Risoluzione n. 7-00086 Misuraca: Tutela dei prodotti agroalimentari italiani da frodi e contraffazioni.
La XIII Commissione,
premesso che:
la «pirateria agroalimentare» internazionale, che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette per evocare il nostro Paese, è in continua crescita, con danni miliardari per le imprese nazionali;
secondo una indagine Federalimentare-Nomisma all'estero risulta falso un menù italiano su tre e il volume di affari del made in Italy alimentare contraffatto, stimato pari a 52,6 miliardi di euro, rappresenta ormai più della metà del fatturato alimentare nazionale;
secondo la medesima indagine negli Stati Uniti sono falsi quasi una bottiglia di vino su due e nove formaggi su dieci. Il mercato delle imitazioni per questi due soli prodotti vale ben 2,5 miliardi di dollari contro i 900 milioni in valore delle esportazioni nostrane. Si legge inoltre che anche metà della pasta in mostra nei supermercati e servita nei cosiddetti ristoranti italiani sarebbe falsa: una quota consistente del mercato, equivalente a 1.275 milioni di dollari, di pasta importata negli Stati Uniti è appannaggio di produzioni di pasta che copiano il prodotto italiano utilizzando vaghe etichette;
da uno studio presentato recentemente a Napoli dalla Coldiretti è emerso che falsi made in Italy agroalimentari sono ampiamente diffusi nei diversi continenti, dall'Europa all'Asia, dall'Oceania all'America: negli Usa si vendono salsa e conserva di pomodoro «contadina» (Roma style) trasformata in California, provolone del Wisconsin e mozzarella del Minnesota; in Australia si produce salsa bolognese e formaggi mozzarella, ricotta, Parmesan «Perfect italiano» con bandiera tricolore in etichetta, mentre in Cina l'industria locale offre pomodorini di collina, Parmeson, Caciotta (Italian cheese). Esempi simili sono diffusi anche in Europa: aceto balsamico di Modena prodotto in Germania, olio di oliva «Romulo» con etichetta la lupa che allatta Romolo e Remo imbottigliato in Spagna, salsa al basilico bolognese in Estonia;
anche e soprattutto le etichette inducono in errore i consumatori circa la provenienza dei prodotti: Parmesao in Brasile, Regianito in Argentina, Reggiano e Parmesano in tutto il Sud America e Parmesan dovunque, dagli Stati Uniti al Canada, dall'Australia fino al Giappone per quanto riguarda il Parmigiano Reggiano, che è la specialità alimentare italiana più imitata in ogni parte del mondo; sono sul mercato Dolcetto, Barbera, Sangiovese e Amarone prodotti in Australia, Chianti, Sangiovese, Refosco e Barbera anche Rosé, Barolo e Super Piemontese prodotti in California ma anche Moscato e Malvasia, per citare solo alcuni falsi nei vini. Per gli insaccati sono in commercio prosciutti Parma Ham e San Daniele, salsicce calabrese o abruzzese, mortadella Bologna e cacciatore made in USA, mortadella Milanesa prodotta in Cile;
la lotta a tali forme di concorrenza sleale deve restare un passaggio fondamentale nei negoziati sul commercio internazionale (WTO), per evitare ogni forma di agropirateria e salvaguardare le produzioni tradizionali da contraffazioni internazionali;
l'Italia è al primo posto nell'Unione europea nelle produzioni agroalimentari di qualità, contando 136 prodotti (il 20 per cento del totale comunitario) che possono fregiarsi del marchio a denominazione di origine protetta o di indicazione geografica tipica;
l'Italia è il secondo Paese produttore di vino in Europa, con 447 vini Docg, Doc e Igt (60 per cento della produzione nazionale del vino), tale comparto genera un fatturato complessivo di circa 8 miliardi di euro e un valore delle esportazioni superiore ai 2,5 miliardi di euro, costituendo così la principale voce dell'export agroalimentare nazionale;
la tutela dei prodotti alimentari tipici minacciati dalle imitazioni è una scelta essenziale per la sopravvivenza stessa di molte imprese italiane, ma rappresenta anche un elemento essenziale per la tutela del consumatore e della sua salute, in quanto molto spesso tali prodotti di imitazione non hanno gli stessi standard qualitativi e di salubrità degli originali italiani;
la contraffazione agroalimentare rappresenta una minaccia sempre più preoccupante per le imprese, i consumatori e l'economia nel nostro Paese, oltre a rappresentare un problema sociale di notevole entità;
le imprese agroalimentari italiane sono quelle che, in Europa, hanno visto meno protetto il proprio patrimonio innovativo e tecnologico della concorrenza sleale, ha messo drammaticamente in evidenza quanto la tutela e la protezione dei marchi di origine sia importante e quanto sia strategico affrontare i mercati internazionali con un piano finalizzato alla difesa delle produzioni nazionali di alta qualità, derivanti da secoli di tradizioni produttive tramandate di padre in figlio;
la vigente normativa comunitaria in materia di etichettatura dei prodotti alimentari, del resto, non garantisce pienamente il diritto dei consumatori ad una completa e corretta informazione sulla provenienza di tali prodotti, tenuto conto che la direttiva 2000/13/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 maggio 2000, dispone che il luogo d'origine o di provenienza può figurare nell'etichetta unicamente nel caso in cui l'omissione di tale indicazione possa indurre in errore circa l'effettiva origine o provenienza dei prodotti alimentari;
nel corso della precedente legislatura il Parlamento ha introdotto una disciplina (articolo 4, comma 49, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, e successive modificazioni) per contrastare l'importazione e l'esportazione a fini di commercializzazione di prodotti recanti false o fallaci indicazioni di provenienza o di origine, con particolare riguardo all'utilizzo della indicazione made in Italy su prodotti e merci non originari dall'Italia, considerando tali attività punibili ai sensi dell'articolo 517 del codice penale;
la recente Conferenza parlamentare sull'Organizzazione mondiale del commercio (OMC/WTO), tenutasi il 1o e 2 dicembre 2006 a Ginevra, ha approvato un importante documento conclusivo, nel quale, su specifica iniziativa della delegazione italiana, è stato inserito un espresso riferimento all'esigenza di accompagnare il processo di apertura dei mercati con l'adozione di misure idonee a fornire le informazioni opportune ai consumatori e, a tal fine, rivestono un ruolo essenziale misure rivolte ad assicurare la tracciabilità dei prodotti agroalimentari,
1) ad attivarsi in tutte le sedi competenti, sia a livello comunitario che nell'ambito del WTO, per far sì che i prodotti agroalimentari italiani vengano tutelati attraverso sistemi di maggior trasparenza in
ordine all'etichettatura e ai messaggi pubblicitari, per consentire ai consumatori di operare scelte consapevoli e per contrastare le pratiche fraudolente che creano un danno economico alle imprese, falsando la concorrenza;
2) ad adoperarsi nelle sedi opportune per il riconoscimento internazionale a livello WTO delle denominazioni comunitarie protette con particolare riferimento a quelle che valorizzano l'origine geografica dei prodotti agroalimentari;
3) ad intraprendere tutte le iniziative necessarie per garantire l'effettività e l'intensificazione dei controlli in materia di etichettatura dei prodotti agroalimentari.
(8-00034)
«Misuraca, Lion, Zucchi, Bellotti, Delfino, Fundarò, D'Ulizia, Mellano, Satta, Marinello, Servodio, Paolo Russo, Franci, Brandolini, Giuseppe Fini, Grimaldi, Iannarilli, Licastro Scardino, Maderloni, Minardo, Romele, Ruvolo».
7-00102 Satta: Iniziative a sostegno del settore del sughero. 7-00105 Marinello: Iniziative a sostegno del settore del sughero.
Le foreste svolgono funzioni ambientali di vitale importanza che vanno dalla conservazione della biodiversità alla protezione delle risorse idriche e del suolo e, in quanto custodi di valori culturali e paesaggistici, danno vita ad una molteplicità di attività.
Oltre a questi aspetti non dobbiamo dimenticare che la silvicoltura e le industrie direttamente o indirettamente legate alle foreste danno lavoro a milioni di addetti, attraverso la produzione di legno, sughero, resine, piante medicinali ed altro.
Si comprende come le tematiche rappresentate siano all'attenzione dell'Amministrazione.
Con particolare riguardo ai finanziamenti legati alla legge 23 dicembre 1999, n. 499, si fa presente che lo strumento dei programmi interregionali non è più operativo.
I programmi interregionali erano una prerogativa delle regioni, che avevano la facoltà di individuare i settori ed i relativi progetti da sottoporre per il cofinanziamento nazionale.
Il Ministero, per quanto di competenza, ha svolto azione di promozione e coordinamento nei confronti delle regioni potenzialmente interessate (Sardegna, Lazio, Toscana, Calabria, Sicilia, Puglia, Campania).
Quanto al possibile ricorso agli strumenti della programmazione negoziata di cui alla legge n. 662 del 1996, si fa presente che la norma rimetteva ai diversi soggetti operanti sul territorio, in forma singola o associata, il potere di iniziativa.
Ora, la legge finanziaria 2007 prevede di estendere le intese di filiere ed i contratti quadro, di cui agli articoli 9 e 10 del decreto legislativo n. 102 del 2005, anche al settore forestale ed alla filiera del legno.
Quanto alla costituzione in sede europea di un Comitato consultivo sughero si evidenzia che la Commissione europea con decisione dell'11 marzo 1998 (98/235/CE) nel procedere alla codificazione delle disposizioni relative ai comitati consultivi agricoli dispone all'articolo 1 «I comitati consultivi seguenti sono costituiti presso la Commissione: ... - comitato consultivo foreste e sughero...».
Di seguito, con decisione della Commissione del 23 aprile 2004 è operante presso la Commissione un Gruppo consultivo sulle foreste e sul sughero, composto da una alta percentuale di rappresentanti del settore produttivo ed industriale.
Infine, quanto allo strumento dei POR si evidenzia che lo stesso non esiste più.
Pertanto, le politiche d'integrazione a livello interregionale delle misure concernenti la forestazione produttiva dovranno essere previste dai Piani di sviluppo rurale regionali sulla base delle linee di indirizzo contenute nel Piano strategico nazionale.
Si evidenzia, altresì, che l'amministrazione ha avviato due importanti iniziative per il settore.
La prima consiste nella redazione di un «Programma bilaterale per la riqualificazione della vegetazione forestale a sughero e dei prodotti delle sughericoltura nei territori dell'Atlante Algerino», finalizzato
alla difesa dell'ambiente con particolare riguardo alla desertificazione ed alla difesa della biodiversità nonché allo sviluppo di forme di collaborazione tra l'Italia e l'Algeria con particolare riguardo agli aspetti della trasformazione e della commercializzazione del sughero.
La seconda iniziativa è diretta alla realizzazione, in collaborazione con l'Università degli studi della Tuscia, di un sito web dedicato e finalizzato a migliorare l'informazione e la comunicazione nel settore; il progetto si inserisce nell'ambito del progetto di ricerca «Suberitalia 1».