del decreto-legge n. 98 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 111 del 2011, prevede che «a decorrere dall'anno scolastico 2011-2012 la scuola dell'infanzia, la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado sono aggregate in istituti comprensivi, con la conseguente soppressione delle istituzioni scolastiche autonome costituite separatamente da direzioni didattiche e scuole secondarie di I grado; gli istituti comprensivi per acquisire l'autonomia devono essere costituiti con almeno 1.000 alunni, ridotti a 500 per le istituzioni site nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche»;
la norma precedente (decreto del Presidente della Repubblica n. 233 del 1998) fissava un range tra i 500 e i 900 alunni e, quindi, ben al di sotto dell'attuale soglia minima;
l'assetto attuale della rete scolastica è quello delineato dai piani regionali di dimensionamento delle istituzioni scolastiche, secondo quanto previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 233 del 1998;
dopo aver definito i primi piani di dimensionamento, le regioni hanno provveduto all'attuazione delle modifiche parziali che di anno in anno si rendevano necessarie e dopo aver acquisito i pareri degli enti locali e delle istituzioni interessate. Invece, con questa norma si è messo in discussione l'assetto di gran parte delle istituzioni del primo ciclo e, quindi, l'impianto complessivo dei piani di dimensionamento;
in questo quadro, numerose regioni italiane hanno impugnato il provvedimento dinanzi alla Corte costituzionale, considerandolo lesivo delle loro competenze esclusive in materia di organizzazione della rete scolastica;
del resto, sulla stessa materia, la Corte costituzionale si è già espressa in favore di ricorsi presentati dalle regioni, sancendo l'illegittimità delle misure contenute nel piano programmatico che intervengono sulla riorganizzazione della rete scolastica;
pertanto, appare evidente come la definizione dei nuovi piani di dimensionamento regionali richieda tempi adeguati di consultazione tra tutti i soggetti interessati (istituzioni scolastiche, comuni, province, uffici scolastici regionali) e tali da consentire la condivisione più ampia possibile, come previsto dalla normativa in materia (decreto del Presidente della Repubblica n. 233 del 1998) –:
se non ritenga opportuno, considerata la mancanza dei tempi necessari per la corretta applicazione della norma, tenuto conto dell'oggettiva complessità e della delicatezza del percorso di ridefinizione dei piani regionali di dimensionamento della rete scolastica, assumere le opportune iniziative normative per rinviare i tempi di applicazione della norma stessa.
(2-01231)
«Coscia, Ghizzoni, Bachelet, De Pasquale, Levi, Rossa, Siragusa, Pes, Argentin, Fogliardi, Carella, Barbi, Fiorio, Duilio, Causi, De Biasi, Ferrari, Albonetti, Naccarato, D'Incecco, Bocci, Castagnetti, Colaninno, Gentiloni Silveri, Giulietti, Motta, Oliverio, Laratta, Lucà, Morassut, Sanga, Gianni Farina, Gasbarra, Tidei, Baretta».
(12 ottobre 2011)
H)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
finalmente, dopo lunghe attese, con la legge 13 dicembre 2010, n. 220 (legge di stabilità 2011), le istituzioni hanno preso atto dell'esistenza dei seri problemi derivanti dalla partecipazione smodata ai giochi di fortuna e dall'accesso a tali giochi da parte dei minori;
per l'esattezza con l'articolo 1, comma 70, della citata legge è stato quindi previsto: «Con decreto interdirigenziale del Ministero dell'economia e delle finanze – Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato e del Ministero della salute sono adottate, d'intesa con la Conferenza unificata, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, linee d'azione per la prevenzione, il contrasto e il recupero di fenomeni di ludopatia conseguente a gioco compulsivo. È comunque vietato consentire la partecipazione ai giochi pubblici con vincita in denaro ai minori di anni diciotto. Il titolare dell'esercizio commerciale, del locale o, comunque, del punto di offerta del gioco che consente la partecipazione ai giochi pubblici a minori di anni diciotto è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 500 a euro 1.000 e con la chiusura dell'esercizio commerciale, del locale o comunque del punto di offerta del gioco fino a quindici giorni. La sanzione amministrativa è applicata dall'ufficio regionale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato territorialmente competente in relazione al luogo e in ragione dell'accertamento eseguito»;
con il successivo decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, i periodi 2, 3 e 4 del comma 70 dell'articolo 1 della legge di stabilità 2011 sono stati sostituiti con altre disposizioni, inasprendo le relative sanzioni, al fine di armonizzarle con il testo unico di pubblica sicurezza;
sono così state introdotte dall'articolo 24, commi 20 e 21, le seguenti disposizioni: «20. È vietato consentire la partecipazione ai giochi pubblici con vincita in denaro ai minori di anni diciotto» e «21. Il titolare dell'esercizio commerciale, del locale o, comunque, del punto di offerta del gioco che consente la partecipazione ai giochi pubblici a minori di anni diciotto è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da euro cinquemila a euro ventimila. Indipendentemente dalla sanzione amministrativa pecuniaria e anche nel caso di pagamento in misura ridotta della stessa, la violazione prevista dal presente comma è punita con la chiusura dell'esercizio commerciale, del locale o, comunque, del punto di offerta del gioco da dieci fino a trenta giorni; ai fini di cui al presente comma, il titolare dell'esercizio commerciale, del locale o, comunque, del punto di offerta del gioco, all'interno dei predetti esercizi, identifica i giocatori mediante richiesta di esibizione di un idoneo documenta di riconoscimento. Le sanzioni amministrative previste nei periodi precedenti sono applicate dall'ufficio territoriale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato competente in relazione al luogo e in ragione dell'accertamento eseguito. Per le cause di opposizione ai provvedimenti emessi dall'ufficio territoriale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato è competente il giudice del luogo in cui ha sede l'ufficio che ha emesso i provvedimenti stessi. Per i soggetti che nel corso di un triennio commettono tre violazioni, anche non continuative, del presente comma è disposta la revoca di qualunque autorizzazione o concessione amministrativa; a tal fine, l'ufficio territoriale dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato che ha accertato la violazione effettua apposita comunicazione alle competenti autorità che hanno rilasciato le autorizzazioni o concessioni ai fini dell'applicazione della predetta sanzione accessoria»;
nel citato decreto-legge, per l'esattezza all'articolo 24, comma 23, è, altresì, stato previsto che: «Ai fini del miglior conseguimento degli obiettivi di tutela del giocatore e di contrasto ai fenomeni di ludopatia connessi alle attività di gioco, il Ministero dell'economia e delle finanze – Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, nell'ambito degli ordinari stanziamenti del proprio bilancio, avvia, in via sperimentale, anche avvalendosi delle strutture operative del partner tecnologico, procedure di analisi e verifica dei comportamenti di gioco volti ad introdurre misure di prevenzione dei fenomeni ludopatici»;
nella sostanza con le disposizioni sopra citate l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato è stata giustamente chiamata a svolgere sia una funzione repressiva, sanzionando le violazioni del divieto di gioco per i minori, sia una funzione preventiva nella lotta alle ludopatie –:
quante e quali risorse, sia in termini di personale che di budget, siano state destinate dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato alla vigilanza del rispetto del divieto di gioco per i minori degli anni diciotto;
quante e quali violazioni, in materia di gioco minorile, siano state ad oggi contestate dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato su tutto il territorio nazionale;
quante e quali sanzioni, in materia di gioco minorile, siano state ad oggi comminate dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato su tutto il territorio nazionale;
quando ed in che modo si intenda dare attuazione al primo periodo del comma 70 dell'articolo 1 della legge di stabilità 2011 nell'adozione delle «linee d'azione per la prevenzione, il contrasto e il recupero di fenomeni di ludopatia conseguente a gioco compulsivo», posto che il termine fissato dal legislatore è giunto a scadenza il 2 marzo 2011;
quando ed in che modo si intenda dare attuazione al comma 23 dell'articolo 24 del decreto-legge n. 98 del 2011, avviando le auspicate «procedure di analisi e verifica dei comportamenti di gioco volti ad introdurre misure di prevenzione dei fenomeni ludopatici».
(2-01238) «Capitanio Santolini, Galletti».
(18 ottobre 2011)
I)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
il Governo, nella seduta del 25 febbraio 2011, aveva accolto l'ordine del giorno n. 9/4086/263, a prima firma dell'onorevole Scilipoti, nel quale si richiedeva di valutare in tempi brevi l'opportunità di intervenire, anche attraverso eventuali interventi normativi a tutela degli interessi legittimi dei cittadini, negli eventuali contenziosi con gli istituti bancari, affinché l'interpretazione data all'articolo 2, comma 61, del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225, in merito all'articolo 2935 del codice civile non si configurasse come un danno nei confronti dei cittadini medesimi;
tale richiesta trovava la sua ragione d'essere nella norma interpretativa sopra citata che potrebbe determinare la riduzione dei termini di prescrizione a favore dei soli istituti bancari, a danno dei diritti che possono essere, invece, fatti valere da tutti i cittadini utenti (imprese e consumatori) anche nei confronti dei medesimi istituti bancari, per i rapporti creditizi in conto corrente;
il Governo, con successivo ordine del giorno n. 9/4357-A/13, approvato dalla Camera dei deputati il 22 giugno 2011, veniva impegnato ad avviare un tavolo di concertazione tra l'Associazione bancaria italiana e le associazioni dei consumatori rappresentative a livello nazionale, ovvero altre associazioni a scelta dell'utente bancario, allo scopo di concordare un intervento normativo come sopra prospettato da sottoporre, nel caso, per le necessarie valutazioni ed approvazione nel contesto della successiva manovra di assestamento di bilancio;
la manovra di assestamento di bilancio appena approvata non ha, invece, preso in alcuna considerazione l'ordine del giorno come sopra approvato –:
se non ritenga, in un momento economicamente difficile per le aziende e le famiglie italiane, di intervenire con ogni possibile urgenza per rispettare l'impegno assunto dal Governo, mediante l'assunzione urgente di iniziative normative indirizzate a:
a) salvaguardare tutti i diritti nascenti dai rapporti bancari instaurati prima del 26 febbraio 2011, data d'entrata in vigore della legge di conversione n. 10 del 2011 del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225;
b) definire le modalità, in ordine alle operazioni bancarie regolate in conto corrente, necessarie per addivenire ad accordi transattivi quadro tra il Ministero competente, la Banca d'Italia, banche ed utenti o loro rappresentanti, volti ad agevolare la risoluzione di criticità riferibili a rapporti posti in essere prima e dopo la data di entrata in vigore della legge di conversione n. 10 del 2011 del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225;
c) sospendere, nel frattempo, a tempo indeterminato ogni procedura esecutiva per pignoramento ed espropriazione immobiliare, pignoramento mobiliare, decreti ingiuntivi, precetti, cartelle esattoriali, i cui titoli esecutivi sono oggetto di opposizione, ovvero non sono stati opposti, anche ai sensi dell'articolo 615 del codice di procedura civile da parte del debitore, oppure fondati su rapporti bancari oggetto di opposizione ed anche su titoli esecutivi non opposti ma oggetto di procedimenti penali anche non definitivi, e di procedimenti di cui all'articolo 15 del regio decreto 16 marzo 1942, n. 267, nonché, laddove sia già pendente la procedura fallimentare, ogni attività di vendita di beni immobili;
d) concedere alle aziende che ne facessero richiesta, in deroga alle norme sui protesti e sulle segnalazioni alle centrali dei rischi, un prestito-ponte, statale, o con garanzia offerta dalla Cassa depositi e prestiti, con tasso agevolato, e del 50 per cento come contributo in conto capitale, sull'esempio della legge n. 185 del 2000, previa presentazione di business plan, al fine di restituire alle aziende in difficoltà la possibilità di reinserirsi nell'economia legale, con conseguente ripresa della produzione e del gettito fiscale, facendo sì che tale procedura sia contenuta nell'arco di 30 giorni e consentita anche alle aziende costrette a cessare l'attività a seguito dei contenziosi instaurati con le banche e con il fisco;
e) intervenire con le stesse modalità anche verso le famiglie, ma con un prestito-ponte erogato, mediante l'utilizzo del gettito irap-ires che la Banca d'Italia versa annualmente allo Stato come imposizione fiscale, previe necessarie garanzie e piano di restituzione del prestito.
(2-01226) «Scilipoti, Moffa».
(6 ottobre 2011)