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PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno presentati.
Ricordo che prima della sospensione della seduta si sono conclusi gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno.
Avverto che gli ordini del giorno Lusetti n. 9/1475/7, Giorgio Merlo n. 9/1475/49 e Vico n. 9/1475/68 sono stati ritirati dai presentatori.
Invito il Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, prima di formulare il parere sui singoli ordini del giorno, vorrei delineare il metodo e il criterio seguiti.
Signor Presidente, signori deputati, gli ordini del giorno presentati entro il termine prestabilito dalla Presidenza sono stati 199. Malgrado la ristrettezza dei tempi assegnati al Governo per la valutazione di una tale mole di atti di indirizzo, essi sono stati singolarmente e con la massima attenzione verificati. Ogni parere espresso è stato accompagnato da una motivazione che, forse, nel seguito della discussione difficilmente potrà essere espressa nella sua interezza. Tuttavia, garantisco ai presentatori sull'esauriente e scrupoloso impegno che è stato posto nell'esame degli ordini del giorno. Proprio per l'esiguità dei tempi a disposizione, ho ritenuto opportuno e rispettoso delle prerogative dei deputati presentatori far precedere il parere del Governo da una sintetica esplicitazione dei criteri adottati nella loro valutazione.
In primo luogo, per quanto concerne gli ordini del giorno non accettati, l'espressione del parere negativo è stata in primo luogo riconducibile alla natura di decreto-legge collegato, riconosciuta al decreto-legge in oggetto. Dunque, non sono stati
accolti gli ordini del giorno onerosi o con effetti negativi sui saldi, ovvero estranei per materia al decreto-legge. Eguale parere negativo è stato rivolto sugli ordini del giorno le cui motivazioni sono esplicitamente contrarie alla disposizione del decreto-legge ed espressi in termini inaccettabili e nei quali l'impegno richiesto al Governo è contrario al dettato e allo spirito del decreto stesso. Analogo parere negativo è stato espresso sugli ordini del giorno che prevedono impegni che fuoriescono dalla competenza del Governo.
In secondo luogo, per taluni ordini del giorno si è chiesto ai presentatori il ritiro. Ciò è avvenuto allorché quanto richiesto al Governo è già previsto dalla normativa vigente, ovvero quando più correttamente le questioni proposte possono trovare collocazione nei documenti di bilancio o, in ultimo, in provvedimenti legislativi più generali che afferiscono alla materia trattata.
In terzo luogo, sono stati accolti, purché trasformati in raccomandazione, gli ordini del giorno nei quali l'impegno ad agire del Governo può essere invece ricondotto ad una valutazione delle opportunità o del monitoraggio delle motivazioni sottoposte dai presentatori.
In quarto luogo, infine, per altri ordini del giorno l'accoglimento, sia pieno che come raccomandazione, è stato subordinato ad una riformulazione puntualmente esplicitata nell'espressione dei singoli pareri. Qualora le condizioni e le proposte del Governo non fossero accettate, gli ordini del giorno vanno considerati respinti.
Mi accingo quindi ad esprimere il parere sui singoli ordini del giorno.
Il Governo accetta l'ordine del giorno n. 9/1475/1.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno n. 9/1475/2...
FRANCESCO MARIA AMORUSO. Il nome del firmatario!
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo scusa.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Dioguardi n. 9/1475/1 ed accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Francescato n. 9/1475/2 e Smeriglio n. 9/1475/3.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Benzoni n. 9/1475/4, se riformulato, nella parte dispositiva, sostituendo le parole da: «ad adottare» fino a «opportune» con le seguenti: «ad adottare, con la necessaria gradualità, in occasione della prossima sessione di bilancio e nel quadro delle compatibilità finanziarie, le opportune».
Il Governo accetta l'ordine nel giorno Crema n. 9/1475/5, se riformulato, nella parte dispositiva, con la soppressione della locuzione «in farmacia» e dell'ultima parte, a partire dalla parola «opportune» fino alla fine.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Villetti n. 9/1475/6 ed invita i presentatori dell'ordine del giorno Iacomino n. 9/1475/8 a ritirarlo.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Andrea Ricci n. 9/1475/9 (Nuova formulazione) ed accetta gli ordini Caruso n. 9/1475/10 e Pegolo n. 9/1475/11.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mungo n. 9/1475/12, se riformulato nella parte dispositiva sostituendo il termine «adottare» con il seguente: «valutare».
In merito all'ordine del giorno Cogodi n. 9/1475/13, il Governo invita i firmatari al ritiro, suggerendo di riformularlo nel corso dell'iter del provvedimento sulla tutela del risparmio, in corso di esame.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Piro n. 9/1475/14 ed accetta l'ordine del giorno Leo n. 9/1475/15, se riformulato sopprimendo l'ultimo paragrafo della parte motiva, a partire dalle parole « in tale contesto», e l'espressione «prevedendo meccanismi forfettari di pagamento dell'acconto stesso» al termine della parte dispositiva.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Quartiani n. 9/1475/16, nonché l'ordine del giorno Iannuzzi n. 9/1475/17 (Nuova formulazione), se riformulato nella parte dispositiva scrivendo nella seconda riga:
«nell'ambito della prossima sessione di bilancio e delle compatibilità finanziarie» e, nella quinta riga: «riduzione dell'IVA al 10 per cento in coerenza con le normative comunitarie».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Pinotti n. 9/1475/18 (Nuova formulazione) ed accetta l'ordine del giorno Tessitore n. 9/1475/19 se riformulato sostituendo nella parte dispositiva il termine «adottare» con il seguente: «valutare».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Zeller n. 9/1475/20 ed invita al ritiro i firmatari dell'ordine del giorno Bressa n. 9/1475/21, impegnandosi a risolvere la questione contingente in via amministrativa secondo la legislazione ordinaria.
Il Governo invita al ritiro anche il presentatore dell'ordine del giorno Galletti n. 9/1475/23; accetta invece gli ordini del giorno Fincato n. 9/1475/24 (Nuova formulazione), Giudice n. 9/1475/25 e Suppa n. 9/1475/26.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Li Causi n. 9/1475/27, purché riformulato sostituendo, nella parte dispositiva, le parole da: «previsti» fino alla fine con le seguenti: «a definire nuovi e più rigorosi criteri di accesso alle provvidenze previste dalla legge 7 agosto 1990, n. 250».
L'ordine del giorno Strizzolo n. 9/1475/28 è accettato dal Governo purché riformulato. L'ultima frase della parte dispositiva, che comincia con le parole: «eventualmente le opportune iniziative», andrebbe sostituita, fino alla fine, con le seguenti parole: «eventuali aggiustamenti temporali».
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Montani n. 9/1475/29, Grimoldi n. 9/1475/30, Bricolo n. 9/1475/31, Dozzo n. 9/1475/32, Goisis n. 9/1475/33, Fava n. 9/1475/34, Allasia n. 9/1475/35, Filippi n. 9/1475/36, Fugatti n. 9/1475/37, Brigandi' n. 9/1475/38 e Dussin n. 9/1475/39.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Pini n. 9/1475/40 ed accetta solo la parte dispositiva dell'ordine del giorno Cota n. 9/1475/41.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Gibelli n. 9/1475/42, Stucchi n. 9/1475/43, Lussana n. 9/1475/44 e Garavaglia n. 9/1475/45.
Il Governo accetta soltanto la parte del dispositiva dell'ordine del giorno Caparini n. 9/1475/46, invita al ritiro dell'ordine del giorno Alessandri n. 9/1475/47 ed accetta l'ordine del giorno Benvenuto n. 9/1475/48. L'ordine del giorno Giorgio Merlo n. 9/1475/49 è stato ritirato.
Il Governo invita al ritiro degli ordini del giorno Uggè n. 9/1475/50, facendo riferimento all'impegno del Governo a risolvere in via amministrativa la questione (come ho già detto, in precedenza, in merito ad analogo ordine del giorno), e Pizzolante n. 9/1475/51.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Gambescia n. 9/1475/52, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Costantini n. 9/1475/53 ed accetta gli ordini del giorno Buontempo n. 9/1475/54, Giulietti n. 9/1475/55 e De Biasi n. 9/1475/56.
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Ceccuzzi n. 9/1475/57, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Crisci n. 9/1475/58, accetta l'ordine del giorno D'Ulizia n. 9/1475/59, non accetta l'ordine del giorno Amoruso n. 9/1475/60, accetta l'ordine del giorno Fedi n. 9/1475/61, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Nicco n. 9/1475/62.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Widmann n. 9/1475/63, purché riformulato espungendo dall'ultimo capoverso della parte motiva le parole: «prevedendo un limite di euro due milioni»; a giudizio del Governo, le parole indicate devono essere espunte affinché l'ordine del giorno sia accettato.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Attili n. 9/1475/64, purché riformulato eliminando dalla parte dispositiva la frase che comincia con le parole: «a chiarire gli elementi citati» fino alla fine.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Meta n. 9/1475/65, accetta la parte dispositiva dell'ordine del giorno Burtone n. 9/1475/66, accetta l'ordine
del giorno Brugger n.9/1475/67. L'ordine del giorno Vico n. 9/1475/68 è stato ritirato.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Camillo Piazza n. 9/1475/69, non accetta l'ordine del giorno Saglia n. 9/1475/70, accetta l'ordine del giorno Gamba n. 9/1475/71, accetta l'ordine del giorno Ruggeri n. 9/1475/72, purché riformulato eliminando i numeri 3) e 4) della parte dispositiva, lasciando, quindi, soltanto i numeri 1) e 2).
Il Governo accetta l'ordine del giorno Violante n. 9/1475/73. Il Governo accetta anche l'ordine del giorno Nannicini n. 9/1475/74, purché riformulato aggiungendo, alla fine della parte dispositiva, il seguente periodo: «, ferma restando la facoltà impositiva dei comuni».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Ossorio n. 9/1475/75. Il Governo accetta l'ordine del giorno D'Agrò n. 9/1475/76, purché riformulato aggiungendo, al secondo capoverso della parte dispositiva, prima delle parole: «a rivedere la normativa esistente», le seguenti parole: «a compiere un riesame e, eventualmente,».
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Formisano n. 9/1475/77 e Greco n. 9/1475/78, non accetta l'ordine del giorno Zinzi n. 9/1475/79, invita al ritiro dell'ordine del giorno Vacca n. 9/1475/80, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Cancrini n. 9/1475/81, accetta l'ordine del giorno Crapolicchio n. 9/1475/82, non accetta l'ordine del giorno Bellotti n. 9/1475/83, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Buonfiglio n. 9/1475/84, non accetta l'ordine del giorno Catanoso n. 9/1475/85.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mantini n. 9/1475/86, purché riformulato inserendo, dopo le parole: «le opportune iniziative al fine di», le parole: «pervenire all'approvazione delle tariffe professionali», in luogo della parola: «approvare» nonché eliminando le parole: «Forum o», lasciando, quindi, soltanto il testo: «entro pochi mesi un tavolo tecnico».
Il Governo invita al ritiro, per la sua eventuale riproposizione in sede di esame della legge di bilancio, dell'ordine del giorno Rotondo n. 9/1475/87, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Pellegrino n. 9/1475/88 ed accetta l'ordine del giorno Maran n. 9/1475/89.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Cesini n. 9/1475/90, purché riformulato inserendo, dopo le parole: «impegna il Governo», le seguenti: «a valutare l'opportunità di» (e segue il testo: «adottare le opportune iniziative», e via di seguito).
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/1475/91, Bodega n. 9/1475/92, Maroni n. 9/1475/93, Pottino n. 9/1475/94, Gianfranco Conte n. 9/1475/95, La Loggia n. 9/1475/96, Elio Vito n. 9/1475/97 e Leone n. 9/1475/98.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Zanetta n. 9/1475/99, non accetta l'ordine del giorno Aracu n. 9/1475/100, invita al ritiro dell'ordine del giorno Jannone n. 9/1475/101, accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Sanza n. 9/1475/102, Ceroni n. 9/1475/103, Gregorio Fontana n. 9/1475/104 e Caligiuri n. 9/1475/105.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Milanato n. 9/1475/106, Bernardo n. 9/1475/107 e Moroni n. 9/1475/108.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Marras n. 9/1475/109, purché riformulato. Nella parte dispositiva, tra le parole: «ad avviare quanto prima un tavolo di consultazione con la Regione Sardegna al fine di adottare» e la parola: «iniziative», andrebbero aggiunte le parole: «le necessarie», mentre dovrebbe cadere tutto il testo successivo, dalle parole: «volte a riconoscere» fino alla fine.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Testoni n. 9/1475/110, invita al ritiro dell'ordine del giorno Picchi n. 9/1475/111, non accetta gli ordini del giorno Fabbri n. 9/1475/112, Garagnani n. 9/1475/113, Aprea n. 9/1475/114, Marinello n. 9/1475/115 e Baldelli n. 9/1475/116 ed accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Fallica n. 9/1475/117.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Verro n. 9/1475/118, purché riformulato
eliminando i tre capoversi finali della premessa (cioè, i paragrafi che cominciano con le parole: «tale limitazione», «l'esclusione di tali società» e «il divieto di partecipare») ed aggiungendo alla parte dispositiva, dopo le parole: «delle società pubbliche più consona», le seguenti: «che permetta di valorizzare il patrimonio di capacità operative in possesso delle società».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Palmieri n. 9/1475/119 limitatamente al dispositivo, sull'ordine del giorno Armosino n. 9/1475/120 il parere è contrario, mentre l'ordine del giorno Di Centa n. 9/1475/121 è accettato limitatamente al dispositivo. Il Governo, inoltre, invita al ritiro degli ordini del giorno Giacomoni n. 9/1475/122 e Di Virgilio n. 9/1475/123.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Fedele n. 9/1475/124, Crosetto n. 9/1475/125 e Lainati n. 9/1475/126.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lazzari n. 9/1475/127; invita al ritiro dell'ordine del giorno Mondello n. 9/1475/129; non accetta l'ordine del giorno Nan n. 9/1475/130; invita al ritiro degli ordini del giorno Osvaldo Napoli n. 9/1475/131 e Palumbo n. 9/1475/132; non accetta l'ordine del giorno Pelino n. 9/1475/13; invita al ritiro dell'ordine del giorno Adornato n. 9/1475/134; accetta l'ordine del giorno Gioacchino Alfano n. 9/1475/135; non accetta l'ordine del giorno Baiamonte n. 9/1475/136; accetta l'ordine del giorno Carlucci n. 9/1475/138.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Ravetto n. 9/1475/140, Carfagna n. 9/1475/141, Verdini n. 9/1475/142 e Biancofiore n. 9/1475/143. Sull'ordine del giorno Bruno n. 9/1475/144 il parere è favorevole limitatamente al dispositivo.
Sugli ordini del giorno Boscetto n. 9/1475/145, Santelli n. 9/1475/146 e Bertolini n. 9/1475/147 il parere è contrario, mentre sull'ordine del giorno Mazzocchi n. 9/1475/149 vi è un invito al ritiro.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Raisi n. 9/1475/150, purché riformulato nel senso di sostituire, successivamente all'espressione «impegna il Governo», la parola «adottare» con la seguente: «valutare».
Sugli ordini del giorno Murgia n. 9/1475/151 e Benedetti Valentini n. 9/1475/152 il parere è contrario. L'ordine del giorno Germontani n. 9/1475/153 è accettato come raccomandazione. Sull'ordine del giorno Castiello n. 9/1475/154 il parere è contrario.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Antonio Pepe n. 9/1475/155, purché riformulato nel senso di sopprimere l'ultimo paragrafo della parte motiva, quello che inizia con l'espressione «non appare chiaro».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Holzmann n. 9/1475/156 ed accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Martinelli n. 9/1475/157.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Foti n. 9/1475/158 e Bocchino n. 9/1475/159. L'ordine del giorno Pezzella n. 9/1475/160 è accolto come raccomandazione. L'ordine del giorno Landolfi n. 9/1475/161 non è accettato, mentre l'ordine del giorno Airaghi n. 9/1475/162 è accolto come raccomandazione.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Salerno n. 9/1475/163 e Armani n. 9/1475/164. Sull'ordine del giorno Bono n. 9/1475/165 vi è un invito al ritiro, con un eventuale riesame in sessione di bilancio. L'ordine del giorno Angela Napoli n. 9/1475/166 è accolto come raccomandazione. L'ordine del giorno Patarino n. 9/1475/167 è accettato, mentre il Governo non accetta l'ordine del giorno Rampelli n. 9/1475/168.
L'ordine del giorno Alberto Giorgetti n. 9/1475/169 è accolto come raccomandazione. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Porcu n. 9/1475/170. Gli ordini del giorno Nespoli n. 9/1475/171 e Frassinetti n. 9/1475/172 sono accolti come raccomandazione.
L'ordine del giorno Giorgio Conte n. 9/1475/173 è accettato purché riformulato nel senso di espungere, nella parte d'impegno, le parole «ad adottare», nonché la parte del testo successiva a «locazione finanziaria», vale a dire da «che sembrerebbe» sino alla fine.
L'ordine del giorno Ulivi n. 9/1475/174 è accettato purché riformulato nel senso
di aggiungere, all'inizio dell'impegno del Governo, le parole: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Menia n. 9/1475/175, Cosenza n. 9/1475/176, Ciccioli n. 9/1475/177, Filipponio Tatarella n. 9/1475/178, Contento n. 9/1475/179, Briguglio n. 9/1475/180, Pedrizzi n. 9/1475/181, Consolo n. 9/1475/182, Mancuso n. 9/1475/183, Moffa n. 9/1475/184, Siliquini n. 9/1475/185 e Migliori n. 9/1475/186.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Motta n. 9/1475/187 ed accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Delfino n. 9/1475/188.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Tabacci n. 9/1475/189, mentre non accetta l'ordine del giorno Volontè n. 9/1475/190. Accetta, invece, l'ordine del giorno Mazzoni n. 9/1475/191. L'ordine del giorno Compagnon n. 9/1475/192 è accolto come raccomandazione. L'ordine del giorno De Laurentiis n. 9/1475/193 non è accettato.
Gli ordini del giorno Emerenzio Barbieri n. 9/1475/194 e Ciocchetti n. 9/1475/195 sono accolti come raccomandazione. Sull'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/1475/196 vi è un invito al ritiro. Il Governo non accetta gli ordini del giorno D'Alia n. 9/1475/197 e Tassone n. 9/1475/198, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Diliberto n. 9/1475/199.
Infine, signor Presidente, le chiedo scusa, ma sull'ordine del giorno Verro n. 9/1475/118 mi sono dimenticato di proporre una riformulazione, nel senso di espungere, nell'impegno al Governo, l'ultima frase, quella che inizia «in quanto, lasciando inalterata la normativa, si rischierebbe la distruzione di tali società». Questa parte del testo dell'ordine del giorno citato, a giudizio del Governo, deve essere espunta.
NICOLA BONO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Chiede di parlare sull'ordine dei lavori?
NICOLA BONO. No, signor Presidente, vorrei intervenire sul merito della discussione che stiamo svolgendo.
PRESIDENTE. Onorevole Bono, può iscriversi a parlare in sede di dichiarazione di voto finale.
NICOLA BONO. Signor Presidente, mi consenta di intervenire: vorrei chiedere una precisazione che credo sia pregiudiziale ai fini della prosecuzione dei lavori.
Il rappresentante del Governo ha detto, testualmente, che tra i criteri di accoglimento o di reiezione degli ordini del giorno vi è anche quello degli ordini del giorno estranei per materia. Desideravo capire se vi è stata una modifica regolamentare per cui il Governo, oggi, assolve alle funzioni che prima erano del Presidente della Camera. Infatti, fino a prova contraria, la valutazione circa l'inammissibiltà per materia appartiene ad organo diverso dal Governo.
PRESIDENTE. La competenza sulla valutazione di ammissibilità degli ordini del giorno è della Presidenza, che ha formulato il relativo elenco; il Governo si è limitato a rappresentare il suo parere.
NICOLA BONO. Signor Presidente, a questo punto, chiarisca il Governo cosa intendeva dire quando ha richiamato, al punto 1 dei criteri di ammissibilità e di reiezione degli ordini del giorno, quello della estraneità per materia, dal momento che non gli compete.
PRESIDENTE. Ferme le competenze della Presidenza, credo che il Governo possa rappresentare le sue ragioni. Signor sottosegretario, intende rispondere?
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, posso solo precisare quanto detto in premessa, vale a dire che si intende non afferenza di materia quella riferita alle norme contenute nel decreto-
legge in esame, ovvero all'effetto negativo sui saldi (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)...
PRESIDENTE. Onorevole Bono, la Presidenza ha indicato quali ordini del giorno erano inammissibili. Su questa base, il Governo ha formulato le sue valutazioni.
Se non si ritiene soddisfatto, in ordine all'intervento del Governo...
NICOLA BONO. Signor Presidente, non è che io non sia soddisfatto. Non ho capito. Sugli ordini del giorno che vengono dichiarati estranei per materia il Governo non si pronuncia. Non inserisce il criterio dell'estraneità tra quelli che stanno alla base della reiezione di un ordine del giorno. Semplicemente, non si pronuncia. Pertanto, se cita tra i criteri di reiezione quello dell'estraneità per materia, dice una cosa impropria e illegittima, perché non spetta al Governo stabilire quel criterio. Ciò spetta alla Presidenza e io chiedo un chiarimento in questo senso.
PRESIDENTE. Il Governo ha espresso il parere su tutti gli ordini del giorno dichiarati ammissibili dalla Presidenza. Non è entrato nelle competenze della Presidenza.
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, prima che inizino le votazioni sugli ordini del giorno, intervengo sull'ordine dei lavori. Considerando ciò che sta accadendo a seguito dell'entrata in vigore dell'indulto - decine e decine di detenuti che escono dalle carceri e vi rientrano per delitti compiuti immediatamente dopo la scarcerazione - e tenendo conto dell'emergenza che si va determinando a seguito della scarcerazione di immigrati...
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo...
TEODORO BUONTEMPO. Ho terminato, Presidente. Chiedo soltanto che, alla riapertura dei lavori, il Governo rappresenti all'Assemblea la situazione e ci faccia sapere quali provvedimenti intende adottare, quali strutture ha allestito nel frattempo per far fronte sia all'emergenza immigrati sia alla mancanza di lavoro. Altrimenti, l'indulto rischia di moltiplicare la delinquenza nel nostro paese!
PRESIDENTE. Il Governo è presente in aula nella persona del ministro Chiti, che credo abbia recepito la sua richiesta.
Ha chiesto di parlare di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marras. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MARRAS. Signor Presidente, signor sottosegretario, parto dallo stato di confusione che si manifesta anche nell'accoglimento del mio ordine del giorno n. 9/1475/109, che non ho potuto illustrare ieri per i tempi troppo ristretti, essendo troppo in basso nell'elenco.
Credo che, realmente, in merito a questo provvedimento abbiate le idee molto confuse: parlate di una privatizzazione che forse non è ancora compiuta e per la quale sicuramente l'Italia non è ancora pronta. Credo che guardiate con poca attenzione ai riflessi di questo provvedimento, con gli avvocati che, oltre i cento euro - cito gli avvocati per tutti i professionisti -, dovranno far utilizzare i POS che, come voi sapete, si addicono molto di più ai negozi di alimentari e di altro genere.
Ritengo si tratti di una situazione che serve soltanto a voi; serve al Governo per controllare ancora meglio, se fosse necessario, e serve a Visco per poter avere l'occhio su tutto, in particolare sui conti correnti bancari. Così, finalmente, avrete chiara la situazione e potrete infierire fortemente sui contribuenti, come se non fossero già vessati ormai da anni, in maniera determinata. E lo testimoniano le tante chiusure di attività di questi anni. Avreste dovuto guardare meglio le statistiche per sapere quante attività hanno chiuso in questi anni e quanti fatturati sono diminuiti.
Oltre che del contesto generale, devo parlare anche del nostro ordine del giorno sulla Sardegna, che mi sta a cuore. Signor sottosegretario, lei ha accettato l'ordine del giorno soltanto fino al punto in cui si dice «ad adottare iniziative». Così si impegna il Governo ad aprire un tavolo che è già stato aperto dal Governo Berlusconi, all'epoca, con l'intervento e l'interessamento del ministro Pisanu e del sottosegretario Cicu, i quali ebbero un incontro con il presidente della regione. Il Governo Berlusconi ha già avviato quel tavolo. Quindi, le possibilità sono due. Una possibilità è che lo abbiate chiuso. E, se avete chiuso quel tavolo, avete fatto male. Naturalmente, di ciò informeremo la Sardegna, i sardi. E dovete spiegare perché il sottosegretario Letta, il 24 luglio, è venuto in Sardegna a dire che siete pronti a dare la prima tranche in finanziaria, mentre nel DPEF non nominate mai la parola «Sardegna» nella parte economica. Dopo di che, tirate fuori i soldi da dare alla Sardegna come tranche! E lei non accetta il mio ordine del giorno, dopo l'impegno di un autorevolissimo rappresentante del Governo di meno di dieci giorni fa?
Allora, andate in giro ad illudere la gente e poi non accettate un semplicissimo ordine del giorno. Del tavolo non ce ne facciamo assolutamente nulla, anzi lo rigettiamo. Siamo stanchi di essere presi in giro! Avete agitato le piazze l'anno scorso contro il Governo Berlusconi, portando in piazza tutti i sindacati, portando in piazza le categorie in maniera interessata. Quest'anno non è andato in piazza nessuno; ma li porteremo noi in piazza! Questa volta - come ha detto ieri qualche nostro autorevole esponente - andremo noi in piazza. E invito i colleghi del centrosinistra sardi ad essere uniti con noi, in piazza, come noi lo fummo con loro l'anno scorso. Credo ci sia realmente bisogno che lei riveda il suo parere e accetti anche la parte dell'ordine del giorno in cui si chiede di dare il dovuto, in cui si chiede che 4, 5 miliardi di euro vengano dati alla Sardegna, anche in maniera dilazionata. Quindi, signor sottosegretario, si impegni per questo, come ha detto il sottosegretario Letta. Si impegni in tal senso e noi saremo disposti a collaborare. A collaborare ad un piano, e non a collaborare nel fumo che ancora diffondete continuamente e costantemente.
Credo ci sia veramente da gridare allo scandalo, perché ci troviamo in una condizione di reale difficoltà, per mille motivi, che vanno imputati - e lo capisce anche lei - alle tasse. Addirittura vengono imposte le tasse portuali, sempre da un vostro rappresentante - questa volta regionale - che sta facendo scappare, fortunatamente, tutti in Corsica. E volevo ricordare al Governo - che è intervenuto attraverso Visco presso il governatore Soru - che la Corsica è francese. Quindi, la Corsica non è italiana. E voi mandate le barche in Corsica, che nei porti sta scrivendo «grazie Sardegna». La Sardegna è in Italia, quindi si può tradurre in «grazie Italia». Se questa è la vostra politica fiscale, credo che dobbiate fare un grande favore all'Italia, andando a casa (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giorgio Conte. Ne ha facoltà.
GIORGIO CONTE. Signor Presidente, vorrei ringraziare il Governo per la sua presenza e per la puntuale risposta sugli ordini del giorno. Noi siamo qui a dimostrare, ammesso che ce ne fosse ancora bisogno, che le illazioni e le fastidiose insinuazioni del Presidente Prodi relativamente alla nostra voglia anticipata di andare in ferie sono smentite dalla necessità, invece, di approfondire ulteriormente e di discutere nel merito il provvedimento tramite l'unico strumento che ci rimane a disposizione, che è l'ordine del giorno. E, dopo una maratona notturna, siamo qui a svolgere le dichiarazioni di voto su questi ordini del giorno, che si rendono necessarie soltanto perché non è stato possibile discutere nel merito del provvedimento e quindi non si è avuto il tanto annunciato approfondimento, confronto e dialogo tra le forze politiche di maggioranza e di opposizione, tra il Governo e tutto il Parlamento.
Avete preferito la «scorciatoia» della settima fiducia in poche settimane di Governo, la più chiara ed evidente dimostrazione delle difficoltà genetiche di una maggioranza divisa ed eterogenea, che ha paura del Parlamento, che ha paura di aprirsi al confronto ed al dialogo, tanto auspicato dal Presidente del Consiglio in campagna elettorale ed anche dal Capo dello Stato, da quando si è insediato, ma mai tanto disatteso e respinto come nelle prime settimane di questa nuova legislatura. Ciò è un segno che la politica dei «predicare bene» e «razzolare male» è la politica di questa maggioranza e di questo Governo.
È pur vero, tuttavia, che la vittoria elettorale consente al Governo di procedere con le riforme che ritiene utili e necessarie, ma in questo caso abbiamo assistito, oltre alla mancanza dei presupposti di costituzionalità della decretazione d'urgenza, ad una precisa volontà, come anticipato poco fa, di evitare il dialogo ed il confronto per arrivare a quella che si poteva auspicare essere effettivamente una riforma condivisa. Anzi, abbiamo sentito dire poche settimane fa che sulle regole non si tratta, che, quindi, non si dialoga e non ci si confronta. Ma ricordiamo bene in campagna elettorale il Presidente del Consiglio Prodi, quando assicurava e rassicurava, a proposito di una pace sociale garantita, con la sua soave beatitudine: invece di tutto ciò, in un sol colpo, il Governo punisce taxisti, farmacisti, professionisti, panificatori e tutte le categorie interessate dal provvedimento. Un vero record, direi!
Ma le difficoltà di questa maggioranza non possono essere assolutamente il pretesto per impedire il dibattito, l'approfondimento, per eventualmente emendare e condividere in parte od in toto e facendo, perché no, magari tesoro anche del lavoro prodotto nella legislatura e dal Governo precedente nei rapporti con tutte le categorie. E, poi, vi è il nervosismo di alcuni settori della maggioranza, con l'insofferenza per alcuni metodi, che hanno già stancato e ci fanno assistere alla presentazione di decine di ordini del giorno anche da parte di illustri esponenti della maggioranza, e con altri interventi fuori luogo e sopra le righe.
Quando si dice che questo provvedimento favorisce alcune categorie e ne punisce altre, le reazioni in quest'aula sono così nervose e confuse che, ieri, l'intervento di un deputato non si capiva se fosse pronunciato sulla scorta della sua qualità, appunto, di deputato o di quella di esponente della Coop che presiede. Soltanto questi ordini del giorno quindi, ci consentono di intervenire nel merito del provvedimento, un provvedimento che siamo sicuri non produrrà alcun vantaggio per la collettività (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Jannone. Ne ha facoltà.
GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, il solo fatto che siamo qui stamane, come stanotte, a discutere di un provvedimento così importante, approfittando di uno strumento tecnico, quale quello degli ordini del giorno, indica di per sé un'assoluta mancanza di dialogo con la maggioranza, che ha voluto impostare un provvedimento che riguarda milioni di persone ed alcune tra le principali categorie produttive del paese senza concedere il minimo ascolto ai diretti interessati.
In questo provvedimento come in quelli precedenti, avete dato al paese uno spettacolo desolante, con ministri che escono dall'aula ed altri che contraddicono quanto i colleghi avevano poco prima detto. Avete creato un provvedimento che, in buona parte, scontenta voi stessi, come abbiamo constatato negli emendamenti presentati, negli interventi, negli ordini del giorno, ed avete voluto insistere su una strada che ha decisamente non accontentato, non reso felici, non migliorato la situazione attuale di tutti i cittadini interessati. Ponetevi alcuni interrogativi, chiedetevi perché vi è stata una forte opposizione nelle piazze quando avete annunciato questi provvedimenti e non meravigliatevi se, una volta che i cittadini
saranno consapevoli di ciò che produrranno le vostre normative, vi sarà nuovamente un ricorso alle piazze.
Non ci si deve scandalizzare se si arriverà ad un contesto di tale tipo, perché è il contesto che voi avete creato, evitando quella camera di compensazione naturale che sarebbe stata quest'aula. La Commissione è stata presa in giro con dichiarazioni assolutamente contraddittorie ed evitando qualsiasi discussione costruttiva, sia con i rappresentanti in Parlamento, sia con i massimi luoghi deputati della politica. Voi siete intervenuti in alcuni ambiti politico-economici nelle vostre prime settimane di Governo.
Anzitutto, l'Alitalia. Ce lo ricordiamo tutti: a mercati aperti, un vostro ministro è riuscito a far crollare il titolo, con dichiarazioni assolutamente avventate. Poi, il mercato immobiliare. Laddove il precedente Governo aveva creato una situazione assolutamente positiva, per cui un intero comparto economico che aveva avuto un vero e proprio boom aveva registrato indici eccezionalmente positivi, con alcuni vostri interventi - poi contraddetti nel corso dell'iter parlamentare - avete fatto crollare le azioni dei titoli quotati in Borsa del mercato immobiliare ed avete lasciato nell'incertezza milioni di cittadini e centinaia di migliaia di imprese, causando un danno gravissimo, probabilmente irreversibile non solo per il mercato interno, ma anche per l'attenzione che gli investitori istituzionali stranieri avevano riservato al comparto edilizio italiano.
Voi vi definite di centrosinistra, ma noi ci ricordavamo di un centro che era moderato, che era disposto al dialogo e che talvolta ricercava il compromesso, e di una sinistra che era attenta alla concertazione, alla centralità del Parlamento ed al dialogo con tutte le categorie interessate, prima di proporre un qualsiasi provvedimento che dovesse riguardarle. Invece, voi siete centrosinistra solo nella dizione. In realtà questa è una coalizione, lo dimostrate ogni giorno, che ha come unico collante quello del potere. Anche in questo caso, non avete certamente pensato al bene delle categorie interessate, ma avete creato una sorta di Stato di polizia tributaria, che crea gravissime ripercussioni nella libertà di ogni cittadino.
L'applauso che ieri ha ricevuto il presidente Berlusconi da quest'aula e da tutta l'opposizione, assolutamente compatta, ha un significato preciso: è un significato di leadership, ma è anche una chiara indicazione - e non è un'indicazione che viene solo dalla politica, dall'aula del Parlamento e dai gruppi parlamentari, ma proviene, molto chiaramente, da tutto il paese e da tutti i cittadini - che viene data ai nostri partiti di fare da serissimo baluardo contro le vostre proposte, contro le vostre normative, che sono assolutamente contrarie ai principi della libertà di impresa ed assolutamente contrarie ai principi della libertà individuale.
È per questo motivo che noi, con ogni mezzo, condurremo una durissima opposizione a tutte le vostre iniziative, assolutamente dannose (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Siliquini. Ne ha facoltà.
MARIA GRAZIA SILIQUINI. Signor Presidente, oggi assistiamo all'ultima parte di un film, ahimè, già molto lungo, in tre parti, onorevoli colleghi, che è iniziato nel 1996, nel 1997 e nel 1998. Questo Governo presenta nella sua struttura ministri che hanno già operato contro i professionisti, contro le casse e contro i lavoratori autonomi nel 1996-1997. Ricordo solo il primo atto di questo film, ossia il tentativo del ministro Bersani di aggredire gli ordini, eliminandoli ed aprendo alle società di capitale, nel 1997. Allora, il 27 dicembre 1997, Visco cercò di «espropriare» le casse private. Dunque, attenzione, onorevoli colleghi, perché il film porta a questo finale, se lo scriveranno loro: prima lo svuotamento degli ordini, poi l'apertura al capitale e, da ultimo, le mani sulle casse.
Alleanza Nazionale, in tempi non sospetti, ha denunziato questa manovra, l'ha indicata, l'ha dichiarata ed ha precisato
che non consentiremo questo passaggio. Nel corso della discussione sulla fiducia a Prodi, abbiamo dato l'avviso al Governo di stare attento a non mettersi su questa strada, perché avrebbe trovato nel nostro gruppo parlamentare, nella nostra forza politica, una barriera insuperabile. Non riuscirete, a colpi di blitz, con colpi «notturni», con colpi di fiducia, ad arrivare a questo risultato!
La seconda parte di questo film è la campagna elettorale, laddove Prodi ha fatto credere ai professionisti italiani che avrebbe concertato le riforme con loro ed i professionisti italiani, quelli incerti, sono stati presi in giro, sono stati raggirati ed hanno creduto che le riforme - primi tra tutti i notai - sarebbero state fatte con loro. Bene, oggi la maschera è caduta.
Noi, oggi, possiamo mostrare ai cittadini italiani e ai professionisti italiani la verità di questo Governo, che opera con blitz notturni, non consente la discussione di alcun emendamento, né alla Camera né al Senato, e non consente il dibattito, con la scusa, con la mera scusa che sono state presentate proposte emendative; come se fosse un reato discutere emendamenti in Parlamento (Commenti dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)! Trovo scandalosa e vergognosa questa osservazione svolta da alcuni deputati della maggioranza. Voi non vi confrontate, voi non affrontate il dibattito, voi scappate con il voto di fiducia (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia - Applausi polemici dei deputati del gruppo de L'Ulivo)!
Voi state scappando con il voto di fiducia, ma i cittadini italiani se ne ricorderanno, non lo dimenticheranno più. Prima o poi, si tornerà a votare - ricordatevelo! - e vi ritornerà addosso la punizione per il comportamento che avete tenuto in questi mesi. Voi lo pagherete con il responso dell'urna e andrete a casa (Commenti dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e dei Verdi - Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
Ebbene, il finale di questo film, con i professionisti, lo scriveremo noi dell'opposizione. Ve lo posso anticipare: sarà la cancellazione di questa legge, che sarà abrogata da un referendum popolare che noi sosterremo, nel mese di settembre, in tutte le città, in tutte le province e in tutti i collegi professionali, con tutti gli ordini e con tutte le federazioni (Commenti dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e dei Verdi)! Vi pentirete di avere trattato i professionisti italiani in questo modo, senza dialogo e senza concertazione!
Vi pentirete di avere pagato la cambiale alle cooperative, ai sindacati e alla Confindustria. Organizzate pure le cene notturne con Montezemolo; i professionisti italiani andranno in piazza. Tanto perché lo ricordiate, visto che avete una memoria, a volte, un po' labile, i professionisti italiani sono 2 milioni e 250 mila. Ciò significa che, se i conti tornano, tra collaboratori, dipendenti, una mamma, un papà e una sorella, sono otto o dieci milioni le persone che voi avete offeso, che avete offeso con un comportamento ignobile (Commenti dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e dei Verdi)! I professionisti italiani se lo ricorderanno e il film lo scriveremo noi: il film mostrerà la cancellazione di questa legge.
Questa è la posizione del gruppo di Alleanza Nazionale (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania - Applausi polemici dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e dei Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicu. Ne ha facoltà.
SALVATORE CICU. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, credo sia importante, in questa fase, trattare anche di un settore che da parte di questo Esecutivo, alla luce del programma presentato nel corso della
campagna elettorale, avrebbe dovuto avere una considerazione molto alta, il settore della difesa.
Ho apprezzato il tentativo della presidente Pinotti di mettere una «pezza», con la presentazione di un ordine del giorno, ad una voragine di disattenzione e di carenze. Mi riferisco, in particolare, a quanto è avvenuto in questi mesi e, cioè, al tentativo di delineare una linea di politica estera. Questo tentativo, alla fine, si è risolto in maniera disastrosa, in quanto tale politica è stata basata solo ed esclusivamente su valutazioni di politica interna, cioè sull'esigenza di far coincidere la cultura di chi ritiene che le resistenze del mondo, soprattutto quelle irachene, debbano essere legittimate rispetto alla nostre missioni di pace nei teatri del mondo e la linea più moderata che, come si è visto, è prevalsa in qualche modo, e che è ispirata alla necessità della continuità rispetto all'azione del Governo Berlusconi. Ciò vale per l'Iraq - dal quale il Governo Berlusconi aveva iniziato, già dal dicembre scorso, il graduale ritiro, con la programmazione di un ritiro totale - ma vale, soprattutto, per la questione dell'Afghanistan, che ha messo in risalto, sia alla Camera sia al Senato, il vero problema della sinistra e della sua gestione della politica estera.
Tutto questo, alla fine, si è tradotto negativamente e in maniera disastrosa nel cosiddetto decreto Bersani. Infatti, colleghi, non deve sfuggire che tale decreto-legge, tra tagli già effettuati e preannunciati, finisce per destinare il taglio maggiore, in misura superiore al 50 per cento, al settore della difesa. Il Governo Berlusconi, con coraggio, aveva attualizzato il percorso della riforma professionale, aveva sentito l'esigenza di tradurre in concreto quel progetto di cui il paese necessitava, cioè una difesa che potesse essere finalmente attuale ed evoluta rispetto a quello che il sistema globale ci richiedeva e ci richiede. Questo Governo, invece, mortifica lo status che abbiamo realizzato, l'investimento in termini di risorse umane che in qualche maniera abbiamo concretizzato rispetto a quegli eroi di cui tanto abbiamo sentito parlare in quest'Assemblea, anche da parte del Presidente Prodi. Logicamente, egli ha sottolineato in che modo il coraggio, il sacrificio e l'eroismo dei nostri soldati all'estero ci diano autorevolezza e credibilità. Però, quando si parla di investimenti economici in maniera concreta, c'è il dramma, la mortificazione, l'ulteriore taglio del 51 per cento che, peraltro, si riflette sugli strumenti operativi, cioè su quanto necessario per essere integrati con la NATO e con l'ONU e, soprattutto, amici, su quanto è necessario per il grande progetto di una Agenzia della difesa europea che, finalmente, consenta di evitare che l'Europa sia divisa e confusa in ordine ad una politica che, come noi vogliamo, sia sempre di più di garanzia e di tutela di percorsi e di processi di democrazia. Questo, infatti, sta avvenendo nel mondo, grazie soprattutto all'eroismo e al sacrificio dei nostri soldati.
In conclusione - e senza voler essere assolutamente di parte in questo -, voglio rivolgere un saluto, colleghi sardi, a quei soldati sardi che hanno perso la vita nel nome della difesa del principio della democrazia (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, è un brutto decreto-legge quello che stiamo esaminando. Gli ordini del giorno che il gruppo di Alleanza Nazionale ha presentato cercano di porre rimedio, per quanto possibile con questo strumento parlamentare, ad un provvedimento confuso e incostituzionale.
L'articolo 2 del decreto-legge in esame, quello che interessa i liberi professionisti, è carente dei requisiti di necessità e urgenza che la Costituzione richiede. Sono dieci anni che si parla di abolire o meno le tariffe minime professionali e non c'era alcuna necessità di intervenire con decreto-legge. Sarebbe stato più opportuno stralciare detto articolo 2. Sarà la Corte costituzionale a cassare queste norme che
interessano i liberi professionisti. L'unica necessità e l'unica urgenza erano quelle di colpire e di punire una categoria, quella dei liberi professionisti, che è più vicina al centrodestra. L'unica esigenza, l'unica necessità, l'unica urgenza era quella di fare un favore ad alcune grandi imprese, al mondo della grande distribuzione, alle cooperative rosse, ai sindacati, a quanti vogliono occupare spazi e appropriarsi di servizi che sono propri dei liberi professionisti e a quanti vogliono trasformare in dipendenti gli oltre due milioni di liberi professionisti italiani.
Passando agli aspetti fiscali del decreto-legge, sui quali abbiamo presentato diversi ordini del giorno, essi sono caratterizzati dalla «Viscomania» di considerare il contribuente non un amico con cui dialogare ma un cittadino da colpire e da punire. Si torna indietro, con molte norme, di oltre 20 anni e sono reintrodotti adempimenti che non producono alcun vantaggio al fisco e creano problemi ai cittadini. Si restituisce al fisco il potere di accertamento per alcuni atti di trasferimento immobiliare, facendo venir meno il rapporto di collaborazione tra contribuente e fisco. Si ritorna ai tempi degli accertamenti, dei ricorsi e del contenzioso.
Vi sono norme sicuramente vessatorie. Mi riferisco a quei liberi professionisti che sono obbligati a riscuotere i loro compensi con assegni da versare su conti correnti e che non possono andare in banca a cambiare un assegno circolare, come qualsiasi contribuente italiano, ma sono obbligati a versarlo su conto corrente, per poi prelevare dallo stesso conto corrente quanto occorre per le spese di studio. Questa doppia operazione comporta costi per il professionista-contribuente e vantaggi per la banca che, magari, guadagnerà anche sulle valute.
Inoltre, con l'articolo 25, comma 22, di questo decreto-legge, si è introdotto l'obbligo per chiunque acquisti un immobile di indicare analiticamente con quali assegni abbia pagato il corrispettivo.
Non vi è alcun vantaggio per il fisco perché non vi sarà maggiore tassazione, ma soltanto una norma che, purtroppo, farà sì che ogni risparmiatore dovrà comunicare a tutti dove ha i propri risparmi, una norma che è stata criticata anche dall'Autorità garante per i dati personali.
Per ciò che riguarda il mio ordine del giorno, accetto la riformulazione che il Governo ha proposto e ricordo che questo ordine del giorno interviene su un tema che ha creato non pochi problemi al paese, cioè il problema dei trasferimenti immobiliari. Gli immobili costruiti da più di cinque anni - al Senato questo termine è stato ridotto a quattro anni - non saranno più soggetti ad IVA, ma a tassa di registro. Vi è stata una modifica al Senato con la quale sono stati esclusi gli immobili strumentali, ma anche questa modifica è poco chiara e crea incertezza nei contribuenti; infatti, per colpa di questo decreto, oggi i trasferimenti immobiliari sono bloccati.
Questo è, quindi, un provvedimento che presenta molti aspetti negativi; non voglio ricordarli tutti, ma intendo concludere il mio intervento richiamando un aspetto sicuramente positivo del decreto che oggi ci accingiamo a votare: grazie al decreto Visco-Bersani in Italia è aumentato di molto il numero dei pentiti, cioè i pentiti di aver scelto e votato, il 9 e il 10 aprile, il centrosinistra (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.
OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, ho sentito per tanti anni, partecipando alle Conferenze come rappresentante dell'ANCI, l'onorevole Chiti, l'onorevole Bersani e l'onorevole Visco accusare il Governo Berlusconi e il ministro Tremonti di mancata concertazione con gli enti locali: perciò penso che, a seconda di dove si sta, si predica bene e si razzola male!
Il ministro Bersani, pochi giorni or sono, dichiarava testualmente che: «le regole non si concertano», salvo poi non concertare insieme agli enti locali (8.000 mila comuni, le province e le regioni), ma fare una concertazione che dura decenni per quanto riguarda l'alta velocità - la
Torino-Lione, che il presidente della regione Piemonte, Bresso, criticava duramente -; quindi, in quel caso la concertazione ci vuole, mentre non è necessaria con gli enti locali!
Allora, pongo un problema al ministro Chiti, che è stato anche presidente della regione toscana: forse i taxi non riguardavano i comuni? Forse le farmacie non riguardavano i comuni? Forse il trasporto locale non riguardava i comuni? Forse la documentazione per il passaggio di proprietà delle auto, delle moto e delle barche non riguarda i comuni? Soltanto Roma ha 123 mila atti nell'arco di tutto l'anno; quindi, ci chiediamo: chi paga il personale e tutto l'indotto di queste spese che riguardano gli enti locali?
A tale riguardo aggiungo, in maniera tale che non si possa accusare il sottoscritto o il centrodestra di dire cose non vere, che l'Unione delle province italiane, il 5 luglio, affermava testualmente: «(...) Tutto ciò premesso, l'ufficio di presidenza dell'Unione delle province d'Italia esprime la sua contrarietà sul metodo adottato dal Governo per l'emanazione del decreto legge relativamente alle disposizioni che riguardano i comuni e le province (...)». Si tratta quindi di un atto di accusa che proviene da un'associazione che è certamente al di sopra delle parti, anche se non vi sono dubbi che la maggioranza è di centrosinistra. Penso, quindi, che questa dichiarazione sia molto grave, ma è dovuta al fatto che non c'è stata concertazione nei confronti degli enti locali.
In questi giorni, si è deciso attraverso il ministro Ferrero che il nuovo Governo farà entrare in Italia 500 mila nuovi immigrati. Il Governo ha pensato quanto questa operazione graverà sui bilanci degli enti locali? La gestione del cittadino straniero è molto complessa, ministro Ferrero, richiede l'investimento di risorse e, quindi, comporta ingenti spese per i comuni, che hanno bilanci assai contenuti. Deve essere chiaro che, se si accolgono lavoratori stranieri regolari, essi devono essere accolti come gli italiani, mentre la scelta di questo Governo non permetterà ai comuni di programmare e di governare il numero degli abitanti rispetto ai servizi. Tra gli aspetti più eclatanti, vi sono il carico eccessivo di utenza affluito ai servizi sociali, la carenza di risorse per l'erogazione di buoni libro, la carenza di risorse per l'erogazione di buoni scuola, l'assoluta inadeguatezza dei fondi per il sostegno alla locazione, le carenze di abitazioni. È cosa risaputa che fare entrare un bambino al nido è un'impresa ardua e che gran parte dei posti sono ormai occupati da bambini extracomunitari. Sia chiaro, non sto dicendo che essi non ne abbiano diritto, anzi tutt'altro, ma il problema su cui focalizzare l'attenzione non è stabilire chi ha più diritti, ma riguarda l'adeguatezza delle strutture e dei servizi, che sicuramente non sono adeguati.
Occorre capire come questo Governo intenda le politiche sociali; infatti, ministro Ferrero, la politica dell'accoglienza non può essere fatta di soli numeri e non si può dire che abbiamo accolto 500 mila stranieri...
PRESIDENTE. La prego, concluda.
OSVALDO NAPOLI. Come? Con quali tutele?
Propongo di inserire un capitolo, nella prossima legge finanziaria, con una stanziamento che verrà erogato ai comuni in relazione alla stabilizzazione della residenza di lavoratori extracomunitari, perché, in caso contrario, la tassazione locale aumenterà e sarà a carico dei cittadini residenti. La responsabilità di questo graverà sul Governo Prodi, un Governo che certamente di tasse se ne intende (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Minasso. Ne ha facoltà.
EUGENIO MINASSO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per esprimere innanzitutto il mio rammarico per l'accettazione solo come raccomandazione del nostro ordine del giorno e per il mancato accoglimento di gran parte di tutti gli altri.
Tre mesi fa, sono entrato in quest'aula animato - benché all'opposizione - dall'entusiasmo che dovrebbe accompagnare tutti coloro che si apprestano ad affrontare una nuova esperienza di vita. Avevo molto entusiasmo, voglia di fare il mio dovere, di compiere il mio mandato popolare; infatti, sono abituato nella mia vita - nei consigli comunali e nei consigli regionali - al confronto duro, durissimo, vivace, comunque ad un confronto di idee, di programmi diversi, che hanno contribuito a formare in me una cultura del rispetto delle altrui idee. Ma devo prendere atto che in quest'aula, in questo Parlamento, tutto ciò non esiste; infatti, le parole «confronto», «concertazione», termini di cui voi impropriamente vi considerate gli inventori, non trovano spazio in quest'aula e in questo Parlamento.
Per sette volte, avete chiesto la fiducia, svuotando in tutte queste occasioni il Parlamento delle proprie prerogative e, anche in questo caso, vi siete sottratti al confronto sia con l'opposizione sia al vostro interno. Ancora una volta, avete avuto paura, avete avuto il terrore che qualcuno nelle vostre file potesse alzarsi - come avvenuto con l'indulto da parte del ministro Di Pietro - per dire la sua. Non so per quanto tempo ancora potrete chiedere la fiducia, per quante volte ancora la maggioranza chinerà la testa, per quante volte ancora risponderanno «obbedisco».
Ieri, l'onorevole Franceschini, nell'estremo tentativo di difendere l'indifendibile, ha parlato di prima fase positiva del Governo, ma io non posso pensare a quella che sarà la seconda fase. Ho sentito parlare di «luna di miele» di questo Governo, ma, se mi è permessa una battuta, questo Governo il matrimonio non l'ha neppure consumato, anzi sono avanzate le pratiche per la richiesta di divorzio (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
Con questo decreto, state instaurando, né più né meno, un sistema che ricorda tanto uno Stato di polizia, dove il cittadino viene sospettato e controllato, se non spiato, per cui finirà per considerare lo Stato patrimonio e nemico da cui difendersi, al contrario di come dovrebbe sentirlo. Inoltre, avete dimostrato che state spogliando le istituzioni delle loro prerogative, trasferendo il confronto, o meglio lo scontro, all'esterno, nelle piazze, contando forse sul fatto che voi soli siete capaci di mobilitare, usando le vostre truppe, i «guastatori», e per «guastatori» intendo i sindacati, che a comando facevate e fate scendere nelle piazze. Ma non fatevi illusioni: di questo passo, le piazze si riempiranno da sole, non ci sarà bisogno di organizzarle, la protesta sorgerà spontanea e come una marea, inesorabilmente, vi travolgerà!
Mi chiedo, oggi, dove sono finite CGIL, CISL e UIL, cosa fanno e cosa faranno in futuro per tutelare i lavoratori, i cittadini e i consumatori. L'hanno capito i tassisti, lo stanno capendo anche le altre categorie, che con voi solo chi grida più forte, solo chi riesce a farsi sentire, solo chi mostra i muscoli si fa rispettare.
Ma questo sta diventando un precedente rischioso: trasferire il confronto politico dall'Assemblea alla protesta della piazza ci sta instradando verso un punto di non ritorno; stiamo legittimando un diritto sacrosanto dei cittadini che, però, non può diventare l'unica arma a loro difesa, perché tutto ciò - se non lo sapete, ve lo dico io - si chiama caos e il caos nasce quando il popolo entra nell'ordine di idee che non esiste altro sistema per difendere la propria libertà ed i propri diritti, quei diritti che state calpestando con un decreto-legge pieno di tassazioni, vessazioni e violazione della libertà individuale. Hanno definito Visco come il «Grande Fratello». Penso che mai come questa volta chi lo ha fatto, come dice qualcuno, «ci ha azzeccato».
Il Presidente Prodi, qualche giorno fa, sui giornali, si è detto dispiaciuto e ha ammesso che chiedere così sovente e reiteratamente la fiducia non è giusto, è sbagliato. Vedete, un proverbio dice che «sbagliando s'impara», ma, come diceva Longanesi, per Prodi vale «sbagliando s'impera», mi auguro, ancora per poco (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pizzolante. Ne ha facoltà.
SERGIO PIZZOLANTE. Signor Presidente, oggi, non siamo qui per fare ostruzionismo con il dibattito sugli ordini del giorno, l'unico possibile con il Governo attuale, ma perché non deve passare, nel paese, l'idea che il decreto-legge Bersani sia un tentativo, per la parte relativa alle liberalizzazioni, innovativo, riformista e coraggioso del ministro che, però, sarebbe riuscito solo parzialmente, per la resistenza delle corporazioni fuori e dentro il Parlamento. Non è così.
Il decreto-legge Visco-Bersani è il tentativo (non so se frutto della consapevolezza, dell'istinto o di entrambi) di riportare il paese indietro, di ridisegnare a tavolino, per legge, il tessuto sociale ed economico del paese, di riportarlo a più di venticinque anni fa, alla fase precedente alla rivoluzione terziaria dei primi anni Ottanta, al cosiddetto accordo Lama-Agnelli: in sostanza, grandi imprese, possibilmente monopolistiche o oligopolistiche, molti dipendenti, rigidità sociale e rigidità contrattuale. Risponde a tale logica anche il progetto di cuneo fiscale, il vecchio patto tra i produttori.
Con la filosofia di fondo del DPEF e l'ostilità verso la legge Biagi, il decreto-legge in esame sta nel DNA della sinistra peggiore, la sinistra statalista, monopolista, antiriformista, che diffida del mercato; altro che riformismo!
Qual è il riformismo di Bersani? Forse, il ministro Bersani, quando inserisce le «sue» liberalizzazioni (come ha affermato qualche giorno fa su Il Foglio) nelle origini profonde del radicamento sociale di mercato, pensa alla «sua» Emilia o alla «mia» Romagna, intende quel sistema sociale che, in realtà, è un sistema di controllo del sociale, di potere sociale e politico attraverso la diffusione di un'economia monopolistica e oligopolistica di parte, come quella delle cooperative rosse che, da decenni, nulla hanno a che fare con il sociale e, tanto meno, con il mercato. È un'economia dove tutto è contingentato, tutto è di parte, spesso di partito, tutto a favore di trust economici, finanziari e commerciali travestiti da cooperative o «vestiti» da borghesi illuminati, che tanto piacciono a questa sinistra «salottiera» all'italiana.
E questo avviene in tutti i settori, dalle licenze per la grande distribuzione alla costruzione delle case popolari. Ecco, questa è la vera linea di continuità storica tra il decreto-legge e la sinistra di Bersani e Visco. Questo è il modello di potere chiuso, autoreferente, costruito per drenare risorse nazionali ed incanalarle in un'economia di parte verso oligopoli di partito, che falsano e divorano il mercato, che limitano o annullano gli spazi di libertà, di impresa, di competizione e di crescita. È un modello che il decreto-legge Bersani non tocca, ma rafforza.
Questo decreto-legge non tocca i settori che hanno bisogno di più libertà e concorrenza, che più influiscono sui bilanci delle famiglie e delle imprese, sulla competitività del paese. Parlo dei settori dell'energia, delle utility locali che, soprattutto nelle regioni rosse, sono diventati potenti, nuove IRI locali, che agiscono in regime di monopolio, mostri che si occupano di tutto, di acqua, di case, di verde pubblico, dei cimiteri e delle pompe funebri. Sono mostri che divorano il mercato, togliendo spazio agli artigiani, ai commercianti ed alle piccole imprese.
Il decreto-legge, in questo campo, quello vero delle liberalizzazioni, non liberalizza nulla. Il «Visco-Bersani» fa l'esatto contrario; estende e rafforza questo modello, sposta risorse ed opportunità d'impresa economica dal mercato aperto alle concentrazioni di un mercato più chiuso, più controllabile.
Non contestiamo l'idea di modernizzare, introducendo nuovi spazi di libertà nelle professioni e nella distribuzione. Non contestiamo l'esigenza di limitare l'evasione, ma contestiamo che queste siano le vostre idee e le vostre esigenze. Contestiamo metodo, merito e filosofia del decreto-legge in esame.
Concludendo, ci opponiamo, in realtà, ad un imbroglio, ad un'operazione anti
mercato ed antiriformista, al tentativo di non compiere le vere liberalizzazioni, costringendo ad occuparci delle liberalizzazioni finte (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.
SILVANO MOFFA. Signor Presidente, signori del Governo, colleghi, voglio dare atto al sottosegretario Sartor di avere dimostrato grande senso di equilibrismo nel cercare di mettere, diciamo così, qualche «pezza» al mancato dibattito che si è verificato in Assemblea. Infatti, ho visto con quanta attenzione abbia cercato di accogliere come raccomandazione alcuni ordini del giorno presentati da esponenti della maggioranza e, in questa ricerca certosina (in alcuni casi consistita in una non risposta, in altri in un accoglimento), vi è tutto il senso politico del dibattito in corso.
Vede, signor sottosegretario, ho notato come lei, ad esempio, abbia raccomandato il ritiro di alcuni ordini del giorno e ne abbia respinti altri a firma di esponenti dell'opposizione. Mi riferisco, in particolare, agli ordini del giorno presentati dal gruppo dei Comunisti Italiani relativi ai servizi pubblici locali, nei quali evidentemente viene colto uno degli aspetti che più preoccupano nell'ambito della manovra che state portando avanti. È l'aspetto che riguarda alcuni profili di costituzionalità, che avevamo indicato anche nelle questioni pregiudiziali esaminate nella giornata di ieri e che non avete assolutamente considerato.
Intendo centrare il mio intervento su questo aspetto in particolare. Ciò che preoccupa (al di là delle considerazioni tecniche esposte dai vari colleghi dell'opposizione) e, soprattutto, ciò che inquieta è la volontà politica che ispira il cosiddetto provvedimento delle liberalizzazioni.
Vedete, vi sono norme fiscali, come è stato più volte sottolineato, che lasciano assolutamente esterrefatti. Questa mattina, ho letto le dichiarazioni molto irate del ministro Bersani che, rispondendo alle accuse mosse dalla nostra parte sul tentativo di instaurare un vero e proprio sistema di polizia tributaria nei confronti del cittadino, ha osservato che noi intendiamo difendere l'evasione e l'elusione fiscale. Bersani dimentica o fa finta di non sapere che, proprio in questi ultimi mesi, grazie agli effetti dei provvedimenti emanati dal precedente Governo in tema di riduzione della pressione fiscale, abbiamo avuto un aumento del gettito fiscale e di quello tributario, a dimostrazione del fatto che non è l'aumento della pressione che consente di combattere l'elusione e l'evasione, ma è il senso liberale di un intervento in questi ambiti che può consentire, davvero, una politica redditiva sotto questo profilo.
Signori del Governo, quando si parla delle professioni bisogna essere molto cauti ed attenti. Le professioni costituiscono un argomento che è necessario affrontare con grande cautela e non con blitz notturni. Quando si parla di tariffe e di pubblicità, si colpisce al cuore il sistema ordinistico, da sempre estraneo alle logiche mercantilistiche, e si innesca un fenomeno del prezzo al ribasso, che non appartiene alla tradizione culturale del nostro paese.
Le tariffe sono anche la garanzia della qualità della prestazione, costituiscono un elemento che riassume in sé alcuni fattori preponderanti della vita civile e collettiva, tra i quali la laurea, il superamento di un esame di Stato, una formazione continua, la capacità di aggiornare la propria professione e anche una sostanziale correttezza deontologica.
Se oggi i professionisti sono scesi in campo in maniera decisa contro questo Governo, non è tanto per i profili vessatori del decreto quanto perché seriamente preoccupati da un profilo di dequalificazione professionale che peraltro danneggia l'utenza. Tale è il motivo fondamentale a causa del quale, da questa «parte», continuiamo a sostenere che si tratta di false liberalizzazioni
PRESIDENTE. Deve concludere...
SILVANO MOFFA. Come osservava il collega dianzi intervenuto, dobbiamo in fondo ringraziarvi perché, con questo vostro intervento, aumenta, nel paese, il numero dei pentiti all'interno del vostro elettorato. Ritengo peraltro che da questa discussione stia emergendo un elemento di ampia e forte dissociazione all'interno della vostra maggioranza; ma di ciò vi accorgerete ancor più durante il confronto, e lo scontro, nel corso dell'iter della legge finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vietti. Ne ha facoltà.
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in un provvedimento pieno di contraddizioni e di lacune, in cui sono contenute una parte «cosmetica», «venduta» come «Bersani», ed una ben più sostanziale parte fiscale e vessatoria, che si dovrebbe chiamare «Visco», uno degli elementi di maggiore incoerenza riguarda proprio il settore delle libere professioni. Già altri colleghi lo hanno richiamato, ma voglio tornarci brevemente perché molti ordini del giorno si riferiscono proprio all'articolo 2 del provvedimento.
Ebbene, se esiste una materia per la quale non può giustificarsi lo strumento del decreto-legge, questa è quella delle professioni. Si interviene sulle tariffe e sulla pubblicità, ovvero su istituti esistenti da almeno cinquant'anni e sui quali il dibattito politico e tecnico, anche durante la scorsa legislatura, è stato amplissimo e sui quali, dunque, non è possibile ravvisare alcun profilo di necessità ed urgenza. Non solo, ma si interviene con un decreto-legge che non interpella le categorie dei professionisti, trascurando completamente il fatto che gli ordini professionali, come è noto, sono enti pubblici esponenziali di interessi collettivi e dunque hanno un rilievo che, per ciò solo, avrebbe dovuto accreditarli come interlocutori del Governo in una materia che li riguardava.
Nel merito, voglio aggiungere quanto segue. Qualcuno obietta che, in fondo, sulle professioni il decreto si limita ad un intervento contenuto, in materia di tariffe e pubblicità; quindi, apparentemente un intervento marginale. Ma se l'intervento è marginale, allora è inopportuno, perché è evidente che questa materia, per la sua complessità e la sua delicatezza, esigerebbe una riforma organica e complessiva quale quella che noi stessi tentammo nella scorsa legislatura. Noi però seguimmo un metodo ben diverso da quello di questo Governo; adottammo il metodo del confronto, della collaborazione e della concertazione con tutte le categorie professionali, non solo ordinistiche. Delle due, dunque, l'una: se l'intervento è marginale, va inserito in un contesto di riforma organica; se invece, come immagino, non lo è, allora è pericoloso perché nasconde più di una insidia. Infatti, si «attaccano» tariffe e pubblicità perché in tal modo si vuole minare al cuore il sistema ordinistico.
I controlli tariffari ed i controlli di pubblicità servono a garantire la qualità della prestazione professionale, perché quest'ultima - non ci stancheremo mai di ripeterlo - non è assimilabile alla cessione di beni e servizi, ha un proprium, è un unicum: presenta un aspetto di asimmetria nel rapporto tra professionista e cliente che esige un controllo terzo di qualità. Tale controllo terzo di qualità - che è a garanzia dell'utente e non della corporazione - è stato finora svolto dagli ordini professionali; certo, va modernizzato e gli ordini vanno, per così dire, svecchiati.
Noi, al riguardo, avevamo avanzato una proposta di forte modernizzazione del sistema degli ordini, modificando profondamente le modalità di accesso, di tirocinio, di formazione (continua e permanente) e di controllo deontologico.
PRESIDENTE. Deve concludere...
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Dunque, una forte riforma ma, nello stesso tempo, il permanere di uno strumento di controllo di qualità. Ebbene, se togliamo agli ordini il controllo delle tariffe e il controllo
della pubblicità, noi togliamo ad essi il controllo della deontologia del professionista e, dunque, alla fine, il controllo della qualità della professione. In tal modo, esponiamo l'utente ad una qualità professionale al ribasso e ad una concorrenza sleale al ribasso.
Dunque, ritengo che debbano essere accettati gli ordini del giorno che invitano il Governo a ripensare la materia delle professioni e a reinserirla all'interno di una riforma organica sulla quale noi, fin da ora, diamo la nostra disponibilità a collaborare, purché sia una riforma rispettosa non solo e non tanto delle professioni, quanto e soprattutto del cittadino utente che alle professioni si rivolge [Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO ENZO LUPI. Signor Presidente, in questi giorni abbiamo assistito a talune reazioni interessanti del Governo.
Dopo le scuse rese al Parlamento dal Presidente Prodi per la modalità con cui questo esecutivo ha considerato il ruolo delle Assemblee legislative, oggi abbiamo assistito a due reazioni. La prima è quella del ministro Chiti che, in un'intervista apparsa sul Corriere della sera, dichiara che, finito l'ingorgo istituzionale, inizierà il dialogo con il Parlamento, quasi nulla contasse quanto si è fatto sinora o il dialogo ed il confronto con il Parlamento non dovessero avvenire su materie così importanti! Forse, ministro, si è persa una grossa occasione, e le occasioni perdute non si recuperano; certo, si può cominciare di nuovo, ma la constatazione è che un'occasione importante di serio dialogo e confronto con il Parlamento si è persa.
Nella sua intervista, poi, ministro, lei commette il solito errore o rivela il solito vizio tipico nell'atteggiamento di chi fa politica; mi riferisco all'assunto secondo il quale il dialogo è possibile ma, per continuare a governare, si deve dividere l'avversario. Si deve distinguere chi è più bravo da chi lo è meno così che poi, alla fine, solo in questo modo si potrà dialogare. Ma il punto vero è che, ovviamente, più si descrive l'avversario in maniera negativa, più la maggioranza è compatta, non tanto sui contenuti quanto, invece, riguardo al nemico, che è sempre e comunque il male.
L'altra reazione cui abbiamo oggi assistito e che ci permette di entrare nel merito delle questioni discusse in questi giorni è quella del ministro Bersani, seguita ad un intervento di merito e di contenuto di Berlusconi. Intervento di contenuto, in quanto vi si faceva osservare che il provvedimento è esattamente l'opposto di quanto voi sostenete: non si tratta di liberalizzazioni, di cittadino al centro della visione dello Stato; invece, è lo Stato che ancora si riafferma in tutto il suo potere ed il cittadino è al servizio, come abbiamo dimostrato ieri attaccando il Presidente e dimostrando in maniera analitica come tutta la manovra fiscale di Visco vada esattamente in questa direzione, contraddicendo, quindi, la filosofia di fondo.
Ebbene, rispetto ad un intervento di merito, e fortemente di merito, svolto in Assemblea da parte di Berlusconi e da parte di tutta opposizione, la risposta di Bersani non è stata sul merito e all'insegna del confronto - al riguardo, osservo di nuovo che si è anche in tal caso persa un'occasione importante -, ma è consistita nell'assunto secondo il quale Berlusconi in tal maniera istiga all'evasione fiscale. Si è così ribadito ancora una volta che, se si entra nel merito, ci si confronta seriamente e si corre anche il rischio o di dare ragione all'altro oppure di creare dei varchi all'interno della propria maggioranza semplicemente perché, con il confronto, alla fine si incontrano delle opposizioni.
Che cosa è accaduto e che cosa sta accadendo? Il motivo per cui noi attacchiamo fortemente questo decreto è che non si può pensare di rilanciare il paese e di combattere l'evasione fiscale presupponendo e partendo dal fatto che tutti i cittadini sono evasori. Ciò che voi avete affermato oggi corrisponde esattamente al
primo punto della precedente legge finanziaria - la lotta all'evasione fiscale -, però con una concezione diversa. Noi abbiamo previsto la collaborazione diretta e complessiva con l'ente locale e la responsabilizzazione fondamentale di tutti i soggetti: i risultati iniziano a vedersi.
Non si può partire dall'assunto che, poiché esiste un 30 per cento di evasione, il 70 per cento che non evade è invece considerato come l'altro 30 per cento: il cento per cento degli italiani evade, l'unica bontà si trova nello Stato e nel fatto che tutto sia controllato dallo Stato, per il resto ce ne freghiamo! Viene eliminato il principio secondo cui uno Stato liberale deve mettere chi fa nelle condizioni di fare meglio e chi non fa nelle condizioni di fare. Deve liberare le risorse del paese, perché solo in questo modo il paese si rilancia e si produce più ricchezza per tutti. Allo Stato spetta poi il compito, nel liberare le risorse, di esercitare la propria funzione, cioè di controllare e, eventualmente, di controllare meglio.
Questo è ciò che voi non avete fatto perché, evidentemente, avete una concezione politica e culturale che va nella direzione esattamente opposta a quello dello Stato liberale. Voi non volete che lo Stato faccia un passa indietro per valorizzare il protagonista vero dello Stato: il cittadino.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI. Signor Presidente, questo decreto-legge rappresenta indubbiamente una pagina nera per uno Stato liberale, perché, attraverso il mito delle liberalizzazioni supposte, si è voluto propagandare una manovra che in realtà nasconde tanti aspetti di comunismo o di veterocomunismo. A quella cultura delle garanzie per il cittadino, che, come è stato detto ieri, era propria dello Stato liberale, ma anche dello Stato italiano fino a qualche giorno fa, si antepone e contrappone la cultura del sospetto. Tutti siamo evasori fino a prova contraria. È un principio che non trova alcuna logica ed offende quei milioni di contribuenti onesti che in questi anni hanno compiuto sempre il proprio dovere.
Ciò che più svilisce questa battaglia politica è il fatto che, in modo arrogante, si siano prese a pretesto alcune categorie per dare loro un avvertimento, secondo canoni che non sono propri di uno Stato, ma di quell'antistato che ha sempre rappresentato la mafia. Non a caso, si dice chiaramente ad alcune categorie: da oggi, o ci seguite o vi spazziamo via. È sintomatico il fatto che si siano presi pezzetti di questo o di quel settore delle libere professioni e su ognuno si sia intervenuto con una norma tanto inutile sotto il profilo pratico, quanto vessatoria sotto il profilo morale.
Si è detto, ad esempio, che i liberi professionisti non debbono avere più come riferimento obbligatorio la tariffa minima. Un principio che viene contraddetto nel comma successivo della stessa norma, dove, per quanto riguarda gli arbitrati o il gratuito patrocinio, si assume come elemento di liquidazione proprio la tariffa minima. Per la ragione che non consente contraddizione, delle due l'una: o la tariffa minima viene pagata dallo Stato al professionista perché si ritiene essere proprio il minimo esborso che lo Stato può sostenere nella fattispecie o, diversamente, dovremmo concludere che lo Stato vuole pagare più del necessario. In ognuno dei due casi, si contraddice il principio per il quale il cliente non riesce ad avere contezza a suo avviso della buona prestazione, ma, addirittura, dovrebbe contrattare il costo di una prestazione intellettuale in un mercato che dovrebbe essere quello dell'intelligenza e qui, invece, è soltanto quello del prezzo o del vil denaro.
Signor Presidente, a me pare che mai come in questo momento si debba alzare alta e forte la protesta dell'opposizione e, soprattutto, di una destra che di questa battaglia, della battaglia per la libertà del cittadino dall'oppressione fiscale, ha fatto una sua bandiera fin da tanti anni fa. Vogliamo ricordare che il tema dell'oppressione fiscale risale agli anni Ottanta e
che già allora vide mobilitate le categorie e soprattutto vide, anche allora, uno Stato abbastanza sordo alle esigenze dei cittadini trovare poi una logica punizione negli anni Novanta, quando un certo sistema di potere è stato spazzato via, anche e soprattutto perché sordo alle richieste sia dei cittadini, sia degli operatori di giustizia, sia dei commercialisti, sia di tutte quelle categorie che, non a caso, sono sempre state ritenute il nemico principale.
È un vecchio vizio della sinistra. Nelle radiose giornate del 1945 andarono casa per casa degli esponenti delle professioni di allora perché ritenuti pericolosi. Oggi, in una situazione non di guerra civile, Visco ci riprova con sistemi meno pericolosi ma ugualmente invasivi (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Cagno Abbrescia. Ne ha facoltà.
SIMEONE DI CAGNO ABBRESCIA. Presidente, la nostra opposizione a questo decreto-legge non è certo una opposizione alle liberalizzazioni o ai contenuti del decreto stesso: è però un'opposizione forte ai metodi, alla mancata concertazione, alla mancanza di dialogo, alla mancata possibilità di incidere con le modifiche, svolgendo il ruolo tipico dell'opposizione.
Nei miei lunghi anni di esperienza amministrativa in un grande comune italiano, qual è Bari, molte volte è stata richiesta dall'opposizione di centrosinistra la possibilità di dialogare, concertare e partecipare insieme alla predisposizione delle norme o alla finalizzazione degli obiettivi. Questa possibilità è completamente mancata a seguito della posizione, per la settima volta, della questione di fiducia.
Il decreto-legge in esame ha creato un rilevante sconcerto tra gli addetti ai lavori, non ancora tra i cittadini; che solo quando le norme verranno poste in essere si renderanno conto di ciò che esso significa e a quali vessazioni saranno sottoposti. Credo che gran parte dei colleghi parlamentari convengano con me che, mai come in questi giorni, abbiamo ricevuto telefonate di notai, commercialisti, avvocati, addetti ai lavori, che si trovano bloccati, non sapendo in che modo debbano portare avanti la loro attività. Ne derivano danni all'apparato economico, oltre alla rilevanza di alcune conseguenze, come ieri è stato sottolineato dal presidente Berlusconi, relativamente al mercato immobiliare, che ha subito dei veri e propri tracolli.
Vorrei fare un esempio riguardo all'ICI, che in campagna elettorale ha formato oggetto di una rincorsa al ribasso fra maggioranza ed opposizione attuale.
L'articolo 36, al secondo comma, stabilisce le condizioni per la decorrenza del carattere di edificabilità delle aree urbane dei comuni ai fini dell'applicazione delle tasse IVA, imposta sui redditi e di registro, e dell'ICI. Questa norma prevede che, ai fini del pagamento di queste imposte, un'area sia considerata edificabile - e, quindi, utilizzabile a scopo edificatorio - in base allo strumento urbanistico generale adottato dal comune, prima ancora dell'approvazione da parte della regione e, addirittura, degli strumenti attuativi del medesimo piano regolatore che verranno posti in essere dal comune e che possono tardare di 5, 10 o 15 anni. Quindi, tale disposizione è assolutamente vessatoria per i contribuenti, e questi ultimi se ne renderanno conto quando verranno ad impattare con questa realtà, che li espone ad oneri tributari rilevantissimi senza poter utilizzare le aree a fini edilizi.
Già con la normativa precedente sono stati notevolissimi i contenziosi a livello amministrativo, civile e tributario. Quindi, sussiste un'enorme necessità, come è stato anche rilevato dal collega Galletti, di modificare questa normativa, facendo sì che la tassazione decorra esclusivamente in un momento successivo all'attivazione da parte del comune degli strumenti urbanistici di attuazione del piano regolatore generale.
SIMEONE DI CAGNO ABBRESCIA. Questo è solo un esempio delle vessazioni e dei maggiori oneri fiscali e tributari ai quali saranno sottoposti i cittadini d'ora innanzi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, quel che è successo con questo decreto Bersani ha dell'incredibile. Potremmo dire che a noi politicamente viene utile che questo Governo si sia «tolto la maschera» ed abbia dimostrato ai cittadini che le buone intenzioni di cui si era riempito la bocca in campagna elettorale non sono altro che buone intenzioni propagandistiche, nei fatti trascurate.
Lei ricorderà, signor Presidente, e lo ricorderanno i colleghi, lo slogan del Governo Prodi quando ancora non era tale: «Dialogheremo con tutti, interpelleremo le categorie interessate e, poi,» - con grande pausa - «decideremo». Ma qui si è deciso non solo senza interpellare, ma senza nemmeno informare le categorie interessate perché, dall'oggi al domani, si sono viste sui giornali «infornate» di provvedimenti che hanno dell'incredibile, che non tengono in alcun conto il precetto costituzionale. Mi riferisco, signor Presidente, in particolare a quanto è stato disposto in materia di articolo 24 della nostra Carta costituzionale - il diritto alla difesa - che dovrebbe essere, secondo la Carta costituzionale tradita da questo provvedimento, sacro ed inviolabile.
Rendiamoci conto che, invece di dare un colpo così decisivo al diritto alla difesa, se si fosse, per esempio, abolita di colpo la prescrizione sui farmaci, per cui ogni cittadino avrebbe potuto acquistare - ovviamente, lo dico per assurdo - le ricette senza prescrizione medica, si sarebbe detto che il diritto alla salute sarebbe stato immediatamente colpito. Ebbene, tradire l'articolo 24 della Costituzione ha colpito e colpirà quelle categorie meno abbienti che voi, soltanto a parole, dite di difendere. Qualcuno di voi pensa che un grande studio professionale possa essere colpito da tutto ciò e che il cittadino qualsiasi dovrà patire quello che patisce negli Stati Uniti? Ad esempio, quando si arriva vicino ai centri di rilascio della carta verde - la green card, la carta che permette di lavorare -, su numerosi palazzi si vede scritto «100 dollari e risolveremo il problema della green card», «100 dollari e risolveremo il problema del tuo divorzio», «100 dollari e risolveremo il problema della tua possibilità di lavorare in questo paese»: ovviamente, sono delle prese in giro.
Per tale motivo, anziché migliorare gli ordini professionali e il loro funzionamento, che tendono poi a tutelare l'articolo 24 voluto dai padri costituenti, si è voluto, con un colpo di spugna - clam secreto et in agro romano, senza informare nessuno: altro che consultazione preventiva e, poi, decisione! -, cancellare le tariffe minime obbligatorie, il divieto di pubblicità per gli avvocati, e colpire un'intera categoria di legali - che, ricordate bene, sono 150 mila, ma con l'indotto superano il milione di persone -, a danno poi del cittadino più povero, meno abbiente. Di tutto questo renderete conto ai cittadini e al popolo italiano.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GIUSEPPE CONSOLO. Inoltre, non veniteci a dire che l'avete fatto andando sulla strada imboccata dal giudice delle leggi, la Corte costituzionale, perché, se è vero che la Corte ha esortato ad abbandonare la tendenza ad una gestione protezionistica dell'attività forense, è anche vero che la stessa - leggetevi la sentenza n. 61 del 1996 - ha sempre sottolineato la peculiarità della funzione di assistenza e di difesa del cliente da parte dell'avvocato: quegli avvocati che oggi sono stati traditi dal provvedimento infausto di Bersani (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vitali. Ne ha facoltà.
LUIGI VITALI. Onorevole Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, credo che in questo dibattito sia necessario e doveroso, soprattutto da parte dell'opposizione, lasciare agli atti la posizione di assoluto dissenso nei confronti della conversione in legge di questo decreto-legge cosiddetto delle liberalizzazioni e che io definirei delle penalizzazioni.
Avete attaccato gli avvocati, le libere professioni, i farmacisti, i panettieri, i notai, con la scusa di rendere più accessibili i servizi ai cittadini ed, invece, li avete penalizzati. Come primo atto di questo Governo, avete presentato un disegno di legge per sospendere gli effetti dell'ordinamento giudiziario perché, a vostro dire, non vi era stato un confronto sufficiente, un confronto che è durato tre anni e mezzo nella precedente legislatura, ed invece portate un attacco mortale alle libere professioni senza nemmeno aprire il confronto, con ciò dimostrando di aver voluto perseguitare e colpire i ceti medi, che, probabilmente, sono stati quelli che non vi hanno votato.
In quest'aula non ho sentito una parola sugli effetti devastanti che la conversione del decreto-legge provocherà sul pianeta giustizia. La giustizia, della quale ci riempiamo tutti quanti la bocca, voi la state uccidendo ed oggi sarò facile profeta annunciando che, a settembre-ottobre, con l'attuazione del decreto-legge oggi in conversione, provocherete la paralisi della giustizia e del mondo giudiziario, negando il servizio giustizia, che voi vorreste più rapido e più veloce, ai cittadini.
Nel silenzio generale, fragoroso (anche da parte di quei benpensanti che nella scorsa legislatura invocavano con forza più fondi per l'acquisto della carta, della cancelleria, delle convenzioni per le riparazioni), voi avete bloccato l'anticipazione per le spese di giustizia degli uffici postali, il che significa, per chi non l'avesse capito, che consulenti, periti e collaboratori giudiziari presteranno oggi la loro attività per essere pagati fra quattro o cinque anni, secondo le regole della contabilità generale dello Stato.
Questo porterà, quando sarà chiaro questo principio, ad una situazione nella quale nessuno più collaborerà con la giustizia! Nel silenzio generale, avete sottratto, per il 2006, 50 milioni di euro al bilancio del Ministero della giustizia, 100 milioni di euro per il 2007 e 200 milioni di euro per il 2008.
In questa maniera, voi ritenete di rendere più agevole e più snello questo servizio. Ebbene, non una parola di dissenso è giunta da parte delle organizzazioni giudiziarie, da parte dell'Associazione nazionale magistrati, che lamentava nella scorsa legislatura la mancanza di manutenzione ai computer in dotazione.
Voi avete creato e state creando le condizioni per la «bancarotta fraudolenta» del settore giustizia! Arriva in ritardo, onorevoli colleghi, il grido di dolore del ministro Mastella, il quale è stato spogliato, nella riunione del Consiglio dei ministri durante la quale è stato varato questo decreto-legge, delle sue specifiche competenze in tema di libere professioni, sottrattegli dal ministro Bersani.
Lo stesso ministro Mastella indìce oggi, quando manca un giorno alla conversione di questo decreto in legge, una conferenza stampa nella quale annuncia che in questa maniera non si andrà avanti, che in questa maniera ci sarà la paralisi, quasi che il ministro Mastella non fosse un autorevole esponente di questo Governo e di questa maggioranza e fosse, invece, un esponente dell'opposizione!
Voi vi assumete, oggi, una grave e grande responsabilità, non soltanto perché avete dimostrato di non perseguire il bene collettivo, gli interessi collettivi, ma di perseguitare quelle classi sociali che più sono ostili, che più sono state oppositrici alla politica del centro-sinistra e alla politica di questo Governo. State creando le condizioni per dichiarare fallimento in questa situazione!
Oggi pagheranno e stanno pagando un prezzo altissimo gli italiani, i quali se ne stanno già accorgendo: larghi settori di
elettori che vi hanno sostenuto, che vi hanno votato, oggi sono pentiti, se è vero, com'è vero, che se si votasse fra una settimana vincerebbe largamente il centrodestra per il fallimento che ha dimostrato questo modo di fare politica.
Ma siatene sicuri: le responsabilità e i danni che oggi voi state creando li ripagherete alla prima occasione utile, perché sicuramente gli italiani non dimenticheranno quello che voi state facendo!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Centa. Ne ha facoltà.
MANUELA DI CENTA. Onorevoli colleghi, siamo di fronte a un episodio che richiama Pirandello, secondo la logica del «Così è, se vi pare». Tutto ciò per coprire una colossale mistificazione compiuta nei confronti del popolo italiano, con il coinvolgimento inconsapevole di alcune categorie di operatori e professionisti, colpevoli solo di non essere considerati vicini alle vostre posizioni politiche.
Il decreto Visco-Bersani - perché tale è - mira infatti a raggiungere altri scopi rispetto a quello che avete pubblicizzato, e continuate a pubblicizzare. Altro che provvedimento sulle liberalizzazioni! Questo è un decreto economico-fiscale vero e proprio! Avete realizzato una operazione in grande stile: avete cioè contrabbandato le liberalizzazioni per ciò che liberalizzazioni non sono; avete innescato, con il ricorso alla decretazione d'urgenza, reazioni nelle categorie colpite, che si sono poi scaricate sui cittadini incolpevoli. Al solo scopo di cosa? Allo scopo di attirare l'attenzione su iniziative di mobilitazione di indubbio impatto sull'immaginario collettivo, piuttosto che sui veri contenuti del decreto.
Avete evitato così che il paese si accorgesse e prendesse coscienza di quanto avete fatto, cioè una manovra fiscale che ha messo le mani nelle tasche dei cittadini, come era facile prevedere. Avete realizzato una manovra illiberale che istituisce la figura del «Grande Fratello fiscale». Avete avuto l'imprudenza, oltre che la furbizia, di definirla: «Norme che promuovono la concorrenza, incrementano la competitività e la libertà di iniziativa economica attraverso la liberalizzazione dei servizi».
In realtà, ostacolate la libertà di intraprendere, attraverso norme costose che gravano su coloro che intendono avviare una attività economica, o proseguirla, e che introducono nuovi adempimenti fiscali, in palese forte contrasto con lo statuto dei contribuenti, perché si modificano le regole in corso d'opera.
Un aspetto comunque deve essere chiaro: Forza Italia è favorevole alle liberalizzazioni vere, in un mercato regolato, e non certo al far west, ovvero un tipo di mercato in cui le regole si applicano ai nemici, mentre si interpretano per gli amici. Questo sicuramente non va bene.
Se volevate realizzare una liberalizzazione di sinistra, come l'ha definita il ministro Bersani su Il foglio, non resta allora agli italiani che sperare nelle liberalizzazioni realizzate a suo tempo dal centro-destra.
Infatti, si doveva prendere a modello quanto realizzato dal Governo Berlusconi. Per esempio, nel trasporto delle persone e delle merci, si è decisa la liberalizzazione, si è definita una fase di transizione di cinque anni per quanto riguarda le persone e il termine del 2007 per le merci. Si sono definite da subito le nuove regole, grazie al confronto, un vero confronto, portato avanti con tutte le parti interessate. Attraverso il concetto di trattativa, si sarebbe quindi potuto affrontare anche il tema, in questo caso specifico, delle ricevute fiscali, del registro dei corrispettivi, la possibilità di prevedere periodi di ammortamento, di introdurre norme più cogenti per l'ampliamento dei turni, senza costringere i comuni a nuove trattative con le categorie.
Si sarebbe stabilito, in sostanza, un percorso e si sarebbe tradotto il principio di liberalizzazione da subito, e ottenute le stesse cose in modo però cogente, senza far sopportare al paese disagi e senza mettere in ambascia alcune migliaia di piccoli imprenditori e le loro famiglie.
Voglio esprimere anche il mio rammarico per il parere espresso dal Governo sul mio ordine del giorno n. 9/1475/121. Non è stata affatto tenuta in considerazione la grande risorsa del turismo nel nostro paese, nella nostra grande Italia, come fonte di vera grande ricchezza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Virgilio. Ne ha facoltà.
DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, signor sottosegretario, con lo strumento della questione di fiducia posta su questo decreto, il Governo ha scelto certamente la via peggiore, una via che dimostra la vostra paura di un serio confronto ed esprime decisioni cieche ed errate, non solo contro i professionisti, ma contro i cittadini.
Di questo sicuramente vi pentirete, perchè nel paese sta montando lo scontento e la delusione. Questi due mesi di Governo vi hanno visto soltanto ripiegare dietro al voto di fiducia.
Vi è uno scontento che, per quanto riguarda il mondo della sanità, è chiaramente espresso dai suoi rappresentanti ufficiali. Vi leggo rapidamente quanto afferma il presidente dell'associazione dei medici di medicina generale, ovvero dei 60 mila ed oltre medici a contatto con i cittadini. Il presidente ricorda che il decreto Bersani, tra soci di capitale, pletora medica e tutela della salute, contiene una miscela esplosiva e rischia la deflagrazione. Egli si fa portavoce della speranza dei cittadini dai camici bianchi di non dover arrivare a praticare, in spirito di unità e sintonia con tutte le rappresentanze sindacali ed ordinistiche dei medici, dure forme di protesta e di lotta contro le norme contenute in questo decreto.
Vorrei rapidamente soffermarmi in modo particolare su due aspetti. Noi avevamo presentato due emendamenti nel merito ed invece voi avete scelto la via peggiore, quella della fiducia bieca ed assolutamente cieca. Per quanto riguarda la proroga dell'intra moenia cosiddetta allargata, il Governo ha misconosciuto i risultati di un'indagine conoscitiva che nel corso della XIV legislatura ha impegnato per circa un anno la XII Commissione. Si tratta di un'indagine che ha visto auditi tutti i sindacati dei medici, le confederazioni sindacali, le regioni, le rappresentanze dei cittadini, e che si è conclusa con un documento, condiviso dall'allora opposizione (e chiamo a testimonianza i membri di quella XII Commissione), che va in direzione totalmente opposta alla decisione da voi assunta. Il prolungamento per un solo anno dell' intra moenia allargata vi metterà in seria difficoltà. Vi renderete conto di cosa significa?
Noi proponiamo quello che non siete riusciti a fare e che le vostre regioni non riescono a fare, ovvero il prolungamento dell'intra moenia fino a quando gli ospedali non abbiano messo in atto strutture adeguate a favore non dei medici, bensì dei cittadini, che oggi sono costretti con la legge n. 229 del 1999 (la cosiddetta legge Bindi) ad un doppio binario: se pagano, hanno rapidamente una prestazione in poche ore o in pochi giorni; viceversa, se non lo fanno, devono aspettare mesi. È questa la via da voi scelta, cui noi avevamo apportato correzioni che non avete accettato.
Egualmente si può dire per quanto riguarda la proroga del pensionamento. Voi avete operato una dicotomia, scegliendo il mondo dell'università (e sono d'accordo) per quanto riguarda i settant'anni. Avete tolto la possibilità - che era basata sulla decisione non del medico, ma dei direttori generali - di rimanere in servizio fino ai settant'anni a quei primari, dirigenti medici, che lo meritano, paventando il blocco per i giovani.
Signori miei, oggi un giovane medico entra in ospedale, se è fortunato e anche se dispone di una «spinta» non corretta, a 32 o 33 anni. Quando mai potrà arrivare al massimo della pensione, se questo massimo è a 67 anni? Si tratta di una scelta assolutamente non condivisibile. Il mondo sanitario, che voi pensate di aver accolto con favore, vi bastonerà e tra un anno dovrete rimangiarvi questa decisione. Insomma, questo decreto-legge per voi si
rivelerà un boomerang, perché non va soltanto contro le categorie professionali, ma anche contro quei cittadini che riponevano in voi tante speranze che avete non solo negato, ma ciecamente chiuso (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mazzaracchio. Ne ha facoltà.
SALVATORE MAZZARACCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, tre sono i provvedimenti posti in essere dal Governo in questo lasso di tempo.
Il primo riguarda lo «spacchettamento», anche se si tratta dell'esatto contrario di quanto è stato fatto con la legge Bassanini. Infatti, allora si disse che le previsioni della legge Bassanini corrispondevano ad un nuovo senso dello Stato e ad una sua nuova organizzazione. Ciò veniva fatto in nome della statualità. Invece, con lo spacchettamento si opera esattamente al contrario. Allora, cosa è successo nel frattempo? È cambiato forse il senso dello Stato? È cambiato il concetto di statualità? Oppure sono prevalsi gli arbitraggi mercantili per accontentare le varie fazioni che hanno contribuito alla formazione del Governo?
Il secondo provvedimento, ovvero il DPEF, è quello rispetto al quale il ministro Padoa Schioppa ha affermato che si tratta di indicazioni generiche, perché poi se ne dovrà riparlare in sede di legge finanziaria.
Il terzo provvedimento è quello presentato in questi giorni e persegue, per l'appunto, come affermano i ministri Bersani e Visco, tre obiettivi. Il primo obiettivo è quello dell'equilibrio finanziario, il secondo è quello dello sviluppo ed il terzo quello dell'equità. Ma chi può essere contrario a questi tre obiettivi? Tuttavia, ci chiediamo con quali mezzi intendete raggiungerli. E non rispondiamo noi, ma lo fa il ministro Padoa Schioppa, che fa riferimento a quattro comparti: sanità, previdenza, pubblico impiego ed enti locali.
Signori, sono questi i motivi che hanno indotto il ministro Ferrero a non votare il DPEF! Sono questi i motivi che hanno costituito il pilastro della battaglia combattuta dall'opposizione al precedente Governo!
Visco e Bersani affermano che non si tratta soltanto di questo, perché è prevista anche la lotta all'evasione. Ebbene, mi domando se esiste davvero qualcuno, nella maggioranza o nell'opposizione, che davvero pensa di trovare 70 mila miliardi di lire attraverso il recupero dell'evasione. Non avete detto che fuori da questo Stato sono già «scappati» centinaia e centinaia di migliaia di miliardi di lire? Non ce lo avete forse ricordato ogni giorno? Allora, dove pensate di recuperare tali cifre?
Mi scuso se chiamo in causa il Presidente Bertinotti; tuttavia, egli ha ragione quando afferma che l'operaio metalmeccanico non può pagare, se non paga chi dispone di rendite finanziarie. Signor Presidente, ci troviamo d'accordo con tale enunciazione. Tuttavia, lei pensa davvero che questo Governo possa trovare in banca i miliardari e i plurimiliardari, coloro che hanno beneficiato delle plusvalenze fiscali? No, signor Presidente, lì troveranno coloro che hanno risparmiato qualche somma con la liquidazione o con qualche BOT da utilizzare per il matrimonio della figlia o per acquistare una casa!
Ed allora, al 30 per cento che si trattiene alla fonte si aggiungerà l'ulteriore 20 per cento che questo Governo vuole tassare, arrivando ad una tassazione del 50 per cento. Signor Presidente, non è questa la strada. La vera strada era stata indicata dal Presidente Berlusconi. Mi riferisco alla diminuzione delle aliquote, che significa far pagare poco, il giusto, ma far pagare tutti. Mi rendo conto che, per realizzare questo obiettivo, occorre una diversa concezione dello Stato, liberale e non poliziesca, propria di uno Stato poliziesco. Così non si raggiunge l'obiettivo.
Signor Presidente, la strada imboccata con questo decreto...
PRESIDENTE. Deputato Mazzaracchio, le chiedo di concludere...
SALVATORE MAZZARACCHIO. Signor Presidente, mi scuso e concludo.
Questa strada porterà a due sbocchi: o ci darà una democrazia senza Stato, oppure uno Stato senza democrazia. Questo decreto ci porta dritti dritti verso uno Stato senza democrazia (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pelino. Ne ha facoltà.
PAOLA PELINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il mio ordine del giorno n. 9/1475/133 invita tutti noi a considerare che le disposizioni del cosiddetto decreto Bersani relative all'abolizione delle tariffe minime nel settore dei lavori pubblici rendono evidente, in realtà, che non sarà più quello della qualità il criterio preminente in futuro, ma semplicemente quello della congruità del prezzo. In altri termini, l'abolizione di ogni limite al ribasso sposta il criterio di aggiudicazione sul prezzo, a scapito non soltanto della qualità del lavoro, ma addirittura - io direi - della trasparenza del sistema. È evidente che si rischia di aprire contenziosi decennali.
Diversamente da quanto il decreto postula, la scelta di abolire le tariffe minime non favorisce la concorrenza, ma la limita e la pregiudica, a vantaggio di chi ha pochi scrupoli professionali pur di potersi aggiudicare un appalto. Nel settore dei lavori pubblici, la presenza di tariffe minime a valenza nazionale è, in effetti, l'unico modo per far sì che il confronto abbia ad oggetto la qualità del progetto e non il suo costo.
Per questo motivo, le associazioni di categoria hanno fatto sentire le loro vibrate proteste ma, purtroppo, finora non sono state ascoltate. Compito del Governo è anche quello di tutelare il lavoro di quanti, a fronte di lunghi anni di studi e di competenze ottenute sul campo, mettono a disposizione di tutti tali professionalità, acquisite e pubblicamente riconosciute, a vantaggio ed a conferma della qualità, campo in cui noi italiani siamo maestri apprezzati in tutto il mondo.
Questo Governo che, in periodo elettorale, attraverso il suo Premier Prodi, si è vantato di saper offrire addirittura felicità a quanti lo avrebbero appoggiato, adesso, in concreto, è almeno in grado di tutelare le nostre prestigiose associazioni di professionisti, se non per offrire loro una vita felice, almeno affinché tutti i cittadini possano essere sicuri di non essere privati di quanto loro spetta?
Quindi, oggi, invito tutti i colleghi a votare a favore del mio ordine del giorno n. 9/1475/133, che tutela, in ultima analisi, non soltanto le professionalità acquisite, ma anche tutti i cittadini che fruiscono di servizi da parte di tali professionalità. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, gli ordini del giorno hanno un loro valore quando si danno una volontà diffusa ed un rapporto corretto tra Governo e Parlamento. In presenza, poi, di un provvedimento sul quale è stata posta la questione di fiducia, gli ordini del giorno dovrebbero costituire un momento di sollecitazione forte al Governo e, soprattutto, uno strumento per indicare alcuni percorsi su temi ed argomenti che non hanno trovato adeguata collocazione ed espressione nel corso del dibattito parlamentare.
Mi rendo conto che lo strumento di indirizzo in parola è variamente inteso. Tuttavia, la grande questione che sta venendo fuori riguarda la centralità del Parlamento. Se gli ordini del giorno, in quanto strumenti di indirizzo, hanno una qualche importanza, io ritengo che il Governo dovrebbe rispondere diversamente. Il sottosegretario ha svolto un lavoro di perlustrazione, diciamo così, con riferimento agli ordini del giorno presentati. È mancato, però, da parte del Governo nel suo complesso, un atteggiamento di disponibilità sulle questioni da noi poste.
Nel momento in cui il provvedimento, che ha la sostanza di una manovra economica e finanziaria, fiscale, pone questioni relative allo sviluppo ed agli strumenti
di prospettiva per il nostro paese, non v'è dubbio che gli ordini del giorno debbano essere valutati attentamente: a mio avviso, si sbaglia se si dice «no» in maniera semplicistica. Ad esempio, con l'ordine del giorno Tassone n. 9/1475/198 abbiamo posto la questione delle infrastrutture in termini garbati, in termini non polemici: abbiamo voluto sollecitare una volontà, ma l'ordine del giorno non è stato accettato.
Ovviamente, ciò è coerente con un'inversione di tendenza per quanto riguarda la politica delle infrastrutture e dei trasporti all'interno del nostro paese. Nell'adottare il cosiddetto decreto Bersani vi siete dimenticati di chiarire quale sia la situazione tra il Ministero delle infrastrutture e quello dei trasporti. Avete determinato la paralisi del ministero attraverso una confusione di ruoli e di competenze! Tale paralisi ripropone in termini negativi il problema dell'operatività di due ministeri importanti e fondamentali per l'avvenire del nostro paese.
C'è anche il problema dell'abbandono della politica delle infrastrutture. La TAV, dopo l'ultima conferenza di servizi tenutasi in Piemonte, diventa sempre più una chimera. Ritengo che questo sia un problema molto grosso sul quale dovremmo confrontarci. Perciò, non capisco l'atteggiamento del Governo, che dà un significato minimale ad una sollecitazione in tal senso. Noi avevamo voluto dare al Governo la possibilità di esprimersi, di dare risposte rispetto a grandi problemi.
C'è, poi, la vicenda ANAS. Il Governo ha cambiato i vertici dell'ANAS senza investirne il Parlamento: nessuno ha dato comunicazioni in merito né all'Assemblea né alle Commissioni competenti! Non abbiamo capito, poi, perché Ciucci - beninteso, non ho nulla contro la persona, che stimo - debba passare dalla Società Stretto di Messina SpA all'ANAS proprio nel momento in cui il Governo dice «no» al ponte sullo Stretto di Messina (ponendo l'ANAS come un momento di contrappeso anche al lavoro svolto dalla Società Stretto di Messina SpA per il ponte sullo Stretto). Non hanno voluto sapere come si comporta Ciucci, quale sia il suo ruolo e, soprattutto, quale sia la sua volontà, in questo momento, rispetto al lavoro svolto dalla Società Stretto di Messina SpA, che è costato moltissimo all'erario e, quindi, al paese.
Ritengo che vi sia una grande confusione. Gli annunci collegati al cosiddetto decreto Bersani sono quelli che sappiamo: si tratta di indicazioni di principio ma, sostanzialmente, c'è la manovra fiscale, mentre la politica dello sviluppo, campo nel quale hanno grande importanza le infrastrutture ed i trasporti, vive un momento di grande travaglio. Eppure, tutto tace; anzi, regna una grande confusione e c'è un grande equivoco.
Signor sottosegretario, le chiedo di rivedere il suo parere sull'ordine del giorno Tassone n. 9/1475/198. In una situazione diversa, forse, le avrei anche rivolto una sollecitazione in tal senso e mi sarei accontentato di un accoglimento come raccomandazione. Ovviamente, non c'è neanche la volontà di accogliere una sollecitazione importante e fondamentale.
MARIO TASSONE. Mi scusi, signor sottosegretario, ma la mancanza di un atto di sensibilità denota un profondo vuoto politico nel settore.
PRESIDENTE. Le chiedo di concludere, per favore.
MARIO TASSONE. Come avrà già capito, ho finito, signor Presidente (Applausi dei deputati dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Grazie.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zacchera.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, mi limiterò a poche battute perché molte cose sono già state dette.
Si può passare dalla maggioranza all'opposizione, e viceversa, ma penso che vada bandita comunque ogni ipocrisia:
non si può affermare che si adotta un decreto per la liberalizzazione e poi si presenta un testo definitivo come quello al nostro esame. La migliore «Cassazione», la migliore critica al provvedimento è quella che si può leggere su Il Sole 24 Ore di oggi. Mi auguro che i colleghi della sinistra abbiano la bontà di leggerlo: vedranno com'è commentato il decreto-legge! In particolare, consiglio ai colleghi di leggere l'articolo di Luca Gaiani, il quale sottolinea come il decreto-legge sia in buona parte inattuabile.
Soltanto le norme riguardanti gli immobili strumentali vengono considerate così complicate da creare una quantità di problemi interpretativi.
Nel concludere, signor Presidente, sottolineo che si era partiti per fare una cosa semplice e si sono cambiati quindici punti nella gestione delle imprese. Pertanto, alla fine, anziché un provvedimento per la liberalizzazione, mi sembra - se mi è concesso - che sia un «decreto spazzatura», ma senza la raccolta differenziata (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Strizzolo. Ne ha facoltà.
IVANO STRIZZOLO. Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo del mio intervento.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vacca. Ne ha facoltà. Il deputato Vacca non è in aula ...
ELIAS VACCA. Signor Presidente!
PRESIDENTE. La prego di accomodarsi ...
ELIAS VACCA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, questa mattina, nella formulazione del parere del Governo sugli ordini del giorno presentati, è stato espresso sull'ordine del giorno n. 9/1475/80, da me presentato assieme ai colleghi Crapulicchio e Licandro, un invito al ritiro, a seguito del quale mi sono permesso di proporre una riformulazione della parte dispositiva dell'ordine del giorno che, a mio giudizio, corregge quella che è stata da parte nostra, evidentemente, una improvvida indicazione. Vale a dire, premesso che la parte motiva dell'ordine del giorno viene in qualche modo accolta dal Governo - stiamo parlando di un argomento che attiene al patrocinio gratuito -, la seconda parte si deve ritenere riformulata nel senso che le parole «non abbienti» siano seguite dalle parole «ed eventualmente provvedere alle iniziative finalizzate a garantire l'erogazione in tempi raginevoli».
In tal senso, ho apprezzato che da parte del Governo vi sia stata sensibilità rispetto all'argomento, sollevato non solo dal sottoscritto, relativo alla tempestività nell'erogazione dei compensi non solo agli avvocati difensori, ma anche ai periti, ai giudici onorari presso il tribunale dei minorenni, come ha evidenziato il presidente Violante, ed - io aggiungo - ai giudici non togati presso i tribunali di sorveglianza, che svolgono un servizio importantitissimo e che, a seguito dell'approvazione dell'indulto, dovranno svolgere un lavoro improbo nei prossimi mesi per esitare le numerosissime domande di accesso alle misure alternative. Ho constatato che anche altri colleghi (mi riferisco all'ordine del giorno presentato dal collega Cota, del gruppo della Lega Nord Padania), hanno avuto analoga sensibilità sul tema, a riprova del fatto che non è intenzione dei Comunisti Italiani prendere in appalto la difesa delle persone più deboli, ma che noi abbiamo interesse a che sui diritti e sul diritto alla difesa delle persone più deboli ci sia la massima convergenza tra le forze politiche.
In tal modo, ho ritenuto di proporre la riformulazione del mio ordine del giorno sopra richiamata, facendone un tutt'uno con altri ordini del giorno che, ripeto, sono pervenuti sensibilmente anche dall'opposizione
e che hanno come unica preoccupazione quella che il Governo vigili ed effettui un compiuto monitoraggio sugli effetti prodotti dall'articolo 21 e, qualora alcune delle nostre proeccupazioni si rivelassero fondate, individui i modi migliori per ripristinare la celerità e la certezza dell'erogazione dei compensi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quello che è stato chiamato il decreto Bersani delle liberalizzazioni lo dobbiamo correggere con la scolorina, perché è un decreto per la lotta all'evasione fiscale e per i tagli alla spesa pubblica: quindi, di fatto, dovremmo chiamarlo decreto Visco. Tuttavia, anche sul nome «Visco» passerei la scolorina, perché sulle cosiddette liberalizzazioni non c'è stata concertazione, né con i cosìddetti liberi professionisti - liberi si fa per dire -, né con i tassisti, né con i panificatori, né con i farmacisti. Fra l'altro, qui apro una parentesi per dire che se per i panificatori l'onorevole Ignazio La Russa aveva portato il prodotto del loro sudore, il pane, a me i farmacisti hanno dato uno scatolone di un prodotto che non venderanno più, il Viagra, da dare ai membri del Governo, perché forse, utilizzandolo, si dipanerebbe la confusione che hanno!
A parte questa battuta, questo sarà chiamato il «decreto delle cooperative rosse», perché è stato adottato prima dell'avvento di questo Governo. Si tratta di un decreto Visco-cooperative rosse, che serve per occupare gli spazi ancora aperti nel mercato e toglierli; sia ai panificatori, sia ai farmacisti, sia a quant'altri.
Quindi, onorevoli colleghi, qui non si parla di liberalizzazioni, che dovremo fare e che dovranno essere diffuse, non solo parziali, ma a tutto campo. Tuttavia, non si può continuare a governare a colpi di fiducia, è l'involuzione della democrazia. Ieri, l'onorevole Fini ci invitava a scendere tutti in piazza, ma dobbiamo scendere in piazza maggioranza ed opposizione, perché non possiamo continuare, nei nostri collegi, a dire ai cittadini che ci chiedono cosa facciamo in Parlamento che andiamo a dire «si» o «no» sulla fiducia, senza essere ancora riusciti ad utilizzare una molecola della nostra capacità politica nel fare una legge. Mi viene da dire, a mò di battuta, che per un Parlamento la vera depressione, come per un uomo, non è quando la prima volta non riesce a fare la seconda, ma quando per la seconda volta non riesce a fare la prima! Sono sette volte che noi non riusciamo a fare la prima vera legge!
Detto questo, per terminare, volevo avanzare alcune proposte su cosa bisognava fare. Come ha detto chiaramente l'onorevole Del Bue, riguardo alla parziale defiscalizzazione delle spese per i dentisti o per gli avvocati, state pur certi che saranno i clienti a pretendere l'esatta ricevuta della spesa corrisposta. Il conflitto degli interessi nel mercato moderno è una forma di controllo efficace e per molti versi risolutiva, forse l'unica. La consigliamo più delle macchinette del bancomat a chi dimostra di avere una concezione un po' troppo ragionieristica dei conti pubblici. Voglio dire agli amici del gruppo di Rifondazione Comunista - Sinistra Europea che questa non è una legge per combattere l'evasione fiscale: è una legge per favorire l'evasione fiscale! Ricordatevi che questa è una legge per le banche, per far aprire a tutti i conti correnti, per far dare a tutti una carta di credito. Come è possibile che questo possa succedere anche nelle più remote aree geografiche, come la montagna, la campagna o nei piccoli centri?
Ancora, voi pensate che le persone fisiche che esercitano arti e professioni siano obbligate a tenere uno o più conti correnti bancari e postali ai quali affluiscono gli incassi e dai quali devono essere effettuati i prelevamenti inerenti la loro attività? Premesso che tanti già lo fanno, perché istituire un obbligo? In teoria, potrei avere una contabilità tenuta perfettamente e dichiarare ogni incasso ed ogni spesa, movimentandolo solo con la cassa.
I compensi in denaro riscossi dai professionisti devono essere riscossi mediante assegni non trasferibili o bonifici, salvo per importi unitari inferiori a 100 euro. Chi non ha clientela ricorrente, come i commercialisti o gli avvocati, come fa a riscuotere un bonifico quando ha il cliente davanti? Dovrebbe lasciarlo andare a casa senza pagare...
PRESIDENTE. Onorevole Barani, deve concludere.
LUCIO BARANI. ... oppure vedere se si può pagare mediante assegno bancario non trasferibile. Allora, perché solo ai professionisti? Termino con una riflessione.
PRESIDENTE. Deve terminare, senza riflessione...
LUCIO BARANI. Signor Presidente, ho terminato.
Nessuno ha detto in quest'aula - se non Nucara - che i giornali di partito avranno dei benefit incredibili, compreso Libero. Noi stiamo dando a tutti i giornali di partito...
PRESIDENTE. Le chiedo di concludere. Il suo tempo è scaduto.
LUCIO BARANI. Scusi, signor Presidente. Mi inchino!
PRESIDENTE. Grazie.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, intervengo brevissimamente per apprezzare l'iniziativa del Governo, che è stata qui riportata dal sottosegretario Sartor, chiedendo però che sia possibile esprimere comunque un voto, data la delicatezza dell'argomento che il mio ordine del giorno n. 9/1475/21 sottopone all'attenzione dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Salerno. Ne ha facoltà.
ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, noi di Alleanza Nazionale - ma credo noi della Casa delle libertà - siamo letteralmente esterrefatti per come il Governo ha mosso i primi passi in questa legislatura.
Sono stati primi passi maldestri, rovinosi, distruttivi per l'economia, per le fasce sociali, per i ceti produttivi. Questo è avvenuto dopo cinque anni in cui l'attuale maggioranza ha promesso una sorta di rivoluzione copernicana, una sorta di nuovo mondo, una nuova pagina della storia sociale ed economica italiana. E invece, dopo cinque anni di denigrazioni, di delegittimazioni, di insulti veri e propri, ecco questi decreti, che rappresentano, in realtà, qualcosa di molto grave, vale a dire un ritorno al passato, un ritorno al passato come approccio e come metodo.
Il decreto Bersani è una vergogna, esattamente come lo è stato il provvedimento sull'indulto. Questa è la parola migliore per definire i contenuti di questo decreto. Finalmente, l'armata Brancaleone di Prodi si è scagliata contro i grandi poteri forti del paese! Ma noi pensavamo che fossero i poteri forti della finanza e dell'informazione. Invece, in realtà, sono stati demoliti i tassisti, i panificatori, gli esercizi pubblici, i bar. Ecco i poteri forti per questo miope Governo Prodi: professionisti trattati con angherie, con sospetto, con repressione.
È un ritorno al passato nella lotta all'evasione, perché lasciamo la strada che avevamo intrapreso con il Governo Berlusconi - che era quella di far emergere la famosa economia sommersa attraverso strumenti più agevoli, più morbidi: parametri di reddito, coefficienti presuntivi, studi di settore - e passiamo invece al controllo sui conti correnti bancari, con l'assegno circolare o il bonifico per somme da cento euro. Passiamo alla cultura della repressione: addirittura l'appaltatore è responsabile per gli adempimenti omessi dal subappaltatore.
Arriviamo anche all'ordine del giorno che ho presentato, il n. 9/1475/163: l'omesso versamento dell'IVA o di ritenute d'acconto è considerato reato anche quando l'omissione dipende non da fraudolenza o da dolo, ma da semplice crisi di liquidità. Ecco l'aberrazione ultima di questo decreto: un'impresa che è in crisi di liquidità, anche temporanea, e non versa l'IVA o le ritenute ma le dichiara, presentando una dichiarazione dei redditi fedele, viene considerata criminale. Questa è un'aberrazione che rappresenta un'offesa all'intelligenza e al buonsenso di quella che può essere non soltanto una cultura fiscale, ma anche una cultura giuridica.
Siamo - come dicevo prima - ad un ritorno al passato. Ma si tratta di un ritorno al passato molto antico. Queste sono tutte misure degne di un paese a comunismo reale, che forse sarà tanto caro a lei, signor Presidente, come comunista, ma che rappresenta veramente il segno del degrado. Non c'è più dinamismo economico, non c'è più la liberazione di risorse, non ci sono più lo sviluppo e la competitività. C'è invece un ritorno al sospetto, alla repressione, al controllo ossessivo. Tutto ciò fa parte di quella che si può considerare una manovra da comunismo reale. Ed è l'offensiva che proprio il suo partito - che la fa da padrone in questo Governo - sta tentando di portare alla complessiva manovra dell'intero Governo. Mai come adesso questa parte politica di opposizione ha ragione e legittimità a chiamarsi la Casa delle libertà (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Landolfi. Ne ha facoltà.
MARIO LANDOLFI. Signor Presidente, vorrei innanzitutto esprimere la mia solidarietà al ministro Chiti, che è costretto a recitare la parte del cireneo. Penso che da qui a settembre, a buon titolo, possa fregiarsi del titolo di ministro contro il Parlamento, perché solo un Governo che non ha in alcuna considerazione la Camera e il Senato può arrivare a decretare l'urgenza tante volte in così poco tempo.
Eppure, la campagna elettorale è stata da voi portata avanti con il mito della concertazione. Il Presidente Prodi ha ripetuto fino alla noia che le cose si dovevano e si sarebbero fatte insieme. Ma è evidente, signor Presidente, che il Governo in carica usa due pesi e due misure: battenti spalancati al sindacato amico, quello che non crea problemi, soprattutto la CGIL; porte ermeticamente chiuse verso tutti gli altri, verso le categorie meno organiche, se non apertamente critiche nei confronti dell'attuale inquilino di palazzo Chigi.
Nasce proprio da questa consapevolezza, nasce da qui, nasce così, da questa pulsione punitiva verso le categorie, il decreto Visco-Bersani sulle finte liberalizzazioni. Sono finte perché, se aveste voluto davvero liberalizzare i servizi, non sarebbero stati i tassisti, i panificatori, i farmacisti, gli avvocati, i destinatari del vostro provvedimento. Avreste cominciato dai grandi monopolisti. Avreste cominciato dai grandi gruppi. Avreste cominciato dalle grandi, non scalfibili cancrene partitocratiche che ingessano l'economia nazionale. Avreste «sforbiciato» le rendite di posizione delle tante municipalizzate, quasi tutte rosse, che esistono nel nostro paese. Avreste spuntato gli artigli ai tanti grumi di potere che insistono nel nostro paese e che quasi sempre riescono a fornicare con le vostre amministrazioni locali.
Se fosse stati veramente preoccupati di liberare l'economia, di incentivare la produzione, voi avreste cominciato dai più grossi per dare l'esempio ai più piccoli. Invece avete fatto il contrario. Avreste pensato a rendere le misure più aderenti alle reali esigenze del rilancio della nostra economia, a introdurre elementi di liberalizzazione laddove questi veramente servono, anche nel pubblico impiego. Vedete, è immorale evadere le tasse. Sicuramente lo è, ed è giusto combattere l'evasione fiscale. Ma vogliamo dire, allo stesso modo, che è immorale percepire uno stipendio senza
lavorare? Vogliamo dire che, allo stesso modo, vanno stanati e colpiti i parassiti, i fannulloni che si annidano nella pubblica amministrazione e che invece godono delle vostre simpatie, del vostro appoggio, della vostra acquiescenza?
È giusto combattere gli evasori ma combattiamo anche chi percepisce un reddito senza produrlo, perché anche quei comportamenti incidono negativamente sulla competitività del sistema paese, sul mancato rilancio della nostra economia nazionale. In realtà, questo provvedimento - che è più di Visco che di Bersani - nasconde un tentativo egemonico. Pur passando dalla lotta di classe alla class action, la sinistra continua a non sfuggire alla tentazione di voler egemonizzare il mondo del lavoro.
In realtà, voi, con questo decreto-legge, vi prefiggete non la liberalizzazione dei servizi e la liberalizzazione degli organi professionali - materie per le quali occorre la legislazione concorrente delle regioni, in base alla Costituzione che voi avete dato al paese -, ma una cosa ben precisa, ossia trasformare il lavoro autonomo in subordinato. Volete creare dipendenti a tutto spiano o, tutt'al più, volete trasformarli in soci di cooperative, e quasi sempre tali cooperative devono essere ben legate al vostro mondo.
PRESIDENTE. Deputato Landolfi...
MARIO LANDOLFI. Ecco perché noi vi attacchiamo. Vi attacchiamo perché questo Governo non ha capito, o finge di non capire. Infatti, per il modo con cui ha vinto le elezioni e per l'esiguità nei numeri della maggioranza al Senato, questo Governo, signor Presidente, dovrebbe chiederci il permesso persino per respirare ed, invece, viene qui a presentare decreti-legge...
PRESIDENTE. La prego, dovrebbe concludere.
MARIO LANDOLFI. Signor Presidente, mi lasci concludere, dicendo che ieri il presidente Fini ha lanciato...
PRESIDENTE. Però, davvero deve concludere...
MARIO LANDOLFI. Regolatevi voi: o accettate il confronto o, a settembre, ve ne andate a casa nel giro di una settimana (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, intervengo con riferimento agli ordini del giorno, ma in via preliminare va detto che siamo in una situazione di grande imbarazzo.
La situazione di grande imbarazzo è determinata dalla circostanza che oggi abbiamo trasferito sugli ordini del giorno un dibattito che avremmo dovuto svolgere sugli emendamenti. Tale dibattito si concretizza, dunque, nel contenuto di ordini del giorno che, più che essere indirizzi che vengono dati al Governo sull'applicazione del decreto-legge e sull'interpretazione da dare allo stesso, sono, in realtà, documenti che sconfessano il decreto-legge. Sono documenti che, in qualche modo, sono abrogativi o correttivi del provvedimento. Quindi, si utilizza lo strumento dell'ordine del giorno perché, evidentemente, non si può utilizzare l'emendamento, poiché in Parlamento, come abbiamo costatato ieri, la democrazia è completamente sospesa. Si ricorre, infatti, in continuazione alla decretazione d'urgenza ed alla posizione delle questioni di fiducia.
Altra considerazione: questa situazione di grave imbarazzo - ho constatato - non riguarda solo deputati dell'opposizione, ma anche deputati della maggioranza. Vorrei esprimere la solidarietà a tutti i colleghi che, in buona fede, anche dall'opposizione, hanno cercato di combattere una battaglia contro alcune disposizioni di questo provvedimento. Penso che molti di loro non siano d'accordo complessivamente su quasi tutto il provvedimento, ma hanno cercato onestamente di combattere una battaglia su alcune disposizioni del
decreto-legge e non hanno potuto farlo con lo strumento, efficace, dell'emendamento. Hanno dovuto farlo con lo strumento dell'ordine del giorno che, come tutti sanno, spesso è «acqua fresca».
Dunque, sono stati presentati da parte di alcuni deputati della maggioranza alcuni ordini del giorno che sconfessano il contenuto del decreto-legge, che in realtà sono abrogativi di disposizioni del decreto-legge medesimo e che contengono anche considerazioni politicamente interessanti, quali l'ordine del giorno Dioguardi n. 9/1475/1, che tratta della norma di cui all'articolo 21 del provvedimento in esame e dice chiaramente che tale norma porterà alla paralisi con riferimento all'organizzazione del giudice di pace o l'ordine del giorno Suppa n. 9/1475/26, che chiede di procedere ad una revisione organica delle libere professioni, proprio affermando ciò che avevamo detto noi ieri, nel corso del dibattito, ossia che questo decreto-legge investe l'organizzazione delle libere professioni con scelte sbagliate, ma anche con uno strumento assolutamente improprio, o ancora l'ordine del giorno Violante n. 9/1475/73, che riguarda l'articolo 21, ossia la sospensione dei pagamenti con riferimento al gratuito patrocinio.
Chiederemo che siano posti in votazione i nostri ordini del giorno, signor Presidente. Due di tali ordini del giorno sono stati accolti dal Governo per quanto riguarda la parte dispositiva. Non sappiamo come farà il Governo a dare seguito al disposto di tali - o di altri - ordini del giorno, perché avrebbe dovuto cambiare le norme; invece non l'ha fatto ed il Parlamento non ha potuto affrontare la questione come avrebbe dovuto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Ricci. Ne ha facoltà.
ANDREA RICCI. Signor Presidente, con riferimento al mio ordine del giorno n. 9/1475/9, nella nuova formulazione, il Governo si è dichiarato disponibile ad accoglierlo come raccomandazione. Vorremmo insistere affinché lo accettasse e siamo disponibili a valutare un'ulteriore riformulazione da parte del Governo, che consenta, appunto, la sua piena accettazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ruggeri. Ne ha facoltà.
RUGGERO RUGGERI. Signor Presidente, accolgo l'invito del Governo ad una riformulazione del mio ordine del giorno n. 9/1475/72 e sostituisco, dunque, il testo dei numeri 3) e 4) di tale ordine del giorno con il testo della lettera c) dell'ordine del giorno Fincato n. 9/1475/24.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pedrizzi. Ne ha facoltà.
RICCARDO PEDRIZZI. Signor Presidente, il Governo non ha accettato il mio ordine del giorno n. 9/1475/181, così come è stato formulato, ma si è dichiarato disponibile a rivedere la posizione se apporterò alcune modifiche e riformulerò tale ordine del giorno. In pratica, il sottosegretario Grandi - e lo ringrazio - ha compreso che con la nuova normativa si assoggetteranno a nuove imposte, ad imposte pesanti, edifici che, in realtà, sono al servizio della collettività e del bene comune. Si tratta, infatti, di immobili utilizzati sempre e comunque per attività di assistenza, beneficenza, istruzione, educazione e cultura, anche laddove siano svolte in forma commerciale. Si tratta, quindi, di esigenze primarie, alle quali lo Stato spesso non è in grado di dare risposta.
Riformulo, quindi, il mio ordine del giorno n. 9/1475/181 nel modo seguente. Al primo capoverso, terzo rigo, dopo la parola «sugli immobili» si aggiunga «che abbiano esclusivamente natura commerciale». Elimino, poi, il secondo ed il terzo capoverso. Riformulo quindi il dispositivo in questa maniera: «impegna il Governo a valutare l'opportunità, dopo un monitoraggio degli effetti delle nuove norme ed alla luce di un riesame complessivo della normativa in materia, di prevedere nuove misure dell'ICI per gli immobili in questione,
fermi restando i poteri» - o le competenze, come meglio crede il Governo - «degli enti locali».
Con questa formulazione, ritengo che il mio ordine del giorno n. 9/1475/181 possa essere accettato dal Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, al momento, credo di essere l'ultimo a prendere la parola sul complesso degli ordini del giorno.
Approfitterò, quindi, del breve spazio temporale che mi è concesso per ribadire un concetto che a noi di Alleanza Nazionale sta molto a cuore. Questo decreto-legge privo dei requisiti di necessità e di urgenza, questo decreto-legge che noi contestiamo nelle sue ragioni, nelle sue forme e nei suoi effetti, pone questo ramo del Parlamento nell'impossibilità di intervenire, non diciamo per migliorarlo ma, almeno, per discuterlo. Abbiamo potuto discutere soltanto sugli ordini del giorno; non abbiamo potuto discutere di un solo emendamento e non abbiamo potuto sottoporre a votazione alcuna possibilità di cambiamento.
Ci avete spiegato che questo è avvenuto a causa dell'ostruzionismo del centrodestra. Mi auguro che al termine di questa fase dei lavori, prima che inizino le dichiarazioni di voto finale, da parte della maggioranza giunga il riconoscimento che si è trattato di un pretesto e che è stato un abbaglio. Come voi sapete, cari colleghi, se noi dell'opposizione volessimo fare ostruzionismo, potremmo iscriverci tutti a parlare, per 10 minuti ciascuno, in sede di dichiarazione di voto finale. Sapete che avremmo potuto andare ben oltre anche sugli ordini del giorno. Questo non è avvenuto per il nostro senso di responsabilità, e non è avvenuto perché non vogliamo darvi alibi, perché vogliamo sia chiaro che il provvedimento non è stato discusso per la vostra intrinseca debolezza (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale), debolezza qui alla Camera dei deputati e debolezza, ancora maggiore, al Senato!
Lo ricordo, soprattutto, al collega dei Verdi che, evidentemente per ragioni che esulano dalla politica, non ha capito che la mia proposta di ritirare tutte le proposte emendative, lasciandone in vita soltanto quattro, anche scelte dalla maggioranza, non era una compravendita di emendamenti ma un modo provocatorio, se si vuole, tecnicamente provocatorio, ma lecito, di fare emergere l'impossibilità, in cui vi trovate, di discutere al Senato qualsivoglia modifica apportata dalla Camera. Ebbene, cari colleghi, attenzione alle reazioni, perché le dichiarazioni di voto ancora debbono svolgersi! Non c'è dubbio che dobbiate ammettere che quanto abbiamo sostenuto - cioè che da parte nostra non vi è stato ostruzionismo ma solo la volontà di fare emergere la vostra debolezza - sia vero.
D'altronde, tornando al merito, è di tutta evidenza che questo provvedimento è assolutamente vendicativo nei confronti delle categorie, il cui torto, a vostro avviso, è quello di essere costituite di lavoratori autonomi. Ne vedremo presto le conseguenze negative. Vedremo presto come gli effetti di questo decreto-legge saranno nocivi non solo per tali categorie ma per tutti i cittadini italiani, esattamente come sono nocivi gli ultimi provvedimenti che già avete messo in cantiere o già avete approvato.
Mi riferisco al tentativo di varare norme che modificano la disciplina del ricongiungimento degli extra comunitari, nelle quali è contenuta una «chicca» che anticipo fin d'ora: il diritto di costoro di fare entrare in Italia un numero altissimo di parenti - come mi ricorda il collega Bocchino - anche ove non siano in grado di fornire alcuna prova documentale, neanche quella che le persone che portano al seguito siano effettivamente i loro parenti.
Ancora peggiore è il provvedimento sull'indulto, che avete appena approvato e che ci avete presentato come necessario per svuotare le carceri. Ebbene, i derelitti, forse, sono rimasti in carcere. Mentre, per
quanto riguarda coloro che sono usciti, basta leggere il Corriere della sera di oggi.
MAURO FABRIS. Che cosa c'entra?
MARCO BOATO. Cosa c'entra?
IGNAZIO LA RUSSA. Il quotidiano annuncia che Prodi convoca i ministri poiché molti scarcerati sono già tornati in prigione. Un articolo, inoltre, riporta il caso di un detenuto che esce di cella e cerca di uccidere la ex moglie. Un altro riferisce di un detenuto che, appena fuori di prigione, ha compiuto atti osceni davanti ad alcuni bambini ed è stato nuovamente arrestato. Un altro articolo ancora riferisce di un detenuto che, dopo cinque ore d'aria, è stato arrestato mentre sfondava una vetrina. Un altro, infine, riporta la vicenda di alcuni detenuti scarcerati che, ubriacatisi per il perdono, hanno attaccato i poliziotti e sono stati nuovamente arrestati.
Grazie di questi regali, uguali o simili ai provvedimenti che stiamo per sottoporre a votazione (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno presentati.
Avverto che i deputati Vacca, Andrea Ricci, Ruggeri e Pedrizzi hanno chiesto al Governo di modificare il proprio parere sugli ordini del giorno da essi presentati.
Chiedo al rappresentante del Governo se intenda intervenire al riguardo.
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Con riferimento all'ordine del giorno Andrea Ricci n. 9/1475/9, nella nuova formulazione, il Governo lo accetta a condizione che sia eliminato il cogente termine temporale, laddove si dice: «in anticipo di un anno rispetto alla scadenza della copertura brevettuale complementare». Se cade il termine di un anno, il Governo può accettarlo.
Per quanto riguarda gli altri tre ordini del giorno menzionati, Ruggeri n. 9/1475/72, Vacca n. 9/1475/80 e Pedrizzi n. 9/1475/181, sono accettati ove riformulati nel senso proposto nel corso degli interventi svolti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Bondi. Ne ha facoltà.
SANDRO BONDI. Signor Presidente, questo Governo ci ha abituati, purtroppo, a molte anomalie. Però, ogni giorno è una sorpresa, ogni giorno siamo costretti ad assistere alle sue sorprendenti invenzioni e alle sue sorprendenti sortite di carattere politico. Dell'ultima è protagonista l'onorevole Chiti il quale, se non sbaglio, siede nei banchi del Governo.
L'onorevole Chiti, se non ricordiamo male, ma ci possiamo sbagliare, dovrebbe essere il ministro per i rapporti con il Parlamento (Una voce dai banchi dei deputati del gruppo de L'Ulivo: «Ma è sull'ordine dei lavori!») e, in quanto ministro per i rapporti con il Parlamento, l'onorevole Chiti dovrebbe essere il garante, signor Presidente, dei rapporti tra il Governo e il Parlamento e, in particolare, dei rapporti con l'opposizione. Ebbene, l'onorevole Chiti ha rilasciato, quest'oggi, una intervista ad un quotidiano, il Corriere della sera, la quale contiene giudizi (Commenti dei deputati del gruppo de L'Ulivo)...
PRESIDENTE. Prego l'Assemblea di non rumoreggiare e prego il deputato Bondi di attenersi alla materia per la quale ha chiesto di parlare. C'è un problema di lealtà anche tra di noi.
Prego, deputato Bondi.
SANDRO BONDI. ...e valutazioni, signor Presidente, talmente gravi e ingiustificati, nei confronti di alcune forze politiche dell'opposizione, che in un paese normale indurrebbero il ministro in questione a rassegnare immediatamente le
proprie dimissioni (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale - Commenti dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)!
PRESIDENTE. Il suo intervento non è sull'ordine dei lavori. Sono costretto a chiederle di interromperlo!
SANDRO BONDI. Sto intervenendo sull'ordine dei lavori, signor Presidente!
PRESIDENTE. No, non lo sta facendo!
EMANUELE FIANO. Vai a casa!
SANDRO BONDI. L'onorevole Chiti afferma che il Governo è stato costretto a porre la questione di fiducia a causa del nostro ostruzionismo.
PRESIDENTE. Per favore, deputato Bondi! La richiamo ad attenersi alla sua richiesta: svolga l'intervento sull'ordine dei lavori.
SANDRO BONDI. Signor Presidente, sto intervenendo in funzione del regolare svolgimento dei lavori dell'Assemblea, al quale lei dovrebbe essere interessato quanto me. A lei dovrebbe stare a cuore quanto a me la dignità di questo Parlamento, signor Presidente, e la possibilità di espressione democratica dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)!
COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. Non è possibile!
EMANUELE FIANO. Signor Presidente, gli tolga la parola!
SANDRO BONDI. Lei sa, onorevole Chiti, e tutti sappiamo, che non è vero che il Governo abbia dovuto porre la questione di fiducia a causa del nostro ostruzionismo. Ha ragione l'onorevole La Russa, signor Presidente: vuole, forse, che noi facciamo ostruzionismo vero in questo Parlamento? Posso assicurarle che ne saremmo capaci, onorevole Chiti! Ma lei non ha la coscienza del suo ruolo di ministro per i rapporti con il Parlamento. Lo dimostrano i giudizi contenuti nella sua intervista (Commenti).
PRESIDENTE. Invito ogni parlamentare ad un comportamento adeguato. Ho già espresso al deputato Bondi la mia opinione, secondo la quale sta travalicando ...
SANDRO BONDI. Non è vero, signor Presidente.
MAURO FABRIS. Gli tolga la parola!
EMANUELE FIANO. Gli tolga la parola!
PRESIDENTE. ... dalle ragioni per cui ha chiesto la parola, ma ritengo, in ogni caso, che un deputato dell'opposizione possa concludere il suo intervento di cinque minuti, malgrado la mia obiezione sull'argomento che sta trattando.
La prego di continuare, deputato Biondi.
SANDRO BONDI. Mi permetto di concludere citando i giudizi contenuti nell'intervista del ministro Chiti rilasciata questa mattina al Corriere della sera, nella quale egli dice che l'ostruzionismo sarebbe il frutto di divisioni nella destra e di un preciso disegno politico di Berlusconi. Egli accusa il leader di Alleanza Nazionale di essere irresponsabile e dice che a settembre cambieranno molte cose nella Casa delle libertà.
Onorevole Chiti, ci vuole spiegare quali cose cambieranno nella Casa delle libertà, a settembre? Io ho il dubbio (Commenti dei deputati del gruppo de L'Ulivo) che non sia il ministro per i rapporti con il Parlamento, ma che sia addetto, forse, alla compravendita dei parlamentari dell'opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale - Commenti dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e dei Comunisti Italiani)!
Lei forse ...
KATIA BELLILLO. Hai finito il tempo!
PRESIDENTE. La prego di concludere: il suo tempo sta scadendo.
SANDRO BONDI. Ho concluso.
Io vorrei chiederle, signor Presidente, se i giudizi contenuti nell'intervista dell'onorevole Chiti siano compatibili con il ruolo ...
PRESIDENTE. Il suo tempo è scaduto.
SANDRO BONDI. ... e chiedo al Governo ...
PRESIDENTE. Il suo tempo è scaduto, la prego di chiudere!
SANDRO BONDI. ...e chiedo al Governo se i giudizi dell'onorevole Chiti corrispondono alla volontà politica del Governo Prodi (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. In rispetto alla possibilità delle opposizioni di esprimersi, ho lasciato svolgere un intervento che, tuttavia, debbo dire, secondo me, tradisce la motivazione per cui è stato chiesto.
Ha ora la parola il deputato Leone sull'ordine dei lavori e lo prego di volervisi attenere, per ragioni di lealtà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, non chiedo la parola sull'ordine dei lavori, ma per un richiamo al regolamento, per cui, se lei intende darmi la parola sull'ordine dei lavori in relazione all'intervento dell'onorevole Bondi, io ...
PRESIDENTE. No, mi scusi, per richiamo al regolamento.
ANTONIO LEONE. Posso, signor Presidente?
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, un domani, privatamente, mi spiegherà perché non classificava l'intervento dell'onorevole Bondi come un intervento sull'ordine dei lavori.
Stiamo parlando di...
PRESIDENTE. Per favore, vuole intervenire per richiamo al regolamento?
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, non si arrabbi, vado subito al dunque, ma stiamo parlando di fiducia, stiamo parlando di un ministro. Nella scorsa legislatura, per cinque anni, sull'ordine dei lavori si è detto di tutto e di più, ma in questo caso, evidentemente, non si vuol far parlare l'opposizione. Continuiamo pure in questo modo, anche se lei ammanta il tutto con quella sua garanzia a destra e a sinistra che, molte volte, è solo apparente (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)!
Per quanto riguarda il richiamo al regolamento, in maniera quasi surrettizia ci siamo accorti - lei se ne è accorto dopo che abbiamo sollevato il problema - che sono stati rimessi in missione una serie di deputati che erano rientrati dalla missione nel momento in cui avevano votato e, quindi, avevano manifestato la loro presenza in quest'aula. Trattandosi di seduta fiume, non essendo mai passati ad altra seduta, questa operazione di rimettere in missione coloro che erano rientrati dalla missione stessa, a nostro parere (non parlo soltanto a nome mio, ma a nome di tutti gruppi dell'opposizione), non va bene, perché - lo ripeto - non potevano essere rimessi in missione. Questo perché, essendo salito il numero legale a 307 nel momento in cui erano rientrati dalla missione i deputati di cui parlavo prima, con la loro reimmissione in missione - scusate il bisticcio di parole - si è abbassato il numero legale. Questo numero legale che si alza e si abbassa - come dice il collega Vito - evidentemente non trova fondamento non solo nei precedenti, ma nemmeno nel regolamento.
Presidente, lei potrà anche richiamare qualche precedente in materia, io però le rivolgo una domanda e la prego poi di sottoporre la questione anche alla Giunta
per il regolamento: secondo lei, quello che è accaduto questa notte, cioè dalle 2 fino alle 9,30, si può classificare come sospensione? Oppure come interruzione? Secondo me, la seduta non è stata né interrotta né sospesa: si è passati alle 9,30 di stamani perché lei ha letto uno speech, in cui si diceva che non avremmo votato prima delle 9,30. Potevamo tranquillamente evitare di arrivarci; quindi, non c'è stata sospensione, non c'è stata interruzione, ma c'è stata una sospensione-interruzione di fatto, dovuta al fatto che si sono esauriti gli interventi. Ma noi, per ipotesi - anche lei, signor Presidente -, saremmo dovuti restare in aula e aspettare pur se nessuno interveniva! Rifletta su questo dato.
Le chiediamo, quindi, di fare chiarezza su questo aspetto, perché non si può alzare ed abbassare il numero legale a piacimento e senza rispettare il regolamento (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, della Lega Nord Padania e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. È stata sollevata ora dal deputato Leone, a nome anche dei gruppi di opposizione, un'obiezione per il fatto che la Presidenza, alla ripresa della seduta di questa mattina, ha dato lettura delle nuove missioni a decorrere dalla ripresa medesima.
Nell'annunciare nuove missioni, la Presidenza si è, peraltro, attenuta ai principi regolamentari e alla costante e consolidata prassi applicativa; infatti, l'integrazione delle missioni è normalmente effettuata, oltre che all'inizio della seduta, anche nel caso di ripresa pomeridiana e notturna della stessa, nonché in caso di ulteriori sospensioni, salvo che queste non dipendano dalla mancanza del numero legale.
In caso di seduta fiume, si applicano i medesimi criteri, e così ha operato la Presidenza nel caso di specie, ciò anche in assenza di contestazioni al momento della lettura delle nuove missioni o, comunque, di precisazioni in materia nella seduta di ieri, all'atto della deliberazione della seduta continuata o della sua sospensione.
Ferma restando tale decisione, la Presidenza non ha comunque alcuna difficoltà di fronte al punto ritenuto controverso a non considerare tale decisione quale precedente e a promuovere uno specifico approfondimento e una verifica della prassi in sede di Giunta del regolamento alla ripresa dei lavori, in settembre, nell'intento di pervenire ad un chiarimento condiviso della materia.
ANDREA GIBELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
ANDREA GIBELLI. Sulla questione che è stata appena posta ...
PRESIDENTE. Tale questione è stata conclusa, deputato Gibelli. La prego ...
ANDREA GIBELLI. Presidente, se mi consente un minuto ...
PRESIDENTE. Passiamo ai voti sugli ordini del giorno.
L'ordine del giorno ...
ANDREA GIBELLI. Quello che ha detto lei non è vero perché avrebbe dovuto fare ...
ANTONIO LEONE. Dagli la parola!
PRESIDENTE. La questione è conclusa...
ANDREA GIBELLI. Non è vero!
PRESIDENTE. Va bene! Va bene (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega Nord Padania)! Deputato Gibelli, lei sa come questa materia è stata trattata.
Passiamo ai voti sugli ordini del giorno.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Dioguardi n. 9/1475/1, accolto dal Governo.
L'ordine del giorno Francescato n. 9/1475/2 è stato accolto come raccomandazione. Deputato Francescato, insiste per la votazione?
GRAZIA FRANCESCATO. No, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
L'ordine del giorno Smeriglio n. 9/1475/3 è stato accolto come raccomandazione. Chiedo al presentatore se insista per la votazione.
MASSIMILIANO SMERIGLIO. Non insisto.
PRESIDENTE. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Benzoni n. 9/1475/4, il parere del Governo è favorevole ove i presentatori accettino la riformulazione proposta. Chiedo al deputato Benzoni se accolga tale riformulazione.
ROSALBA BENZONI. Si, accogliamo la riformulazione proposta dal Governo ed esprimiamo soddisfazione per l'attenzione dedicata alla questione.
PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno Crema n. 9/1475/5. Il parere del Governo è favorevole ove i presentatori accettino la riformulazione proposta. Chiedo ai presentatori se accolgano la riformulazione proposta.
GIOVANNI CREMA. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Villetti n. 9/1475/6, accettato dal Governo.
Chiedo al deputato Iacomino se accetti l'invito del Governo a ritirare il suo ordine del giorno n. 9/1475/8.
SALVATORE IACOMINO. No, signor Presidente, non accetto l'invito e insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Iacomino n. 9/1475/8, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania) (Vedi votazioni).
(Presenti 515
Votanti 513
Astenuti 2
Maggioranza 257
Hanno votato sì 271
Hanno votato no 242).
Prendo atto che il deputato Giuditta non è riuscito a votare.
Prendo atto, altresì, che il deputato Andrea Ricci accetta l'ulteriore riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/9 (Nuova formulazione).
Prendo atto, inoltre, che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Caruso n. 9/1475/10 e Pegolo n. 9/1475/11, accettati dal Governo, e che la deputata Mungo accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1475/12 e non insiste per la votazione.
Prendo atto che i presentatori accolgono l'invito al ritiro dell'ordine del giorno Cogodi n. 9/1475/13 e che il deputato Piro non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/14, accolto come raccomandazione.
Chiedo al deputato Leo se accetti la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/15 proposta dal Governo.
MAURIZIO LEO. Mi sembra che il Governo abbia accettato il mio ordine del giorno solo per una parte, espungendo la parte fondamentale, cioè quella relativa alla semplificazione della vita dei contribuenti; quindi, non accetto la riformulazione proposta ed insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Leo n. 9/1475/15, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 507
Maggioranza 254
Hanno votato sì 229
Hanno votato no 278).
Prendo atto che il deputato Quartiani non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/16, accettato dal Governo, e che il deputato Iannuzzi accetta l'ulteriore riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/17 (Nuova formulazione).
Prendo atto, inoltre, che la deputata Pinotti non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/18, nella nuova formulazione, accolto come raccomandazione dal Governo, che il deputato Tessitore accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/19 e che il deputato Zeller non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/20, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che il deputato Bressa insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/21, su cui vi è l'invito al ritiro da parte del Governo.
DAVIDE CAPARINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, intendo sottoscrivere l'ordine del giorno Bressa n. 9/1475/21, che riguarda il Parco nazionale dello Stelvio, gestito da un consorzio Stato-regione Lombardia, che un'errata lettura da parte dell'amministrazione finanziaria costringerà al licenziamento di 130 operai a tempo determinato. Essendo il consorzio ben dotato dal punto di vista economico, indipendentemente dai trasferimenti che provengono dallo Stato, reputo opportuno che il Governo s'impegni nel mantenere i livelli occupazionali, oltremodo nel rispetto del contenimento della spesa pubblica, in quanto - come ho già specificato - non sono previsti oneri a carico dello Stato.
MARCO BOATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. La collega Francescato, io stesso e altri deputati del gruppo dei Verdi sottoscriviamo l'ordine del giorno in esame. È importante (ascolteremo anche il rappresentante del Governo) che vi sia un voto dell'Assemblea ampiamente condiviso, perché il tema è di enorme importanza. Il Governo ha suggerito una via per approntare una soluzione ed un voto favorevole da parte dell'Assemblea potrà aiutare il Governo ad affrontare tempestivamente la questione. Il collega Bressa lo aveva già affermato in sede di illustrazione del suo ordine del giorno e condividiamo tale proposta.
PAOLO UGGÈ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLO UGGÈ. Anche noi sottoscriviamo l'ordine del giorno in esame, in quanto condividiamo la necessità di offrire certezza ai 130 capifamiglia interessati. L'intervento non produce riduzione nei trasferimenti da parte dello Stato e pertanto raccomandiamo a tutti di votare a favore di tale ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
GIUSEPPE ROMELE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE ROMELE. Mi associo a quanto detto dal collega Uggè. La questione, chiaramente evidenziata anche dall'onorevole Caparini, è grave e deve far riflettere sull'incapacità che, ancora una volta, il Governo sta dimostrando sulla politica del territorio, dell'ambiente e della montagna. L'abbandono della montagna è una grave situazione. Questo è un intervento «a gamba tesa» nel sistema montagna, che non vale solo per le Alpi, ma rischia di riguardare tutto il territorio italiano. Pertanto, chiedo una grande attenzione, non solo da parte dei firmatari, ma di tutta l'Assemblea.
GUIDO DUSSIN. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDO DUSSIN. Sottoscrivo anch'io, come ha già fatto l'onorevole Caparini, l'ordine del giorno a sostegno di queste famiglie e dell'intero comparto della montagna. Bisogna avere una certa sensibilità verso il settore dei parchi e delle aree protette.
GENNARO MIGLIORE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE. Intervengo anch'io, signor Presidente, per sottoscrivere l'ordine del giorno in esame, a nome di tutto il gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, anche perché esso stabilisce un principio ed un precedente rispetto alla stabilizzazione dei lavoratori precari e stagionali che, in tante altre realtà del nostro paese, vivono questa condizione di disagio. Inviterò, la prossima volta, l'Assemblea ad aderire ad iniziative analoghe (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
RICCARDO CONTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RICCARDO CONTI. Sottoscrivo anch'io questo importante ordine del giorno, auspicando che tutta l'Assemblea converga su un argomento di così importante rilevanza.
GIORGIO HOLZMANN. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIORGIO HOLZMANN. Signor Presidente, sottoscrivo anch'io l'ordine del giorno in esame, in quanto il problema del Parco dello Stelvio, complesso per sua natura, essendo diviso nella gestione tra lo Stato e due regioni, necessita di importanti lavori di ristrutturazione, già finanziati, che non potrebbero essere eseguiti proprio per il venire meno di 130 lavoratori precari, per i quali auspichiamo la riconferma del posto di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PIETRO ARMANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIETRO ARMANI. Sottoscrivo anch'io l'ordine del giorno in esame. Ho avuto l'onore, nella passata legislatura, di essere presidente della Commissione ambiente, che ha avviato e concluso un'indagine conoscitiva sui parchi nazionali, tra i quali vi è il Parco dello Stelvio, nel corso della quale questi problemi erano già emersi. È necessario pertanto votare a favore di questo ordine del giorno.
EMILIO DELBONO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMILIO DELBONO. Signor Presidente, intervengo solo per dichiarazione di sottoscrivere l'ordine del giorno in esame, senza aggiungere nulla a quanto già osservato dai colleghi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Brugger. Ne ha facoltà.
SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, apprezzo moltissimo che questo ordine del giorno, da noi predisposto - primo firmatario Bressa - sia condiviso da tutta l'Assemblea. Noi tutti abbiamo parlato dei 130 posti di lavoro che sono ad altissimo rischio; aggiungo che, se non si trova una soluzione entro l'11 agosto, questa gente rimarrà senza lavoro. Dunque, l'impegno di tutto il Parlamento è importante anche per sollecitare una soluzione rapidissima entro un paio di giorni; perciò, sarei grato all'Assemblea se l'ordine del giorno venisse condiviso unanimemente (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Minoranze linguistiche e di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Affronti. Ne ha facoltà.
PAOLO AFFRONTI. Signor Presidente, a nome del mio gruppo di appartenenza, annuncio di aver sottoscritto l'ordine del giorno in questione a salvaguardia dell'occupazione e del parco dello Stelvio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, anche noi assicuriamo il nostro sostegno ed il nostro voto favorevole su questo ordine del giorno.
Vorrei ricordare al Governo l'importanza dei parchi nazionali, molti dei quali non hanno ancora organi eletti. Cito il caso del parco che interessa più da vicino la mia provincia, quello tosco-emiliano, che ha da tempo un commissario (e poi addirittura un sub-commissario). Quindi, sollecito il Governo a farsi carico al più presto di questo problema e a predisporre tutte le deliberazioni atte a mettere in condizione l'insieme dei parchi di poter funzionare con organi democratici (Applausi dei deputati del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nespoli. Ne ha facoltà.
VINCENZO NESPOLI. Signor Presidente, voterò contro l'approvazione di questo ordine del giorno, a meno che il Governo, quando si pronuncerà nel dibattito che è ora in atto... Presidente, il Governo non presta attenzione!
PRESIDENTE. Il Governo non venga disturbato e a sua volta presti attenzione! Per favore, vorrei evitare le conversazioni con il Governo! Prego, deputato, prosegua pure.
VINCENZO NESPOLI. Ritengo sia necessario, partendo dalla questione dello Stelvio, che il Governo assuma un impegno in quest'Assemblea in merito alla problematica che l'ordine del giorno traccia, per i tantissimi contratti in scadenza con le pubbliche amministrazioni in tutta Italia. Infatti, ci siamo scandalizzati, qualche anno fa, quando si è trattato dei forestali della Calabria; ci potremmo, tra qualche giorno, indignare per i tanti contratti in scadenza che non verranno confermati da parte delle pubbliche amministrazioni. Quindi, se il Parlamento vuole fare una scelta saggia, deve insistere affinché il Governo assuma questo impegno contro tutte le precarietà nei rapporti sussistenti in Italia con le pubbliche amministrazioni. Dopo tutto, era un impegno elettorale di questo centrosinistra, del quale vorremmo verificare la coerenza attraverso questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Menia. Ne ha facoltà.
ROBERTO MENIA. Signor Presidente, intervengo per esprimere concetti simili a quelli poc'anzi espressi dal collega Nespoli. Vede, signor Presidente, in questa atmosfera «mielosa», in cui tutti sono d'accordo con tutti e tutti sono altresì felici di condividere le parole con cui Brugger ha elogiato il consenso di tutta l'Assemblea sull'ordine del giorno di cui è cofirmatario, io noto un elemento alquanto bizzarro: l'unico a non condividere l'atto parlamentare in esame è il Governo, che ha invitato
i presentatori a ritirarlo. Allora, formulo un invito al Governo a raccordarsi con la sua maggioranza; in questo caso, guardate l'Assemblea: direi che è ora di finirla (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Carbonella. Ne ha facoltà.
GIOVANNI CARBONELLA. Signor Presidente, intervengo solo per osservare che, considerata la situazione che stiamo vivendo (ovvero la condivisione quasi generalizzata di questo ordine del giorno da parte dell'Assemblea), sarebbe il caso che lo stesso fosse fatto proprio da tutti i gruppi parlamentari in modo da farla finita (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Donadi. Ne ha facoltà.
MASSIMO DONADI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere anche la mia firma a questo ordine del giorno, ma con una precisazione. Il Governo aveva espresso la propria disponibilità a farsi carico del problema in sede amministrativa, evidenziando, quindi, una valutazione positiva del problema. In quest'ottica, si spiega anche la mia adesione a questo ordine del giorno, con un'ulteriore puntualizzazione, in questo senso in antitesi con quanto da qualcun altro osservato in questa Assemblea. Ritengo che le valutazioni non possano che essere fatte caso per caso; ebbene, nella fattispecie era stata espressa da parte del Governo una valutazione fondamentalmente positiva; ritengo che ciò non possa e non debba mai diventare un principio generale (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Elio Vito. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, l'attenzione del ministro Chiti sarebbe dovuta; onorevole ministro, quanto sta accadendo su questo ordine del giorno è la dimostrazione della vera ragione per la quale avete posto la questione di fiducia. Era stata presentata una proposta emendativa con riferimento ai contratti dei dipendenti dello Stelvio (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale). Quell'emendamento sarebbe stato approvato probabilmente all'unanimità dall'Assemblea, ministro Chiti; quindi, smetta di fare dichiarazioni di cui lei conosce l'infondatezza. Avete posto la questione di fiducia per impedire che l'Assemblea, compresa la maggioranza, potesse pronunciarsi liberamente su questioni importanti affrontate dal decreto - un decreto che taglia anche risorse e fondi destinati a finalità che invece noi tutti condividiamo -: lo avete fatto per impedire che l'Assemblea potesse modificare il decreto-legge e che lo stesso dovesse quindi tornare all'esame del Senato.
Non vi è ostruzionismo fuorché il vostro nei confronti della Camera: impedire che la Camera possa pronunciarsi. Allora, concludo sostenendo che il fatto che il Governo abbia scientemente confermato il parere contrario sull'ordine del giorno...
MARCO BOATO. No!
ELIO VITO. Ora l'ha cambiato, Boato. Ora, quando ha preso atto dell'orientamento maggioritario in Assemblea (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale). Non credo che abbiamo bisogno di suggeritori! Ora lo ha cambiato; invece, il Governo aveva dianzi invitato al ritiro dell'ordine del giorno.
ANTONIO BORGHESI. Non è vero!
ELIO VITO. Scusatemi, noi stiamo difendendo un ordine del giorno condiviso da tutti; in questo caso, nel quale si può esprimere una volontà favorevole dell'Assemblea, non capisco quale sia la ragione per la quale vi ostinate a difendere un Governo che umilia anche voi della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)!
ANTONIO BORGHESI. Non è vero! Devi dire la verità!
ELIO VITO. Quindi, francamente, Presidente, abbiamo sottoscritto anche noi l'ordine del giorno; i colleghi di Forza Italia lo hanno sottoscritto e chiedono che sia comunque messo in votazione. Ritengo che proprio la votazione sarà la migliore dimostrazione dell'esigenza che la Camera ha di intervenire liberamente sui provvedimenti del Governo e del fatto che le scelte «coercitive» che il Governo sta assumendo non riusciranno mai più, da ora in poi, ministro Chiti, a fare in modo che il Parlamento possa essere «trattenuto» dalle vostre decisioni (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Biancofiore. Ne ha facoltà.
MICHAELA BIANCOFIORE. Signor Presidente, vorrei dissuadere l'onorevole Brugger dall'esprimere la sua felicità sul fatto che tutta l'Assemblea è d'accordo su questo ordine del giorno. Come ha dichiarato il mio capogruppo, l'onorevole Elio Vito, esiste un altro ordine del giorno sul medesimo punto che ha come primo firmatario, ovviamente, un deputato di Forza Italia ed è stato sottoscritto da molti altri deputati del nostro gruppo. Quindi, inviterei l'Assemblea a sottoscrivere anche quell'ordine del giorno, per rendere più coeso il suo orientamento sulla questione di merito affrontata da questi due atti parlamentari.
Ma vorrei anche sottolineare, onorevole Brugger, che l'aspetto quantomeno curioso non è il contenuto dell'ordine del giorno in questione, che tutti condividiamo; la parte politica che rappresento ed il Governo Berlusconi sono infatti stati garanti del parco nazionale dello Stelvio fino ad oggi, fino al momento in cui appunto siete giunti voi al Governo. Ecco però, curiosamente, quali sono i risultati: voi fate parte di una maggioranza che crea questi problemi e voi dovete purtroppo correre ai ripari per cercare di correggere quanto previsto dal provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, per le motivazioni espresse dal mio collega di gruppo Caparini, aggiungo la mia firma a questo ordine del giorno.
PRESIDENTE. La ringrazio.
Prego quanti vogliano fare altrettanto di segnalarlo alla Presidenza senza intervenire. Grazie.
Ha chiesto di parlare il deputato Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Presidente, anche io intervengo per aggiungere la mia firma a sostegno dei lavoratori precari del Parco dello Stelvio e, soprattutto, per rivolgere un invito al ministro Chiti affinché pensi a concedere meno interviste, badando in particolar modo al contenuto delle stesse, e presti più attenzione alla sensibilità del Parlamento.
Vorrei anche aggiungere che, mentre esprimiamo solidarietà nei confronti dei lavoratori precari, ci sono dei rapporti con la pubblica amministrazione che vorremmo vedere conclusi al più presto. Uno di questi riguarda ad esempio il ministro Visco che, notoriamente, dà una lettura «tributaria» dell'articolo 24, in forza della quale il contribuente non è innocente fino alla sentenza definitiva di assoluzione e, contemporaneamente, nei confronti di tutti i membri del Governo. Siete dei precari e noi ci auguriamo che il vostro contratto venga concluso quanto prima!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI. Intervengo per annunciare la mia astensione. Pur condividendo l'impostazione dell'ordine del giorno e ribadendo l'importanza per la
mia parte politica della stabilizzazione di tanti lavoratori precari, non comprendiamo come mai il Governo abbia assunto un atteggiamento dapprima reticente. Evidentemente, contrariamente agli impegni assunti, verso i tanti lavoratori precari sia del mondo pubblico sia del mondo privato non vi è la dovuta attenzione. Quindi, anche perché questo ordine del giorno proviene da un deputato della maggioranza, mi asterrò.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nannicini. Ne ha facoltà.
ROLANDO NANNICINI. Presidente, la sottoscrizione dell'ordine del giorno fa pensare che qualcuno non l'abbia letto, perché nel passaggio fondamentale richiama il comma 187 della legge finanziaria, che non solo nei parchi, ma anche nella vita amministrativa degli enti locali, ha creato gravi problemi riguardo al personale. Quindi, per non creare discriminazioni lobbistiche e trasversali, vorrei che si discutesse di tutto il personale nelle pubbliche amministrazioni. Se si apre il precedente di questi 130 lavoratori, io voterò comunque contro, anche se il Governo modificherà il proprio parere.
PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Saia ha aggiunto la propria firma all'ordine del giorno in esame.
Il Governo intende modificare il parere espresso sull'ordine del giorno in esame?
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Vorrei innanzitutto ringraziare l'onorevole Donadi, che ha correttamente ricordato quale fosse la posizione iniziale del Governo, che si era offerto di risolvere la questione contingente in via amministrativa. A questo punto, il Governo si rimette all'Assemblea (Commenti).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bressa n. 9/1475/21, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 501
Votanti 471
Astenuti 30
Maggioranza 236
Hanno votato sì 411
Hanno votato no 60).
Prendo atto che il deputato Suppa non è riuscito a votare.
Deputato Galletti, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/23, con riferimento al quale il Governo ha formulato un invito al ritiro?
GIAN LUCA GALLETTI. Sì, signor Presidente, insisto. Visto che questo ordine del giorno tende a rimuovere un grave errore contenuto nella norma, non vedo le ragioni per cui dovrei ritirarlo.
PRESIDENTE. Sta bene.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Galletti n. 9/1475/23, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 510
Maggioranza 256
Hanno votato sì 237
Hanno votato no 273).
Il Governo ha dichiarato di accettare l'ordine del giorno Li Causi n. 9/1475/27, ove riformulato. Deputato Li Causi, accetta la riformulazione proposta dal Governo?
VITO LI CAUSI. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Il Governo ha dichiarato di accettare l'ordine del giorno Strizzolo n. 9/1475/28, ove riformulato. Deputato Strizzolo, accetta la riformulazione proposta dal Governo?
IVANO STRIZZOLO. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno da Montani n. 9/1475/29 a Dussin n. 9/1475/39 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Montani n. 9/1475/29, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 516
Maggioranza 259
Hanno votato sì 238
Hanno votato no 278).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/1475/30, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 510
Maggioranza 256
Hanno votato sì 233
Hanno votato no 277).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bricolo n. 9/1475/31, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 513
Maggioranza 257
Hanno votato sì 235
Hanno votato no 278).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dozzo n. 9/1475/32, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 518
Votanti 517
Astenuti 1
Maggioranza 259
Hanno votato sì 235
Hanno votato no 282).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Goisis n. 9/1475/33, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 515
Maggioranza 258
Hanno votato sì 233
Hanno votato no 282).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fava n. 9/1475/34, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 514
Maggioranza 258
Hanno votato sì 234
Hanno votato no 280).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Allasia n. 9/1475/35, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 516
Maggioranza 259
Hanno votato sì 234
Hanno votato no 282).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Filippi n. 9/1475/36, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 518
Maggioranza 260
Hanno votato sì 236
Hanno votato no 282).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fugatti n. 9/1475/37, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 509
Votanti 507
Astenuti 2
Maggioranza 254
Hanno votato sì 232
Hanno votato no 275).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Brigandì n. 9/1475/38, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 494
Votanti 490
Astenuti 4
Maggioranza 246
Hanno votato sì 220
Hanno votato no 270).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dussin n. 9/1475/39, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 517
Votanti 516
Astenuti 1
Maggioranza 259
Hanno votato sì 233
Hanno votato no 283).
Il Governo accetta l'ordine del giorno Cota n. 9/1475/41. Chiedo al presentatore se insista per la votazione relativamente alla parte dispositiva.
ROBERTO COTA. No, Presidente.
MARIA LEDDI MAIOLA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIA LEDDI MAIOLA. Presidente, intendo sottoscrivere l'ordine del giorno Cota n. 9/1475/41.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'ordine del giorno Gibelli n. 9/1475/42, non accettato dal Governo.
ANDREA GIBELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Mi scusi, Presidente, sbagliare nei miei confronti è umano ma perseverare è diabolico!
Vorrei chiedere chiarimenti al Governo in merito alla volontà di non accogliere il mio ordine del giorno, che non è altro che una richiesta di fornire indirizzi alle amministrazioni per risolvere il problema legato al servizio di taxi, una vicenda affrontata dal dibattito parlamentare e dalle manifestazioni di piazza. Di tutto potevamo pensare della sinistra, che in genere, quando è all'opposizione, nelle piazze ci racconta che combatte la povertà, comunque una lodevole missione, ma mai ci saremmo aspettati di vedere approvato oggi un decreto che, anziché combattere la povertà, combatte la ricchezza ed il lavoro dei nostri concittadini.
Quindi, chiedo al Governo di modificare il parere e, poi, Presidente Bertinotti, la invito a rivedere la prassi in funzione del fatto che non ci si può nascondere dietro i precedenti e la Giunta per il regolamento per non consentire quelle che, attraverso le sue parole, sono le cosiddette logiche assembleari democratiche: forse per lei valgono nelle piazze e non qui dentro (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Il Governo intende modificare il proprio parere?
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. No, signor Presidente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gibelli n. 9/1475/42, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 511
Votanti 510
Astenuti 1
Maggioranza 256
Hanno votato sì 228
Hanno votato no 282).
Prendo atto che l'onorevole Stucchi insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/43.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Stucchi n. 9/1475/43, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 512
Votanti 511
Astenuti 1
Maggioranza 256
Hanno votato sì 234
Hanno votato no 277).
Passiamo all'ordine del giorno Lussana n. 9/1475/44.
LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, con tono molto collaborativo chiedo di verificare che corrisponda ad ogni deputato che vota la propria tessera e il proprio posto, per evitare che domani sul tabulato troviamo alcuni che non sono stati mai presenti e che, invece, hanno partecipato a tutte le votazioni e viceversa. Inoltre, chiedo di verificare le tessere di votazione perché ci avviciniamo sempre di più al momento dei voti conclusivi e sarebbe utile che il controllo - sia con riferimento alla prima questione: ognuno voti per sé; sia con riferimento alla seconda: chi non è presente non può votare e venga quindi ritirata la scheda - sia fatto in questa fase del procedimento.
PRESIDENTE. La sollecitazione è accolta.
Invito ognuno, secondo responsabilità, a votare solo per sé ed invito altresì i deputati segretari a verificare le tessere di votazione (I deputati segretari ottemperano all'invito del Presidente).
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione degli ordini del giorno Lussana n. 9/1475/44 e Garavaglia n. 9/1475/45, non accettati dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lussana n. 9/1475/44, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 472
Maggioranza 237
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 259).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Garavaglia n. 9/1475/45, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 490
Votanti 489
Astenuti 1
Maggioranza 245
Hanno votato sì 225
Hanno votato no 264).
Chiedo al deputato Caparini se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/46, accettato dal Governo limitatamente alla parte dispositiva.
DAVIDE CAPARINI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caparini n. 9/1475/46.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 491
Votanti 488
Astenuti 3
Maggioranza 245
Hanno votato sì 224
Hanno votato no 264).
Chiedo al deputato Alessandri se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/47.
ANGELO ALESSANDRI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Alessandri n. 9/1475/47, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 489
Maggioranza 245
Hanno votato sì 223
Hanno votato no 266).
Invito i deputati ad attenersi scrupolosamente a votare soltanto per sé.
Prendo atto che il deputato Benvenuto non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/48.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine giorno Uggè n. 9/1475/50, che il Governo ha invitato a ritirare.
PAOLO UGGÈ. Sì, signor Presidente, e chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLO UGGÈ. Visto che la Camera si è espressa a grande maggioranza a favore dell'ordine del giorno Bressa n. 9/1475/21, che abbiamo sottoscritto in diversi anche noi del gruppo di Forza Italia, chiedo che ci si esprima altrettanto favorevolmente sul mio ordine del giorno.
PRESIDENTE. Il Governo conferma il suo parere?
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, confermo il parere.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Uggè n. 9/1475/50.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva [Vedi votazioni - Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
(Presenti 493
Votanti 488
Astenuti 5
Maggioranza 245
Hanno votato sì 248
Hanno votato no 240).
Chiedo al deputato Pizzolante se accetti l'invito del Governo a ritirare il suo ordine del giorno n. 9/1475/51.
SERGIO PIZZOLANTE. No, Presidente, e insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Allora, passiamo ai voti...
SERGIO PIZZOLANTE. Volevo soltanto dire...
PRESIDENTE. Allora, si vota...
SERGIO PIZZOLANTE. Posso parlare?
PRESIDENTE. Lei ha già parlato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pizzolante n. 9/1475/51, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 493
Maggioranza 247
Hanno votato sì 219
Hanno votato no 274).
Prendo atto che il deputato Fitto non è riuscito a votare.
Prendo atto altresì che i presentatori dell'ordine del giorno Gambescia n. 9/1475/52, accettato dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo atto inoltre che il deputato Costantini non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/53, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Buontempo n. 9/1475/54, Giulietti n. 9/1475/55 e De Biasi n. 9/1475/56, accettati dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo atto che il deputato Ceccuzzi accede all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1475/57.
Prendo atto, altresì, che il deputato Crisci non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/58, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno D'Uliza n. 9/1475/59, accettato dal Governo.
Prendo atto infine che i presentatori dell'ordine del giorno Amoruso n. 9/1475/60, non accettato dal Governo, insistono per la votazione.
GIANNI MANCUSO. Signor Presidente, volevo apporre la firma...
MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Deputato Zacchera, non posso darle la parola perché lei è già intervenuto.
MARCO ZACCHERA. Intendevo solo sottoscrivere questo ordine del giorno...
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Amoruso n. 9/1475/60, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 466
Maggioranza 234
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 259).
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Fedi n. 9/1475/61, accettato dal Governo, e Nicco n. 9/1475/62, accolto come raccomandazione, dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo atto altresì che i presentatori degli ordini del giorno Widmann n. 9/1475/63 e Attili n. 9/1475/64 accettano la riformulazione proposta dal Governo dei rispettivi ordini del giorno e non insistono per la votazione.
Prendo atto inoltre che i presentatori degli ordini del giorno Meta n. 9/1475/65, accolto come raccomandazione dal Governo, Burtone n. 9/1475/66, accettato dal Governo limitatamente alla parte dispositiva, Brugger n. 9/1475/67, accettato dal Governo, e Camillo Piazza n. 9/1475/69, accettato dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo atto infine che il deputato Saglia insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/70.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Saglia n. 9/1475/70, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 508
Maggioranza 255
Hanno votato sì 227
Hanno votato no 281).
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Gamba n. 9/1475/71, accettato dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo atto altresì che il deputato Ruggeri accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/72 proposta dal Governo e non insiste per la votazione.
Prendo atto inoltre che il deputato Violante non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/73, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Nannicini n. 9/1475/74 accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Ossorio n. 9/1475/75, accettato dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo atto che il deputato D'Agrò accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/76 e non insiste per la votazione.
Chiedo al deputato Formisano se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/77, accolto dal Governo come raccomandazione.
ANNA TERESA FORMISANO. Presidente, mi auguro che l'aver accolto come raccomandazione il mio ordine del giorno possa essere considerato da parte del Governo un impegno a modificare l'articolo 3 in sede di esame della legge finanziaria. Ciò detto, non insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Greco non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/78, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto altresì che il deputato Zinzi insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/79, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zinzi n. 9/1475/79, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 506
Votanti 504
Astenuti 2
Maggioranza 253
Hanno votato sì 227
Hanno votato no 277).
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Vacca n. 9/1475/80 accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione.
Prendo atto, altresì, che i presentatori degli ordini del giorno Cancrini n. 9/1475/81, accolto come raccomandazione dal Governo, e Crapolicchio n. 9/1475/82, accettato dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Bellotti n. 9/1475/83, non accettato dal Governo, insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bellotti n. 9/1475/83, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 509
Votanti 508
Astenuti 1
Maggioranza 255
Hanno votato sì 231
Hanno votato no 277).
Prendo atto che il deputato Rocco Pignataro non è riuscito a votare.
Prendo atto altresì che i presentatori dell'ordine del giorno Buonfiglio n. 9/1475/84, accolto come raccomandazione dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo atto infine che i presentatori dell'ordine del giorno Catanoso n. 9/1475/85, non accettato dal Governo, insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Catanoso n. 9/1475/85, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 499
Votanti 498
Astenuti 1
Maggioranza 250
Hanno votato sì 224
Hanno votato no 274).
Prendo atto che il deputato Mantini accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/86.
Prendo atto che il deputato Rotundo accede all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1475/87.
Prendo atto che il deputato Pellegrino non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/88, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Suppa n. 9/1475/89, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accedono alla riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cesini n. 9/1475/90.
Passiamo all'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/1475/91, non accettato dal Governo.
MARIA GRAZIA SILIQUINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIA GRAZIA SILIQUINI. Signor Presidente, vorrei aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/1475/91.
PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione degli ordini del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/1475/91, Bodega n. 9/1475/92, Maroni n. 9/1475/93, Pottino n. 9/1475/94 e Gianfranco Conte n. 9/1475/95, non accettati dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/1475/91, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 508
Maggioranza 255
Hanno votato sì 231
Hanno votato no 277).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bodega n. 9/1475/92, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 496
Votanti 495
Astenuti 1
Maggioranza 248
Hanno votato sì 225
Hanno votato no 270).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Maroni n. 9/1475/93, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 505
Maggioranza 253
Hanno votato sì 229
Hanno votato no 276).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pottino n. 9/1475/94, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 504
Maggioranza 253
Hanno votato sì 229
Hanno votato no 275).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/1475/95, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 508
Votanti 505
Astenuti 3
Maggioranza 253
Hanno votato sì 228
Hanno votato no 277).
Passiamo all'ordine del giorno La Loggia n. 9/1475/96, non accettato dal Governo.
Deputato La Loggia, insiste per la votazione?
ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, francamente è strano che il parere del Governo possa essere contrario ad un ordine del giorno di questo tipo. Pertanto, vorrei attirare l'attenzione del ministro Chiti e degli altri componenti del Governo. Il mio ordine del giorno, che ci apprestiamo a votare, nel dispositivo afferma testualmente che impegna il Governo a monitorare l'applicazione delle disposizioni contenute nell'articolo 2 - che riguarda i professionisti ed altre categorie professionali - e a tal fine, preventivamente, a consultare le organizzazioni espresse dalle libere professioni. Quindi, come è di tutta evidenza al Governo, esso non impedisce al Governo stesso di procedere nell'attuazione concreta e pratica della sua impostazione politica - che peraltro non condividiamo, come abbiamo ampiamente detto e dimostrato in queste giornate - ma, allo stesso tempo, introduce quello che viene comunemente definito un criterio di prudenza, visto che si toccano con questo provvedimento categorie particolarmente rilevanti per il sistema economico e sociale del nostro paese, che hanno ampiamente dimostrato di non essere d'accordo con l'impostazione da voi data.
Non si comprende come il monitoraggio nel tempo dell'attuazione di tale iniziativa del Governo e il procedere, come peraltro lo stesso ministro Bersani ha avuto l'amabilità di affermare in quest'aula, ad una consultazione delle categorie interessate possano trovare contrari il Governo e la sua maggioranza. Signor Presidente, rivolgendomi ai componenti del Governo ed in particolare al ministro Chiti, mi permetto di chiedere se almeno la parte dispositiva possa essere accolta.
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere contrario del Governo era riferito particolarmente alla premessa. Il monitoraggio è già previsto dalla norma e da qui nasce l'invito al ritiro. Tuttavia, se il deputato La Loggia insiste, il Governo può accettare il suo ordine del giorno limitatamente alla parte dispositiva.
PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato La Loggia accede alla riformulazione
proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/96.
Prendo atto altresì che i presentatori insistono per la votazione degli ordini del giorno Elio Vito n. 9/1475/97 e Leone n. 9/1475/98, non accettati dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Elio Vito n. 9/1475/97, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 504
Maggioranza 253
Hanno votato sì 228
Hanno votato no 276).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Leone n. 9/1475/98, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 496
Votanti 495
Astenuti 1
Maggioranza 248
Hanno votato sì 223
Hanno votato no 272).
Prendo atto che il deputato Zanetta non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/99, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che il deputato Aracu insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/100, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Aracu n. 9/1475/100, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 502
Votanti 500
Astenuti 2
Maggioranza 251
Hanno votato sì 226
Hanno votato no 274).
Prendo atto con il deputato Jannone non accede all'invito al ritiro ed insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/101.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Jannone n. 9/1475/101, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 504
Maggioranza 253
Hanno votato sì 228
Hanno votato no 276).
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Sanza n. 9/1475/102 e Cerulli n. 9/1475/103, accolti come raccomandazione dal Governo.
Passiamo all'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/1475/104, accolto come raccomandazione dal Governo.
Deputato Gregorio Fontana, insiste per la votazione?
GREGORIO FONTANA. Signor Presidente, penso che nel settore della difesa, su un problema così scottante, il Governo si debba assumere le proprie responsabilità. Quindi, non basta una semplice raccomandazione per affrontare tale problema.
Abbiamo ritenuto opportuna con il collega Salvatore Cicu, vicepresidente del Commissione difesa, la presentazione dell'ordine del giorno in oggetto per impegnare il Governo al reperimento di risorse adeguate per la prosecuzione dell'attività delle nostre Forze armate ed il loro necessario ammodernamento. Infatti, a causa dei tagli presenti nel decreto in oggetto, entrambi vengono messi in grave pericolo. Questo pericolo nasce dal solito pregiudizio ideologico della sinistra nei confronti di tutto quello che riguarda il mondo militare e le Forze armate.
Si tratta di un provvedimento che, guarda caso, affronta i problemi della finanza pubblica facendone carico in massima parte - e per di più un modo maldestro - al ministro della difesa e al suo dicastero. Voglio solo ricordare che, proprio in Commissione difesa, in sede di esame del disegno di assestamento del bilancio 2006, si è sottolineata in maniera unanime la necessità di ulteriori risorse da destinare al Ministero della difesa. Siamo oggi invece al paradosso che il presente decreto-legge non solo non reca l'auspicata integrazione di fondi, bensì cancella risorse aggiuntive stanziate dal disegno di legge di assestamento, sottraendone quindi di ulteriori. Peraltro, la Commissione, già in sede di DPEF, aveva segnalato la situazione di assoluta gravità in cui versa il comparto della difesa ed aveva sottolineato la necessità di un segnale chiaro a suo favore.
Ma vi è di più e di peggio. Il decreto-legge non solo effettua tagli cospicui alla difesa, ma li attua senza alcun criterio di ragionevolezza, in quanto ad essere colpiti sono soprattutto gli stanziamenti riguardanti il funzionamento, ovvero quelli relativi ai mezzi che supportano le attività operative delle Forze armate. Con ciò contraddicendo palesemente gli orientamenti manifestati proprio dal ministro della difesa durante le sue audizioni davanti alle Commissioni di Camera e Senato, laddove egli stesso lamentava la sproporzione tra le spese per il personale e le altre spese per il Ministero della difesa.
Con questi tagli, infatti, la citata sproporzione viene decisamente aggravata, non solo per l'esercizio in corso, ma anche per gli esercizi successivi. Infatti, questo provvedimento proietta i suoi nefasti effetti anche sugli esercizi 2007 - 2009, creando una vera e propria contraddizione tra l'utilizzo dello strumento del decreto-legge, che deve essere connotato da straordinaria necessità ed urgenza, ed il fatto che con esso si intende intervenire non solo sull'immediato, ma anche per il futuro.
Con questo ordine del giorno, noi dell'opposizione cerchiamo quindi di farci carico di sostenere per quanto possibile il settore della difesa, visto che il ministro Parisi, il ministro della difesa, non riesce a tutelare gli interessi del suo dicastero, che appare assolutamente impotente di fronte alle imposizioni del ministro dell'economia (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI. Oltre ad aggiungere la mia firma all'ordine del giorno in esame, Presidente, vorrei anche chiarire ai colleghi come fossero pretestuose le critiche che, solo pochi mesi fa, l'attuale sottosegretario per gli interni, l'ex collega Lucidi, rivolgeva al Governo, reo di mettere in condizione le Forze di polizia di non avere neanche la benzina per i propri mezzi in dotazione. Se continuiamo di questo passo, si dovranno vendere i mezzi in dotazione!
Si annuncia l'idea di spendere oltre 30 milioni di euro per i detenuti che stanno lasciando le carceri a seguito della concessione dell'indulto e, contemporaneamente, si mettono in condizione le Forze dell'ordine di non essere in grado di contrastare il crimine. Penso che di questo il Governo debba fare ammenda e che i colleghi della maggioranza attenti alla sicurezza debbano meditare.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del
giorno Gregorio Fontana n. 9/1475/104, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 508
Maggioranza 255
Hanno votato sì 231
Hanno votato no 277).
Prendo atto che il deputato Caligiuri non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/105, accolto come raccomandazione.
Prendo atto che il deputato Milanato non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/106, accettato dal Governo.
Prendo atto che il deputato Bernardo non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/107, accettato dal Governo.
Prendo atto che il deputato Moroni non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/108, accettato dal Governo.
Chiedo al deputato Marras se accetti la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1475/109.
GIOVANNI MARRAS. No, Presidente.
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il parere in questo caso è contrario.
PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Marras insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/109.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marras n. 9/1475/109, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 506
Votanti 504
Astenuti 2
Maggioranza 253
Hanno votato sì 235
Hanno votato no 269).
Prendo atto che il deputato Testoni non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/110, accettato dal Governo.
Chiedo al deputato Picchi se acceda all'invito del Governo al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1475/111.
GUGLIELMO PICCHI. No, signor Presidente e insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Picchi n. 9/1475/111, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 511
Maggioranza 256
Hanno votato sì 233
Hanno votato no 278).
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione degli ordini del giorno Fabbri n. 9/1475/112, Garagnani n. 9/1475/113 e Aprea n. 9/1475/114, non accettati dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fabbri n. 9/1475/112, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 506
Maggioranza 254
Hanno votato sì 232
Hanno votato no 274).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Garagnani, n. 9/1475/113, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 511
Votanti 510
Astenuti 1
Maggioranza 256
Hanno votato sì 234
Hanno votato no 276).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Aprea n. 9/1475/114, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 505
Maggioranza 253
Hanno votato sì 232
Hanno votato no 273).
Prendo atto che il deputato Grassi non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo all'ordine del giorno Marinello n. 9/1475/115, non accettato dal Governo.
Chiedo al deputato Marinello se insista per la votazione.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Vorrei invitare il Governo a riconsiderare il parere su questo ordine del giorno. Voglio approfittare del tempo per illustrarlo ai colleghi, non soltanto della mia parte politica, ma anche della maggioranza.
Con questo ordine del giorno non si chiede nulla di eversivo, si chiede semplicemente al Governo di effettuare un monitoraggio, quindi una attività di verifica e di controllo, sulle disposizioni relative all'articolo 5 del decreto Bersani - Visco. Si chiede al Governo di valutare poi, eventualmente, dei provvedimenti correttivi. Chiedere un'attività di controllo e monitoraggio, ed adottare eventualmente dei provvedimenti, qualora da quella attività di monitoraggio risultassero delle storture, non mi sembra assolutamente nulla di eversivo.
Può darsi che il Governo non abbia valutato attentamente il contenuto dell'ordine del giorno; qualora invece lo abbia valutato con attenzione, ciò fatto denoterebbe che evidentemente, dietro l'articolo 5, al di là di quanto dichiarato dal Governo e dalla maggioranza, esistono interessi fortissimi, interessi del mondo della produzione dei farmaci, volti ad aumentare nel nostro paese il consumo dei farmaci.
Allora, amici della mia parte politica e colleghi e amici, perché no, anche della maggioranza, vi invito a valutare con attenzione. Evidentemente, ognuno di noi deve prendersi le sue responsabilità. Quindi, caro sottosegretario Sartor, sicuramente persona gentile e dall'aplomb inglese, qualora mantenesse il parere contrario, sicuramente potrà lavare la coscienza nell'azzurro mare di Pantelleria, nella rossa villa abusiva dell'abusivo ministro Visco!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marinello n. 9/1475/115, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 503
Maggioranza 252
Hanno votato sì 231
Hanno votato no 272).
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Baldelli n. 9/1475/116, non accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Baldelli, n. 9/1475/116, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 508
Votanti 507
Astenuti 1
Maggioranza 254
Hanno votato sì 232
Hanno votato no 275).
Passiamo all'ordine del giorno Fallica n. 9/1475/117, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se insistono per la votazione.
GIUSEPPE COSSIGA. Signor Presidente, questo rito degli ordini del giorno, probabilmente, agli italiani che ci seguono, sembrerà veramente un rito bizzarro. Ciò avviene perché i parlamentari, sia della maggioranza che della opposizione, non avendo potuto discutere gli emendamenti, si attaccano a piccole formulazioni.
Questo rito, un pochino ridicolo, viene ancora peggiorato dal fatto che il Governo su alcuni ordini del giorno esprime una curiosa forma di accettazione: la raccomandazione. Di solito, siamo noi che raccomandiamo qualche cosa al Governo, e questo non viene accettato. Invece, in questo momento, succede un po' il contrario.
Io non posso accettare la raccomandazione del Governo su un ordine del giorno così sereno. Quello che chiedo non è di stanziare più soldi per fare questo o fare quello: chiedo semplicemente di stanziare i soldi necessari, cioè quelli che servono. Evidentemente, il Governo, per quanto riguarda le spese per la difesa, non vuole stanziare neanche i soldi che servono. Allora, chiedo che questo ordine del giorno sia posto in votazione (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bosi. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, innanzitutto, desidero aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Fallica n. 9/1475/117, che è stato accolto come raccomandazione dal Governo, ma non accettato.
Al riguardo, desidero far osservare che il contenuto della parte dispositiva dell'ordine del giorno riguarda le stesse misure che vengono auspicate, in Commissione difesa, dalla presidente della Commissione e dai componenti della maggioranza. È davvero stupefacente, quindi, che l'ordine del giorno sia stato accolto come raccomandazione: vuol dire vanificare il carattere di auspicio dell'ordine del giorno medesimo; e ciò ha un significato serio e grave, che desidererei fosse rimosso, per rispetto delle Forze armate e degli impegni che nei loro confronti sono stati presi (e vengono quotidianamente presi), anche nella competente Commissione della Camera.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fallica n. 9/1475/117.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 507
Maggioranza 254
Hanno votato sì 233
Hanno votato no 274).
Chiedo al deputato Verro se accetti la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1475/118.
ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Signor Presidente, alla luce del voto favorevole espresso dall'Assemblea, pochi minuti fa, sull'ordine del giorno Iacomino n. 9/1475/8, chiedo al Governo di rivedere il parere in precedenza espresso e di accettare l'ordine del giorno nel testo da me formulato; in caso contrario, dichiaro sin d'ora di non accettare la riformulazione e di insistere per la votazione.
Signor Presidente, nell'articolo 13 del provvedimento sono contenute tante cose strane: una veramente singolare - se n'è parlato poco - è quella relativa all'obbligo di cessare le attività in corso o di cederle a terzi. È del tutto evidente che le attività in corso non hanno più alcun effetto sulla concorrenza perché, al massimo, l'hanno già avuto. Allora, a quella parte della sinistra che, in precedenza, ha votato a favore del menzionato ordine del giorno Iacomino pongo le seguenti domande: non vi sfiora il dubbio che l'obbligo di vendita si trasformi in svendita, visto che chi vende non ha alternative? Non vi sembra un'espropriazione camuffata e senza indennizzo? Non vi sembra che i divieti di cui all'articolo 13 non siano giustificati da ragioni di concorrenza e che sulla concorrenza possano avere, piuttosto, un effetto distorsivo a favore di qualcuno?
Anche per queste ragioni, colleghi, faccio appello alla vostra onestà intellettuale ed alla vostra coerenza affinché il mio ordine del giorno sia approvato.
PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo non intende modificare il parere già espresso sull'ordine del giorno Verro n. 9/1475/118.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Verro n. 9/1475/118, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 512
Votanti 507
Astenuti 5
Maggioranza 254
Hanno votato sì 233
Hanno votato no 274).
Prendo atto che il deputato Grassi non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Prendo atto altresì che il deputato Palmieri non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/119, accettato dal Governo limitatamente alla parte dispositiva.
Prendo atto infine che i presentatori dell'ordine del giorno Armosino n. 9/1475/120 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Armosino n. 9/1475/120, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 510
Votanti 509
Astenuti 1
Maggioranza 255
Hanno votato sì 232
Hanno votato no 277).
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Di Centa n. 9/1475/121,
accettato dal Governo limitatamente alla parte dispositiva, non insistono per la votazione.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Giacomoni n. 9/1475/122 non accedono all'invito al ritiro ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giacomoni n. 9/1475/122, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 502
Votanti 501
Astenuti 1
Maggioranza 251
Hanno votato sì 231
Hanno votato no 270).
Prendo atto che il deputato Bertolini non è riuscita a votare.
Prendo atto altresì che i presentatori dell'ordine del giorno Di Virgilio n. 9/1475/123 non accedono all'invito al ritiro ed insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Virgilio n. 9/1475/123, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 502
Votanti 501
Astenuti 1
Maggioranza 251
Hanno votato sì 233
Hanno votato no 268).
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Fedele n. 9/1475/124 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, desidero aggiungere...
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fedele n. 9/1475/124, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 491
Maggioranza 246
Hanno votato sì 219
Hanno votato no 272).
Ha facoltà di parlare, deputato Zacchera.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, dovrebbero essere rispettati almeno i tempi tecnici: oltre che sbracciarsi, non si può fare...!
Desidero aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Fedele n. 9/1475/124, il cui testo è analogo a quello di un altro ordine del giorno che fu già accettato dal precedente Governo.
PRESIDENTE. Chiedo al deputato Crosetto se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/125, non accettato dal Governo.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente (Commenti)... Esitavo perché vedevo il tabellone delle votazioni ancora acceso, signor Presidente.
PRESIDENTE. Prego, ha facoltà di parlare.
GUIDO CROSETTO. Vorrei tranquillizzare i colleghi, ad alcuni dei quali suggerirei -
mi rivolgo anche al sottosegretario Sartor ed al ministro Chiti - di leggere il testo del mio ordine del giorno, che fa rilevare l'esistenza, nel nostro paese, del problema del ritardo nei pagamenti delle pubbliche amministrazioni: secondo la Commissione europea, tali ritardi sono la causa di un fallimento su quattro.
Il mio ordine del giorno riprende un ragionamento che è già stato fatto in occasione dell'esame delle precedenti leggi finanziarie. Si chiede al Governo di valutare la possibilità di consentire alla Cassa depositi e prestiti di fare anticipazioni agli enti locali per consentire a questi ultimi di effettuare i pagamenti in tempi minori rispetto a quelli attuali. Il costo per lo Stato è meramente finanziario, perché le somme verrebbero anticipate dalla Cassa depositi e prestiti.
Peraltro, il concetto è stato condiviso anche dai deputati dell'attuale maggioranza, quando erano opposizione, appena qualche mese fa. Il presidente Violante ricorderà che un apposito emendamento alla legge finanziaria fu approvato, nella precedente legislatura, anche con i voti di quella che allora era l'opposizione. È veramente strano che un ordine del giorno che ricalca il contenuto di un emendamento ad una legge finanziaria che fu approvato con il voto di tutta l'Assemblea non sia stato accettato, adesso, dal Governo.
Pertanto, chiederei, non dico ai nuovi parlamentari, ma almeno a quelli che hanno votato a favore del ricordato emendamento nella precedente legislatura - a quelli dell'attuale maggioranza, oltre che a quelli dell'opposizione -, di prendere atto che i principi non possono cambiare ogni cinque mesi e che il problema degli incassi delle piccole e medie imprese e dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni coinvolge tutti noi.
Mi sembra strano che quest'Assemblea voglia assumere una posizione che va soltanto a danno del sistema produttivo, che è già la parte più debole del nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
GIUSEPPE COSSIGA. Signor Presidente!
PRESIDENTE. Deputato Cossiga, lei ha già parlato.
GIUSEPPE COSSIGA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori, signor Presidente.
PRESIDENTE. Dopo la votazione, deputato Cossiga.
Prendo atto che il deputato Crosetto insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/125.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Crosetto n. 9/1475/125, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 498
Votanti 490
Astenuti 8
Maggioranza 246
Hanno votato sì 229
Hanno votato no 261).
Ha facoltà di parlare sull'ordine dei lavori, deputato Cossiga.
GIUSEPPE COSSIGA. Signor Presidente, desidero far notare all'Assemblea un fatto che, in parte, smentisce ciò che ha detto poco fa il mio collega, onorevole Crosetto.
Probabilmente, alcuni membri del Governo hanno letto l'ordine del giorno Fallica n. 9/1475/117, tanto è vero che il ministro Chiti ha votato a favore (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)...
PRESIDENTE. La prego, non si tratta di un intervento sull'ordine dei lavori.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Lainati n. 9/1475/126 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lainati n. 9/1475/126, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 504
Maggioranza 253
Hanno votato sì 228
Hanno votato no 276).
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Lazzari n. 9/1475/127, accettato dal Governo, non insistono per la votazione.
Chiedo alla deputata Mondello se acceda all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1475/129.
GABRIELLA MONDELLO. Signor Presidente, considerato il contenuto del mio ordine del giorno, che considero facilmente accettabile, insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mondello n. 9/1475/129, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 502
Votanti 500
Astenuti 2
Maggioranza 251
Hanno votato sì 229
Hanno votato no 271).
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Nan n. 9/1475/130, non accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nan n. 9/1475/130, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 492
Maggioranza 247
Hanno votato sì 229
Hanno votato no 263).
Prendo atto che il deputato Pelino non è riuscita a votare ed avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo all'ordine del giorno Osvaldo Napoli n. 9/1475/131. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal rappresentante del Governo.
OSVALDO NAPOLI. No, signor Presidente, ed insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Osvaldo Napoli n. 9/1475/131, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 502
Votanti 501
Astenuti 1
Maggioranza 251
Hanno votato sì 229
Hanno votato no 272).
Passiamo all'ordine del giorno Palumbo n. 9/1475/132... Deputato Bosi, non posso farla intervenire, lei ha già parlato.
FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, intervengo per chiedere di sottoscrivere l'ordine del giorno Palumbo n. 9/1475/132.
PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Palumbo n. 9/1475/132 non accede all'invito al ritiro formulato dal rappresentante del Governo e insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Palumbo n. 9/1475/132, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 506
Maggioranza 254
Hanno votato sì 230
Hanno votato no 276).
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Pelino n. 9/1475/133, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pelino n. 9/1475/133, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 505
Votanti 504
Astenuti 1
Maggioranza 253
Hanno votato sì 231
Hanno votato no 273).
Passiamo all'ordine del giorno Adornato n. 9/1475/134. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal rappresentante del Governo.
FERDINANDO ADORNATO. No, signor Presidente, ed insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Adornato n. 9/1475/134, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 503
Votanti 501
Astenuti 2
Maggioranza 251
Hanno votato sì 228
Hanno votato no 273).
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gioacchino Alfano n. 9/1475/135, accettato dal Governo.
Passiamo all'ordine del giorno Baiamonte n. 9/1475/136, non accettato dal Governo. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione.
GIACOMO BAIAMONTE. Signor Presidente, volevo richiamare l'attenzione sulla posizione del Governo riguardo a questo ordine del giorno che equivale a negare i farmaci innovativi negli ospedali ai malati che sono veramente gravi, come quelli affetti dall'Alzheimer, o dal Parkinson, e ai malati che hanno l'infarto le terapie fibrinolitiche di cui hanno bisogno. Non capisco quale sia il criterio per non accettare quest'ordine del giorno, signor sottosegretario.
PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Baiamonte insiste per la votazione del suo ordine del giorno.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Baiamonte n. 9/1475/136, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 501
Votanti 500
Astenuti 1
Maggioranza 251
Hanno votato sì 231
Hanno votato no 269).
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Carlucci n. 9/1475/138, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ravetto n. 9/1475/140, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ravetto n. 9/1475/140, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 506
Maggioranza 254
Hanno votato sì 230
Hanno votato no 276).
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Carfagna n. 9/1475/141, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Carfagna n. 9/1475/141, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 512
Votanti 506
Astenuti 6
Maggioranza 254
Hanno votato sì 239
Hanno votato no 267).
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Verdini n. 9/1475/142, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Verdini n. 9/1475/142, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 513
Votanti 512
Astenuti 1
Maggioranza 257
Hanno votato sì 232
Hanno votato no 280).
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Biancofiore n. 9/1475/143, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Biancofiore n. 9/1475/143, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 513
Maggioranza 257
Hanno votato sì 232
Hanno votato no 281).
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bruno n. 9/1475/144, accettato dal Governo limitatamente alla parte dispositiva.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Boscetto n. 9/1475/145, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Boscetto n. 9/1475/145, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 505
Maggioranza 253
Hanno votato sì 230
Hanno votato no 275).
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Santelli n. 9/1475/146, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Santelli n. 9/1475/146, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 505
Votanti 500
Astenuti 5
Maggioranza 251
Hanno votato sì 226
Hanno votato no 274).
Passiamo all'ordine del giorno Bertolini n. 9/1475/147, non accettato dal Governo. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione.
ISABELLA BERTOLINI. Signor Presidente, intervengo perché il parere contrario espresso dal rappresentante del Governo - e su questo punto vorrei richiamare l'attenzione anche del ministro Chiti - mi ha lasciata non solo perplessa ma anche molto amareggiata. Vorrei richiamare l'attenzione anche della maggioranza se ha un minuto di pazienza!
Credo che il tema di attualità di questi giorni sia proprio il fatto che, se ci troviamo in queste condizioni - alle ore 14 del 3 agosto stiamo ancora discutendo, con un atteggiamento che la maggioranza ha definito ostruzionistico da parte della Casa delle libertà, ma che noi riteniamo essere l'unico mezzo per poter esprimere le nostre opinioni -, è perché si è creata in questi due mesi di Governo una situazione assolutamente anomala. La maggioranza, avendo dei grossi problemi di numeri al Senato, sottopone i provvedimenti prima a quel ramo del Parlamento, li «blinda» con la questione di fiducia e noi diventiamo un organo che si limita a ratificare quello che è già avvenuto (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Questo ordine del giorno, che peraltro nei toni mi sembra molto corretto, impegna il Governo a riconsiderare la possibilità che i provvedimenti arrivino in prima lettura alla Camera, per consentire anche a questo ramo del Parlamento di discutere in maniera democratica. Gli impegni presi dalla maggioranza (e mi riferisco a quello che ha detto anche il presidente Violante
in quest'aula nei giorni scorsi), l'impegno preso dal Governo, dal ministro Chiti (che è pronto a «bacchettare» sui giornali l'opposizione, ma noi vorremmo ci garantisse anche i nostri diritti di parlamentari), l'atteggiamento assunto dal Presidente del Consiglio Prodi (che l'altro giorno si è pubblicamente scusato con un ramo del Parlamento per quello che è avvenuto in questi mesi), credevo portassero a un parere favorevole sul mio ordine del giorno.
Pertanto, chiedo al Governo di rivedere il parere su questo ordine del giorno e alla maggioranza, per evitare che in futuro vi siano altre situazioni di questo tipo, di esprimere un voto favorevole su di esso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Boato, che è già intervenuto, ma senza usare i 5 minuti a sua disposizione. Ne ha facoltà ... fino a compimento!
MARCO BOATO. Signor Presidente, sarò brevissimo. La questione sollevata con questo ordine del giorno è obiettivamente esistente e rilevante, anche se credo che la collega Bertolini capisca da sola che non è forse un ordine del giorno lo strumento per affrontare, per il futuro, il problema di un più corretto rapporto tra Governo e Parlamento, Camera e Senato, sotto il profilo della presentazione dei disegni di legge e dei decreti-legge.
Suggerisco però al Governo di valutare non la premessa, ma il dispositivo; laddove - questo è un mio suggerimento - fosse aggiunto l'avverbio «anche» - «a presentare in prima lettura anche alla Camera» - forse, se il Governo lo ritiene, potrebbe valutare positivamente, ripeto, il solo dispositivo. Lo dico per rispetto ad un tema che, come è stato giustamente ricordato poco fa, comunque, è stato affrontato anche dal Governo positivamente per il futuro e anche da molti colleghi della maggioranza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, intervengo solo per aggiungere la firma all'ordine del giorno della collega Bertolini.
PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bertolini n. 9/1475/147, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 499
Votanti 492
Astenuti 7
Maggioranza 247
Hanno votato sì 235
Hanno votato no 257).
Passiamo all'ordine del giorno Mazzocchi n. 9/1475/149. Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal rappresentante del Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mazzocchi n. 9/1475/149, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 497
Votanti 495
Astenuti 2
Maggioranza 248
Hanno votato sì 226
Hanno votato no 269).
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Raisi n. 9/1475/150 accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione.
Prendo atto altresì che i presentatori degli ordini del giorno Murgia n. 9/1475/151 e
Benedetti Valentini n. 9/1475/152, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Murgia n. 9/1475/151, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 501
Votanti 499
Astenuti 2
Maggioranza 250
Hanno votato sì 228
Hanno votato no 271).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Benedetti Valentini n. 9/1475/152, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 503
Votanti 501
Astenuti 2
Maggioranza 251
Hanno votato sì 227
Hanno votato no 274).
Passiamo all'ordine del giorno Germontani n. 9/1475/153, accolto come raccomandazione dal Governo.
Chiedo al deputato Germontani se insista per la votazione.
MARIA IDA GERMONTANI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione del mio ordine del giorno.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Germontani n. 9/1475/153, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 504
Votanti 503
Astenuti 1
Maggioranza 252
Hanno votato sì 227
Hanno votato no 276).
Prendo atto che il deputato Castiello insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/154, non accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Castiello n. 9/1475/154, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 495
Maggioranza 248
Hanno votato sì 225
Hanno votato no 270).
Prendo atto che il deputato Antonio Pepe accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/155 proposta dal Governo e non insiste per la votazione.
Prendo atto che il deputato Holzmann insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/156, non accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Holzmann n. 9/1475/156, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 508
Votanti 507
Astenuti 1
Maggioranza 254
Hanno votato sì 232
Hanno votato no 275).
Prendo atto che il deputato Martinelli non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/157, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione degli ordini del giorno Foti n. 9/1475/158 e Bocchino n. 9/1475/159, non accettati dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Foti n. 9/1475/158, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 494
Maggioranza 248
Hanno votato sì 224
Hanno votato no 270).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bocchino n. 9/1475/159, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 496
Votanti 493
Astenuti 3
Maggioranza 247
Hanno votato sì 220
Hanno votato no 273).
Prendo atto che il deputato Pezzella non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/160, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che il deputato Landolfi insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/161, non accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Landolfi n. 9/1475/161, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 503
Votanti 500
Astenuti 3
Maggioranza 251
Hanno votato sì 226
Hanno votato no 274).
Prendo atto che il deputato Airaghi non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/162, accolto come raccomandazione dal Governo.
Passiamo all'ordine del giorno Salerno n. 9/1475/163, non accettato dal Governo.
ROBERTO SALERNO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Deputato Salerno, lei ha già parlato.
ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, vorrei rivolgere una richiesta al Governo perché l'articolo 35, settimo comma, sul quale...
PRESIDENTE. Mi scusi, non può farlo. Ha già parlato.
ROBERTO SALERNO. Mi scusi, volevo chiedere il parere del Governo sul significato...
PRESIDENTE. Non può farlo! Prendo comunque atto che insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Salerno n. 9/1475/163, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 493
Votanti 490
Astenuti 3
Maggioranza 246
Hanno votato sì 223
Hanno votato no 267).
Prendo atto che il deputato Armani insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/164, non accettato dal Governo.
Indìco la votazione...
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, intervengo per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. No, non può fare un richiamo al regolamento in sede di votazione.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, intervengo sulle votazioni...
PRESIDENTE. Appena si sarà conclusa la votazione, le darò la parola.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Armani n. 9/1475/164, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 502
Votanti 501
Astenuti 1
Maggioranza 251
Hanno votato sì 226
Hanno votato no 275).
Ora ha facoltà di parlare, deputato Buontempo.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, la ringrazio. Parlando sull'ordine dei lavori, volevo fare un richiamo generico. Però, visto che giustamente lei fa rispettare le regole, vorrei segnalarle un collega - è facile verificare se sia o meno presente il deputato che siede al suo fianco - che da circa mezz'ora sta votando per due. È il collega - chiedo scusa se sbaglio - Maderloni, che è seduto nella quarta fila del quarto emiciclo. Da circa mezz'ora vota per due (Proteste dei deputati del gruppo de L'Ulivo)!
EMANUELE FIANO. Dì a Berlusconi chi vota per lui!
TEODORO BUONTEMPO. La prego di controllare.
PRESIDENTE. Assolutamente. Penso che qualsiasi invito allo scrupolo, senza che sia un'accusa, dia la possibilità di un intervento che distenda gli animi, garantendo a tutti che così accade. Invito i deputati segretari e il presidente di gruppo ad effettuare un controllo (I deputati segretari ottemperano all'invito del Presidente).
In ogni caso, colgo l'occasione per invitare tutte le deputate e tutti i deputati ad attenersi strettamente, specie in questa fase conclusiva, a votare rigorosamente soltanto per sé, i deputati segretari a controllare e i deputati, inoltre, ad esercitare il loro diritto-dovere di voto.
Passiamo all'ordine del giorno Bono n. 9/1475/165, sul quale il Governo ha formulato un invito al ritiro.
Chiedo al deputato Bono se acceda all'invito al ritiro formulato dal Governo.
NICOLA BONO. Signor Presidente, se vuole può staccare il mio audio perché non vorrei disturbare i colleghi che gridano (Commenti dei deputati del gruppo de L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Deputato Bono, veda di intervenire, per favore.
NICOLA BONO. Signor Presidente, se lei mi consente di parlare, io intervengo.
PRESIDENTE. Deputato Bono, lei ha la parola.
NICOLA BONO. Signor Presidente, sul mio ordine del giorno il Governo ha formulato un invito al ritiro e lo ha motivato. E la motivazione è che il contenuto di questo ordine del giorno, almeno nel dispositivo, rinvierebbe alla legge finanziaria.
Vorrei chiedere al Governo che senso abbia questa affermazione. Il dispositivo, tra l'altro, è articolato in due distinte questioni: la prima riguarda un'integrazione della dotazione per le attività di istituto del Ministero per i beni e le attività culturali per l'anno in corso. Quindi, la legge finanziaria non c'entra assolutamente nulla. Una seconda parte riguarda, invece, l'integrazione dei fondi del ministero per il triennio 2007-2009, compreso il Fondo unico per lo spettacolo. Ma il rinvio alla legge finanziaria è ugualmente inopportuno perché in quella sede presenteremo gli emendamenti e non gli ordini del giorno.
Allora, siccome ci dobbiamo pronunciare su un invito al Governo a predisporre questi stanziamenti, credo che il Governo si sia espresso male nell'avanzare la richiesta di rinvio alla legge finanziaria. O forse, leggendo meglio il testo, potrebbe condividere il senso della nostra proposta e magari, riconsiderando il parere espresso, accoglierla come raccomandazione.
PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non intende accogliere la richiesta del deputato Bono e che quest'ultimo insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bono n. 9/1475/165, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 452
Votanti 451
Astenuti 1
Maggioranza 226
Hanno votato sì 194
Hanno votato no 257).
Prendo atto che la deputata Angela Napoli non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/166, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che il deputato Patarino non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/167, accettato dal Governo.
Prendo atto che il deputato Rampelli insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/168, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rampelli n. 9/1475/168, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 465
Maggioranza 233
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 261).
Prendo atto che il deputato Alberto Giorgetti non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/169, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che il deputato Porcu insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/170, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Porcu n. 9/1475/170, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 469
Votanti 467
Astenuti 2
Maggioranza 234
Hanno votato sì 209
Hanno votato no 258).
Passiamo all'ordine del giorno Nespoli n. 9/1475/171, accolto come raccomandazione dal Governo.
Chiedo al deputato Nespoli se insista per la votazione.
VINCENZO NESPOLI. Signor Presidente, faccio premura al Governo...
PRESIDENTE. Dovrebbe dirmi se insiste o meno per la votazione, perché ha già parlato.
VINCENZO NESPOLI. Insisto perché il Governo esprima un parere favorevole su questo ordine del giorno. Altrimenti si metta ai voti!
PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non intende modificare il suo parere.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nespoli n. 9/1475/171, accolto dal Governo come raccomandazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 476
Votanti 474
Astenuti 2
Maggioranza 238
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 272).
Prendo atto che la deputata Frassinetti non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/172, accolto dal Governo come raccomandazione.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Giorgio Conte n. 9/1475/173, favorevole rifondazione (Si ride - Applausi)... riformulazione... grazie, voi dovete consentirmi qualche tenerezza (Applausi)!
Deputato Giorgio Conte, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/173 proposta dal Governo?
GIORGIO CONTE. Signor Presidente, volevo solo chiederle di ripetermi la riformulazione. Dopodiché, se Rifondazione è... favorevole, sono ben lieto (Si ride - Applausi)!
PRESIDENTE. Prego il rappresentante del Governo di ripetere la proposta di riformulazione dell'ordine del giorno Giorgio Conte n. 9/1475/173.
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo propone la seguente riformulazione dell'ordine del giorno Giorgio Conte n. 9/1475/173, nella parte
dispositiva: «(...) impegna il Governo, in sede di attuazione, a chiarire l'ambito di efficacia della limitazione all'acquisto e al riscatto dei beni oggetto di locazione finanziaria», concludendo con tali parole il dispositivo stesso.
PRESIDENTE. Deputato Giorgio Conte, accetta dunque la riformulazione, testé chiarita dal rappresentante del Governo?
GIORGIO CONTE. No, signor Presidente, e insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giorgio Conte n. 9/1475/173, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 481
Maggioranza 241
Hanno votato sì 212
Hanno votato no 269).
Prendo atto che il deputato Ulivi accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/174 proposta dal Governo e non insiste per la votazione.
Prendo altresì atto che i deputati Menia, Cosenza, Ciccioli, Filipponio Tatarella, Contento e Briguglio insistono, rispettivamente, per la votazione dei loro ordini del giorno nn. 9/1475/175, 9/1475/176, 9/1475/177, 9/1475/178, 9/1475/179 e 9/1475/180, non accettati dal Governo.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Menia n. 9/1475/175, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 478
Maggioranza 240
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 267).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cosenza n. 9/1475/176, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 468
Maggioranza 235
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 266).
Prendo atto che il deputato Belisario non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ciccioli n. 9/1475/177, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 473
Votanti 472
Astenuti 1
Maggioranza 237
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 261).
Prendo atto che il deputato Rocco Pignataro non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Filipponio Tatarella n. 9/1475/178, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 484
Votanti 483
Astenuti 1
Maggioranza 242
Hanno votato sì 216
Hanno votato no 267).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Contento n. 9/1475/179, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 474
Maggioranza 238
Hanno votato sì 210
Hanno votato no 264).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Briguglio n. 9/1475/180, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 483
Maggioranza 242
Hanno votato sì 218
Hanno votato no 265).
Chiedo al deputato Pedrizzi se accetti la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/181 proposta dal Governo.
RICCARDO PEDRIZZI. Signor Presidente, voglio fare solo una richiesta. Trattandosi di una questione importante, ma peraltro anche controversa, per la quale il Governo...
PRESIDENTE. «Sì» o «no», per favore. Non può fare un intervento...
RICCARDO PEDRIZZI. Insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pedrizzi n. 9/1475/181, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione - Commenti)...
Revoco la votazione, essendo controversa.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, chiedo di parlare!
PRESIDENTE. Ne ha facoltà, deputato Leone.
ANTONIO LEONE. Il Governo ha accettato l'ordine del giorno Pedrizzi n. 9/1475/181, signor Presidente!
PRESIDENTE. No. Non mi risulta. Il deputato Pedrizzi ha insistito per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/181; il Governo aveva accettato tale ordine del giorno se riformulato. Dunque, sulla richiesta di votare tale ordine del giorno il Governo cosa intende fare?
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, come ha detto bene lei in precedenza, il Governo accetta l'ordine del giorno Pedrizzi n. 9/1475/181, con la riformulazione che è stata proposta.
PRESIDENTE. Chiedo, dunque, al deputato Pedrizzi se accetti la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/181 e, dunque, non insista per la votazione, oppure se insista per la votazione (Commenti del deputato Pedrizzi)...
RICCARDO PEDRIZZI. Signor Presidente, se lei mi consentisse di dire due parole, forse...
PRESIDENTE. No. Lei, per favore, deve dire chiaramente qual è la sua scelta.
RICCARDO PEDRIZZI. Allora, se me lo fa dire, posso anche parlare. Ho detto «sì» alla riformulazione, ma insisto per la votazione del mio ordine del giorno n. 9/1475/181, nel testo riformulato.
PRESIDENTE. La richiesta del deputato Pedrizzi è di votare sulla riformulazione proposta dal Governo. L'ordine del giorno Pedrizzi n. 9/1475/181, così come è stato riformulato dal Governo, verrà ora posto in votazione (Commenti - Una voce: Qual è il parere del Governo?).
È evidente che il Governo, avendo proposto la riformulazione, non può che essere d'accordo sulla stessa.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pedrizzi n. 9/1475/181, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi) (Vedi votazioni).
(Presenti 468
Votanti 450
Astenuti 18
Maggioranza 226
Hanno votato sì 354
Hanno votato no 96).
Prendo atto che il deputato Formisano non è riuscito a votare.
Chiedo al deputato Consolo se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9 /1475/182, non accettato dal Governo.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, chiedo al Governo di valutare attentamente questo ordine del giorno...
PRESIDENTE. Mi scusi, per favore, lei sa che ha già parlato, quindi dica se...
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, stavo dicendo che chiedo al Governo di valutare attentamente questo ordine del giorno e, in ogni caso, insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene, deputato Consolo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Consolo n. 9/1475/182, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 477
Votanti 472
Astenuti 5
Maggioranza 237
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 267).
Prendo atto che i deputati Mancuso e Moffa insistono per la votazione dei loro ordini del giorno n. 9/1475/183 e n. 9/1475/184, non accettati dal Governo.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mancuso n. 9/1475/183, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 468
Astenuti 2
Maggioranza 235
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 261).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Moffa n. 9/1475/184, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 469
Votanti 468
Astenuti 1
Maggioranza 235
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 265).
Prendo atto che la deputata Siliquini insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1475/185, non accettato dal Governo.
MARIA GRAZIA SILIQUINI. Signor Presidente!
PRESIDENTE. Ha già parlato, mi dispiace.
Scusate, ho dato la parola sugli ordini del giorno - lo dico anche per precisazione e per «rumori opposti» precedenti -, come la Presidenza è tenuta a fare, ad ogni deputato che lo ha richiesto, se non era, fino ad allora, intervenuto sugli ordini del giorno medesimi. Poiché la deputata Siliquini è già intervenuta...
IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Immagino sull'ordine dei lavori, deputato La Russa. Ha facoltà di parlare.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, parlo per un richiamo al regolamento, con riferimento all'articolo 88 dello stesso.
Come lei sa meglio di noi, è assolutamente corretto che ciascun deputato possa intervenire, con un tempo massimo di cinque minuti. Tale articolo prevede anche che, nell'ambito dei ricordati cinque minuti, si possa parlare più di una volta. Quindi, ai colleghi che hanno parlato meno minuti, ove chiedano nuovamente la parola, lei deve concedergliele.
PRESIDENTE. Ha assolutamente ragione, ha assolutamente ragione. Infatti, aveva parlato per cinque minuti. È così: gli uffici mi dicono che ha parlato per cinque minuti. Coloro che non avevano raggiunto i cinque minuti li ho fatti parlare (Commenti)!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Angela Napoli. Ne ha facoltà.
ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, anche se ormai l'Assemblea ha espresso il proprio voto sull'ordine del giorno Moffa n. 9/1475/184, intervengo per dirle che io avevo chiesto di parlare al riguardo, non essendo intervenuta in sede di illustrazione degli ordini del giorno. Infatti, intendevo aggiungere ad esso la mia firma e richiedere anche una valutazione del Governo, alla luce del risultato della votazione dell'Assemblea sull'analogo dispositivo contenuto nell'ordine del giorno Iacomino n. 9/1475/8.
Stiamo cadendo nel tranello di sottoporre a votazione ordini del giorno con dispositivi analoghi, soltanto perché non abbiamo il tempo e la possibilità di intervenire per avvisare l'Assemblea. In altri termini, il dispositivo contenuto nell'ordine del giorno Moffa n. 9/1475/184 è stato respinto, contrariamente a quanto avvenuto per l'analogo dispositivo dell'ordine del giorno Iacomino n. 9/1475/8.
Il Governo dovrebbe anche avere la compiacenza, visto che è stato così attento nella fase degli interventi sugli ordini del giorno, di rivedere le sue posizioni alla luce delle valutazioni e delle votazioni espresse a mano a mano dall'Assemblea.
PRESIDENTE. Semplicemente non l'avevo vista, precedentemente.
Il deputato Pedrizzi ha chiesto di parlare ma non posso dargli la parola perché ha superato i cinque minuti di tempo a disposizione per il suo intervento.
RICCARDO PEDRIZZI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RICCARDO PEDRIZZI. Signor Presidente, indipendentemente dal disposto dell'articolo 88 del regolamento e dall'utilizzazione, o meno, dei cinque minuti, lei non può vietare al presentatore di un ordine del giorno di manifestare la propria opinione sulla sorte del suo ordine del giorno. Il collega Moffa, che aveva chiesto di parlare, avrebbe potuto esprimere l'intenzione di ritirare il suo ordine del giorno e lei non gli ha consentito nemmeno di dire quale dovesse essere la sorte di tale ordine del giorno.
PRESIDENTE. Prendo atto che la presentatrice insiste per la votazione dell'ordine del giorno Siliquini n. 9/1475/185.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Siliquini n. 9/1475/185, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 457
Votanti 456
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato sì 185
Hanno votato no 271).
Prendo atto che i deputati Siliquini e Landolfi intendono aggiungere la loro firma sull'ordine del giorno Migliori n. 9/1475/186.
Prendo atto, altresì, che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Migliori n. 9/1475/186, non accettato dal Governo.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Migliori n. 9/1475/186, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 467
Votanti 466
Astenuti 1
Maggioranza 234
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 258).
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Motta n. 9/1475/187, accettato dal Governo, e che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Delfino n. 9/1475/188, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto, inoltre, che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Tabacci n. 9/1475/189, accettato dal Governo.
Prendo atto, altresì, che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Volonté n. 9/1475/190, non accettato dal Governo.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Volonté n. 9/1475/190, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 478
Votanti 474
Astenuti 4
Maggioranza 238
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 263).
Prendo atto che la presentatrice non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mazzoni n. 9/1475/191, accettato dal Governo, e che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Compagnon n. 9/1475/192, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto, altresì, che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno De Laurentiis n. 9/1475/193, non accettato dal Governo.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Laurentiis n. 9/1475/193, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 463
Maggioranza 232
Hanno votato sì 210
Hanno votato no 253).
Prendo atto che il deputato Marras ha erroneamente espresso un voto contrario mentre avrebbe voluto votare a favore.
Prendo atto altresì che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Barbieri n. 9/1475/194 dal Governo e Ciocchetti n. 9/1475/195, accolti come raccomandazione dal Governo.
Chiedo alla presentatrice se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/1475/196.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, ritengo che il mio ordine del giorno riguardi una questione molto importante. Mi sorprendo e non capisco come mai il Governo mi chieda di ritirarlo, dal momento che riguarda le famiglie, le donne e i giovani. Si afferma spesso che questi valori sono assolutamente indiscutibili; quindi, non capisco motivo per cui debba essere chiesto il ritiro di ordine del giorno di questo genere. Voglio verificare - insisto quindi per la votazione - se la maggioranza intende respingere un simile ordine del giorno, che riguarda argomenti come famiglia, donne e bambini (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
CARMINE SANTO PATARINO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARMINE SANTO PATARINO. Ho chiesto di parlare, signor Presidente, per aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/1475/196.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Volonté. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Anch'io, signor Presidente, intervengo per invitare il Governo a riflettere sul dispositivo già ricordato dalla collega Capitanio Santolini. Questo ordine del giorno, infatti, impegna il Governo, in occasione della presentazione della legge finanziaria, a prevedere interventi a favore dei soggetti più deboli, quali le famiglie numerose, i giovani precari, gli adulti espulsi dal processo produttivo e gli anziani non autosufficienti. Non capisco come il Governo possa non accettare un ordine del giorno il cui dispositivo si riferisce a temi menzionati, testualmente, da tutti i ministri presenti nelle audizioni, in sede di Commissione affari sociali, negli ultimi venti giorni. Mi sembra, francamente, allucinante (Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro))!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, mi sembra che le considerazioni dei colleghi Capitanio Santolini e Volontè siano sicuramente condivisibili. Peraltro, deve essere tenuto presente che nel Documento di programmazione economico-finanziaria, che costituisce la base, come ben sappiamo,
della legge finanziaria, è affermato che saranno introdotte misure volte a sostegno delle famiglie numerose, dei disagiati e via dicendo. Perciò, questo ordine del giorno è sicuramente da condividere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mattarella. Ne ha facoltà.
SERGIO MATTARELLA. Signor Presidente, vorrei invitare il Governo a riconsiderare il suo parere. Mi sembra davvero difficile ipotizzare di non accettare questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo e di deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PIETRO ARMANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIETRO ARMANI. Intervengo per chiedere di aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/1475/196.
DOMENICO DI VIRGILIO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Può intervenire soltanto per aggiungere la sua firma.
DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, aggiungo la mia firma all'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/1475/196.
Inoltre, avevo chiesto, sbracciandomi,...
PRESIDENTE. La prego, lei è già intervenuto.
Prendo atto che il deputato Misuraca intende aggiungere la sua firma all'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/1475/196.
Ha chiesto di parlare il deputato Mancuso. Ne ha facoltà.
GIANNI MANCUSO. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere di aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/1475/196.
PRESIDENTE. Prego tutti coloro che desiderano intervenire semplicemente per chiedere di aggiungere la loro firma sull'ordine del giorno in esame di segnalarlo alla Presidenza, senza intervenire.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, chiedo di aggiungere anche la mia firma all'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/1475/196.
Inoltre, avevo chiesto di parlare...
PRESIDENTE. Lei ha già parlato.
Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Vorrei rendere esplicito quanto ho detto in premessa, cioè che l'invito al ritiro era riferito alla non stretta attinenza ai contenuti del decreto (Commenti dei deputati dei gruppi di opposizione)... In ogni caso - se mi lasciate finire - posso esprimere parere favorevole.
PRESIDENTE. Credo, quindi, che possiamo passare al voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/1475/196, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 448
Votanti 443
Astenuti 5
Maggioranza 222
Hanno votato sì 415
Hanno votato no 28).
Prendo atto che il deputato Schirru non è riuscito a votare.
Prendo atto inoltre che i deputati D'Antona e Maran hanno erroneamente espresso un voto contrario mentre avrebbero voluto votare a favore.
Prendo atto altresì che i presentatori insistono per la votazione degli ordini del giorno D'Alia n. 9/1475/197 e Tassone n. 9/1475/198, non accettati dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Alia n. 9/1475/197, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 446
Astenuti 1
Maggioranza 224
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 239).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tassone n. 9/1475/198, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 452
Votanti 451
Astenuti 1
Maggioranza 226
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 245).
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Diliberto n. 9/1475/199 accolto come raccomandazione dal Governo.
OLIVIERO DILIBERTO. No, signor Presidente, non insisto.
PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, ci sono stati dei colloqui informali, sia in queste ore sia nelle ore precedenti, che in qualche modo prevedevano la conclusione intorno alle ore 14 dell'esame degli ordini del giorno, con la possibilità di dar seguito, prima delle dichiarazioni di voto e del voto finale sul provvedimento, allo svolgimento del question time.
Questo era uno dei temi dei colloqui informali; non parlo né di chi li ha intrattenuti né della formula attraverso la quale si è arrivati in queste ultime ventiquattro ore ad un andamento ragionevole dei nostri lavori.
Signor Presidente, vorrei che mi confermasse che nei prossimi minuti si svolgeranno il question time, successivamente le dichiarazioni di voto e il voto finale sul decreto in esame e, dopo, le interpellanze. Mi sembrerebbe originale, a quest'ora e dopo le giornate che hanno interessato i lavori di quest'aula, che - ripeto, dopo una serie di incontri informali dei capigruppo di maggioranza e di opposizione - si arrivi a censurare una delle parti di quelle intese, seppur informali, di cui, però, lei era certamente a conoscenza e che hanno consentito, in qualche modo, anche un andamento delle votazioni non troppo eccessivo in queste ultime ore.
PRESIDENTE. Come lei sa, per inserire all'ordine del giorno il question time, dovremo procedere con un voto ad una modifica dell'ordine del giorno; quindi, propongo di convocare immediatamente una rapida riunione della Conferenza dei capigruppo, sospendendo la seduta per un quarto d'ora e avvisando tutti che, non appena rientrati in aula, si voterà
per prendere in esame la possibile intesa circa la conclusione dei nostri lavori (Commenti).
La riunione della Conferenza dei capigruppo è convocata direttamente ...
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare (Commenti).
PRESIDENTE. È chiaro che non si può fare così, bisogna ridefinire l'intesa (Commenti).
Prego, deputato Leone, ha facoltà di intervenire.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, mi ricollego a quanto detto dal collega Volontè. Adesso, ai sensi dell'articolo 27 del regolamento, potremmo procedere con il voto; però, visto che il percorso era quello, non si può stravolgere l'iter che era stato concordato soltanto perché si è «sforato» di mezz'ora... Le vicende sono sotto gli occhi di tutti; alcuni ordini del giorno - anche i nostri - hanno stravolto l'ordine dei lavori. Quindi, ai sensi dell'articolo 27 del regolamento potremmo inserire all'ordine del giorno sia il question time sia le interpellanze urgenti, secondo le intese raggiunte.
PRESIDENTE. Come si vede, è affiorata oggi un'intesa, anche se, quando il Presidente ha usato questo termine, è stato censurato, ma è ben lieto di ritrovarlo...
TEODORO BUONTEMPO. Un «inciucio»!
PRESIDENTE. Questa intesa - che adesso qualcuno chiama elegantemente «inciucio» - con i capigruppo era informale, ma penso che fosse molto utile per consentire un ordinato svolgimento dei nostri lavori.
Vorrei, però, che tutti coloro che sono presenti conoscessero i termini di questa intesa, che viene presentata un po' monca: concludere i voti sugli ordini del giorno alle 14; svolgere il question time fino alle 15,30; riprendere con una dichiarazione di voto per ogni gruppo e terminare con il voto finale sul disegno di legge n. 1475 alle 17.
ANDREA GIBELLI. Va bene!
ANTONIO LEONE. Va bene!
PRESIDENTE. Se questa intesa rimane confermata, quindi, c'è l'impegno che, dopo il question time, si riprenda l'esame del decreto-legge con una dichiarazione di voto finale per ciascun gruppo e il voto finale attorno alle 17, io non ho difficoltà a non riunire la Conferenza dei capigruppo e a dare seguito alla richiesta di inserire il question time all'interno di questa intesa.
ELIO VITO. E le interpellanze?
PRESIDENTE. Dopo il voto finale si procederà allo svolgimento delle interpellanze urgenti. Resta così inteso.
ANTONIO LEONE. Sì.
MAURO FABRIS. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Vi chiedo collaborazione. Loro capiscono bene che non posso non farlo. Il deputato Fabris ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà (Commenti).
MAURO FABRIS. Signor Presidente, colleghi, io sono tranquillo, ma non è possibile che si continui in questa maniera. Le intese - come lei le ha chiamate - affiorano quando servono e vengono dimenticate quando, invece, è utile fare il contrario. Lo dico ai colleghi capigruppo di opposizione che hanno negato per giorni che ci fossero state delle intese e ci hanno portato nella situazione che tutti abbiamo visto (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)... Questo è un dato che deve rimanere agli atti, perché noi facciamo sempre la figura di quelli che
non rispettano gli accordi. Siccome alle riunioni ci siamo tutti, va bene così. Io voglio solo dire che accetto volentieri (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega Nord Padania)...
PRESIDENTE. Qualche minuto di pazienza! Stiamo avvicinandoci ad un voto; quindi, vi prego di collaborare.
MAURO FABRIS. Quando avete finito, io continuo!
PRESIDENTE. Per favore, lasciate terminare il deputato Fabris.
MAURO FABRIS. Signor Presidente, posso parlare?
PRESIDENTE. Lei ha diritto a parlare, ne ha facoltà.
MAURO FABRIS. Stavo concludendo, dicendo che, premesso ciò che ho detto e che mi premeva ricordare in quest'aula, accetto volentieri la proposta che ha avanzato il Presidente.
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