La seduta comincia alle 11,05.
GIACOMO STUCCHI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
MAURIZIO TURCO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, utilizzo trenta secondi per ringraziare i funzionari della Camera per la capacità di cogliere anche i «sussurri » pronunciati nei nostri dibattiti e di riportarli nel resoconto stenografico. Altri trenta secondi li utilizzo per censurare la «manina» che ha cancellato dal resoconto stenografico la realtà del dibattito che si è svolto ieri sull'emendamento 11.100: non si legge nemmeno di un'interruzione, quasi fosse stato un dibattito in cui, di fronte a delle affermazioni, a nostro avviso, palesemente false, non ci fosse stata alcuna reazione.
Presidente, non credo sia giusto, in ordine ai lavori svolti dall'Assemblea, che mentre per tutto il dibattito che si è svolto sul bilancio si sono raccolti, grazie alla capacità dei funzionari, anche i «sussurri», vi sia, poi, qualche «super funzionario» che, su alcuni dibattiti, si occupa di «cancellare» quello che è avvenuto realmente in quest'aula (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Onorevole Turco, le preciso che il processo verbale riporta soltanto l'elenco degli intervenuti, mentre il resoconto stenografico registra...
MAURIZIO TURCO. Di quello parlavo!
PRESIDENTE. ...anche quelle situazioni a cui lei ha fatto riferimento. Onorevole Turco, legga il resoconto stenografico e vedrà che sarà soddisfatto.
MAURIZIO TURCO. Presidente, parlavo proprio del resoconto stenografico!
PRESIDENTE. Nel processo verbale, le ripeto, si fa soltanto l'elenco degli intervenuti (Commenti del deputato Turco). In ogni caso, le sue osservazioni sono a verbale e resteranno agli atti.
Se non vi sono ulteriori osservazioni, il processo verbale si intende approvato con le osservazioni formulate dall'onorevole Turco.
(È approvato).
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Azzolini, Capodicasa, Colucci, Gianni Farina, Lion, Migliori, Palumbo, Rosso e Tremonti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono settantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. Invito l'onorevole segretario a dare lettura del sunto delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.
GIACOMO STUCCHI, Segretario, legge:
GIUSEPPE CATANZARO, da Tricesimo (Udine), chiede l'adozione, nell'ambito del disegno di legge finanziaria 2007, di misure volte a ridurre la spesa pubblica per recuperare risorse da destinare, in particolare, ad interventi in materia previdenziale e fiscale (135) - alla XI Commissione (Lavoro);
ALESSANDRO FANESI, da Ascoli Piceno, e altri cittadini, chiedono che nell'ambito del disegno di legge finanziaria 2007 non si proceda alla soppressione delle direzioni provinciali dei servizi vari e delle ragionerie provinciali dello Stato del Ministero dell'economia e delle finanze di cui all'articolo 34 (136) - alla V Commissione (Bilancio);
ARMANDO RENATO RINALDI, da Milano, e numerosi altri cittadini, chiedono norme per il diritto al lavoro, il sostegno al reddito e i diritti previdenziali dei lavoratori anziani (137) - alla XI Commissione (Lavoro).
PRESIDENTE. Comunico che, in data 31 ottobre 2006, è stata notificata alla Camera dei deputati un'ordinanza di ammissibilità adottata dalla Corte costituzionale in relazione ad un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato dall'autorità giudiziaria. Si tratta del conflitto elevato dal giudice dell'udienza preliminare del tribunale di Torino relativo alla delibera di insindacabilità adottata dalla Camera dei deputati in data 22 dicembre 2005 in riferimento a fatti per i quali è in corso un procedimento penale a carico di Sandro Delmastro Delle Vedove, deputato all'epoca dei fatti.
La Giunta per le autorizzazioni, riunitasi in data 8 novembre 2006, ha unanimemente ritenuto che la Camera dei deputati non debba costituirsi in giudizio.
Nella riunione del 15 novembre 2006 l'Ufficio di Presidenza ha deliberato di proporre all'Assemblea che la Camera dei deputati non si costituisca in giudizio.
ANTONINO LO PRESTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONINO LO PRESTI. Innanzitutto, su questa proposta dell'Ufficio di Presidenza, noi di Alleanza Nazionale chiediamo un voto. Vorremmo anche capire per quali ragioni la Giunta si sia espressa in senso negativo, cioè per la non costituzione in giudizio innanzi alla Corte costituzionale.
Ovviamente, si tratta dell'insindacabilità che riguarda un ex collega. Ci sembrerebbe molto più corretto che la Camera, che evidentemente dovrebbe tutelare i propri membri, si costituisse in quella sede ed esprimesse compiutamente le ragioni a sostegno dell'insindacabilità contestata dal giudice di Torino innanzi alla Corte costituzionale. Inoltre, sarebbe sicuramente utile conoscere le ragioni per le quali, secondo colui che ha adottato questa decisione, ciò non dovrebbe accadere.
In ogni caso, a nome del gruppo di Alleanza Nazionale, chiedo che questa specifica proposta sia sottoposta al voto dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Onorevole Lo Presti, lei chiede quindi che si voti su questo punto?
ANTONINO LO PRESTI. Assolutamente, sì.
PRESIDENTE. La proposta è stata letta ma le relazioni non ci sono. A questo punto, prendo atto della richiesta da lei formulata e darò la parola ad un oratore a favore e ad uno contro.
CARLO GIOVANARDI, Presidente della Giunta per le autorizzazioni. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Sta bene. Prima di procedere come stabilito, do la parola all'onorevole Giovanardi, in qualità di presidente della Giunta per le autorizzazioni. Ne ha facoltà.
CARLO GIOVANARDI, Presidente della Giunta per le autorizzazioni. Intervengo su una decisione specifica, che tuttavia si riallaccia ad una questione fondamentale per chiunque di noi voglia esercitare correttamente e con lealtà le sue funzioni parlamentari.
Mi riferisco alla possibilità, fondamentale per chi svolge la nostra attività, di esercitare liberamente le proprie espressioni di voto e di esprimere liberamente la propria opinione. Questo è un principio costituzionalmente garantito che, tuttavia, ha subito oscillazioni giurisprudenziali molto accentuate da parte della Corte costituzionale.
Per decenni la Corte costituzionale non ha mai sindacato le decisioni del Parlamento laddove esso dichiarava insindacabile l'opinione espressa da un collega (che ciò fosse avvenuto in aula, al di fuori di questa, in atti di sindacato ispettivo, in un comizio, in una trasmissione televisiva o in un congresso di partito).
Recentemente, anche alla luce di vicende di fatto - ricordo quante volte quest'Assemblea si è interessata alle opinioni espresse dall'onorevole Sgarbi -, vi è stato un sensibile cambiamento nella giurisprudenza della Corte costituzionale la quale, qualche anno fa, è addirittura arrivata a stabilire che l'opinione espressa da un parlamentare non è sindacabile solo se pronunciata in aula, nell'ambito del sindacato ispettivo o se, al di fuori dell'aula medesima, tale espressione abbia un nesso funzionale molto stretto con quanto già affermato in Assemblea.
Presso la Giunta per le autorizzazioni stiamo approfondendo questo argomento perché se l'Assemblea si pronuncia nel senso dell'insindacabilità di un'opinione espressa da un collega ma, poi, viene sollevato un conflitto di attribuzione presso la Corte costituzionale e quest'ultima, come ormai avviene sempre più di frequente, annulla la delibera dell'Assemblea, mandando un nostro collega sotto processo - civile o penale che sia -, la nostra attività viene svuotata e la credibilità delle nostre decisioni messa in discussione. Non solo, ma laddove il collega, di destra, di sinistra o di centro, eserciti soltanto il proprio diritto di esprimere un'opinione - questo aspetto mi sta particolarmente a cuore - rischia di essere paralizzato anche da cause temerarie, magari da parte di qualche potere forte che, chiamandolo in giudizio o chiedendogli risarcimenti miliardari, lo paralizzi nella sua funzione parlamentare.
Alcuni rimedi sono stati prospettati: per esempio quello di avere l'accortezza di presentare decine e decine di interrogazioni o di interpellanze in cui un collega parlamentare affronta tutto lo scibile umano, così quando ne parla fuori è comunque formalmente coperto da un atto parlamentare. Capite che si tratta di un escamotage piuttosto meschino, che non ci porta da nessuna parte.
Tutto questo premesso, la Giunta non si limiterà ad approfondire la questione relativa al diritto di opinione di un parlamentare. Abbiamo infatti intenzione, in un rapporto di leale collaborazione fra organi dello Stato, di aprire un confronto costruttivo con la Corte costituzionale relativamente ad una giurisprudenza che si è modificata nel tempo in maniera radicale: è un po' contraddittorio che per trent'anni la Corte non sia mai entrata nel merito delle decisioni prese dal Parlamento e poi abbia assunto posizioni così restrittive. Ma, onorevoli colleghi, ritengo che, per essere credibili nei confronti dell'opinione pubblica e della Corte costituzionale,
dobbiamo anche esercitare la prerogativa di dichiarare insindacabili le opinioni del collega qualora si tratti di opinioni, anche - naturalmente, questa è una mia idea personale - delle più pesanti, delle più cariche di vis polemica. Del resto, un rappresentante del popolo è qui proprio per dire, anche in maniera severa, ciò che il cittadino comune non è in grado di dire. Come ho detto in sede di Giunta, tale è stata la storia parlamentare del nostro paese.
PRESIDENTE. Onorevole Giovanardi...
CARLO GIOVANARDI, Presidente della Giunta per le autorizzazioni. Arrivo alla conclusione, Presidente. Anche negli anni quaranta, cinquanta, sessanta - anni in cui l'opposizione era di sinistra -, il Parlamento ha sempre difeso la prerogativa dei parlamentari di esprimere opinioni anche pesantissime contro le istituzioni e contro il Governo di allora, sempre con una copertura parlamentare che non contestava il diritto all'esercizio di parola.
Concludo, Presidente. Allora, per essere credibili, bisogna difendere le opinioni. Questo è il mio punto di vista, che ho espresso in Giunta e che la Giunta ha accolto all'unanimità. In questo caso specifico, un collega ha introdotto in carcere una persona, presentandola all'autorità carceraria come una sua collaboratrice. Si è verificato, invece, che questa persona fosse una giornalista che il giorno dopo ha pubblicato un'intervista fatta al detenuto che, insieme al parlamentare, era andata a trovare. Il fatto che un nostro collega, parlando con il direttore del carcere, abbia detto che la persona che lo accompagnava era una sua collaboratrice e non una giornalista non qualifica a mio parere un'opinione. Non è un'opinione. È un dato di un fatto. Quindi, se noi qualifichiamo - come, in maniera molto controversa, è avvenuto in Assemblea nella scorsa legislatura - questa affermazione come un'opinione, sicuramente la Corte costituzionale casserà tale decisione e sicuramente la costituzione in giudizio della Camera dei deputati, a parte il costo economico, sarà assolutamente inefficace, perché la causa è scarsamente difendibile. Soprattutto, compiamo un'azione autolesionista nei confronti di una battaglia, che tutti ritengo dobbiamo fare nel comune interesse, in difesa del nostro diritto di esprimere opinioni non soltanto - come avveniva nel 1800 - nell'aula del Parlamento ma anche sui mezzi di comunicazione di massa, in modo che sia tutelato il parlamentare che, nei talk show televisivi, nei comizi, nei congressi di partito, in piazza, esprime la propria opinione politica. Naturalmente l'opinione deve riguardare questioni politiche e non questioni personali.
Questi sono i motivi per cui la Giunta per le autorizzazioni all'unanimità ha deciso di dire al Presidente della Camera che non ritiene che la Camera si costituisca in questo giudizio.
PRESIDENTE. Dopo l'esposizione dell'orientamento espresso all'unaminità dalla Giunta per le autorizzazioni, darò ora la parola al deputato Buontempo, che ha chiesto di parlare contro la proposta dell'Ufficio di Presidenza.
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare preliminarmente per un chiarimento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, l'Ufficio di Presidenza non si è pronunciato. Ha rinviato la decisione all'Assemblea.
PRESIDENTE. No, l'Ufficio di Presidenza ha definito, a maggioranza, una proposta, che viene sottoposta all'Assemblea.
TEODORO BUONTEMPO. Mi scusi, Presidente...
PRESIDENTE. In Assemblea siamo venuti con una proposta!
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, mi permetta: l'Ufficio di Presidenza ha rinviato all'Assemblea la decisione...
PRESIDENTE. No, onorevole Buontempo. Nella riunione del 15 novembre 2006 l'Ufficio di Presidenza ha deliberato di proporre all'Assemblea che la Camera dei deputati non si costituisca in giudizio. Quindi, votiamo su una proposta dell'Ufficio di Presidenza.
Lei ha chiesto di parlare contro tale proposta. Ne ha dunque facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, noi ci pronunciamo sulla proposta della Giunta presieduta dall'onorevole Giovanardi...
PRESIDENTE. No, sulla proposta dell'Ufficio di Presidenza!
TEODORO BUONTEMPO. L'Ufficio di Presidenza non ha fatto una sua proposta nel merito...
PRESIDENTE. Sì, e lei lo sa molto bene, perché era presente ed ero presente anch'io: nella fattispecie, ero anche relatore, come lei sa. L'Ufficio di Presidenza doveva decidere con quale posizione presentarsi in Assemblea e, ascoltate le ragioni - richiamate anche in questa sede - emerse nel dibattito svoltosi nella Giunta per le autorizzazioni, ha ritenuto di condividerle e ha deciso di avanzare la sua proposta all'Assemblea conformemente a quella della Giunta per le autorizzazioni. Quindi, adesso stiamo discutendo - e lei ha chiesto di parlare contro - una proposta formalizzata dall'Ufficio di Presidenza.
TEODORO BUONTEMPO. Non so se i colleghi abbiano potuto recepire dall'intervento del collega Giovanardi il fatto che su questa vicenda la Camera ha già votato: l'Assemblea, in una seduta pubblica, dichiarò insindacabile il comportamento dell'onorevole Delmastro Delle Vedove. La Giunta per le autorizzazioni, presieduta allora dall'onorevole Siniscalchi, propose all'Assemblea l'insindacabilità. L'Assemblea, nella seduta del 22 dicembre 2005, votò l'insindacabilità riconoscendo che le dichiarazioni in oggetto rientravano nelle prerogative previste dall'articolo 68 della Costituzione.
Noi non dobbiamo giudicare i fatti, ma giudicare se quel comportamento rientri o meno nelle prerogative dell'articolo 68. Il collega Delmastro Delle Vedove aveva già presentato un'interrogazione parlamentare, scritta con la consulenza di una persona che lui dichiarava essere una sua collaboratrice. Come è noto a tutti i colleghi, tra il deputato e la collaboratrice non c'è un rapporto di dipendenza di lavoro, c'è una collaborazione. Nel momento in cui ha già compiuto atti parlamentari con l'aiuto di una persona, si reca in carcere, nel rispetto di quanto previsto per le prerogative del deputato, a visitare una persona lì ristretta. Quella persona è la stessa coinvolta nell'interrogazione parlamentare. Il giorno dopo esce un articolo su quella visita: prima di imputarlo al collega Delmastro Delle Vedove va imputato, semmai, alla persona che lo ha accompagnato. Si tratta di una collaboratrice di un deputato in cui lui ha riposto una fiducia tale da farsi accompagnare da lei nelle carceri: eppure, il giorno dopo viene scritto un articolo.
In primo luogo, vorrei far presente a tutti i colleghi che non c'è alcun precedente alla Camera dei deputati nel quale la Camera non si sia costituita di fronte alla contestazione della Corte costituzionale. La Corte costituzionale ha impugnato altre volte il voto espresso da questa Assemblea: da sempre in tali casi la Camera ha fatto opposizione.
Nel momento in cui vi è una deliberazione della Camera, quel voto va rispettato e si deve evitare qualsiasi ingerenza su di esso.
Onorevoli colleghi, si tratta di un fatto di grande importanza, perché riguarda le prerogative di ogni parlamentare. Un eventuale voto che stia a significare, secondo quanto viene proposto, che la Camera non farà opposizione costituirà un
precedente, un fatto che avverrebbe per la prima volta alla Camera, che da sempre ha fatto opposizione, anche prescindendo dal merito delle questioni.
PRESIDENTE. Onorevole, la prego di concludere!
TEODORO BUONTEMPO. Concludendo, invito la Camera a respingere la proposta, perché non è mai accaduto il contrario e perché la Giunta per le autorizzazioni aveva affermato che l'atteggiamento dell'onorevole Delmastro Delle Vedove fosse insindacabile, presentando una proposta che venne sottoposta all'aula per l'approvazione o la reiezione e che l'Assemblea, a larghissima maggioranza, approvò confermando quel comportamento come insindacabile.
Mi resta, onorevoli colleghi, del tutto incomprensibile come mai l'onorevole Giovanardi, nonostante tutti i precedenti che vi sono, assuma una posizione a discapito di un ex collega. Per noi il voto dell'Assemblea va difeso e rispettato ed è questo il motivo per cui la Camera dei deputati deve fare opposizione, come è accaduto in centinaia di altri casi.
PRESIDENTE. Desidero precisare, affinché tutti i colleghi abbiano contezza del merito della decisione, che l'Assemblea come ha detto l'onorevole Buontempo, si è già pronunciata sulla vicenda avendo riconosciuto il carattere insindacabile dei fatti in questione, in quanto opinioni espresse nell'esercizio della funzione di parlamentare.
Desidero peraltro ricordare che, in sede di esame del documento in materia di insindacabilità delle opinioni espresse dall'onorevole Delmastro Delle Vedove, la Giunta per le autorizzazioni propose di dichiarare che i fatti per i quali era in corso il procedimento concernevano opinioni espresse da un membro del Parlamento nell'esercizio delle sue funzioni. L'Assemblea ha approvato la proposta della Giunta, deliberando nel senso dell'insindacabilità.
La delibera odierna non attiene pertanto al merito, ma si configura come una decisione di carattere collegato con la difesa della deliberazione di insindacabilità, adottata a suo tempo dall'Assemblea a maggioranza, a fronte della pendenza innanzi la Corte costituzionale di un conflitto di attribuzione sollevato dall'autorità giudiziaria nei confronti della Camera e già giudicato ammissibile dalla Corte costituzionale. Come loro sanno, la maggior parte dei conflitti di attribuzione, sollevati presso la Corte costituzionale viene risolta sul piano dell'ammissibilità. Il caso in questione è stato risolto positivamente e quindi non vi è da giudicare nel merito.
Come precisato dalla Presidenza della Camera nella seduta del 4 giugno 2006, si tratta non di una valutazione di secondo grado dei fatti, su cui la Camera ha già deliberato nel senso appena detto, bensì di decidere di resistere o meno in giudizio nel conflitto di attribuzione per i motivi sviluppati nella Giunta per le autorizzazioni e qui riferiti dal presidente della Giunta medesima. Non viene, dunque, messa in discussione la deliberazione dell'insindacabilità, ma vi sono alcune ragioni che sono state apprezzate dalla Giunta per le autorizzazioni e che l'hanno indotta ad esprimere unanimemente l'opinione espressa, ragioni che sono state condivise dalla maggioranza dell'Ufficio di Presidenza nel corso della riunione di ieri.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
MARCO BOATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Prego, onorevole Boato, ha facoltà di parlare a favore della proposta dell'Ufficio di Presidenza. Procederemo subito dopo alla votazione.
MARCO BOATO. Signor Presidente, apprezzo e giudico sicuramente opportuna la sua precisazione di carattere regolamentare e procedurale. Dal tenore di un intervento precedente sembrava che non avesse avuto luogo, in Ufficio di Presidenza, l'esame circa la possibilità di resistere o meno, davanti alla Corte costituzionale, al sollevato conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato. Al contrario, a tale esame abbiamo dedicato, nella seduta di ieri dell'Ufficio di Presidenza, un ampio dibattito e, sia pure a maggioranza, come lei giustamente ha ricordato, signor Presidente, l'Ufficio medesimo ha deliberato di proporre la decisione all'Assemblea.
Ovviamente, come sempre accade, se nessuno solleva obiezioni, l'Assemblea si limita a prendere atto della decisione dell'Ufficio di Presidenza. Quando, invece, come è accaduto stamani, da parte dei deputati di un gruppo si chiede - legittimamente - che vi sia un'esplicita votazione al riguardo, è altrettanto doveroso che l'Assemblea si esprima.
Io intervengo a favore dell'accoglimento della decisione dell'Ufficio di Presidenza, che, a sua volta, ha accolto positivamente il parere espresso, all'unanimità, dalla Giunta per le autorizzazioni, presieduta dal collega Giovanardi, il quale ha puntualmente illustrato, poco fa, le motivazioni del predetto parere.
A scanso di equivoci, voglio dire, a titolo personale, che esprimo i miei migliori e sinceri auguri all'ex collega Delmastro Delle Vedove affinché egli possa, come ha già fatto in varie circostanze, affermare la sua estraneità, di fronte al giudice competente a giudicarlo, alle contestazioni che gli sono state mosse. Quindi, dal punto di vista del merito (aspetto che, però, come lei ha detto giustamente, signor Presidente, non dobbiamo affrontare), rivolgo al collega l'augurio più sincero di arrivare ad una conclusione per lui positiva del procedimento giudiziario che lo riguarda. Tuttavia, in questa sede, debbo dire che ritengo condivisibili le valutazioni cui è pervenuta la Giunta per le autorizzazioni in maniera unanime (il presidente della Giunta, onorevole Giovanardi, le ha espresse in quest'aula poco fa e, in precedenza, le aveva trasmesse all'Ufficio di Presidenza).
Soltanto per incidens, signor Presidente, vorrei ricordare (ho letto gli atti) che il presidente della Giunta del tempo (Siniscalchi, impropriamente evocato) aveva addirittura proposto, in limine, che la Giunta restituisse gli atti al giudice procedente, in quanto non veniva in rilievo il primo comma dell'articolo 68 della Costituzione. Poi, si arrivò (Siniscalchi votò contro; questo non è stato ricordato, ma non ha importanza) alla deliberazione a maggioranza, da parte dell'Assemblea, su due relazioni, una di maggioranza ed una di minoranza. Questa è la storia del procedimento. In particolare, come lei giustamente ha ricordato, signor Presidente, è intervenuta una deliberazione dell'Assemblea, che oggi non viene rimessa in discussione.
Mi auguro che l'accoglimento della decisione dell'Ufficio di Presidenza (di cui ho fatto parte anch'io), conforme al parere della Giunta per le autorizzazioni, possa costituire un segnale - forte - per la Corte costituzionale, affinché non si arrivi più ad una moltiplicazione di pronunce in gran parte negative sulle decisioni di insindacabilità di questo ed anche dell'altro ramo del Parlamento (della cui azione, però, non mi compete parlare).
Personalmente, il mio atteggiamento è profondamente critico - stavo per dire che sono in dissenso - in ordine alla recente giurisprudenza della Corte costituzionale. Infatti, in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, ed in relazione storica con le molteplici vicende che hanno riguardato l'ex collega Sgarbi ed
altri casi analoghi, la giurisprudenza della Corte costituzionale, in ordine ai criteri di applicazione dell'insindacabilità, si è ispirata, a partire dalle menzionate sentenze, a criteri fortemente restrittivi. Com'è stato giustamente ricordato, in passato la Corte si limitava a valutare la correttezza procedurale delle deliberazioni delle Camere. Dalle sentenze n. 10 e n. 11 del 2000 in poi...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MARCO BOATO. ...la Corte - ho finito, signor Presidente - ha cominciato ad applicare parametri sempre più restrittivi per «accettare» la dichiarazione di insindacabilità.
Mi auguro che, come è cambiata in un senso, la giurisprudenza della Corte possa cambiare nel senso opposto. In ogni caso, affinché ciò possa realisticamente avvenire è anche opportuno che la Camera dei deputati ed il Senato, per quanto di loro competenza, abbiano la capacità, a loro volta, di una più rigorosa applicazione - il più liberale possibile in materia di opinioni - dei giudizi sulla sindacabilità o insidacabilità, ai sensi dell'articolo 68 della Costituzione.
Per questo, ritengo giusto approvare la proposta dell'Ufficio di Presidenza e do atto della positiva riflessione che si sta svolgendo nell'ambito della Giunta per le autorizzazioni (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi e La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Poiché diversi gruppi hanno chiesto di poter intervenire sulla questione e considerata la delicatezza della materia, ai sensi dell'articolo 45 del regolamento, darò la parola ad un rappresentante per gruppo che ne faccia richiesta esclusi, naturalmente, i due gruppi che si sono già espressi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, intervengo brevemente per annunziare il voto contrario del gruppo di Forza Italia sulla decisione assunta nell'ambito della Giunta per le autorizzazioni.
Nonostante sia un componente della suddetta Giunta, il giorno in cui è stata adottata la decisione in oggetto non ero presente. Debbo dire che le motivazioni portate a supporto di quella decisione sono carenti e lacunose, se le si lega ad un iter logico che in questa circostanza non sussiste. Infatti, nel momento in cui si afferma di «spezzare» l'orientamento della Camera - che ritengo valga per un principio, come abbiamo dichiarato anche in analoghe circostanze -, non vedo per quale motivo, entrando nel merito, si debba affermare di voler scindere le affermazioni politiche legate al mandato parlamentare da quelle rilasciate al di fuori di tale mandato.
Nello stesso tempo, s'ignora che la Camera si è già occupata di questa vicenda chiedendo l'insidacabilità del comportamento del collega Delmastro Delle Vedove. Nel momento in cui la Camera ha deciso per l'insindacabilità, non comprendo come si possa affermare che questo caso è diverso rispetto alla logica della norma poiché non commesso durante il mandato parlamentare.
Quindi, delle due l'una: non si possono assumere due posizioni contemporaneamente. Se si vuole scalfire un principio, lo si faccia pure, ma non si utilizzi questo esempio, questo argomento, questa circostanza, per dire che non va necessariamente promossa la costituzione in giudizio, solo e soltanto perché lo si deve fare sic et simpliciter e non entrando nel merito.
Invece, ritengo che mai come in questo caso la questione sia legata proprio al fatto che la Camera ha già deliberato. Possiamo solo sostenere che lo ha fatto quando vi era un'altra maggioranza, ma di questo parleremo in un'altra circostanza. Infatti, in Giunta le maggioranze cambiano anche gli orientamenti, e ciò non dovrebbe avvenire perché essi sono legati ai principi, alle norme e ai regolamenti, oltreché ai comportamenti.
Quindi, il voto del gruppo di Forza Italia sarà contrario non solo perché non si intende scalfire tout court un principio che la Camera ha sempre sostenuto, a
partire dall'Ufficio di Presidenza, con il supporto dell'Assemblea, ma anche perché, in questo caso, non si può legare la motivazione ed il ragionamento svolto dalla Giunta nel momento in cui è stata assunta la decisione, perché non ci troviamo in quelle circostanze. Ciò che ha detto l'onorevole Delmastro Delle Vedove è stato dichiarato insindacabile da questa Camera; quindi, noi dobbiamo continuare a sostenere quelle ragioni e per questo voteremo contro la delibera della Giunta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, intervengo su una materia che ho appreso adesso e faccio presente che essa è, evidentemente, molto delicata, perché fa riferimento a precedenti e a questioni di principio.
La maggior parte di noi è qui per seguire i lavori sul disegno di legge finanziaria...
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole La Malfa. Chiedo ai colleghi di prestare un po' di attenzione. Soprattutto, invito i deputati che si trovano nell'emiciclo a sciogliere i capannelli, perché disturbano chi sta intervenendo. Mi rivolgo ai colleghi che stanno parlando, assembrati, a due passi dall'oratore: li pregherei di spostarsi! Onorevoli Villetti, Iannuzzi, Di Gioia, Giulietti: vi sto chiedendo la cortesia di spostarvi, perché sta parlando l'onorevole La Malfa.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, è proprio questo il problema. In questo momento, tutti noi siamo concentrati sull'esame del disegno di legge finanziaria ed è comprensibile che il Parlamento segua questa materia con grande attenzione.
Il problema posto alla nostra attenzione - che non conosco nel merito - riveste un rilevante valore di principio. Se ho capito bene, onorevoli colleghi, qualche anno fa la Camera decise, nella sua autonomia, di dichiarare insindacabili le opinioni espresse da un nostro collega. La Corte costituzionale, adita da un magistrato, ha dato torto alla Camera, ed è stato sollevato un conflitto di attribuzione su questa materia. Ora, prescindo totalmente dal merito, tuttavia, come diceva giustamente l'onorevole Buontempo, se noi non portiamo in giudizio la posizione che a suo tempo assumemmo - e che non conosco - rischiamo di smentire, con ciò stesso, una deliberazione della Camera dei deputati.
In altri termini, se la Corte costituzionale afferma che talune opinioni non rientrano nell'ambito dell'insindacabilità e noi rinunziamo a difendere la nostra tesi - giusta o sbagliata che sia -, di fatto affermiamo che ci siamo sbagliati; e questo non ce lo possiamo permettere!
In secondo luogo, l'onorevole Giovanardi ha affermato - e lo capisco - che, siccome la Corte costituzionale ha l'impressione che, negli anni, la Camera sia incorsa in alcuni eccessi, dobbiamo cercare di non esagerare, altrimenti si rischia di stimolare questo atteggiamento. Ma si tratta di una considerazione molto politica mentre noi dobbiamo rappresentare le istituzioni. Se l'istituzione non difende le sue prerogative di fronte al giudice, è chiaro che ciò, in un certo senso, la indebolisce e rende più facile un attacco alla sua indipendenza.
Per questo motivo, signor Presidente, scusandomi per essere intervenuto su una materia che non appartiene direttamente alla mia competenza, mi chiedo se ci siano i tempi e la possibilità di rinviare questa discussione ad un momento in cui l'Assemblea non sia occupata su altre questioni. Ciò al fine di svolgere un dibattito su un tema che riveste un'importanza straordinaria dal punto di vista dei precedenti e del rapporto con le istituzioni (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Rispetto alla questione sollevata dall'onorevole La Malfa, ho il dovere di dare una risposta. Purtroppo, il
termine per la costituzione in giudizio della Camera dei deputati scade lunedì 20 novembre e, quindi, siamo obbligati a deliberare nella giornata odierna.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.
ELIAS VACCA. Signor Presidente, vorrei intervenire ad adiuvandum rispetto all'intervento del presidente Giovanardi, per comunicare all'Assemblea anche altre circostanze che, fino a questo momento, non sono state rese note.
Da quando la Giunta per le autorizzazioni si è insediata, nel corso di questa legislatura, ci siamo prefissati, come componenti di quella Giunta, di lavorare cercando di raggiungere il massimo livello possibile di concordanza e di unanimità, in modo tale che, rispetto alle deliberazioni della Giunta ed alle proposte avanzate all'Assemblea, non ci fosse sempre l'impressione che le stesse fossero «colorate» o rivestite dall'appartenenza politica dei soggetti interessati e dei membri della Giunta stessa.
Io stesso ho avuto modo - e di questo i colleghi che partecipano ai lavori della Giunta possono essere buoni testimoni - di pronunciarmi sempre e costantemente, specie in materia di insindacabilità, anche a difesa delle opinioni più incondivisibili, più improbabili e, direi, talvolta anche espresse con toni che molto poco hanno a che vedere con l'esercizio dell'attività politica.
Debbo però dire che è vero quello che ha detto il collega La Malfa, cioè che oggi, attraverso questa decisione, diamo una svolta molto significativa rispetto ai precedenti della Giunta e dell'Assemblea, e che quindi l'argomento non può essere sottovalutato; ma è altrettanto vero - invito i colleghi a riflettere su ciò - che fino questo momento non c'è stata - lo dico anche al collega che mi ha preceduto - su questo caso una pronuncia della Corte costituzionale, ma una decisione del giudice di merito, davanti al quale è stato sollevato il problema dell'insindacabilità, di adire il giudice costituzionale attraverso la sollevazione del conflitto di attribuzione.
Allora, approfondendo l'argomento portato anche dal collega La Malfa, pongo un altro quesito. Quando si decide di intraprendere una via e su quella via si viene citati in giudizio - per semplificare il ragionamento - è sempre ragionevole e obbligatorio difendersi in un giudizio, che non solo sulla scorta della giurisprudenza della Corte fino a questo momento evidenziata, ma anche sulla base di elementari regole di ragionevolezza (che il presidente Giovanardi poco fa proponeva) verrà comunque perso, con la perdita anche delle risorse economiche di questa istituzione? Se, anziché essere la Camera dei deputati, fossimo un ente locale, la Corte dei conti ci chiederebbe immediatamente conto di un giudizio affrontato con questi crismi. Sebbene io non abbia partecipato alla decisione che ha determinato l'insindacabilità in merito all'ingresso in carcere di una persona che non poteva entrarvi, non intendiamo avvalorare questa tesi fino al punto in cui dobbiamo difenderla in giudizio.
Di fronte ad una decisione anche originale, come quella che è stata proposta, qualora il giudice di merito non avesse sollevato il conflitto di attribuzione, la vicenda si sarebbe potuta fermare lì; ma, nel momento in cui dovremmo difenderla di fronte alla Corte costituzionale, sono preoccupato per il fatto che il prestigio di questa istituzione e l'istituto della insindacabilità possano essere minati da una difesa assurda.
Come il collega Boato, che mi ha preceduto, sono assolutamente contrario - il presidente Giovanardi lo sa, l'ho detto in Giunta - all'orientamento restrittivo espresso dalla Corte costituzionale e farò il possibile, nei limiti tecnici delle mia scarsa conoscenza - sono propenso ad adoperarmi in tal senso come molti altri commissari - perché la Corte costituzionale rifletta su quell'orientamento così restrittivo. Sono ad esempio convinto che, perché le opinioni da noi espresse siano insindacabili, non è detto che il singolo
che abbia espresso un'opinione debba presentare un'interrogazione; è sufficiente che la parte politica della quale è espressione stia conducendo una battaglia politica o formulando atti di sindacato ispettivo e proposte di legge su un certo argomento.
Sono convinto che noi siamo parlamentari ventiquattr'ore al giorno, anche quando siamo fuori da queste aule; ma, per poter affermare questo, credo che anzitutto dobbiamo sgombrare il campo dalla sensazione che solleviamo la questione e ci difendiamo davanti alla Corte costituzionale anche quando le tesi sono indifendibili. Maggiore rigore e maggiore serietà da parte di questa istituzione avranno, secondo me, maggiore probabilità di accoglimento davanti alla Corte costituzionale (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mazzoni. Ne ha facoltà
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, credo che l'argomento che stiamo affrontando in quest'aula sia molto delicato e dovrebbe essere trattato con un'attenzione diversa.
Ricordo, soprattutto ai colleghi che con me, nella precedente legislatura, hanno lavorato nella Giunta per le autorizzazioni, le numerose volte - lo dico al collega Leone, intervenuto in precedenza - in cui ci siamo soffermati a ragionare sulla necessità di invertire la tendenza, di operare un cambiamento rispetto ad una prassi sicuramente consolidata all'interno di questa Camera. C'era un tasso di conflittualità elevatissimo, un contenzioso avviato dalla Corte molto elevato ed un tasso di soccombenza altrettanto elevato. Adesso abbiamo una situazione in cui, su 45 conflitti di attribuzione decisi nel merito, ben 38 ci hanno visti soccombere.
È chiaro che, di fronte a queste evidenze e di fronte al fatto che questa insindacabilità ha dei profili di accertamento molto difficili da definire, noi dobbiamo interrogarci in maniera più critica. Dobbiamo ispirarci alla nostra dignità di legislatori, che esprimono un voto e che quindi a quel voto devono dare conferma continuamente, ma dovremmo anche, con maggiore serietà, cercare di analizzare criticamente il nostro voto.
Non voglio entrare nel merito specifico di una vicenda che riguarda un ex collega. Io facevo parte, nella precedente legislatura, della Giunta per le autorizzazioni, che ha deciso in un certo modo ed ho contribuito poi, in quest'aula, a confermare la decisione di quella Giunta. Tuttavia, questo non vuol dire che oggi noi non possiamo - questo sarebbe un servizio molto importante per i cittadini - decidere di cambiare orientamento, di essere più severi nei confronti di noi stessi e dei nostri atteggiamenti.
Detto ciò, avanzo una richiesta, signor Presidente, che non so se posso formulare formalmente. Forse dovremmo affrontare in quest'aula un dibattito ampio, di merito, sull'argomento, che più volte abbiamo sollecitato anche nella precedente legislatura. Occorre, infatti, cercare di capire quale sia il limite della sindacabilità, quando si sia di fronte ad una doverosa difesa di una prerogativa parlamentare e quando, invece, si sconfini nella faziosa difesa corporativa.
La richiesta del presidente Giovanardi ci deve far riflettere. Il fatto che si sia creata una consuetudine - per quanto tutti sappiamo che la consuetudine è fonte normativa, quindi ha una sua validità - non ci può impedire, in maniera seria, onesta, corretta e puntuale, di lavorare sui comportamenti consuetudinari di questa Camera, per cercare di fare qualcosa di diverso, perchè essi sicuramente appesantiscono molto le nostre istituzioni.
Mi permetto, infine, un ulteriore rilievo. Stiamo discutendo di una legge finanziaria difficile; sentiamo parlare di tagli alle spese inutili. Ebbene, credo che una conflittualità esasperata per una difesa corporativa non ci nobiliti e, tra l'altro, non concorra a realizzare l'obiettivo di un minor costo della pubblica amministrazione, al quale tutti quanti noi vogliamo concorrere (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici
Cristiani e dei Democratici di Centro) e di deputati del gruppo Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tenaglia. Ne ha facoltà.
LANFRANCO TENAGLIA. Annuncio il mio voto favorevole sulla decisione assunta dall'Ufficio di Presidenza.
Nella Giunta per le autorizzazioni, all'inizio di questa legislatura, abbiamo avviato una riflessione non solo sull'ambito e sull'interpretazione da dare all'articolo 68 della Costituzione - perché siamo tutti consapevoli e d'accordo sul fatto che tale articolo delinei una prerogativa del Parlamento e non un privilegio di noi come singoli - ma soprattutto sull'interpretazione e sull'applicazione delle nostre decisioni e dei principi dell'articolo 68 da parte della Corte costituzionale, perché dobbiamo tenere conto del giudizio della Corte, essendo essa il giudice delle nostre decisioni.
Certamente, sono d'accordo con coloro i quali mi hanno preceduto nell'affermare che l'orientamento da ultimo espresso dalla Corte costituzionale è molto restrittivo, ponendo un nesso di causalità quasi automatico tra l'attività formale del parlamentare e le espressioni del suo parere. Proprio perché siamo consapevoli di questo, dobbiamo essere consapevoli anche del fatto che, per contribuire al mutamento di questo orientamento, dobbiamo innanzitutto essere credibili noi stessi, con le nostre decisioni. Dobbiamo in altri termini discernere i casi di vera espressione del pensiero e di svolgimento della funzione connessa all'attività politica da tutti quelli in cui questa espressione non c'è, in cui si attua un comportamento materiale e in cui l'espressione del pensiero è totalmente sganciata dagli ambiti della correttezza del dibattito politico, del confronto politico e della polemica, anche aspra, soprattutto quando queste espressioni denigrano o sconfinano nell'accusa di gravi reati o di utilizzo strumentale del potere ad altri fini da parte di qualche altro organo dello Stato.
Credo che sia questo il compito che ci spetta in sede di Giunta per le autorizzazioni a procedere ed è questo il compito che stiamo svolgendo, senza paralizzarne l'attività, ma agendo e valutando caso per caso, perché attraverso l'interpretazione si individui l'alveo della politica entro il quale l'espressione possa essere ricompresa, in applicazione dell'articolo 68 della Costituzione.
Ritengo che questo caso sia emblematico, quasi di scuola, e anche che possiamo affermare, senza tema di essere smentiti, che esso è completamente sganciato dalle previsioni dell'articolo 68 della Costituzione. Infatti, si tratta di un comportamento materiale che non attiene, neanche indirettamente, all'attività politica. Certamente, nulla ci impedisce di ripetere la valutazione e in altri casi già lo abbiamo fatto in questa Assemblea, confermando le decisioni assunte nel corso della precedente legislatura anche quando si trattava di costituirsi in giudizio. Del resto, non c'è alcuna automaticità tra la decisione sull'insindacabilità e la successiva decisione riguardante la costituzione in giudizio.
Di queste consapevolezze, di questi due principi la Giunta per le autorizzazioni è stata talmente certa da pervenire a una decisione unanime, che qualche gruppo parlamentare, adesso, pone in discussione. Ritengo che la decisione che assumeremo oggi sia importante, soprattutto perché deve darci un giudizio sereno circa il percorso che può iniziare da questo punto e condurci alla individuazione delle decisioni necessarie a far crescere la credibilità del Parlamento, in modo che l'articolo 68 della Costituzione non sia baluardo di esigenze particolari di ciascuno di noi ma rafforzi le garanzie, il prestigio e la considerazione che il paese deve avere del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.
Chiedo all'Assemblea un po' di silenzio. Prego, onorevole Palomba.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, non so quanti colleghi, essendosi trovati di fronte alla trattazione di questo
importante tema all'ordine del giorno, possano disporre di tutti gli elementi conoscitivi. Mi sforzerò di portarne qualcuno in più, ma vorrei chiedere ai colleghi di prestare un po' di attenzione a questo tema, poiché credo ne valga la pena. Esso attiene, infatti, a principi fondamentali della nostra Costituzione, quelli della difesa delle prerogative e della difesa dell'immunità, non soltanto delle Camere, ma anche di ciascun parlamentare investito di tale funzione. Non ho partecipato, per ragioni contingenti, alla decisione della Giunta e, a maggior ragione, sento di poter interloquire con tutta serenità e di dovere esprimere una opinione, insieme al gruppo dell'Italia dei Valori, completamente favorevole alla proposta unanime formulata dalla Giunta per le autorizzazioni e dall'Ufficio di Presidenza.
Anzi, sono stupito del fatto che anche i gruppi i cui rappresentanti hanno contribuito a esprimere un giudizio unanime nella Giunta oggi se ne dissocino.
Riporto brevissimamente la questione ai suoi termini reali. Un parlamentare (erano i tempi in cui si istruiva la questione Telekom Serbia) si è fatto accompagnare in carcere da una persona, affermando falsamente alle strutture penitenziarie che si trattava di una sua collaboratrice. Invece tale non era: era una giornalista che il giorno dopo ha realizzato puntualmente un servizio giornalistico. Di qui l'imputazione di false dichiarazioni.
Ora, in questo caso, che l'imputazione di false dichiarazioni possa costituire una opinione espressa dal parlamentare nell'esercizio delle sue funzioni è quanto mai discutibile. Anzi, penso sia assolutamente inaccettabile. Si sta verificando sempre più spesso, da alcuni anni a questa parte, che la Corte costituzionale sia chiamata a pronunciarsi in sede di conflitto di attribuzione elevato dai giudici ordinari nei confronti delle pronunce di insindicabilità della Camera stessa e che questa sempre più frequentemente stia soccombendo: direi che ormai è una costante.
Ebbene, potremmo anche continuare nel nostro orientamento e sostenere che tutti gli atti comunque provenienti da un parlamentare siano coperti da immunità, ma allora ci presteremmo a contestazioni o alla sensazione, ingenerata nell'opinione pubblica, che in realtà non si tratti di immunità, ma di una pretesa di impunità e che la prerogativa pretenda di trasformarsi in privilegio. Cioè, sembrerebbe, sostanzialmente, che la casta politica si autodifenda. Dobbiamo essere estremamente rigorosi e fare attenzione nel difendere le nostre prerogative. Ritengo che non possiamo spingerci oltre un certo punto e che ci voglia una dose rilevante di autocritica se vogliamo che anche nelle situazioni nelle quali effettivamente si tratti di difendere una nostra prerogativa questa possa essere riconosciuta.
Nel caso in oggetto, di fronte alla pronuncia di insindacabilità della Camera la magistratura ordinaria ha elevato conflitto di attribuzione dinanzi alla Corte costituzionale, che è chiamata comunque a giudicare, indipendentemente dal fatto che la Camera si costituisca o meno in giudizio.
Saluto dunque con estremo favore una inversione di tendenza, anche se non nel senso che in tutti i casi in cui possa costituirsi in giudizio la Camera essa rinunci e anche se non costituirsi in giudizio potrebbe essere un gesto interessante e di rispetto nei confronti non di un altro potere dello Stato, ma del giudice dei conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato. Se la pronuncia della Camera è sostenibile, si sosterrà da sé, altrimenti non la sosterrà neanche con la presenza di un avvocato. Infatti, sempre più spesso, la Corte costituzionale ci dà torto, tra l'altro con rilevante aggravio di spese.
Queste, signor Presidente, sono le ragioni per le quali confido nel fatto che i colleghi deputati, pur prestando attenzione al problema della manovra finanziaria, abbiano potuto impadronirsi pienamente della questione e vogliano agire di conseguenza, non per una volontà di cambiamento di maggioranza, perché in altri casi questa Assemblea ha saputo dimostrare di svolgere ragionamenti al di fuori degli schieramenti, ma soltanto per una difesa ulteriore della dignità dell'Assemblea. Pertanto,
ritengo e spero che i colleghi tutti vorranno uniformarsi alla decisione presa all'unanimità dalla Giunta per le autorizzazioni e alla proposta dell'Ufficio di Presidenza.
PRESIDENTE. Salutiamo un gruppo di giovani imprenditori della provincia di Padova, che assistono alla nostra seduta insieme agli studenti dell'Istituto d'arte De Chirico di Torre Annunziata e della scuola media Manin di Roma (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, ritengo alquanto illogica la conclusione alla quale è pervenuta la Giunta per le autorizzazioni e proprio per tale motivo non condivido la soluzione adottata. Infatti, se l'Assemblea ha deciso per l'insindacabilità del comportamento dell'onorevole Delmastro Delle Vedove, ritenendo che esso fosse da ricomprendere nella previsione dell'articolo 68 della Costituzione, la logica impone che oggi la Camera si costituisca in giudizio dinanzi alla Corte Costituzionale, salvo ammettere che l'Assemblea si è sbagliata fin d'allora. Io, però, ritengo che questo non sia nel caso di specie; soprattutto, ritengo che una volta che un comportamento sia stato giudicato dalla Camera, un cambio di maggioranza o la diversa collocazione politica dei componenti la Giunta per le autorizzazioni non possa modificare un giudizio formulato dalla Camera medesima.
Vorrei poi evidenziare che quello dell'onorevole Delmastro Delle Vedove non è un comportamento che non ha nulla a che vedere con l'attività di parlamentare; ho sentito fare un processo al collega Delmastro: ebbene, ritengo che tale processo sia assolutamente... Signor Presidente, per favore, non posso andare avanti con questo rumore...
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, per favore...
ROBERTO MARONI. Signor Presidente...
ROBERTO COTA. Signor Presidente, devo riuscire a parlare in una condizione tale che mi permetta almeno di sentire me stesso...
PRESIDENTE. Onorevole Cota, mi rendo conto della situazione. Ho già richiamato i colleghi più volte. Purtroppo questa è la situazione...
ROBERTO COTA. Ma è lei il Presidente!
PRESIDENTE. Non è che possa sospendere la seduta...
ROBERTO COTA. Non posso richiamare io i colleghi...
PRESIDENTE. Onorevole Cota, proceda. Chi è intervenuto prima di lei lo ha fatto in queste condizioni e si è fatto ascoltare da chi intendeva farlo. Purtroppo, ci sono gruppi di colleghi che, evidentemente, sono meno interessati alla questione e ciò mi rammarica.
ROBERTO COTA. Stavo dicendo che è stato fatto un processo all'onorevole Delmastro Delle Vedove, quasi che fosse imputato a lui chissà quale comportamento. A sentire certi interventi, sembra che il caso che oggi stiamo esaminando tratti di un reato di rapina, piuttosto che di qualcosa d'altro, tanto che qualcuno si augurava che, davanti all'autorità giudiziaria, l'onorevole Delmastro Delle Vedove potesse dimostrare la sua estraneità ai fatti. Però, il comportamento imputato all'onorevole Delmastro Delle Vedove rientra assolutamente nell'esercizio di una attività politica: è assolutamente la prosecuzione all'esterno di una attività, che il collega aveva svolto all'interno della Camera o fuori di essa e comunque attinente ad una posizione che egli stesso aveva assunto relativamente ad una vicenda che aveva contorni e contenuti esclusivamente politici. Vorrei ricordare questo anche per difendere in qualche modo una valutazione, che la Camera aveva fatto fin d'allora,
quando aveva ritenuto insindacabile il comportamento dell'onorevole Delmastro Delle Vedove.
Vorrei inoltre richiamare l'attenzione dei colleghi su quanto contenuto nel provvedimento dello stesso tribunale di Torino, che solleva il conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale; a pagina quattro è lo stesso giudice a quo che in qualche modo riconosce il legame di cui ho parlato allorché afferma che è l'onorevole Delmastro Delle Vedove a non aver documentato di avere svolto un'attività parlamentare successiva all'incontro con Igor Marini, in tal modo offrendo una non equivoca conferma. Mi chiedo se il fatto che, lo conferma sia equivoca o meno, debba essere deciso dal giudice che solleva il conflitto di attribuzione o, secondo una conclamata giurisprudenza, debba essere valutata in sede politica dalla stessa Camera.
In chiusura vorrei spendere una parola sulla persona dell'onorevole Delmastro delle Vedove, che ritengo sia un uomo che - indipendentemente dalle opinioni politiche - ha sempre creduto in ciò che fa. È una persona assolutamente onesta, che ha sempre ed esclusivamente fatto solo politica e i fatti in oggetto rientrano appunto nell'attività politica! Per questo motivo voteremo affinché sia sollevato il conflitto di attribuzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Prego i colleghi di prendere posto, perché dopo il prossimo intervento si procederà alla votazione.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.
DANIELE FARINA. Signor Presidente, i colleghi sanno che le mie posizioni sono ovviamente ipergarantiste, al punto che spesso, anche in contrasto con i deputati del centrosinistra, abbiamo dichiarato l'insindacabilità o la mancanza delle condizioni per l'arresto con riferimento ad alcuni casi poi sottoposti all'Assemblea.
Tuttavia, onorevole Cota, di illogico in questa situazione non vedo nulla. La Camera, in prima istanza, ha deciso per l'insindacabilità del collega Delmastro delle Vedove ma, a fronte del conflitto di attribuzione sollevato dalla magistratura ordinaria, decide oggi di non resistere di fronte alla Corte costituzionale.
Si tratta della ricerca di una linea interpretativa dell'articolo 68 della Costituzione, che ci consenta di ottemperare al dettato di tale norma...
PRESIDENTE. Onorevole Leone, la prego di avvicinarsi se deve dire qualcosa ai colleghi.
Prego, onorevole Farina.
DANIELE FARINA. ... e quindi di fare salve le prerogative dei parlamentari, ma anche di trovare un lume che ci possa vedere non così frequentemente soccombenti di fronte alla Corte costituzionale, attraverso l'individuazione di una linea di condotta che possa determinare in futuro un diverso orientamento della Corte stessa meno restrittivo dell'attuale. Nello specifico, non siamo chiamati ad un giudizio di merito, né relativamente alle opinioni né ai fatti commessi dai parlamentari. Cerchiamo esclusivamente un fumus persecutionis o valutiamo gli atti del parlamentare, ma solo nella misura in cui questi possano essere ricompresi o meno nelle prerogative che l'articolo 68 della Costituzione tutela.
Ritengo che, fino ad un certo punto del dibattito, molti colleghi non conoscessero i fatti di cui stavamo parlando. L'onorevole Cota ha ragione, non vi è alcun reato di rapina, ma è difficile credere che quel comportamento possa essere ricompreso nelle prerogative previste dall'articolo 68 della Costituzione. Pertanto, il gruppo di Rifondazione Comunista esprimerà un voto favorevole alle conclusioni della Giunta. Onorevole Palomba, ovviamente una rondine non fa primavera, avremmo molto da discutere, ma in questo caso ritengo vi possa essere un accordo anche tra chi spesso non lo raggiunge, sia in Giunta sia in Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta formulata dall'Ufficio di Presidenza nel senso che la Camera dei deputati non si costituisca in giudizio nel conflitto di attribuzione in oggetto.
(È approvata per 44 voti di differenza).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007).
Ricordo che nella seduta di ieri è stato votato, da ultimo, l'articolo 15.
Avverto che la Presidenza ha effettuato il vaglio di ammissibilità degli emendamenti presentati nella serata di ieri dal Governo, che sono in distribuzione.
La Presidenza non ritiene ammissibile, per estraneità di materia, l'articolo aggiuntivo 142.0500 del Governo riguardante il completamento degli interventi infrastrutturali di cui alla legge 29 dicembre 2003, n. 2376.
Il termine per la presentazione dei subemendamenti agli emendamenti ammissibili è stato fissato per le ore 22 di oggi.
Avverto che la Commissione ha presentato nuovi emendamenti e alcuni subemendamenti al disegno di legge al nostro esame, che sono sottoposti al vaglio di ammissibilità.
Avverto, inoltre, che la Commissione ha presentato l'articolo aggiuntivo 15.0700, che è in distribuzione e per il quale - secondo quanto risulta alla Presidenza - i gruppi avrebbero rinunciato ai termini per la presentazione dei subemendamenti. In tal caso, si potrebbe procedere già nella mattinata alla votazione di tale proposta emendativa.
Chiedo conferma al relatore e ai rappresentanti dei gruppi di tale volontà di rinunciare ai termini. Prego, onorevole relatore, ha facoltà di parlare.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, in Commissione si è raggiunta l'intesa di rinunciare ai termini previsti per la presentazione di subemendamenti all'articolo aggiuntivo 15.0700 della Commissione.
PRESIDENTE. Onorevole relatore, conferma quindi che anche tutti i gruppi sono d'accordo a rinunciare ai termini previsti per la presentazione di subemendamenti riferiti all'articolo aggiuntivo 15.0700 della Commissione?
MICHELE VENTURA, Relatore. Sì, Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Comunico che il deputato Laurini ha sottoscritto l'emendamento Ossorio 21.17.
A questo punto, chiedo al presidente della V Commissione, onorevole Duilio, di fornire all'Assemblea indicazioni su come si intenda procedere nei lavori.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, noi avevamo concordato ieri, come peraltro richiesto dall'Assemblea, che si sarebbe dedicata la seconda parte della mattinata odierna all'approfondimento delle questioni legate al tema dello sviluppo, con particolare riferimento al Mezzogiorno. A questo proposito, era stata richiesta la presenza in aula del ministro Bersani e del viceministro D'Antoni.
Presidente, si potrebbe, quindi, dedicare questa seconda parte della seduta antimeridiana dell'Assemblea, tendenzialmente fino alle 14 - ciò, evidentemente, lo lascio alla valutazione finale della Presidenza - all'approfondimento delle questioni ricordate.
PRESIDENTE. Onorevole Duilio, si tratta di un dibattito piuttosto estemporaneo. Dovremmo ora procedere con l'esame
degli articoli; tuttavia, apprendo ora che la sua proposta è già stata concordata. A questo punto, darò quindi la parola al rappresentante del Governo, dopodiché si aprirà un dibattito - sulle dichiarazioni di quest'ultimo - nel quale potrà intervenire un deputato per gruppo. In relazione alla durata dell'intervento del rappresentante del Governo, stabiliremo anche la durata degli interventi degli oratori dei vari gruppi; tuttavia, proporrei sin d'ora di stabilire un tempo massimo di cinque minuti, così da poter concludere il dibattito nella mattinata.
Ha chiesto di parlare il ministro Bersani. Ne ha facoltà.
PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Vorrei innanzitutto fornire qualche valutazione ed informazione sul tema legge finanziaria e Mezzogiorno, anche per evitare un paradosso: non vorrei che, nel momento di massimo sforzo per le politiche del Mezzogiorno, nascesse una leggenda metropolitana su un Sud tradito. Ciò mi parrebbe veramente esagerato. Noi stiamo, infatti, realizzando operazioni rilevanti, a fronte delle quali chiediamo la collaborazione di tutti. Ringrazio di questo, in particolare per il grande lavoro che si sta facendo, il viceministro D'Antoni e il sottosegretario Bubbico.
Vorrei, fatti e dati alla mano, riferivi il profilo di questa legge finanziaria per il Mezzogiorno, con una premessa di pochi secondi.
Il Mezzogiorno è in stagnazione. Negli anni 2004-2005 ha cominciato ad andare peggio del resto del paese, con un tasso di crescita inferiore.
Dai primi mesi di quest'anno vi sono alcuni segnali positivi. Immaginiamo che il Mezzogiorno possa avere una crescita dell'1 per cento circa; tuttavia, intendo subito avvertire che anche quest'anno esso viaggerà a velocità ridotta rispetto al resto del paese. Dobbiamo assolutamente reagire, altrimenti riprenderà a crescere il dualismo territoriale.
Vogliamo reagire perché, se non vi sarà una reazione seria nel Mezzogiorno, non attiveremo delle risorse potenziali per la crescita generale del paese.
Il DPEF ha indicato risorse aggiuntive per la crescita del Mezzogiorno, per un valore pari allo 0,6 del PIL e si è stabilito che gli investimenti in conto capitale delle pubbliche amministrazioni - per il Mezzogiorno - passino dal 38,6 al 42 per cento. Questa legge finanziaria adempie pienamente a questi impegni e, quando vi si discosta, lo fa non per difetto bensì per eccesso. Questo è il primo punto.
In secondo luogo, l'articolo 105 della legge finanziaria stanzia 63 miliardi di euro, di cui 53 per il Mezzogiorno, che si aggiungeranno alle risorse che sono già assegnate e impegnate (programmazione 2007-2010) per 22 miliardi di euro.
L'articolo 105 introduce poi un'unitarietà di programmazione di fondi nazionali ed europei per la politica regionale e settennalizzazione anche del FAS. Non so se in questa sede qualcuno, che magari ha fatto l'amministratore, sia in grado di valutare il peso di questa decisione. Ciò significa che nei prossimi sette anni, a differenza che nel passato, potremo programmare unitariamente l'insieme delle risorse ed avremo una proiezione delle risorse nazionali impegnabili non più a tre o quattro anni, bensì a sette anni: è una bella differenza!
Il quadro strategico nazionale, che è in corso di definizione, realizza l'architettura di questa nuova programmazione. Per il solo Mezzogiorno (2007-2013) tra FAS e fondi strutturali si arriva a 100 miliardi di euro. Stiamo organizzando queste programmazioni sulle basi di indicazioni e priorità più compatte. Non mi dilungo su questo dato, ma sarebbe interessante discuterne: conoscenza, sicurezza-qualità della vita, filiere produttive e servizi, internazionalizzazione costituiscono i quattro punti cardine su cui organizzare la nuova programmazione.
Non mi piace fare polemiche sulla questione del Mezzogiorno: non possiamo permetterci un eccesso di polemica.
Registriamo con i numeri - fatemelo dire - che, rispetto a quanto programmato nella fase precedente (2000-2006), noi
stanziamo più risorse, in una situazione di stretta della finanza pubblica. In quella programmazione le risorse ammontavano a 89,4 miliardi di euro; in quella attuale, ammontano a 100 miliardi di euro. E non aggiungo - lo farò tra poco - che in quella programmazione era compreso il credito di imposta per gli investimenti, mentre in questa è fuori. Nella prospettiva, sono 9 miliardi di euro. Questo, però, non basta.
Con la legge finanziaria abbiamo introdotto altri strumenti e misure idonei a dare una mano ulteriore al Mezzogiorno, anzitutto - lasciatemelo dire - sanando qualche scelta francamente inopportuna: quando si definanzia - come avvenne l'anno scorso - il cofinanziamento delle risorse comunitarie e lo si porta a 204 milioni e a 600 milioni di euro, a fronte di quelli che abbiamo dovuto e voluto stanziare noi, pari a 4.024 e 5.700 milioni di euro, si «mangiano» anche le risorse che arrivano dall'Unione europea. E, quindi, abbiamo ripristinato il cofinanziamento.
Abbiamo poi stabilizzato il credito di imposta - come dicevo - fino al 2013, mettendolo fuori dal FAS. Ci siamo inventati anche qualcosa di nuovo: le zone franche urbane. Le sperimenteremo e vedremo che contributo può venirne. Ricordo anche che il Mezzogiorno partecipa pienamente alle nuove politiche industriali. Quando parliamo di fondi per l'innovazione, quando parliamo di fondi per la finanza impresa, non sono escluse le imprese del Mezzogiorno. E concedetemi di dire che l'operazione sul cuneo fiscale di differenziazione Mezzogiorno, oltre ad un significato economico, ha anche un significato culturale e politico. Veniamo dalla fase nella quale, - lasciatemelo dire -, con legislazioni precedenti che facevano piovere sul bagnato, il sud perdeva relativamente terreno. Mi riferisco ai meccanismi Tremonti-bis. Li chiamo così: Tremonti, Tremonti-bis. Sono stati chiamati così. Non ricordo il numero della legge. Con questo provvedimento noi ripristiniamo un concetto: laddove si fa la politica per le imprese - e questa è la fondamentale politica per le imprese che abbiamo fatto quest'anno -, noi teniamo conto di un differenziale Mezzogiorno.
Vorrei aggiungere un'altra cosa. E lo dico anche alla maggioranza. Ci si è resi conto, per esempio, che con questa legge finanziaria un'opera come la Salerno-Reggio Calabria è stata messa in sicurezza finanziaria? Ci si è resi conto che noi abbiamo trovato una base di finanziamento per la Salerno-Reggio Calabria che parte con 500 milioni di euro e ha la buona possibilità di rimanere stabile e di portare a compimento l'opera, tenendo fuori dal FAS - dov'era - il finanziamento di questa autostrada? Ci si è resi conto di questo piccolo particolare?
Allora, a fronte di tutto ciò che ho detto, queste macro-cifre fanno di questa legge finanziaria - forse paragonabile a quella del 1998 - quella che porta più risorse, oltretutto - e lo dico ai settentrionalisti - con tecniche nuove, con automatismi quali il credito di imposta, e con la pretesa che la programmazione sia fatta in modo unitario e non vi siano 7.000 priorità e 7.000 graduatorie degli interventi.
Quindi, ci sono meccanismi nuovi; certamente, c'è uno sforzo in termini di risorse. Dentro a tutto questo, sull'articolo 53, in parte, e su una serie di emendamenti del Governo, sono stati messi in gioco, tra l'uno e gli altri, mille 300 milioni di euro, un miliardo 300 milioni di euro, grosso modo, nell'insieme. Vorrei far notare - fatemelo dire - che si tratta, più o meno, della stessa cifra che a luglio 2004 fu tolta dal FAS e «buttata» nel buco di bilancio, e non con emendamenti, su altre materie. Quella cifra è scomparsa. Intendiamoci bene (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, La Rosa nel Pugno e Verdi)!
Quindi, le critiche si accettano quando sono misurabili con la realtà. Dico anche che alcuni di questi emendamenti sono riconducibili comunque ad operazioni che avvengono nel Mezzogiorno: uno per tutti, il tema della sicurezza. Lo ripeto: uno per tutti, il tema della sicurezza. Voglio dirvi, però, perché non vi siano ombre sulla
politica che stiamo portando avanti, che già alla Camera, su una parte degli emendamenti, si è voluta fare una strumentalizzazione. A rigor di logica, finanziare su questo in anticipazione la Pontremolese significa che il 15 per cento delle risorse vanno anche al nord (Commenti del deputato Fontana). Ripeto: sia chiaro che il 15 per cento delle risorse va anche al Nord.
CAROLINA LUSSANA. Grazie dell'elemosina!
PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Detto questo, perché non vi siano speculazioni o equivoci, finanzieremo diversamente la Pontremolese (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Italia dei Valori e Verdi)...
GUIDO CROSETTO. Quando?
PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. ...già alla Camera, finanzieremo diversamente il museo Maxxi.
Voglio anche aggiungere - e lo dico soprattutto agli amministratori regionali ed a chi opererà attorno a tali risorse - che, credo già alla Camera, e comunque nel corso dell'esame della legge finanziaria, le risorse con titolo più legittimo (quelle che confluiranno in emendamenti riferibili al Sud) saranno compensate nelle annualità 2007-2013, in modo da ripristinare l'unitarietà iniziale del FAS e renderlo programmabile per le regioni in chiave unitaria.
Credo, francamente, di avere risposto alle obiezioni. Ho illustrato i punti di correzione che faremo a seguito di un eccesso, a mio avviso, di discussione polemica o, forse, di qualche fraintendimento. Non deve esserci ombra su un punto inequivocabile: una legge finanziaria che rimette nei binari il deficit, fa scendere il debito e recupera due punti di avanzo primario è una finanziaria che compie uno sforzo finanziario per il Mezzogiorno inedito negli ultimi sei anni. Ciò è indiscutibile e non può essere cancellato (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi e Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fitto. Ne ha facoltà. Ricordo che ogni gruppo ha a disposizione cinque minuti.
FILIPPO MISURACA. Dieci!
PRESIDENTE. Prego, onorevole Fitto.
RAFFAELE FITTO. Signor Presidente, le chiedo una maggiore disponibilità di tempo, visto che gli argomenti toccati dal ministro sono tali e tanti che meritano attenzione ed approfondimento.
Innanzitutto, vorrei fare una premessa politica. Siamo in questa sede a discutere di Mezzogiorno perché nei giorni scorsi i gruppi parlamentari dell'opposizione hanno sollevato con forza la questione di un'azione mirata ad aggredire i fondi per il Mezzogiorno d'Italia. Siamo qui solo per questa ragione, non certamente per una sensibilità da parte del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
Il ministro Bersani oggi ci ha raccontato una serie di cose che non risultano essere assolutamente avere. Caro ministro, le spiegherò nel merito, citando anche gli argomenti legati a questa legge finanziaria, perché lei oggi è venuto a raccontarci cose non vere. Mi auguro che i parlamentari del Mezzogiorno, al di là dello schieramento politico, più che giocare in difesa, prendano atto e consapevolezza del problema che abbiamo di fronte.
Vorrei fare una premessa collegata a questo gioco nord-sud. Noi siamo favorevolissimi alla Pontremolese: io per primo voterei un intervento del genere. Il problema è che si sta andando a raccontare al nord una falsità ed al sud un'altra falsità su una legge finanziaria che scontenta tanto il nord quanto il sud (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
Fatta questa premessa, vorrei dire che il Fondo per le aree sottoutilizzate (basta
vedere la tabella F) lo scorso anno aveva 8.300 milioni di euro, mentre quest'anno è entrato nella legge finanziaria con 5.147 milioni di euro, caro ministro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)! Dopo il lavoro svolto dalla Commissione bilancio e gli emendamenti presentati in quest'aula oggi, a quest'ora - non mi avventuro a dare soluzioni diverse perché producete una quantità di emendamenti tale che non possiamo in alcun modo dire che siamo arrivati ad un punto finale -, siamo a 4 miliardi di euro.
Avete individuato, infatti, il Fondo per le aree sottoutilizzate con la logica del bancomat, nel senso che diversi emendamenti, pur condivisibili per la finalità, hanno trovato, come una sorta di fondo per gli imprevisti, il punto in cui attingere le risorse nel Fondo per le aree sottoutilizzate: è questo il dato che emerge dalla presente legge finanziaria.
Riguardo alle indicazioni da lei date relativamente alla strategia per il Mezzogiorno, ricordo che voi avete convocato i presidenti delle regioni del sud qualche mese fa, a palazzo Chigi, e avete condiviso con la Confindustria, i sindacati ed i presidenti delle regioni un documento che riportava disposizioni che in questa legge finanziaria non sono presenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia), che in alcuni punti sono solamente accennate. Gliele voglio rapidamente ricordare: si parlava di fiscalità di vantaggio (di cui non abbiamo alcuna notizia), di investimenti per infrastrutture e trasporti, di investimenti per le aree urbane (ci sono solo 100 milioni di euro per la prima annualità) ed anche di investimenti per la società della conoscenza, alla quale lei ha fatto riferimento. Ma sapete a quanto ammontano quegli investimenti? A 10 milioni di euro per tre anni, cioè 30 milioni di euro per l'intero paese, che dovrebbero essere destinati in questa direzione. Allora, di cosa stiamo parlando? Dei 60 miliardi di euro ai quali ha fatto riferimento il ministro Bersani, che sono quelli indicati anche nel DPEF per il periodo dal 2010 al 2015? Vogliamo parlare delle cifre scritte sull'acqua o delle cose reali, che devono essere considerate come risorse da poter utilizzare in concreto per il Mezzogiorno?
Vorrei ricordare che le note e le indicazioni che lei ha poc'anzi fornito non si inseriscono in un Mezzogiorno in difficoltà; emergono elementi di difficoltà dai dati del 2004 e del 2005, ma emerge anche un quadro degli anni che ci lasciamo le spalle che non è la rappresentazione che lei ha poc'anzi fatto, perché non solamente i dati dicono cose differenti!
E intendo ricordarle anche un altro punto. Quando lei parla della riduzione del cuneo fiscale per il Sud, non deve solamente parlare degli aspetti positivi, ma deve leggere questi ultimi contemporaneamente agli aspetti negativi. La riduzione del cuneo fiscale, infatti, e quella della base imponibile IRAP, nonché gli aumenti previsti per i contributi previdenziali a carico dei lavoratori delle imprese (particolarmente gravosi per i lavoratori atipici di cui alla legge Biagi), creano una condizione per la quale il gioco è a somma zero. I maggiori oneri complessivi derivanti dagli aumenti contributivi sono circa 6 miliardi di euro, dei quali 3,5 a carico del costo del lavoro delle imprese, che corrispondono, grosso modo, a quell'ipotetico beneficio che, conseguenzialmente, non ci sarebbe più. Di quale politica per il Mezzogiorno siamo parlando? Stiamo parlando di un intervento che aggiunge al danno la beffa! Abbiamo infatti assistito ad una azione da parte di questo esecutivo che, nel caos generale che ha mosso l'azione del Governo in Commissione e in quest'aula, ha portato alla formulazione di numerosi emendamenti che hanno attinto dal FAS.
Attendiamo, adesso, il maxiemendamento sul quale verrà posta la questione di fiducia, ma non possiamo ascoltare, qui, il ministro che ci illustra le condizioni e le indicazioni che sarebbero positive per il Mezzogiorno; né, mi consenta, signor ministro, possiamo ascoltare che venga qui a raccontarci che le risorse da utilizzare per il programma comunitario 2007-2013 sono risorse aggiuntive per il Mezzogiorno...
PRESIDENTE. Onorevole, la prego di concludere!
RAFFAELE FITTO. ... perché lei, come me e come tutti, sa che si tratta di finalità utilizzate in modo specifico per la crescita del Mezzogiorno, con una destinazione ben precisa alle regioni dell'obiettivo 1.
SERGIO ANTONIO D'ANTONI, Viceministro dello sviluppo economico. Non c'erano!
RAFFAELE FITTO. Vorrei svolgere, signor Presidente, un'altra osservazione. Segua la discussione nella Conferenza delle regioni, dove quasi tutte le regioni, tranne la Sicilia, sono favorevoli o silenziose rispetto a quello che state cercando di fare. In assenza di risorse - anche qui si aggiunge al danno la beffa -, state cercando di «stressare» le risorse destinate alle regioni per rimpinguare il programma operativo nazionale e mettere a disposizione dei ministeri ulteriori risorse. Ecco le modalità con le quali state trattando il Mezzogiorno d'Italia, caro signor ministro (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Vorrei precisare ai colleghi che la durata degli interventi deve essere limitata, purtroppo, a cinque minuti, perché tutti i gruppi parlamentari hanno diritto di intervenire in mattinata, e ve ne sono quattordici. Del resto, il Governo ha dato l'esempio, perché il ministro ha parlato per circa dieci minuti, e non per un'ora.
Con interventi di cinque minuti per gruppo, riusciranno a parlare, nella mattinata, tutti i gruppi. Quindi, chiedo la collaborazione di tutti. Del resto, si potrà intervenire sulla materia anche quando saranno esaminati gli specifici articoli riguardanti il Mezzogiorno, nonché in occasione delle dichiarazioni di voto finale. Quindi, vi saranno altre occasioni.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, onorevole ministro, del suo intervento ho apprezzato soprattutto il tono: sembrava convinto delle cose che diceva; invece, ha fatto affermazioni assolutamente fuori dalla realtà! Le ha fatte all'interno di un disegno di natura propagandistica e strumentale, che ha visto tutti i componenti del Governo, ed i rappresentanti della maggioranza, andare a diffondere - voi sì! - una leggenda metropolitana secondo la quale il disegno di legge finanziaria in esame sarebbe il primo, dopo anni, a farsi carico dei problemi del Mezzogiorno.
Non soltanto non è vero, ma non ho alcuna difficoltà ad affermare che quello al nostro esame è il disegno di legge finanziaria che, nella storia della Repubblica, ha penalizzato in massima misura proprio le aree sottoutilizzate. Considerato il breve tempo a mia disposizione, spiegherò immediatamente i termini della questione.
Lei, signor ministro, ha parlato di 63 miliardi di euro e di una programmazione che, fino al 2013, assorbe un settennio per consentire il cofinanziamento con i fondi dell'Unione europea. Ebbene, le ricordo sommessamente, signor ministro, che la legge finanziaria prevede una programmazione triennale, non settennale. Conseguentemente, tutte le somme che sono previste dopo il 2009, dal 2010 in poi, sono assolutamente virtuali! Non soltanto si tratta di somme virtuali, ma sono anche somme la cui utilizzazione può essere rinviata sine die, anno dopo anno, avvalendosi della possibilità di rimodulazione, strumentazione alla quale questo Governo ha fatto ricorso, come dimostrerò tra breve, in maniera massiccia (è esattamente quello che avete fatto lei, signor ministro, ed il suo Governo).
Se andiamo a verificare la programmazione dei fondi FAS, non può sfuggire ad alcuno che il Governo di centrodestra, che, secondo la sinistra, era per definizione contro il Mezzogiorno, aveva stanziato 6 miliardi 434 milioni di euro per il 2007. Ebbene, di colpo, e prima ancora che cominciasse l'iter del disegno di legge finanziaria, avete rimodulato quella somma,
alla quale avete sottratto 1 miliardo 334 milioni (che avete rinviato al 2010), in tal modo lasciando, per il 2007, soltanto 5 miliardi 100 milioni.
Quindi, somme spendibili immediatamente, il 1o gennaio 2007, sono state rimodulate e rinviate di quattro anni, senza dare in cambio alcunché! Questo doveva chiarire al Parlamento, signor ministro, evitando di raccontare fole in ordine a miliardi programmati nei settenni o nei decenni: non dobbiamo decidere somme virtuali e propagandistiche, ma somme di programmazione contabile e finanziaria!
Ma non è finita. Oltre che degli emendamenti presentati dal Governo, bisogna tenere conto, signor ministro, anche di quelli già approvati dalla Commissione: ci sono anche questi all'interno della programmazione che abbiamo davanti! Alle somme stanziate per il 2007 (e tralascio ogni considerazione relativa agli anni 2008 del 2009, perché non ho tempo sufficiente) sono stati sottratti, per i bisogni dei piccoli comuni, 195 milioni. Quindi, ai predetti 5 miliardi 100 milioni vanno detratti altri 195 milioni.
Poi abbiamo 506 milioni di euro sottratti attraverso gli emendamenti presentati alla manovra, tra cui quelli da lei ricordati: la progettazione della Parma-La Spezia, la Pontremolese e così via. Tra l'altro, cosa vuol dire che ricorrerete ad altra copertura? Come fa un Governo a presentare emendamenti che ieri, dalla voce del sottosegretario Letta, sono stati definiti emendamenti con copertura provvisoria?
PRESIDENTE. Onorevole Bono...
NICOLA BONO. Signor Presidente, mi faccia almeno completare.
Non esistono coperture provvisorie nell'ambito delle leggi dello Stato.
Infine, abbiamo un grosso problema e questo, signor Presidente, me lo deve consentire. Signor ministro, avrei bisogno della sua attenzione per ciò che concerne un passaggio che lei non ha toccato, uno dei punti dirimenti della questione. L'articolo 53 del disegno di legge finanziaria colpisce anch'esso la risorsa del Fondo per le aree sottoutilizzate e la riduce ulteriormente di 408 milioni di euro; per cui, la somma finale a disposizione del FAS è costituita da 3 miliardi 990 milioni, ben 2 miliardi 444 milioni in meno della somma stabilita nella legge finanziaria del Governo Berlusconi.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bono.
NICOLA BONO. Questa è la dimostrazione...
PRESIDENTE. Grazie!
NICOLA BONO. Ho finito, signor Presidente.
PRESIDENTE. Certo, ha finito, ha già abbondantemente superato il tempo a sua disposizione!
NICOLA BONO. Mi faccia fare una dichiarazione di chiusura.
PRESIDENTE. È mio dovere tutelare anche quelli che debbono ancora intervenire; lei ha già completato il suo discorso.
NICOLA BONO. Le chiedo solo la possibilità di chiudere.
PRESIDENTE. Allora chiuda; è da un po' che la stavo invitando a farlo.
NICOLA BONO. Dicevo che questa è la dimostrazione di come il Governo non solo non ha a cuore gli interessi del Sud del paese, ma sta fondando gran parte della sua scalcinata manovra proprio sulla pelle del Mezzogiorno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, l'onorevole Francesco Saverio Romano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, cercherò di toccare la sensibilità di chi oggi si trova a governare. Se vi è un
dibattito politico nel bel mezzo della finanziaria, riguardante la questione del Mezzogiorno, significa che ancora oggi vi è una questione meridionale, nuova ma, per certi versi, ancora più vecchia, più grave di quella con cui abbiamo avuto a che fare fino ad ora.
Questo Governo, attraverso la sua disattenzione strategica, fa diventare la questione suddetta ancora più grave nel momento in cui, senza un minimo di responsabilità, tocca alcune corde sensibili di questo Paese, non prevedendone le conseguenze.
Lo dico perché più volte, nel corso dell'esame del provvedimento in oggetto, sono stati toccati elementi riguardanti, ad esempio, il federalismo fiscale. Ebbene, questa legge finanziaria ha introdotto alcune norme che fanno strame di quel federalismo fiscale già previsto negli statuti di alcune regioni autonome come, ad esempio, quello della Sicilia.
Sono convinto che il Paese potrà riprendere il suo ruolo a livello internazionale soltanto se si farà carico dell'intera questione meridionale. In quest'ottica, se rivolgiamo lo sguardo alle misure introdotte dalla finanziaria riguardanti il Mezzogiorno dobbiamo sollevare alcune doverose riflessioni. Ad esempio, l'intervento sul cuneo fiscale, tanto reclamizzato da questo Governo, sarebbe stato realmente produttivo di effetti se vi fosse stata una reale diversificazione dell'abbattimento dell'imposta IRAP, più marcatamente a favore delle regioni del Mezzogiorno. Questo, al fine di un alleggerimento complessivo del costo del lavoro nelle nostre regioni meridionali e di una spinta al consolidarsi dell'occupazione a tempo indeterminato.
Rispetto al rilancio del credito d'imposta sui nuovi investimenti produttivi ci saremmo aspettati anche una riedizione del cosiddetto credito d'imposta sull'occupazione, con maggiori sgravi per le aree svantaggiate ed una norma di compensazione.
Voglio ricordare che, per quelle regioni che hanno capacità impositiva diretta, cioè che esigono dai cittadini le imposte che affluiscono all'erario regionale, il credito di imposta si manifesta come la firma di un assegno sul conto corrente delle regioni autonome a statuto speciale.
Queste misure, apprezzabili in linea teorica, una volta estese su tutto il territorio diventano poco produttive degli effetti sperati e non sono economicamente sostenibili.
Erano stati promessi 12 miliardi di riduzione del cuneo fiscale, mentre oggi le imprese, a fronte dello «scippo» del TFR, ricevono sgravi per 2,8 miliardi. Ciò mentre l'alta velocità arranca; e sappiamo come è andata a finire rispetto al ponte sullo stretto! Si è detto: non serve il ponte, potenzieremo le autostrade del mare, finanzieremo i porti. Ma sono previsti soltanto 100 milioni di euro per cinque porti e, tra essi, non c'è un solo porto siciliano! Anzi, si vuole chiudere il porto di Augusta, con il pretesto della bonifica, per evitare che i traffici più importanti passino da questa terra (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
È stata, poi, riservata un'attenzione particolare alla Sicilia: inopinatamente, con l'introduzione dell'articolo 101, si punisce una regione che dovrebbe compartecipare fino al 50 per cento alla spesa sanitaria nazionale. Siamo passati dal 19 per cento del 1993 al 42,5 per cento del 1998. Adesso, si vuole portare tale quota al 50 per cento!
Bene, cari amici, perché questo articolo e questa compartecipazione dedicati a tale regione? Potrei anche avere qualche sospetto. Ma non è così che si fa il bene del Paese! Toccate le corde della speranza e della pazienza: non so fino a quando i siciliani saranno disposti a mostrare pazienza nei confronti un Governo che si dimostra nemico di quella terra e nemico dei siciliani stessi (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Cristofaro. Ne ha facoltà.
PEPPE DE CRISTOFARO. Signor Presidente, vorrei dire ai colleghi della destra che trovo davvero singolari le critiche mosse questa mattina, nonché quelle sollevate in questi giorni. Non vedo, davvero, come possano dimenticare che il Governo di cui sono stati protagonisti negli ultimi cinque anni ha lasciato il Mezzogiorno d'Italia in uno stato di autentico abbandono. Chiedete ai comuni del sud cosa hanno significato, nel corso di questi cinque anni, le politiche del Governo Berlusconi; chiedetelo al comune di Napoli! Domandate a coloro che hanno provato a mettere in campo misure, sia pure insoddisfacenti, come, ad esempio, il reddito minimo di inserimento, ed alle famiglie che non ne hanno più potuto usufruire cosa ha significato abolire una misura di sostegno al reddito e di contrasto alla povertà.
Allora, ritengo che, quando si parla del sud, lo si debba fare in maniera seria e si debba, in qualche modo, prendere atto di una situazione di difficoltà. Occorre prendere atto, ad esempio, del peggioramento complessivo della qualità della vita, di una situazione strutturale di difficoltà, della perdita dei posti di lavoro, dell'insufficienza delle politiche di contrasto alla povertà, che sono state portate avanti nel corso di questi anni. E bisogna prendere atto anche del fatto che lo stesso dibattito sulla sicurezza, che si è svolto in queste settimane a seguito di quanto sta accadendo a Napoli, è profondamente viziato da questo elemento.
Mi rivolgo anche al ministro Bersani: credo che dobbiamo partire da un presupposto, che ci serve come terreno di riflessione, per aprire un nuovo dibattito culturale su ciò che è cambiato al sud nel corso di questi anni. Se qualcuno, oggi, pensa ancora che il sud sia semplicemente un luogo di arretratezza e di sottosviluppo, probabilmente non ha capito quali sono i veri termini della questione. Anch'io penso che siamo in presenza di una nuova questione meridionale, e credo che le stesse forze della sinistra debbano svolgere un'analisi più compiuta su questo tema.
Oggi il Mezzogiorno è un terreno avanzatissimo di sperimentazione, è un vero e proprio laboratorio avanzato della modernità, il luogo dove più di qualunque altro settore si sperimentano le politiche più selvagge della globalizzazione. Questo è il cambiamento profondo che è intercorso in questi anni.
Cari colleghi, se il punto è questo, allora sarà facile capire che non basta semplicemente adottare provvedimenti occasionali o tampone, che non basta rincorrere le emergenze: il Mezzogiorno oggi ha bisogno di veri e propri interventi strutturali, di rimettere in campo un'idea nuova di modello sociale di sviluppo, di capire che non basta semplicemente il turismo per poter dire che il PIL e lo sviluppo possano ripartire e che il motore economico possa rimettersi in piedi. Credo che di questo dovremmo riflettere nel corso dei prossimi mesi. Certo, ritengo che le affermazioni rese dal ministro Bersani nell'introduzione della sua relazione possano rappresentare un punto di partenza; quanto è stato da lui sostenuto sul cuneo fiscale, sui crediti di imposta, sui fondi per l'innovazione, è sicuramente un punto di partenza positivo, però credo che noi dovremmo considerarle proprio come un punto di partenza, non come la risoluzione di un grande problema aggravato dalla crisi profonda degli ultimi cinque anni.
Invece dovremmo cominciare fin dalla discussione sulla finanziaria, ma anche nei mesi che verranno, ad immaginare un vero e proprio piano di intervento strutturale. Ministro, lavoriamo insieme per costruire un pacchetto sociale per il Sud, un pacchetto sociale che prenda le mosse dalla necessità di un nuovo motore di sviluppo, di nuove forme di sostegno alla povertà, che metta profondamente a tema la questione - tanto per dirne una - del reddito di cittadinanza, che dia insomma la possibilità di immaginare anche di poter trasformare questo assurdo dibattito sulla sicurezza e sulla criminalità. Al Sud non c'è sicurezza che non sia innanzitutto sicurezza sociale! Dobbiamo su questi elementi tentare di costruire politiche nuove
e innovative. Penso che le norme contenute in finanziaria siano un punto di partenza, attorno a cui si può definire una politica...
PRESIDENTE. La prego di concludere...
PEPPE DE CRISTOFARO. Ho finito, Presidente. Ritengo davvero che dovremo mettere in campo un intervento strutturale. Se faremo questo, faremo ripartire il Sud e il nostro paese potrà ripartire solo se ripartirà il Sud (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferdinando Benito Pignataro.
FERDINANDO BENITO PIGNATARO. Signor Presidente, signor ministro, colleghi deputati, finalmente un po' di chiarezza rispetto a questa vicenda del Mezzogiorno! Già ieri il gruppo parlamentare dei Comunisti italiani aveva espresso una propria opinione e un appello al Governo perché fossero mantenuti intatti e anzi potessero essere aumentati i fondi per le aree sottoutilizzate.
Occorre che la legge finanziaria sia conforme a quanto deciso nel DPEF, anche per tentare di dare una risposta chiara e netta, per fare chiarezza, dopo un tentativo di grande strumentalità che abbiamo visto concretizzarsi in quest'aula nelle passate ore e nei giorni scorsi, da parte di chi riteniamo abbia derubricato il Mezzogiorno dalle azioni di Governo. Basti pensare solamente ad alcune voci, quali la diminuzione dei finanziamenti per le aree sottoutilizzate e il dimezzamento dei fondi per il cofinanziamento degli interventi comunitari. Questo è gravissimo perché i fondi comunitari per molte aree del Mezzogiorno sono diventati investimenti sostitutivi, non aggiuntivi, delle politiche ordinarie del Governo, dunque si è verificata una diminuzione forte di quelli che avrebbero potuto essere fondi per investimento. Basti pensare ancora all'abbandono a se stesso di tutto quanto il sistema delle attività produttive nel Mezzogiorno; all'assenza assoluta di politiche sociali, per affrontare le grandi aree di povertà che ci sono, soprattutto nelle grandi metropoli ed nelle aree urbane del Mezzogiorno; all'abolizione del reddito minimo di inserimento.
Pensiamo inoltre alla soppressione del credito di imposta, che oggi viene ripristinato, perché ci rendiamo tutti quanti conto - lo conferma del resto la maggior parte degli imprenditori del nostro paese - di come l'automatismo di questa procedura di investimento abbia prodotto effetti positivi, più di tutte le altre leggi degli ultimi decenni sul sistema delle imprese. Vi sono state poi l'abolizione del prestito d'onore, che dava respiro ai nuovi investimenti riguardanti i giovani, nonché degli strumenti della programmazione negoziata. Dal Governo precedente era stata decisa la regionalizzazione dei patti territoriali, ma questo è avvenuto senza investimenti, per cui questi sono praticamente falliti! Ed ancora, vi è stata l'assoluta assenza di politiche di sviluppo.
Ecco, amici del centrodestra, il vostro Governo ha portato il paese al declino e il Mezzogiorno ad una situazione di recessione difficilmente recuperabile ed ora venite ad operare questa strumentalizzazione, quando la situazione del Mezzogiorno negli ultimi due anni - basta guardare tutti gli indicatori macroeconomici, per rendersene conto - si è aggravata, come del resto sosteneva il ministro. Tutti gli indicatori sono in peggioramento e continuerebbe così, se non vi fossero attuati interventi strutturali e politiche di sviluppo che puntino fortemente sulla qualità.
Negli interventi degli esponenti del centrodestra, rispetto alle dichiarazioni chiare, precise e in qualche modo ineluttabili pronunciate dal ministro, ho visto un balbettio ed un tentativo di buttarla sulla propaganda. Il centrodestra, è vero, ha abbandonato il Mezzogiorno e oggi si arrampica sugli specchi! C'è un'inversione di tendenza vera. La finanziaria non può risolvere un problema strutturale, atavico, fortemente aggravato dalla situazione della
criminalità organizzata, tuttavia non c'è dubbio che oggi c'è unitarietà della programmazione, attraverso il fondo per la competitività; c'è una maggiorazione del fondo per le aree sottoutilizzate, in modo strutturale, con interventi settennali ad esso è stato depurato di interventi impropri, come quelli citati dal ministro, cioè gli interventi infrastrutturali sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria.
Fino a poco tempo fa c'erano sulla Salerno-Reggio Calabria tanti cantieri fermi, interrotti e senza maestranze. Andate oggi sulla Salerno-Reggio Calabria: sono ripresi i lavori in tutti i cantieri che erano fermi!
MARIO TASSONE. Non è vero!
FERDINANDO BENITO PIGNATARO. Questa è la risposta di fatto! Valli a vedere anche tu! Io sto venendo proprio da lì.
MARIO TASSONE. Non è vero!
FERDINANDO BENITO PIGNATARO. Come, non è vero? Vai a vedere! Sono aperti tutti i cantieri della Salerno-Reggio Calabria. Tutti quelli, i cui lavori erano stati bloccati (Commenti del deputato Angela Napoli)!
MARIO TASSONE. Non è vero! Non avete fatto nulla!
PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi di lasciar terminare l'onorevole Pignataro, al quale peraltro ricordo che ha esaurito il tempo a sua disposizione e che pertanto deve concludere.
FERDINANDO BENITO PIGNATARO. Concludo, Presidente, affermando che è stato ripristinato il cofinanziamento della spesa e degli investimenti comunitari. Finalmente le politiche industriali non guardano più soltanto ad una parte del paese. Infine, a differenza della Tremonti-bis, il cuneo fiscale e il credito di imposta sono strumenti selettivi, che guardano al Mezzogiorno con un approccio di differenziazione.
Infine, e concludo davvero, c'è il recupero e la piena disponibilità dei fondi che erano previsti per il ponte sullo stretto di Messina, in modo che per la Calabria e per la Sicilia ci possano essere interventi forti sul sistema infrastrutturale, al fine di superare l'isolamento territoriale ed economico di queste regioni (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Forse il ministro non è stato informato esattamente delle ragioni per le quali la Camera ha chiesto urgentemente la sua presenza qui in aula o forse è stato informato di due diverse ragioni della Camera. C'era sicuramente, signor ministro, un malessere dei suoi deputati della maggioranza provenienti dal Mezzogiorno e può darsi che il suo sermone li abbia - vedremo - rassicurati.
Non le avevamo chiesto di venire a fare una sorta di cortese comizio elettorale su questo. Ci siamo sollevati, l'altro giorno, quando abbiamo scoperto che, in base agli emendamenti che il Governo rovescia sulla Camera a getto continuo, una serie di opere pubbliche e di spese correnti, né le une, né le altre relative al Mezzogiorno, saranno finanziate con il fondo per le aree sottoutilizzate. Uno degli esempi tipici di questo è la realizzazione della tratta La Spezia-Pontremoli, ma non è il solo, perché ci sono anche le assunzioni al Ministero del lavoro e così via.
Questo ci era stato segnalato anche da molti esponenti della sua maggioranza. Allora, ci siamo chiesti quale tipo di politica fosse quella che utilizza i fondi per il Mezzogiorno a copertura di altre spese. Il sottosegretario Letta ha affermato, signor ministro, che si trattava di qualcosa di casuale, che avete dovuto fare per la fretta. Egli ha aggiunto che alcuni passaggi hanno implicato scelte immediate, che il Governo non tentennerà sul mantenimento di tutti gli impegni e che tutto ciò sarebbe stato verificato facilmente - su questo lei è venuto meno,
ministro Bersani - nei giorni successivi, nei successivi passaggi emendativi o nel passaggio al Senato dove, fissati i saldi, avreste rimesso tutto a posto.
Nel frattempo, questa mattina il Governo ha presentato un altro emendamento che non mette affatto tutto a posto, ma sottrae altri 150 milioni di euro al fondo per le aree sottoutilizzate. Perciò, il sottosegretario Letta ha reso una affermazione e, il giorno dopo, ha fatto esattamente il contrario. Stamattina, lo ripeto, sono stati tagliati altri 150 milioni di euro al fondo per le aree sottoutilizzate! Signor ministro, lei avrebbe dovuto dirci in che modo intendete rimediare, altrimenti il disegno di legge finanziaria è una burla! Se ci chiedete di votare il provvedimento, ci dovete anche spiegare a chi toglierete denaro per restituire i fondi al FAS. Questo è il compito che lei avrebbe dovuto svolgere questa mattina, ma che non ha potuto o non ha saputo eseguire. Questo è un problema vostro, però noi restiamo ancor più insoddisfatti di come eravamo, perché in questo modo si inganna il Parlamento! Con i vostri emendamenti avete tolto denaro al Mezzogiorno! Vi siete impegnati, con le parole del sottosegretario Letta, a restituirlo, nei prossimi giorni. Lei ha affermato che lo farete tra il 2007 e il 2013. Auguri a chi ci crede (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro))!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Satta. Ne ha facoltà.
ANTONIO SATTA. Signor Presidente, credo che si parlino lingue incomprensibili. In questa Assemblea siede una classe politica, che credo abbia esperienza amministrativa e conoscenza della realtà dei problemi e che, quotidianamente, fa i conti con gli accadimenti e il percorso degli impegni che il Governo assume di volta in volta. Nel 2001, signor Presidente, il centrodestra ha ottenuto la sua vittoria elettorale proprio grazie al voto del sud Italia, perché ha suscitato la speranza di un grande rilancio della politica del Mezzogiorno, di nuove opportunità e di nuovo sviluppo. Nel 2006, proprio il voto del sud ha fatto cadere il centrodestra, perché si è registrato il fallimento degli impegni a suo tempo assunti, dei proclami, degli annunci della realizzazione di opere, per miliardi e miliardi di euro, che non sono mai state iniziate e delle quali è stata celebrata soltanto l'inaugurazione, in certe circostanze anche per due o tre volte. Credo che il ministro Bersani, venendo in Parlamento quest'oggi, abbia dato una spiegazione molto seria e abbia assunto un impegno forte. Il Mezzogiorno, amici parlamentari, è un impegno prioritario di questo Governo, che ruota, come afferma il signor ministro, intorno a progetti di sviluppo. Siamo convinti che senza un recupero forte dello sviluppo del Mezzogiorno non ci può essere uno sviluppo autenticamente serio, ordinato ed equilibrato del nostro paese.
È inutile prendersi in giro! Le regioni del Mezzogiorno hanno reagito con forza ed hanno mandato a casa le giunte del centrodestra. Oggi - non me ne voglia l'amico Fitto - quello della Puglia è uno dei presidenti regionali più popolari, perché ha saputo cogliere davvero i problemi che devono stare alla base di un progetto complessivo di sviluppo. La Calabria, intanto, dovrà andare incontro al suo appuntamento elettorale, al momento opportuno si confronterà con gli elettori; ora, prendiamo atto di ciò che sta avvenendo. Colleghi, basti pensare poi alla Sardegna, alle infrastrutture, ai grandi annunci e ai grandi proclami, ma non c'è neanche una lira e ci accorgiamo ora che non ci sono i fondi!
Oggi, il ministro fornisce delle cifre, degli impegni seri e forti. Infatti, è un impegno forte quello del Governo intorno a questo grande progetto. Ne sono convinti deputati del gruppo Popolari-UDEUR, che nel programma hanno voluto più di tutti, anche se insieme con gli altri, che il Mezzogiorno fosse il primo problema da affrontare. Questo è un impegno forte e noi staremo attenti affinché il Mezzogiorno, così come ricordato oggi dal ministro
Bersani, possa compiere un percorso che lo porti al livello di tutte le altre regioni del nostro paese. Credo che fare politica significhi questo. Non vogliamo, fra cinque anni, avere la grande sorpresa che il centrodestra ha avuto nel 2006 proprio nelle regioni meridionali.
Il Mezzogiorno e le tematiche ad esso connesse non sono nella cultura politica del centrodestra. Bene hanno ricordato i colleghi del centrosinistra che mi hanno preceduto. Vi è un impegno, che porteremo avanti con forza e con convinzione, ma soprattutto fornendo risposte ai problemi veri, che sono quotidianamente all'attenzione delle nostre popolazioni.
Ringrazio quindi l'esecutivo e il ministro Bersani per le parole di grande serietà e per l'impegno forte assunto a nome del Governo dinanzi al Parlamento e al paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, ministro Bersani, sgombriamo immediatamente il campo da ogni equivoco: a noi le misure per la Parma-La Spezia vanno benissimo, tant'è che abbiamo presentato un emendamento (primo firmatario è il collega Fava) che le richiede espressamente; siamo contenti che siano state accolte.
GIOVANNI FAVA. Grazie, ministro!
MASSIMO GARAVAGLIA. Consideriamo anche positivamente il fatto che, anziché reperire la copertura con il Fondo per le aree sottoutilizzate, si ricorra ad altre risorse. Non è un problema dell'opposizione ragionare sulle coperture che utilizza il Governo. E ci va anche bene, come giustamente è stato affermato, che il 15 per cento del Fondo per le aree sottoutilizzate sia destinato alle regioni del Nord. Le aree sottosviluppate si trovano in tutto il paese, anche al Nord. I problemi sono altri: a noi non interessa una contrapposizione nord-sud, ma piuttosto che le cose vengano realizzate bene, correttamente e in tutto paese.
Detto ciò, notiamo che sta cambiando l'aria. Stamane, a Palazzo Chigi, era previsto un incontro con i governatori del nord, non solo di Lombardia e Veneto (che tirano la carretta, intesa come spinta sulle infrastrutture), ma anche di altre regioni governate dal centrosinistra. Erano presenti anche assessori dei trasporti, in funzione di un impegno certo sulle infrastrutture. E questo è un segnale.
Vi sono due aspetti in questa manovra finanziaria, che la Lega Nord non accetta. Anzitutto, vi è una penalizzazione del settore produttivo - in particolare, delle piccole e medie imprese - e la demonizzazione del settore commerciale e artigianale. Questo non va bene e, giustamente, è stato considerato molto negativamente dal settore produttivo. Il costo del lavoro, sostanzialmente, aumenta per le micro imprese - è un dato di fatto - tanto che per quelle che hanno meno di 10 dipendenti vi è un aumento del costo del lavoro pari allo 0,9 per cento. Questo non ci va giù; è un problema serio.
Ma ancora più serio è lo stop sulle infrastrutture. Al di là delle buone intenzioni, notiamo una cosa molto semplice: i lavori sono bloccati. Sono bloccati i lavori della TAV. Sono bloccati i lavori dell'ANAS. Molti cantieri sono in stand-by aspettando buone nuove. Ebbene, la Lega, in questo contesto, avanza richieste molto semplici, come siamo abituati a fare. Si tratta di richieste semplici, concrete, pragmatiche. Abbiamo segnalato un'unica proposta sulle infrastrutture; si tratta di un unico emendamento, con 12 semplici richieste concrete. Ne elenco le più semplici e le più necessarie. Ricordo il corridoio plurimodale, la Tirreno-Brennero; il rifinanziamento della Torino Milano (per i lavori della TAV, purtroppo, mancano 100 milioni di euro riguardanti la tratta lombarda).
Ricordo poi la Brescia-Milano, la Pedemontana lombarda (il cui finanziamento, abbiamo visto, è stato accolto, anche se la richiesta di risorse era maggiore:
mezzo miliardo di euro invece di un miliardo è comunque già qualcosa), la Pedemontana veneta (il finanziamento di quest'opera, invece, deve arrivare), il passante di Mestre ed altre piccole semplici richieste. L'atteggiamento della Lega è pertanto sempre ed unicamente lo stesso: concreto. Vogliamo che le cose si facciano e che si facciano bene.
Esiste un principio in finanza aziendale secondo cui le macchine per fare i soldi non esistono, ma in questo caso siamo alla dimostrazione contraria di tale principio: infatti, mentre la realizzazione di queste dodici richieste mirate costerebbe un miliardo e mezzo, studi compiuti da Confindustria sostengono che le stesse porterebbero alla creazione di 200 miliardi di PIL. Si tratta, pertanto, di un caso in cui la macchina per fare i soldi realmente esiste: si tratta semplicemente di realizzare le infrastrutture e di farlo in base alle priorità. Infatti, se si realizzano le infrastrutture al Nord e si creano 200 miliardi di PIL, ce n'è per tutti. Se va bene il Nord, va bene tutto il paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, vorrei ringraziare il Governo, il ministro Bersani e il sottosegretario che ha la delega al Mezzogiorno perché hanno avuto la sensibilità e l'onestà di venire in aula per discutere dei problemi sollevati dai parlamentari del centrodestra. Non c'era bisogno né di questa sollecitazione, né di rivolgere un appello ai parlamentari del Mezzogiorno di questa legislatura. I parlamentari del Mezzogiorno e del centrosinistra hanno sistematicamente posto all'attenzione del precedente Governo i problemi del Mezzogiorno e del suo sviluppo, tanto è vero che nella scorsa legislatura fu approvato dal Governo stesso una mozione, firmata da tutti i parlamentari del Mezzogiorno, che prevedeva che ogni anno, a febbraio, il ministro ed il Governo rispondessero in aula dello sviluppo e di tutti gli interventi adottati per il Mezzogiorno d'Italia a febbraio del 2006 stavamo ancora aspettando quelle informazioni.
Vorrei ricordare ai colleghi del centrodestra, in particolare quelli che in questo momento stanno discutendo dei problemi del Mezzogiorno, mettendo in evidenza le iniziative che l'attuale Governo non avrebbe inserito nel progetto di legge finanziaria, le dichiarazioni rilasciate qualche giorno fa dell'amministrazione delegato delle ferrovie, che ha chiaramente, ammesso come le stesse ferrovie dello stato rischino di portare i libri in tribunale. Ebbene, chi ha ridotto i finanziamenti alle ferrovie dello Stato? Chi ha fatto in modo che lo sviluppo infrastrutturale delle aree del Mezzogiorno d'Italia, soprattutto per le ferrovie, non sia stato realizzato? Guardate il Mezzogiorno d'Italia, le situazioni che esso vive, le difficoltà che vive l'ANAS, le infrastrutture che non sono state realizzate ma semplicemente annunciate! Chi ha invece reinserito i fondi per le ferrovie e per l'ANAS, se non l'attuale Governo? In tal modo quelle aziende che stavano fallendo hanno oggi la possibilità di poter riprendere i lavori, di dare una risposta alle esigenze infrastrutturali necessarie per il rilancio dello sviluppo in quelle aree.
Non dimentichiamo - come giustamente sottolineato dal ministro - che il Mezzogiorno d'Italia ha vissuto la grande difficoltà, che il paese negli ultimi ha subito per effetto delle politiche economiche e finanziarie di Berlusconi e dello stesso Tremonti.
Il Mezzogiorno non è cresciuto; anzi, ha subito un gap ancora maggiore e si è accentuata la differenziazione tra il Sud e il Nord. Il Mezzogiorno d'Italia non ha avuto sviluppo, il rapporto con il PIL è stato inferiore.
Onorevole Fitto, lei ricorda benissimo che negli anni passati soprattutto la Puglia ha perso dal punto di vista del PIL e della ricerca! Sto dicendo quello che lei dovrebbe sapere!
RAFFAELE FITTO. Dai un numero!
LELLO DI GIOIA. Ha perso lo 0,8 per cento e lei lo sa! Anche per questo motivo lei ha perso...
RAFFAELE FITTO. Tra un minuto ti darò il dato statistico!
PRESIDENTE. Onorevole Di Gioia, cerchi di concludere. Non accetti le interruzioni e le provocazioni.
LELLO DI GIOIA. Stiamo tentando di risolvere i gravi problemi della povertà che, negli ultimi anni, si sono accentuati nel Mezzogiorno d'Italia. Basta osservare gli indici ISTAT per capire quali siano state le politiche del Governo Berlusconi per il Mezzogiorno, che sono diverse dai disegnini fatti da Vespa!
Noi non vogliamo i disegnini, ma le certezze che questo Governo assicurerà per lo sviluppo, per il Mezzogiorno e per il recupero del nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi La Rosa nel Pugno, L'Ulivo e Verdi)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, in questo dualismo tra centrodestra e centrosinistra, parliamo da socialisti riformisti, credendo di dover fornire un contributo in quest'aula in ordine al futuro di tutte le aree sottoutilizzate.
L'applauso che ho sentito provenire dai banchi della maggioranza, quando il ministro affermava che il dualismo tra nord e sud con questa finanziaria non ci sarà più, mi ha sorpreso. È vero, il dualismo non ci sarà più, perché ci sarà stagnazione in tutto il paese, dunque anche il Centro-Nord sarà come Sud!
Ministro Bersani, ha letto questa finanziaria? Dico questo perché, se si esamina il contenuto del DPEF, si comprende facilmente che questa finanziaria è fuori tema. Ciò è dimostrato anche dal fatto che, dopo aver presentato il testo originario della finanziaria, lo stesso Governo ha prodotto centinaia di emendamenti. E ora stiamo aspettando la presentazione del maxiemendamento per la posizione della questione di fiducia, sul quale non siete ancora pronti perché vi è una lotta tra i diversi ministri che cercano di tirare l'acqua al proprio mulino! In tal modo si sta perdendo qualsiasi filosofia iniziale, andate avanti navigando a vista!
Molti colleghi hanno dato la colpa della situazione ai Governi precedenti. Vorrei far presente che per realizzare un'opera pubblica occorrono 10-15 anni, dunque più leggi finanziarie! Poc'anzi, un collega di Rifondazione Comunista ha affermato che i lavori sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria sono ripresi. Ma se i lavori sono ripresi, ciò vuol dire che i finanziamenti qualcuno li aveva destinati a quello scopo; non è certamente questa legge finanziaria, che entrerà in vigore il 1o gennaio 2007, che ha fatto ripartire i lavori sulla Salerno-Reggio Calabria. Inoltre, se le Ferrovie dello Stato versano in una condizione stagnante e vi è pericolo che falliscano, ciò è dovuto al fatto che, in quel settore, dal 1995 non si effettuano investimenti.
In questo paese manca la cultura e vi sono un mucchio di dilettanti allo sbaraglio, e in tutto ciò voi avete una grande responsabilità. Quando si parla del Sud, si deve prendere a modello la Campania, Napoli e Bassolino, e la vicenda dei rifiuti, che adesso si vogliono portare in Sicilia in un'area sottoutilizzata e destinata a raccoglierli. Ma non vi vergognate a non dire queste cose? Si tratta di problematiche per le quali non si può dare la colpa ad altri Governi ma che comunque vanno risolte.
Con questa legge finanziaria, impregnata di assistenzialismo e di elemosine, non si va certo avanti con lo stato sociale, con lo sviluppo, con il risanamento e con l'equità. Qui vi sono dei dilettanti allo sbaraglio, ed ognuno di essi cerca di fare politica pro domo sua. E di ciò si ha dimostrazione sia con il ministro Di Pietro, che si interessa della Salerno-Reggio Calabria, sia con il ministro Mastella, il quale, a sua volta, si interessa di cose diverse da quelle che gli competono.
In conclusione, è necessario valutare il paese nel suo insieme. A tale proposito, il
collega della Lega Nord poc'anzi faceva riferimento alla Brennero-Tirrenica, un'opera necessaria anche per il Sud del paese. Ancora, per la Pontremolese, che passa in aree sottoutilizzate della Lunigiana, dal 1979 sono iniziati i lavori per il raddoppio ma ancora oggi alcuni tratti di quest'opera sono fermi a livello di progetto esecutivo. Si dovrebbe collegare, inoltre, il Nord Europa ricco con il Nord Italia, con il Tirreno e con il Sud. Bisogna pensare anche alla Rosignano Solvay-Civitavecchia, al fine di rendere possibile il collegamento tirrenico.
È, questa delineata, una visione concreta e corretta della situazione. Ma solo dei Governi e dei ministri capaci riescono ad averla, non certo quelli affetti da miopia congenita, se non proprio da cecità assoluta, i quali, magari, danno troppo ascolto a certe forme massimaliste, presenti al loro interno, a cui non va bene mai nulla (faccio riferimento soprattutto ai Verdi).
Emblematico della situazione che vive il Sud è il viceministro D'Antoni, oggi presente in aula, il quale ha sempre uno volto sorridente, che evoca la vicenda del Titanic, a bordo del quale, nonostante l'imminente affondamento, si continuava a suonare; allo stesso modo, il Sud sta affondando e lui continua a sorridere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Reina. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE MARIA REINA. Signor Presidente, noi del Movimento per l'Autonomia non possiamo che giudicare insufficiente e largamente propagandistica la comunicazione resa oggi dal Governo.
Siamo in presenza di un esecutivo che da un giorno all'altro si dissocia all'interno di se stesso. Faccio riferimento, in particolare, al sottosegretario Letta, il quale aveva dichiarato, tra il nostro stupore, che quelle che prevedevano il ricorso ai fondi destinati al FAS erano coperture finanziarie. Inoltre - e risulta dai resoconti -, alla fine - e ciò ci ha lasciati stupiti e fortemente amareggiati -, ha dichiarato: cosa volete, questa finanziaria non fa peggio della precedente!
Ciò detto, non comprendiamo l'aria ed il tono che si è dato oggi il ministro Bersani, che invitiamo a raccordarsi con la sua struttura di Governo per fare capire agli altri come il Governo stesso si ponga di fronte al tema del Mezzogiorno. Certo, non come il Parlamento in questo momento, giacchè se dalla presenza che i parlamentari assicurano a questo dibattito, considerata l'attenzione che si dovrebbe prestare ai problemi del Mezzogiorno, dovessimo giudicare la capacità complessiva del Governo (il quale, in modo disattento segue lo svolgersi della discussione), dovremmo trarne la considerazione che nulla è cambiato. Noi non abbiamo mai detto che il Governo precedente aveva fatto meglio. Quelli del MpA non lo hanno mai detto!
Noi abbiamo sostenuto una battaglia diversa, dicendo che la differenza nel paese stava non sta tra centrodestra e centrosinistra bensì tra Centro-Nord e Centro-Sud, senza rivendicare un ruolo per il quale il Sud dovesse soverchiare il Nord. Abbiamo solo voluto ribadire che occorreva una compensazione tra Nord e Sud, ma lei - questo Governo - come ci ha risposto? La Sicilia, che geograficamente è una naturale piattaforma logistica e integrata, viene spezzata con l'annullamento dei fondi per la realizzazione del ponte, ed è tale la protervia di questo Governo che avete fatto ciò direttamente nell'ambito del decreto fiscale collegato alla finanziaria. Un collega dell'UDC, poc'anzi, lamentava la mancanza di interventi sui porti siciliani: ma quali interventi sui porti e sulle altre infrastrutture! Abbiamo detto che non ci sarebbero stati e non ci potranno essere perché si nega in nuce la capacità di far ripartire, non solo il Sud ma l'intero paese, dalla Sicilia e dalla realizzazione del ponte.
Anche per la fiscalità di vantaggio farete lo stesso! Non arriveremo a discutere gli emendamenti all'articolo 19. Farete lo stesso anche per la fiscalità di vantaggio e anche per il costo dei carburanti, con riferimento al quale le nostre terre pagano il prezzo più elevato in termini di degrado ambientale. Io non so come facciano ministri
e rappresentanti dei siciliani e dei meridionali a non vergognarsi di stare in questo Governo! Non vedo come...
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Nell'accingermi ad offrire il contributo del gruppo parlamentare dell'Italia dei Valori al dibattito in corso, rilevo anzitutto che noi abbiamo ereditato una situazione catastrofica. Dobbiamo vedere da dove siamo partiti: oltre 300 miliardi di nuovo debito pubblico, un avanzo primario pressoché azzerato, una serie di cartolarizzazioni che hanno depresso, ancora di più, la finanza pubblica e l'economia, crescita zero, un'occupazione garantita esclusivamente grazie al ruolo anticiclico esercitato dalle imprese cooperative.
Per quanto riguarda il milione e mezzo di posti di lavoro, si tratta solo di regolarizzazioni di lavoro irregolare, oltre ai 500 mila nuovi posti di lavoro creati dalle imprese cooperative. Questi sono i dati ufficiali, e questa deve essere la chiave di lettura.
Nel 1996-2000 siamo cresciuti. Il Mezzogiorno aveva, in alcuni comparti, un PIL addirittura superiore alla media nazionale europea; l'occupazione era in recupero; c'era una nuova fiducia per lo sviluppo nel Mezzogiorno. Nel 2001-2005 - epoca del centrodestra e di Berlusconi - c'è stato un crollo del PIL nel Mezzogiorno, un'inversione del trend occupazionale - dati ufficiali alla mano -, una mancanza assoluta - lo ricordo al collega La Malfa, che era ministro per gli affari comunitari - di cofinanziamento.
In quel quinquennio noi abbiamo perso, ministro Bersani, tutti i finanziamenti dell'Unione Europea perché lo Stato italiano non aveva le risorse ai fini del cofinanziamento. Quindi, abbiamo dato agli altri paesi dell'Unione europea le opportunità che erano dell'Italia.
Ora, il ministro Bersani, il Governo, ci dicono che stanno rimediando a tutto questo, vale a dire a cinque anni di ritardi, a cinque anni di mancanza di attenzione verso il Mezzogiorno. Il Mezzogiorno non è una questione separata: è una questione complessiva della nostra economia, della nostra società, del nostro essere Stato unitario e comunitario. Quindi, le due cose non vanno slegate.
Noi, quindi, diciamo che le misure che qui sono state annunciate - e che in parte conoscevamo - sono misure idonee alla ripresa dello sviluppo complessivo e alla ripresa dello sviluppo del Mezzogiorno. Occorre però tenere conto che il Mezzogiorno è, in particolare, fatto da persone, da uomini, da donne che hanno un diverso sentire, che si devono confrontare con una problematica più articolata e complessa. Non sto qui ad aggiungere il tema dell'ordine pubblico. Non sto qui a ricordare tutte le questioni che abbiamo sempre discusso e dibattuto.
Dunque, sullo sviluppo probabilmente dobbiamo fare una rettifica. Bisogna dirlo: il contenimento del debito - rimanendo entro la soglia del 3 per cento - è un obiettivo che stiamo raggiungendo. Quanto a risanamento, solidarietà, equità, è un obiettivo che stiamo raggiungendo, perché abbiamo rettificato, di fatto, alcune sperequazioni che erano presenti nel primo disegno di legge finanziaria.
Quanto alla terza gamba - vale a dire allo sviluppo -, signor ministro, non ci possiamo accontentare dell'1,3 o dell'1,5 per cento. In primo luogo, tale soglia è sperequata rispetto agli obiettivi europei, per non parlare poi rispetto agli obiettivi mondiali, che vedono una crescita dell'economia tre volte superiore a quella che noi abbiamo preconizzato. Ecco, qui dobbiamo dare un aiuto. Ad esempio, il movimento cooperativo è disponibile a dare una grossa mano, come ha già fatto nel quinquennio precedente, svolgendo una funzione anticiclica ed evitando che il paese andasse in recessione. Quindi, l'Italia dei Valori gradirebbe che la questione cooperativa fosse maggiormente valutata nelle sue capacità anticicliche e di ripresa.
PRESIDENTE. Onorevole D'Ulizia...
LUCIANO D'ULIZIA. Presidente Castagnetti, mi conceda due minuti in più. Mi «taglia» sempre...
PRESIDENTE. Non «taglio»... Lei ha superato già i cinque minuti a sua disposizione. Le concedo qualche secondo in più, come ho fatto con gli altri, ma non due minuti in più!
GIOVANNI FAVA. Basta!
LUCIANO D'ULIZIA. Quindi, riteniamo, signor ministro, che occorra in qualche modo rivedere la «terza gamba» del tavolo, vale a dire il tema dello sviluppo. E come si fa? Non sono soltanto gli investimenti di natura neocapitalistica a muovere l'economia, ma soprattutto gli investimenti in nuove capacità di lavoro, in nuove intelligenze del lavoro, in nuovi apporti di lavoro. Su questo aspetto, credo che potremmo riprendere e rilanciare la questione meridionale in un quadro d'insieme, che è quello italiano-europeo, attraverso la valorizzazione della componente del lavoro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà
TINO IANNUZZI. Presidente, vorrei iniziare con una premessa molto chiara, per sgombrare il campo da una ricostruzione fuorviante, strumentale, caratterizzata da una gigantesca alterazione dei dati della realtà: nel contesto difficile - obiettivamente difficile - in cui cade questa manovra finanziaria, non c'è dubbio che il Mezzogiorno ritorna al centro dell'agenda del Governo e del Parlamento. E questo accade, cari colleghi, dopo una stagione durata cinque anni in cui per il Mezzogiorno ci sono stati tagli di finanziamenti, rinvii continui nell'assegnazione di risorse, tanti silenzi, tante mortificazioni.
Abbiamo dimenticato, colleghi parlamentari, quello che è accaduto dal 2001 al 2006? Il Governo di allora ha ritenuto che gli strumenti per il Mezzogiorno messi in campo in precedenza non fossero adeguati. Qual è stata la soluzione? Quella di indebolire e, progressivamente, paralizzare gli istituti della programmazione negoziata, i finanziamenti della legge n. 488 del 1992, lo strumento virtuoso e positivo del credito d'imposta, gli incentivi per l'imprenditorialità giovanile.
Si parla di investimenti infrastrutturali, ma, nel luglio scorso, l'allegato infrastrutture del DPEF ci ha indicato con chiarezza che negli scorsi cinque anni gli investimenti infrastrutturali sono andati per il 77 per cento al Nord, per il 13 per cento al Centro ed appena per il 10 per cento al Mezzogiorno. Colleghi dell'opposizione di oggi e della maggioranza di ieri, nel DPEF del 2001 avevate detto che nel 2005 avreste inaugurato e concluso l'intera autostrada Salerno-Reggio Calabria. Se non avessimo, a luglio, rifinanziato i cantieri ANAS, avremmo avuto - altro che l'inaugurazione - la paralisi totale dei lavori!
Ebbene, noi invece ripartiamo per il Mezzogiorno, e ripartiamo con il DPEF del luglio scorso, in cui è indicato il grande obiettivo di legislatura: portare la massa complessiva degli investimenti per il Sud nella spesa pubblica dalla percentuale del 38 per cento a quella del 42 per cento. Ripartiamo con una serie di fatti obiettivi già scritti in questa legge finanziaria, grazie all'impegno di tutto il Governo, grazie allo sforzo del ministro Bersani, del viceministro D'Antoni e grazie all'azione convinta ed intensa dei parlamentari meridionali dell'Ulivo.
Cari amici, vogliamo dire con franchezza quali sono gli interventi che già parlano di per sé per il Mezzogiorno. Si è parlato della dotazione finanziaria del Fondo per le aree sottoutilizzate, il FAS. Il ministro Bersani ci ha indicato due cifre inequivocabili: tra il 2000 e il 2006, la dotazione complessiva era di 89 miliardi di euro; tra il 2007 e 2013, la dotazione passa a 100 miliardi di euro, con la garanzia, finalmente, della copertura integrale per un arco temporale di sette anni. Abbiamo finalmente la possibilità di realizzare un impiego virtuoso ed unitario di fondi dello Stato e di fondi dell'Unione europea. Finalmente, garantiamo il cofinanziamento da parte dello Stato dei fondi europei per
un grande salto di qualità delle politiche per il Mezzogiorno, per realizzare un coordinamento forte e vero delle politiche per il sud nei settori strategici richiamati dal ministro stamattina: la sicurezza, l'innovazione, la ricerca, le filiere produttive, i servizi.
Prendiamo atto con soddisfazione della volontà espressa dal Governo, anche stamattina, di ripristinare, nel corso dell'esame parlamentare della finanziaria, le risorse assegnate al FAS conservando tutti i finanziamenti ad esso attribuiti con il disegno di legge finanziaria. Vogliamo anche dire ai colleghi dell'opposizione che, al di fuori dei fondi FAS, con ulteriori fondi individuati da questo Governo e da questa maggioranza, stabilizziamo - altro che distruggere, come avete fatto voi! - l'istituto del credito d'imposta, con una proiezione nei sette anni di circa 9 miliardi di euro.
Ancora, in questa direzione - e sono fatti -, per il Sud è previsto un cuneo fiscale differenziato, con la riduzione del costo del lavoro raddoppiata nel Mezzogiorno rispetto al resto del paese. Ci sono anche gli incentivi per l'occupazione femminile e l'istituzione sperimentale delle zone franche urbane. Inoltre, per le infrastrutture al sud, con un'operazione di governo seria e riformista, abbiamo conservato i fondi Fintecna del ponte sullo Stretto per le infrastrutture davvero prioritarie della Calabria e della Sicilia, per opere prioritarie che partiranno subito.
Da ultimo, signor Presidente, vi è la grande operazione per completare la Salerno-Reggio Calabria con il fondo di garanzia, che ha una dotazione di 500 milioni di euro, ma che si autoalimenterà e garantirà davvero la copertura di tutto il finanziamento ed il completamento in questa legislatura dell'infrastruttura simbolo del Mezzogiorno.
Continueremo a spingere in questa direzione anche sollecitando ed incalzando il Governo, ma convinti che per il Mezzogiorno sia già iniziata una nuova stagione. Abbiamo veramente voltato pagina e possiamo scrivere tutti assieme una stagione di vera crescita e di vero sviluppo per il Mezzogiorno, dopo cinque anni di silenzio, di oblio, di mortificazioni, di tagli. Questa è la ricostruzione della verità: su questo terreno procederemo con grande determinazione e forza, sostenendo l'azione del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Verdi - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellegrino. Ne ha facoltà.
TOMMASO PELLEGRINO. Presidente, onorevoli colleghi, non possiamo non partire dalla situazione che, dopo cinque anni di Governo di centrodestra, abbiamo purtroppo ereditato, e subito. Ci siamo trovati di fronte a una situazione economica ed occupazionale drammatica.
Ha ragione qualche collega del centrodestra quando dice che devono parlare i numeri: ebbene, noi parliamo con i numeri, con l'aumento dell'indice della disoccupazione, ma soprattutto con quello di un precariato imperante. Questa situazione e queste condizioni si ripercuotono inevitabilmente sul Meridione, sui giovani meridionali e sui tanti cittadini meridionali. Non possiamo non parlare chiaramente anche dell'indice di povertà, che soprattutto il Meridione ha sentito su di sé ed ha subito notevolmente.
L'onorevole Barani parlava del ruolo dei Verdi in questa maggioranza. Ebbene, noi con grande orgoglio rivendichiamo il nostro ruolo in questa maggioranza, perché per la prima volta, finalmente, vi sono fondi per la tutela ambientale e per la mobilità sostenibile, per la prima volta vi è un articolo specifico della legge finanziaria che si occupa del mare, risorsa importantissima del nostro territorio dal punto di vista turistico e di sviluppo, che per cinque anni è stato completamente dimenticato dal Governo di centrodestra.
Non possiamo certamente dimenticare, anzi lo ricordiamo ai colleghi del centrodestra, come in passato siano state programmate nelle precedenti leggi finanziarie una serie di opere pubbliche per le quali, però - lo abbiamo scoperto -, non vi era copertura. Penso che sia un atto di grande irresponsabilità nei confronti del
paese! Anche su questo rivendichiamo con orgoglio che, rispetto alle grandi opere faraoniche inutili, onorevole Barani, diremo sempre «no», poiché riteniamo che le risorse vadano destinate, così come abbiamo fatto in questa legge finanziaria e come questo Governo ha fatto, per le opere utili per i cittadini, per i servizi quotidiani: per noi il trasporto pubblico è una necessità ed una esigenza importante per i cittadini.
Per la prima volta, finalmente, abbiamo aumentato il Fondo per le politiche giovanili. I giovani per cinque anni sono stati dimenticati nel nostro paese, mentre noi possiamo dire con orgoglio non solo che abbiamo istituito il Ministero delle politiche giovanili, ma che finalmente si pensa alla politica per i giovani. Sappiamo quanto i giovani meridionali, in modo particolare, sentano l'esigenza di essere sostenuti nelle loro attività e nella ricerca del lavoro.
Sono d'accordo, però, anche con chi diceva - e oggi ne abbiamo dato un grande esempio, come parlamentari meridionali, soprattutto del centrosinistra - che non ci poniamo e non ci siamo posti nel modo più assoluto in contrapposizione rispetto al Nord, ma anzi, dobbiamo trovare la giusta sinergia tra Nord e Sud, con la consapevolezza che oggi occorre investire nel meridione, cercando di risolvere i tanti problemi che vi sono. Purtroppo, lo dobbiamo fare ed è necessario per il nostro paese, per rilanciare realmente l'Italia, per rimetterla in piedi e darle una dignità importante, al pari degli altri paesi europei.
Non possiamo non fare tali osservazioni, così come non si può non ricordare che in questi giorni viviamo una grave emergenza, legata alla sicurezza e alla legalità in alcuni territori del Meridione. E anche su questo voglio ricordare che la responsabilità della sicurezza dei nostri territori è una prerogativa del Governo e del Parlamento nazionale. Certo, le istituzioni locali hanno le loro responsabilità, cui non possono sottrarsi, ma dobbiamo ricordare le condizioni nelle quali sono stati messi ad operare gli enti e le istituzioni locali negli anni precedenti.
Ecco perché noi, come Verdi, abbiamo sostenuto questo Governo e continuiamo a dire che gli enti locali rappresentano una risorsa importante per il nostro paese, perché sono più vicini ai territori; e gli sprechi che abbiamo cominciato a combattere con questa finanziaria li combatteremo fino in fondo, ma dovremo eliminare anche le tante consulenze inutili, i tanti consigli di amministrazione, mettendo altresì dei tetti per arginare gli sprechi cui abbiamo assistito in questi anni.
È questo il modo di eliminare e di ridurre gli sprechi nel nostro paese, non certo penalizzando gli enti locali.
Allora, rispetto a tutto ciò, noi siamo convinti che, se non avessimo rimediato in qualche modo mediante il disegno di legge finanziaria in esame, nonostante le tante difficoltà economiche, nonostante il disastro economico, avremmo corso il grave rischio di finire fuori dall'Europa. Questo cammino lo abbiamo intrapreso. Ringraziamo il Governo per aver colto la sensibilità e le esigenze che i cittadini del meridione ci hanno tante volte chiesto di soddisfare.
Il nostro ruolo istituzionale è quello di dare risposte...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
TOMMASO PELLEGRINO. ...ai cittadini: con questa finanziaria le stiamo dando, con i numeri (Applausi dei deputati del gruppo Verdi)!
PRESIDENTE. Sospendo...
PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Chiedo di parlare per una precisazione.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, in breve, vorrei che rimanesse agli atti la
risposta alla critica secondo la quale noi staremmo realizzando un'operazione che sposta le somme più in là nel tempo, verso anni nei quali i soldi diventano promesse, per non impiegarli subito. Anche questo è un ribaltamento della realtà: per il 2007, tra FAS e cofinanziamento, noi troviamo 5 miliardi, mentre, adesso, i miliardi sono diventati 9! E non si venga a dire che bisogna tenere distinte le due cifre, perché qualsiasi amministratore (compreso il presidente Fitto, al quale ho già detto le stesse cose in via breve) sa che le due cifre vanno considerate insieme. In più, partono immediatamente il credito di imposta, la Salerno-Reggio Calabria, e via dicendo.
Non snobbiamo, peraltro, il tema programmazione e governance di tali risorse. Anzi, mi piacerebbe che vi fossero le condizioni per un dibattito parlamentare approfondito sul «come», perché avremo, approssimativamente, 130 miliardi di euro in sette anni. Ciò premesso, i soldi possono fare bene - e va benissimo -, possono fare nulla, perché scivolano come acqua sul marmo, o possono fare male: bisogna che responsabilmente lo sappiamo.
Mi piacerebbe molto che vi fosse la possibilità di discutere, una volta completato il quadro nazionale e discusso con le regioni, sul «come» si spendono i soldi, perché il miliardo in più o in meno, nonostante questi dibattiti, non cambia affatto l'universo del problema! Bisogna vedere come vengono spesi i soldi: questo è il punto principale da considerare. Ebbene, spero che avremo l'occasione di discutere di quello che è il punto principale della questione (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Verdi).
ROBERTO SALERNO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, brevemente, desidero richiamare la sua attenzione e quella dell'Assemblea sulla manifestazione che si sta svolgendo, in queste ore, in questi minuti, fuori da palazzo Montecitorio.
La manifestazione è organizzata da tutte le sigle sindacali della Polizia penitenziaria italiana (UGL, CGIL, OSAP, SAP, e via dicendo), le quali denunciano il collasso in cui versano le carceri italiane ed il dramma che quotidianamente devono vivere (Commenti di deputati del gruppo L'Ulivo) gli agenti di polizia penitenziaria, in una situazione di emergenza e di carenza strutturale (Commenti di deputati del gruppo L'Ulivo), di carenza di mezzi, di carenze di ogni tipo.
La invito, Presidente, a chiedere al Governo, oggi, di chiarire se nel disegno di legge finanziaria sia previsto un intervento a favore di un comparto estremamente delicato, che riguarda la sicurezza e la dignità di migliaia di lavoratori e, soprattutto, quella che si può definire la sicurezza vera, cioè la detenzione e le modalità di conduzione delle carceri italiane.
Noi sappiamo che agli agenti di polizia penitenziaria dobbiamo esprimere non soltanto solidarietà, ma anche gratitudine per come svolgono il loro lavoro, nella segnalata situazione di carenza organica di mezzi e strumenti, per come continuano a svolgerlo con grande spirito di sacrificio, se non addirittura di abnegazione.
I segretari Beneduci e Moretti mi hanno rappresentato queste istanze, che io trasmetto a lei, signor Presidente. Chiedo quindi al Governo di chiarire se nel disegno di legge finanziaria vi sia un intervento per tale comparto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. La Presidenza prende atto della sua richiesta. Il Governo era presente e l'ha ascoltata; vedremo nel seguito del dibattito quali risposte riterrà di dare.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16.
La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 16,15.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Morrone e Pagliarini sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono settantatre, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. Avverto che la Presidenza ha effettuato il vaglio di ammissibilità degli ulteriori emendamenti presentati dalla Commissione, ad eccezione dell'articolo aggiuntivo 30.0650, per il quale la Presidenza si riserva di svolgere ulteriori approfondimenti. Il testo degli emendamenti dichiarati ammissibili è distribuito in fotocopia. Il termine per la presentazione di eventuali subemendamenti è fissato per le 12 di domani.
Avverto, altresì, che la I Commissione (Affari Costituzionali) ha espresso l'ulteriore prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 1).
GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, nella seduta di questa mattina è intervenuto il ministro dello sviluppo economico, onorevole Bersani. Come i colleghi ricordano, questo intervento era stato richiesto dall'Assemblea, a gran voce, due giorni fa a seguito di una dichiarazione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, onorevole Letta, il quale, rispondendo ai rilievi relativi alla utilizzazione del fondo per le aree sottoutilizzate a copertura delle spese più varie, aveva dichiarato che non ci saremmo dovuti preoccupare perché, nei giorni successivi, attraverso gli emendamenti e dato un tempo necessario per far quadrare i saldi, quegli elementi sarebbero stati modificati. Allora, abbiamo chiesto di sapere di cosa stessimo discutendo. Se fossero stati modificati tali elementi, cioè se si fosse dovuto ricostituire il Fondo per le aree sottoutilizzate, allora altre entrate sarebbero dovute aumentare o altre spese avrebbero dovuto essere tagliate. Come opposizione, noi avevamo il diritto di sapere di che cosa stessimo discutendo. In altri termini, noi dobbiamo sapere se stiamo discutendo la fondamentale legge finanziaria del nostro paese o qualche altra cosa che il Governo, poi, cambierà (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale). Abbiamo insistito, e il relatore e il Presidente si sono impegnati a fare intervenire il Governo. Questa mattina, in realtà, il rappresentante del Governo è intervenuto ed ha svolto un discorso interessante sul Mezzogiorno. Tuttavia, sul punto ha affermato che nei prossimi giorni - potete riscontrarlo dal resoconto integrale della parte antimeridiana della seduta - sarà individuato un diverso finanziamento del museo MAXXI, sarà individuata una diversa copertura per la tratta La Spezia - Pontremoli, che non è una ferrovia del Sud ma che avrebbe dovuto essere finanziata con i fondi del Mezzogiorno, e sarà messo a posto il FAS.
La domanda che noi dobbiamo nuovamente porre al Governo e alla Presidenza della Camera è: che senso ha, onorevoli colleghi della maggioranza, onorevole relatore, essere chiamati a restare in questa Assemblea per ventiquattr'ore al giorno (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo) a votare articoli ed emendamenti senza saper in che modo il Governo intenda chiudere? Se il Governo non avesse detto che intendeva coprire...
PRESIDENTE. Onorevole La Malfa, ho lasciato che lei terminasse il suo intervento.
Noi abbiamo ampiamente affrontato questa vicenda che, come lei sa, è questione di merito. Il Governo è presente in aula e, se intende, le potrà rispondere. Però, non possiamo affrontare con interventi sull'ordine dei lavori questioni di merito relative al disegno di legge finanziaria.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, potrei benissimo appellarmi all'articolo 37 del nostro regolamento, il quale prevede che i ministri sono tenuti ad essere presenti alle sedute dell'Assemblea, in particolare quando ne è richiesta la presenza da parte di parlamentari o da parte di gruppi parlamentari. Non farò questo. Evidentemente, il mio intervento è volto a sottolineare quanto appena affermato dall'onorevole La Malfa. Il suo intervento, infatti, non è assolutamente pretestuoso e non contiene argomentazioni pretestuose, ma è assolutamente fondato. Signor Presidente, faccio appello a lei - e la prego di riferire al Presidente della Camera - principalmente su un argomento: le coperture della legge finanziaria rappresentano una questione fondamentale della stessa legge.
PRESIDENTE. Onorevole Marinello, la ringrazio, però continuiamo a parlare di una vicenda di merito...
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Il ministro Bersani, attraverso il suo ufficio stampa, ha dichiarato - vi è un'ANSA a tal proposito - che ben 1 miliardo e 200 milioni di euro sono attinti dall'articolo 53 del disegno di legge finanziaria.
Noi abbiamo il diritto di sapere che finanziaria stiamo votando e se queste coperture saranno mantenute o variate. Tra l'altro, vi è una serie di...
PRESIDENTE. Onorevole Marinello, la ringrazio. Ripeto: si continuano a porre questioni di merito. Peraltro non avendo ancora dato la parola all'onorevole Ventura, non sappiamo neanche come il relatore intenda procedere nei lavori in questa parte della ripresa pomeridiana della seduta.
MICHELE VENTURA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, vorrei rispondere brevemente agli onorevoli La Malfa e Marinello dal momento che il ministro Bersani ha già mantenuto quanto promesso questa mattina.
Mi è pervenuta una proposta emendativa del ministro in base alla quale, all'articolo 105, comma 1, primo periodo, si sostituiscono le parole «63.273 milioni» con le seguenti: «65.175 milioni» e le parole «58.073 milioni» con le seguenti: «59.975 milioni». Si tratta in sostanza di una ulteriore formulazione dell'emendamento 105.500, già presentato dal Governo per assicurare la ricostituzione delle risorse aggiuntive nazionali del fondo per le aree sottoutilizzate (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo). Questa è la realtà! Se stamane fossero state prese sul serio le parole pronunciate dal ministro Bersani sarebbe stato meglio per tutti.
GIORGIO LA MALFA. Ma dov'è?
MICHELE VENTURA, Relatore. È arrivato adesso. Quindi, signor Presidente, propongo di riprendere l'esame dell'articolo 2 e preannuncio il ritiro dell'emendamento 2.600 della Commissione, interamente soppressivo dell'articolo.
ROBERTO SALERNO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, vorrei richiamare la sua attenzione, e quella dell'Assemblea, sulla manifestazione organizzata questa mattina davanti a Montecitorio da parte di tutti gli agenti di Polizia penitenziaria; vi erano tutte le sigle, dalla CGIL all'UGL.
Questa mattina è stato denunciato il collasso delle carceri italiane (Commenti del gruppo L'Ulivo)...
PRESIDENTE. Onorevole Salerno, se non erro, lei ha già informato della vicenda l'Assemblea nella fase conclusiva della parte antimeridiana della seduta.
ROBERTO SALERNO. Vorrei che il sottosegretario Grandi mi dedicasse un po' di attenzione, invece di chiacchierare affabilmente di non so cosa. Bisogna dare una risposta a questi agenti che ogni giorno vivono un dramma!
PRESIDENTE. Onorevole Salerno, la ringraziamo.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2, accantonato in altra seduta.
Avverto che l'unica proposta emendativa presentata è stata ritirata (vedi l'allegato A - A.C.1746-bis sezione 2).
GIUSEPPE CONSOLO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, il mio intervento sarà telegrafico. L'altro ieri, l'onorevole La Malfa, intervenendo in quest'aula, aveva chiesto e ottenuto la presenza puntuale del Presidente della Camera, dato un ritardo di mezz'ora nell'avvio dei nostri lavori.
Ieri sera, la seduta, che sarebbe dovuta riprendere alle 21, è ripresa alle 21,25 e oggi, che sarebbe dovuta riprendere alle 16, è ripresa alle 16,15. Non si riesce ad avere puntualità nei lavori dell'Assemblea! All'onorevole La Malfa sono state date rassicurazioni, ma invano. La prego di sollecitare gli Uffici in questo senso.
PRESIDENTE. Farò presente la sua sollecitazione, onorevole Consolo.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 412
Votanti 408
Astenuti 4
Maggioranza 205
Hanno votato sì 4
Hanno votato no 404).
Prendo atto che i deputati Bellisario e Leddi Maiola non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Prendo atto altresì che i deputati Tabacci e Tassone non sono riusciti a votare e che si sarebbero voluti astenere.
Prendo atto, infine, che i deputati Vichi e Fava non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere voto contrario.
Chiedo al relatore, onorevole Ventura, di sapere in che modo proponga di proseguire i nostri lavori.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, per mantenere l'impegno che abbiamo assunto con le colleghe, proporrei di riprendere l'esame dell'articolo aggiuntivo 15.0700 della Commissione, di cui le stesse sono state promotrici. Credo che provvederanno loro stesse ad illustrarlo.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, possiamo dunque procedere nel senso indicato dal relatore Ventura.
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo aggiuntivo 15.0700 della Commissione (vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 3).
MICHELE VENTURA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione ha riformulato il suo articolo aggiuntivo 15.0700 nel seguente modo. Le parole «25 per cento» devono essere sostituite dalle seguenti: «15 per cento».
Inoltre, il secondo comma non deve essere riferito all'articolo 194, ma all'articolo aggiuntivo 15-bis in esame. Pertanto, al secondo comma, le parole «dell'articolo 15-bis» devono essere sostituite con le parole «del comma 1». E le parole «di cui al comma 1» devono essere sostituite con le parole «di cui all'articolo 194».
PRESIDENTE. Onorevole Ventura, queste riformulazioni sono espressione del Comitato dei nove ?
MICHELE VENTURA, Relatore. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Chiedo al Governo di esprimere il parere sulla riformulazione proposta dalla Commissione.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sull'articolo aggiuntivo 15.0700 della Commissione, nel testo riformulato.
PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garnero Santanchè. Ne ha facoltà.
DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Signor Presidente, vorrei ringraziare il relatore Ventura, per aver fatto proprie, in questo articolo aggiuntivo, le istanze di cui sono state promotrici molte donne dei vari schieramenti del Parlamento. Questa proposta emendativa è molto importante, perché serve a finanziare un fondo per l'istruzione e la tutela delle donne immigrate.
Considerato che nel disegno di legge finanziaria in esame le risorse a favore delle donne, soprattutto quelle immigrate, non trovano il giusto spazio e la giusta dotazione, credo che con questo articolo aggiuntivo trasversale, promosso dalle parlamentari di tutti i partiti dell'arco costituzionale, le donne abbiano dimostrato la loro capacità e la loro voglia di unirsi per realizzare cose importanti, soprattutto sul tema dell'immigrazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, intervengo, innanzitutto, per preannunciare il nostro voto favorevole sull'articolo aggiuntivo in esame e per ringraziare la collega Garnero Santanchè, promotrice di questa proposta che ha trovato unanimità di consensi tra tutte le forze politiche. Ciò anche a dimostrazione che, su alcuni temi delicatissimi, quali l'immigrazione e l'integrazione, in questo Parlamento non si conduce una battaglia di tipo ideologico.
Quando ci sono proposte positive, che vanno verso una reale integrazione, si riesce a trovare una convergenza. In questo caso, si riesce a puntare sull'istruzione, sulla conoscenza della nostra lingua da parte delle donne straniere immigrate e, quindi, su un livello di integrazione che può portare realmente verso una civile convivenza nel nostro paese e verso un'integrazione reale di chi nel nostro paese vive.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paoletti Tangheroni. Ne ha facoltà.
PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Signor Presidente, intervengo anch'io per ringraziare il relatore Ventura e per dire che l'integrazione passa attraverso queste scelte, che sono trasversali e che, anche nella distrazione attuale del Parlamento, fanno onore al Parlamento stesso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione voto l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, intervengo per annunciare che la Lega non voterà a favore di questo articolo aggiuntivo. Effettivamente, quello dell'integrazione delle donne e delle comunità musulmane è un problema di cui dovremo discutere ampiamente. Noi, ad esempio, abbiamo richiesto, senza aver avuto ancora risposta, che nella consulta islamica, soprattutto tra le parti più intransigenti o più estremiste, sotto certi punti di vista, si affronti il problema della tutela delle donne e ci sia anche un atto di accusa verso episodi di violenza o di sottomissione in danno delle donne.
Ancora una volta noi vogliamo farci carico dell'educazione di chi purtroppo - oggi qui dovremmo affrontare questo tema - rifiuta tante volte di integrarsi e mantiene delle sacche di isolamento all'interno della nostra comunità. Questo è un tema che deve essere affrontato senza ipocrisia: quello di chi è ospite nel nostro paese ma non vuole rispettare le nostre regole, non vuole assoggettarsi o comunque apprendere la nostra cultura, perché vede tutto questo come una imposizione e difficilmente riesce ad integrarsi, anzi vorrebbe portare avanti posizioni estremiste, che vorrebbero introdurre la sharia anche in Italia, come in Europa, come legge dello Stato. Questo è un tema serio che deve essere affrontato nelle sedi opportune. Abbiamo chiesto anche, come donne, l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta, che si interroghi sulla condizione della donna islamica e della donna musulmana all'interno del nostro paese, ma ancora una volta affrontiamo questo tema partendo dal presupposto sbagliato: un contributo di solidarietà per queste donne. Diciamo che tutte le donne, non solo quelle islamiche, hanno bisogno di contributi e, quindi, questo è uno strumento che noi non riteniamo comunque appropriato, se non vi è una presa d'atto e di coscienza da parte delle comunità islamiche rispetto a come loro vogliono considerare l'integrazione.
Mi sembra invece che assistiamo ad atteggiamenti sempre più di rifiuto. Non fa testo in questo caso la scuola di via Quaranta a Milano; abbiamo visto come la comunità islamica cerchi l'integrazione con il nostro paese! Si vogliono invece portare avanti delle classi e delle scuole islamiche che non rispettano i dettami della nostra Costituzione. Quindi, ancora una volta tendiamo la mano, ci dimostriamo disponibili senza avere, però, dall'altra parte delle risposte.
Per questo non voteremo a favore di questo articolo aggiuntivo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allam. Ne ha facoltà.
KHALED FOUAD ALLAM. Signor Presidente, vorrei innanzi tutto ricordare all'Assemblea che l'integrazione non ha nessuna colorazione etnica o religiosa: riguarda tutti i popoli che si trovano nel nostro paese.
Secondo punto. L'integrazione non è un concetto: bisogna formularlo, bisogna definirlo.
Terzo punto. Penso che il concetto di integrazione, come è formulato, vada aiutato e definito. Per questo, mi trovo d'accordo con la mia collega, onorevole Garnero Santanchè, e voterò a favore di questo articolo aggiuntivo (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo e di deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frias. Ne ha facoltà.
MERCEDES LOURDES FRIAS. Signor Presidente, noi siamo d'accordo con questa
proposta emendativa, perché pensiamo che essa rappresenti un segnale importante: quando si parla di integrazione è necessario che si pensi anche ad una redistribuzione, dal momento che ci sono tante donne che contribuiscono all'economia del paese, ma che soprattutto consentono a tante donne italiane di andare a lavorare, di occuparsi di politica, di cultura, di realizzarsi. Le donne italiane possono fare tutto questo soprattutto perché hanno delle donne immigrate nelle loro case, che generalmente sono segregate e alle quali si riconoscono soltanto le braccia, mentre esse svolgono un lavoro che ha una valenza sociale, che spesso non viene presa in considerazione.
Per questo ringraziamo l'onorevole Garnero Santanchè per questa proposta. Pensiamo però si tratti solo di un inizio, seppure importante, che non si esaurisce qui, ma che rappresenta comunque un'apertura affinché l'immigrazione possa essere vista anche in un altro modo, non solo come un problema di ordine pubblico, come normalmente avviene in quest'aula (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Per ragioni di brevità mi richiamo integralmente agli interventi, che abbiamo appena ascoltato, del collega Khaled Fouad Allam e della collega Mercedes Lourdes Frias. Con queste motivazioni e anche da parte nostra con apprezzamento per chi ha sollecitato questo articolo aggiuntivo annuncio il voto favorevole dei Verdi (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Anche noi sosteniamo questo articolo aggiuntivo della Commissione, sollecitato dalla collega Garnero Santanchè, perché riteniamo necessario ed opportuno sostenere tutte quelle battaglie culturali che siano funzionali all'integrazione, anche perché integrazione per noi significa rispetto dei principi fondamentali della nostra Costituzione e del nostro ordinamento giuridico.
Dunque, tutto le iniziative che consentono di fare in modo che si integrino culture diverse, nel rispetto non solo della nostra identità nazionale, ma soprattutto della nostra cultura e della nostra Costituzione, ci trovano concordi e le sosteniamo con piacere, anche perché nel caso specifico condividiamo la copertura finanziaria che è stata individuata [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Moroni. Ne ha facoltà.
CHIARA MORONI. Anch'io desidero sostenere questo articolo aggiuntivo e ringraziare chi ha proposto questa iniziativa, l'onorevole Garnero Santanchè. Si tratta infatti di una decisione con cui il Parlamento può offrire una prova di grande trasversalità e di grande maturità rispetto al problema dell'integrazione, che certamente passa dall'istruzione, in particolare per le donne immigrate e per sostenere il ruolo della donna in altre società, nonché per riaffermare i principi e i valori di tale categoria nella società occidentale e in Italia. Credo che in questo modo il tema dell'immigrazione venga affrontato con lungimiranza sul piano dell'integrazione (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.
FRANCA BIMBI. Anch'io desidero esprimere il voto favorevole su questo articolo aggiuntivo, anche se forse alcune espressioni non ci piacciono. Non crediamo che le donne immigrate abbiano bisogno di tutela, tuttavia, siccome ci pare che la sostanza sia condivisibile, credo che
esso vada votato (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo e di deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Biasi. Ne ha facoltà.
EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, voterò a favore della proposta emendativa in esame soprattutto perché sono convinta che inclusione, dialogo e cittadinanza nascano anche dalla conoscenza. Si tratta di dare alle donne - anche agli uomini, ma sappiamo che le donne sono oggi più svantaggiate, soprattutto le immigrate - l'opportunità di conoscere la nostra lingua e di essere pienamente cittadine attraverso quella leva di civiltà così importante che è la conoscenza. Se vogliamo favorire non lo scontro ma il dialogo tra le culture, credo che questo articolo aggiuntivo sia un piccolo ma significativo passo in avanti (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piro. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PIRO. Credo che le motivazioni da cui nasce la proposta emendativa presentata dalla Commissione, che ha raccolto input provenienti da diversi settori della nostra Assemblea, siano ampiamente condivisibili. Credo anche che si debba ritenere la destinazione di una parte del fondo per la finalità della crescita culturale delle donne immigrate come una prima iniziativa che avrà bisogno di una puntuale normativa di dettaglio che ne precisi finalità e modalità di utilizzo, ne qualifichi ulteriormente gli scopi e preveda il coinvolgimento delle comunità locali e dei soggetti immigrati nel nostro paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carfagna. Ne ha facoltà.
MARIA ROSARIA CARFAGNA. Signor Presidente, ho sostenuto l'articolo aggiuntivo in esame e ringrazio l'onorevole Daniela Garnero Santanchè per aver avanzato questa proposta ed il relatore per averla fatta propria. È importante che vi sia stato un consenso trasversale in Parlamento per la costituzione di un fondo per l'istruzione delle donne immigrate. Ritengo, infatti, che soltanto attraverso la cultura e l'istruzione si potrà ottenere una reale integrazione nel nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, L'Ulivo e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Filipponio Tatarella. Ne ha facoltà.
ANGELA FILIPPONIO TATARELLA. Signor Presidente, voglio ringraziare il relatore ma prima di tutto l'onorevole Garnero Santanchè per questa iniziativa alla quale abbiamo aderito tutti con entusiasmo. Lo abbiamo fatto non solo perché si tratta di un piccolo passo verso l'integrazione, ma perché il medium della cultura pone in giusta luce il multiculturalismo, che è un fatto naturale ed universale, a differenza del relativismo culturale, nel cui ambito, ovviamente, non vi è più la possibilità del dialogo né di alcun valore universale. Adesso credo che sia superato perlomeno questo momento e mi sembra estremamente positivo che la nostra Assemblea abbia accolto immediatamente tale cosa buona e giusta (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Satta. Ne ha facoltà.
ANTONIO SATTA. Anche noi ci uniamo al consenso per questo articolo aggiuntivo che sta raccogliendo una grande e convinta partecipazione dell'Assemblea. Si tratta di sostenere il processo di integrazione soprattutto rivolgendosi verso la cultura, quindi mettendo in condizione la donna di essere partecipe attiva del processo
di integrazione compiuto nel nostro paese: credo sia un dovere del legislatore e delle forze politiche. Significa portare nel nostro paese un nuovo apporto di cultura e di identità che serve a far crescere anche la nostra cultura integrata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zanotti. Ne ha facoltà.
KATIA ZANOTTI. Presidente, come l'onorevole Santanché sa, non ho sostenuto l'articolo aggiuntivo in esame, anche se ho considerato lodevole l'obiettivo dichiarato. Tuttavia, non posso non avvertire in quest'aula la responsabilità della permanenza in vigore della legge Bossi-Fini e non mi sono sentita, colleghi, di condividere questo articolo aggiuntivo con una collega che ha votato convintamente quella legge.
Tuttavia, poiché ritengo che in questo caso le ragioni politiche vadano tenute indietro rispetto al merito, voterò l'articolo aggiuntivo in esame. Credo, tuttavia, che le ragioni politiche abbiano un'enorme importanza in questa sede.
Spero di ritrovare tutti quelli che voteranno questo articolo aggiuntivo a condividere, tutti insieme, una battaglia che modifichi la legge Bossi-Fini, che tiene tante donne nella clandestinità: lo sappiamo (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Presidente, intervengo per dire che io e tutto il gruppo della Lega Nord siamo invece del tutto favorevoli alla legge Bossi-Fini. Anzi, accusiamo la sinistra di non volerla attuare, di non volerla mettere in pratica, insieme a tutti i giudici rossi che purtroppo disattendono una legge dello Stato.
Per questo motivo, non possiamo sostenere questo articolo aggiuntivo, non perché siamo contrari all'istruzione delle donne immigrate, ma perché sappiamo che loro sono contrarie alla integrazione. Fino a che continuano a professarsi musulmane diverse da noi, legate ad un ambiente e a un mondo completamente diverso dal nostro (vedi l'esempio della scuola di via Ventura a Milano) (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Verdi) non potrà mai esserci integrazione. Solo quando vorranno integrarsi seriamente, allora saremo favorevoli anche a istituire fondi appositi per la loro istruzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Poretti. Ne ha facoltà.
DONATELLA PORETTI. L'intervento che mi ha appena preceduto rafforza in me l'idea di sostenere l'articolo aggiuntivo in questione. Non credo che sia il caso prima di manifestare l'intenzione ad integrarsi e poi di concedere gentilmente questa integrazione. Penso che l'integrazione si faccia collaborando e quindi offrendo supporti anche alle donne che vengono da fuori: su questo non trovo nulla di scandaloso.
Ritengo che sia utile intanto partire, iniziando anche con quelle stesse donne che si vedono con il volto coperto e che non si sa se tengano quel velo sul volto per un obbligo culturale, per una cultura che gli si è attaccata addosso, oppure per una propria scelta. Credo che davvero sia utile iniziare con il fondo in questione e preannuncio pertanto il voto favorevole de La Rosa nel Pugno (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Formisano. Ne ha facoltà.
ANNA TERESA FORMISANO. Intervengo per aggiungere la mia firma all'articolo aggiuntivo in esame, di cui condivido il significato, ma anche per lanciare una proposta. Sarebbe opportuno, a mio avviso, quando si parla di istruzione, pensare
anche alla formazione professionale di queste donne immigrate nel nostro paese, perché molte di loro svolgono lavori che hanno bisogno del supporto di una formazione professionale. Penso, ad esempio, ad una badante che deve assistere una persona che non sia autosufficiente. Potremmo pensare, dunque, partendo da questa destinazione del fondo, di riservarne una parte alla formazione professionale migliorativa per queste donne che lavorano nel nostro paese.
Mi consenta, Presidente, di svolgere ancora una considerazione. Un paese come il nostro, che ha grande tradizione di emigrazione, non può non avere una pari tradizione di immigrazione regolare [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, desidero esprimere anch'io la mia adesione alla proposta dell'onorevole Santanchè, fatta propria dalla Commissione, per sottolineare quanto sia importante il ruolo delle donne in questa fase di integrazione, come sia alto e nobile il fine dell'articolo aggiuntivo in esame, come sia necessario, in realtà, controllare che il fondo venga speso in maniera seria e mirata e come la conoscenza delle lingue e delle regole sia un meccanismo di integrazione importante, che può essere, per l'appunto, non soltanto sottoscritto, ma anche promosso da coloro i quali hanno scelto, per altri versi, ma sullo stesso tema, quello dell'immigrazione, una linea più rigida (come quella rappresentata dalla cosiddetta legge Fini-Bossi).
Credo che il largo consenso di cui gode la proposta dimostri che, su principi importanti come quello dell'integrazione, del ruolo della donna, dell'istruzione e della conoscenza reciproca di regole e lingue, si può raggiungere un accordo molto ampio (troppo spesso, invece, il dibattito vede una spaccatura pregiudiziale su posizioni differenti).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, desidero sostenere l'articolo aggiuntivo in esame e ringraziare l'onorevole Santanchè per avere consentito a questa Assemblea di dibattere ancora, in maniera ampia, su un argomento importante.
Credo che l'articolo aggiuntivo 15.0700 della Commissione consenta di applicare un principio, largamente condiviso, di equità sociale, dal momento che procura i fondi togliendo a chi ha di più per dare servizi utili alla nostra società, e, oltretutto, faccia muovere un passo, sia pure piccolo, ma importante, sulla strada dell'integrazione. Per noi, l'integrazione è un obiettivo ambizioso, sul quale, come partito, concentriamo anche i nostri impegni. È per questo che riteniamo di volerlo perseguire anche muovendo piccoli passi.
Su un argomento così delicato, che avrebbe dovuto vedere il coinvolgimento di tutti, spiace dover ascoltare posizioni fortemente ideologizzate, che avviliscono anche chi le porta in quest'aula. [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bafile. Ne ha facoltà.
MARIZA BAFILE. Signor Presidente, in quanto donna e figlia di emigranti, posso testimoniare che per le donne il percorso dell'emigrazione è, di solito, sempre più difficile e doloroso. Pertanto, considero molto positivo mettere in moto meccanismi che rendano più facile tale percorso.
Desidero anche sottolineare che l'integrazione non può partire mai da presupposti di xenofobia e razzismo: «integrazione» significa rispettare le diversità e, attraverso le diversità, costruire una società più giusta e più aperta (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marcazzan. Ne ha facoltà.
PIETRO MARCAZZAN. Signor Presidente, condivido in pieno l'articolo aggiuntivo 15.0700 della Commissione, che è apprezzabilissimo, ma l'integrazione va anzitutto vissuta e poi proposta.
Comunque, desidero far presente che, finalmente, questa Assemblea recepisce ciò che nelle realtà territoriali già si vive da tempo: i corsi di educazione riservati agli adulti, anche e soprattutto donne, sono attivi da parecchi anni (lo dico in qualità di sindaco di una realtà dell'alto mantovano). Pertanto, ben venga l'articolo aggiuntivo in esame: recepiamo ciò che è già in atto e che va ulteriormente approfondito nei mesi e negli anni a venire. Ovviamente, ritengo anche, però, che la lingua sia elemento indispensabile per chi, in futuro, chiederà di entrare nel nostro paese, per vivere appieno l'integrazione di cui stiamo parlando.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 15.0700 della Commissione, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 488
Votanti 482
Astenuti 6
Maggioranza 242
Hanno votato sì 455
Hanno votato no 27).
Prendo atto che il deputato Leddi Maiola non è riuscita a votare.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, chiedo scusa all'Assemblea, ma, per trasparenza, poiché vi sono ancora alcuni, non molti...
PRESIDENTE. Le chiedo scusa, presidente Duilio... Colleghi, per cortesia, non riusciamo a sentire il presidente Duilio!
GIORGIO LA MALFA. Forse è meglio...!
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Dicevo che, per una questione di correttezza e di trasparenza, poiché vi sono ancora alcuni - pochi, peraltro - emendamenti da presentare, chiederei una sospensione di mezz'ora per riunire il Comitato dei nove, per poi ritrovarci in aula (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia).
Una voce dai banchi di Forza Italia: «Vergogna!»
PRESIDENTE. Grazie, presidente Duilio.
LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, apprezzo le parole del presidente Duilio, ma vorrei chiederle se - considerato ormai il «tam tam» che da ore appare su tutti i media nazionali - non sia più utile che questa pausa di riflessione possa in qualche modo contribuire ad un chiarimento: se il lavoro sul cosiddetto maxiemendamento sta proseguendo, rischiamo di discutere su articoli ed emendamenti che solo teoricamente saranno all'attenzione del Governo. Mi chiedo dunque se non si tratti di una risposta diversa da parte del Governo rispetto a quanto comunicatoci nella giornata di ieri.
Vorrei pertanto sottoporle, signor Presidente, l'ipotesi secondo cui, oltre ad una
sospensione tecnica, si inviti il Governo, in qualche forma, a comunicare ai presidenti di gruppo o alla Presidenza se l'intenzione sia ormai quella che quotidianamente si apprende: mi riferisco alla predisposizione del maxiemendamento. Chiedo quale sia l'utilità della discussione che stiamo svolgendo, e che proseguirà fino alle 20 in aula, con riferimento ai lavori dei colleghi parlamentari e del contributo che l'opposizione vorrebbe continuare a fornire; tutto ciò lo dico a fronte di quanto sta accadendo nella compagine di Governo e anche nel Parlamento.
ALBERTO GIORGETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, intervengo per chiedere chiarezza su questa fase, alla luce del dibattito svoltosi anche stamane, che ha dimostrato concretamente come le informazioni esposte dal ministro Bersani in quest'aula non fossero propriamente puntuali. Successivamente, il relatore ha annunciato la presentazione di un emendamento che, in teoria, integrava parzialmente le risorse del fondo per le aree sottoutilizzate.
Siamo in una fase di lavoro che impegna ancora la maggioranza ed il relatore nel tentativo di trovare «quadrature» politiche, con la continua presentazione di una serie di emendamenti (anche in queste ore: pochi minuti fa ne sono stati presentati altri). Il presidente Duilio, cui diamo atto di estrema correttezza, annuncia la presentazione di altre proposte emendative. Vorremmo dunque comprendere quale sia l'iter di questa manovra finanziaria, a fronte delle informazioni, ormai palesi, su un percorso che prevede la posizione della questione di fiducia; quale sia il senso, a questo punto, di un proseguimento dei nostri lavori. Lo dico per chiarezza di rapporti tra maggioranza e opposizione, alla luce delle notizie che si sovrappongono e di una attività, continua e incessante, da parte di maggioranza e relatore, nella presentazione di emendamenti. Non si comprende come si potrà giungere ad una «quadratura» adeguata entro i tempi previsti dall'Assemblea.
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, lo dico pacatamente, ma forse non tutti si rendono conto che i lavori dell'aula stanno proseguendo in maniera confusa, a singhiozzo. È sotto gli occhi di tutti che bisognerebbe procedere - lo dimostra la richiesta di sospensione del presidente Duilio - per tentare di «apparare» (mi si passi il termine) le richieste dei gruppi, dei ministri, della Commissione, per cercare di portare in aula quello che può servire per la formulazione del maxiemendamento e giungere qui con un testo (il famoso maxiemendamento, appunto) che per la verità già circola, e che non sarebbe inclusivo di tutto. Sarebbero infatti state escluse alcune richieste dei gruppi di maggioranza: sono aspetti sotto gli occhi di tutti.
In maniera pacata, ritengo che se dovessimo continuare con questo balletto, con questo rimpallo tra Commissione, Assemblea, Palazzo Chigi, Padoa Schioppa e i ministeri, insomma, con tutto quanto sta accadendo - lo dico in maniera molto pacata - saremmo dinanzi ad un'offesa al Parlamento.
Non vedo per quale motivo non si debbano sospendere dignitosamente i lavori dell'Assemblea! Si sistemi tutto ciò che c'è da sistemare, venga il Governo per presentare il suo maxiemendamento, chieda la fiducia e si chiuda questa manfrina (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)!
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, al di là delle polemiche politiche - che è sempre legittimo avanzare in questa
Assemblea, ed in questi giorni ne sono state avanzate parecchie - ed al di là di valutazioni che possono essere esterne a quest'aula, la pregherei, con la stessa pacatezza - almeno quella mostrata all'inizio del suo intervento - del collega Leone, di applicare semplicemente il regolamento, come lei sicuramente farà. Da parte del presidente della Commissione bilancio è stata avanzata la proposta, così com'è accaduto in tante altre occasioni, di riunire il Comitato dei nove per fare ciò che, normalmente, accade nel corso dei lavori parlamentari (ovviamente, anche nel corso dell'esame del disegno di legge finanziaria). Non credo che ci siano molte altre possibilità, che il regolamento - al di là delle chiacchiere che ognuno di noi può fare - ci dia molte altre possibilità: se non si è d'accordo si potrà mettere ai voti la proposta del presidente della Commissione bilancio, per poi andare avanti, nel prosieguo dei nostri lavori, esattamente in funzione della programmazione prevista dallo stesso Presidente della Commissione.
PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, mi vorrei rivolgere ai colleghi della maggioranza, naturalmente ai colleghi dell'opposizione (che ritengo saranno d'accordo su quanto sto per dire), al presidente Duilio e al relatore (se è presente in aula). Naturalmente capirete subito che il mio intervento non ha alcun intento di carattere strumentale.
Onorevole Duilio, colleghi, sapete che fin dall'inizio dell'esame in Assemblea del disegno di legge finanziaria esiste un problema riguardante l'articolo 101, il quale prevede l'aumento della compartecipazione alla spesa sanitaria di sette punti nel triennio da parte della regione Sicilia. Riferisco all'Assemblea ciò che già molti colleghi probabilmente sanno (i siciliani senz'altro): in Commissione bilancio sono state presentate due identiche proposte emendative - una dagli onorevoli Crisafulli, Piro ed altri, della maggioranza, ed una dagli onorevoli Romano ed altri (credo sottoscritta da tutti i deputati siciliani del centrodestra). Ebbene, queste identiche proposte emendative sono state approvate unanimemente dalla Commissione bilancio.
Non intervengo sulla richiesta di sospensione dei lavori, legittima, che l'onorevole Giachetti ha appena motivato e che certamente la Presidenza metterà ai voti. Avanzo invece una richiesta di carattere politico: poiché l'Assemblea ha svolto i propri lavori durante l'esame del disegno di legge finanziaria come sempre avviene, con l'opposizione che si lamenta (sempre) e la maggioranza che si comporta (sempre) come sta facendo ora, «spizzicando» i vari articoli da esaminare, «salterellando» da uno all'altro come è inevitabile che sia in quanto si sta completando la manovra, chiedo formalmente che la Commissione, quando si riprenderanno i lavori, preveda di esaminare la questione appena sollevata, consentendo all'Assemblea - prima della presentazione del maxiemendamento - di esprimersi. Non vorrei, infatti, che la presentazione del maxiemendamento vanificasse la volontà unanime di tutto il Parlamento, della maggioranza e dell'opposizione, che già si è manifestata in sede di Commissione bilancio.
Un tale modo di procedere sarebbe rispettoso di una volontà che, lo ripeto, è vostra, nostra, di tutto il Parlamento. Signor Presidente, mi auguro che il presidente Duilio ed il relatore vogliano, con attenzione, meditare su quanto appena proposto (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).
PRESIDENTE. Il presidente Duilio ha proposto una sospensione di trenta minuti per riunire il Comitato dei nove. La Presidenza non può che accedere a questa proposta, se il presidente Duilio la conferma e se non vi sono obiezioni da parte del Governo. Tuttavia, se obiezioni vi sono, la porrò in votazione. Presidente Duilio, insiste nella sua richiesta?
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Desidero svolgere due brevi considerazioni, anche in relazione all'intervento del presidente Casini. Ovviamente, parlo con riferimento al lavoro svolto fino a questo momento. Sento parlare di un maxiemendamento: io non so di alcun maxiemendamento (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, consentite al presidente Duilio di terminare il suo intervento.
Prego, presidente Duilio.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Volevo semplicemente affermare che, come ho già detto, abbiamo bisogno di una breve pausa per consentire la riunione del Comitato dei nove ed eravamo già pronti ad esaminare l'articolo 16, che non presenta molti problemi.
In sede di Comitato dei nove avevo già proposto di affrontare alcune questioni significative, tra le quali rientrano anche quelle relative alla Sicilia. Pertanto, dopo l'esame dell'articolo 16, se vi è accordo tra maggioranza e opposizione, non ho alcun problema ad iniziare l'esame dell'articolo 101 del quale si parla.
ANTONIO LEONE. Esaminiamo l'articolo 16!
PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni alla proposta formulata dal presidente della V Commissione, sospendo la seduta, che riprenderà alle 17,40.
La seduta, sospesa alle 17,10, è ripresa alle 18,20.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente della V Commissione, onorevole Duilio. Ne ha facoltà.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, ravvisando la necessità di ordinare ulteriormente e al meglio i nostri lavori, non solamente in considerazione della seduta odierna, rappresenterei - ma evidentemente è facoltà della Presidenza accedere alla richiesta (peraltro, sarebbe opportuna anche una riflessione dei presidenti di gruppo al riguardo) - l'esigenza di sospendere la seduta dell'Assemblea fino alle 21 (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania).
MAURIZIO FUGATTI. Presidente, domani mattina!
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. A casa!
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Colleghi, vi prego di fare silenzio e consentire al collega Buontempo di intervenire.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, il presidente Duilio, anche se con mal celata vergogna - è persona perbene, si rende conto anche lui dei misfatti di cui è complice -, ha dato un suggerimento; ritengo che il Presidente della Camera debba convocare al più presto la Conferenza dei presidenti di gruppo per dare un po' di ordine ai nostri lavori e per la dignità delle nostre funzioni. Infatti, siamo stati presenti tutto il giorno in Assemblea ma il Comitato dei nove si trova evidentemente in una situazione tale che ogni sua decisione può essere modificata da Palazzo Chigi. Parliamo per così dire a carte scoperte, chiariamo come è la situazione. Quindi, o il Comitato dei nove, a prescindere dai due maxiemendamenti, individua gli spazi per poter lavorare e consentire alla Camera di proseguire l'esame o, altrimenti, sarà quasi l'eutanasia per questa Assemblea finché non si sarà deciso quale percorso seguire. Quindi,
concludo, Presidente, sostenendo che non si può procedere in tal modo, con gli innumerevoli commenti che si fanno. Noi siamo quasi sequestrati!
Se dobbiamo fare il nostro dovere come ci compete, vorremmo farlo con dignità, anche nella contrapposizione politica. Noi siamo dei sequestrati politici all'interno della Camera!
Dunque, sollecito la convocazione, su iniziativa sua o del Presidente Bertinotti, della Conferenza dei presidenti di gruppo in modo che anche chi presiede i lavori possa presentarsi in aula con una decisione alla quale, condivisa o contestata, si possa tuttavia dare corso. Proseguire, infatti, in questo modo non è accettabile per i deputati dell'opposizione. Mi rendo conto, peraltro, anche delle ragioni dei deputati della maggioranza e della loro amarezza; ieri ho rivolto un appello ai deputati dell'Abruzzo in quanto taluni emendamenti sono importantissimi per quella regione ma non verranno mai discussi!
Dunque, o vi è la possibilità di recuperare l'esercizio dell'iniziativa parlamentare o, altrimenti, ci si comunichino quali sono i tempi per dare nuovamente un po' di dignità ai nostri lavori. La ringrazio.
PRESIDENTE. Sperando di rendere così un po' più facile anche la decisione in merito, faccio presente che ho sentito il Presidente Bertinotti; peraltro, la Presidenza ha poc'anzi avuto uno scambio di valutazioni con qualche presidente di gruppo. Ebbene, il Presidente Bertinotti è orientato a convocare una riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo; quindi, potremmo utilizzare al meglio il tempo della sospensione per decidere, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, come organizzare i nostri lavori.
Dunque, fermo restando che non intendo negare ad alcuno il diritto di intervenire al riguardo, la mia proposta è che si aderisca alla richiesta del presidente della Commissione bilancio, che mi sembra ragionevole.
Nel frattempo, do comunicazione della decisione del Presidente della Camera di convocare la Conferenza dei presidenti di gruppo per decidere insieme come proseguire i nostri lavori. Credo che ciò dovrebbe favorire la non apertura di un dibattito, a meno che non vogliamo continuare a parlarne...
GUIDO CROSETTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, a seguito delle comunicazioni del presidente Duilio, è emerso che ci sono dei problemi. Vorremmo sottolineare che, a quanto ci consta, non ci sono problemi nel proseguire le votazioni e che da parte del Comitato dei nove sono stati espressi i pareri.
Per carità, ci sarebbe il problema dei 50 emendamenti presentati, dieci minuti fa, dal relatore, ma l'unico motivo per cui si sospendono i lavori, che, probabilmente, non riprenderanno più, riguarda i problemi della maggioranza e voglio farlo rilevare. L'opposizione non ha problemi e voleva continuare il dibattito, ma la maggioranza ha dei problemi e ha imposto al presidente della Commissione di recitare una parte che non è sua, ossia quella di chiedere la sospensione dei lavori.
A questo punto, visto che non stiamo aspettando Godot, ma il maxiemendamento, che non riesce a nascere, tanto vale sospendere i lavori, Presidente, perché non ha senso continuare questa farsa in cui prima si esprimono i pareri sugli emendamenti e si vota su questi ultimi - che passino oppure no, tanto, come diciamo ormai da giorni, sta per arrivare il maxiemendamento -, per poi ritrovarci qui alle 21 e prendere atto dell'assoluta impossibilità a procedere da parte di questa maggioranza.
Non nascondiamoci dietro a un dito o dietro ad una Conferenza dei capigruppo: si liberino i parlamentari e si rinviino i lavori a domani!
PRESIDENTE. Hanno chiesto di parlare gli onorevoli Leone, Garavaglia e Franceschini. Vorrei che si apprezzassero
anche le osservazioni testé svolte dal collega Crosetto, che ha affermato, sostanzialmente, che vale la pena di accogliere la proposta di sospensione dei lavori (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
GIUSEPPE ROMELE. No!
PRESIDENTE. Comunque, non anticipiamo le conclusioni della Conferenza dei capigruppo, che sarà convocata per le 19,30.
Prego, onorevole Leone, ha facoltà di parlare.
ANTONIO LEONE. Lei è troppo buono, Presidente! Comunque, ha la stoffa del capo, perché fa le proposte prima di sentire l'Assemblea. Faccia tutto lei! È mezz'ora che avevo chiesto di parlare! Ha fatto una proposta prima di sentire i capigruppo! Comunque, faccia come crede (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)! Cosa volete? Vi stanno prendendo in giro! Andatevene (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)!
Apprezzo quello che hanno detto il collega Buontempo e il collega Crosetto. Ciò che potrebbe mettere ordine ai nostri lavori, giustamente, come qualcuno ha sottolineato e come lei ha recepito, sarebbe la convocazione di una riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, perché, nella richiesta del presidente Duilio, c'è solo una cosa nuova, ossia che finalmente hanno fatto sapere qualcosa anche al presidente della Commissione bilancio! Prima egli non sapeva nulla del maxiemendamento e non sapeva nulla della questione di fiducia: adesso lo sa e chiede una sospensione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)! È chiaro che, consequenzialmente all'atteggiamento del presidente della Commissione bilancio e anche del suo, Presidente, si deve giungere non solo alla convocazione della Conferenza dei capigruppo, ma anche a stabilire, una volta per tutte, cosa ci stanno a fare qui dentro i colleghi!
Chiudiamo armi e bagagli e torniamo a casa, per poter essere riconvocati dopo che sarà stato fatta chiarezza sulla vergognosa vicenda di questa finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Onorevole Leone, vorrei solo precisare che l'onorevole Crosetto, il quale è del suo stesso gruppo, aveva chiesto di parlare prima di lei e che io registro cronologicamente le richieste di intervento.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, da un lato vorrei esprimere la mia solidarietà al presidente Duilio, che è oggetto e soggetto di tirate di giacchetta da tutte le parti e, quindi, umanamente comprendiamo la sua difficoltà (Applausi).
Oltre alla solidarietà e alla simpatia per il collega Duilio, prendiamo atto del caos più totale in cui sono finiti i lavori di questo disegno di legge finanziaria. Prima della sospensione, si è parlato di un voto unanime della Commissione sull'articolo 101, cosa mai avvenuta. Questo intervento è anche l'occasione affinché rimanga a verbale che la Commissione bilancio ha esaminato il testo fino all'articolo 29 e che, quindi, dell'articolo 101 non si è proprio parlato.
Ciò detto, a questo punto siamo d'accordo sulla sospensione, a patto che sia definitiva. Delle due l'una: o andiamo avanti e procediamo ordinatamente fino a dove possiamo, o la finiamo con questo teatro e risparmiamo almeno i soldi della luce (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Franceschini. Ne ha facoltà.
DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, è abbastanza evidente che l'Assemblea si trova in una situazione di difficoltà. Credo che sia altrettanto inutile e superfluo sottolineare da chi dipendano le responsabilità di questo ritardo. Siamo a sette giorni dall'inizio delle votazioni, abbiamo
lavorato mattina, pomeriggio e sera, compresi sabato mattina e domenica sera (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania) e siamo arrivati all'articolo 15, sui 217 complessivi della legge finanziaria (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania). Non è vero? Non è vero quello che ho detto? (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Silenzio! Lasciate parlare l'onorevole Franceschini.
DARIO FRANCESCHINI. Non volevo introdurre alcun elemento polemico. Se lo avessi voluto avrei sottolineato nuovamente che, nonostante le nostre richieste, sono ancora presenti 4.500 emendamenti. Essi, da soli, calcolando soltanto i tempi tecnici di votazione, anche dopo il termine del tempo contingentato aumentato di un terzo, richiederebbero sette giorni. Sette giorni di votazioni continue alla media di 700 voti al giorno.
FILIPPO MISURACA. Vuole la rissa!
DARIO FRANCESCHINI. Quindi, mi pare che sia tutto abbastanza chiaro ed evidente. Detto questo, visto che sia i deputati della maggioranza sia quelli dell'opposizione hanno diritto a conoscere i tempi certi dei nostri lavori, credo che sia utile anticipare la riunione della Conferenza dei capigruppo e rinviare la ripresa dei lavori non alle 21, ma alla conclusione di tale riunione, che penso possa essere breve e fornire un calendario definitivo dei lavori dell'Assemblea (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Comunisti Italiani e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, avrei sperato che anche da parte del centrosinistra venisse fatto un discorso franco e tranquillo. Per quanto ci riguarda, viste le continue osservazioni sul numero degli emendamenti presentati, annuncio che il gruppo dell'UDC ritira tutte le proposte emendative ad eccezione di cinque. Non penso che questo costituisca ostacolo a concludere dignitosamente i lavori dell'Assemblea. Anzi, immagino che anche il Governo voglia ridurre le sue proposte emendative (che arrivano invece di 50 in 50, di ora in ora, a cinque o sei) in modo da consentire all'Assemblea di proseguire dignitosamente i propri lavori.
Vorrei fare anche un secondo richiamo. È legittimo che la maggioranza e il Governo presentino il maxiemendamento, che ieri non era all'ordine del giorno - come aveva detto il ministro Chiti - mentre oggi è diventato di urgenza assoluta. Onorevole Franceschini, mi sarei aspettato che almeno fosse usata l'astuzia di presentarlo una volta che i tempi residui, almeno quelli a disposizione dell'opposizione - senza l'integrazione richiesta di un terzo e che è d'uopo per i lavori dell'Assemblea - fossero esauriti. Invece, prendo atto che non è stato usato neppure questo tipo di astuzia e che ci apprestiamo ad una sospensione, legittimamente richiesta dal presidente Duilio e tuttavia irrituale. Infatti, dopo la sospensione c'è un'altra sospensione, mentre alcuni commissari non erano neppure a conoscenza della richiesta di un'ulteriore sospensione di tre ore. Questo accade ancora prima che l'opposizione abbia esaurito i tempi a disposizione. Si tratta di una scelta di cui prendiamo atto, così come vi preghiamo di prendere atto della scelta del mio gruppo di lasciare all'esame solo cinque proposte emendative. Questo costituisce anche un invito al Governo a ridurre la continuità della sua capacità emendativa, in tempi e modi tali da consentire all'Assemblea - come ha invitato il presidente Franceschini - di svolgere i propri lavori senza aspettarsi da un momento all'altro, non solo un maxiemendamento, ma anche i «mini» che alla media di dieci in dieci stanno ingolfando i lavori degli uffici (Applausi dei deputati del gruppo UDC [Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, vorrei dire semplicemente all'onorevole Franceschini, che, naturalmente, essendo presidente di gruppo non partecipa ai lavori del Comitato dei nove, che lo stesso Comitato dei nove ha preparato il materiale per il voto dell'Assemblea dagli articoli 16 a 30, ma su cinque - il 21, 22, ed altri - non siamo ancora pronti perché il Governo non è in condizione di esprimere i pareri. Abbiamo avuto molti rinvii in questi giorni, sempre per richieste o del Governo o del relatore. Allora, la situazione è molto semplice: se la maggioranza chiede un rinvio della seduta, si metta ai voti la proposta; noi siamo favorevoli a proseguire i lavori, con il materiale scarso che è stato possibile istruire attraverso le risposte del Governo. Se la maggioranza ha bisogno di maggior tempo, perché ritiene di non poter affrontare, in questa sede, le sue divisioni e preferisce che sia il Governo a porre la questione di fiducia sul testo, o per qualunque altra ragione, si ponga in votazione la proposta del presidente Duilio. Se l'Assemblea è d'accordo, la seduta venga rinviata a quando si riterrà opportuno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, intervengo per riprendere i temi posti dall'onorevole Franceschini. Anche Alleanza Nazionale ritiene di aver svolto, in questi giorni, un lavoro di assoluto approfondimento e di non aver posto in essere, in nessuna fase, attività ostruzionistica. A fronte delle considerazioni della maggioranza che, ancora una volta, cerca di scaricare la responsabilità sull'opposizione, stante una difficoltà reale nel proseguire i lavori, anche nel trovare le compensazioni all'interno della stessa maggioranza per arrivare al varo di questa finanziaria, non vogliamo prestare il fianco al tema di un rischio di posizione della questione di fiducia legato al mantenimento di emendamenti che, nel loro complesso, non consentirebbero di affrontare compiutamente, nelle prossime ore, il disegno di legge finanziaria.
Quindi, preannunzio, a nome del gruppo di Alleanza Nazionale, il ritiro delle proposte emendative che abbiamo presentato, tranne cinque, che lascerò valutare alla disponibilità della Presidenza, per affrontare alcune questioni che consideriamo rilevanti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, intervengo molto brevemente, anche perché sulla questione mi ero permesso di parlare anche in precedenza. Non voglio dire che sono stato facile profeta, ma evidentemente tutti sapevano che saremmo arrivati a questa conclusione. Voglio dire che il più grande emendatore della legge finanziaria, nel corso di questi giorni, è stato il Governo, che si è configurato come un auto-emendatore, ossia un emendatore di se stesso. Devo dare atto al presidente della Commissione bilancio, al relatore ed anche a molti parlamentari della maggioranza, di avere svolto appieno il loro dovere, anche se si trovano in una situazione di oggettiva dissociazione; ossia, nella funzione di esponenti politici della maggioranza, devono difendere l'indifendibile atteggiamento del Governo mentre, nella funzione di parlamentari, devono accettare di essere espropriati dei loro diritti, diritti di tutti parlamentari di discutere ed entrare nel merito degli emendamenti e di non essere espropriati del diritto di entrare nel merito e di decidere circa gli stessi emendamenti che, in numero così massiccio, vengono quotidianamente presentati dal Governo.
La grande bugia sta per essere svelata. Si sapeva dall'inizio che, a fronte di un disegno di legge finanziaria di 217 articoli, con migliaia di emendamenti, se si voleva arrivare alla conclusione nei tempi previsti, che erano fissati nella giornata di domenica 19, il Governo avrebbe dovuto
porre la questione di fiducia. Mi dispiace soltanto, pur sapendo tutti che a questo punto si sarebbe arrivati, che vi sia stato da parte di autorevoli esponenti della maggioranza un comportamento un po' da «Pinocchio», consistente nel dire, in sostanza: noi eravamo disponibili ad evitare il ricorso alla posizione della questione di fiducia, ma la minoranza, con il suo atteggiamento ostruzionistico, ha reso inutile questa nostra disponibilità, costringendoci ad arrivare, invece, ad una conclusione diversa. Si sapeva dall'inizio che si sarebbe arrivati a questo punto e, quindi, è da respingere ogni giustificazione addotta ed ogni responsabilità attribuita ad altri rispetto ad un atteggiamento, davvero insostenibile, inaccettabile e motivato solo dalla particolare situazione politica nella quale il Governo si trova, alle prese com'è con dissensi profondi e minacce di dimissioni di autorevoli suoi rappresentanti. Appunto, a questa situazione si è arrivati e di questa situazione la Camera si deve fare carico. Non è un bel momento per i parlamentari. Non è un bel momento per il Parlamento della Repubblica italiana (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista e Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Elio Vito. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Credo che la proposta del presidente Duilio sia saggia e dignitosa per il Parlamento. Sospendere i lavori vuol dire prendere atto di ciò che sta accadendo, in quanto sarebbe poco dignitoso continuare a discutere e votare emendamenti quando siamo semplicemente in attesa della presentazione del maxiemendamento da parte del Governo. Dopodiché, inizierà, onorevole Franceschini, il solito balletto delle responsabilità. Questa volta, però, Presidente, mi permetterei di fornire qualche dato oggettivo. I gruppi dell'opposizione non hanno ancora esaurito il tempo loro assegnato dal Presidente Bertinotti e non abbiamo neanche dovuto chiedere tempi aggiuntivi. Abbiamo accettato la decisione di tenere le sedute del sabato, della domenica, le mattutine e le notturne ed i tempi non sono esauriti. È un po' difficile parlare di pratica ostruzionistica quando, pur accettando di fare sedute supplementari e notturne e durante le giornate festive i tempi non sono esauriti. Per quanto riguarda il numero degli emendamenti e l'andamento delle votazioni - mi riferisco anche alla proposta del collega Volontè - è documentabile che siamo di fronte a richieste di rinvio e di sospensione dovute al fatto che la Commissione ed il Comitato dei nove si sono visti presentare continuamente nuove proposte emendative da parte del Governo e, alla fine, sono stati costretti anch'essi a presentarne altri, per un totale che noi abbiamo quantificato in circa 500.
La proposta che si potrebbe fare, in maniera goliardica, non è quella dell'amico Volontè di ritirare le nostre proposte emendative, ma quella che il Governo ritiri le sue, perché è questo che ha creato il ritardo. Procederemo ordinatamente a votare se il Governo ritirerà tutti i suoi emendamenti, decadranno così anche tutti i subemendamenti che siamo stati costretti a presentare e l'esame del disegno di legge finanziaria potrà proseguire nei tempi contingentati previsti. Il punto, però, è che, anche intendendo presentare il maxiemendamento, il Governo ancora oggi, alle ore 19, non è in grado di sciogliere alcune questioni politiche: sull'università; sulla scuola; sulla ricerca; sulla destinazione di alcuni fondi. Tra l'altro, questo ramo del Parlamento non ha avuto - e non avrà mai - la possibilità di esaminare alcune questioni politiche molto rilevanti, perché non le ha esaminate la Commissione bilancio in prima lettura, non le ha esaminate il Comitato dei nove, che non ha espresso i propri pareri sulla gran parte degli emendamenti riferiti agli articoli del disegno di legge finanziaria e, ormai, è facile dirlo, non le esaminerà neanche l'Assemblea perché sarà posta la questione di fiducia.
Collega Franceschini, eviterei pertanto di iniziare da ora il balletto delle responsabilità. L'opposizione potrebbe anche essere soddisfatta nel prendersi il merito
della posizione della questione di fiducia a causa di un presunto ostruzionismo, ma la verità è che noi l'ostruzionismo non lo abbiamo dovuto neanche fare. Non ci è stata data neanche la possibilità di scegliere se praticare o meno l'ostruzionismo, perché è stato il Governo a praticare ostruzionismo nei confronti del suo disegno di legge finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). È per rimediare a questo ostruzionismo che ora il Governo deve porre la questione di fiducia.
Ritengo, comunque, dignitosa la proposta del presidente Duilio di sospendere i nostri lavori. Non so se alle ore 21 vi sarà la presentazione del maxiemendamento da parte del Governo: se vi sarà ne prenderemo atto e proseguiremo di conseguenza secondo le modalità che la Conferenza dei presidenti di gruppo deciderà. Se, come è più probabile, non vi sarà neanche a quell'ora, non si sa se la Presidenza vorrà attendere le 22, le 23, le 24 o direttamente la mattina di domani. Questo è lo stato dell'arte e sicuramente non è dignitoso proseguire con i nostri lavori; e credo, presidente Franceschini - ricordo che sono stato capogruppo di maggioranza - che si possa chiedere ai propri deputati di arrivare anche alle 13 e 30 di domenica, ma francamente non si può chiedere loro di restare in aula ad attendere un emendamento che non c'è o delle votazioni che non si faranno.
Diciamo ai colleghi che possono tranquillamente andarsene per tornare, all'orario che sarà loro comunicato, nella giornata di sabato, a votare la questione di fiducia che sarà posta dal Governo! Le comunicazioni di trasparenza debbono essere rese ai deputati sia di maggioranza sia di opposizione per il buon andamento dei lavori dell'Assemblea e per la serietà che dobbiamo sempre avere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
ANTONELLO FALOMI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONELLO FALOMI. Signor Presidente, vorrei anch'io, come il collega Vito, fornire qualche cifra sull'andamento dei lavori dell'Assemblea. Sino a qualche minuto fa, abbiamo discusso, al netto delle interruzioni, per 36 ore e 15 minuti, delle quali l'opposizione, con i suoi interventi, anche con quelli numerosissimi svolti a titolo personale, ha utilizzato 26 ore e 30 minuti. Il fatto che 26 ore e 30 minuti su 36 ore, cioè la stragrande maggioranza del tempo, siano servite per esaminare soltanto 15 articoli è la testimonianza che vi è stata un'azione di rallentamento dei lavori (Commenti di deputati del gruppo Forza Italia).
Possiamo avere tanti problemi, come avviene per ogni maggioranza, ma non si possono nascondere queste cifre, che testimoniano la difficoltà che abbiamo attraversato nel portare avanti l'esame della finanziaria. Se avessimo potuto procedere più speditamente, molto probabilmente non saremmo arrivati alla situazione attuale. La proposta del collega Duilio sembra ragionevole e, come tale, la sosteniamo (Commenti di deputati del gruppo Forza Italia).
FABIO GARAGNANI. Vergogna! Vergogna!
IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, cari colleghi, questo dibattito assume, a volte, connotazioni surreali. Non ho mai visto, nel cuore dell'esame del disegno di legge finanziaria, che un autorevole esponente della maggioranza presenti una statistica relativa alla durata del tempo degli interventi, senza accorgersi dell'ironia - non voglio dire del ridicolo - di una lamentela consistente nella considerazione che la maggioranza abbia occupato un terzo degli spazi e l'opposizione due terzi. Ciò è nell'assoluta fisiologia.
L'aspetto più surreale è che ciò venga fatto in un momento non di ostruzionismo
e rallentamento dei lavori da parte dell'opposizione, ma di assoluta stasi, perché la maggioranza non è in grado di andare avanti (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia). Noi siamo qui ad aspettare che voi diciate cosa fare.
Signor Presidente, si può fare e dire tutto. Purtroppo, non ho più vent'anni; mi piacerebbe essere al primo anno della prima legislatura, ma ho assistito all'esame di molti disegni di legge finanziaria. Durante la discussione di quello attuale, sono state molte di più le ore di pausa che quelle in cui abbiamo potuto lavorare; sono state molte di più le interruzioni e le riprese da zero per la presentazione di emendamenti da parte del Governo che gli interventi sugli emendamenti presentati dall'opposizione. Non c'è nulla di male, non ci siamo meravigliati.
Ora stiamo aspettando la posizione della questione di fiducia. Certo, se l'aveste posta prima, sarebbe stato meglio. Cercate, almeno, di mettere insieme i pezzi rotti della maggioranza. È assolutamente legittimo.
Invito tuttavia il Presidente ad assumere un'iniziativa per il rispetto dell'Assemblea e del tempo dei parlamentari. Una cosa è diventata chiara. Stiamo cercando di capire come trascorrere qualche ora amena, in attesa che decidano qual è l'emendamento, il maxi, l'iper, (non so come si possa chiamare dato che non ve ne è mai stato uno così grosso), il «maxi-iper-super-emendamento-Nembo Kid» (quelli della mia età sanno di chi si tratta), l'extra large, insomma l'emendamento più grande che sia mai stato immaginato nella storia di questo Parlamento!
Nell'attesa, signor Presidente, avanzo una richiesta. Possiamo andare a bere un caffè, invece che restare qui? Potremmo fare qualcosa di più utile per le nostre famiglie, per il nostro partito, per i nostri gruppi.
Se lei sospendesse la seduta e ci desse appuntamento con una convocazione tramite telefonino per il momento esatto in cui sarà finita l'improba fatica del Governo di mettere insieme questo «maxi-iper-large-extralarge-super emendamento», credo che farebbe cosa gradita a noi e - ho la pretesa di sostenere - anche agli incolpevoli deputati della maggioranza, di cui comprendo la sofferenza per questa situazione anche a loro non certamente assai gradita (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega Nord Padania).
ROBERTO COTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Tuttavia, cerchiamo poi di trarre una conclusione da questo nostro dibattito.
ROBERTO COTA. Le conclusioni sono affidate a lei, Presidente.
PRESIDENTE. Sì, se mi lasciate però il tempo di formulare una proposta.
ROBERTO COTA. Almeno ascolti non tanto i nostri suggerimenti, ma quanto meno le nostre valutazioni. Ho ascoltato gli interventi dei colleghi: vorrei semplicemente far notare che, da parte della Lega Nord, non è stato tenuto alcun atteggiamento neanche lontanamente ostruzionistico. La puntualità dei nostri emendamenti e dei nostri interventi è stata notata da parte dei colleghi sia di maggioranza sia dell'opposizione.
Del resto - e questo vale per noi, ma anche per tutta l'opposizione -, il tempo precedentemente assegnato non è stato esaurito. Vi sono ancora molte ore di seduta secondo lo schema di previsione. Ciò vuol dire che, fino ad oggi, non abbiamo assolutamente cercato di rallentare la discussione o i lavori della legge finanziaria. È successo invece ciò che è stato ricordato da altri colleghi e cioè che il Governo ha presentato una serie di emendamenti, a singhiozzo o di notte, con nuovi termini previsti per la presentazione dei vari subemendamenti, anche allo scopo di dilatare il tempo e i lavori. Infatti, evidentemente non vi è l'accordo per la presentazione di questo maxiemendamento che verrebbe poi «blindato» attraverso un voto di fiducia.
Allora, il problema è proprio questo che ho esposto. Stiamo tutti facendo un teatrino: non è più in discussione la posizione o meno della questione di fiducia; è da ieri che in aula non si riesce a discutere in maniera proficua, dal momento che voi stessi state trovando delle scuse per rallentare i lavori. Dunque, porrete la questione di fiducia e non siete in grado di predisporre il maxiemendamento, visto che non è stato raggiunto ancora l'accordo, e noi dobbiamo rimanere qui ad aspettare che la maggioranza lo trovi. Ritengo che questo sia inaccettabile da un punto di vista politico e che lei, Presidente, debba farsi parte diligente per avere una certezza di tempi in ordine alla presentazione di questo maxiemendamento, dal momento che sembra acclarata la sua presentazione.
Quest'ultimo è un compito che spetta alla Presidenza della Camera, anche in considerazione del fatto che interloquire con il Governo mi sembra assolutamente inutile a causa della sua assenza, che è un ulteriore segnale di totale disattenzione nei confronti del Parlamento. Vorrei esprimere la mia solidarietà ai colleghi della maggioranza che sono costretti a fare questa sceneggiata, a fronte di un Governo che invece dovrebbe avere rispetto, certamente dell'opposizione, ma anche dei deputati della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Colleghi, mi permetto di avanzare una proposta. Vi è ancora qualche collega che precedentemente aveva chiesto di parlare, ma a tutti i gruppi è stato consentito di intervenire. A questo punto, mi permetterei di formulare una proposta. Essendo stata sollecitata l'anticipazione della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, che è l'organo preposto a definire la prosecuzione dei nostri lavori, mi sembra che in quella sede sia possibile apprezzare le valutazioni di tutti. Il Presidente Bertinotti è disponibile ad anticiparne da subito - quindi alle 19 - la convocazione. È del tutto evidente che dovremmo collaborare, se l'obiettivo che condividiamo è la conclusione della nostra discussione.
Pertanto, propongo di convocare immediatamente la Conferenza dei presidenti di gruppo; del resto, il Presidente Bertinotti ha già deciso in tal senso ed ha stabilito che essa si riunisca alle 19.
Sospendo dunque la seduta, che riprenderà a conclusione dei lavori della Conferenza dei presidenti di gruppo, immediatamente convocata presso la sala dei ministri (Applausi).
La seduta, sospesa alle 19, è ripresa alle 19,35.
PRESIDENTE. A seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, come d'intesa, e secondo quanto unanimemente convenuto nella stessa, la seduta sarà sospesa fino alle 23.
Avverto che, prima della precedente sospensione della seduta, la Commissione bilancio ha presentato ulteriori proposte emendative (vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 4), che sono in distribuzione.
Sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 19,40, è ripresa alle 23,35.
PRESIDENTE. Con riferimento agli emendamenti presentati dalla Commissione prima della sospensione della seduta, avverto che debbono ritenersi inammissibili per estraneità di materia le seguenti proposte emendative: l'emendamento 57.651, il quale reca disposizioni relative ai docenti convenzionati degli istituti di formazione della Marina militare (analogo agli emendamenti 57.97, 57.133 e 57.146, già dichiarati inammissibili presso la Commissione bilancio); l'articolo aggiuntivo 99.0650, che destina un finanziamento alla Commissione per la vigilanza e il controllo sul doping, riproducendo il contenuto di una disposizione del disegno di legge finanziaria
stralciata dalla Presidenza della Camera nella seduta del 5 ottobre 2006; l'emendamento 109.650, limitatamente all'ultimo periodo del capoverso 1-ter, il quale esclude i consorzi di garanzia collettiva dei fidi dall'osservanza di obblighi posti dalla normativa antiriciclaggio (analogo all'emendamento 109.14, già dichiarato inammissibile presso la Commissione bilancio); l'articolo aggiuntivo 137.065, volto a disciplinare l'attività di dragaggio dei porti (identico agli articoli aggiuntivi 137.05, 137.09, 137.07 e 137.08, già dichiarati inammissibili presso la Com- missione bilancio); il subemendamento 0.142.600.650, recante un finanziamento di carattere localistico destinato alla strada statale n. 120-Fiumefreddo (analogo all'articolo aggiuntivo 142.06, già dichiarato inammissibile per estraneità di materia presso la Commissione bilancio); l'emendamento 163.650, il quale dispone un finanziamento in favore del Parco della pace in Sant'Anna di Stazzema (analogo all'emendamento 163.37, già dichiarato inammissibile presso la Commissione bilancio); l'articolo aggiuntivo 205.0650, che istituisce un fondo per incentivare l'attività musicale dei giovani; l'articolo aggiuntivo 214.0650, in materia di tutela del patrimonio storico e culturale della comunità degli esuli italiani dall'Istria, da Fiume e dalla Dalmazia (analogo all'articolo aggiuntivo 214.065, già dichiarato inammissibile presso la Commissione bilancio).
Sono inoltre inammissibili per carenza di compensazione: l'articolo aggiuntivo 30.0650, in quanto suscettibile di determinare effetti negativi in termini di saldo netto da finanziare, sia con riferimento alla clausola di salvaguardia per le regioni a statuto speciale e le province autonome, sia con riferimento alla previsione per cui il gettito delle imposte sostitutive dei tributi spettanti ai medesimi enti territoriali affluirebbe integralmente ai bilanci dei medesimi enti; l'emendamento 59.650, in quanto, escludendo i piccoli comuni non soggetti al patto di stabilità interno dall'obbligo di ridurre le spese di personale dell'1 per cento rispetto al corrispondente ammontare dell'anno 2004, determina il venir meno di parte dei risparmi ascritti all'articolo 1, comma 198, della legge n. 266 del 2005; il subemendamento 0.101.500.650, in quanto interviene sulle norme di attuazione dello statuto della regione siciliana, prevedendo che il trasferimento delle competenze statali alla regione avvenga anche in modo non simmetrico rispetto al trasferimento delle quote di competenza fiscale dello Stato.
Ha chiesto di parlare il ministro per i rapporti con il Parlamento, deputato Vannino Chiti. Ne ha facoltà.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, colleghi, come avevo annunciato oggi durante la Conferenza dei presidenti di gruppo, questa sera il Consiglio dei ministri mi ha autorizzato a preannunciare la posizione della questione di fiducia su un emendamento interamente sostitutivo delle parti del disegno di legge finanziaria non ancora esaminate, sul quale il Governo porrà la questione di fiducia una volta che la Presidenza ne avrà vagliato l'ammissibilità.
Mi riservo di fare qualche considerazione domani nel corso della posizione della questione di fiducia, mentre stasera mi limito a ringraziare per il lavoro svolto sia nelle Commissioni di merito, sia nella V Commissione, i presidenti, il relatore e i rappresentanti della maggioranza e dell'opposizione, anche se un lavoro così complesso ci porta oggi, per l'esigenza di evitare di rischiare l'esercizio provvisorio e di concludere la sessione di bilancio della Camera, a preannunciare la posizione della questione di fiducia su questo emendamento.
Il maxiemendamento, signor Presidente, si muove rigorosamente nell'ambito dei confini rappresentati dai testi che sono stati consegnati alla Camera dal Governo, dal relatore o anche, in alcuni casi, dai deputati, anche dell'opposizione. Questo è l'ambito in cui il maxiemendamento del Governo si configura.
ELIO VITO. Quante pagine sono? Quanti i commi?
PRESIDENTE. Do atto al Governo di avere depositato l'emendamento 16.500, sostitutivo dell'articolo 16 del testo e soppressivo dei successivi articoli del disegno di legge e di avere contestualmente preannunciato l'intenzione di porre la questione di fiducia sulla sua approvazione.
Come da prassi, la Presidenza effettuerà il vaglio di ammissibilità sul testo depositato. All'esito di tale vaglio, il testo sarà, come di consueto, posto a disposizione del Comitato dei nove e dell'Assemblea.
Come convenuto nell'ambito della Conferenza dei presidenti di gruppo, il seguito dell'esame del disegno di legge finanziaria è rinviato alla seduta di domani, alle 11.
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, il mio intervento non riguarda l'argomento finora trattato. In qualche modo avevamo quasi preannunciato la richiesta che il ministro Turco venga a riferire in aula, ovviamente terminato l'iter del disegno di legge finanziaria, sulle motivazioni che l'hanno indotta ad adottare un provvedimento cosiddetto regolamentare (ma vi sono dubbi sul fatto che vi siano in esso profili anche normativi), relativo all'aumento della quantità degli «spinelli» consentiti per uso personale...
FERDINANDO BENITO PIGNATARO. Le canne!
ANTONIO LEONE. Le cosiddette «canne». Intanto vi sono dubbi sulla possibilità di arrivare ad una sorta di legiferazione al di fuori dei normali canali ed inoltre le motivazioni che hanno portato il ministro Turco all'adozione di tale provvedimento si sono rivelate inesistenti. Infatti, si è parlato di un aumento del numero degli arresti, notizia che invece è stata successivamente smentita. Insomma, vi sono una serie di questioni che potrebbero essere chiarite soltanto con un intervento in quest'aula del ministro Turco.
LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, anche il gruppo dell'UDC si associa alla richiesta che il ministro Turco riferisca in aula per la semplice comunicazione delle motivazioni della sua decisione.
PAOLA FRASSINETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, il gruppo di Alleanza Nazionale si associa alla richiesta di chiarificazioni in aula da parte del ministro Turco.
GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, mi associo, a nome del gruppo della Lega Nord Padania, alla richiesta del collega Leone.
PIETRO RAO. Chiedo di parlare
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIETRO RAO. Signor Presidente, anche la componente politica Movimento per l'Autonomia del gruppo Misto si associa a questa richiesta.
PRESIDENTE. Colleghi deputati, è presente in aula il ministro per i rapporti con il Parlamento, del quale acquisiremo l'opinione. In ogni caso, sottolineando che si tratta di una richiesta avanzata da tutti i gruppi dell'opposizione, credo sia possibile ipotizzare una comunicazione da parte del ministro, se il Governo lo riterrà, subito dopo la conclusione della sessione di bilancio.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Venerdì 17 novembre 2006, alle 11:
Seguito della discussione del disegno di legge:
Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007) (1746-bis-A).
- Relatore: Ventura.
La seduta termina alle 23,40.