II Commissione - Marted́ 24 novembre 2009


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ALLEGATO 1

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge finanziaria 2010) (C. 2936 Governo, approvato dal Senato).

EMENDAMENTI

ART. 2.

Dopo il comma 18 aggiungere il seguente:
18-bis. Presso il Ministero della giustizia è istituito un Fondo per lo sviluppo dell'informatica e del processo telematico con una dotazione di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2010, 2011 e 2012.

Conseguentemente, alla tabella A, voce: Ministero dello sviluppo economico, apportare le seguenti variazioni:
2010: - 5.000;
2011: - 5.000;

e, alla tabella A, voce: Ministero dell'economia e delle finanze apportare le seguenti variazioni:
2012: - 5.000.
2936/II/2. 11.Ferranti, Tenaglia, Capano, Cavallaro, Ciriello, Concia, Cuperlo, Farina, Melis, Rossomando, Samperi, Tidei, Touadi, Vaccaro.

Dopo il comma 46 aggiungere il seguente:
46-bis. Al fine di sostenere e incentivare la prevenzione e la tutela delle attività economiche dalle richieste estorsive, il commissario per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, sulla base della istruttoria operata dal Comitato di solidarietà per le vittime dell'estorsione e dell'usura, di cui all'articolo 19 della legge 23 febbraio 1999, n. 44, può stipulare coperture assicurative in favore di vittime delle richieste estorsive ovvero di soggetti che forniscono all'autorità giudiziaria un rilevante contributo nella raccolta di elementi decisivi per la ricostruzione di fatti e per l'individuazione o la cattura degli autori delle richieste estorsive, o del delitto dal quale è derivato un danno, ovvero di reati connessi ai sensi dell'articolo 12 del codice di procedura penale.
La stipula della polizza assicurativa, ovvero il rimborso dei premi assicurativi, è concessa agli esercenti un'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o comunque economica, ovvero una libera arte o professione, al fine di ristorarli da eventuali danni a beni mobili o immobili, ovvero lesioni personali, ovvero un danno sotto forma di mancato guadagno inerente all'attività esercitata, in conseguenza di delitti commessi allo scopo di costringerli ad aderire a richieste estorsive, o per ritorsione alla mancata adesione a tali richieste, ovvero in conseguenza di situazioni di intimidazione anche ambientale.
2936/II/2. 10.Capodicasa, Causi, Ferranti, Samperi.

Sopprimere comma 47.
* 2936/II/2. 2.Angela Napoli.


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Sopprimere il comma 47.
* 2936/II/2. 6.Ferranti, Tenaglia, Ca-pano, Cavallaro, Ciriello, Concia, Cuperlo, Farina, Melis, Rossomando, Samperi, Tidei, Touadi, Vaccaro, Servodio.

Sopprimere il comma 47.
* 2936/II/2. 1.Di Pietro, Palomba, Barbato.

Sopprimere il comma 47.
* 2936/II/2. 3.Granata, Di Biagio, Garavini.

All'articolo 2, comma 47, che modifica la legge 31 maggio 1965, n. 575, è aggiunto in coda il seguente comma:
Al fine di sostenerne l'attività, il Ministero dello sviluppo economico, di concerto con il ministero dell'economia e delle finanze, è autorizzato ad emanare un decreto che disciplina la riserva di una quota delle agevolazioni riconosciute dalla legge 19 dicembre 1992, n. 488, e successive modificazioni, in favore delle associazioni di volontariato e delle cooperative sociali che gestiscono i beni sequestrati alla mafia e alla criminalità organizzata. La misura non comporta oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato.
2936/II/2. 4.Di Biagio, Granata, Garavini.


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ALLEGATO 2

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2010 e bilancio pluriennale per il triennio 2010-2012. (C. 2937 Governo, approvato dal Senato) e relativa nota di variazione (C. 2937-bis).

Tabella n. 2: Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze (limitatamente alle parti di competenza).

Tabella n. 5: Stato di previsione del Ministero della Giustizia.

Tabella n. 8: Stato di previsione del Ministero dell'Interno (limitatamente alle parti di competenza).

Tabella n. 10: Stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (limitatamente alle parti di competenza).

EMENDAMENTI

Alla tabella 2 stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, missione Politiche economico-finanziarie e di bilancio, programma Programmazione economico-finanziaria e politiche di bilancio, u.p.b. 1.2.1 Funzionamento, apportare le seguenti variazioni:
CP: - 25.000.000;
CS: - 25000.000.

Conseguentemente, alla tabella 5 stato di previsione del Ministero della giustizia, missione Giustizia, programma Giustizia civile e penale, u.p.b. 1.2.2 - Interventi, apportare le seguenti variazioni:
CP: + 25.000.000;
CS: + 25.000.000.
2937/II/Tab. 2. 2.Di Pietro, Palomba.

Alla tabella 2 stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, missione Politiche economico-finanziarie e di bilancio, programma Programmazione economico-finanziaria e politiche di bilancio, u.p.b. 1.2.1 Funzionamento, apportare le seguenti variazioni:
CP: - 10.000.000;
CS: - 10.000.000.

Conseguentemente, alla tabella 5 stato di previsione del Ministero della giustizia, missione Giustizia, programma Giustizia civile e penale, u.p.b. 1.2.6 - Investimenti, apportare le seguenti variazioni:
CP: + 10.000.000;
CS: + 10.000.000.
2937/II/Tab. 2. 3.Di Pietro, Palomba.

Alla tabella 2, stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, missione Politiche economico-finanziarie e di bilancio, programma Programmazione economico-finanziaria e politiche di bilancio, u.p.b. 1.2.1. Funzionamento, apportare le seguenti variazioni:
CP: - 10.000.000;
CS: - 10.000.000.


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Conseguentemente, alla tabella 5 stato di previsione del Ministero della giustizia, missione Giustizia, programma Edilizia giudiziaria, penitenziaria e minorile, u.p.b. 1.4.6 - Investimenti, apportare le seguenti variazioni:
CP: + 10.000.000;
CS: + 10.000.000.
2937/II/Tab. 2. 4.Di Pietro, Palomba.

Alla tabella 2 stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, missione Politiche economico-finanziarie e di bilancio, programma Programmazione economico-finanziaria e politiche di bilancio, u.p.b. 1.2.1 Funzionamento, apportare le seguenti variazioni:
CP: - 25.000.000;
CS: - 25.000.000.

Conseguentemente, alla tabella 5, stato di previsione del Ministero della giustizia, missione Giustizia, programma Giustizia civile e penale, u.p.b. 1.2.2 - Interventi, apportare le seguenti variazioni:
CP: + 25.000.000;
CS: + 25.000.000.
2937/II/Tab. 2. 5.Di Pietro, Palomba.

Alla tabella 2 stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, missione Politiche economico-finanziarie e di bilancio, programma Programmazione economico-finanziaria e politiche di bilancio, u.p.b. 1.2.1 Funzionamento, apportare le seguenti variazioni:
CP: - 25.000.000;
CS: - 25.000.000.

Conseguentemente, alla tabella 5, stato di previsione del Ministero della giustizia, missione Giustizia, programma Amministrazione penitenziaria, u.p.b. 1.1.2 - Interventi - Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, apportare le seguenti variazioni:
CP: + 25.000.000;
CS: + 25.000.000.
2937/II/Tab. 2. 6.Di Pietro, Palomba

Alla tabella 2, stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, missione Politiche economico-finanziarie e di bilancio, programma Programmazione economico-finanziaria e politiche di bilancio, u.p.b. 1.2.1 Funzionamento, apportare le seguenti variazioni:
CP: - 6.000.000;
CS: - 6.000.000.

Conseguentemente, alla tabella 5, stato di previsione del Ministero della giustizia, missione Giustizia, programma Giustizia Minorile, u.p.b. 1.3.1 - Funzionamento, apportare le seguenti variazioni:
CP: + 6.000.000;
CS: + 6.000.000.
2937/II/Tab. 2. 7.Di Pietro, Palomba

Alla tabella 2, dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, missione Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche, programma, Servizi generali, formativi, assistenza legale ed approvvigionamenti per le Amministrazioni pubbliche, u.p.b. 24.1.1 - Funzionamento, apportare le seguenti variazioni:
CP: - 32.803.031;
CS: - 32.803.031.

Conseguentemente, alla tabella 5, stato di previsione del Ministero della giustizia, missione Giustizia, programma Giustizia


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civile e penale, u.p.b. 1.2.1 - Funzionamento, apportare le seguenti variazioni:
CP: + 32.803.031;
CS: + 32.803.031.
2937/II/Tab. 2. 1.Ferranti, Tenaglia, Capano, Cavallaro, Ciriello, Concia, Cuperlo, Farina, Melis, Rossomando, Samperi, Tidei, Touadi, Vaccaro.

Alla tabella 2, stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, missione Servizi istituzionali e generali delle Amministrazioni pubbliche, programma, Servizi generali, formativi, assistenza legale ed approvvigionamenti per le Amministrazioni pubbliche, u.p.b. 24.1.1 - Funzionamento, apportare le seguenti variazioni:
CP: - 10.000.000;
CS: - 10.000.000.

Conseguentemente, alla tabella 5, stato di previsione del Ministero della giustizia, missione Giustizia, programma Edilizia giudiziaria, penitenziari a e minorile, u.p.b. 1.4.6 - Investimenti, apportare le seguenti variazioni:
CP: + 10.000.000;
CS: + 10.000.000.
2937/II/Tab. 2. 8.Ferranti, Tenaglia, Capano, Cavallaro, Ciriello, Concia, Cuperlo, Farina, Melis, Rossomando, Samperi, Tidei, Touadi, Vaccaro.


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ALLEGATO 3

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge finanziaria 2010) (C. 2936 Governo, approvato dal Senato).

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2010 e bilancio pluriennale per il triennio 2010-2012 (C. 2937 Governo, approvato dal Senato) e relativa nota di variazione (C. 2937-bis).

Tabella n. 2: Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze (limitatamente alle parti di competenza).

RELAZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

La II Commissione,
esaminata la tabella 2, relativa allo Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per il 2010, per le parti di competenza;

DELIBERA DI RIFERIRE FAVOREVOLMENTE


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ALLEGATO 4

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge finanziaria 2010) (C. 2936 Governo, approvato dal Senato).

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2010 e bilancio pluriennale per il triennio 2010-2012 (C. 2937 Governo, approvato dal Senato) e relativa nota di variazione (C. 2937-bis).

Tabella n. 5: Stato di previsione del Ministero della Giustizia.

RELAZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

La II Commissione,
esaminata la tabella n. 5, relativa allo Stato di previsione del Ministero della Giustizia; rilevato che:
in conseguenza degli effetti della crisi economica e finanziaria, le dotazioni assegnate ai ministeri scontano gli effetti della manovra di finanza pubblica introdotta dall'articolo 60 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, che ha disposto, per il triennio 2009-2011, una riduzione lineare delle dotazioni finanziarie a legislazione vigente, delle missioni di spesa del bilancio di ciascun Ministero;
la percentuale delle spese del Ministero della giustizia in rapporto alle spese finali dello Stato, in diminuzione dal 2004, si è assestata intorno all'1,4 per cento nel 2008 e 2009: previsione confermata anche per il 2010;
le dotazioni finanziarie assegnate al Ministero della giustizia per il 2010, pari a circa 7 miliardi e 408 milioni di euro, sono quasi integralmente assegnate alla missione Giustizia, articolata in quattro programmi di spesa;
quanto al programma «Amministrazione penitenziaria», si registra, rispetto al bilancio 2009, un sensibile aumento della dotazione (+127,5 milioni di euro);
in relazione al programma «Giustizia civile e penale», si registrano stanziamenti: in diminuzione nel macroaggregato 1.2.1 «Funzionamento» (-378,5 milioni rispetto alle previsioni assestate per il 2009), per lo più dovuto alla diminuzione degli oneri sociali a carico dell'amministrazione sulle retribuzioni dei dipendenti del Dipartimento organizzazione giudiziaria; in diminuzione nel macroaggregato 1.2.2 «Interventi» (-58,6 milioni rispetto all'assestamento) con particolare riferimento alle dotazioni del Dipartimento affari di giustizia; in aumento nel macroaggregato 1.2.6 «Investimenti» (+7 milioni di euro rispetto al bilancio e all'assestamento 2009);
quanto al programma «Giustizia minorile», si registra una riduzione di 5,4 milioni delle spese di funzionamento rispetto al dato assestato (in gran parte imputabile alla diminuzione di spese per stipendi, retribuzioni ed altri assegni, nonché per l'acquisto di beni e servizi);
nel programma «Edilizia giudiziaria, penitenziaria e minorile», rispetto alla legge di bilancio 2009 si evidenzia per il 2010 un aumento dei fondi pari complessivamente a circa 20,5 milioni di euro;


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osservato che il sistema giustizia versa ormai da molti anni in una situazione complessiva di grave crisi e che, in un contesto seriamente aggravato dalle condizioni economiche e finanziarie del Paese, i documenti di bilancio in esame sono diretti a gestire e distribuire le risorse disponibili secondo i canoni dell'ordinaria amministrazione;
ritenuto peraltro indispensabile e improcrastinabile che il Governo individui con la massima urgenza ulteriori risorse economiche al fine di garantire, in primo luogo, l'attuazione del principio costituzionale della ragionevole durata del processo, per la cui realizzazione sono necessarie non solo riforme di natura normativa ma anche interventi diretti a garantire l'efficienza delle strutture amministrative di supporto alle attività processuali;

DELIBERA DI RIFERIRE FAVOREVOLMENTE

con la seguente condizione:
sia previsto uno stanziamento idoneo a garantire l'efficace funzionamento delle strutture amministrative di supporto alle attività processuali.


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ALLEGATO 5

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge finanziaria 2010) (C. 2936 Governo, approvato dal Senato).

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2010 e bilancio pluriennale per il triennio 2010-2012 (C. 2937 Governo, approvato dal Senato) e relativa nota di variazione (C. 2937-bis).

Tabella n. 8: Stato di previsione del Ministero dell'Interno (limitatamente alle parti di competenza).

RELAZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

La II Commissione,
esaminata la tabella n. 8, relativa allo Stato di previsione del Ministero dell'Interno per il 2010, per le parti di competenza;

DELIBERA DI RIFERIRE FAVOREVOLMENTE


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ALLEGATO 6

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge finanziaria 2010) (C. 2936 Governo, approvato dal Senato).

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2010 e bilancio pluriennale per il triennio 2010-2012 (C. 2937 Governo, approvato dal Senato) e relativa nota di variazione (C. 2937-bis).

Tabella n. 10: Stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (limitatamente alle parti di competenza).

RELAZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

La II Commissione,
esaminata la tabella n. 10, relativa allo Stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, per le parti di competenza;
osservato che, conformemente a quanto previsto dall'articolo 2, comma 278, della legge finanziaria 2008 e dall'articolo 5, comma 9, lettera 5-ter) del decreto-legge n. 93 del 2008, risultano stanziati, per il 2010, 5 milioni di euro per l'avvio di un programma straordinario di edilizia penitenziaria;
ritenuto che la situazione degli istituti penitenziari abbia assunto una dimensione assolutamente critica ed emergenziale a causa del sovraffollamento carcerario e che tale situazione richieda interventi tempestivi ed adeguati;
rilevato che la dotazione dell'amministrazione penitenziaria, rispetto al bilancio 2009, è aumentata di 127,5 milioni di euro e che pertanto il predetto stanziamento di 5 milioni di euro si colloca in un contesto più ampio di interventi che il Governo sta realizzando per fronteggiare la situazione emergenziale delle carceri;
ritenuto peraltro che la rapida adozione del nuovo piano per l'edilizia penitenziaria, più volte preannunciato dal Governo, rappresenti ormai un atto imprescindibile e improcrastinabile;
rilevato, peraltro, che con delibera del 31 luglio 2009, il CIPE ha disposto l'assegnazione di 200 milioni di euro al Programma straordinario per il finanziamento di istituti penitenziari in corso di costruzione già elaborato e presentato dal Ministero della giustizia;

DELIBERA DI RIFERIRE FAVOREVOLMENTE


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ALLEGATO 7

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge finanziaria 2010) (C. 2936 Governo, approvato dal Senato).

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2010 e bilancio pluriennale per il triennio 2010-2012. (C. 2937 Governo, approvato dal Senato) e relativa nota di variazione (C. 2937-bis).

Tabella n. 5: Stato di previsione del Ministero della Giustizia.

PROPOSTA DI RELAZIONE ALTERNATIVA

La Commissione giustizia, esaminati per le parti di propria competenza il disegno di legge n. 2936 recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2010)» e il disegno di legge n. 2937 recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2010 e bilancio pluriennale per il triennio 2010-2012», per quanto riguarda le parti di competenza della II Commissione ed in particolare la tabella 5;
premesso che:
la tutela giurisdizionale costituisce uno strumento imprescindibile per assicurare ai cittadini la garanzia e la piena attuazione dei loro diritti, non solo in sede penale ma anche in ambito civile, tributario e amministrativo;
la garanzia del diritto dei cittadini alla sicurezza presuppone necessariamente oltre all'efficienza dell'azione delle forze dell'ordine cui vanno assicurati i mezzi indispensabili per il loro operato - un sistema giudiziario efficace, per la cui realizzazione è necessario stanziare in via prioritaria risorse adeguate e idonee per un effettivo miglioramento della qualità dell'amministrazione della giustizia; l'efficienza del sistema giudiziario rappresenta altresì una condizione essenziale per la promozione dello sviluppo economico del Paese, favorendone la competitività e l'attitudine ad attrarre investimenti internazionali, anche in virtù di procedure giurisdizionali capaci di garantire adeguatamente l'attuazione delle obbligazioni contrattuali;
rilevato che:
in particolare per gli stanziamenti pari a complessivi 7.408,1 milioni di Euro che insistono sullo stato di previsione del Ministero della giustizia per il 2010 (Tab. n. 5), si segnala un taglio di oltre 349 milioni di euro alla missione giustizia (la cui dotazione è pari a 7.272 milioni di Euro) con quindi una diminuzione, rispetto alle previsioni della legge di assestamento, pari al 4,7 per cento; riduzione tanto più significativa e suscettibile di determinare un ulteriore forte decremento dello standard qualitativo dell'amministrazione della giustizia (quanto non addirittura una sua paralisi) ove si consideri che a tale missione sono ricondotti quattro «programmi» cruciali per la funzionalità della giustizia - e quindi anche per la sicurezza e la tutela dei diritti dei cittadini - come quelli dell'amministrazione penitenziaria, della giustizia civile e penale, della giustizia minorile e dell'edilizia giudiziaria, penitenziaria e minorile;


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in particolare, nell'ambito del programma amministrazione penitenziaria si evidenzia che, se da un lato la dotazione per il 2010 rispetto al bilancio 2009 è in aumento di 127,5 milioni di Euro, per l'incremento di spese di funzionamento di natura obbligatoria, nell'ambito di quelle spese vi è poi una riduzione di circa 73 milioni di euro relativa alla voce 2.937 stanziamento per il mantenimento, l'assistenza e la rieducazione dei detenuti; attività che invece sarebbe necessario rafforzare e promuovere, in quanto particolarmente rilevante ai fini della efficacia special-preventiva della pena e quindi della riduzione delle probabilità di recidiva;
fortemente penalizzato è il programma «giustizia civile e penale», che subisce i tagli di spesa più gravi (430 milioni di euro). Viene cosi colpito in radice il funzionamento ordinario dell'amministrazione della giustizia e smentita ogni promessa di interventi finanziari ed economici tanto decantati contemporaneamente alla presentazione del disegno di legge sulla prescrizione breve. In particolare va registrato non solo il taglio dei cosiddetti consumi intermedi (spese per l'acquisto di beni e servizi) per il settore della giustizia civile e penale, nell'entità di 2,4 milioni di euro ma soprattutto la forte riduzione delle risorse agli 'interventi' nell'ambito del medesimo programma con un taglio di oltre 245 milioni di euro delle somme destinate al Dipartimento degli affari di giustizia per le spese (cap. 1360), riguardanti, tra le tante voci, il gratuito patrocinio; le spese inerenti alla estradizione di condannati ed imputati, alle traduzioni di atti giudiziari provenienti dall'estero o dirette ad autorità estere; le indennità e le trasferte di funzionari, giudici popolari, periti, testimoni, agenti di polizia penitenziaria, nonché quelle relative alla Direzione nazionale ed alle Direzioni distrettuali antimafia per l'accertamento dei reati e dei colpevoli. Un taglio che rischia di paralizzare il funzionamento ordinario dell'amministrazione della giustizia, solo in parte compensato dall'istituzione di un autonomo capitolo di spesa (cap. 1363) per le intercettazioni di conversazioni e comunicazioni. È significativo che a seguito dell'approvazione da parte del Senato della prima nota variazioni, la spesa complessiva riguardante le spese correnti è stata ulteriormente diminuita di 622.000 Euro: risorse sottratte al funzionamento del Dipartimento Organizzazione Giudiziaria, Personale e Servizi e trasferite alle competenze degli addetti al Gabinetto e delle Segreterie particolari, cosicché lo stanziamento per il funzionamento, che ha uno stanziamento di 3.275,6 milioni di Euro, ha registrato una diminuzione rispetto all'assestamento 378 milioni di Euro circa;
anche il macroaggregato relativo agli interventi ha avuto una diminuzione di 58 milioni di Euro circa ed è significativo che con riferimento agli obiettivi sono stati stanziati solo 7,5 milioni di Euro per la diffusione e la piena attuazione del processo telematico a fronte dei 26 milioni di Euro che erano stati previsti nel bilancio 2009;
anche le dotazioni del «programma giustizia minorile» sono oggetto di significative riduzioni, che rischiano di paralizzare una funzione - quale quella appunto della tutela giurisdizionale dei minori - essenziale in una società democratica che voglia promuovere l'infanzia e l'adolescenza come valori prioritari. I tagli al programma arrivano complessivamente ai 6,6 milioni di euro rispetto alle previsioni assestate dell'anno finanziario 2009. Particolarmente grave appare in tal senso il taglio (che arriva quasi ai 2 milioni di euro rispetto alle previsioni assestate dell'anno finanziario 2009) delle risorse - indispensabili ai fini del reinserimento sociale e della responsabilizzazione del minore - destinate al mantenimento, all'assistenza e alla rieducazione dei minori soggetti a provvedimento giudiziario (cap. 2131, della Tab. 5), nonché l'assenza di qualsiasi fondo per gli interventi da attuarsi nei confronti dei minori tossicodipendenti, tossicofili, portatori di patologie psichiche già azzerati dalla precedente finanziaria.


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Per quanto riguarda l'aumento previsto delle dotazioni per l'edilizia giudiziaria, penitenziaria e minorile, pari complessivamente a circa 20 milioni di euro, esso compensa solo parzialmente ed in modo del tutto inadeguato, i pesanti tagli operati a questo programma dalla finanziaria 2009, che ammontavano a più di 56 milioni di euro.
L'inadeguatezza delle risorse per l'edilizia penitenziaria contraddice poi palesemente l'indirizzo di politica criminale promosso dal Governo, volto a estendere la sfera delle condotte penalmente rilevanti e a concepire la pena detentiva quale risposta sanzionatoria privilegiata.
In particolare va evidenziato che tra gli ulteriori stanziamenti dello stato di previsione del Ministero delle Infrastrutture risulta una spesa per l'avvio del programma straordinario di edilizia penitenziaria di 5 milioni di Euro cui possono aggiungersi i 200 milioni riservati al finanziamento di interventi di edilizia carceraria assegnati al fondo infrastrutture, con delibera del CIPE 6 marzo 2009 n. 3 e successiva delibera 31 luglio 2009 riguardanti otto opere attualmente in corso di completamento riguardanti i nuovi istituti penitenziari di Cagliari, Sassari, Tempio Pausania, Oristano, Forlì, Rovigo, Savona e Reggio Calabria. Stanziamenti del tutto insufficienti e che contrastano con quanto annunciato dal Capo Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, Franco Ionta, che per il nuovo piano di edilizia carceraria, necessario a creare 17 - 20.000 posti detentivi in più e che consenta di far fronte al sovraffollamento delle carceri e a condizioni di vita dei detenuti rispettose dei diritti umani, ha stimato un costo intorno ad 1 miliardo e 600 milioni di Euro circa. Non si comprende infatti come l'aumento della popolazione penitenziaria - già determinatosi e suscettibile di crescere ancora in virtù dell'applicazione delle numerose nuove norme incriminatrici introdotte dall'inizio della legislatura - possa essere affrontato con una simile politica di riduzione delle risorse per il sistema penitenziario nel suo insieme considerato (dalle strutture edilizie al personale della polizia e degli operatori penitenziari alla magistratura di sorveglianza);
considerato che:
tali disposizioni rischiano di aggravare ulteriormente la disfunzionalità che già oggi caratterizza i sistemi giudiziario e penitenziario e in generale l'amministrazione della giustizia nel nostro Paese; la prevista riduzione delle risorse stanziate per il Ministero della giustizia non solo non consentirà di affrontare l'emergenza che caratterizza la situazione attuale del sistema penitenziario, ma aggraverà ulteriormente la condizione di sovraffollamento, disfunzionalità e disagio che si riscontra in molte delle carceri italiane, che ospitano un numero di persone di molto eccedente rispetto alla capienza regolamentare, con gravi rischi per l'incolumità e la sicurezza dei detenuti e degli stessi agenti di polizia penitenziaria che vi prestano servizio e che sono spesso chiamati a sedare manifestazioni di protesta suscettibili di degenerare in gravi episodi di violenza;
le forti riduzioni di spesa previste dal Ministero della giustizia ostacoleranno in misura significativa la piena attuazione delle politiche per la sicurezza e il contrasto alla criminalità, impedendo il celere ed effettivo accertamento dei reati e l'identificazione dei colpevoli, nonché la prevenzione dei delitti, in palese contraddizione con quanto asserito dagli esponenti del Governo e della stessa maggioranza non solo in sede parlamentare o in contesti istituzionali, ma anche nell'ambito di dichiarazioni rese alla stampa;
i consistenti tagli operati dai provvedimenti in analisi alle risorse destinate al Dicastero della giustizia dimostrano il carattere meramente simbolico - come tale inefficace - della politica del diritto (e in particolare della politica criminale) del Governo, che a fronte della continua introduzione di nuove norme incriminatrici, non prevede le risorse necessarie alla loro applicazione, sia in sede giudiziaria che penitenziaria, con il rischio di aggravare


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ulteriormente non solo la disfunzionalità del sistema giudiziario, ma anche di minare la certezza del diritto e la stessa legittimazione e credibilità della funzione dell'amministrazione della giustizia, con gravi pregiudizi per la sicurezza e la tutela giurisdizionale dei diritti per i cittadini;
rilevato che,
alle ripetute richieste formulate, da ormai dieci mesi, al Governo in sede di commissione, di riferire in ordine alla consistenza e alla gestione del «Fondo Unico Giustizia», non è stata fornita alcuna risposta, mentre - al contrario - da dichiarazioni rese dal Ministro della giustizia alla stampa sembra che esistano consistenti somme di denaro sequestrate e/o confiscate a disposizione del settore giustizia e della lotta alla criminalità;
va rilevato, infine, che l'articolo 2, comma 47, della legge finanziaria 2010 (AC 2936) novellando l'articolo 2-undecies della legge n. 575 del 1965 in materia di destinazione dei beni confiscati alle organizzazioni mafiose, prevede che possano essere venduti gli immobili di cui non sia effettuata la destinazione entro i novanta giorni imposti dalla legge;
«Alla vendita dei beni di cui al comma 2-bis e alle operazioni di cui al comma 3 provvede, previo parere obbligatorio del Commissario straordinario per la gestione e la destinazione dei beni confiscati alle organizzazioni mafiose, il dirigente del competente ufficio del territorio dell'Agenzia del demanio, che può affidarle all'amministratore di cui all'articolo 2-sexies, con l'osservanza delle disposizioni di cui al comma 3 dell'articolo 2-nonies, entro sei mesi dalla data di emanazione del provvedimento del direttore centrale dell'Agenzia del demanio di cui al comma 1 dell'articolo 2-decies. Il dirigente del competente ufficio dell'Agenzia del demanio richiede al prefetto della provincia interessata un parere obbligatorio, sentito il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, e ogni informazione utile affinché i beni non siano acquistati, anche per interposta persona, dai soggetti ai quali furono confiscati ovvero da soggetti altrimenti riconducibili alla criminalità organizzata.».
«Le somme ricavate dalla vendita dei beni di cui al comma 2-bis, al netto delle spese per la gestione e la vendita degli stessi, affluiscono, previo versamento all'entrata del bilancio dello Stato, al Fondo unico giustizia per essere riassegnati, nella misura del 50 per cento, al Ministero dell'interno per la tutela della sicurezza pubblica e del soccorso pubblico e, nella restante misura del 50 per cento, al Ministero della giustizia, per assicurare il funzionamento e il potenziamento degli uffici giudiziari e degli altri servizi istituzionali, in coerenza con gli obiettivi di stabilità della finanza pubblica».
È importante ricordare, se non se ne abbia più menzione, che la destinazione dei beni confiscati alla mafia è prevista dalla legge 7 marzo 1996 n. 109, fu a suo tempo approvata all'unanimità, nelle commissioni giustizia di Camera e Senato.
La legge fu l'effetto di un'impressionante mobilitazione della società civile dopo le stragi di Capaci e di via D'Amelio. Se ne fece portatrice l'associazione Libera, di don Ciotti, la quale raccolse oltre un milione di firme in calce ad un'apposita petizione.
Rispetto al passato la novità più rilevante era proprio il divieto di vendita dei beni immobili confiscati. L'aspetto sicuramente più innovativo e dirompente della legge era poi costituito dalla definitiva destinazione dei beni immobili, che erano trasferiti al patrimonio dello Stato per espresse finalità di giustizia, di ordine pubblico e di protezione civile oppure trasferiti al patrimonio del Comune ove l'immobile era ubicato per finalità istituzionali o sociali e successivamente assegnati in concessione a enti, associazioni del volontariato e della società civile, comunità di recupero per tossicodipendenti o per portatori di handicap. I beni aziendali erano destinati alla vendita, alla liquidazione o all'affitto anche a cooperative di lavoratori dipendenti dell'impresa confiscata.


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La destinazione a fini socialmente utili di beni immobili confiscati alle organizzazioni di tipo mafioso, nelle intenzioni del legislatore del 1996 doveva avere un chiaro contenuto «pedagogico», e rappresentare il segno di un approccio nuovo, non più esclusivamente sanzionatorio, ma anche politico-sociale, dell'azione di contrasto al crimine organizzato. Nel contempo, essa doveva avere un evidente significato «simbolico», poiché beni frutto di delitti erano restituiti alla società con un segno opposto a quello d'origine, dopo aver acquisito una valenza sociale positiva: abitazioni di mafiosi, ville, appartamenti in questi anni sono stati acquisiti dallo Stato e sono diventati caserme situate all'interno di quartieri malavitosi, centri di contrasto alla tossicodipendenza, centri di attività sociali, eccetera.
Il dato empirico evidenzia infatti che i beni immobili costituiscono la tipologia di beni più facilmente ablabile (ad esempio, risulta dal rapporto CNEL del 2006 che, dal 1984 al 2003, sono stati confiscati 4.817 beni immobili, in media il 50 per cento del totale dei beni, mobili, immobili e aziendali, confiscati alle organizzazioni di stampo mafioso nel periodo) e ciò, sia se si abbia riguardo alla confisca di prevenzione prevista per gli indiziati di appartenenza ad associazioni mafiose, ex lege n. 575/1965 (nella formulazione scaturita dalla 1. n. 646/1982, c.d. legge Rognoni-La Torre), sia se si abbia riguardo alla confisca di cui all'articolo 12-sexies decreto legge n. 306 del 1992, conv. dalla 1. n. 356 del 1992, prevista per i condannati ai sensi dell'articolo 416-bis c.p..
Dal rapporto CNEL del 2006 risulta tuttavia che, complessivamente, i beni immobili non ancora destinati a scopi socialmente utili, ovvero destinati ma non ancora assegnati effettivamente, o assegnati ma non consegnati agli assegnatari ammontano a 3.316. Il dato mostra la tradizionale inefficienza del procedimento amministrativo di destinazione ad uso sociale dei beni confiscati, in particolare di quelli immobili.
Ciononostante, in tutte le sedi politiche e istituzionali si è sempre ritenuto assolutamente indispensabile mantenere l'asse portante della legge, che vieta la vendita dei beni confiscati e destina gli stessi ai Comuni, allo Stato, alla società civile, alle cooperative di giovani e di lavoratori. All'inefficienza del procedimento di destinazione sociale dei beni il legislatore sembrava voler porre rimedio con il recente pacchetto sicurezza. L'articolo 20 della legge 15 luglio 2009, n. 94 ha infatti modificato il testo originario dell'articolo 2-decies prevedendo che la destinazione sociale è fatta con provvedimento prefettizio nel termine complessivo di gg. 180, prorogabile di ulteriori 90 gg. in caso di operazioni particolarmente complesse.
Dopo neppure tre mesi, senza che sia stato neppure possibile controllare i risultati della riforma voluta dalla maggioranza in termini di recupero di efficienza del procedimento di destinazione sociale, il Governo smentisce se stesso e manifesta chiaro scetticismo sulla riforma appena messa in campo, prevedendo che, se non si riesce a concludere il procedimento nei termini di cui all'articolo 2-decies, non si fa luogo alla destinazione sociale, ma si procede alla vendita del bene.
Deve rilevarsi, inoltre, che appare del tutto indeterminato il presupposto al verificarsi del quale è consentita la vendita del bene immobile. L'emendamento, per come formulato, configura l'impossibilità di fare luogo alla destinazione per le finalità di pubblico interesse entro i termini previsti dall'articolo 2-decies anche quale mero effetto dell'inefficienza della P.A. ed in particolare degli apparati burocratici coinvolti nel procedimento amministrativo. Sarà pertanto sufficiente l'inerzia della P.A. e il mero decorso, persino preordinato, dei termini di cui all'articolo 2-decies perché si possa omettere la destinazione sociale e «fare cassa» vendendo il bene immobile.
Deve ricordarsi che, ai sensi dell'articolo 2-undecies, comma 2, i beni immobili sono mantenuti al patrimonio dello Stato... salvo che si debba procedere alla vendita degli stessi finalizzata al risarcimento delle vittime dei reati di tipo mafioso. L'emendamento amplia irragionevolmente le fattispecie


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in cui è possibile vendere gli immobili, con una previsione che non tipizza il presupposto al verificarsi del quale è consentita la vendita cosicché la vendita degli immobili diventerebbe la regola, piuttosto che l'eccezione.
Le cautele finalizzate a contenere il rischio che con la vendita i beni tornino nella disponibilità delle organizzazioni mafiose non paiono risolutive. Basti osservare che il parere che il dirigente del competente ufficio dell'Agenzia del demanio richiede al prefetto è obbligatorio, ma non è vincolante, sicché persino quando il prefetto segnala l'effettività del rischio, si può far luogo egualmente alla vendita.
Inoltre l'emendamento prevede che: «Le somme ricavate dalla vendita dei beni di cui al comma 2-bis, al netto delle spese per la gestione e la vendita degli stessi, affluiscono, previo versamento all'entrata del bilancio dello Stato, al Fondo unico giustizia per essere riassegnati, nella misura del 50 per cento, al Ministero dell'interno per la tutela della sicurezza pubblica e del soccorso pubblico e, nella restante misura del 50 per cento, al Ministero della giustizia, per assicurare il funzionamento e il potenziamento degli uffici giudiziari e degli altri servizi istituzionali, in coerenza con gli obiettivi di stabilità della finanza pubblica.».
Il ricavato dalla vendita degli immobili non è più destinato quindi a sostenere la gestione dei beni confiscati (come in origine previsto dalla normativa), né ad impinguare il Fondo per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, di cui alla legge 22 dicembre 1999, n. 512.
Alle innumerevoli destinazioni previste per il ricavato dalla vendita dei beni mobili o dei beni aziendali (ad esempio, risarcimento delle vittime dei reati di tipo mafioso, finanziamento degli interventi per l'edilizia scolastica e per l'informatizzazione del processo), se ne aggiunge una ulteriore, senza che tra le varie destinazioni sia rintracciabile un filo comune, coerente ed efficace.
Si inquadra in un contesto di assoluta incoerenza, di fronte ai proclami di lotta alla criminalità organizzata, anche la netta diminuzione (-23,4 milioni) rispetto alle previsioni assestate 2009 dello stanziamento relativo ai programmi di protezione dei collaboratori di giustizia e dei loro familiari.
Ritenuti pertanto, anche per questo, del tutto incompleti e insoddisfacenti i dati forniti;

DELIBERA DI RIFERIRE IN SENSO CONTRARIO

Ferranti, Bernardini, Capano, Cavallaro, Ciriello, Concia, Cuperlo, Farina Gianni, Melis, Rossomando, Samperi, Tenaglia, Tidei, Touadi, Vaccaro.


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ALLEGATO 8

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge finanziaria 2010) (C. 2936 Governo, approvato dal Senato).

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2010 e bilancio pluriennale per il triennio 2010-2012 (C. 2937 Governo, approvato dal Senato) e relativa nota di variazione (C. 2937-bis).

Tabella n. 5: Stato di previsione del Ministero della Giustizia.

PROPOSTA DI RELAZIONE ALTERNATIVA

La II Commissione,
esaminato per le parti di propria competenza la stato di previsione del ministero della Giustizia (2937 - Tabella 5) e le parti corrispondenti del disegno di legge 2936 recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2010)»,
considerato che:
lo scorso anno, il Ministro dell'Economia e delle Finanze ha cercato di anticipare la manovra economica-normalmente affidata alla legge finanziaria-elaborando una serie di norme (contenute nel decreto legge n. 112 del 2008) che, per almeno tre anni, avrebbero dovuto metterlo al riparo dai soliti assalti alla diligenza del percorso parlamentare delle leggi finanziarie;
la legge finanziaria 2010 risulta quindi costituita da pochissimi articoli e interventi essenzialmente volti alla proroga di norme esistenti;
pur tuttavia, la previsione governativa che non ci sarebbero più state leggi finanziarie omnibus come in passato è stata smentita dai duri attacchi dei senatori della stessa maggioranza alla legge finanziaria 2010. Un gruppo di senatori del Popolo della libertà si è infatti spinto ad ideare e redigere una vera e propria proposta di contro finanziaria;
in attesa di conoscere l'entità del gettito del cosiddetto «scudo fiscale», le molte questioni di rilievo che rimangono ad oggi sospese sono le seguenti:
la banca per il mezzogiorno;
il taglio dell'Irap;
lo sblocco dei fondi per i ricercatori universitari;
il recupero dei finanziamenti (800 milioni) per la banda larga;
la cedolare secca sugli affitti;
il risanamento del territorio dal punto di vista idro-geologico, problema diventato ancora più acuto dopo le frane di Messina ed Ischia;
la detrazione fiscale per il risparmio energetico degli edifici (il 55 per cento);
il 5 per mille;
le misure anche fiscali a favore del lavoro;
le risorse per la sicurezza e la giustizia;
al netto di alcuni provvedimenti dovuti e di altri fin troppo preannunciati,


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resterà ben poco da spendere del gettito dello scudo fiscale. Nel frattempo è ben evidente che il peggio della crisi, almeno dal punto di vista occupazionale, deve ancora arrivare;
il Governo non è in grado di proporre una politica economica anticiclica convincente tale da aggredire la crisi;
stiamo discutendo di una legge finanziaria inesistente, di un provvedimento del tutto inadeguato e insufficiente, che fa semplicemente da ponte tra ciò che non si è voluto fare prima e ciò che non si sa o non si vuole fare dopo;
il quadro dei conti pubblici è decisamente oscuro: la spesa corrente al netto degli interessi raggiunge il 43,1 per cento del PIL, con un aumento di ben 2,7 punti rispetto al 2008 e - ciò che è più grave - è programmata ben al di sopra del livello raggiunto nel 2008 fino a tutto il 2013;
la pressione fiscale cresce, nel 2009, fino al 43 per cento del PIL, e si mantiene vicina a questa percentuale per tutto il periodo 2010-2013 preso in considerazione dal DPEF, cioè per l'intera legislatura;
il livello di indebitamento raggiunge il 5,3 per cento del PIL nel 2009 e si mantiene ben al di sopra del 3 per cento fino a tutto il 2011, mentre lo stock del debito è programmato, nel 2009, pari al 115,1 per cento del PIL, in aumento di ben 9,4 punti rispetto al 2008, per salire al 117,3 per cento nel 2010 e restare attorno al 115 per cento in tutto il periodo considerato dal DPEF;
la manovra triennale avviata dal Governo nell'estate 2008, all'insegna della stabilizzazione dei conti pubblici, ci ha portato comunque in una nuova procedura d'infrazione per disavanzo eccessivo;
bisogna avere l'onestà di riconoscere che la crisi ne è una causa, ma fino ad un certo punto, e che il Paese, nonostante l'assenza colpevole di necessari interventi anticiclici, si sta avviando verso un nuovo ciclo di aumento incontrollato della spesa primaria, simile a quanto già visto dagli italiani nel precedente Governo Berlusconi tra il 2001 e il 2006;
i numeri di oggi ci dicono che la scelta messa in campo con il decreto-legge n. 112 del 2008 e basata su una logica prevalentemente di tagli lineari, non solo non ha prodotto i risultati attesi, ma contrariamente rispetto alle previsioni, ha prodotto una crescita dell'indebitamento e del fabbisogno, mentre la stima delle spese al netto degli interessi sale a circa 25 miliardi e solo una minima parte di essi sono stati spesi per interventi anticrisi;
se l'Italia dovesse uscire dalla recessione, alla situazione attuale e crescendo con lo stesso ritmo con cui è cresciuta nei dieci anni che hanno preceduto la crisi, ci vorrebbero ben 15 anni per recuperare il terreno perduto, e ciò significa persone senza lavoro, famiglie in povertà alimentare, disuguaglianze sociali;
gli interventi attuati finora per attenuare i costi sociali della recessione hanno soprattutto utilizzato risorse già stanziate per altri impieghi. Nel 2009 gli interventi anti-crisi del Governo hanno avuto un impatto praticamente nullo in termini di manovra netta (effetto sull'indebitamento netto), e pertanto non segnano alcuna inversione di rotta rispetto all'impostazione fortemente restrittiva del decreto legge 112/2008;
sotto il profilo quantitativo, secondo l'OCSE il Governo italiano ha stanziato in funzione anti-crisi risorse nette pari praticamente a zero nel triennio 2008-2010, contro una media ponderata dei paesi OCSE pari al 3,9 per cento del Pil (4,2 per cento per i soli paesi che hanno adottato una politica fiscale espansiva);
se la crisi «è alle spalle» - come dice il nostro Governo - essa è, forse, alle spalle di qualche istituto finanziario. Ma Confindustria e Confcommercio sono preoccupate e le organizzazioni sindacali mobilitano i loro iscritti; la disoccupazione aumenta, i livelli di povertà anche, le


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sperequazioni dei redditi pure e le prospettive sono per ulteriori chiusure di fabbriche e di perdita di posti di lavoro;
la crisi che sta allentando la presa del Pil, pesa ora soprattutto sul mondo del lavoro: nel nostro Paese il tasso di disoccupazione da gennaio a settembre 2009 è salito dal 6,8 per cento al 7,4 per cento, ed esso continuerà a salire nei prossimi mesi perché la reazione del mercato del lavoro si muove con ritardo rispetto al ciclo economico;
poco o niente è previsto dalla legge finanziaria 2010 per lo sviluppo economico, se non qualche timido accenno ad una riduzione dell'Irap, pur necessaria, insistendo su una politica solo dal lato dell'offerta, riducendo i costi di produzione, quando siamo di fronte ovunque ad un crollo dei consumi del settore privato;
la competizione sui costi per tentare di attrarre o di mantenere una parte della domanda su scala internazionale attualmente depressa è una politica illusoria poiché le produzioni labour intensive sono ormai trasferite in altre parti del mondo;
la ripresa internazionale quando verrà non rimetterà in moto il meccanismo espansivo precedente basato sul traino dei consumi delle famiglie statunitensi. Il dopo crisi non lascerà le cose come erano. Nessuno sa in questo momento chi nel mondo sostituirà le famiglie americane come consumatori globali. Non potremo contare, dunque, per il rilancio della nostra economia, soltanto sulle esportazioni;
il nostro Paese soffre, peraltro, di una doppia concorrenza esposto come è a quella dei paesi emergenti a basso costo del lavoro ed a quella dei paesi più innovatori per quanto concerne la qualità dei prodotti;
per il nuovo modello di sviluppo che dovremo costruire dopo la crisi ci vorrà più domanda interna, più domanda non soltanto a livello nazionale, ma anche a livello europeo;
il Governo italiano deve insistere in tutte le sedi affinché la politica economica europea manifesti un impulso estensivo ed espansivo tramite gli eurobond, tramite un maggior coordinamento della vigilanza bancaria e finanziaria per avere istituti di credito più capaci di dare credito;
il nostro Paese ha bisogno di interventi che correggano la politica economica e la politica fiscale dell'attuale Governo: stimolando di più la domanda interna, prevedendo nell'immediato una vera manovra di almeno un punto di PIL che vada a sostegno dei redditi, della domanda, e delle piccole imprese;
premesso che, per quanto concerne, in particolare, gli aspetti all'attenzione della Commissione:
la tutela giurisdizionale costituisce uno strumento imprescindibile per assicurare ai cittadini la garanzia e la piena attuazione dei loro diritti, non solo in sede penale ma anche in ambito civile, tributario e amministrativo;
la garanzia del diritto dei cittadini alla sicurezza presuppone necessariamente - oltre all'efficienza dell'azione delle forze dell'ordine cui vanno assicurati i mezzi indispensabili per il loro operato - un sistema giudiziario efficiente, per il cui miglioramento è necessario stanziare risorse adeguate e idonee a realizzare un effettivo miglioramento della qualità dell'Amministrazione della giustizia;
l'efficienza del sistema giudiziario rappresenta una condizione essenziale per la promozione dello sviluppo economico del Paese, favorendone la competitività e l'attitudine ad attrarre investimenti internazionali, anche in virtù di procedure giurisdizionali capaci di garantire adeguatamente l'attuazione delle obbligazioni contrattuali;
tenuto conto che:
il comma 47 approvato dal Senato stabilisce il termine di 90 giorni, centottanta nei casi più complessi, perché l'Agenzia del Demanio assegni agli enti


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locali gli immobili confiscati alle organizzazioni mafiose. Nel caso in cui questo non accada, introduce la possibilità di metterli all'asta. Eventualità concreta, viste le procedure farraginose di modo che la prevista vendita rischia di favorire la restituzione del patrimonio alle organizzazioni criminali, capaci di mettere in campo ingegnosi sistemi di intermediari e prestanome e già pronte per riacquistarli;
i consistenti tagli operati dai provvedimenti in analisi alle risorse destinate al Dicastero della giustizia dimostrano il carattere meramente simbolico - come tale inefficace - della politica del diritto (e in particolare della politica criminale) del Governo, che a fronte della continua introduzione di nuove norme incriminatrici, non prevede le risorse necessarie alla loro applicazione, sia in sede giudiziaria che penitenziaria, con il rischio di aggravare ulteriormente non solo la disfunzionalità del sistema giudiziario, ma anche di minare la certezza del diritto e la stessa legittimazione e credibilità della funzione dell'Amministrazione della giustizia, con gravi pregiudizi per la sicurezza e la tutela giurisdizionale dei diritti per i cittadini. Si aggiunga che, in occasione della presentazione al Senato del disegno di legge sul, cosiddetto «processo breve» era stato assicurato un consistente aumento di risorse volte al potenziamento delle strutture, degli uffici e del personale giudiziario tale da consentire effettivamente la celebrazione dei processi in tempi brevi, mentre di tale aumento non vi è traccia, a dimostrazione delle strumentalità dell'operazione in pura perdita per la certezza del diritto e della pena;
non è previsto nessun impegno, né finanziamento, né in tema di strutture penitenziarie, né di aumento di personale atto a risalire la grandissima crisi del sistema penitenziario, perpetrandosi così la colpevole negligenza del Governo;
che persiste l'incredibile depotenziamento della giustizia minorile che rende impossibile l'obiettivo costituzionalmente e socialmente raccomandabile costituito dal recupero sociale dei giovani entrati nel circuito penale e in disagio sociale;
e che rispetto a tali obiettivi il Governo dimostra di rimanere lontano da qualsiasi iniziativa concreta;

DELIBERA DI RIFERIRE IN SENSO CONTRARIO

Di Pietro, Palomba.