Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 83 del 6/12/2006
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(Misure a favore della scuola italiana di Madrid - n. 2-00257)

PRESIDENTE. Il deputato Narducci ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00257 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 4).

FRANCO ADDOLORATO GIACINTO NARDUCCI. Signor Presidente, la mia interpellanza, sottoscritta da altri 29 colleghi parlamentari, è rivolta al ministro degli affari esteri per avere una risposta esaustiva sulla situazione della scuola italiana di Madrid. Si tratta di una scuola prestigiosa che da decenni offre lustro alle politiche scolastiche attuate dal nostro paese all'estero.
Questa interpellanza offre, altresì, lo spunto per una riflessione necessariamente breve sulle strategie culturali dello Stato italiano e sui metodi scelti per sostanziarle; strategie che, spesso, non valutano con contezza l'enorme potenziale rappresentato dalle comunità italiane emigrate.
Signor Presidente, se non puntiamo la nostra attenzione sulla promozione della lingua e della cultura italiana, possiamo dichiarare fallimentari le politiche migratorie da parte dell'Italia. Ne traiamo convinzione (sono un parlamentare eletto all'estero) analizzando il successo che riscuotono tra le nostre comunità le settimane della lingua italiana nel mondo promosse in questi ultimi anni e giunte alla sesta edizione; successo che è cresciuto con il progressivo coinvolgimento di tutte le forme della presenza italiana all'estero.
Anche per questa ragione, la difesa delle scuole italiane all'estero, della lingua e della cultura costituisce per noi un valore ed una priorità assoluti. Cosa ci resterebbe, altrimenti? Ci resterebbero milioni di persone con un cognome italiano, e nient'altro.
La scuola di italiano di Madrid è un esempio di quante possibilità si offrono per un ruolo attivo dell'Italia nel solco della nostra tradizione culturale. Come ha affermato il Presidente Giorgio Napolitano ieri, esiste un pianeta Italia al di fuori del territorio nazionale abitato da uomini e donne che hanno scelto di conoscere e parlare la nostra lingua e, insieme alla lingua, di assumere le tradizioni, la cultura e la filosofia di vita che caratterizzano il popolo italiano.
Chiediamoci, allora, cosa debba fare uno Stato moderno che, invece di facilitare le pratiche burocratiche, le rende più complicate e mette i dirigenti degli uffici nell'incapacità di operare, frenando in tal modo il ruolo che l'Italia può svolgere con successo. Diventa esilarante parlare di grandi progetti e politiche culturali, quando la macchina burocratica non riesce a gestire questioni come quelle concernenti gli edifici scolastici di sua proprietà.
La scuola italiana di Madrid ha avuto fin dalla sua istituzione una funzione di fondamentale importanza; un'importanza cresciuta negli anni, a tal punto che oggi essa viene considerata tra le prime dieci scuole del sistema pubblico e privato di istruzione in Spagna.
Vi si sono formati migliaia di giovani italiani e, in considerazione anche della storia spagnola passata e della peculiarità del sistema scolastico del paese ospitante, essa ha contribuito all'istruzione di numerosi cittadini spagnoli assurti spesso a ruoli di alto profilo negli snodi dell'economia e della politica del loro paese.
La scuola italiana di Madrid rappresenta, per importanza storica, culturale, grandezza e influenza sul territorio iberico, la più grande entità scolastica pubblica italiana al di fuori del territorio metropolitano.
Occorre, allora, migliorare con urgenza l'agibilità delle strutture scolastiche e risolvere i problemi di spazio che rendono


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oltremodo difficoltosa l'organizzazione dell'esercizio didattico nella realtà scolastica di Madrid.
Vorrei richiamare, in questa sede, le solenni parole del Presidente Ciampi (proprio perché vi è una situazione simile in molte altre scuole italiane all'estero), nel giorno del suo giuramento: gli italiani nel mondo costituiscono parte integrante di questa nazione, sono una cosa sola con l'Italia.
Vorrei ricordare anche un passaggio della dichiarazione in favore di una Carta per l'Europa della cultura, nel punto in cui recita: riaffermiamo che la cultura contribuisce anche tanto allo sviluppo economico, all'occupazione e alla coesione sociale e territoriale, quanto allo splendore dell'Europa nel mondo.
La politica estera dell'Italia non può riguardare prevalentemente gli scenari di tensione armata o dello sviluppo economico, ma anche il ruolo di paese protagonista che sapremo esercitare sul piano culturale e scolastico, dal quale spesso dipendono anche le affermazioni in campo economico.
Per queste ragioni, chiediamo che il Governo dia un segnale forte per migliorare l'agibilità strutturale della scuola italiana di Madrid.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Vittorio Craxi, ha facoltà di rispondere.

VITTORIO CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, onorevole Narducci, la sua interpellanza mi consente di sottolineare (non ve ne sarebbe bisogno, ma lo faccio volentieri, affinché rimanga agli atti della Camera dei deputati) il mio apprezzamento per il lavoro svolto dai parlamentari eletti dai nostri connazionali all'estero, perché ci consente anche di considerare l'opportunità di intervenire sulle aree critiche delle nostre missioni diplomatiche e culturali, laddove si registrano i disagi più ampi.
Il caso sollevato dall'onorevole interpellante, ossia quello riguardante la scuola di Madrid, effettivamente, corrisponde ad una situazione di disagio di cui siamo consapevoli. Naturalmente è un disagio comune ad altre scuole italiane statali, che soffrono di scarsa capienza dei locali, a fronte di una continua e più copiosa richiesta di iscrizione da parte non soltanto di alunni italiani residenti all'estero, ma anche di alunni stranieri che intendono apprendere la lingua italiana. Da una parte, ciò rappresenta un fatto di grande dinamismo di cui siamo consapevoli. Dall'altra parte, dobbiamo affrontare questa domanda crescente attraverso risorse che, negli ultimi anni, sono state fortemente contenute, anche a causa delle note esigenze di contenimento e di disciplina di bilancio.
Nel dettaglio, vorrei ricordare che le risorse gestite in questo ambito dalla direzione generale per la promozione culturale del Ministero degli affari esteri hanno subito negli ultimi anni una riduzione di circa il 70 per cento. Per questa ragione ci si è dovuti concentrare, innanzitutto, sulle misure più urgenti di manutenzione e di adeguamento alle norme di sicurezza delle scuole italiane all'estero.
Tuttavia, nel merito dell'oggetto della sua interpellanza, voglio confermare che il Ministero degli affari esteri intende assicurare al più presto la ristrutturazione anche dell'edificio che ospita l'Istituto scolastico statale italiano di Madrid, compatibilmente con le risorse disponibili per l'esercizio finanziario del 2007.
Si conferma anche l'ipotesi di alienare l'edificio, attualmente occupato dall'istituto scolastico statale, per costruire un nuovo stabile in un'altra zona. Ribadisco che tale possibilità non è esclusa e verrà attentamente vagliata. Naturalmente, questa ipotesi - come lei può ben immaginare, onorevole Narducci - richiede tempi più lunghi.
Sul piano più generale della nostra attenzione verso i presidi scolastici, gli istituti scolastici e gli istituti di cultura, vorrei vi fosse la forte consapevolezza che il Governo si sta muovendo in direzione di una nuova e più dinamica, oltre che maggiormente «orientata», politica nei confronti dei nostri connazionali residenti


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all'estero, sempre compatibilmente con le ristrettezze e le difficoltà di bilancio.
Questa nostra vocazione, tuttavia, corrisponde esattamente ai principi e ai valori che regolano il nostro rapporto con i connazionali all'estero e risponde agli «imperativi» enunciati dai Presidenti della Repubblica che lei ha citato (il precedente e l'attuale). Più in generale, infatti, avvertiamo che si tratta di un valore comune, il quale appartiene all'orientamento ed agli obiettivi di questo Governo.

PRESIDENTE. Il deputato Narducci ha facoltà di replicare.

FRANCO ADDOLORATO GIACINTO NARDUCCI. Signor Presidente, ringrazio innanzitutto il sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Mi ritengo soddisfatto per quanto riguarda l'apprezzamento ed il riconoscimento del ruolo svolto dagli italiani all'estero; sono sicuramente non soddisfatto, invece, per quanto concerne il merito dell'interpellanza urgente presentata.
Le ragioni e le motivazioni di tale atteggiamento si possono chiaramente rinvenire all'interno della descrizione riportata nel testo dell'interpellanza. Vorrei soltanto ricordare, con riferimento al problema perenne ed endemico delle risorse finanziarie, che già nel 2000 l'Ufficio italiano cambi - e credo che questo paese ne debba veramente prendere atto - valutava in 60 miliardi di euro l'indotto economico generato dagli italiani all'estero verso l'Italia. Tutto questo senza tener conto della cantieristica e di altri settori, anche se ciò non può essere sicuramente attribuito al merito - con le conseguenti medaglie da appuntare sul petto, ma non è questo il problema - degli italiani all'estero.
Il problema sollevato è reale: se l'Italia vuole competere in un mondo come quello odierno, deve mantenere questa rete di presenze portentosa, poiché - come ben sa il sottosegretario Craxi, che ha visitato le nostre comunità - è dotata di potenzialità enormi. Sono evidenti, e me ne rendo conto anche in qualità di parlamentare che sostiene la maggioranza, i problemi di finanza pubblica; tuttavia, occorre assolutamente destinare, in un futuro veramente prossimo, maggiori risorse a queste presenze all'estero, perché rappresentano una ricchezza economica dell'Italia.
È inutile, in questa sede, ricordare ciò che tutti sappiamo riguardo alla Francia ed alla Germania. Si tratta di paesi che, come l'Italia, siedono nel G8 e tutti noi conosciamo le politiche culturali da essi attuate. Pertanto, vorrei che il mio intervento venisse considerato dal rappresentante del Governo come un appello veramente accorato per fare di più, affinché in questo settore non si disperda il patrimonio accumulato.

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