Risposta. - La situazione dei diritti umani in Indonesia è indubbiamente cambiata dopo la caduta del regime di Suharto. A poco più di un anno dall'insediamento del primo Presidente eletto a suffragio universale diretto, e a conferma dell'ormai consolidata democrazia in Indonesia, i Capi missione UE accreditati a Jakarta riportano come il nuovo Governo non abbia mostrato tendenze autoritarie ed il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, ivi inclusi i diritti democratici, siano garantiti dall'ordinamento interno. Tuttavia, a fronte della necessità di sradicare il terrorismo, nonché di sconfiggere corruzione e povertà, la giustizia per i crimini passati è destinata a rimanere in secondo piano. Sempre secondo quanto dichiarato dai Capi missione UE, rientrano in questo quadro le ultime assoluzioni dei militari nei numerosi processi celebrati dalle Corti del Paese e l'impunità per passate gravi violazioni di diritti
umani. Parimenti non si segnala alcun progresso nella questione dell'abolizione della pena di morte. L'Indonesia ha infatti votato contro la risoluzione n. 59 del 2005, in cui si invitano gli Stati ad abolire completamente la pena di morte e nel frattempo ad adottare una moratoria delle esecuzioni, o quantomeno a ridurre il numero dei reati per cui è prevista.
della questione ed i diversi interessi che si contrappongono.
Risposta. - Le rappresentate argomentazioni sottese all'esigenza di dotare il comune di Torre del Greco di un presidio permanente dei vigili del fuoco sul vasto e popoloso territorio, hanno portato alla formale istituzione del locale Distaccamento con decreto ministeriale n. 152/85435 del 4 marzo 2002.
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame circa le problematiche scaturite con l'espansione demografica del cinghiale all'interno del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, si fa presente che il fenomeno è oggetto di particolare attenzione da parte di questa Amministrazione.
cani e dannosa per la fauna estranea all'intervento di controllo.
Risposta. - Il questore di Ferrara ha svolto un'accurata indagine sulle circostanze della morte del giovane Federico Aldrovandi, sulle quali sta ora indagando la competente Autorità giudiziaria, anche sulla base delle dichiarazioni di testimoni oculari. Questi, in sintesi, i fatti: alle ore 5.45 del 25 settembre una cittadina, successivamente identificata, chiamava il «112» della Centrale operativa dei Carabinieri di Ferrara, riferendo di «uno che sta andando in escandescenza, sta urlando come un matto e sbatte dappertutto».
Risposta. - Si precisa che con determinazione dell'Agenzia italiana del farmaco (AIFA) del 13 giugno 2005, a seguito di
richiesta della ditta titolare delle rispettive autorizzazioni all'immissione in commercio, alcune confezioni del farmaco «Lantus» (principio attivo insulina glargine) sono state riclassificate nella classe di rimborsabilità A.
Risposta. - Si risponde all'interrogazione in esame, concernente le modifiche al regime del contenzioso in materia di invalidità civile introdotte dall'articolo 42, comma 3, del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, nella legge 24 novembre 2003, n. 326.
possieda redditi entro limiti definiti, giova precisare che tale norma ha lo scopo di produrre un effetto deflattivo sul contenzioso giurisdizionale; spesso, infatti, i ricorsi dinanzi al giudice del lavoro si sono dimostrati infondati, generando una situazione di criticità nel funzionamento della macchina giudiziaria.
il giorno 21 ottobre 2005 si è svolto a Roma un corteo degli studenti delle scuole medie superiori;
Risposta. - Il 25 ottobre 2005 si è svolta a Roma la manifestazione indetta dal movimento «Studenti Sapienza» per protestare contro la riforma universitaria. Gli uffici della questura erano stati regolarmente preavvisati. Tenuto conto della partecipazione prevista, essi avevano respinto la richiesta che il corteo percorresse via del Corso fino a piazza Montecitorio, suggerendo invece l'itinerario da piazza della Repubblica a piazza Navona. Peraltro, le informazioni acquisite nei giorni precedenti lasciavano presagire la possibilità che la manifestazione prendesse altre vie. Per di più era segnalato l'arrivo da alcune città del nord di elementi dell'antagonismo estremo e dell'anarco-insurrezionalismo.
di raggiungere piazza Montecitorio, dichiarandosi incapaci di contenere le pressioni che in tal senso provenivano dai manifestanti. Queste richieste sono state appoggiate da vari parlamentari.
lieve entità. Dopo questo episodio, non si sono più registrate altre turbative e, intorno alle ore 21, la manifestazione si è sciolta. A fine giornata, si sono contati 11 appartenenti alle Forze dell'ordine con lievi lesioni.
Risposta. - Il 25 ottobre 2005 si è svolta a Roma la manifestazione indetta dal movimento «Studenti Sapienza» per protestare contro la riforma universitaria. Gli uffici della questura erano stati regolarmente preavvisati. Tenuto conto della partecipazione prevista, essi avevano respinto la richiesta che il corteo percorresse via del Corso fino a piazza Montecitorio, suggerendo invece l'itinerario da piazza della Repubblica a piazza Navona. Peraltro, le informazioni acquisite nei giorni precedenti lasciavano presagire la possibilità che la manifestazione prendesse altre vie. Per di più era segnalato l'arrivo da alcune città del nord di elementi dell'antagonismo estremo e dell'anarco-insurrezionalismo.
un gruppo di manifestanti che si coprivano il volto. Molti erano in possesso di oggetti contundenti ma, dopo un'accesa discussione con altri giovani, desistevano e riprendevano a sfilare. Alle 12,40 la testa del corteo è arrivata a largo di Torre Argentina. Qui un consistente gruppo di manifestanti, con il volto coperto da sciarpe e caschi, ha tentato di forzare gli sbarramenti della polizia per raggiungere piazza Montecitorio attraverso via di Torre Argentina. C'è stato qualche contatto e dalle file degli studenti sono stati lanciati fumogeni.
esprimere le proprie convinzioni. Anche nelle situazioni più delicate, il Ministero dell'interno e le Forze dell'ordine hanno garantito questa libertà fondamentale, salvaguardando, nello stesso tempo, l'ordine pubblico e la sicurezza di tutti i cittadini, manifestanti e non manifestanti.
Risposta. - L'Ordinanza ministeriale 21 settembre 2005 ha sospeso per un anno su tutto il territorio nazionale la sperimentazione della pillola RU 486, finalizzata ad ottenere l'aborto farmacologico, e l'arruolamento di nuove pazienti, ad eccezione dei trattamenti in atto in regime di ricovero ospedaliero.
considerare equivalenti ai rischi dell'interruzione chirurgica, solo se l'interruzione di gravidanza avviene in ambiente ospedaliero».
Con successiva comunicazione, l'Azienda ospedaliera S. Anna ha notificato al Ministero della salute l'avvenuta adozione delle procedure previste dall'Ordinanza 21 settembre 2005.
non tutti i pazienti rispondono nella medesima maniera a tale ciclo di stimolazione ovarica: ciò dipende, infatti, dalle condizioni di salute, dall'età e dalle condizioni generali in cui la donna si trova al momento di sottoporsi alla terapia, per cui alcune donne possono esaurire la dose massima consentita dalla variazione della nota Aifa, senza aver prodotto un numero sufficiente di ovociti necessari per il successivo impianto;
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si precisa che, tenuto conto di alcuni problemi interpretativi ed attuativi, segnalati dalle regioni e dalle associazioni dei medici di medicina generale, concernenti il provvedimento in data 29 ottobre 2004 con il quale sono state approvate le note AIFA di revisione delle note CUF di cui al decreto 22 dicembre 2000, e in relazione anche alla necessità di effettuare un riesame delle condizioni di prescrivibilità e di rimborsabilità delle suddette note, al provvedimento citato sono state apportate alcune modifiche.
costringe spesso a sborsare più soldi per bollettini che giungono loro in ritardo rispetto alle scadenze di pagamento o a fare lunghe file per ricevere raccomandate non consegnate dai postini;
Risposta. - Al riguardo, nel confermare quanto comunicato con lettera protocollo GM/14233/1900/4-12866/Int/BP del 30 dicembre 2005 di cui è stata fornita risposta ad una analoga interrogazione parlamentare, n. 4-12866, presentata dalla medesima in data 10 febbraio 2005, in merito alla situazione del servizio postale nella provincia di Foggia, si informa che si è provveduto a interessare la società Poste Italiane con particolare riferimento ai lamentati ritardi nello svolgimento del servizio di recapito nel comune di Lucera, in provincia di Foggia.
mancanza di personale quantificabile in circa 15.000 unità permanenti;
Risposta. - Il decreto-legge 30 gennaio 2004, n. 24, convertito in legge 31 marzo 2004, n. 87 avendo prorogato la validità delle graduatorie al 31 dicembre 2006 tanto del concorso pubblico a 184 posti di vigile del fuoco quanto del concorso a 173 posti riservato ai vigili discontinui, ha consentito all'Amministrazione e di assumere oltre ai vincitori anche contingenti di idonei in numero pari a quello che di volta in volta viene autorizzato o dalla Funzione pubblica per supplire al turnover o dalla legge finanziaria quale potenziamento.
Nello specifico, il concorso a 173 posti è stato previsto dalla legge di potenziamento n. 246 del 10 agosto 2000 ed è riservato ai vigili volontari iscritti nei quadri del personale volontario che avessero almeno prestato 80 giorni di servizio.
mentre paesi come la Grecia e la Spagna non permettono gli sbarchi, in Italia invece, i clandestini vengono aiutati a sbarcare e rifocillati;
Risposta. - Come già rappresentato in altre risposte fornite recentemente all'interrogante, il Governo, in ordine al problema degli sbarchi di immigrati sulle coste siciliane, continuerà a muoversi secondo le linee guida già indicate, apportando, via via i miglioramenti operativi che si renderanno necessari.
di soccorso e prima accoglienza; la ristrutturazione e la riapertura del centro di Agrigento; l'ampliamento e la razionalizzazione del centro di Caltanissetta, che diventerà così una moderna struttura polifunzionale per il controllo dell'immigrazione clandestina.
complesso di misure, a partire dall'approvazione della citata legge n. 189 del 2002.
Risposta. - In merito alla materia oggetto degli atti ispettivi in esame si precisa
che essa rientra nella competenza primaria di questa Amministrazione e stante l'urgenza di dare idoneo riscontro all'interrogante, anche in considerazione della avvenuta scadenza della legislatura, si è provveduto a concordare con il Ministro dell'interno e con il Dipartimento per i rapporti con il Parlamento, che fosse delegata allo scrivente la predisposizione della risposta.
Nella fase di insediamento del seggio le chiavi sono inizializzate dal coordinatore del plesso in modo che ciascuna risulti associata univocamente alla sezione ove verrà utilizzata.
Risposta. - L'evento franoso che ha interessato la cava «Bertolucci e Fiore» in
località Sesto a Moriano nel comune di Lucca, si è verificato il 29 ottobre 2004 in prospicenza della strada provinciale «Lododovica», arteria privilegiata di collegamento della Garfagnana con il capoluogo e con gli svincoli autostradali.
a quelli già presenti nelle acque adriatiche, con conseguente sconvolgimento dell'assetto naturalistico dei nostri mari. Basti portare ad esempio il sistema bioittico del Mar Nero ove, a causa dell'introduzione di tali petroliere e delle loro nefaste operazioni di carico, il 70 per cento degli animali acquatici è venuto a mancare. E nel mare Adriatico, più chiuso e più caldo, tali processi degenerativi sarebbero sicuramente più veloci e più nefasti;
la realizzazione di un progetto che distruggerebbe irreparabilmente le ricchezze naturali, la bellezza delle coste e le condizioni di vita dell'Adriatico settentrionale;
Risposta. - L'interrogazione in esame concerne la realizzazione di un progetto da parte del Governo Croato che prevede l'unificazione dell'oleodotto russo con quello croato con grave rischio di inquinamento per le coste adriatiche.
economici legati all'oleodotto, mentre i rischi rimarrebbero inalterati.
sanitario, ecologico ed economico in molti paesi del mondo, tra cui quello in Mar Nero citato dall'Onorevole Menia e costituisce un indubbio fattore di rischio in una situazione complessa e delicata come quella del bacino adriatico.
Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, relativa all'inquinamento di diossina e PCB in Valle di Susa, procurato dalle emissioni della A.F.V. Acciaierie Beltrame Spa, stabilimento di S. Didero-Bruzol, si riferisce quanto segue.
per alcuni microinquinanti organici, tra i quali CB diossine.
assicurare il proprio intervento anche presso il locale polo industriale, tuttora privo di un autonomo presidio;
Risposta. - Le piante organiche e l'articolazione territoriale delle strutture periferiche del Corpo nazionale vigili del fuoco, pur in presenza negli ultimi anni di un'accresciuta attenzione politica, non corrispondono ancora alle concrete esigenze operative, cosicché la carenza di organico del distaccamento di Carbonia (Cagliari) rispecchia una più generale situazione di sofferenza presente in gran parte del territorio nazionale. La soluzione di tale problematica necessiterebbe di quel sensibile incremento complessivo di risorse umane e strumentali più volte rappresentato nelle sedi opportune che, purtroppo, per i noti motivi di ristrettezze finanziarie, le più recenti disposizioni di legge non hanno potuto ancora consentire se non in minima parte.
di unità volontarie nel territorio di Cagliari, consentendo così una maggior copertura in tutta la zona sud dell'isola.
Risposta. - Il questore di Ferrara ha svolto un'accurata indagine sulle circostanze della morte del giovane Federico Aldrovandi, sulle quali sta ora indagando la competente Autorità giudiziaria, anche sulla base delle dichiarazioni di testimoni oculari. Questi, in sintesi, i fatti: alle ore 5.45 del 25 settembre una cittadina, successivamente identificata, chiamava il «112» della Centrale operativa dei Carabinieri di Ferrara, riferendo di «uno che sta andando in escandescenza, sta urlando come un matto e sbatte dappertutto».
Risposta. - Il 25 ottobre 2005 si è svolta a Roma la manifestazione indetta dal movimento «Studenti Sapienza» per protestare contro la riforma universitaria. Gli uffici della questura erano stati regolarmente preavvisati. Tenuto conto della partecipazione prevista, essi avevano respinto la richiesta che il corteo percorresse via del Corso fino a piazza Montecitorio, suggerendo invece l'itinerario da piazza della Repubblica a piazza Navona. Peraltro, le informazioni acquisite nei giorni precedenti lasciavano presagire la possibilità che la manifestazione prendesse altre vie. Per di più era segnalato l'arrivo da alcune città del nord di elementi dell'antagonismo estremo e dell'anarco-insurrezionalismo.
alle cure dei medici dell'ospedale San Giacomo, tra le quali un cameraman dell'emittente pugliese Telenorba.
Risposta. - Ai sensi dell'articolo 9 deldecreto-legge 8 luglio 1974, n. 264, convertito nella legge 17 agosto 1974, n. 386, le aziende farmaceutiche sono tenute ad applicare uno sconto di almeno il 50 per cento, sul prezzo di vendita al pubblico, nelle cessioni dei farmaci alle strutture sanitarie e agli istituti di ricovero e cura pubblici; tale riduzione produce indubbiamente per le suddette strutture un costo d'acquisto inferiore.
Risposta. - Si risponde congiuntamente alle interrogazioni parlamentari in esame, per analogia di contenuto.
Risposta. - L'interrogazione in esame concerne il numero degli impiegati in servizio presso il Servizio italiano di assistenza sociale per i servizi sociali (S.I.A.S.), promosso dal Movimento cristiano lavoratori.
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si riportano qui di seguito i dati relativi al numero dei dipendenti della Cassa nazionale di previdenza ed assistenza per gli ingegneri ed architetti liberi professionisti - Inarcassa, in servizio negli anni 2001 e 2004, nonché la spesa totale sostenuta per il personale negli stessi anni:
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si riportano qui di seguito i dati relativi al numero dei dipendenti dell'Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti dell'amministrazione pubblica - INPDAP, in servizio negli anni 2001 e 2004, nonché la spesa totale sostenuta per il personale negli stessi anni:
previsto dello Statuto e dai regolamenti adottati dall'ente medesimo ed approvati dalle autorità di vigilanza in conformità alle disposizioni di cui all'articolo 6, comma 5 del decreto legislativo 10 febbraio 1996, n. 103;
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si fa presente quanto segue.
Risposta. - Il Ministero attività produttive possiede n. 240.652.174 azioni della Simest Spa, per un valore nominale complessivo di euro 125.139.130,48, pari al 76,0048 per cento dell'intero capitale sociale. Le partecipazioni detenute dalla Simest Spa alla data del 30 settembre 2005 ammontavano ad euro 171.159.506 e ad euro 177.460.807 alla data del 31 dicembre 2005.
è un ente per il quale gli organi di rappresentanza sono sottoposti alla legge n. 441 del 1982;
Risposta. - Il capitale sociale della Finest Spa, alla data del 14 dicembre 2005 risultava pari a euro 137.176.770,15 e detenuto dai seguenti azionisti:
Da quanto sopra esposto si evince che dalla data di costituzione della società al 14 dicembre 2005 lo Stato italiano non ha mai detenuto alcuna partecipazione azionaria nel capitale sociale di Finest Spa.
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame circa le problematiche scaturite con l'espansione demografica del cinghiale all'interno del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, si fa presente che il fenomeno è oggetto di particolare attenzione da parte di questa Amministrazione.
Risposta. - Si precisa che con la determinazione dell'Agenzia italiana del farmaco (AIFA) del 13 giugno 2005, a seguito di richiesta della ditta titolare delle rispettive
autorizzazioni all'immissione in commercio, alcune confezioni del farmaco Lantus (principio attivo insulina glargine) sono state classificate nella classe di rimborsabilità A.
Risposta. - In merito all'interrogazione in argomento concernente la vicenda della nave Alliance incagliatasi nei pressi dell'isola di Pianosa si riferisce che la Capitaneria di Porto di Portoferraio, nell'immediatezza del sinistro, con fax in data 24.07.2005 ha comunicato quanto segue:
per cause in corso di accertamento, si è adagiata su un fondale sabbioso di circa cinque metri ad una distanza di circa 200 metri dall'arenile denominato «Cala Giovanni», versante est dell'Isola di Pianosa (Lat. 42o35',466 n - Long. 010o05',794 e). Immediatamente è stata disposta da parte della Capitaneria di Porto l'uscita della Motonave CP 553 da Pianosa e richiesto l'impiego della Motonave 286 e della Mib dei vigili del fuoco da Livorno.
Durante le prime operazioni di prevenzione dall'inquinamento, si è proceduto alla stesura in mare di panne assorbenti per il recupero delle sostanze oleose fuoriuscite dalla motonave ed alla stesura di barriere galleggianti gonfiabili a protezione della costa.
Per quanto riguarda infine l'accesso alle acque protette dell'isola, il Parco nazionale dell'Arcipelago toscano ha rilasciato l'autorizzazione n. 3703 in data 9 maggio 2005 per il periodo 11-29 luglio 2005 al professor Francesco Cinelli per conto dell'Università degli Studi di Pisa per una campagna di ricerca e monitoraggio della distribuzione di «Posidonia oceanica» presso l'isola di Pianosa con i mezzi, le persone e le modalità indicate nell'autorizzazione stessa.
Risposta. - In merito a quanto indicato nell'atto di sindacato ispettivo in esame, concernente l'istituzione di una sede ufficiale Icram a Livorno, si riferisce che
l'Istituto centrale di ricerca applicata al mare ha da tempo intrapreso una approfondita ed articolata ricognizione delle esigenze e delle strategie a breve e medio termine, sull'intero territorio nazionale, al fine di addivenire ad una proposta motivata e ragionata per la riorganizzazione strutturale nella prospettiva di una efficace e condivisa presenza dell'Istituto lungo le coste italiane, in sinergia con le molte istituzioni tecnico-scientifiche che già vi operano: università, agenzie regionali e centri di ricerca.
Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, si fa presente che l'articolo 11 comma 3 del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996 n. 503 ha previsto una particolare disciplina per la circolazione e la sosta degli autoveicoli al servizio di persone disabili ad integrazione delle norme già contenute nel Codice della Strada.
alla comunicazione degli estremi identificativi dei veicoli a servizio delle persone disabili.
Risposta. - La problematica inerente la quantificazione degli oneri relativi alle funzioni trasferite alla regione Friuli Venezia Giulia con il decreto legislativo n. 111 del 2004 in materia di viabilità, ai fini della modifica delle disposizioni finanziarie dello Statuto, è stata oggetto di due riunioni tecniche tenutesi presso il Dipartimento per gli Affari regionali il 22/24 novembre 2004 e il 21 aprile 2005, alle quali hanno partecipato, oltre che i rappresentanti della regione, anche i rappresentanti del Ministero delle infrastrutture e trasporti, dell'economia e delle finanze e dell'ANAS.
alcune ipotesi di quantificazione da parte del Ministero delle infrastrutture (e dell'ANAS), non vi è stato alcun atto esecutivo, nonostante i solleciti del Dipartimento per gli affari regionali.
Risposta. - Sulla questione alla quale si fa riferimento nell'atto parlamentare va
premesso che la normativa in materia di radioprotezione, disciplinata dal decreto legislativo 17 marzo 1995 n. 230 e successive modifiche, prevede all'articolo 133 l'istituzione presso il ministero della sanità, di una Commissione permanente per l'informazione sulla protezione contro i rischi da radiazioni ionizzanti.
euro) non accogliendo le richieste del Consiglio Generale degli Italiani all'Estero di aumentarlo a 25 milioni di euro -:
Risposta. - Nonostante la difficile congiuntura della finanza pubblica, la somma destinata ai nostri connazionali indigenti residenti all'estero è rimasta invariata rispetto agli stanziamenti del 2004. Ogni anno, nella ripartizione di tali risorse vengono tenute in considerazione le richieste e le segnalazioni delle Rappresentanze Diplomatico/Consolari all'estero, che meglio conoscono la realtà socio-economica dei Paesi di accoglienza. In tale contesto, l'America Latina beneficia annualmente di circa l'80 per cento dello stanziamento totale del capitolo 3121.
cooperativa sociale «PHRALIPÈ-FRATERNITÀ», l'attività di venditore ambulante e da ultimo ha dichiarato di aver guadagnato nel corso dell'anno 2004 una somma pari a 21.000 euro, cifra sulla quale ha regolarmente pagato tutte le tasse e le imposte previste dalla legge;
in data 5 settembre, il difensore di fiducia dell'interessata comunicava ai responsabili del CPTA di Ponte Galeria il sopra menzionato provvedimento sospensivo dell'espulsione emesso dalla Corte di Strasburgo; il Governo veniva invece avvisato del provvedimento direttamente dalla Corte già in data 2 settembre;
Risposta. - Va precisato, innanzitutto, che la signora Nevresa Hamidovic, entrata clandestinamente in Italia in data imprecisata, è stata più volte fermata dalle forze dell'ordine in posizione di soggiorno irregolare, fornendo false generalità.
stranieri maggiorenni irregolarmente presenti nel nostro territorio.
Risposta. - L'interrogazione in esame concerne la classificazione del territorio di Comelico e Sappada in provincia di Belluno, da parte dell'Unione europea con l'avallo della Regione Veneto, quale zona a protezione speciale.
L'individuazione delle zone di protezione speciale si proponeva di rispondere alla comunicazione del ministero relativa all'avvenuta notifica da parte della Commissione europea del parere motivato sulla procedura di infrazione contro l'Italia (93/2165) per l'insufficiente classificazione delle Zps.
dalla sanzione pecuniaria allo Stato italiano verrebbero posti a carico delle Regioni inadempienti. Allo scopo di rispondere a tali richieste ed ad una ulteriore sollecitazione del ministero con decreto del Presidente della Giunta regionale 18 maggio 2005, n. 241 (successivamente ratificato con delibera della Giunta regionale 7 giugno 2005, n. 1262) la Regione ha approvato un'ulteriore revisione delle Zps, portando inoltre alcuni aggiustamenti meramente tecnici ai siti di importanza comunitaria.
Risposta. - Il 25 ottobre 2005 si è svolta a Roma la manifestazione indetta dal movimento «studenti Sapienza» per protestare contro la riforma universitaria. Gli uffici della questura erano stati regolarmente preavvisati. Tenuto conto della partecipazione prevista, essi avevano respinto la richiesta che il corteo percorresse via del
Corso fino a piazza Montecitorio, suggerendo invece l'itinerario da piazza della Repubblica a piazza Navona. Peraltro, le informazioni acquisite nei giorni precedenti lasciavano presagire la possibilità che la manifestazione prendesse altre vie. Per di più era segnalato l'arrivo da alcune città del nord di elementi dell'antagonismo estremo e dell'anarco-insurrezionalismo.
il ministro Moratti. La risposta è stata che fosse il ministro a scendere in piazza.
Risposta. - In merito a quanto segnalato dall'interrogante nell'atto ispettivo in esame, si concorda pienamente nel riconoscere che il traffico internazionale di organi costituisce senza dubbio una delle forme più odiose di violazione dei diritti e della dignità della persona umana.
La Convenzione per la protezione dei diritti umani e della dignità dell'essere umano con riguardo all'applicazione della biologia e della medicina - meglio nota come Convenzione di Oviedo del 1997 - elaborata sotto gli auspici del Consiglio d'Europa, definisce alcuni principi generali in materia, fra cui quello della proibizione di pratiche finalizzate alla realizzazione di «profitti» attraverso l'utilizzo del corpo umano, vale a dire la vendita di organi o altre parti del corpo.
Risposta. - Con l'atto di sindacato ispettivo in esame gli interroganti, a seguito della dismissione della sede del CNR dell'area Roma Tre, sita in viale Marx, e del conseguente trasferimento dei numerosi istituti ivi residenti hanno criticato l'ente per la mancanza di managerialità e di organizzazione dimostrata soprattutto per il fatto che non sarebbe stata comunicata tempestivamente agli interessati tale decisione né sarebbe stata individuata la nuova sede.
il limite massimo imposto di 12.600 unità internazionali per paziente, nel caso del trattamento dell'infertilità femminile, è, secondo gli interroganti, oltremodo ingiusto e punitivo nei confronti di tutte le donne che non possono procreare naturalmente, ma sono costrette a far ricorso ai metodi di procreazione medicalmente assistita;
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si precisa che, tenuto conto di alcuni problemi interpretativi ed attuativi, segnalati dalle regioni e dalle associazioni dei medici di medicina generale, concernenti il provvedimento in data 29 ottobre 2004 con il quale sono state approvate le note AIFA di revisione delle note CUF di cui al decreto 22 dicembre 2000, e in relazione anche alla necessità di effettuare un riesame delle condizioni di prescrivibilità e di rimborsabilità delle suddette note, al provvedimento citato sono state apportate alcune modifiche.
Risposta. - Il sistema elettrico italiano, a causa soprattutto della tipologia di fonti energetiche utilizzate per la generazione, è caratterizzato da prezzi dell'elettricità più elevati rispetto alla media europea. Ciò penalizza in particolare le imprese ad elevato consumo energetico.
Con il piano per la competitività, attuato mediante il decreto-legge 15 marzo 2005, n. 35, il Governo ha inteso agire fortemente a sostegno delle imprese grandi consumatrici di energia, in particolare, prorogando, fino al 31 dicembre 2010 i regimi tariffari agevolati esistenti per le forniture industriali e definendo nuovi regimi tariffari speciali a favore delle imprese operanti in Sardegna nei settori della chimica e della lavorazione dei metalli.
l'associazione americana di difesa dei diritti religiosi International Christian Concern ha espresso preoccupazione perché è in itinere nel Parlamento dell'Indonesia un progetto di legge che mira a regolare le attività religiose nel Paese asiatico, la cui Costituzione pure nell'articolo 29 garantisce formalmente il libero esercizio dei credi religiosi;
la comunità cristiana locale teme che, una volta varata, questa legge potrebbe essere utilizzata da gruppi estremisti islamici, che negli ultimi mesi si sono resi protagonisti di efferati episodi di intolleranza verso i credenti in altre religioni, per far chiudere i luoghi di culto cristiani;
con particolare riferimento a quel continente, il Consiglio speciale per l'Asia del Sinodo dei vescovi ha dichiarato: «La Chiesa in Asia svolge spesso la sua attività in un contesto sociale non troppo favorevole in alcune nazioni dove non viene rispettata la libertà religiosa»
se le preoccupazioni dell'International Christian Concern siano fondate e, in caso affermativo, quali passi intenda intraprendere, di concerto con l'Unione europea, nei confronti dell'Indonesia, Paese la cui forte espansione economica poggia molto sui rapporti politico-commerciali con l'Europa, perché in caso di approvazione parlamentare della legge vengano comunque garantiti i diritti in materia religiosa sanciti dalla sua Costituzione;
quale sia la situazione delle libertà religiose per i credenti cristiani in Asia e, nel suo dialogo con i Paesi di quel continente, quale sia la politica seguita dall'Unione europea a tal proposito.
(4-18831)
Il quadro generale relativo al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali in Indonesia, d'altra parte, presenta aspetti di miglioramento: la società civile indonesiana è libera di esprimere critiche e dissenso ed un elevato livello di libertà civili, certamente inesistente in passato, rende il Paese uno dei più democratici del Sud-Est asiatico. Per quanto concerne più specificamente la libertà di religione, non si segnalano particolari episodi di discriminazione.
Altro elemento positivo è rappresentato dalla recente ratifica di due importanti Convenzioni delle Nazioni Unite relative alla tutela dei diritti umani: il Patto internazionale sui diritti civili e politici e quello sui diritti economici, sociali e culturali. Il Paese è inoltre parte della «Convenzione contro la tortura e i trattamenti o le punizioni crudeli, disumane e degradanti», della «Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione delle donne» e della «Convenzione sui diritti del fanciullo».
Per completezza di informazione, si segnala che l'Indonesia non ha formato oggetto di alcuna risoluzione di condanna per violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, né in occasione dell'ultima sessione della Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite di Ginevra (14 marzo-22 aprile 2005), né nell'ambito dei lavori della III Commissione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite di recente conclusasi a New York.
Si ritiene utile ricordare, inoltre, che la questione della libertà religiosa è vissuta con particolare attenzione dalle autorità di governo indonesiane, costrette, tra l'altro, a fare i conti con la gestione di un'immensa entità statuale molto variegata, in quanto erede di un insieme di diverse civiltà. Il problema della pacifica convivenza tra le religioni cristiana e mussulmana assume, ad esempio, un rilievo particolare nell'Isola di Giava (occidentale), dove in effetti negli ultimi due anni sono stati chiusi numerosi luoghi di culto da parte di gruppi islamici militanti senza che ciò provocasse reazioni da parte delle forze dell'ordine.
Con riferimento a tali episodi e alla mancata reazione del Governo, si fa tuttavia presente che, in base al vigente decreto interministeriale del 1969, per erigere luoghi di culto è necessario ottenere un'autorizzazione delle Autorità locali nonché l'accordo delle comunità di residenti. In considerazione del fatto che tale accordo viene concesso raramente ai fedeli di religione cristiana, questi ultimi sono soliti adibire a tale scopo abitazioni private, negozi o alberghi che pertanto possono essere chiusi su impulso dei gruppi islamici militanti, invocando un'interpretazione letterale della vigente normativa. Tali episodi, pur deplorevoli, non hanno tuttavia mai dato luoghi ad atti di violenza.
Anche alla luce degli «atti di forza» attuati dagli islamici, il Governo - sollecitato dalle organizzazioni umanitarie, dalle Ong (Organizzazioni non governative) e da vari gruppi religiosi presenti in loco preoccupate per la questione della libertà di culto nel Paese - ha di recente deciso di procedere alla revisione del suddetto decreto. Pur mantenendo fermi i capisaldi dell'attuale normativa, il Governo intenderebbe semplificare la procedura per l'ottenimento delle autorizzazioni alla costruzione di luoghi di culto ufficiali per le diverse confessioni, evitando così che queste ricorrano a soluzioni illegali. Il Presidente Yudhoyono ha pertanto dato mandato al Ministro per gli affari religiosi e al Ministro degli interni di procedere alla stesura del nuovo testo.
La revisione in atto appare dunque originata dalla consapevolezza delle Autorità indonesiane della necessità di facilitare l'esercizio della libertà di culto da parte delle diverse religioni. Non sono mancate, tuttavia, e sono ancora in corso, discussioni relative al nuovo decreto, mentre non sembra che i vari aspetti pratici di una nuova regolamentazione possano essere risolti in un breve lasso di tempo, stante la delicatezza
Le questioni relative alla tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali in Indonesia, compresa quindi la libertà religiosa, sono seguite con attenzione da parte dell'Italia e sono regolarmente sollevate dall'Unione Europea negli incontri di dialogo politico e nelle démarches presso le autorità indonesiane.
Tuttavia, alla luce del suddetto processo di revisione del decreto del 1969, il mistero degli affari esteri - che ha costantemente seguito la questione per il tramite dell'Ambasciata a Jakarta e che continuerà a farlo in futuro - si riserva di valutare, a conclusione dell'iter di approvazione della nuova regolamentazione, l'esigenza o meno di effettuare un intervento sulle Autorità indonesiane.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Margherita Boniver.
in merito all'insediamento di una caserma dei Vigili del Fuoco nel comune di Torre del Greco, città con oltre novantamila abitanti, l'interrogante sin dal 2001 aveva sottoposto la prioritaria questione all'attenzione dei responsabili del dicastero competente, con esiti positivi, l'allora Commissario prefettizio del citato Comune, condividendone l'oggettiva esigenza, dopo aver individuato la struttura, aveva immediatamente affidato ai tecnici del Comune ed in particolare ai responsabili dei Vigili del Fuoco di attivare ogni procedura per la realizzazione di un distaccamento a Torre del Greco; visti i numerosi e vasti incendi di questi giorni a Torre del Greco e sostanzialmente nell'area vesuviana, che hanno messo in gravissimo pericolo centinaia di cittadini, nonché numerosi turisti presenti nel Parco nazionale del Vesuvio, creando, tra l'altro, seri problemi ad abitazioni, ristoranti e importanti complessi privati e pubblici come l'ospedale «Maresca»; sussistono notevoli difficoltà, causate da una viabilità, che ancora resta in condizioni di fortissimo disagio, tanto da non consentire un agevole e immediato soccorso dei Vigili del Fuoco, provenienti da centri lontani all'area interessata -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere presso gli organi competenti al fine di verificare i motivi degli inaccettabili ritardi relativi alla mancata realizzazione della caserma dei Vigili del Fuoco nel comune di Torre del Greco.
(4-10726)
Conseguentemente, l'Amministrazione comunale ha individuato nell'ex mattatoio comunale sito in via Calastro la struttura da adibire a sede del presidio vigilfuoco, predisponendo un progetto di ristrutturazione per il quale si è avvalso della consulenza di due funzionari tecnici del Comando dei vigili del fuoco di Napoli.
Il progetto definitivo è stato ultimato e corredato del relativo nulla osta da parte della Soprintendenza per beni architettonici di Napoli nel luglio del 2003; il progetto esecutivo delle opere, completato già nel primo semestre del 2004, è invece in fase di validazione e di autorizzazione da parte del comune di Torre del Greco, ai sensi delle disposizioni sui lavori pubblici (decreto del Presidente della Repubblica 554/99).
Questa Amministrazione ha, nel contempo, provveduto a disporre il necessario incremento di organico del Comando Provinciale vigili del fuoco di Napoli, per la conseguente destinazione al presidio di Torre del Greco.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Maurizio Balocchi.
è già ben nota al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio la questione - oramai annosa - dell'enorme proliferazione nelle aree protette dei cinghiali, i quali distruggono ciclicamente qualsiasi coltura in atto;
tale fenomeno ha assunto connotazioni preoccupanti nel Parco del Cilento e Vallo di Diano, laddove i cinghiali hanno perfino invaso i centri abitati, tanto che la popolazione è oramai decisa a mettere in piedi forme di protesta che metterà in pericolo lo stesso ordine pubblico;
la distruzione continua e ciclica delle colture in atto - in uno alla irrisorietà dei risarcimenti offerti dall'Ente Parco - hanno comportato, nell'area del Cilento e Vallo di Diano, il quasi totale abbandono delle terre da parte dei proprietari, laddove l'agricoltura tradizionale rappresentava una delle caratteristiche dell'identità della comunità cilentana, che pure la legge n. 394/91 (articolo 9) prevede che vada valorizzata;
le possibilità di intervento offerta dalla legislazione di settore («prelievi faunistici», «abbattimenti selettivi»), cui pure l'Ente Parco del Cilento e Vallo di Diano ha fatto ricorso, si sono rivelate del tutto inefficaci -:
se, in sede di redazione - quale Ministero competente - dei decreti legislativi di cui alla legge delega n. 380 del 2004, intenda adottare iniziative volte a innovare la legge 394 del 1991, in modo da consentire forme di intervento maggiormente efficaci di quelle attualmente disponibili per debellare il descritto fenomeno, anche nell'ottica della valorizzazione dell'agricoltura tradizionale.
(4-16177)
Il crescente numero di questi suidi, sta creando svariati problemi agli enti gestori delle aree protette che non riescono a fronteggiare il problema dei danni cagionati alle colture.
Il Parco del Cilento e Vallo di Diano, come del resto altre aree protette nazionali sta attuando un programma di gestione e controllo del cinghiale seguendo le indicazioni impartite da questo Ministero e da quanto pubblicato dall'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica recante le «Linee guida sulla gestione del cinghiale nelle aree protette».
Recentemente il citato Parco del Cilento, ha trasmesso un progetto sperimentale per il controllo dei cinghiali all'interno del Parco, con il quale si ritiene opportuno, da un lato verificare con apposito studio l'efficacia del piano e l'effettiva consistenza dei danni, dall'altro potenziare il prelievo fuori del Parco e le misure di controllo all'interno dell'area protetta.
Tutto ciò ha il fine di risolvere il problema dei danni e di non proseguire a tempo indeterminato con le attività di controllo.
Gli interventi del controllo numerico dei cinghiali all'interno delle aree protette, vengono attuati mediante trappolamento o attraverso gli abbattimenti selettivi.
In merito alle metodologie relative al prelievo selettivo dei cinghiali all'interno delle aree protette, appare evidente che detti abbattimenti devono essere effettuati da personale che abbia partecipato ad appositi corsi di sele-controlli, coadiuvati dal personale del Parco.
Gli abbattimenti devono essere in linea con quanto specificato dall'INFS nei propri pareri e documenti tecnici relativi al controllo del cinghiale e da quanto stabilito dalla legge n. 394 del 1991.
Lo stesso INFS ritiene opportuno di adottare la tecnica della «girata» con un unico cane «limiere», da utilizzarsi anche per eventuale recupero di capi feriti, precludendo in ogni caso in maniera tassativa la tecnica della braccata, praticata con più
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
il 25 settembre 2005 un giovane di 18 anni, Federico Aldrovandi, moriva in circostanze oscure nel corso di un controllo di polizia; la versione ufficiale fornita dalla polizia sostiene che il giovane sia deceduto dopo essere stato fermato mentre ritornava a piedi verso casa; l'Aldrovandi sarebbe risultato privo di documenti e sarebbe deceduto nel corso del controllo a causa di un malore causato dall'ingestione di stupefacenti, dopo aver dato in escandescenze; tuttavia la ricostruzione dei familiari, disponibile su un blog internet da loro aperto - http://federicoaldrovandi.blog.kataweb.it/ - è decisamente contrastante e presenta elementi che, se dovessero essere confermati, appaiono decisamente agghiaccianti;
i familiari sostengono che, all'arrivo dell'ambulanza sul luogo del fermo, il giovane era ammanettato e steso a terra, privo di vita; il decesso sarebbe avvenuto intorno alle ore sei del mattino ma i congiunti sarebbero stati avvertiti soltanto alle ore 11.00, quando il ragazzo era già all'obitorio;
la perizia tossicologica non avrebbe rilevato alcuna presenza rilevante di stupefacenti nel sangue mentre sul corpo del ragazzo sarebbero stati visibili - sul viso, la schiena e le gambe - i segni di percosse, probabilmente inferte con un manganello, che si sarebbe rotto durante il pestaggio e ritrovato sul luogo dove è avvenuto il decesso; in particolare, i sanitari avrebbero riferito che lo scroto era schiacciato e che era ben visibile una ferita lacero-contusa alla testa, oltre ai segni di percosse in varie parti del corpo; la madre del ragazzo ha potuto constatare la presenza delle ferite una volta vista la salma del figlio composta nella bara; in tale circostanza, ha notato chiaramente la ferita che dalla tempia sinistra arrivava all'occhio e poi allo zigomo, oltre ai segni neri provocati dalle manette ai polsi;
la violenza del pestaggio sarebbe inoltre indirettamente confermata dallo stato in cui si trovavano gli indumenti personali dell'Aldrovandi - una maglietta, una felpa con cappuccio e un giubbotto jeans -, riconsegnati ai genitori molto tempo dopo l'accaduto, e che sarebbero risultati intrisi di sangue;
anche sul viale percorso dall'Aldrovandi la mattina del 25 settembre ci sarebbero inoltre tracce di sangue, il che farebbe pensare che il pestaggio sia avvenuto prima e in un luogo diverso da quello dove i sanitari hanno trovato il ragazzo ammanettato; inoltre, secondo la ricostruzione dei familiari, alla volante inizialmente intervenuta si sarebbero aggiunte altre due vetture delle Forze dell'ordine (una seconda volante e una gazzella), nonostante il giovane fosse solo e senza possibilità di offendere;
infine un testimone avrebbe visto il ragazzo immobilizzato con il ginocchio da un poliziotto che gli puntava il manganello sulla gola e con l'altra mano gli tirava i capelli -:
quale sia la ricostruzione esatta degli avvenimenti del 25 settembre 2005 e, in particolare quale sia il motivo del fermo dell'Aldrovandi;
per quale motivo gli agenti intervenuti abbiano ritenuto di dover immobilizzare con la forza il giovane e quali mezzi abbiano adoperato per farlo -:
di quali informazioni si disponga in merito alla natura delle ferite riscontrate sul corpo del ragazzo e se esse siano state provocate da percosse;
se risponda al vero che l'ambulanza sia stata chiamata con ritardo e per quale motivo i genitori del giovane siano stati avvertiti del decesso soltanto 5 ore dopo;
se risulti al Governo che sia stata effettuata un'autopsia e, in tal caso, per quale motivo non siano stati ancora resi noti i risultati, nonostante le circostanze oscure in cui è avvenuto il decesso e gli ormai quasi quattro mesi trascorsi dallo stesso.
(4-19556)
A seguito della telefonata, una pattuglia della Polizia di Stato raggiungeva la via Ippodromo e gli agenti notavano subito un giovane che urlava frasi sconnesse, sbattendo anche con il capo contro alcuni pali della luce. All'arrivo della volante, il giovane saliva sul cofano della vettura e tentava di colpire con un calcio il capoequipaggio, che stava in piedi accanto alla portiera aperta. Nel fare questo movimento scivolava sulla portiera stessa e quindi cadeva a terra. Alcune delle lesioni riscontrate sul corpo del giovane si sarebbero prodotte in questo frangente. Danni sono stati rilevati sul cofano e sulla portiera della vettura.
L'impossibilità di controllare il giovane, tra l'altro di corporatura robusta, ha reso necessario l'intervento di una seconda volante e, quindi, di una pattuglia dei carabinieri. Solo l'intervento dei rinforzi ha consentito l'immobilizzazione del giovane, al quale venivano applicate le manette.
Durante la colluttazione, gli agenti hanno dovuto usare gli sfollagente, sia per parare i calci che il giovane continuava a tirare, sia per sbilanciarlo; due sfollagente si sono rotti in corrispondenza dell'impugnatura.
Il giovane veniva infine bloccato a terra e il personale sanitario nel frattempo sopraggiunto preferiva, in un primo momento, mantenere le manette.
La morte del giovane è stata constatata alle 6.35.
Poiché Federico Aldrovandi era privo di documenti, una identificazione provvisoria è stata possibile solo dopo le ore 8, a seguito di una telefonata giunta sul suo telefono cellulare, rinvenuto a circa 40 metri di distanza dal luogo del decesso.
La famiglia Aldovrandi è stata informata alle ore 10.30, una volta conclusi i prescritti rilievi della polizia scientifica e del medico legale; il riconoscimento ufficiale è stato eseguito alle 11.35, presso l'Istituto di medicina legale, da parte di un familiare.
La Procura della Repubblica di Ferrara ha disposto l'autopsia e una consulenza tossicologica. Il Procuratore ha ritenuto opportuno, anche per la richiesta di verità avanzata sulla stampa dai familiari, di riferire le anticipazioni fornitegli dai consulenti che avevano escluso alcun rapporto di causalità fra i traumi subiti dal giovane e la morte.
Si precisa infine che il 23 dicembre scorso i consulenti medico-legali hanno chiesto una proroga di 60 giorni per l'approfondimento degli esami istologici.
Il Ministro dell'interno: Giuseppe Pisanu.
in molte regioni non è sempre disponibile l'insulina «Lantus», indispensabile ad una equilibrata compensazione per i malati diabetici insulinodipendenti;
il farmaco è in libera distribuzione in vari paesi europei -:
come si intenda facilitare l'uso gratuito dell'insulina «Lantus» per tutti i pazienti diabetici insulinodipendenti che ne hanno bisogno in tutte le regioni italiane.
(4-13027)
Con la successiva determinazione AIFA del 9 dicembre 2005, altre confezioni di «Lantus» sono state riclassificate in classe A o C.
Per le suddette specialità medicinali rimangono invariate la classificazione ai fini della dispensazione RR (medicinali da vendersi dietro presentazione di prescrizione medica) e le condizioni e modalità di impiego proprie della distribuzione diretta. Tale modalità di distribuzione, di presa in carico e continuità assistenziale H (ospedale) e T (territorio), prevede la diagnosi e il piano terapeutico dei centri specialistici, individuati a livello regionale (prontuario della distribuzione diretta - PHT, di cui all'allegato 2 della determinazione AIFA del 29 ottobre 2004).
Il paziente, in coincidenza dei controlli periodici presso i centri suddetti, riceve in regime di assistenza domiciliare, la quantità di insulina necessaria fino al successivo controllo, con garanzia della continuità terapeutica e dell'appropriatezza della prescrizione.
Va ricordato, peraltro, che il decreto-legge 18 settembre 2001, n. 347, recante «Interventi urgenti in materia di spesa sanitaria», convertito con modificazioni nella legge 16 novembre 2001, n. 405, all'articolo 8, consente agli Enti territoriali, anche con provvedimenti amministrativi di: «stipulare accordi con le associazioni sindacali delle farmacie convenzionate, pubbliche e private, per consentire agli assistiti di rifornirsi delle categorie di medicinali che richiedono un controllo ricorrente del paziente anche presso le farmacie predette, con le medesime modalità previste per la distribuzione attraverso le strutture aziendali del Servizio sanitario nazionale, da definirsi in sede di convenzione regionale» (cosiddette distribuzione «mista»); «assicurare l'erogazione diretta da parte delle aziende sanitarie al trattamento dei pazienti in assistenza residenziale e semiresidenziale»; «disporre, al fine di garantire la continuità assistenziale, che la struttura pubblica fornisca direttamente i farmaci limitatamente al primo ciclo terapeutico completo, sulla base di direttive regionali, per il periodo immediatamente successivo alla dimissione dal ricovero ospedaliero o alla visita specialistica ambulatoriale».
Gli enti territoriali citati possono, pertanto, tramite le farmacie, attivare un ulteriore sistema di distribuzione della insulina «Lantus» previa stipula di specifici accordi con le rispettive organizzazioni sindacali di categoria.
Il Ministero della salute, anche se nel rispetto delle competenze istituzionali delle regioni, auspica che questo possibile sistema di distribuzione dell'insulina «Lantus» trovi applicazione nel territorio nazionale, rendendo certamente più agevole e rapido per il paziente diabetico l'accesso al farmaco.
Il Ministro della salute: Francesco Storace.
l'articolo 42, comma 3, del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito dalla legge novembre 2003, n. 326, ha abolito la possibilità di ricorrere in via amministrativa contro i provvedimenti in materia di invalidità civile, introducendo la fissazione di decadenza di sei mesi dalla data di comunicazione del provvedimento amministrativo per la presentazione del ricorso giudiziario;
la su detta normativa è entrata in vigore, per effetto del decreto-legge 24 dicembre 2003, n. 355, articolo 23, comma 2, convertito dalla legge 27 febbraio 2004, n. 47, il 1 gennaio 2005;
la fissazione di una decadenza oltremodo limitata, per l'inizio di una azione giudiziaria, non potrà non avere altro effetto, se non quello di incrementare un contenzioso già di per se di vaste proporzioni;
il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ha successivamente espresso un parere contenuto nella nota del 14 febbraio 2005 protocollo n. 38884, in cui si precisa che, permane la possibilità di ricorrere in via amministrativa in caso di provvedimenti di rigetto legati a motivi estranei al possesso dei requisiti medico legali -:
se il Governo non ritenga che, anche per motivi legati al possesso dei requisiti medico-legali, sia necessario introdurre strumenti atti a mediare e risolvere in modo preventivo, rispetto al ricorso in giudizio, unica possibilità oggi a tutela dell'interessato;
se il Governo ritenga che il termine di decadenza dei sei mesi introdotto con la normativa su indicata, abbia consentito di superare i ritardi e le inefficienze burocratiche del sistema di accertamento delle invalidità o che, preferibilmente, fissando tale eccessivo termine, non abbia determinato, al contrario, l'impossibilità di accedere al ricorso per persone in particolare situazione di gravità e/o esclusione da reti familiari;
se il Governo non ritenga oltremodo inibente la previsione delle possibilità di condanna del ricorrente in giudizio nei confronti delle controparti (Regioni, Inps e Ministero) se soccombente, introdotta con decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, articolo 42, anche se entro limiti di reddito definiti.
(4-16115)
Al riguardo, sulla base degli elementi forniti dal Dipartimento dell'amministrazione generale del personale e dei servizi del tesoro, si fa presente che il regime del contenzioso amministrativo nella materia dell'invalidità civile si suddivide in due fasi: la fase dell'accertamento dei requisiti sanitari e la fase dell'accertamento degli altri requisiti prescritti dalla legge per il godimento dei benefici in questione (posizione reddituale, ecc.).
L'accentramento del potere decisorio in capo ad un unico organo (Commissione medica superiore) avente competenza per l'intero territorio nazionale, l'elevatissima mole di ricorsi che mensilmente venivano presentati, le complesse istruttorie (nel corso delle quali erano richiesti, spesso, approfondimenti medici, anche presso organi di altre pubbliche amministrazioni per valutare la situazione sanitaria del ricorrente) sono tra i fattori che hanno concorso a ritenere superato e, anzi, contrastante con l'esigenza di una tutela in via amministrativa in tempi ragionevoli, lo strumento del ricorso alla commissione medica superiore contro i verbali dell'invalidità emessi dalle commissioni di prima istanza, quale rimedio preventivo rispetto alla tutela giurisdizionale.
Pertanto, l'eliminazione della possibilità di presentare ricorso amministrativo avverso i verbali di accertamento dell'invalidità trova fondamento nella constatazione che tale strumento si è dimostrato obsoleto e scarsamente funzionale, essendo inadeguato a corrispondere alle esigenze di soluzione in via preventiva di situazioni controvertibili, altrimenti destinate a generare contenzioso giudiziale.
L'abolizione del ricorso amministrativo, da un lato, ha il fine di fluidificare il procedimento, razionalizzandolo, in funzione di una più rapida definizione delle situazioni e, dall'altro, di consentire maggiore efficienza del personale, chiamato a presiedere l'azione amministrativa nella sede giudiziale.
Per quanto concerne, poi, il termine di decadenza per la presentazione del ricorso dinanzi al giudice, il citato dipartimento ha espresso l'avviso che il periodo di sei mesi sia congruo al fine di valutare l'opportunità di promuovere o meno l'azione giurisdizionale.
Per quanto riguarda il riferimento alle spese di giudizio che il ricorrente deve sostenere nel caso in cui risulti soccombente e, in particolare, nel caso in cui
Il dipartimento dell'amministrazione generale, del personale e dei servizi del tesoro ha precisato, infine, che la lettera, citata nel documento parlamentare, è stata inviata all'Inps a seguito di una richiesta di chiarimento; sulla base di tale parere, l'Inps ha informato i propri uffici territoriali sull'ammissibilità del ricorso in via amministrativa soltanto avverso il provvedimento di diniego delle provvidenze economiche per motivi diversi da quelli sanitari (condizioni reddituali, incompatibilità con altre prestazioni pensionistiche per invalidità etc.).
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Manlio Contento.
il movimento di protesta contro il processo di riforma della scuola e dell'università, dispiegato a livello nazionale, ha assunto proporzioni rilevanti e vede la partecipazione di studenti medi e universitari, ricercatori e docenti;
il giorno 25 ottobre 2005 si è svolta a Roma una manifestazione nazionale sul tema con un grado di partecipazione in numero di diverse decine di migliaia;
i partecipanti a tale corteo hanno raggiunto la piazza antistante Palazzo Montecitorio dove hanno sostato in segno di protesta per diverse ore senza mai tentare di forzare le transenne poste a delimitazione dell'area d'accesso allo stesso palazzo;
parte dei manifestanti che stavano facendo ritorno a casa, mentre transitavano per via del Corso all'altezza di Piazza Colonna sono stati più volte caricati dalle forze di polizia presenti sulla piazza senza alcun apparente motivo che lo rendesse necessario;
la carica ha portato al ferimento di otto persone e al necessario intervento di più ambulanze e della guardia medica di Piazza Colonna;
tra i feriti si annoverano anche due giornalisti, il fotografo free-lance Stefano Montesi, e l'operatore della tv Telenorba Dante D'Aurelio, aggrediti nell'atto di documentare quanto stava accadendo;
la Questura di Roma il giorno stesso ha diffuso una dichiarazione in cui ha annunciato l'apertura di un'indagine amministrativa interna per chiarire dinamiche e responsabilità circa i fatti accaduti -:
a quali ordini rispondevano gli agenti coinvolti nei fatti;
a quali conclusioni è giunta l'indagine amministrativa interna avviata dalla questura di Roma;
se il ministro non reputi utile aprire a sua volta un'indagine sul comportamento delle forze di polizia intervenute a Piazza Colonna;
se l'aggressione subita dai due giornalisti non rappresenti un'intimidazione nei confronti di chi è chiamato ad informare in modo corretto e completo nonché una chiara violazione del diritto di informazione;
quali iniziative di sua competenza il ministro intenda adottare affinché venga garantito in ogni circostanza il diritto di cronaca e di informazione.
(4-17551)
il processo di riforma della scuola e dell'università ha prodotto un movimento di protesta che a Roma riguarda sia i tre atenei pubblici che diverse scuole medie superiori;
il percorso di tale corteo, il cui termine previsto era al Ministero della Pubblica Istruzione sito in Viale Trastevere, era stato autorizzato dalla Questura di Roma;
una volta giunto il corteo al ministero, di fronte ad una protesta pacifica le forze dell'ordine hanno reagito caricando i manifestanti e procedendo al fermo di uno studente minorenne e di 2 studenti universitari che avevano aderito alla manifestazione in segno di solidarietà;
lo stesso giorno le forze dell'ordine intervenivano al Liceo Democrito di Casal Palocco a Roma, occupato dagli studenti della stessa scuola, irrompendo nell'edificio, per quanto risulta all'interrogante, attraverso lo sfondamento di una porta e intimando agli occupanti di uscire immediatamente;
per entrare nella scuola, uno degli agenti ha tentato di rompere il vetro di una finestra con il calcio del fucile;
il comportamento e la tenuta degli agenti intervenuti e la modalità dell'irruzione hanno impedito un normale deflusso, ingenerando al contrario una pericolosa situazione di panico nei ragazzi, molti dei quali sono fuggiti dalle uscite di sicurezza dei piani superiori della scuola;
sei studenti presenti nella scuola sono stati portati in una stanza, costretti in ginocchio, faccia al muro e mani in alto;
un ragazzo di questi, è stato fatto oggetto di maltrattamenti quali schiaffi e gli è stato ordinato di spogliarsi completamente, in presenza di un'agente, e di fare delle flessioni;
questi stessi sei studenti, cinque dei quali minorenni, venivano fermati e identificati -:
se il ministro sia a conoscenza dei fatti;
se ritenga opportuni il comportamento tenuto e i provvedimenti di fermo presi dalle forze dell'ordine il giorno 21 ottobre;
se ritenga appropriata l'irruzione delle forze dell'ordine armate di fucile per gestire lo sgombero di un istituto scolastico senza che vi siano condizioni di pericolosità tali da giustificarla;
se ritenga utile aprire un'indagine, sui maltrattamenti e gli atti vessatori e intimidatori perpetrati dagli agenti nei confronti di alcuni ragazzi presenti nel liceo Democrito, per chiarire lo svolgimento dei fatti e eventuali responsabilità.
(4-17592)
Le preoccupazioni della vigilia hanno trovato conferma sin dal primo mattino del 25 ottobre, quando circa 3 mila manifestanti si sono raccolti all'interno della città universitaria, altri 1.500 in piazza Barberini ed altri ancora davanti ai licei «Tasso», «Righi» e «Virgilio». Si sono così formati diversi cortei che hanno raggiunto piazza della Repubblica, dove nel frattempo confluivano numerosi altri manifestanti.
Alle ore 11 del mattino il corteo, molto più consistente del previsto, si è mosso da piazza della Repubblica incamminandosi lungo l'itinerario prestabilito, con alla testa diversi parlamentari e il leader dei COBAS. Già all'inizio del percorso, in via Cavour, i promotori hanno chiesto alle Forze dell'ordine
In piazza Venezia gli organizzatori e il servizio d'ordine della CGIL hanno collaborato con i responsabili dell'ordine pubblico per indurre i giovani a proseguire per via delle Botteghe Oscure, evitando via del Corso. Mentre il corteo andava in questa direzione, alcuni operatori di polizia notavano un gruppo di manifestanti che si coprivano il volto. Molti erano in possesso di oggetti contundenti ma, dopo un'accesa discussione con altri giovani, desistevano e riprendevano a sfilare. Alle 12,40 la testa del corteo è arrivata a largo di Torre Argentina. Qui un consistente gruppo di manifestanti, con il volto coperto da sciarpe e caschi, ha tentato di forzare gli sbarramenti della polizia per raggiungere piazza Montecitorio attraverso via di Torre Argentina. C'è stato qualche contatto e dalle file degli studenti sono stati lanciati fumogeni.
Nell'occasione, un parlamentare ha nuovamente chiesto ai funzionari di polizia che al corteo fosse permesso di raggiungere Montecitorio o piazza del Pantheon ma, di fronte al persistere del diniego e all'arrivo di un contingente di rinforzo, il gruppo di manifestanti tornava sui suoi passi. Nel frattempo, era arrivato sul posto un noto esponente dell'area antagonista, a suo tempo leader del movimento studentesco «La Pantera», il quale avvertiva che altri manifestanti, per vie diverse, stavano dirigendosi verso la Camera dei deputati.
Di lì a poco, in via del Teatro Valle, le forze dell'ordine si sono opposte ad un ulteriore tentativo di raggiungere la Camera. Nonostante la forte pressione sullo sbarramento degli agenti, l'iniziativa è stata respinta senza fare ricorso a cariche o lacrimogeni. In questo frangente erano presenti tre colleghi parlamentari.
Nella stessa occasione, tale Paolo Di Vetta, protagonista di un recente tafferuglio presso gli studi della RAI, ha riportato una lieve ferita lacero-contusa, per la quale non risulta aver fatto ricorso a cure mediche.
A qualche minuto di distanza, in piazza Sant'Andrea della Valle, l'autovettura che trasportava il ministro Calderoli e quella di scorta sono state bersagliate con sputi, calci e pugni da alcuni facinorosi. Altri momenti di tensione si sono verificati in corso Rinascimento, dove i manifestanti cercavano di raggiungere il Senato.
A seguito di ripetute sollecitazioni, circa 3 mila giovani hanno finalmente desistito e si sono riversati in piazza Navona. Altri gruppi si sono invece diretti alla spicciolata verso Montecitorio, fino a formare una folla di oltre 1.500 persone, mentre una quarantina di giovani improvvisava un sit in in via Uffici del Vicario. Gli studenti sono rimasti sempre dietro le transenne, presidiate da consistenti nuclei di forza pubblica, ma numerosi parlamentari presenti si sono adoperati affinché potessero ulteriormente avvicinarsi al Palazzo.
Il sottosegretario per l'istruzione onorevole Aprea, ha raggiunto i manifestanti, accompagnata dal Vicepresidente della Camera, onorevole Mussi, e ha proposto loro di formare una delegazione per incontrare il ministro Moratti. La risposta è stata che fosse il ministro a scendere in piazza.
Sia davanti a Montecitorio che in via Uffici del Vicario alcuni deputati di Alleanza nazionale hanno lamentato la presenza di numerosi giovani che intralciavano il passaggio. In particolare, uno di loro ha contestato il comportamento incivile di diversi dimostranti, con i quali poi è riuscito ad intrattenere una normale conversazione.
Verso le 18 i manifestanti hanno cominciato a lasciare la piazza. Durante il deflusso in via del Corso è stato fermato un giovane, poi identificato come un noto esponente dell'area antagonista, e denunciato a piede libero perché in possesso di dodici fumogeni. Nella circostanza si è verificato un breve tafferuglio, a seguito del quale cinque persone hanno fatto ricorso alle cure dei medici dell'ospedale San Giacomo, tra le quali un cameraman dell'emittente pugliese Telenorba.
Il danno più grave lo ha subito un giovane di 21 anni, che ha riportato una frattura alla mano guaribile in 30 giorni; agli altri sono state accertate contusioni di
Ribadisco, infine, quanto ho avuto modo di dire presso l'Assemblea della Camera dei Deputati 1'8 novembre scorso, in sede di informativa urgente, che dal 19 maggio 2003 ad oggi si sono svolte in Italia circa 20 mila manifestazioni di piazza assicurando ampiamente il diritto costituzionale di riunirsi pacificamente e senz'armi per esprimere le proprie convinzioni. Anche nelle situazioni più delicate, il Ministero dell'interno e le Forze dell'ordine hanno garantito questa libertà fondamentale, salvaguardando, nello stesso tempo, l'ordine pubblico e la sicurezza di tutti i cittadini, manifestanti e non manifestanti.
È un compito difficile, che richiede sempre grande professionalità e, spesso, pesanti sacrifici. Le nostre Forze dell'ordine lo hanno assolto in maniera così convincente da meritare l'ammirazione della stragrande maggioranza dei cittadini onesti.
Il Ministro dell'interno: Giuseppe Pisanu.
se rientra nella normalità della vita democratica l'assedio a cui, il giorno 25 ottobre 2005, è stata sottoposta la Camera dei deputati da parte di qualche migliaio di manifestanti che ostacolavano l'accesso dei deputati alla Camera mentre ad altri veniva impedito di uscirne e di circolare liberamente e le Forze dell'ordine venivano sottoposte ad insulti e provocazioni di vario tipo;
se la libertà di manifestazione, che va assolutamente garantita, non debba essere accompagnata anche da un'azione preventiva del prefetto, del questore e delle Forze dell'ordine affinché, possibilmente d'intesa con chi gestisce le manifestazioni, sia evitato che il Parlamento sia posto sotto assedio, circondato, bloccato ed i parlamentari insultati e minacciati, perché ciò rappresenta una indebita ed inaccettabile forma di pressione al limite dell'intimidazione nei confronti della sovranità e della libertà del Parlamento.
(4-17469)
Le preoccupazioni della vigilia hanno trovato conferma sin dal primo mattino del 25 ottobre, quando circa 3 mila manifestanti si sono raccolti all'interno della città universitaria, altri 1.500 in piazza Barberini ed altri ancora davanti ai licei «Tasso», «Righi» e «Virgilio». Si sono così formati diversi cortei che hanno raggiunto piazza della Repubblica, dove nel frattempo confluivano numerosi altri manifestanti.
Alle ore 11 del mattino il corteo, molto più consistente del previsto, si è mosso da piazza della Repubblica incamminandosi lungo l'itinerario prestabilito, con alla testa diversi parlamentari e il leader dei COBAS. Già all'inizio del percorso, in via Cavour, i promotori hanno chiesto alle Forze dell'ordine di raggiungere piazza Montecitorio, dichiarandosi incapaci di contenere le pressioni che in tal senso provenivano dai manifestanti. Queste richieste sono state appoggiate da vari parlamentari.
In piazza Venezia gli organizzatori e il servizio d'ordine della CGIL hanno collaborato con i responsabili dell'ordine pubblico per indurre i giovani a proseguire per via delle Botteghe Oscure, evitando via del Corso. Mentre il corteo andava in questa direzione, alcuni operatori di polizia notavano
Nell'occasione, un parlamentare ha nuovamente chiesto ai funzionari di polizia che al corteo fosse permesso di raggiungere Montecitorio o piazza del Pantheon ma, di fronte al persistere del diniego e all'arrivo di un contingente di rinforzo, il gruppo di manifestanti tornava sui suoi passi. Nel frattempo, era arrivato sul posto un noto esponente dell'area antagonista, a suo tempo leader del movimento studentesco «La Pantera», il quale avvertiva che altri manifestanti, per vie diverse, stavano dirigendosi verso la Camera dei deputati.
Di lì a poco, in via del Teatro Valle, le forze dell'ordine si sono opposte ad un ulteriore tentativo di raggiungere la Camera. Nonostante la forte pressione sullo sbarramento degli agenti, l'iniziativa è stata respinta senza fare ricorso a cariche o lacrimogeni. In questo frangente erano presenti tre colleghi parlamentari.
Nella stessa occasione, tale Paolo Di Vetta, protagonista di un recente tafferuglio presso gli studi della RAI, ha riportato una lieve ferita lacero-contusa, per la quale non risulta aver fatto ricorso a cure mediche.
A qualche minuto di distanza, in piazza Sant'Andrea della Valle, l'autovettura che trasportava il ministro Calderoli e quella di scorta sono state bersagliate con sputi, calci e pugni da alcuni facinorosi. Altri momenti di tensione si sono verificati in corso Rinascimento, dove i manifestanti cercavano di raggiungere il Senato.
A seguito di ripetute sollecitazioni, circa 3 mila giovani hanno finalmente desistito e si sono riversati in piazza Navona. Altri gruppi si sono invece diretti alla spicciolata verso Montecitorio, fino a formare una folla di oltre 1.500 persone, mentre una quarantina di giovani improvvisava un sit in in via Uffici del Vicario. Gli studenti sono rimasti sempre dietro le transenne, presidiate da consistenti nuclei di forza pubblica, ma numerosi parlamentari presenti si sono adoperati affinché potessero ulteriormente avvicinarsi al Palazzo.
Il sottosegretario per l'istruzione onorevole Aprea, ha raggiunto i manifestanti, accompagnata dal Vicepresidente della Camera, onorevole Mussi, e ha proposto loro di formare una delegazione per incontrare il ministro Moratti. La risposta è stata che fosse il ministro a scendere in piazza.
Sia davanti a Montecitorio che in via Uffici del Vicario alcuni deputati di Alleanza nazionale hanno lamentato la presenza di numerosi giovani che intralciavano il passaggio. In particolare, uno di loro ha contestato il comportamento incivile di diversi dimostranti, con i quali poi è riuscito ad intrattenere una normale conversazione.
Verso le 18 i manifestanti hanno cominciato a lasciare la piazza. Durante il deflusso in via del Corso è stato fermato un giovane, poi identificato come un noto esponente dell'area antagonista, e denunciato a piede libero perché in possesso di dodici fumogeni. Nella circostanza si è verificato un breve tafferuglio, a seguito del quale cinque persone hanno fatto ricorso alle cure dei medici dell'ospedale San Giacomo, tra le quali un cameraman dell'emittente pugliese Telenorba.
Il danno più grave lo ha subito un giovane di 21 anni, che ha riportato una frattura alla mano guaribile in 30 giorni; agli altri sono state accertate contusioni di lieve entità. Dopo questo episodio, non si sono più registrate altre turbative e, intorno alle ore 21, la manifestazione si è sciolta. A fine giornata, si sono contati 11 appartenenti alle Forze dell'ordine con lievi lesioni.
Ribadisco, infine, quanto ho avuto modo di dire presso l'Assemblea della Camera dei Deputati 1'8 novembre scorso, in sede di informativa urgente, che dal 19 maggio 2003 ad oggi si sono svolte in Italia circa 20 mila manifestazioni di piazza assicurando ampiamente il diritto costituzionale di riunirsi pacificamente e senz'armi per
È un compito difficile, che richiede sempre grande professionalità e, spesso, pesanti sacrifici. Le nostre Forze dell'ordine lo hanno assolto in maniera così convincente da meritare l'ammirazione della stragrande maggioranza dei cittadini onesti.
Il Ministro dell'interno: Giuseppe Pisanu.
il 21 settembre 2005, il Ministro della Salute ha bloccato con un'ordinanza la sperimentazione della pillola abortiva RU486 all'Ospedale Sant'Anna di Torino in corso già da una quindicina di giorni;
l'ordinanza sospende la pillola del giorno dopo «ad eccezione dei trattamenti in atto in regime di ricovero ospedaliero»;
secondo quanto affermato da Marco Massobrio, uno dei responsabili del Progetto di ricerca sulla pillola abortiva, «la sperimentazione era stata approvata dal ministero della Salute che aveva già inviato propri ispettori i quali non avevano accertato nulla di non corretto.», e «aveva avuto aveva avuto anche l'ok da parte del Comitato Etico dell'Ospedale»;
la struttura torinese ha condotto un serio lavoro di ricerca che è stato analizzato dagli Ispettori della Direzione generale della Farmacovigilanza, e nel luglio 2004 ha avuto anche il parere positivo della V sezione dell'Istituto Superiore di Sanità;
come riporta l'Agenzia stampa Ansa del 22 settembre, gli stessi consigli direttivi della società italiana di ginecologia e ostetricia, dell'associazione ginecologi universitari italiani e dell'associazione ginecologi ospedalieri hanno con una dichiarazione comune sottolineato come la scelta del ministro è per lo meno discutibile e poco rispettosa della libertà della ricerca applicata e della professionalità dei ginecologi italiani, consapevoli peraltro che il progetto di ricerca non ha mai posto in essere condizioni di pericolo per la salute delle donne» -:
quali siano i reali motivi che abbiano indotto il Ministro interrogato a prendere questa grave decisione, quando la sperimentazione condotta era stata approvata dal medesimo ministero della Salute, dal Comitato etico dell'Ospedale e dall'Istituto superiore di sanità.
(4-16859)
Il provvedimento in questione è stato adottato, per motivi di tutela della salute della donna, in seguito a quanto emerso nella sperimentazione clinica condotta presso l'Ospedale S. Anna di Torino.
Si ritiene opportuno precisare, al riguardo, che nel dicembre 2002, dalla Direzione generale dei farmaci e dei dispositivi medici del Ministero della salute (ora Agenzia italiana del farmaco - AIFA) era stato condotto uno specifico accertamento ispettivo, presso il suddetto centro sperimentatore, in merito all'osservanza delle Norme di buona pratica clinica (GCP) e della normativa vigente nella sperimentazione clinica sull'interruzione della gravidanza tramite somministrazione di Mifepristone (RU 486) e Misoprostolo.
È stato richiesto il parere del Consiglio superiore di sanità (CSS) sulle misure di tutela per la sperimentazione in oggetto, che non prevedeva l'ospedalizzazione fino alla conclusione dell'aborto. Il Consiglio superiore di sanità, nella seduta del 18 marzo 2004, si è così espresso: «Alla luce delle conoscenze disponibili i rischi dell'interruzione farmacologia della gravidanza si possono
La suddetta Direzione generale, pertanto, con nota in data 9 luglio 2004, ha comunicato al Direttore generale dell'Ospedale S. Anna di Torino che l'esecuzione della sperimentazione poteva considerarsi legittima e conforme all'articolo 8 della legge n. 194/78, solo nel caso in cui si svolgesse in ambito ospedaliero fino al completamento dell'aborto e delle cure necessarie alla salute delle pazienti.
Con delibera del 13 gennaio 2005, comunicata all'AIFA con nota dell'11 febbraio 2005, l'Azienda ospedaliera ha autorizzato lo studio in questione e, con successiva nota in data 21 settembre 2005, ha comunicato l'avvio dello studio sperimentale.
Dalla seconda verifica ispettiva, condotta dall'AIFA nei giorni 13-14-15 settembre 2005, è emerso che il protocollo sperimentale non era del tutto conforme al parere espresso dal Consiglio superiore di sanità e che le necessarie modifiche attuative non erano state sottoposte al parere vincolante del Comitato etico, secondo quanto previsto dall'articolo 10, comma 1, lettera a) del decreto legislativo 24 giugno 2003 n. 211.
Il protocollo sperimentale, infatti, non garantiva sufficientemente la salute della donna, per la mancata previsione del ricovero ospedaliero sin dalla somministrazione del primo farmaco (mifepristone).
Poiché a seguito della sperimentazione condotta presso l'Ospedale citato, si è verificato il caso di una paziente che ha avuto, fuori dal ricovero ospedaliero, una espulsione parziale del feto, con seguito emorragico, il Ministero della salute ha ritenuto necessario sospendere su tutto il territorio nazionale la sperimentazione, diretta ad ottenere l'aborto farmacologico e l'arruolamento di nuove pazienti, esclusi, come già precisato, i trattamenti in atto in regime di ricovero ospedaliero. La stessa ordinanza prevede la ripresa dei trattamenti di aborto farmacologico a condizione della preventiva notifica al Ministero della salute dell'avvenuta regolarizzazione delle procedure, nel rispetto delle indicazioni del Consiglio superiore di sanità, ed, in particolare, delle seguenti condizioni:
a) i protocolli sperimentali per l'aborto farmacologico devono prevedere le procedure di ricovero ospedaliero, sin dalla somministrazione del primo farmaco;
b) il protocollo di studio e i testi informativi devono riportare i dettagli operativi, le indagini e le procedure da adottare in mancanza di aborto, trascorse le 24 ore di ricovero dopo la somministrazione del secondo farmaco;
c) alle pazienti e al personale medico devono essere fornite integrazioni ai test informativi, con le avvertenze adottate dalla «Food and Drug Administration» (FDA), Ente preposto al controllo degli alimenti e dei farmaci negli Stati Uniti d'America, e, con specifica ed adeguata informazione sulla percentuale di aborti scientificamente accertati dopo la prima somministrazione farmacologica.
Il Ministro della salute: Francesco Storace.
il 19 novembre sono entrate in vigore le nuove note Aifa per l'anno 2004;
la nota 74, relativa ai farmaci per l'infertilità maschile e femminile ha subito delle variazioni introducendo specifiche limitazioni tra le quali un dosaggio massimo di 12.600 unità UI/paziente per l'infertilità femminile;
tali farmaci sono essenziali per le donne che si sottopongono alla cura dell'infertilità poiché inducono una superovulazione al fine di fecondare in vitro gli embrioni necessari al successivo impianto;
i farmaci per la terapia dell'infertilità sono molto costosi, con una variazione da minimo 300 ad un massimo di 1000 euro a confezione e ciò costituisce di per sé motivo di grande discriminazione economica e sociale delle donne che devono sottoporsi a tale tipo di terapia;
le motivazioni riportate nella nota in oggetto non sono sufficienti a giustificare una tale decisione, in quanto, secondo l'interrogante, non tengono conto delle condizioni personali dei pazienti che variano da persona a persona e che non sono, dunque, riferibili a situazioni standardizzate quali quelle cui tende la modifica della nota 74 in oggetto -:
se non ritenga che le limitazioni contenute nella nota 74 possano provocare delle discriminazioni tra le pazienti in ragioni delle condizioni di salute e delle condizioni economiche ad esse riferite delle singole pazienti e pertanto se ritenga di provvedere a modificare tale disposizione.
(4-11857)
Con la nuova stesura della nota 74 (determinazione AIFA del 23 dicembre 2004), sono stati eliminati i limiti per la prescrivibilità a carico del Servizio sanitario nazionale dei farmaci deputati al trattamento della infertilità femminile, sia nei dosaggi massimi per singola prescrizione (singolo ciclo), sia nel dosaggio massimo complessivo di trattamento.
Analogamente, è stata prevista la rimborsabilità dei medicinali impiegati nel trattamento della infertilità maschile, senza limiti di dosaggio.
La suddetta nota, peraltro, nei criteri applicativi suggerisce, sulla base dei dati di letteratura e per evitare l'iperstimolazione ovarica nel trattamento dell'infertilità femminile, di non superare il dosaggio massimo complessivo di 12.600 unità internazionali, per un dosaggio massimo di 6300 UI/ciclo donna.
Per l'infertilità maschile è suggerito il dosaggio massimo di 150 UI per singola prescrizione (3 volte a settimana per 4 mesi).
Eventuali trattamenti aggiuntivi possono comportare rischi superiori ai risultati attesi per il trattamento dell'infertilità.
Il Ministro della salute: Francesco Storace.
con precedente interrogazione, in data 10 febbraio 2005 (4-12866), si faceva presente la situazione di grave disagio a cui erano sottoposti i cittadini di numerosi comuni della provincia di Foggia, a causa dei forti ritardi nella consegna della posta;
tra i comuni interessati vi era Lucera ed il problema riguardava la zona 167, adesso gravi ritardi sono segnalati in molte delle zone centrali della città, dove la posta viene accumulata e consegnata con vari giorni di ritardo;
tale inefficienza, non solo priva i cittadini del diritto sacrosanto a ricevere nei tempi previsti la corrispondenza, ma li
quanto sta accadendo non fa altro che aggravare una situazione già pesante nella città di Lucera, dove i cittadini sono giustamente infuriati per le lunghe file che sono costretti a fare negli uffici di via Firenze, dove non esiste neanche il servizio di prenotazione con display che consentirebbe quanto meno di attendere seduti il proprio turno;
più volte, con atti di sindacato ispettivo, si è richiesto di avvalersi del proprio ruolo di azionista di maggioranza, affinché Poste Italiane non faccia subire agli utenti e ai lavoratori, in termini di sacrifici e mancanza di servizi, i costi della cosiddetta «razionalizzazione», senza che questo abbia sortito nessun effetto -:
come si intenda, in virtù della proprietà di controllo di Poste Italiane, riservata al Ministero delle comunicazioni, intervenire per porre fine a tale situazione, lesiva degli interessi degli utenti che sono costretti a subire disagi e pagare dei costi maggiori per l'incapacità e l'inefficienza di chi dovrebbe fornire loro un servizio pubblico;
se si intenda chiedere a Poste Italiane delucidazioni sull'incomprensibile motivo per il quale non è stato istallato, sino ad oggi, un display nell'ufficio postale di via Firenze a Lucera, che eviterebbe, quantomeno, agli utenti di dovere, per ore, presidiare il proprio posto nella fila;
se non si ritenga che questa situazione, che investe buona parte della provincia di Foggia, non sia sintomo di una politica errata, da parte di Poste Italiane, in quel territorio e che, di conseguenza, sia necessario arrivare, in tempi rapidi, ad un confronto con tale azienda affinché siano attuate le necessarie modifiche.
(4-13447)
La Società, in proposito, ha comunicato che qualche disagio si è verificato presso l'ufficio postale di Lucera, in via Firenze, a seguito del trasloco del settore recapito in un'altra sede provvisoria.
Secondo quanto riferito, tale spostamento - che si è reso necessario per permettere l'esecuzione di alcuni interventi secondo il nuovo modello che tiene conto dell'esigenza di garantire la sicurezza e la maggiore funzionalità dei servizi resi -, non è stato l'unico elemento di disturbo all'operatività del servizio; si sono, infatti, contemporaneamente aggiunti sia il notevole incremento del flusso di traffico determinato dalle scadenze elettorali, sia le fisiologiche difficoltà di adattamento incontrate dalle numerose risorse flessibili immesse in servizio.
Con riferimento all'auspicata installazione, nel medesimo ufficio postale, del sistema per la gestione delle code la concessionaria ha reso noto che tale installazione è avvenuta in data 12 aprile 2005. Tale iniziativa, analogamente a quanto accaduto in altri uffici postali, superata l'iniziale fase di rodaggio, dovrebbe, consentire di perseguire una riduzione dei tempi di attesa che, in tutti i casi, saranno resi più confortevoli dalla recente collocazione di alcune panche all'interno dell'ufficio.
Il Ministro delle comunicazioni: Mario Landolfi.
il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco è afflitto da anni da una cronica
il prossimo anno sono previsti oltre 6.000 pensionamenti;
manca, inoltre, l'importante supporto svolto dai vigili volontari ausiliari;
nel 1998 veniva indetto un concorso per mestieri bandito per migliorare una situazione critica (184 posti di vigile del fuoco, indetto con decreto direttoriale in data 6 mazo 1998, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, IV Serie Speciale, n. 24 del 27 marzo 1998);
al predetto concorso veniva affiancato nel 2001 un altro riservato ai vigili discontinui (173 posti di vigile del fuoco, indetto con decreto direttoriale in data 5 novembre 2001, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, IV Serie Speciale, n. 92 del 20 novembre 2001);
il concorso del 2001 veniva indetto quando della prima graduatoria non si era ancora raggiunta l'estinzione numerica;
si è proceduto all'assunzione, attingendo da entrambe le graduatorie, considerando gli idonei dell'una e dell'altra, come su uno stesso livello di anzianità rispetto ai bandi di uscita;
non appare chiaro il criterio di assunzione del personale permanente nel Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco attuato negli ultimi 4 anni, dato che si è arrivati al punto di attingere idonei da 4 graduatorie differenti, quelle dei concorsi, rispettivamente, a 184 posti, 173 posti, 40 posti isole minori riservato ai volontari residenti a Pantelleria, Lipari e Lampedusa (bando marzo 2004, assunzione dicembre 2004) ed a breve anche da quella del concorso a 55 posti per ex ausiliari 2004 e successivamente 2005; quindi dal prossimo anno, sono previsto 6 graduatorie vigenti;
la finanziaria 2005 prevedeva un incremento della dotazione organica del Corpo Nazione dei Vigili del fuoco fino ad un massimo di 500 unità da attingere per il 50 per cento dalla graduatoria del concorso a 184 posti ed il 50 per cento dalla graduatoria di quello a 173 posti. Provvedimento che è stato disatteso. È da sottolineare che il 59 corso partito l'11 aprile 2005, ed attualmente in svolgimento, è formato da idonei del concorso a 184 posti che hanno effettuato gli accertamenti medici per l'assunzione nel marzo del 2004, prima che la suddetta finanziaria venisse approvata -:
se i Ministri interpellati siano a conoscenza della complicata vicenda e quali iniziative intendano adottare rispetto al potenziamento di 457 Vigili del fuoco (decreto dal Consiglio dei Ministri n. 16 del 3 agosto 2005), e da quali graduatorie intendono procedere per le assunzioni del personale mancante;
se i ministeri interpellati non ritengano, in relazione a future assunzioni di vigili del fuoco, di procedere attingendo dalle graduatorie rispettando l'anzianità dei bandi di uscita, sino al loro completo assorbimento;
quali siano le iniziative che ritengano di dover adottare i Ministri interrogati, rispetto alla scadenza delle attuali graduatorie vigenti, fissata per il 31 dicembre 2006.
(4-17266)
Per quanto attiene ai concorsi banditi successivamente ai predetti si chiarisce, in generale, che essi sono stati previsti da apposite norme per esigenze particolari e-o nei confronti di personale avente caratteristiche determinate.
Il concorso a 55 posti nel profilo di vigile permanente, previsto dalla legge finanziaria del 24 dicembre 2003 n. 350, era rivolto solo ai vigili volontari ausiliari del Corpo nazionale che si sono congedati nel corso degli anni 2004 e 2005.
Il concorso a 40 posti per le isole minori della Sicilia, previsto dalla legge n. 87 del 31 settembre 2004, è stato riservato ai vigili iscritti negli elenchi del personale volontario in servizio presso le sedi di Lampedusa, Lipari e Pantelleria in relazione alle peculiari esigenze del servizio antincendio e di soccorso tecnico nelle predette isole.
Per i concorsi riservati ai volontari in ferma breve (VFB) la ripetuta legge finanziaria del 24 dicembre 2003, n. 350 e il decreto-legge del 30 gennaio 2004, n. 24 hanno previsto un incremento della dotazione organica del Corpo nazionale dei vigili del fuoco facendo salva, per le unità destinate al profilo professionale di vigile del fuoco, la riserva di posti per volontari in ferma breve, di cui all'articolo 18, comma 1, del decreto 8 maggio 2001, n. 215, pari al 45 per cento dell'aumento; pertanto fino al completamento della quota inerente tale riserva l'Amministrazione dovrà continuare ad assumere i volontari in ferma breve.
Per quanto attiene al criterio di assunzione, relativamente al numero di unità e alle suddivisioni in percentuale tra le graduatorie dei singoli concorsi dai quali attingere, valgono le stesse norme che ne autorizzano l'assunzione (decreto del Presidente della Repubblica di autorizzazione della Funzione pubblica, legge finanziaria).
Proprio per poter contemperare il rispetto delle percentuali dettate da tali norme con la necessità di coprire in tempi brevi i posti vacanti, talvolta, viene anticipata l'assunzione degli idonei di un concorso (che dispone già di candidati visitati idonei) provvedendo poi alla necessaria compensazione con le successive assunzioni.
Il decreto del Presidente della Repubblica 6 settembre 2005 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 2 settembre 2005, n. 221 ha autorizzato per l'anno 2005 a norma dell'articolo 1, commi 95, 96 e 97 della legge 30 dicembre 2004, n. 311, l'assunzione di 457 unità nel Corpo nazionale vigili del fuoco che sono state ripartite dall'amministrazione tra i vari profili professionali tenendo conto delle esigenze prioritarie; di queste sono state assegnate 370 unità al profilo di vigile del fuoco. Per la copertura di tali posti si è attinto in parte alle graduatorie del concorso per volontari in ferma breve e in parte a quella del concorso a 184 posti.
Si evidenzia da ultimo che contrariamente a quanto stabilisce in via generale il decreto-legge n. 512 del 1996 convertito in legge 28 novembre 1996, n. 609 circa la validità triennale di tutte le graduatorie dei concorsi espletati per i profili operativi del Corpo nazionale dei vigili del fuoco quelle relative ai concorsi a 184 e 173 posti sono state prorogate già oltre i tre anni da norme specifiche sopra richiamate.
Il limite temporale di utilizzazione delle graduatorie concorsuali al di là delle previsioni originarie trova giustificazione nella necessità di evitare che, assumendo dipendenti collocatisi nelle posizioni più basse della graduatoria, si finisca con l'assumere personale meno dotato professionalmente.
Nel caso di specie, continuare ad attingere dalla graduatoria di un concorso bandito nel lontano 1998, significherebbe assumere personale non avente più plausibilmente quei requisiti psicofisici, che invece occorrono per svolgere adeguatamente i peculiari compiti del vigile del fuoco.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Maurizio Balocchi.
ogni giorno centinaia di clandestini approdano sulle coste siciliane;
tutto ciò, a giudizio dell'interrogante, costituisce un incoraggiamento, nei confronti delle popolazioni afro-asiatiche, ad approdare proprio sulle coste italiane;
tale fenomeno che interessa particolarmente la Sicilia, ha determinato gravi danni al turismo specie a Lampedusa e il popolo siciliano si sente così abbandonato -:
quali iniziative si intendano adottare per contrastare con maggiore efficacia gli sbarchi dei clandestini in Sicilia.
(4-19686)
Ciò premesso, si ribadisce che il fenomeno delle migrazioni clandestine è destinato a durare a lungo nel tempo e a crescere nei prossimi anni, incidendo profondamente sui processi economici, politici e sociali del bacino del Mediterraneo.
Una concomitanza di fattori (carestie, altre calamità naturali, instabilità politiche), sommati agli alti tassi di natalità, aggravano le già penose condizioni di vita di intere popolazioni africane, specialmente quelle del Sub-Sahara e del Corno d'Africa.
La spinta migratoria che continua, pertanto, a provenire da queste due zone dell'Africa, mette a dura prova le capacità di contenimento di alcuni paesi nordafricani e, per quanto direttamente ci riguarda, quelle della Libia.
Da qui si è avuta una recrudescenza degli sbarchi di clandestini sulle coste siciliane e, in particolare, nell'isola di Lampedusa, che costituisce oggi il principale approdo degli immigrati clandestini che arrivano via mare. Azzerati i flussi tra Albania e Turchia verso Puglia e Calabria, gli sbarchi avvengono, ormai da tempo, solo su quell'isola e sulle coste siciliane.
È emersa anche una più spregiudicata capacità di manovra delle organizzazioni criminali nella gestione del traffico di esseri umani, cosicché, cambiando i luoghi di sbarco, le modalità di approdo e la grandezza delle imbarcazioni, sono anche cresciuti i prezzi di trasporto e, purtroppo, i rischi di vita dei migranti.
Al fine di fronteggiare questa crescente ondata migratoria, recentemente si sono concordati alcuni interventi immediati rivolti a potenziare e migliorare la ricettività dell'attuale centro di Lampedusa.
È stata disposta l'acquisizione di un terreno adiacente alla struttura per costruirvi nuovi servizi igienici ed è stata anche individuata un'altra area dove installare, nei casi di emergenza, una tendopoli destinata ai migranti clandestini in attesa di ulteriore sistemazione.
Si è deciso, inoltre, di ridimensionare il ruolo del centro, trasformandolo in un centro di soccorso e di prima accoglienza, non più di assistenza. Si tratta di adeguare la configurazione giuridica del centro alla funzione che esso è venuto via via assumendo a seguito della spinta migratoria.
In questa ottica, sarà potenziato il sistema di trasferimento degli immigrati clandestini, in modo da rispettare sempre una capienza massima di 300 persone per migliorare l'accoglienza e superare talune criticità dell'attuale gestione amministrativa.
Insieme a questi interventi di urgenza, verrà avviata la costruzione di un nuovo centro utilizzando l'area attualmente occupata da una caserma dell'esercito.
Tale soluzione, superate finalmente le ultime difficoltà, risulta ora bene accetta alla comunità locale, mentre prima, effettivamente, non lo era. L'obiettivo è quello di realizzarlo prima della prossima estate.
Inoltre, mentre si accentua la tendenza dei nuovi flussi migratori a differenziare gli approdi sul terreno siciliano, è stato deciso di sviluppare la capacità di accoglienza dell'isola madre con tre distinte iniziative collegate tra di loro: la realizzazione a Porto Empedocle di una tensostruttura per l'attività
Accanto alle iniziative in tema di accoglienza, si sviluppano, peraltro con crescente efficacia, le attività connesse al contrasto dell'immigrazione clandestina via mare che presentano aspetti di indubbia delicatezza, sia dal punto di vista operativo, sia dal punto di vista giuridico. Al riguardo, si segnala che il Decreto interministeriale del 14 luglio 2003, recante «Disposizioni in materia di contrasto all'immigrazione clandestina», emanato in attuazione della legge 30 luglio 2002, n. 189, ha definito le regole di intervento e di raccordo, nelle acque internazionali e in quelle territoriali, per le navi della Marina militare e le unità navali in servizio di polizia, nell'attività di vigilanza, prevenzione e contrasto dell'immigrazione clandestina via mare.
Il provvedimento specifica le modalità operative per l'inchiesta di bandiera, la visita a bordo e il fermo delle navi sospettate, anche al fine di un loro possibile rinvio nei porti di provenienza.
Il raccordo degli interventi operativi in mare e i compiti di acquisizione ed analisi delle informazioni connesse alle attività di vigilanza, prevenzione e contrasto sono svolti dalla direzione centrale dell'immigrazione e della polizia delle frontiere del dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno, che esamina con immediatezza gli interventi da effettuare anche sulla base di accordi di riammissione e di intese conseguite con il Paese del quale il natante batte bandiera o da cui risulta partito, nonché gli interventi da effettuare su natanti privi di bandiera e dei quali non si conosce il porto di partenza.
L'attività di prevenzione e di contrasto via mare è svolta, nelle acque internazionali, tramite il dispositivo aeronavale della Marina militare, della Guardia di Finanza, del Corpo delle capitanerie di porto e delle altre unità navali o aeree in servizio di polizia; mentre nelle acque territoriali operano unità e mezzi navali in servizio di polizia, se necessario, delle navi della Marina militare.
Uno dei principali obiettivi del Governo italiano, che soltanto nel corso del 2005 ha salvato in acque internazionali almeno 5 mila migranti e ne ha accolti più del doppio solo a Lampedusa, è stato quello di pervenire ad una gestione a livello comunitario delle frontiere terrestri, marittime ed aeree.
In questo ambito, l'Italia ha presentato il progetto «Nettuno», finalizzato al contrasto dell'immigrazione clandestina via mare attraverso operazioni di pattugliamento congiunto del tratto di mare che separa l'Italia dalla Libia, nonché delle acque che separano l'isola di Creta dalla Libia e dall'Egitto, per la prevenzione e il controllo dei flussi migratori illegali provenienti dall'Africa.
Il progetto è stato realizzato in diverse fasi, di cui l'ultima, denominata «Nettuno IV», cui hanno aderito Cipro, Francia, Germania, Malta, Spagna, Regno Unito, Libia ed EUROPOL, è stata condotta dal 10 al 20 ottobre scorso.
A questa ultima operazione, realizzata con il supporto di unità aeree britanniche e francesi, hanno preso parte anche 9 Ufficiali libici ed 1 Ufficiale della Guardia costiera tedesca. Il pattugliamento aeronavale ha permesso di individuare 612 clandestini e sequestrare 5 imbarcazioni; inoltre, sono stati effettuati controlli mirati di navi mercantili e di cargo nei porti di Palermo e di Catania, nonché nei porti ellenici del Pireo e di Salonicco.
L'azione di contrasto è, comunque, sempre improntata alla salvaguardia della vita umana e al rispetto della dignità della persona e, ove si renda necessario l'uso della forza, l'intensità, la durata e l'estensione della risposta devono essere proporzionate all'intensità dell'offesa, all'attualità e all'effettiva minaccia.
In conclusione, si sottolinea come il fenomeno dell'immigrazione clandestina sia stato percepito e affrontato dal Governo tempestivamente e con un diversificato
Si tratta di un sistema di sicurezza che funziona, ma che viene costantemente verificato rispetto alla possibilità di modificare gli strumenti operativi e le modalità di intervento delle forze dell'ordine in rapporto all'evoluzione del fenomeno.
Il Governo e il Ministero dell'interno non intendono, pertanto, discostarsi di un passo dalla linea fin qui seguita: chi vuole immigrare in Italia deve farlo secondo le regole stabilite dalle nostre leggi e dai trattati internazionali; chi, invece, intende violare quelle regole, deve sapere che, prima o poi, dovrà piegarsi alla forza dello Stato di diritto.
In questo sistema di sicurezza, assumono uno specifico ruolo i centri di permanenza temporanea e assistenza, istituiti con la cosiddetta legge Turco-Napolitano e che, almeno per tre ragioni, occorre mantenere, potenziare e migliorare per renderli più efficienti ed accoglienti.
La prima è che senza i centri non si potrebbero applicare gli accordi di Schengen e l'Italia dovrebbe uscire dal sistema. La seconda è l'aumento tumultuoso della pressione migratoria dal Sub-Sahara e dal Corno d'Africa. La terza è l'esigenza di distinguere i clandestini veri e propri dai richiedenti asilo e da coloro che hanno diritto ad altre forme di protezione umanitaria.
Peraltro, senza i centri di permanenza temporanea sarebbe praticamente impossibile effettuare le espulsioni e, quindi, aumenterebbero a dismisura i clandestini che, come è noto, costituiscono oggi la principale fonte di approvvigionamento del lavoro nero, della prostituzione e della manovalanza criminale; ma, soprattutto, si lascerebbe libero il campo alla criminalità organizzata che gestisce e sfrutta l'immigrazione clandestina su scala internazionale.
Dunque, le iniziative di contrasto e di controllo nei confronti dell'immigrazione clandestina, da un lato, e l'integrazione appropriata di coloro che hanno titolo a rimanere nel nostro Paese, dall'altro, sono le due facce di una stessa medaglia, due versanti di una medesima politica che il Governo intende mantenere ferma e lungo la quale intende proseguire la sua azione.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Giampiero D'Alia.
non è data alcuna chiara indicazione che, in assenza di anche solo uno dei requisiti previsti nella dotazione del seggio per lo scrutinio elettronico dei voti, esso debba considerarsi come non praticabile e, di conseguenza, il presidente di seggio ne debba sospendere l'attività -:
come il Governo intenda rispondere alle crescenti preoccupazioni circa l'attendibilità e correttezza delle procedure di rilevazione informatizzata dello scrutinio, così come regolato dal decreto-legge 3 gennaio 2006, n. 1;
con quali criteri verranno selezionate le sezioni elettorali interessate alla sperimentazione;
con quali criteri verranno selezionati gli addetti alla digitazione dei risultati su PC;
con quali procedure verrà garantita un'adeguata protezione per il corretto trasporto dei dati;
se il Governo non ritenga di ampliare il numero dei rappresentanti di lista, per garantire il controllo democratico sulle nuove procedure nelle sezioni destinate alla sperimentazione dello scrutinio elettronici;
come il Consiglio dei ministri intenda coordinare l'attività regolamentare affidata dal decreto stesso ai Ministeri dell'interno ed al Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie al fine di offrire un quadro univoco e meno lacunoso di quello attualmente delineato.
(4-19939)
la legge di conversione del decreto-legge 3 gennaio 2006, n. 1, recante disposizioni urgenti per l'esercizio domiciliare del voto per taluni elettori, per la rilevazione informatizzata dello scrutinio e per l'ammissione ai seggi di osservatori OSCE, in occasione delle prossime elezioni politiche, estende la sperimentazione delle procedure per la rilevazione informatizzata dello scrutinio alle elezioni politiche indette per l'aprile 2006;
la procedura prevista dal suddetto decreto-legge reca alcune modifiche rispetto alle precedenti sperimentazioni attuate per le elezioni europee del 2004 e regionali del 2005;
gli investimenti pubblici previsti dal decreto-legge in oggetto ammontano ad oltre 28 milioni di euro;
l'affidamento a trattativa privata, nel gennaio del 2005, della gestione della sperimentazione dello scrutinio elettronico alla RTI Telecom-EDS-Accenture, in deroga alle norme di contabilità generale dello Stato, ha privato la Pubblica Amministrazione di soluzioni alternative e ha reso più difficile la possibilità di estendere la copertura territoriale del progetto;
le direttive, per quanto di rispettiva competenza, del Ministero dell'interno e della Presidenza del Consiglio dei ministri-Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie previste dal decreto-legge al fine di regolare nel dettaglio la sperimentazione non risultano ancora emanate;
nulla è dato sapere circa i criteri di selezione degli operatori informatici di nomina del Ministro per l'innovazione;
le memorie USB previste per il trasporto dei dati elettorali dal computer presente nel singolo seggio elettorale al PC di plesso (dove per plesso si intende il gruppo di seggi concentrato nello stesso edificio) non risultano regolamentate e non risulta che sia per tale trasporto prevista alcuna protezione;
non è dato un riferimento chiaro ed esplicito al fatto che, nel caso di discordanza tra i risultati tra la rilevazione informatizzata dello scrutinio e i risultati dell'annotazione sulle tabelle di scrutinio cartacee, il Presidente di seggio debba annullare l'invio della trasmissione informatica delle rilevazioni elettroniche;
non è data alcuna chiara indicazione che, in assenza di anche solo uno dei requisiti previsti nella dotazione del seggio per lo scrutinio elettronico dei voti, esso debba considerarsi come non praticabile e, di conseguenza, il Presidente di seggio ne debba sospendere l'attività -:
come il Governo intenda rispondere alle crescenti preoccupazioni circa l'attendibilità e correttezza delle procedure di rilevazione informatizzata dello scrutinio, così come regolato dal decreto-legge 3 gennaio 2006, n. 1;
con quali criteri verranno selezionate le sezioni elettorali interessate alla sperimentazione;
con quali criteri verranno selezionati gli addetti alla digitazione dei risultati su PC;
con quali procedure verrà garantita un'adeguata protezione per il corretto trasporto dei dati;
se il Governo non ritenga di ampliare il numero dei rappresentanti di lista, per garantire il controllo democratico sulle nuove procedure nelle sezioni destinate alla sperimentazione dello scrutinio elettronico;
come il Consiglio dei ministri intenda coordinare l'attività regolamentare affidata dal decreto stesso ai Ministeri dell'interno ed al dipartimento per l'innovazione e le tecnologie al fine di offrire un quadro univoco e meno lacunoso di quello attualmente delineato.
(4-19957)
Preliminarmente ed in via generale intendo precisare che non sussiste alcuna ragione di allarme e di preoccupazione per lo scrutinio elettronico dei voti da effettuarsi in occasione delle prossime elezioni del 9 e 10 aprile. Tale nuova sperimentazione si svolgerà in 12 mila sezioni elettorali (il 20 per cento del totale) appartenenti alle regioni Liguria, Sardegna, Lazio e Puglia ed interesserà circa 10 milioni di elettori; le sezioni sono state individuate secondo il criterio del bilanciamento territoriale: nord (Liguria), centro (Lazio), sud (Puglia) isole (Sardegna). Come esplicitamente previsto dal decreto-legge n. 1 del 2006 continuerà comunque a svolgersi anche lo scrutinio tradizionale, ossia manuale, che in caso di difformità dei dati rilevati prevarrà su quello digitale: siffatta circostanza è quindi già tale da fugare, con ogni immediata evidenza, qualsiasi allarme per presunte negative conseguenze dello scrutinio elettronico.
Come è noto la procedura digitale oltre a ridurre notevolmente i costi ed i tempi dei diversi adempimenti, dal conteggio dei voti alla compilazione dei relativi verbali sino alla comunicazione dei risultati, ha come obiettivo anche quello di limitare al massimo gli errori manuali che hanno sempre caratterizzato lo spoglio dei voti e determinato ritardi, incertezze e contenziosi.
In merito, poi, alla richiesta dell'interrogante di conoscere i criteri di selezione degli addetti alla digitazione dei risultati, va detto che la presenza nei seggi degli operatori informatici è espressamente prevista dalla legge e la loro individuazione dovrà necessariamente basarsi sulle capacità tecniche possedute; in ogni caso ad essi verranno forniti specifica formazione e adeguato addestramento. Inoltre, al fine di garantire la massima trasparenza nelle operazioni di scrutinio, sarà possibile per tutti i componenti del seggio controllare in qualsiasi momento attraverso un monitor la correttezza dell'immissione digitale dei risultati. È evidente che tale circostanza facilita, e non sfavorisce, l'attività di tutti i componenti dei seggi.
Giova, comunque, ricordare gli esiti largamente positivi delle pregresse sperimentazioni dello scrutinio elettronico: un'apposita commissione tecnica, a cui hanno partecipato anche rappresentanti dei gruppi di maggioranza e di opposizione, sulla base delle risultanze delle due sperimentazioni effettuate in occasione delle ultime consultazioni elettorali europee e regionali ha confermato la validità, la rapidità ma anche la precisione di queste procedure elettroniche.
Va precisato che, mentre nelle precedenti esperienze si trattava di una semplice sperimentazione, per le elezioni politiche di aprile prossimo si è fatto un ulteriore passo in avanti, attribuendo valore giuridico anche allo scrutinio informatizzato, proprio in virtù del positivo esito delle esperienze sperimentali.
Al fine di dimostrare ulteriormente l'infondatezza delle preoccupazioni espresse nell'interrogazione in esame voglio ribadire ancora una volta che, come già prima sottolineato, in caso di non corrispondenza tra i risultati ottenuti con il sistema digitale e quelli accertati attraverso il metodo tradizionale prevarrà sempre l'esito della rilevazione manuale, così come previsto dalla legge.
Riguardo alle procedure previste per garantire un'adeguata protezione dei dati preciso che sono state adottate misure idonee ad assicurare pienamente la sicurezza e l'integrità della raccolta, nonché la memorizzazione, gestione e trasmissione dei dati, attinenti all'esito della consultazione. In tal senso, a titolo esemplificativo, e senza approfondire ulteriormente il tema in questa sede, ricordo che tutte le operazioni effettuate nella sezione elettorale sono memorizzate su chiave USB in modalità cifrata.
Sono comunque pronto a fornire ulteriori dettagli tecnici ove richiesto. A proposito del rilievo dell'onorevole Magnolfi circa le modalità di affidamento della gestione e realizzazione dello scrutinio elettronico, si osserva che il citato decreto-legge n. 1 del 2006 ha espressamente previsto che tale affidamento avvenga in deroga alle norme di contabilità generale dello Stato, stante il brevissimo lasso di tempo disponibile prima della consultazione elettorale; lo svolgimento delle procedure ordinarie sarebbe stato infatti impossibile in tempi tanto ristretti.
La modalità prescelta è quindi quella della trattativa privata; in tal senso, sulla base di procedure trasparenti e nel pieno rispetto delle leggi del mercato verranno valutate l'economicità e la funzionalità delle offerte.
Infine si segnala che il 30 gennaio scorso, ai sensi del medesimo decreto e per quanto di rispettiva competenza, sono state emanate dal Ministero dell'interno e dai dipartimenti per l'innovazione e le tecnologie due direttive; le stesse sono state inviate alle prefetture interessate e per loro tramite agli uffici elettorali dei comuni interessati alla rilevazione informatizzata dei voti.
Le direttive disciplinano in modo puntuale e trasparente l'intero processo di rilevazione informatizzata, fornendo chiare istruzioni a tutti gli operatori.
In conclusione, per le ragioni sopraesposte non ci sono motivi di preoccupazione derivanti dall'introduzione, ancorché parziale, dello scrutinio elettronico, se non il timore, in generale, verso qualsiasi forma di innovazione che, nel caso concreto, consente di svolgere quegli adempimenti elettorali più velocemente, evitando ogni tipo di errore sia involontario che volontario.
Il Ministro per l'innovazione e le tecnologie: Lucio Stanca.
a seguito di un evento franoso verificatosi nella frazione di Sesto di Moriano - comune di Lucca, all'interno della cava denominata «Bertolucci e Fiore» in località al Faro, l'Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici ha inviato i propri tecnici allo scopo di valutare la situazione di rischio per la strada provinciale «Ludovica» e per le aree limitrofe;
la relazione redatta dall'Apat si basa «sulle osservazioni effettuate nel corso del sopralluogo e sulle informazioni e documenti acquisiti nel corso della riunione tenutasi presso il comune di Lucca»;
i tecnici dell'Apat hanno illustrato le prime risultanze del sopralluogo al prefetto di Lucca in presenza di tecnici ed assessori del solo comune di Lucca -:
quali siano le ragioni per cui in occasione del sopralluogo e degli incontri tenutisi a Lucca non si è ritenuto di incontrare l'intero complesso di tecnici che hanno lavorato alla definizione delle soluzioni progettuali alternative in particolare i rappresentanti dell'amministrazione provinciale di Lucca, titolare della viabilità e dell'Autorità di bacino del Serchio organismo competente per l'analisi dell'assetto idrogeologico dell'area;
se non ritenga parziale l'acquisizione dei dati e delle informazioni sottolineate nella relazione dell'Apat oltre che discutibile istituzionalmente l'atteggiamento di un organismo ministeriale (l'Apat) garante di tutte le istituzioni;
quali risorse intenda destinare per la definitiva messa in sicurezza di un tratto di viabilità che rappresenta una indispensabile via di collegamento con l'intera valle del Serchio.
(4-11923)
Sebbene l'evento si sia rivelato di non eccessive proporzioni e comunque tali da potersi inquadrare come una criticità a carattere locale, già a poche ore dal suo verificarsi è stato oggetto di una particolare attenzione da parte delle Amministrazioni provinciale e comunale. La Prefettura di Lucca ha provveduto ad avviare un'attività di coordinamento istituendo un tavolo di lavoro permanente che ha visto la partecipazione di tutti gli enti e le istituzioni interessate compresa la regione Toscana che ha provveduto alla dichiarazione dello stato di emergenza.
Occorre precisare che il territorio comunale di Lucca ricade nell'ambito dell'Autorità di bacino pilota Serchio, che ha di recente approvato il piano stralcio per l'assetto idrogeologico, nel quale non risultano perimetrate aree a rischio o pericolosità idrogeologica in corrispondenza dell'area in questione.
Ciò che è accaduto, probabilmente è un evento recente, infatti, la frana all'interno della cava «Bertolucci e Fiore» in località Sesto a Moriano si è attivata tra il 28 ottobre ed il 4 novembre del 2004 in un'area di cava attiva, in cui cioè l'escavazione è in corso e il dissesto, da quanto comunicato per le vie brevi dai tecnici Apat, sembra collegato all'apertura di una pista di arroccamento.
L'Apat ha evidenziato con nota n. 2327 del 21 gennaio 2005 che alla riunione convocata d'urgenza a seguito della frana erano stati invitati anche l'amministrazione provinciale di Lucca e l'Autorità di bacino del Serchio che, tuttavia, non sono intervenuti. Inoltre ai tecnici Apat che hanno effettuato il sopralluogo è stata resa disponibile tutta la documentazione tecnica prodotta fino ad allora ed è stato verificato che nessuna ulteriore documentazione utile poteva essere prodotta dalle Amministrazioni non presenti. Pertanto non si rilevano «parzialità» né atteggiamenti «discutibili» nell'acquisizione dei dati e nella conduzione del sopralluogo da parte dell'Apat.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
si è avuto notizia che il governo Croato è pronto a realizzare un progetto chiamato «Druz
secondo l'interrogante, l'attuazione del progetto metterebbe in pericolo il benessere delle coste marittime non solo della Croazia, ma anche dei paesi limitrofi, tra i quali anche l'Italia;
il pericolo è rappresentato innanzitutto dalla vetustà dell'oleodotto, costruito più di ventisei anni fa senza mai essere revisionato, e che peraltro porterebbe un petrolio che, in base alle rilevanze organolettiche, contiene una quantità eccessivamente elevata di zolfo, proibita in tutti paesi europei, e già la parte continentale della Croazia risulterebbe essere in serio pericolo di contaminazione, per il rischio reale di inquinare le sorgenti di acqua pura della contea del Gorski Kotar;
inoltre, le navi-cisterna adibite al trasporto del petrolio proveniente dall'oleodotto inquinano notevolmente le coste di approdo durante le operazioni di imbarco petrolifero (ballast waters), posto che almeno la terza parte del loro spazio per carico deve essere riempito con acqua marina «pulita» dell'Adriatico;
in base al progetto, inoltre, le imbarcazioni provengono da mari lontani e molto differenti dall'Adriatico, e dunque divengono naturale veicolo di trasporto anche di micro-organismi diversi rispetto
secondo il progetto, almeno 200 super tankers per anno dovrebbero entrare nel golfo del Quarnaro. Il guadagno annuale che potrebbe derivare da questo progetto (al massimo 80 milioni di dollari) sarebbe incomparabilmente inferiore al guadagno annuale proveniente dal turismo soltanto nel golfo del Quarnaro (più di 800 milioni di dollari);
l'aumento del traffico delle navi cisterna attraverso l'Adriatico accrescerebbe il rischio di naufragi o di altri incidenti che inquinerebbero a lungo centinaia di chilometri di costa, sia croata sia dei paesi adriatici vicini; l'avaria di una sola delle petroliere contaminerebbe gran parte delle coste, non solo croate, albanesi, montenegrine e slovene ma anche, ovviamente, italiane. Normalmente, per smaltire un inquinamento del genere, un mare grande come quello Adriatico necessiterebbe di un tempo minimo di dieci anni, ma il danno è più grave quando il petrolio ha tassi di zolfo molto elevati, con effetti nefasti incalcolabili in particolare per il turismo e per la produzione ittica;
diverse denuncie sono pervenute in merito all'accaduto, in particolare dai vescovi croati e dai membri del Consiglio delle comunità francescane di Croazia e Bosnia ed Erzegovina (Famiglia Francescana), poiché ora è iniziata la fase decisiva in quanto la Croazia dovrebbe dichiarare se intende adottare definitivamente il progetto. Tuttavia le contestazioni non hanno portato ancora a nulla, poiché le indagini di analisi sull'impatto ambientale dell'operazione sono state dichiarate dal governo croato «segreto militare» e quindi non accessibile al pubblico, e qualsiasi tipo di contestazione è stata arrestata presso il Parlamento croato;
nel corso della Dichiarazione del Consiglio permanente della Conferenza episcopale della Croazia (HBK) sulle questioni ecologiche svoltasi nel dicembre del 2003, i vescovi croati hanno fatto osservare che «il reale rischio di avaria delle navi cisterna e dell'emissione delle acque di zavorra costituisce un pericolo per l'Adriatico e per il turismo, dal quale dipende l'esistenza di molte famiglie croate», che «parlare di vantaggio del progetto, visti i rischi così alti, è dubbio», e che «è sorprendente il totale disinteresse per l'opinione della popolazione locale»;
ancora, nel corso della manifestazione della Commissione Iustitia et Pax dell'HBK, con una lettera aperta il Consiglio delle comunità francescane della Croazia e Bosnia ed Erzegovina e l'Istituto francescano per la cultura della pace, che riuniscono diciannove comunità monastiche femminili e maschili, l'Ordine francescano secolare e la Gioventù francescana, hanno sollevato il problema in questione;
lo studio dell'impatto ambientale di questo progetto-studio ordinato e finanziato dallo stesso «Janaf» - risulta pubblicato soltanto in parte, mentre la signora ministro Martina Matulovic
il Parlamento Croato non ha espresso il proprio parere su questo progetto, sebbene sia ovvio che esso deve avere delle conseguenze finanziarie per la Repubblica della Croazia: da un lato, «Janaf» è un'azienda pubblica, dall'altro, lo Stato dovrà partecipare attivamente alla rimozione delle conseguenze di eventuali incidenti, specialmente al risanamento dei danni inevitabilmente prodotti dalle acque di zavorra -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti indicati e se non ritengano opportuno intervenire urgentemente in ogni sede opportuna al fine di scongiurare
quali passi in particolare si intendano muovere in via diplomatica con il governo croato affinché sia posta la dovuta attenzione sul fatto che la realizzazione di tale progetto non collide solo con gli interessi ambientali italiani e dell'area circostante ma con l'interesse comune della salvaguardia del mare Adriatico, preziosa risorsa naturale mediterranea ed europea.
(4-16158)
Il ministero degli affari esteri ha fatto presente che, secondo quanto comunicato dall'Ambasciata a Zagabria, in merito al progetto «Druzba Adria», le Autorità croate, in attesa di ulteriori valutazioni tecniche, non avrebbero adottato decisioni definitive in merito alla realizzazione dell'oleodotto in oggetto.
Il 16 dicembre 2002 è stato firmato a Zagabria dai rappresentanti di Russia, Bielorussia, Ucraina, Slovacchia, Ungheria e Croazia l'accordo di operazione per l'implementazione del progetto di integrazione degli oleodotti «Druzba» e «Adria». L'accordo pone le premesse per l'integrazione di oltre 3200 km di oleodotti in un unico sistema che da Samara in Russia giungesse fino al porto croato di Castelmuschio-Omisalj, sull'isola di Veglia.
L'oleodotto Druzba, che trasporta il petrolio dalla Russia verso l'Ungheria, verrebbe, infatti, collegato con il croato «Adria» che, partendo dall'isola di Veglia-Krk, attraversa il paese verso est fino alla citta di Sisak, dove subisce una biforcazione, dirigendosi con un braccio a nord verso l'Ungheria ed uno ad est verso a Serbia. Una volta che sarà realizzato il collegamento, il terminal croato di Veglia verrebbe utilizzato per esportare il petrolio verso mercati mondiali tramite navi cisterna.
Al fine di poter avere elementi di valutazione atti a consentire una decisione definitiva sull'adesione al progetto, nel 2004 il Governo croato ha commissionato alla Janaf, società statale che gestisce l'oleodotto Adria, uno studio di impatto ambientale che evidenziasse i rischi e le opportunità legate all'impresa. Lo studio è stato completato nel gennaio 2005 ed è stato parzialmente pubblicato sul sito INTERNET del ministero dell'ambiente croato.
La pubblicazione parziale ha suscitato le decise proteste delle associazioni ambientaliste locali, appoggiate dalla Chiesa Cattolica accusando il ministero di minimizzare artatamente i rischi esistenti. Dalla lettura della versione integrale del rapporto sarebbero emerse conclusioni diverse rispetto a quelle derivabili dalla versione parziale e sarebbe apparsa evidente l'esistenza di gravi pericoli per l'ambiente. In particolare, la mobilitazione ambientalista ha denunciato che l'incremento della presenza nell'area di petroliere a seguito della posizione in Quarnero del terminal dell'oleodotto determinerebbe un aumento degli scarichi in mare di acque di zavorra inquinate suscettibile di rivelarsi incompatibile con lo sviluppo turistico della costa. Oltre a ciò andrebbero considerati i rischi di incidenti alle petroliere, i cui effetti potrebbero essere disastrosi per l'economia del paese di cui il turismo rappresenta una risorsa fondamentale.
La questione, sulla quale il mondo politico croato è apparso sin dall'inizio diviso, è divenuta oggetto di dibattito nella stessa campagna per le elezioni presidenziali del gennaio 2005, avendo i critici ottenuto l'appoggio del Vice Primo Ministro Jadranka Kosor, candidata alle elezioni. L'altro candidato, Stipe Mesic, poi confermato quale predicente della Repubblica, ha assunto una posizione diversa sostenendo che per la Croazia non è possibile né conveniente sottrarsi al progetto. Ove essa rifiutasse di parteciparvi, le subentrerebbero infatti altri Paesi che si affacciano sull'Adriatico, cosicché, si perderebbero i benefìci
In considerazione del protrarsi delle poteste, a fine gennaio il Segretario di Stato per gli affari marittimi Branko Bacic ha tuttavia reso noto che il Governo croato è orientato a non aderire al progetto, almeno nella sua attuale formulazione. Contemporaneamente, la commissione statale competente a valutare lo studio di impatto ambientale predisposto dalla società Janaf e ha richiesto la revisione e l'approfondimento ritenendolo insufficiente ed incompleto. La nuova versione dello studio è stata sottoposta all'esame della Commissione statale alla fine dello scorso giugno, ma è stata considerata ancora una volta inadeguata e sono stati richiesti ulteriori approfondimenti. In attesa delle valutazioni le Autorità croate non hanno adottato nessuna decisione definitiva sulla questione.
Questo ministero, è a conoscenza del progetto relativo alla costruzione da parte della Croazia di un nuovo oleodotto con sbocco presso il porto di Omisalj. La questione è stata infatti portata all'ordine del giorno dalla delegazione slovena nell'ambito della Commissione trilaterale italo-sloveno-croata nata a seguito degli accordi di Osimo.
In questa sede ed anche in sede di Sottocommissione sulle problematiche relative alle acque di zavorra in Adriatico, stabilita in seno alla commissione trilaterale, i rappresentanti della divisione si sono espressi (nell'ambito del limitato mandato che può essere affidato ad una Sottocommissione tecnica) manifestando le proprie perplessità in merito all'iniziativa croata, condividendo interamente le preoccupazioni e l'analisi del rischio esposte nella interrogazione parlamentare.
La realizzazione di un oleodotto di questo tipo, che a regime potrebbe arrivare a garantire un flusso di circa 50.000.000 di tonnellate di greggio pesante quale è quello russo, caratterizzato da un alto contenuto di zolfo e di idrocarburi policiclici aromatici, aggiungerebbe infatti un ulteriore elemento di rischio a quello già elevato costituito dal traffico di idrocarburi nel bacino adriatico, mare caratterizzato da una altissima vulnerabilità a questo tipo di minaccia, per la bassa profondità delle acque e per il regime delle correnti, ed al contempo da un altrettanto alto valore ambientale ed economico, considerato che il turismo e la pesca costituiscono un rilevante settore di sviluppo economico della regione.
La ragione dell'aumentato livello di rischio sta non solo nel fatto che verrebbe ad essere più che raddoppiato il volume di traffico di idrocarburi nell'area e conseguentemente le probabilità statistiche che si verifichi un incidente, ma anche nel fatto che attualmente questo traffico si svolge in un'unica direzione essendo costituito esclusivamente da petroliere che salgono cariche lungo le coste croate dirette verso i terminali petroliferi dell'Adriatico settentrionale (Trieste in particolare) e scendono scariche lungo le nostre coste, in obbedienza ad un sistema di separazione del traffico marittimo, recentemente approvato dall'Organizzazione Marittima Internazionale.
A questo tipo di situazione verrebbe invece a sovrapporsi una situazione nuova in cui petroliere cariche di idrocarburi procederebbero in entrambi i sensi di marcia, con in più l'obbligo per le navi cariche di petrolio imbarcato al terminale di attraversare la rotta delle navi cariche dirette a Trieste, per poter imboccare il corridoio discendente, aumentando di conseguenza i rischi di collisione e la gravità degli esiti di un eventuale malaugurato e nefasto evento di questo tipo.
Ugualmente gravi se non peggiori dal punto di vista ambientale ed economico, sono i rischi connessi al trasporto delle acque di zavorra utilizzate dalle navi cisterna in arrivo in ballast al terminale di Omisalj. Enormi quantità di acqua utilizzata per zavorrare le cisterne in arrivo infatti, nell'ordine di diversi milioni di tonnellate, e provenienti da porti di cui al momento non è dato di conoscere l'ubicazione, verrebbero scaricate in prossimità del terminale e nel terminale stesso.
Il trasporto di organismi alieni attraverso le acque di zavorra delle navi, è un fenomeno ben noto a livello mondiale, che ha causato numerosi problemi a livello
Basti pensare all'allarme destato questa estate in Liguria dalle intossicazioni susseguitesi alle fioriture del dinoflagellato Ostreopsis ovata, alga unicellulare originaria del Pacifico e giunta nelle nostre acque con ogni probabilità tramite la zavorra delle navi. Fioriture di questo tipo (cosiddetto Algal blooms) e la loro pericolosità sono ben note, in quanto in grado di rilasciare nell'ambiente marino massicce quantità di tossine che possono causare estese morie di organismi marini e, attraverso la catena alimentare, arrivare ad interessare anche la salute umana. L'arrivo di elevate quantità di acque di zavorra non trattate potrebbe quindi costituire un fattore di rischio non solo per l'ambiente marino e le risorse ittiche del bacino adriatico, ma anche per la salute umana.
Per le ragioni sopra enunciate, si condivide la richiesta dell'interrogante di avviare iniziative diplomatiche presso il Governo della Repubblica di Croazia sulla delicata questione, se del caso coinvolgendo anche la Comunità europea alla luce della prevista futura entrata di quel Paese nell'Unione.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
la scorsa settimana, il 4 luglio 2005 a Bruzolo, in un'affollata assemblea, presenti diversi assessori regionali, fra i quali Mario Valpreda, assessore alla sanità della regione Piemonte, responsabili dell'Arpa e dell'Asl 5, sono stati diffusi dati estremamente allarmanti sulla presenza di diossina e Pcb in Valle;
la diffusione di tali dati ha creato un pesante allarmismo, una paura diffusa, che genera tensione sociale nei lavoratori, crisi di mercato e di vendita dei prodotti locali e quindi nella produzione delle aziende agricole e diffonde una percezione e immagine negativa della valle di Susa e dei suoi paesi -:
se i dati diffusi rispondano al vero;
assumendo che tali dati siano veri, perché si siano attesi diversi mesi, senza adottare i necessari e doverosi provvedimenti a tutela della salute pubblica, essendo la situazione a conoscenza da lungo tempo;
quali misure intendano adottare i Ministri in indirizzo, a favore dei lavoratori, per gli occupati diretti ed indiretti, circa 500 persone interessate da questo caso, affinché possano eventualmente usufruire degli ammortizzatori sociali, ed inoltre della integrazione tra la retribuzione totale e l'eventuale cassa integrazione - tenendo in considerazione il fatto che la valle conosce già diverse situazioni di crisi occupazionale, non ultima la vicenda della crisi Fiat;
quali provvedimenti s'intenda adottare per riconoscere adeguati indennizzi alle aziende agricole locali e a tutte le aziende del settore agricolo alimentare che stanno subendo un grave calo delle vendite e quindi della produzione. Un danno economico molto forte, per un'economia già fragile.
(4-15899)
I dati relativi alle attività di monitoraggio ambientale dell'aria e del suolo nella Val di Susa, diffusi dall'Arpa Piemonte, hanno mostrato il sensibile superamento dei valori limite imposti dalla vigente normativa
Rilevata la gravità della situazione, il sindaco ha emesso un'ordinanza contingibile ed urgente in data 13 luglio 2005 nei confronti dell'Afv Acciaierie Beltrame sulla quale il Tar per il Piemonte si è espresso con ordinanza del 27 luglio 2005 n. 478 accogliendo l'istanza di sospensiva prodotta dalla società.
Ulteriori accertamenti sono in corso da parte delle autorità sanitarie Assll in merito all'effettivo trasferimento di tali contaminanti dalle matrici ambientali alla catena alimentare e quindi all'uomo, mediante l'esecuzione di una campagna di analisi di sangue, latte materno e prodotti alimentari.
Risulta che la regione Piemonte ha già stanziato 250 mila euro per gli studi di approfondimento e stanzierà altri 100 mila euro per ulteriori indagini.
In riferimento alla crisi socio-economica della Valle e agli eventuali indennizzi agli agricoltori sarà la regione Piemonte a pronunciarsi sulla base delle risultanze delle indagini, eventualmente richiedendo il supporto dei Ministeri di competenza, così come è avvenuto per altre situazioni emergenziali presenti nel territorio italiano. Al momento, la Giunta regionale del Piemonte ha predisposto il disegno di legge n. 139 «Programma straordinario di intervento agricolo per l'emergenza microinquinanti in Val di Susa». Nel disegno di legge sono previsti aiuti per le produzioni ed i capi di bestiame inviati alla distruzione, aiuti per il riacquisto di capi di bestiame a seguito di abbattimento totale o parziale della mandria, indennizzi per il mancato reddito e contributi per i maggiori oneri di gestione aziendale.
Presso la Procura della Repubblica del tribunale di Torino è in corso un procedimento nei confronti della Afv Acciaierie Beltrame, ritenuta responsabile del fenomeno di inquinamento.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
la stampa locale, in Sardegna, ha recentemente evidenziato che il distaccamento dei Vigili del Fuoco attivo a Carbonia, nella zona sudoccidentale dell'isola, soffre, da tempo, gravi carenze d'organico e deve far affidamento su un parco mezzi ormai «vetusto» (L'Unione Sarda, edizione del 2 giugno 2005, pagina 31);
in particolare, si segnala che il personale del suddetto distaccamento deve garantire il servizio su un territorio di circa 1200 chilometri quadrati (corrispondente a 17 Comuni: Carbonia, San Giovanni Suergiu, Sant'Antioco, Giba, Masainas, Narcao, Portoscuso, Carloforte, Calasetta, Piscinas, Sant'Anna Arresi, Teulada, Nuxis, Perdaxius, Santadi, Tratalias e Villaperuccio), ricco di vegetazione, variamente conformato e talora impervio;
durante i mesi estivi, soprattutto nelle località costiere e grazie all'afflusso dei molti turisti, aumenta considerevolmente il numero dei residenti (altrimenti stimato in centomila persone) e, di conseguenza, si accrescono le occasioni di rischio e le richieste di intervento rivolte al suddetto distaccamento dei Vigili del Fuoco;
infatti, durante il 2004, risultano essere stati eseguiti mille interventi, 430 dei quali nel periodo estivo (primo giugno-trenta settembre), con una media di tre-quattro interventi al giorno, spesso realizzati in aree molto distanti tra loro;
tra l'altro, il reparto sopra indicato deve garantire «l'assistenza in caso di emergenza» a ben cinque porti: Sant'Antioco, Calasetta, Teulada, Sant'Anna Arresi e Portoscuso;
con particolare riguardo a Portoscuso, si nota che, da tempo, è stata segnalata l'esistenza di uno specifico fattore di rischio, in quanto «il carico del carbone avviene accanto all'attracco dei traghetti dei turisti», e che il suddetto distaccamento dei Vigili del Fuoco deve
si è peraltro appreso che, prossimamente, dovrebbe essere costituito e attivato un nuovo «presidio acquatico a Portovesme»;
a fronte di tale impegno lavorativo, si evidenzia che, presso il distaccamento dei Vigili del Fuoco di Carbonia, sono attualmente in servizio 28 persone, ripartite in quattro squadre, più un capodistaccamento. Ciascun turno di servizio (escluse le unità in ferie e a riposo) viene coperto da cinque persone, una delle quali deve però trattenersi al centralino della sede «per rispondere alle chiamate di emergenza». Pertanto, gli interventi esterni sono eseguiti da quattro Vigili del Fuoco, compreso l'autista del mezzo di volta in volta impiegato;
tali carenze d'organico deriverebbero anche dall'impossibilità di fare affidamento sui giovani che, in passato, quando doveva prestarsi il servizio militare obbligatorio, sceglievano di sottoporsi al periodo di ferma presso i Vigili del Fuoco -:
se la situazione sopra descritta corrisponda ai dati a disposizione del Governo;
quale sia, in particolare, l'attuale situazione dell'organico e del parco mezzi presso il distaccamento dei Vigili del Fuoco di Carbonia;
se non si ritenga opportuno intervenire con urgenza - e, nel caso, con quali iniziative - per ovviare alle carenze che sono state evidenziate, in particolare durante i prossimi mesi estivi;
se effettivamente sia prevista l'istituzione di un «presidio acquatico» dei Vigili del Fuoco a Portovesme e, nel caso, quando esso dovrebbe essere attivato.
(4-15216)
A ciò aggiungasi l'ulteriore aggravio dovuto alla recente abolizione della leva militare obbligatoria che ha privato il Corpo nazionale dei vigili del fuoco di quelle forze giovani che ogni anno si affiancavano al personale permanente nell'espletamento dell'attività operativa.
Ciò premesso, si rappresenta che il Dipartimento dei vigili del fuoco, del Soccorso pubblico e della Difesa civile, nell'ambito del progetto denominato «Soccorso Italia in 20», teso alla riduzione dei tempi di intervento attraverso la maggiore diffusione dei presidi vigilfuoco sul territorio, al fine di potenziare la zona sudoccidentale dell'isola in cui è situato il distaccamento di Carbonia, considerata la particolare situazione geografica e ambientale che accresce le occasioni di rischio, ha previsto l'istituzione di presidi vigili del fuoco a carattere volontario nei comuni di Carloforte Teulada e Santadi e l'istituzione di un distaccamento misto presso il comune di Pula che potrà alleggerire il carico di lavoro di Carbonia.
Per quanto attiene all'apertura di un presidio acquatico a Portovesme, purtroppo esso non rientra, al momento, nel programma dell'amministrazione.
Inoltre si rappresenta che per affrontare il maggior impegno nella stagione estiva è stata stipulata una convenzione tra la regione autonoma della Sardegna e la direzione regionale dei vigili del fuoco che ha permesso l'apertura di tre basi estive con l'insediamento di una squadra di soccorso e il rinforzo delle altre sedi mediante l'impiego
Relativamente alla situazione del parco automezzi si fa presente che la dotazione attuale del distaccamento di Carbonia risulta in linea con quella media nazionale, che, come per gli organici, soffre per l'insufficienza degli stanziamenti finanziari a disposizione. Essa è così composta: 1 Autopompaserbatoio; 1 Autobottepompa; 1 Fuori Strada Land Rover attrezzata con modulo antincendi; 1 Autoscala da 30 m. utilizzata anche dal distaccamento di Iglesias; 1 Land Rover per trasporto di personale; 1 autovettura Fiat Tipo.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Maurizio Balocchi.
nelle prime ore del giorno 25 settembre 2005, nella città di Ferrara, in via Ippodromo, è morto un ragazzo di 18 anni: Federico Aldrovandi, durante l'intervento della polizia, accorsa sul posto in seguito alla segnalazione di alcuni cittadini che avevano riferito del comportamento «strano» di un giovane;
dalla perizia tossicologica risulterebbe che il ragazzo aveva assunto sostanze stupefacenti ma non in quantità elevate da poter giustificare il suo decesso, mentre il corpo presentava numerosi segni di percosse;
la storia di Federico avrebbe rischiato di finire nel dimenticatoio se il 2 gennaio scorso - Patrizia Moretti - madre del ragazzo, non avesse avuto il coraggio di aprire un blog su kataweb in cui racconta in modo drammatico e commovente la morte del figlio e invoca almeno il diritto alla verità giudiziaria;
dopo il blog, la storia di Federico ha trovato spazio nella stampa locale, nei giornali nazionali e in alcuni Tg. È intervenuto anche il sindaco della città - Gaetano Sateriale - che ha manifestato «totale fiducia nelle forze dell'ordine», ha chiesto con forza che «si chiarisca presto la verità e che venga fatta rapidamente luce sulla morte di Federico», facendosi portatore della commozione e della preoccupazione per l'accaduto dell'opinione pubblica ferrarese;
il sindaco ha poi sottolineato che «a quattro mesi dalla tragedia non può che condividere la richiesta della famiglia e della città perché si giunga ad una rapida conclusione delle indagini e sia stabilita al più presto la verità»;
risulta necessario ed urgente conoscere la verità, nel rispetto delle indagini giudiziarie in corso -:
di quali informazioni disponga il Governo in merito a quanto descritto in premessa.
(4-19558)
A seguito della telefonata, una pattuglia della Polizia di Stato raggiungeva la via Ippodromo e gli agenti notavano subito un giovane che urlava frasi sconnesse, sbattendo anche con il capo contro alcuni pali della luce. All'arrivo della volante, il giovane saliva sul cofano della vettura e tentava di colpire con un calcio il capoequipaggio, che stava in piedi accanto alla portiera aperta. Nel fare questo movimento scivolava sulla portiera stessa e quindi cadeva a terra. Alcune delle lesioni riscontrate sul corpo del giovane si sarebbero prodotte in questo frangente. Danni sono stati rilevati sul cofano e sulla portiera della vettura.
L'impossibilità di controllare il giovane, tra l'altro di corporatura robusta, ha reso necessario l'intervento di una seconda volante e, quindi, di una pattuglia dei carabinieri. Solo l'intervento dei rinforzi ha consentito l'immobilizzazione del giovane, al quale venivano applicate le manette.
Durante la colluttazione, gli agenti hanno dovuto usare gli sfollagente, sia per parare i calci che il giovane continuava a tirare, sia per sbilanciarlo; due sfollagente si sono rotti in corrispondenza dell'impugnatura.
Il giovane veniva infine bloccato a terra e il personale sanitario nel frattempo sopraggiunto preferiva, in un primo momento, mantenere le manette.
La morte del giovane è stata constatata alle 6.35.
Poiché Federico Aldrovandi era privo di documenti, una identificazione provvisoria è stata possibile solo dopo le ore 8, a seguito di una telefonata giunta sul suo telefono cellulare, rinvenuto a circa 40 metri di distanza dal luogo del decesso.
La famiglia Aldovrandi è stata informata alle ore 10.30, una volta conclusi i prescritti rilievi della polizia scientifica e del medico legale; il riconoscimento ufficiale è stato eseguito alle 11.35, presso l'Istituto di medicina legale, da parte di un familiare.
La Procura della Repubblica di Ferrara ha disposto l'autopsia e una consulenza tossicologica. Il Procuratore ha ritenuto opportuno, anche per la richiesta di verità avanzata sulla stampa dai familiari, di riferire le anticipazioni fornitegli dai consulenti che avevano escluso alcun rapporto di causalità fra i traumi subiti dal giovane e la morte.
Si precisa infine che il 23 dicembre scorso i consulenti medico-legali hanno chiesto una proroga di 60 giorni per l'approfondimento degli esami istologici.
Il Ministro dell'interno: Giuseppe Pisanu.
il 25 ottobre, alla fine di una manifestazione forte, pacifica e imponente che ha rivelato la ferma opposizione del mondo docente e studentesco alle politiche del Ministro Moratti, si sono scatenati al centro di Roma una serie di scontri isolati con lo scopo di trasformare l'università, da questione politica decisiva per la cultura del paese, in un problema di ordine pubblico;
non si può accettare che una grande questione democratica, come la questione del sapere e del futuro dei nostri figli, il diritto di parola, di espressione e di manifestazione di una generazione, venga travolta dalle provocazioni -:
se il Ministro interrogato intenda accertare le responsabilità degli scontri avvenuti ieri tra manifestanti pacifici e polizia, e verificare se proprio il comportamento della polizia non abbia contribuito ad alimentare il clima di tensione.
(4-17468)
Le preoccupazioni della vigilia hanno trovato conferma sin dal primo mattino del 25 ottobre, quando circa 3 mila manifestanti si sono raccolti all'interno della città universitaria, altri 1.500 in piazza Barberini ed altri ancora davanti ai licei «Tasso», «Righi» e «Virgilio». Si sono così formati diversi cortei che hanno raggiunto piazza della Repubblica, dove nel frattempo confluivano numerosi altri manifestanti.
Alle ore 11 del mattino il corteo, molto più consistente del previsto, si è mosso da piazza della Repubblica incamminandosi lungo l'itinerario prestabilito, con alla testa diversi parlamentari e il leader dei COBAS. Già all'inizio del percorso, in via Cavour, i promotori hanno chiesto alle Forze dell'ordine di raggiungere piazza Montecitorio, dichiarandosi incapaci di contenere le pressioni che in tal senso provenivano dai manifestanti. Queste richieste sono state appoggiate da vari parlamentari.
In piazza Venezia gli organizzatori e il servizio d'ordine della CGIL hanno collaborato con i responsabili dell'ordine pubblico per indurre i giovani a proseguire per via delle Botteghe Oscure, evitando via del Corso. Mentre il corteo andava in questa direzione, alcuni operatori di polizia notavano un gruppo di manifestanti che si coprivano il volto. Molti erano in possesso di oggetti contundenti ma, dopo un'accesa discussione con altri giovani, desistevano e riprendevano a sfilare. Alle 12,40 la testa del corteo è arrivata a largo di Torre Argentina. Qui un consistente gruppo di manifestanti, con il volto coperto da sciarpe e caschi, ha tentato di forzare gli sbarramenti della polizia per raggiungere piazza Montecitorio attraverso via di Torre Argentina. C'è stato qualche contatto e dalle file degli studenti sono stati lanciati fumogeni.
Nell'occasione, un parlamentare ha nuovamente chiesto ai funzionari di polizia che al corteo fosse permesso di raggiungere Montecitorio o piazza del Pantheon ma, di fronte al persistere del diniego e all'arrivo di un contingente di rinforzo, il gruppo di manifestanti tornava sui suoi passi. Nel frattempo, era arrivato sul posto un noto esponente dell'area antagonista, a suo tempo leader del movimento studentesco «La Pantera», il quale avvertiva che altri manifestanti, per vie diverse, stavano dirigendosi verso la Camera dei deputati.
Di lì a poco, in via del Teatro Valle, le forze dell'ordine si sono opposte ad un ulteriore tentativo di raggiungere la Camera. Nonostante la forte pressione sullo sbarramento degli agenti, l'iniziativa è stata respinta senza fare ricorso a cariche o lacrimogeni. In questo frangente erano presenti tre colleghi parlamentari.
Nella stessa occasione, tale Paolo Di Vetta, protagonista di un recente tafferuglio presso gli studi della RAI, ha riportato una lieve ferita lacero-contusa, per la quale non risulta aver fatto ricorso a cure mediche.
A qualche minuto di distanza, in piazza Sant'Andrea della Valle, l'autovettura che trasportava il ministro Calderoli e quella di scorta sono state bersagliate con sputi, calci e pugni da alcuni facinorosi. Altri momenti di tensione si sono verificati in corso Rinascimento, dove i manifestanti cercavano di raggiungere il Senato.
A seguito di ripetute sollecitazioni, circa 3 mila giovani hanno finalmente desistito e si sono riversati in piazza Navona. Altri gruppi si sono invece diretti alla spicciolata verso Montecitorio, fino a formare una folla di oltre 1.500 persone, mentre una quarantina di giovani improvvisava un sit in in via Uffici del Vicario. Gli studenti sono rimasti sempre dietro le transenne, presidiate da consistenti nuclei di forza pubblica, ma numerosi parlamentari presenti si sono adoperati affinché potessero ulteriormente avvicinarsi al Palazzo.
Il sottosegretario per l'istruzione onorevole Aprea, ha raggiunto i manifestanti, accompagnata dal Vicepresidente della Camera, onorevole Mussi, e ha proposto loro di formare una delegazione per incontrare il ministro Moratti. La risposta è stata che fosse il ministro a scendere in piazza.
Sia davanti a Montecitorio che in via Uffici del Vicario alcuni deputati di Alleanza nazionale hanno lamentato la presenza di numerosi giovani che intralciavano il passaggio. In particolare, uno di loro ha contestato il comportamento incivile di diversi dimostranti, con i quali poi è riuscito ad intrattenere una normale conversazione.
Verso le 18 i manifestanti hanno cominciato a lasciare la piazza. Durante il deflusso in via del Corso è stato fermato un giovane, poi identificato come un noto esponente dell'area antagonista, e denunciato a piede libero perché in possesso di dodici fumogeni. Nella circostanza si è verificato un breve tafferuglio, a seguito del quale cinque persone hanno fatto ricorso
Il danno più grave lo ha subito un giovane di 21 anni, che ha riportato una frattura alla mano guaribile in 30 giorni; agli altri sono state accertate contusioni di lieve entità. Dopo questo episodio, non si sono più registrate altre turbative e, intorno alle ore 21, la manifestazione si è sciolta. A fine giornata, si sono contati 11 appartenenti alle Forze dell'ordine con lievi lesioni.
Ribadisco, infine, quanto ho avuto modo di dire presso l'Assemblea della Camera dei Deputati 1'8 novembre scorso, in sede di informativa urgente, che dal 19 maggio 2003 ad oggi si sono svolte in Italia circa 20 mila manifestazioni di piazza assicurando ampiamente il diritto costituzionale di riunirsi pacificamente e senz'armi per esprimere le proprie convinzioni. Anche nelle situazioni più delicate, il Ministero dell'interno e le Forze dell'ordine hanno garantito questa libertà fondamentale, salvaguardando, nello stesso tempo, l'ordine pubblico e la sicurezza di tutti i cittadini, manifestanti e non manifestanti.
È un compito difficile, che richiede sempre grande professionalità e, spesso, pesanti sacrifici. Le nostre Forze dell'ordine lo hanno assolto in maniera così convincente da meritare l'ammirazione della stragrande maggioranza dei cittadini onesti.
Il Ministro dell'interno: Giuseppe Pisanu.
i farmaci hanno costi diversi in base alla quantità confezionata e solitamente maggiore è la quantità, minore è il costo unitario. Ciò giustifica i costi più bassi, rispetto all'esterno, che le aziende ospedaliere affrontano per l'acquisto dei propri medicinali (si veda ad esempio le creme per le piaghe contro il decubito) -:
per quali ragioni le confezioni di cui sopra non sono in vendita anche al pubblico, poiché una simile soluzione porterebbe giovamento a tutte quelle famiglie che devono sopportare spese ingenti per far fronte a malattie croniche.
(4-09442)
In osservanza a quanto previsto dall'articolo 1, comma 165, della legge 30 dicembre 2004, n. 311 (legge finanziaria 2005), l'Agenzia italiana del farmaco (AIFA) ha avviato e completato l'attività istruttoria relativa alla realizzazione di un progetto sperimentale finalizzato all'individuazione delle confezioni ottimali, di avvio e di mantenimento, di farmaci destinati alla cura delle patologie croniche, a carico del Servizio sanitario nazionale.
Ai sensi dell'articolo 1-ter del decreto-legge 27 maggio 2005, n. 87, convertito con modificazioni nella legge 26 luglio 2005, n. 149, con provvedimento Agenzia italiana del farmaco saranno individuate le specialità per le quali devono essere previste anche confezioni monodose e confezioni contenenti una singola unità posologica, esclusi i farmaci di automedicazione. Il termine per la disponibilità in farmacia di tali confezioni sarà fissato con decreto del Ministero della salute.
Il medico potrà prescrivere una o, comunque, un numero limitato di dosi (attualmente non corrispondenti alle unità presenti nelle confezioni autorizzate), diminuendo così gli sprechi e le maggiori spese a carico dei bilanci familiari.
Il Ministro della salute: Francesco Storace.
come si evidenzia da una nota dell'Assoconsum del Lazio, vi è un'anomala situazione che riguarda il Cipril, farmaco usato anche nei bambini contro il reflusso gastroesofageo, ritirato nel 2000 sembra dopo la morte di una ragazza di 15 anni;
il farmaco in questione è ancora in commercio negli USA, anche se sotto sorveglianza medica -:
se il farmaco in questione sia in commercio sul territorio nazionale;
come venga monitorata, in caso positivo, la pericolosità dello stesso.
(4-13507)
come si evidenzia da una nota dell'Assoconsum del Lazio, vi è un'anomala situazione che riguarda l'Alimix, farmaco usato anche nei bambini contro il reflusso gastroesofageo, ritirato nel 2000 sembra dopo la morte di una ragazza di 15 anni;
il farmaco in questione è ancora in commercio negli USA, anche se sotto sorveglianza medica -:
se il farmaco in questione sia in commercio sul territorio nazionale;
come venga monitorata, in caso positivo, la pericolosità dello stesso.
(4-13508)
Al riguardo, si comunica che le autorizzazioni all'immissione in commercio dei farmaci «Cipril» ed «Alimix» sono state revocate, ai sensi dell'articolo 14 del decreto legislativo 29 maggio 1991, n. 178, con provvedimenti adottati d'ufficio per motivi di salute pubblica.
Si precisa che la revoca delle autorizzazioni comporta il definitivo ritiro dal commercio delle specialità medicinali.
Il Ministro della salute: Francesco Storace.
ilPatronato S.I.A.S. - Servizio Italiano Assistenza Sociale e per i Servizi Sociali dei Lavoratori (MCL), è uno dei maggiori patronati d'Italia che assiste gratuitamente tutti i cittadini ed i lavoratori, che ne fanno richiesta, ed offre assistenza tecnico-giuridica per la difesa dei loro diritti ed interessi;
il Patronato di cui sopra svolge la sua attività su tutto il territorio nazionale, attraverso le sue sedi regionali, provinciali e zonali;
il S.I.A.S per svolgere il proprio lavoro ha bisogno di un notevole numero di impiegati -:
a quanto ammonti il numero di impiegati risultanti in servizio rispettivamente negli anni 2001, 2002, 2003 e 2004.
(4-14276)
Preliminarmente, si ritiene opportuno precisare che l'articolo 6, comma 1, della legge 30 marzo 2001, n. 152, stabilisce che per lo svolgimento delle proprie attività, gli istituti di patronato e di assistenza sociale possono avvalersi esclusivamente di lavoratori subordinati dipendenti degli istituti stessi o dipendenti delle organizzazioni promotrici, se comandati presso gli stessi, con provvedimento notificato alla Direzione provinciale del lavoro e per l'estero alle autorità consolari e diplomatiche.
Nello specifico, si rappresenta che in servizio presso il S.I.A.S., risultavano: nell'anno 2001, n. 244 dipendenti; nel 2002, n. 228 dipendenti; nel 2003, n. 205 dipendenti e, nell'anno 2004, n. 261 dipendenti.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.
la Inarcassa - Cassa nazionale di previdenza ed assistenza per gli ingegneri ed architetti liberi professionisti - è un Ente associativo senza scopo di lucro, che esplica attività di interesse pubblico, con personalità giuridica di diritto privato ai sensi degli articoli 12, 14 e seguenti del Codice Civile e secondo le disposizioni del decreto legislativo 30 giugno 1994 n. 509;
Inarcassa, ai sensi dell'articolo 38 della Costituzione della Repubblica Italiana, provvede ai compiti di previdenza ed assistenza a favore degli iscritti e degli ulteriori destinatari, individuati dalle norme dello Statuto, inoltre, compatibilmente con le disponibilità di bilancio, svolge attività integrative a favore degli stessi iscritti -:
quanti dipendenti erano in servizio nel 2001 e quanti nel 2004;
quanto è costato il personale in riferimento agli anni di cui sopra.
(4-15025)
personale in servizio al 31 dicembre 2001: 214 (di cui 10 a tempo determinato); personale in servizio al 31 dicembre 2004: 237 (di cui 24 a tempo determinato);
spese per il personale in servizio per l'anno 2001: 10.739.106 euro; spese per il personale in servizio per l'anno 2004: 12.364.704 euro.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.
l'Inpdap - Istituto nazionale di previdenza dipendenti amministrazione pubblica - costituisce il polo previdenziale per i pubblici dipendenti e gestisce i trattamenti previdenziali, creditizi e sociali dei dipendenti iscritti all'Istituto -:
quanti dipendenti erano in servizio nel 2001 e quanti nel 2004;
quanto è costato il personale in riferimento agli anni di cui sopra.
(4-15026)
dipendenti (personale in ruolo, a tempo determinato e a contratto formazione lavoro) anno 2001: 7.766; anno 2004: 8.027;
costi (spese fisse ed accessorie comprensive di arretrati relativi ad anni precedenti; altre spese concernenti le retribuzioni di personale a tempo determinato e a contratto formazione lavoro, contributi a carico dell'amministrazione su competenze fisse ed accessorie; IRAP) anno 2001: 330.555.947; anno 2004: 367.880.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.
l'EPAP - Ente di previdenza ed assistenza pluricategoriale - attua la tutela previdenziale a favore degli iscritti, dei loro familiari e superstiti, secondo quanto
l'ente concorre, anche, alla realizzazione di forme pensionistiche complementari con le modalità previste dal decreto legislativo 21 aprile 1993, n. 124 e successive modificazioni, deve provvedere alle forme di assistenza obbligatoria e può provvedere a quelle facoltative nei limiti delle disponibilità di bilancio -:
se il Governo nomini qualcuno dei consiglieri di amministrazione e se ve ne sono in scadenza per quest'anno e per il 2006;
se il ministero del lavoro esercita una qualsiasi «sorveglianza»;
quanto costa annualmente il funzionamento del consiglio d'amministrazione.
(4-15049)
Il Consiglio di amministrazione dell'Ente di previdenza e assistenza pluricategoriale - EPAP, composto di quattro membri, nominati dal Presidente dell'Ente su deliberazione del Consiglio di indirizzo generale, rimane in carica tre anni.
Il mandato del Consiglio di amministrazione è scaduto il 3 dicembre 2005 e si sta procedendo alla composizione del nuovo Organo.
Il costo del funzionamento del Consiglio, per l'anno 2001, è stato complessivamente di euro 156.498; mentre per l'anno 2004 è stato complessivamente di euro 364.851.
Si fa presente, infine, che la vigilanza sull'Ente è esercitata dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, in conformità a quanto previsto dal decreto legislativo n. 509 del 1994 e dal decreto legislativo n. 103 del 1996.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.
la SIMEST S.p.a. - Società Italiana per le Imprese all'Estero - Roma è un ente per il quale gli organi di rappresentanza sono sottoposti alla legge n. 441 del 1982;
il direttore generale, D'Aiuto Massimo, ha percepito nel 2003 un reddito pari a 255.167,00 euro -:
quale sia la percentuale di quote, partecipazioni ed altro in possesso dello Stato;
quale sia il bilancio complessivo.
(4-16874)
La Simest Spa ha chiuso l'esercizio 2004 con un utile netto di euro 8.023.875.
Il Viceministro delle attività produttive: Adolfo Urso.
FINEST S.p.a. - Società Finanziaria di Promozione della Cooperazione Economica con i Paesi dell'Est Europeo - Pordenone
il Presidente, Petiziol Paolo, ha dichiarato nel 2003 un reddito pari a 132.915,00 euro -:
quale sia la percentuale di quote, partecipazioni ed altro in possesso dello Stato;
quale sia il bilancio complessivo.
(4-18421)
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia: 68,264 per cento;
Regione Veneto: 12,683 per cento;
Società regionale Veneto Sviluppo spa: 7,754 per cento;
Simest Spa: 3,916 per cento;
Provincia Autonoma di Trento: 1,175 per cento;
Banca Antoniana Popolare Veneta Spa: 0,862 per cento;
Banco Popolare di Verona e Novara SCARL: 0,431 per cento;
Unicredito Italiano Spa: 2,043 per cento;
Cassa di risparmio di Padova e Rovigo Spa: 0,524 per cento;
Friulcassa Spa: 0,607 per cento;
Banca Popolare Friuladria Spa: 0,823 per cento;
Banca Popolare di Vicenza SCPA: 0,392 per cento;
Banca di Cividale Spa: 0,241 per cento;
Cassa Centrale Casse Rurali Trentine, BCC Nord Est Spa: 0,118 per cento;
Banca di Trento e Bolzano Spa: 0,118 per cento;
Banca Bovio Calderai Spa: 0,049 per cento.
Si informa inoltre che la Finest Spa ha chiuso l'esercizio 2004 con un utile netto di euro 2.105.908 e che il dott. Paolo Petiziol è cessato dalla carica di Presidente della società con decorrenza 15 dicembre 2003.
Il Viceministro delle attività produttive: Adolfo Urso.
il territorio del Comune di Caselle in Pittari si trova inserito all'interno del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, istituito con la legge sulle aree protette n. 394/9, gestito attraverso l'Ente Parco in funzione dal 1995 con decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 1995;
l'istituzione dell'area protetta aveva come fine l'opportunità di valorizzare l'enorme patrimonio ambientale, paesaggistico, archeologico e culturale in chiave turistico-ricreativa per garantire un nuovo e praticabile sviluppo socioeconomico del territorio;
in particolare quello della aree più povere tra le quali il territorio di Caselle può essere annoverato;
tutto questo sarebbe avvenuto garantendo un equilibrio tra la conservazione delle risorse e la loro utilizzazione e valorizzazione in chiave di sviluppo economico. Il Parco Nazionale del Cilento è un parco antropico. In questo territorio l'uomo è vissuto da sempre, per cui ciò che oggi il parco vuole proteggere è il risultato di fenomeni evolutivi nei quali l'uomo ha sempre giocato un ruolo determinante;
per questo motivo tutto ciò che il parco vuole mettere in atto non può prescindere dall'uomo e dai suoi interessi. Inoltre l'uomo con le sue attività è identificabile come attore principale nel determinismo delle dinamiche evolutive, sia in termini ambientali che culturali;
tra le attività più antiche e maggiormente incisive nella costruzione e conservazione del paesaggio culturale vi è l'agricoltura, la quale soprattutto nelle aree cosiddette marginali gioca un ruolo che va ben al di là della mera produzione di derrate alimentari;
tale ruolo è da ricercare nell'attività di presidio e manutenzione del territorio che poi incide direttamente sul mantenimento degli equilibri ecologici oltre che idrogeologici del territorio medesimo;
l'inibizione dell'attività venatoria all'interno delle aree protette ha generato alcuni gravi problemi e tra questi il più importante è sicuramente quello connesso all'esplosione demografica dei cinghiali, animale selvatico quest'ultimo da sempre presente sulle aree montane e collinari interne. I cinghiali oggi presenti su tale territorio altro non sono che «maiali» (asserzione confermata dal mondo scientifico);
tali maiali partoriscono anche 2 volte all'anno ed alleano mediamente circa 5-6 suinetti per parto, di qui l'esplosione di tale specie;
i cinghiali, notoriamente onnivori di grossa mole, sono divenuti ormai talmente numerosi da essere presenti su tutto il territorio. Le loro incursioni notturne (ed anche diurne) avvengono in gruppi di 7-8 animali ed i territori interessati sono completamente «arati» dall'attività di grufolamento finalizzato alla ricerca di radici, tuberi e piccoli animali;
ogni angolo del comune di Caselle in Pittari è stato visionato da tali animali; nelle aree agricole ciò si concretizza in tutta una serie di danni alle colture ed alle strutture di sistemazione dei terreni che ha ormai raggiunto limiti intollerabili;
i danni provocati si concretizzano nella distruzione di colture in atto e nella perdita di produzione da parte degli agricoltori. Tra le colture più danneggiate ci sono i cereali (grano, avena, orzo, mais, eccetera), le colture orticole, l'olivo (in particolare si registrano danni gravi alle reti per la raccolta), le viti (qui il danno è conseguente all'azione di grufolamento e di strappamento dei grappoli dai tralci con grave danneggiamento non solo della produzione ma in alcuni casi anche delle piante);
a ciò si aggiungono in danni indotti Gli agricoli stanno abbandonando l'attività produttiva. Nemmeno l'erogazione degli indennizzi (tra l'altro molto ridotti) predisposti dall'Ente Parco è sufficiente a incentivare l'attività agricola. L'azione dei cinghiali sta facendo così registrare un'ulteriore contrazione dell'attività agricola con conseguente abbandono dei terreni e interruzione delle attività manutentive ad essa collegate, in definitiva, un colpo finale allo spopolamento e all'abbandono delle aree interne. Vi sono poi i danni ecologici e ambientali;
l'esplosione demografica di una popolazione interferisce talvolta in maniera letale con le specie appartenenti ad altre popolazioni. Sarebbe interessante capire quali effetti stanno subendo le popolazioni di lepri, coturnici, di fagiani, piuttosto che di volpi, fame, gatto selvatico tasso, eccetera;
come quelle di piante ed erbe di cui tali cinghiali si nutrono; Infine, non vanno sottovalutati gli effetti che l'abbandono dell'attività agricola potrà avere sulla biodiversità delle piante coltivate (in particolare quelle arboree da frutto, le quali una volta abbondanti, tendono oggi in breve tempo a morire sopraffate dal rapido sviluppo della vegetazione spontanea -:
se i ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti in premessa esposti e quali misure intendono adottare per la salvaguardia ambientale del Parco Nazionale del Cilento e per la tutela dell'agricoltura.
(4-16154)
Il crescente numero di questi suidi, sta creando svariati problemi agli enti gestori delle aree protette che non riescono a fronteggiare il problema dei danni cagionati alle colture.
Il Parco del Cilento e Vallo di Diano, come del resto altre aree protette nazionali sta attuando un programma di gestione e controllo del cinghiale seguendo le indicazioni impartite da questo ministero e da quanto pubblicato dall'Istituto nazionale per la fauna selvatica recante le «Linee guida sulla gestione del cinghiale nelle aree protette».
Recentemente il citato Parco del Cilento, ha trasmesso un progetto sperimentale per il controllo dei cinghiali all'interno del Parco, con il quale si ritiene opportuno, da un lato verificare con apposito studio l'efficacia del piano e l'effettiva consistenza dei danni, dall'altro potenziare il prelievo fuori del Parco e le misure di controllo all'interno dell'area protetta.
Tutto ciò ha il fine di risolvere il problema dei danni e di non proseguire a tempo indeterminato con le attività di controllo.
Gli interventi del controllo numerico dei cinghiali all'interno delle aree protette, vengono attuati mediante trappolamento o attraverso gli abbattimenti selettivi.
In merito alle metodologie relative al prelievo selettivo dei cinghiali all'interno delle aree protette, appare evidente che detti abbattimenti devono essere effettuati da personale che abbia partecipato ad appositi corsi di sele-controlli, coadiuvati dal personale del Parco.
Gli abbattimenti devono essere in linea con quanto specificato dall'Infs nei propri pareri e documenti tecnici relativi al controllo del cinghiale e da quanto stabilito dalla legge n. 394 del 1991.
Lo stesso Infs ritiene opportuno di adottare la tecnica della «girata» con un unico cane «limiere», da utilizzarsi anche per eventuale recupero di capi feriti, precludendo in ogni caso in maniera tassativa la tecnica della braccata, praticata con più cani e dannosa per la fauna estranea all'intervento di controllo.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
è in distribuzione anche in Italia una nuova insulina per la cura del diabete di tipo I, la «Lantus», considerata dai pazienti e dagli endocrinologi apportatrice di benefìci importanti nella terapia degli insulinodipendenti;
la nuova insulina, infatti, consente di controllare in modo soddisfacente il livello di glicemia del diabetico, con una sola somministrazione, a fronte delle somministrazioni plurime richieste da altre terapie insuliniche;
per ragioni oscure l'accesso gratuito al farmaco - la cui efficacia e funzionalità, come già detto, è stata ampiamente documentata sul piano scientifico e pratico - è in Italia riservata solo a un ristretto numero di pazienti attraverso il servizio farmaceutico ospedaliero;
è appena il caso di osservare che il farmaco è disponibile, dietro presentazione di ricetta, anche nelle farmacie, solo che, in questo caso, viene venduto al prezzo di circa 90 euro per ogni confezione -:
se il Ministro non ritenga di intervenire tempestivamente per mettere fine ad una condizione vessatoria che pesa ingiustamente e pesantemente sulle spalle dei pazienti che necessitano del farmaco - infungibile con altri - quotidianamente e vita natural durante.
(4-14448)
Con la successiva determinazione AIFA del 9 dicembre 2005, altre confezioni di Lantus sono state riclassificate in classe A o C.
Per le suddette specialità medicinali rimangono invariate la classificazione ai fini della dispensazione RR (medicinali da vendersi dietro presentazione di prescrizione medica) e le condizioni e modalità di impiego proprie della distribuzione diretta. Tale modalità di distribuzione, di presa in carico e continuità assistenziale H (ospedale) e T (territorio), prevede la diagnosi e il piano terapeutico dei centri specialistici, individuati a livello regionale (prontuario della distribuzione diretta - PHT, di cui all'allegato 2 della determinazione AIFA del 29 ottobre 2004).
Il paziente, in coincidenza dei controlli periodici presso i centri suddetti, riceve in regime di assistenza domiciliare, la quantità di insulina necessaria fino al successivo controllo, con garanzia della continuità terapeutica e dell'appropriatezza della prescrizione.
Va ricordato, peraltro, che il decreto-legge 18 settembre 2001, n. 347, recante «Interventi urgenti in materia di spesa sanitaria», convertito con modificazioni nella legge 16 novembre 2001, n. 405, all'articolo 8, consente agli Enti territoriali, anche con provvedimenti amministrativi di: «stipulare accordi con le associazioni sindacali delle farmacie convenzionate, pubbliche e private, per consentire agli assistiti di rifornirsi delle categorie di medicinali che richiedono un controllo ricorrente del paziente anche presso le farmacie predette, con le medesime modalità previste per la distribuzione attraverso le strutture aziendali del Servizio sanitario nazionale, da definirsi in sede di convenzione regionale» (cosiddetta distribuzione «mista»); «assicurare l'erogazione diretta da parte delle aziende sanitarie al trattamento dei pazienti in assistenza residenziale e semiresidenziale»; «disporre, al fine di garantire la continuità assistenziale, che la struttura pubblica fornisca direttamente i farmaci limitatamente al primo ciclo terapeutico completo, sulla base di direttive regionali, per il periodo immediatamente successivo alla dimissione dal ricovero ospedaliero o alla visita specialistica ambulatoriale».
Gli enti territoriali citati possono, pertanto, tramite le farmacie, attivare un'ulteriore sistema di distribuzione della insulina «Lantus» previa stipula di specifici accordi con le rispettive organizzazioni sindacali di categoria.
Il Ministero della salute, anche se nel rispetto delle competenze istituzionali delle Regioni, auspica che questo possibile sistema di distribuzione dell'insulina «Lantus» trovi applicazione nel territorio nazionale, rendendo certamente più agevole e rapido per il paziente diabetico l'accesso al farmaco.
Il Ministro della salute: Francesco Storace.
sabato 23 luglio 2005 nelle acque antistanti l'isola di Pianosa la nave NATO Alliance ha drammaticamente e inspiegabilmente urtato delle rocce. La nave in questione da tremila tonnellate di stazza e passa, priva degli strumenti di navigazione dopo l'impatto con le rocce è stata indirizzata, per non affondare, sul basso fondale sabbioso, dove si ferma inclinandosi di alcuni gradi;
l'impatto con le secche ha provocato quattro squarci nella parte di prua, due per lato. Più preoccupanti quelli in alto anche se sotto la linea di galleggiamento, là non ci sono compartimenti stagni e dalle falle la Alliance imbarca acqua;
a causa del grave incidente dalla nave NATO Alliance sembrerebbe essere avvenuto un cospicuo sversamento nel mare di Pianosa e sulle coste protette del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano;
a seguito dello sversamento, oltre a chiudere ogni accesso alla riserva marina, sono stati mobilitati anche i mezzi navali per cercare di limitare i danni in una zona marina che dovrebbe essere superprotetta e che ospita oltre ad ambienti ormai unici nel Mediterraneo anche fauna e flora di grandissima importanza, tanto che Pianosa è classificata Zona di Protezione Speciale (ZPS) dell'Unione Europea e la sua estesissima prateria sottomarina di Posidonia oceanica è Sito di Importanza Comunitaria (SIR);
la nave NATO Alliance è sorvegliatissima dal mare dove sotto il coordinamento della Capitaneria di Porto di Portoferraio incrociano le motovedette della Guardia Costiera, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza. Vicina all'Alliance c'è anche una motobarca dei Vigili del Fuoco, pronti all'intervento, inoltre sono presenti anche i mezzi della Castalia attrezzati per il disinquinamento nel caso il carburante della nave fosse rilasciato in mare;
a terra sono gli agenti del Corpo Forestale dello Stato a montare una minuziosa guardia sul litorale, badando che un eventuale fuoriuscita di idrocarburi non provochi un disastro a Cala Giovanna. Ma per il momento dalla nave incagliata sembrerebbero essere uscite solo acque di sentina;
si attende che sbarchino a Pianosa i tecnici di una società olandese convenzionata con la Nato, saranno loro martedì prossimo ad elaborare un piano di disincaglio e di spostamento in cantiere della Alliance;
l'operazione si presenta come tecnicamente complessa, difficile la si possa espletare in tempi rapidissimi. C'è da domandarsi allora che cosa accadrà nell'Isola Piatta: resterà operante la blindatura? Saranno sospese sine die le visite? Il problema non è così di poco conto come potrebbe apparire, le «visite a Pianosa» hanno assicurato lavoro per un discreto numero di operatori;
inoltre, come denunciato da Legambiente, in questi giorni sarebbero stati realizzati degli esperimenti con l'utilizzo di «siluri» rilevanti ed intelligenti, capaci di operare fino alla profondità di 6.000 metri e a 500 chilometri di distanza dal «controllo»;
sempre da quanto denunciato dalla Associazione ambientalista sarebbe evidente la potenzialità militare di questi robot che aumenterebbero i timori sulla militarizzazione dell'isola Piatta visto che la Nato è riuscita a beneficiare anche di alcuni edifici sull'isolotto -:
quale fosse la reale missione dell'imbarcazione Nato e quali siano state le cause dell'incidente e se vi siano rischi per un'area cosi delicata e importante;
quali siano gli interventi che si intendano praticare per recuperare la nave Alliance e quali i tempi certi previsti;
perché il piano di tutela e valorizzazione dell'isola più volte annunciato giace ancora nei cassetti del Dicastero;
per quali motivi le ricerche e gli studi sui fondali dell'Arcipelago che sono stati realizzati negli anni passati, per l'istituzione del Parco nazionale e dell'area marina protetta, non siano considerati già abbondantemente sufficienti a restituire una mappa dettagliata dei fondali;
se corrisponda al vero che siano stati negati all'Associazione ambientalista WWF Italia i locali utilizzati negli ultimi anni per la loro attività di volontariato ambientale;
se corrisponda al vero la notizia che i suddetti locali siano stati invece concessi a persone collegate all'operazione svolta dalla nave Alliance.
(4-16172)
In data 23 luglio 2005 alle ore 19,40, la Motonave Alliance di nazionalità tedesca,
Stante l'alta valenza ambientale dell'area in questione è stata dichiarata l'emergenza locale. La Capitaneria di Porto di Portoferraio ha richiesto poi l'intervento di unità navali antinquinamento della flotta convenzionata Castalia per prevenire o fronteggiare l'eventuale fuoriuscita di idrocarburi dallo scafo sinistrato.
A seguito di autorizzazione concessa per le vie brevi dalla Direzione per la Protezione della Natura, è stato disposto dalla Castalia l'invio in zona delle seguenti unità navali:
B/D Aquarius: allertato alle ore 20.00 da Marciana Marina;
B/D Marea: allertato alle ore 20.15 da Portoferraio;
B/D Jerzy: allertato alle ore 20.45 da Piombino;
S/V Tito: allertato alle ore 21.00 da Livorno.
Il giorno 25 luglio 2005 si è ampliata la zona di contenimento per agevolare le operazioni nell'area da parte delle unità interessate. La messa in opera del predetto secondo fronte di panne assorbenti è stata, poi, temporaneamente interrotto a causa dell'arrivo nella mattinata dei mezzi addetti al disincaglio della Motonave Alliance.
Sono state inoltre allertate il Mascalzone atlantico di base a Porto Torres, ed il S/V Bonassola di base a Civitavecchia, per raggiungere la zona del sinistro in caso di necessità.
Alle ore 8.00 del 27 luglio 2005 le barriere sia galleggianti sia assorbenti poste intorno alla Motonave Alliance sono state rimosse allo scopo di sgomberare lo specchio acqueo per il disincaglio per opera della società incaricata, che è avvenuta alle ore 10.20.
Durante tale intervallo di tempo il seppur minimo quantitativo di prodotto inquinante, che era contenuto dalle panne galleggianti, è rimasto alla deriva. Prontamente è stata effettuata la rimozione ad opera dei mezzi antinquinamento presenti in zona.
Tali operazioni di bonifica sono state temporaneamente interrotte per procedere nuovamente alla circuizione della nave, che intanto ha dato fondo all'ancora a circa 1 miglio dalla costa, per effettuare l'allibo delle miscele oleose presenti al suo interno.
In questo frangente una lieve iridescenza di gasolio si è «spiaggiata» interessando un tratto di costa lungo circa m. 20.
Ultimate le operazioni di circuizione della M/N Alliance si è provveduto alla posa di circa m 80 di barriere assorbenti lungo la battigia. Contemporaneamente, con l'aiuto dei detenuti locali e con la collaborazione del referente dell'Ente Parco - Responsabile per la sicurezza ambientale - sono state rimosse delle alghe putrefatte ed intrise di una leggera patina di gasolio.
Intanto sono proseguite le operazioni di disinquinamento nello specchio acqueo antistante la spiaggia ove sono stati dirottati anche i BB/DD Marea e Aquarius i quali congiuntamente agli altri mezzi Castalia Ecolmar hanno provveduto a bonificare l'intera area interessata.
Alle ore 17.45 è stato ultimato l'allibo delle miscele oleose presenti nella M/N Alliance ad opera della società incaricata. Si è proceduto pertanto al recupero delle panne gonfiabili al fine di rendere libera la nave oceanografica perché proseguisse verso Genova. Alle 20.00 la M/N Alliance, ormai liberata, è stata rimorchiata alla volta di Genova con l'assistenza del S/V Tito.
Le panne assorbenti impiegate lungo la battigia sono state lasciate in posizione per tutta la notte al fine di continuare nella loro azione di prevenzione per sicurezza.
Il B/D Jerzy, recuperate a bordo le panne gonfiabili di propria dotazione e le barriere assorbenti impiegate durante l'intervento, è rimasto presso l'Isola di Pianosa in modo da operare l'indomani congiuntamente al B/D Aquarius presso lo specchio acqueo antistante Cala Giovanna.
Il 28 luglio 2005 il B/D Jerzy è iniziata alle ore 7.00 un'attenta perlustrazione dell'intero specchio acqueo prospiciente Cala Giovanna coadiuvato anche dal B/D Aquarius giunto intanto da Marciana Marina in pattugliamento.
Le due unità non hanno rilevato alcun residuo di inquinamento né in mare né sulla spiaggia. Il 2 luglio 2005 alle ore 7.00 il S/V Tito è giunto al seguito della Alliance nella rada di Genova.
Per quanto riguarda i mezzi intervenuti per la messa in sicurezza ed il disincaglio della nave, la Capitaneria di Porto di Portoferraio con fax in data 24 luglio 2005 rendeva noto che il Comando di bordo della motonave Alliance comunicava di aver ricevuto conferma dalla ditta Neri S.p.a. che sarebbero partiti dal porto di Livorno il giorno 25 i mezzi necessari per il salvataggio/assistenza.
La citata Capitaneria di Porto con successivo fax datato 26 luglio 005 ha comunicato quanto segue:
«Si riferisce che i mezzi navali della società Neri sono giunti nelle notte scorsa nella zona delle operazioni posizionandosi in modo da non inficiare la "copertura panne" che circonda la nave in oggetto».
«I tecnici della società incaricata hanno eseguito ulteriori ispezioni subacquee finalizzate insieme alle opportune verifiche interne, alla stesura di un piano delle azioni da intraprendere per rimettere in assetto di galleggiamento l'unità e quindi successivamente trasferirla».
«Dai controlli operati è scaturito un piano di intervento che le società interessate (Tito Neri e Smit Salvage) hanno sottoscritto e trasmesso».
La Capitaneria di Porto con fax in data 27 luglio 2005 ha infine comunicato quanto segue:
«A seguito delle verifiche espletate, i tecnici delle società incaricate hanno dichiarato che le falle non hanno interessato casse di gasolio ma solo casse di zavorra; hanno provveduto quindi a sigillare le aperture prodottesi e successivamente a svuotare i locali interessati dall'allagamento con pompaggio nelle casse del pontone impiegato nelle attività di che trattasi».
«Contestualmente la nave è stata posta in tiro da due rimorchiatori che, assicurandone l'assetto, la hanno lentamente allontanata da Cala Giovanna».
«Le società incaricate hanno quindi dichiarato di aver ultimato le operazioni di svuotamento e chiusura dei doppi fondi con esito soddisfacente comunicando altresì la prontezza al trasferimento rimorchio verso il porto di Genova con anche altra unità in assistenza».
Con deliberazione commissariale n. 141 del 24 luglio 2005 è stato disposto di «sospendere temporaneamente, con effetto immediato, tutte le autorizzazioni già emesse per il transito di qualsiasi natante per l'accesso all'isola di Pianosa, fino alla conclusione delle attività di recupero della M/N Alliance».
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
l'area marina del Mar Tirreno settentrionale e del Mar Ligure meridionale, corrispondente alle coste della Toscana è senza dubbio un'area di notevole importanza ambientale ed economica per l'intero sistema Italia. Molte delle attività di consulenza e di ricerca applicata dell'ICRAM condotte fino ad oggi hanno visto in questa area la loro sede prioritaria di svolgimento: basti pensare alla gestione dei materiali dragati nei porti, alla definizione dei criteri ecotossicologici per la qualità dei fondali e delle acque marine, alla bonifica dei siti di interesse nazionale;
in particolare, da oltre 10 anni un gruppo di personale ICRAM è stabilmente presente a Livorno, grazie anche alla ospitalità e ad una fattiva collaborazione con il Consorzio interuniversitario di Biologia Marina (CIBM) e con le diverse Università ad esso consorziate. Nello stesso contesto si sono consolidate nel tempo attività di collaborazione anche con il CNR, con l'ARPAT e soprattutto con le Amministrazioni locali, la Capitaneria e le Autorità portuali (Livorno, Piombino e Massa Carrara);
nel corso di questi anni, oltre alle notevoli risorse economiche portate all'istituto, queste attività hanno permesso la formazione e la crescita professionale di diverse unità di personale di cui alcune attualmente ricoprono incarichi a diverso livello nell'attuale organico dell'ICRAM, altre hanno trovato una sistemazione presso Enti affini all'ICRAM ed altre ancora stanno impegnandosi per realizzare i progetti in corso e consolidare il ruolo dell'istituto nel territorio livornese. Tali attività costituiscono anche importanti presupposti per alcune delle direttive del Ministero vigilante, espressamente impartite col Piano triennale di attività 2005-2007;
si è venuti a conoscenza in questi giorni del fatto che il Consiglio di Amministrazione dell'ICRAM ha indicato per la Toscana la sede di Castiglioncello (Villa Celestina), una struttura messa a disposizione dal comune di Rosignano. Tale proposta secondo gli interroganti sembra non tenere assolutamente conto delle suddette molteplici attività di consulenza e di ricerca applicata dell'ICRAM condotte fino ad oggi dalla sede di Livorno;
mentre da quanto sopra esposto e dal trasferimento di numerose altre competenze regionali alle province toscane, sembrerebbe giustificata ampiamente la necessità di consolidare la presenza dell'ICRAM nell'area livornese, dotando l'Istituto di una effettiva sede ufficiale, con spazi dedicati alle attività di studio, ricerca e consulenza istituzionale, avvalendosi di un idoneo numero di personale ICRAM da prevedere in opportuno organico;
a supporto di quanto esposto si cita la risposta del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio all'interrogazione n. 5-03664 con la quale si chiedeva la conferma della sede ICRAM a Livorno: «... valorizzando, quindi, le attuali presenze, le collaborazioni in corso ed in previsione di un maggiore coinvolgimento dell'Istituto rispetto alle problematiche ambientali locali delle aree costiere, compatibilmente con le risorse che potranno essere messe a disposizione, si conferma la volontà di assicurare una maggiore formalizzazione della presenza di personale ICRAM anche in questa parte di territorio nazionale...» -:
quali siano stati i motivi per cui non si è prevista l'istituzione di una sede ufficiale ICRAM o di un laboratorio locale di ricerca lungo le coste della Toscana settentrionale da collocarsi a Livorno, inquadrabile anche nel processo di ampliamento dell'Istituto come previsto anche dalla legge delega al Governo in materia ambientale.
(4-16635)
In seguito all'analisi effettuata, oltre alle attuali sedi periferiche dell'Icram, Chioggia e Palermo, da rafforzare ulteriormente, è emersa con evidenza la necessità di dare prioritaria importanza alla istituzione di una nuova sede nell'area livornese, anche in considerazione delle condivisibili valutazioni contenute nell'atto di sindacato ispettivo presentato.
È impegno dell'attuale Governo valorizzare le differenti opportunità che vengono offerte da questa porzione strategica di territorio nazionale, attribuendo anche funzioni diverse a strutture dislocate in un raggio di poche decine di chilometri e che vanno a realizzare il consolidamento della presenza dell'Icram sulle coste toscane, con una modalità innovativa, dinamica e moderna, che ottimizzi le collaborazioni con le istituzioni tecnico-scientifiche e le amministrazioni, assecondando la specifica vocazione dei luoghi e valorizzando le realtà dell'Istituto storicamente presenti nella zona.
In questa ottica, la struttura di Castiglioncello rappresenta una risorsa di spazi e conseguenti attività formative assolutamente non trascurabili, in aggiunta alle strutture e alle funzioni dell'Icram attualmente presenti nell'area e che saranno ulteriormente ampliate, all'interno di un progetto complessivo e condiviso dalle realtà locali, per un effettivo sviluppo sinergico delle risorse umane ed economiche.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
il 29 settembre 2005, il Consiglio Comunale di Pisa ha approvato un ordine del giorno in materia di «Varchi Elettronici e Invalidi» nel quale si evidenzia che molti comuni stanno ricorrendo alla installazione dei varchi elettronici per evitare che le città siano soffocate dal traffico e che questi strumenti sono in fase di installazione anche nel Comune di Pisa, con l'obiettivo di ridurre drasticamente il numero delle auto circolanti e, di conseguenza, l'inquinamento atmosferico e il volume del traffico;
nell'ordine del giorno approvato, si legge altresì che si deve assicurare ai diversamente abili di vivere il territorio in modo libero ed indipendente e che questo è un obiettivo che una società civile deve perseguire con determinazione, attraverso anche l'abbattimento di tutte le barriere architettoniche;
sempre dalla lettura del provvedimento comunale emerge che i temi degli invalidi e dei varchi elettronici sono stati affrontati in vari incontri avvenuti presso il Comune di Pisa, la Provincia di Pisa e la ASL alla presenza delle Associazioni degli invalidi che hanno riconosciuto l'impegno e la sensibilità mostrata dal Comune di Pisa nel ricercare tutte le soluzioni possibili per ridurre al minimo le difficoltà che gli invalidi si trovano ad affrontare con i varchi elettronici , ma hanno ribadito che il diversamente abile deve avere il diritto di poter raggiungere qualsiasi luogo di qualunque città in ogni momento del giorno senza dover ricorrere a particolari iter burocratici per ottenere permessi speciali temporanei;
il Comune di Pisa ha previsto un ventaglio di possibilità:
a) comunicazione della targa abitualmente utilizzata da immettere nella memoria del sistema operativo dei varchi, senza alcun costo;
b) in caso di utilizzo di veicoli diversi da quello abituale, sempre senza alcun costo, possibilità di comunicare la targa direttamente alla ASL che gestirà le variazioni attraverso un Portale a disposizione di tutti gli invalidi e delle associazioni che effettuano il trasporto socio-sanitario;
c) eventuale acquisto, per chi lo ritenga opportuno, di un telepass, senza indicazione di targa, da utilizzare con il permesso cartaceo, su tutti i veicoli usati dall'invalido, senza alcuna limitazione, queste possibilità permetteranno ai diversamente abili residenti nell'area pisana e residenti altrove, ma che hanno con la nostra città relazioni sistematiche, di superare, in qualsiasi momento, la barriera rappresentata dai varchi elettronici;
la valenza del problema, sottolinea l'ordine del giorno approvato dal Consiglio Comunale di Pisa, rimane una difficoltà oggettiva per tutti gli invalidi, provenienti da fuori, anche occasionalmente, e senza alcuna relazione con la città, a favore dei quali occorrerebbe realizzare e attivare un meccanismo elettronico semplice, di riconoscimento, valido per l'intero territorio nazionale, rilasciato da tutti i comuni -:
se non intenda adottare iniziative normative volte a prevedere uno strumento semplice di controllo telematico, da far rilasciare con il permesso cartaceo dai comuni, da omologare e adottare nel più breve tempo possibile e valido per tutto il territorio nazionale in modo da superare definitivamente gli attuali inconvenienti;
se non intenda promuovere e sostenere, ancheattraverso l'opportuno stanziamento di risorse, l'effettivo abbattimento delle barriere, anche di tipo telematico, come nel caso dei varchi elettronici installati in molte città, cercando di uniformare in tutto il territorio nazionale i sistemi di rilevazione dei veicoli utilizzati dai disabili senza alcuna limitazione e senza costi aggiuntivi per le persone;
se non intenda adottare iniziative normative volte a prevedere un fondo nazionale per ammortizzare il costo che i diversamente abili dovranno sostenere per l'acquisto degli strumenti necessari a superare i varchi elettronici su tutto il territorio nazionale.
(4-17209)
Le amministrazioni comunali competenti sono tenute a dare concreta attuazione al suddetto disposto normativo.
In assenza di uno standard unico per i protocolli di comunicazione a corto raggio terra-veicoli non è possibile, allo stato attuale, adottare la soluzione prospettata di uno strumento semplice di controllo telematico valido per il territorio nazionale.
L'omologazione delle apparecchiature di controllo dei varchi peraltro viene effettuata dal ministero delle infrastrutture e dei trasporti su istanza del produttore che è tenuto a rispettare le norme indicate dall'articolo 7 del decreto del Presidente della Repubblica n. 250 del 1999; sono attualmente ammesse tutte le tecnologie disponibili e non può essere privilegiata per ovvi motivi legati all'assicurazione della libera concorrenza, quella della comunicazione a corto raggio terra-veicolo.
L'adozione di uno standard unico di comunicazione ancorché auspicabile non può essere imposta dal ministero delle infrastrutture e dei trasporti essendo ricompresa nella competenza degli enti internazionali di unificazione.
Tuttavia, il ministero delle infrastrutture e dei trasporti si sta adoperando per la realizzazione di un sito contenente i recapiti presso ogni comune che adotta il sistema automatico di controllo degli accessi ai quali gli interessati potranno rivolgersi per ottenere tutte le informazioni utili in ordine
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Mario Tassone.
il decreto legislativo n. 111 del 2004 ha approvato le nuove norme di attuazione della Regione Friuli-Venezia Giulia in materia di viabilità e trasporti;
le stesse sono entrate in vigore il 19 maggio 2004 e, a par dettato normativo, diverranno efficaci con l'entrata in vigore della legge statale che determinerà la fiscalità necessaria alla copertura degli oneri complessivi relativi alle competenze trasferite;
il Presidente della Regione, fin dalla scorsa primavera, ha richiesto al Ministero dell'economia e delle finanze di avviare il relativo Tavolo tecnico per l'individuazione delle singole poste, con l'obiettivo di inserire la necessaria previsione di copertura nella finanziaria 2005;
di recente sia il Capo di Gabinetto del Ministro dell'economia e delle finanze sia il Ragioniere Generale dello Stato hanno comunicato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri l'opportunità che il Tavolo sia coordinato dal Dipartimento Affari regionali di quella Presidenza e sia convocato immediatamente al fine di permettere l'assunzione della norma relativa al trasferimento di fiscalità nella finanziaria dello Stato;
l'incontro dell'11 ottobre 2004, è risultato non conclusivo, nonostante la quantificazione di alcuni oneri e in particolare quelli relativi alla viabilità e alla Motorizzazione civile siano stati già definiti seppur sommariamente in passato, in quanto è mancata quella delle altre partite, pur ribadendo da parte governativa in quella sede la volontà di concludere i lavori in tempo utile per l'introduzione del necessario emendamento alla finanziaria;
i rappresentanti della Regione, al fine di anticipare i tempi, si sono impegnati a trasmettere nei prossimi giorni una loro quantificazione delle varie poste che dovrebbero essere analizzate in contraddittorio nel prossimo incontro già fissato per il 22 ottobre 2004;
emerge, l'urgenza della definizione degli oneri in particolare sul trasporto ferroviario locale - oggi lasciato in stato di abbandono - verso cui si sono levate ripetute proteste da parte dell'utenza locale per il continuo manifestarsi di disservizi e ritardi -:
se intenda dare indirizzo alla rappresentanza governativa presente al Tavolo tecnico per una più rapida definizione della questione e come intenda coprire l'onere economico relativo al trasferimento delle competenze in materia di viabilità e trasporto alla Regione Friuli- Venezia Giulia.
(4-11324)
In dette riunioni si è preso atto che la distanza tra le quantificazioni espresse dalla regione e quelle dell'amministrazione statale era molto rilevante, tale da non consentire il trasferimento materiale delle funzioni «ad invarianza di spesa» e quindi senza oneri aggiuntivi nel bilancio dello Stato.
Sebbene nell'ultima riunione siano state formulate e raggiunte intese volte ad approfondire
A seguito della richiesta, avanzata nel mese di novembre 2005, dal Presidente della regione, di un tavolo di confronto sull'intera materia dei rapporti finanziari Stato-regione, si è svolta il 12 gennaio 2006 una riunione tecnica preparatoria, al fine di esaminare anche la questione della quantificazione degli oneri relativi al suddetto decreto legislativo. Nella riunione si è preso di nuovo atto che, sul piano tecnico, la distanza tra i dati regionali e quelli dello Stato era ancora molto ragguardevole e, pertanto, è stato deciso di rimettere la soluzione al tavolo politico.
Il Ministro per gli affari regionali: Enrico La Loggia.
il porto di Trieste risulta essere inserito, insieme ad altre 10 città, nell'elenco degli scali messi a disposizione dal Governo italiano per dare ospitalità a navi e sommergibili nucleari delle flotte alleate;
il decreto legislativo 230/95 in materia di protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori contro i rischi derivanti dalle radiazioni ionizzanti, all'articolo 124 («Aree portuali») contempla particolari disposizioni per le «aree portuali interessate dalla presenza di naviglio a propulsione nucleare» in situazioni di emergenza nucleare, e prevede, all'articolo 129 della Sezione II («Informazione della popolazione»), l'obbligo di fornire informazioni alle popolazioni che rischiano di essere interessate dall'emergenza radiologica e per le quali è stato appositamente stabilito un piano dì intervento nel caso si manifestino simili eventualità, e ciò senza che le stesse ne debbano fare richiesta;
l'articolo 129 sancisce inoltre che tali informazioni debbano essere accessibili al pubblico sia in fase di preallarme o di emergenza radiologica che in condizioni normali;
l'Unione europea ha però recentemente aperto una procedura di infrazione contro l'Italia per la mancata divulgazione dei suddetti Piani di Protezione civile nel caso in cui, causa il traffico navale militare a propulsione atomica, si dovesse malauguratamente verificare un incidente nucleare;
è notorio che il Governo ha dato facoltà di desecretare e diffondere questi piani e che risulta in atto un'azione coordinata dal Ministero delle politiche comunitarie finalizzata a un'emissione in tempi rapidi di tali decreti;
anche nel caso di Trieste, quindi, il Piano di emergenza in caso di incidente nucleare dovrebbe essere messo a disposizione delle autorità competenti, comprese le amministrazioni e le aziende sanitarie, e di tutti i cittadini che lo richiedessero;
già nelle città di La Spezia, Taranto e Gaeta, presenti assieme al capoluogo giuliano nella lista dei porti con traffico di unità militari a propulsione e armamento atomico, si è provveduto a rendere noti tali piani, mentre risulta che a Trieste non sia stata ancora portata a conoscenza tale documentazione, nonostante già nel 2000 l'Osservatorio etico ambientale avesse presentato una richiesta di informazione in tal senso -:
se il Governo ritenga di intervenire affinché, dopo La Spezia, Taranto e Gaeta, anche nella città di Trieste venga data divulgazione e sia messo a disposizione dei cittadini e soprattutto delle Autorità preposte il Piano di emergenza in caso di incidente nucleare, al fine di rassicurare e informare la popolazione del Friuli Venezia Giulia come previsto dalla legge e dalle direttive europee.
(4-15842)
Tale organismo, in fase di istituzione, è nominato con decreto del Ministro della sanità, di concerto con i Ministri dell'interno, per il coordinamento della protezione civile e dell'ambiente, sentita l'Autorità Nazionale Protezione Ambiente e ha il compito di predisporre schemi generali in materia di divulgazione delle informazioni preventive e di emergenza in tema di rischi radioattivi.
Sulla base di tali indicazioni i Prefetti predispongono e divulgano il piano di informazione sulle emergenze radiologiche alla popolazione.
Nelle more della istituzione della predetta Commissione e dell'emanazione del decreto ex articolo 134 del citato decreto legislativo n. 230 del 1995, il Dipartimento della protezione civile, con nota del 3 marzo 2001, ha chiesto ai Prefetti di introdurre nei piani da revisionare specifici piani di informazione alla popolazione, affidando alle stesse Prefetture il compito di provvedere alla diffusione alla cittadinanza degli elementi informativi previsti dall'articolo 130.
Per quanto riguarda il caso specifico segnalato dall'interrogante si rappresenta che, in ragione delle competenze affidate, la Prefettura di Trieste ha già avviato le procedure per l'aggiornamento del piano di sicurezza nella parte relativa alle possibili emergenze derivanti dalla presenza di navi a propulsione nucleare nel Golfo di Trieste.
La predisposizione del piano è in fase avanzata e conterrà, come previsto, una parte dedicata all'informazione della popolazione sulle misure di protezione sanitaria e sui comportamenti da adottare nei casi di emergenza radiologica.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Maurizio Balocchi.
la situazione sanitaria e di indigenza di molti nostri connazionali che vivono in paesi del sud del mondo, è spesso prossima all'emergenza;
le varie sedi consolari italiane possono elargire dei sussidi in denaro e contributi per cure mediche di importo limitato ai connazionali residenti nella circoscrizione consolare e di cui siano comprovate le effettive condizioni di difficoltà;
la corresponsione dei sussidi in denaro è stabilita nella circolare ministeriale n. 6 dell'11 giugno 2001 che attualmente prevede il limite massimo di 1.032 euro pro capite erogabile senza autorizzazione del ministero;
l'autorità consolare può poi concedere previa autorizzazione ministeriale, sussidi di importo maggiore in casi di particolare gravità o dove siano necessari interventi ad hoc per casi specifici (ad esempio per particolari cure mediche);
questi sussidi tuttavia, come specificato nella circolare ministeriale n. 6 dell'11 giugno 2001, «non devono assolutamente avere carattere ricorrente onde evitare che si trasformino in vitalizio»;
in ogni caso, l'ammontare massimo dei fondi destinati all'assistenza viene stabilito dal Ministero degli affari esteri di anno in anno con la legge finanziaria, allocato sotto il capitolo 3121 del MAE e distribuito alle varie sedi consolari;
la situazione economica di alcuni paesi però, come ad esempio l'America Latina, era stata riconosciuta di una gravità tale per cui si era arrivati, seppure limitatamente agli anni 2002-2003, ad un aumento di 10 milioni di euro del capitolo di spesa destinato all'assistenza diretta degli indigenti residenti all'estero;
tuttavia, la legge Finanziaria 2005 ha riconfermato per il capitolo di spesa 3121 lo stesso importo del 2004 (13.427.879
se si intenda adottare iniziative normative volte ad incrementare l'ammontare complessivo dei fondi del capitolo di spesa 3121, destinati alle sedi consolari per l'assistenza sociale agli indigenti italiani, aumentando così il massimale assegnato a ciascun indigente;
se il Governo abbia valutato la possibilità di avviare al più presto un programma di censimento degli indigenti di origine italiana per una conoscenza più completa di questo fenomeno;
se si intendano avviare progetti di cooperazione socio-sanitaria e di gemellaggio con Ospedali e strutture sanitarie in loco, per favorire azioni a tutela della salute, vista l'emergenza sanitaria che colpisce le comunità italiane in questi paesi.
(4-19284)
Per quanto riguarda il massimale assegnato a ciascun indigente, questo Ministero è sempre molto attento alle esigenze dei connazionali più bisognosi, soprattutto nei casi più gravi, quando si rende spesso necessaria da parte della Sede l'erogazione, e quindi la relativa autorizzazione ministeriale, di importi superiori al massimale previsto.
Gli Uffici competenti provvedono ogni anno a raccogliere i dati relativi al numero degli assistiti che varia a seconda delle condizioni economiche e sociali dei Paesi di residenza, del progressivo invecchiamento dei connazionali e del livello di qualità delle prestazioni sanitarie. È importante inoltre ricordare che solo una parte dello stanziamento totale del capitolo si traduce nell'erogazione diretta di un sussidio in denaro in favore del connazionale. In molti casi, per quei Paesi in cui il locale sistema sanitario e assistenziale pubblico è particolarmente carente, gli Uffici diplomatico-consolari stipulano convenzioni con strutture sanitarie specifiche per consentire ai nostri connazionali indigenti di usufruire di prestazioni sanitarie e farmaceutiche gratuite. Attualmente è inoltre allo studio la possibilità di consentire alle nostre Sedi all'estero di fare ricorso anche ad assicurazioni sanitarie individuali.
Si segnala infine che sono moltissimi gli enti assistenziali, alcuni dei quali ricevono anche contributi ministeriali, che curano ed assistono i nostri connazionali più bisognosi nel mondo.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Giampaolo Bettamio.
la signora Hamidovic Nevresa, cittadina della Bosnia-Erzegovina di etnia «rom», è entrata in Italia nel corso degli anni ottanta, senza mai allontanarsene;
è regolarmente coniugata con un proprio connazionale, il signor Cizmic Mahmut, con il quale vive da moltissimi anni presso una struttura allestita dal Comune di Roma, denominata «campo nomadi» e sita in Roma, Vicolo Savini 63; dal 1995 il nucleo familiare dell'interessata è stato censito e quindi inserito nelle liste anagrafiche dei cittadini residenti nel comune capitolino;
la signora Hamidovic è madre di tre bambini in tenera età, che frequentano regolarmente la scuola dell'obbligo; nel nostro paese vive grazie ai guadagni del marito, il quale, titolare di permesso di soggiorno, svolge, in qualità di socio della
il campo nomadi di Roma, Vicolo Savini 63, è oggetto da molti anni di interventi specifici posti in essere dal Comune di Roma e dall'XI Municipio. In una nota redatta dal Segretariato Sociale dell'XI Municipio si legge che la famiglia della signora Hamidovic è inserita «in un percorso di inserimento sociale del nostro servizio... è inserita nel censimento degli abitanti del campo effettuata dal Nucleo anti esclusione. I figli di Nevresa e Hamut... sono regolarmente iscritti a scuola»;
nel corso della sua lunga permanenza in Italia la signora Hamidovic è entrata in possesso, in data 13 gennaio 1996, di un permesso di soggiorno rilasciato dalla Questura di Roma, rinnovato in due occasioni e distrutto, insieme al suo passaporto, a seguito di un incendio che ha devastato la baracca nella quale si trovava a vivere;
le competenti Autorità della Bosnia-Erzegovina, interpellate dall'interessata, non sono state in grado di rilasciare in tempi brevi un nuovo passaporto a causa dei noti sconvolgimenti bellici e della guerra civile che hanno portato allo smembramento della Repubblica jugoslava; un nuovo passaporto veniva rilasciato alla signora Hamidovic soltanto in data 24 settembre 2002 da parte del Consolato Generale della Bosnia-Erzegovina in Milano;
in data 20 luglio 2005 la signora Hamidovic, che si trovava con il proprio nucleo familiare in località Alba Adriatica, sottoposto ad un normale controllo dei documenti di identità, veniva coattivamente separata dai propri familiari e condotta nei locali della Questura di Teramo. In questa sede è stata fatta oggetto di un decreto di espulsione dal territorio nazionale emesso da parte del Prefetto di Teramo. In tale provvedimento l'Amministrazione afferma che la straniera sarebbe «entrata nel territorio dello Stato il 24 settembre 2002 attraverso il confine dello Stato di Milano sottraendosi ai controlli di frontiera». Tale provvedimento non tiene conto del fatto che, alla data suddetta la straniera - che dagli anni ottanta non si è mai allontanata dal territorio italiano - era entrata in possesso del nuovo passaporto rilasciato da parte del Consolato Generale della Bosnia-Erzegovina in Milano;
a parere dell'interrogante, al di là della ricostruzione frettolosa dell'Amministrazione italiana, colpisce che nel provvedimento di espulsione non si faccia riferimento alcuno alla situazione familiare della straniera: quindi l'Amministrazione, secondo l'interrogante, non ha eseguito un serio bilanciamento degli interessi presenti nel caso in specie, in particolare, non ha tenuto nella dovuta considerazione la tutela dell'integrità familiare tutelata dall'ordinamento italiano e internazionale, specie in riferimento alla presenza di figli minori;
in esecuzione di detto provvedimento di espulsione, il Questore di Teramo disponeva in pari data il trattenimento della signora Hamidovic presso il CPTA di Roma-Ponte Galeria. Nei giorni successivi il Giudice di Pace di Roma convalidava il trattenimento della straniera per 30 giorni, poi prorogati di ulteriori 30 giorni;
in data 2 settembre, l'avvocato Luca Santini, legale di fiducia dell'interessata, presentava ricorso d'urgenza alla Corte europea dei diritti dell'uomo al fine di chiedere la sospensione cautelare del provvedimento di espulsione per violazione dell'articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che tutela l'integrità e il rispetto della vita familiare;
nella stessa data la Corte di Strasburgo ha ordinato allo Stato italiano «de ne pas expulser la requérante vers la Bosnia-Herzégovine», in attesa di una più compiuta valutazione della sua posizione;
in data 6 settembre, l'Autorità italiana ha eseguito l'espulsione della signora Hamidovic in tal modo trasgredendo il sopra menzionato provvedimento sospensivo dell'espulsione. In pari data il legale di fiducia informava la stessa Corte dell'inadempimento dell'Autorità italiana: la Corte ha già annunciato che si riunirà nei prossimi giorni, in via straordinaria, per le determinazioni del caso;
in data 8 settembre, l'interessata ha presentato istanza di reingresso nello Stato italiano presso il Consolato italiano in Bosnia-Erzegovina: tale procedura può durare solitamente fino a 18 mesi. In questo lasso di tempo, la signora Hamidovic sarà costretta a vivere lontana dal territorio italiano venendo meno, suo malgrado, ai suoi doveri di madre di bambini minori: lontana dal territorio italiano nonostante la sua posizione era regolarizzabile alla luce del diritto italiano e internazionale, nonostante il marito sia possessore di regolare permesso di soggiorno ed è in grado di provvedere al sostentamento della famiglia; lontana dal territorio italiano nonostante l'ordine contrario della Corte di Strasburgo;
il caso è seguito da associazioni quali Antigone e progetto Diritti -:
di quali informazioni disponga il Ministro interrogato in ordine all'esecuzione dell'espulsione dell'interessata avvenuta nonostante vi sia stato un ordine cautelare di non refoulement della Corte di Strasburgo, e lo stesso ordine sia stato notificato al Ministro e ai responsabili del CPTA di Ponte Galeria;
se e quali misure saranno adottate dal Ministro interrogato per porre fine all'inadempimento italiano e al fine di non pregiudicare irreparabilmente l'interesse e il diritto all'unità familiare dei tre minori rimasti in Italia privi della presenza e dell'assistenza della propria madre;
se e quali misure, infine, verranno adottate nei confronti di chi si sia reso eventualmente responsabile dell'inadempimento italiano ad un ordine della Corte di Strasburgo e del pregiudizio e danno causato alla famiglia Hamidovic.
(4-16532)
In particolare, in due circostanze, nel 1989 e nel 1990, veniva arrestata per furto, mentre, nell'ottobre 1991, veniva emesso, nei suoi confronti, decreto di espulsione del prefetto di Roma.
Successivamente, nel 2003, la questura di Rimini la sottoponeva ad indagini per impiego di minori nell'accattonaggio, dopo essere stata sorpresa ad utilizzare bambini in tenera età per chiedere l'elemosina.
Dopo questi episodi, nel luglio 2005, la signora Hamidovic veniva rintracciata dai Carabinieri di Tortoreto (Teramo) priva di permesso di soggiorno e di mezzi di sostentamento. Per questi motivi, il 20 luglio 2005, nei suoi confronti veniva emesso dal prefetto di Teramo decreto di espulsione per violazione dell'articolo 13, comma 2, lettera a) e b), del decreto legislativo n. 286 del 1998 e successive modifiche.
Lo stesso giorno, non essendo stato possibile eseguire immediatamente l'espulsione per mancanza di un idoneo mezzo di trasporto, le veniva notificato il provvedimento del questore di Teramo, che ne disponeva il trattenimento presso il Centro di permanenza temporanea di Roma, per il tempo strettamente necessario a rimuovere gli impedimenti che ne ostacolavano l'espulsione. Veniva anche sottoposta a visita medica presso la locale ASL (Azienda sanitaria locale), nel corso della quale non si riscontravano patologie che ne impedissero la permanenza presso la struttura di trattenimento.
Il giudice di pace di Roma, il 22 luglio 2005, convalidava il trattenimento emesso dal questore di Teramo.
Il 24 agosto 2005, il Giudice di Pace di Teramo rigettava il ricorso presentato dall'interessata avverso il decreto di espulsione emesso dal prefetto di Teramo, ritenendo l'atto impugnato pienamente legittimo e conforme alla normativa vigente. Contro la predetta decisione non risulta essere stato presentato ricorso per Cassazione.
La signora Hamidovic, il 6 settembre successivo, veniva, pertanto, rimpatriata dall'aeroporto di Fiumicino con volo Roma-Sarajevo.
Per quel che riguarda la richiesta avanzata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo di sospendere l'esecuzione dell'espulsione, ad essa, stante i termini ristretti, non si è potuto dare seguito in quanto, a causa di un disguido, è stata acquisita dagli Uffici competenti solo dopo che l'allontanamento della Hamidovic era già stato eseguito.
Sul piano generale, non può non essere messo in evidenza che le Autorità italiane, in casi analoghi - peraltro estremamente esigui - hanno sempre aderito tempestivamente alle indicazioni fornite dalla Corte europea dei Diritti dell'uomo in merito alla sospensione dell'esecuzione di provvedimenti di espulsione di stranieri che abbiano presentato ricorso presso detto organo.
Si soggiunge che l'Italia, a differenza di altri paesi europei, non è mai stata condannata dalla Corte di Strasburgo per violazione della Convenzione sui diritti dell'uomo e, in particolare, delle norme che proteggono gli stranieri soggetti ad espulsione.
Tornando al caso della signora Hamidovic, si è già, in ogni caso, provveduto a contattare il legale della ricorrente per acquisire il recapito della stessa all'estero e concordarne le modalità di un eventuale rientro in Italia. Per questo motivo sono state chieste al competente Ministero degli affari esteri indicazioni circa le modalità di rilascio del titolo autorizzatorio al rientro della ricorrente.
Va precisato, altresì, che, allo stato attuale, il provvedimento adottato dalle Autorità italiane è da ritenere pienamente legittimo, tenuto conto che il permesso di soggiorno rilasciato alla ricorrente dalla questura di Roma nel 1996 risultava scaduto da lungo tempo, che la stessa ha soggiornato irregolarmente nel territorio nazionale e che a suo carico sussistono numerosi provvedimenti di polizia.
La sospensione richiesta dalla Corte di Strasburgo ha, peraltro, carattere interlocutorio anche perché, come è noto, per instaurare un giudizio vero e proprio davanti alla Corte, i ricorrenti devono prima esperire tutte le vie previste dall'ordinamento nazionale. A quanto risulta, come già detto, la signora Hamidovic non ha finora fatto nulla in questa direzione.
Per quanto riguarda, infine, il richiamo al diritto all'unità familiare invocato, anche di fronte alla Corte europea, dalla signora Hamidovic, si precisa che l'ordinamento nazionale disciplina le ipotesi di ingresso e permanenza degli stranieri in modo assolutamente rispettoso della Convenzione dei diritti dell'uomo, fatto salvo il diritto dei figli minori a seguire il genitore espulso e considerata altresì la possibilità del tribunale dei minori di autorizzare l'ingresso o la permanenza del familiare per un periodo determinato.
In particolare, come rilevato nella pronuncia del giudice di Teramo, l'esistenza del nucleo familiare non è di per sé sufficiente a far ritenere legittima la permanenza in Italia di cittadini stranieri al di fuori delle regole che disciplinano l'ingresso nel territorio dello Stato, senza che tale disciplina contrasti con la tutela costituzionale del diritto all'unità familiare, atteso che il legislatore ordinario può limitare legittimamente tale diritto per bilanciare l'interesse dello straniero al mantenimento del nucleo familiare con altri valori costituzionali posti a fondamento delle norme in materia d'ingresso e soggiorno degli stranieri.
La vigente normativa, correttamente seguita nel caso di specie, da un lato esclude il paventato «vulnus» all'unità familiare, dall'altro evita la conseguenza che, in presenza di minori, resti impedita l'applicazione della normativa nazionale a tutela dell'integrità delle frontiere nei confronti di
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Giampiero D'Alia.
l'Unione europea, con l'avallo della Regione Veneto, ha catalogato come zone a protezione speciale tutto il territorio di Comelico e Sappada;
tale riconoscimento da una parte - giustamente - promuove la responsabile politica degli amministratori che in questi anni hanno lavorato per conservare, preservare e valorizzare il loro territorio; dall'altra, aspetto quest'ultimo, secondo l'interrogante assai criticabile, fa piovere dall'alto una decisione nella stesura della quale nei fatti non ha partecipato nessun eletto di quel territorio stesso e che obbligatoriamente costringerà le amministrazioni locali a ricalibrare e rimodulare la politica ambientale fino ad oggi dispiegata che ha portato ad una difesa dell'ambiente stesso giocata sul binomio sviluppo-presenza umana, senza il quale intere parti vengono lasciate morire nell'abbandono;
si tratta quindi, secondo l'interrogante, di un provvedimento riconducibile ad una logica non nata in loco (come quella cultura dell'ambiente ricordata sopra) e che chiama in causa anche la recente richiesta di riconoscimento Unesco delle Dolomiti, in cui anche si cerca un compromesso che omette tutte le ricchezze culturali e umane del mondo dolomitico per registrare un'area a macchia di leopardo e ad esclusivo pregio ambientale;
diverso sarebbe, invece, cercare anche un rapporto fattivo e proficuo (anche da parte dello Stato ma non solo) con chi quei patrimoni possiede e cura da sempre;
infatti da notizie anche uscite sulla stampa la maggioranza dei sindaci delle Regole e degli Enti sono perplessi in questo e nell'altro caso, in particolar modo per ciò di cui in calce alla pagina, si batterà a tutti i livelli istituzionali perché venga rivisto quel concetto di «riserva indiana» calato sulla comunità locale, creando non pochi problemi alle politiche di sviluppo del territorio Comelico-Sappada -:
se siano informati dei fatti su esposti e, in particolare delle reazioni negative con cui tali misure sono state accolte;
quali iniziative ritengano di dover adottare in merito a tale situazione promuovendo un franco ed aperto confronto con tutte le istanze locali, a partire dai comuni, sino all'ente provincia ed alla regione.
(4-16463)
A partire dal 1994 il ministero dell'ambiente ha avviato il lavoro di individuazione dei siti aventi i requisiti previsti dalla direttiva 92/43/CEE, nell'ambito del Programma Bioitaly, cofinanziato dalla Comunità europea.
La Regione Veneto avvalendosi della consulenza di referenti scientifici indicati nella convenzione sottoscritta con il ministero ha partecipato al programma, individuando, alla conclusione dello stesso nel gennaio 1997, 156 siti.
Successivamente, dopo l'entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 di recepimento della citata direttiva e in attuazione dell'articolo 3 dello stesso, la Giunta regionale del Veneto, con delibera della Giunta regionale 21 dicembre 1998, n. 4824, ha operato una prima individuazione di 45 siti per la formulazione da parte del ministero dell'ambiente della proposta alla Commissione europea, nonché una prima individuazione di 17 aree per la designazione da parte del ministero delle zone di protezione speciale ai sensi della direttiva 79/409/CEE, comprese all'interno di aree naturali protette o del demanio regionale.
Con l'emanazione del decreto del ministero dell'ambiente 3 aprile 2000 «Elenco dei Siti di Importanza Comunitaria e delle zone di protezione speciali, individuati ai sensi delle direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE» sono stati pubblicati, per quanto riguarda la Regione Veneto l'elenco delle zone di protezione speciale segnalate con la citata delibera della Giunta regionale 4824 del 1998 confermando, tuttavia, l'elenco dei siti di importanza comunitaria censiti nell'ambito del programma Bioitaly.
Considerando l'adozione del decreto una violazione delle disposizioni dell'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 relative al procedimento di individuazione dei siti di interesse comunitario e dell'articolo 9 della legge 9 marzo 1989, per invasione delle attribuzioni regionali, la Regione del Veneto ha opposto nei confronti del ministero dell'ambiente un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica. Poiché, con parere n. 48 del 2001 la Sezione II del Consiglio di Stato ha ritenuto insussistenti le censure proposte dalla Regione Veneto, il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio ha comunicato di considerare definitivamente chiuse le questioni sorte in merito alla regolarità del procedimento di individuazione dei siti, invitando le amministrazioni all'osservanza degli adempimenti di competenza.
A seguito delle richieste da parte del mistero di operare una verifica tecnica dei perimetri dei siti di importanza comunitaria (senza tuttavia diminuirne l'estensione complessiva) e di individuare nuove proposte di zone e di protezione speciale alla luce della citata procedura di infrazione n. 93/2165 attivata dalla Commissione europea in quanto le precedenti designazioni effettuate dall'Italia, non risultavano adeguate all'aggiornamento dello studio europeo «important Bird Areas in Europe» (Iba), la Giunta regionale, con deliberazione 31 dicembre 2001, n. 4018, ha affidato ad un gruppo di esperti in botanica, zoologia ed ecologia la revisione dei siti di importanza comunitaria e delle zone di protezione speciale. Le risultanze di tale lavoro (individuazione, schedatura e rappresentazione cartografica di 99 Sic e 70 Zps sono state approvate con le delibere della Giunta regionale nn. 448 e 449 del 21 febbraio 2003.
In recepimento delle decisioni della Comunità europea datate dicembre 2003 e dicembre 2004 relative agli elenchi dei siti di importanza comunitaria per le regioni biogeografiche alpina e continentale (tra i quali sono compresi i siti del Veneto), il ministero ha emanato i decreti 25 marzo 2004 e 25 marzo 2005; gli elenchi pubblicati non sono tuttavia considerati definitivi in quanto sono previste eventuali motivate integrazioni o variazioni: tali decreti, per il Veneto, riportano gli elenchi di cui alla delibera della Giunta regionale n. 448 e n. 449 del febbraio 2003.
Un'ulteriore parziale revisione di Sic e Zps è stata successivamente approvata dalla Giunta regionale con deliberazione europea di estendere gli ambiti individuati dall'Italia includendo gli habitat di alcune specie ittiche fortemente minacciate.
Nel gennaio 2005, nonostante le citate integrazioni effettuate, il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio ha trasmesso il parere motivato relativo all'esecuzione della sentenza di condanna 20 marzo 2003, causa C-378/01, per insufficiente classificazione di nuove Zps (tra cui alcuni ambiti classificati come Iba nella laguna di Venezia, Delta del Po e area tre a val Visdende e Canale di San Pietro) in attuazione della direttiva 79/409/CEE, comunicando il termine fissato dalla Commissione europea contro cui provvedere a nuove classificazioni di Zps al fine di evitare una sanzione pecuniaria. La proroga del termine al 22 aprile 2005 viene successivamente comunicata dal Ministro in una nota al Presidente della Giunta regionale ricordando il contenuto della sentenza di condanna della Corte di Giustizia europea, ai sensi dell'articolo 228 del Trattato CE, secondo la quale gli oneri derivanti
Si fa presente che la Regione Veneto, riconoscendo come fondamentali le iniziative per la conoscenza e l'informazione relative alla rete Natura 2000 e considerando altresì prioritaria ogni azione volta allo snellimento, semplificazione e coordinamento delle procedure al fine di garantirne l'efficacia evitando un pesante aggravio per i cittadini, sta avviando lo studio sistematico e la realizzazione della cartografia tematica degli habitat naturali e seminaturali e degli habitat di specie di importanza comunitaria ai sensi delle direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE.
La Comunità montana Comelico-Sappada compresa nella parte settentrionale della Zps IT3230089, ad esclusione degli insediamenti esistenti e previsti dalla pianificazione urbanistica nei fondovalle, sarà quanto prima dotata di tale strumento, necessario ad un'agevole, coerente e non penalizzante applicazione delle direttive comunitarie.
Da quanto illustrato, risulta evidente che l'individuazione dei Sic e Zps, in accordo con quanto disposto dalla normativa comunitaria e statale, si è riferita a criteri di natura tecnico-scientifica e alle conseguenti specifiche richieste della Commissione europea e del ministero dell'ambiente e della tutela del territorio.
Gli aspetti gestionali, che saranno concretamente sviluppati nel prossimo periodo, vedranno l'indispensabile coinvolgimento delle comunità locali, in ottemperanza al decreto ministeriale 24 settembre 2002, Gazzetta Ufficiale n. 224, sia in relazione alle scelte di programmazione degli interventi, sia a livello operativo e di monitoraggio.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
lo scorso 25 ottobre 2005, a Roma, un corteo di manifestanti contro l'approvanda «legge Moratti», al quale hanno aderito diversi esponenti dell'ultra-sinistra, ha raggiunto, senza alcuna preventiva autorizzazione, le immediate vicinanze delle massime sedi istituzionali, site in Piazza Colonna e Piazza Montecitorio, causando tafferugli e incidenti con le forze dell'ordine;
in occasione di tale corteo, alcuni manifestanti hanno oltraggiato, con insulti e sputi, gli addetti al servizio di ordine pubblico;
alcuni agenti di pubblica sicurezza hanno individuato e fermato i responsabili di tali atti, fra i quali una persona con precedenti specifici, peraltro in possesso di oggetti contundenti o comunque pericolosi per l'incolumità altrui;
i medesimi agenti sarebbero stati richiamati dai loro superiori per aver effettuati tali fermi e i fermati rilasciati -:
chi abbia autorizzato il corte-manifestazione del 25 ottobre per protestare contro la «Legge Moratti»;
se e quali provvedimenti siano stati adottati nei confronti dei fermati nel corso dei tafferugli in Piazza Colonna e Piazza Montecitorio.
(4-17591)
Le preoccupazioni della vigilia hanno trovato conferma sin dal primo mattino del 25 ottobre, quando circa 3 mila manifestanti si sono raccolti all'interno della città universitaria, altri 1.500 in piazza Barberini ed altri ancora davanti ai licei «Tasso», «Righi» e «Virgilio». Si sono così formati diversi cortei che hanno raggiunto piazza della Repubblica, dove nel frattempo confluivano numerosi altri manifestanti.
Alle ore 11 del mattino il corteo, molto più consistente del previsto, si è mosso da piazza della Repubblica incamminandosi lungo l'itinerario prestabilito, con alla testa diversi parlamentari e il leader dei COBAS. Già all'inizio del percorso, in via Cavour, i promotori hanno chiesto alle Forze dell'ordine di raggiungere piazza Montecitorio, dichiarandosi incapaci di contenere le pressioni che in tal senso provenivano dai manifestanti. Queste richieste sono state appoggiate da vari parlamentari.
In piazza Venezia gli organizzatori e il servizio d'ordine della CGIL hanno collaborato con i responsabili dell'ordine pubblico per indurre i giovani a proseguire per via delle Botteghe Oscure, evitando via del Corso. Mentre il corteo andava in questa direzione, alcuni operatori di polizia notavano un gruppo di manifestanti che si coprivano il volto. Molti erano in possesso di oggetti contundenti ma, dopo un'accesa discussione con altri giovani, desistevano e riprendevano a sfilare. Alle 12,40 la testa del corteo è arrivata a largo di Torre Argentina. Qui un consistente gruppo di manifestanti, con il volto coperto da sciarpe e caschi, ha tentato di forzare gli sbarramenti della polizia per raggiungere piazza Montecitorio attraverso via di Torre Argentina. C'è stato qualche contatto e dalle file degli studenti sono stati lanciati fumogeni.
Nell'occasione, un parlamentare ha nuovamente chiesto ai funzionari di polizia che al corteo fosse permesso di raggiungere Montecitorio o piazza del Pantheon ma, di fronte al persistere del diniego e all'arrivo di un contingente di rinforzo, il gruppo di manifestanti tornava sui suoi passi. Nel frattempo, era arrivato sul posto un noto esponente dell'area antagonista, a suo tempo leader, del movimento studentesco «La Pantera», il quale avvertiva che altri manifestanti, per vie diverse, stavano dirigendosi verso la Camera dei deputati.
Di lì a poco, in via del Teatro Valle, le forze dell'ordine si sono opposte ad un ulteriore tentativo di raggiungere la Camera. Nonostante la forte pressione sullo sbarramento degli agenti, l'iniziativa è stata respinta senza fare ricorso a cariche o lacrimogeni. In questo frangente erano presenti tre colleghi parlamentari.
Nella stessa occasione, tale Paolo Di Vetta, protagonista di un recente tafferuglio presso gli studi della RAI, ha riportato una lieve ferita lacero-contusa, per la quale non risulta aver fatto ricorso a cure mediche.
A qualche minuto di distanza, in piazza Sant'Andrea della Valle, l'autovettura che trasportava il ministro Calderoli e quella di scorta sono state bersagliate con sputi, calci e pugni da alcuni facinorosi. Altri momenti di tensione si sono verificati in corso Rinascimento, dove i manifestanti cercavano di raggiungere il Senato.
A seguito di ripetute sollecitazioni, circa 3 mila giovani hanno finalmente desistito e si sono riversati in piazza Navona. Altri gruppi si sono invece diretti alla spicciolata verso Montecitorio, fino a formare una folla di oltre 1.500 persone, mentre una quarantina di giovani improvvisava un sit in in via Uffici del Vicario. Gli studenti sono rimasti sempre dietro le transenne, presidiate da consistenti nuclei di forza pubblica, ma numerosi parlamentari presenti si sono adoperati affinché potessero ulteriormente avvicinarsi al Palazzo.
Il sottosegretario per l'istruzione onorevole Aprea, ha raggiunto i manifestanti, accompagnata dal Vicepresidente della Camera, onorevole Mussi, e ha proposto loro di formare una delegazione per incontrare
Sia davanti a Montecitorio che in via Uffici del Vicario alcuni deputati di Alleanza nazionale hanno lamentato la presenza di numerosi giovani che intralciavano il passaggio. In particolare, uno di loro ha contestato il comportamento incivile di diversi dimostranti, con i quali poi è riuscito ad intrattenere una normale conversazione.
Verso le 18 i manifestanti hanno cominciato a lasciare la piazza. Durante il deflusso in via del Corso è stato fermato un giovane, poi identificato come un noto esponente dell'area antagonista, e denunciato a piede libero perché in possesso di dodici fumogeni. Nella circostanza si è verificato un breve tafferuglio, a seguito del quale cinque persone hanno fatto ricorso alle cure dei medici dell'ospedale San Giacomo, tra le quali un cameraman dell'emittente pugliese Telenorba.
Il danno più grave lo ha subito un giovane di 21 anni, che ha riportato una frattura alla mano guaribile in 30 giorni; agli altri sono state accertate contusioni di lieve entità. Dopo questo episodio, non si sono più registrate altre turbative e, intorno alle ore 21, la manifestazione si è sciolta. A fine giornata, si sono contati 11 appartenenti alle Forze dell'ordine con lievi lesioni.
Ribadisco, infine, quanto ho avuto modo di dire presso l'Assemblea della Camera dei Deputati l'8 novembre scorso, in sede di informativa urgente, che dal 19 maggio 2003 ad oggi si sono svolte in Italia circa 20 mila manifestazioni di piazza assicurando ampiamente il diritto costituzionale di riunirsi pacificamente e senz'armi per esprimere le proprie convinzioni. Anche nelle situazioni più delicate, il Ministero dell'interno e le Forze dell'ordine hanno garantito questa libertà fondamentale, salvaguardando, nello stesso tempo, l'ordine pubblico e la sicurezza di tutti i cittadini, manifestanti e non manifestanti.
È un compito difficile, che richiede sempre grande professionalità e, spesso, pesanti sacrifici. Le nostre Forze dell'ordine lo hanno assolto in maniera così convincente da meritare l'ammirazione della stragrande maggioranza dei cittadini onesti.
Il Ministro dell'interno: Giuseppe Pisanu.
nella Repubblica popolare cinese sono all'incirca 10.000 le sentenze capitali emesse;
la Cina è il secondo Paese al mondo, dopo gli Stati Uniti, in quanto a numero di trapianti: dal 1993 sono stati eseguiti 60 mila interventi sul rene, 6 mila sul fegato, 250 mila sul cuore. Solo uno su due ha avuto esito positivo a causa dell'inadeguatezza delle strutture e della mancanza di una legislazione trasparente, circostanza che favorisce il traffico clandestino di organi;
lo ha confermato il viceministro della sanità nel corso di un convegno a porte chiuse tenutosi nel luglio scorso quando ha affermato: «in Cina per i trapianti vengono utilizzati organi prelevati dai cadaveri dei condannati a morte»;
secondo il settimanale Caijng, che ha fornito tali notizie, anche alcuni magistrati sono rimasti coinvolti in questi traffici illeciti;
è stato appurato che in moltissimi casi, i detenuti poi avviati al patibolo vengono costretti a dare il consenso all'asportazione degli organi post-mortem -:
se il Governo italiano sia a conoscenza di quanto suesposto e se non intenda attivarsi in sede internazionale al fine di concorrere a por fine a questi episodi, secondo l'interrogante, di inciviltà.
(4-19088)
A tale riguardo, la Convenzione fissa una serie di limitazioni e regole in materia di prelevamento di organi a fini di trapianto con particolare attenzione alla protezione di coloro i quali non sono in grado di esprimere il proprio consenso all'espianto.
La materia è più dettagliatamente regolamentata da un ulteriore protocollo aggiuntivo alla suddetta Convenzione di Oviedo, concernente i trapianti di organi e tessuti di origine umana, non ancora in vigore, adottato a Strasburgo, in ambito Consiglio d'Europa il 24 gennaio del 2002 e firmato dall'Italia il 28 febbraio 2002.
Fra gli obiettivi principali di tale nuovo strumento normativo figura quello di individuare degli standards di salvaguardia dei diritti e delle libertà dei donatori, dei potenziali donatori e dei riceventi di organi e tessuti di origine umana.
Gli articoli 21 e 22 del protocollo fanno esplicito riferimento proprio alla proibizione del traffico di organi e tessuti di origine umana e rimanda alla legislazione interna degli Stati per l'adozione di specifiche sanzioni, adeguate a prevenire e reprimere tale crimine.
Il corpo di norme che va definendosi a livello europeo in questa materia tende a contemperare la duplice esigenza, da un lato di salvaguardare e promuovere la donazione di organi quale sistema volto alla sopravvivenza degli individui o a migliorarne la qualità di vita e, dall'altro, di prevenire abusi e rischi di commercializzazione.
Per quanto riguarda in particolare il fenomeno del ricorso ad organi di giustiziati per l'effettuazione di trapianti in Cina, vale la pena ricordare che esso e noto da tempo e che in diverse occasioni l'Unione europea ha chiesto alle autorità cinesi di fare chiarezza su tale questione. In passato, nel rispondere ai rilievi avanzati, le autorità cinesi si sono fatte schermo dell'acquisito, preventivo consenso dei donatori a legittimazione di tale pratica, posizione che tuttavia non ha dissipato i dubbi espressi da più parti.
È una novità da ritenersi indubbiamente positiva che lo stesso ministero della salute cinese, nella persona del Vice Ministro Huang Jiefu, si sia espresso a favore di regole più certe in una materia che, per stessa ammissione delle autorità cinesi, si presta ad abusi da parte degli operatori sanitari e dei responsabili delle strutture ospedaliere facili vittime della corruzione. Il Vice Ministro Huang ha auspicato che il Parlamento cinese possa finalmente legiferare nel settore dei trapianti di organi, ponendo così fine a delle pratiche che suscitano perplessità non solo all'estero, ma nella stessa Cina.
In vista della prossima sessione plenaria dell'Assemblea nazionale del popolo, che si terrà presumibilmente a partire da marzo, è stato costituito un Comitato incaricato di studiare il problema e fornire elementi utili all'elaborazione di un progetto di legge che regoli la materia. Le proposte che sono allo studio del Comitato prevedono la costituzione - presso le strutture deputate ai trapianti di organi - di commissioni etiche e di esperti, che siano chiamati a verificare direttamente l'effettiva e libera volontà espressa dal potenziale donatore di organi.
Qualora effettivamente questi orientamenti delle autorità cinesi dovessero concretizzarsi in una legislazione maggiormente garantista, si tratterebbe di una evoluzione importante, da imputare anche alle sollecitazioni che la comunità internazionale - ed all'interno di questa l'Unione europea - indirizzano da tempo alla Cina, affinché le pratiche e gli abusi che offendono la dignità umana nel settore dei trapianti vengano, se non del tutto eliminati, almeno contenuti.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Margherita Boniver.
il Cnr ha deciso di dismettere la sede dell'area Roma 3, sita in viale Marx, e di trasferire entro e non oltre il 14 maggio 2005 i numerosi istituti ivi residenti in altre sedi, delle quali alcune a tutt'oggi non ancora definite;
tale decisione è stata comunicata per iscritto ai diretti interessati il 15 marzo 2005;
in particolare non è stata ancora indicata la nuova sede dove si dovrà trasferire l'Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione (ISTC), attualmente costituito da 50 persone in tale sede;
i sindacati hanno chiesto di conoscere un piano completo delle nuove localizzazioni dei laboratori, pur non dichiarandosi contrari al trasferimento;
negli incontri con i sindacati i dirigenti del Cnr hanno dichiarato di non avere alcuna soluzione per la nuova sede dell'ISTC;
secondo fonti sindacali, negli incontri informali alcuni dirigenti del Cnr avrebbero addirittura chiesto ai ricercatori di cercare qualcuno che li ospiti, non essendo in grado l'Ente di risolvere il problema;
secondo altre notizie informali, l'Ente starebbe cercando una soluzione di emergenza per guadagnare tempo fino alla individuazione definitiva della sede; in questo modo, però si renderebbe necessario un doppio trasloco nell'arco di breve tempo, con un aggravio di costi e un forte disturbo all'attività di ricerca;
a poche settimane dal trasferimento i ricercatori dell'ISTC non sono in grado di sapere quale sarà la nuova sede; tutto ciò crea gravi danni e ostacoli nell'organizzazione e realizzazione della ricerca, nella programmazione delle attività e nelle relazioni nazionali ed internazionali dell'Istituto;
l'incertezza della sede costituisce anche segnale negativo per l'immagine internazionale dei laboratori interessati;
risulta incredibile, secondo l'interrogante, che un grande Ente come il Cnr affronti con tale superficialità il trasferimento di un proprio istituto, segnalando in tal modo non solo improvvisazione nella gestione organizzativa ma soprattutto il disprezzo in cui tiene la ricerca e i suoi operatori, in evidente contrasto con le necessità di innovazione del Paese tante volte enfatizzata dall'attuale Governo;
tale clamorosa disorganizzazione rende anche poco credibili i propositi manifestati dal Ministro sulla managerialità che deve improntare la gestione del Cnr;
la volontà di razionalizzare le sedi e la gestione del patrimonio è sicuramente positiva, ma andrebbe attuata con adeguata programmazione e precisa definizione degli obiettivi; la dismissione irrazionale delle sedi, come nel caso in oggetto, dichiara una volontà di destrutturazione dell'Ente piuttosto che il suo rilancio -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle suddette vicissitudini nel trasferimento delle sedi del Cnr;
se ritenga una buona prova di gestione manageriale decidere il trasferimento di un istituto di ricerca senza avere a disposizione una sede alternativa;
se intenda valutare i danni economici, di immagine, di produttività nonché di perdita di professionalità e competitività che comporta un doppio trasloco, prima provvisoria e poi forse in quella definitiva;
se ritenga compatibile tale scelta, secondo l'interrogante improvvisata, con le delicate attività, la complessità organizzativa e le intense relazioni internazionali di un istituto di ricerca;
se intenda chiederne spiegazioni al Presidente del Cnr.
(4-13684)
Al fine di poter fornire i chiarimenti richiesti sulla questione sono stati acquisiti elementi direttamente dal Presidente del CNR, il quale ha in primo luogo smentito che la comunicazione della decisione relativa alla dismissione ed al trasferimento da effettuare entro e non oltre il 14 maggio 2005 sia stata data tardivamente ai diretti interessati, in quanto la raccomandata contenente la predetta notizia, datata 15 marzo 2005, alla quale gli Onorevoli interroganti fanno riferimento nell'atto di sindacato ispettivo, è stata preceduta da altre comunicazioni. Come infatti risulta anche dalla nota sopraccitata i Direttori degli Istituti interessati erano stati convocati ad un apposito incontro tenutosi il 10 ottobre 2004 per essere debitamente infornati non solo del trasferimento, ma anche del fatto che i locali in questione, nonostante i ripetuti solleciti da parte del CNR, risultavano, dopo circa diciotto anni di conduzione, privi del certificato di prevenzione incendio.
A seguito della dismissione della sede il personale ivi in servizio, circa duecento unità, è stato trasferito presso il Polo delle Neuroscienze, in via di Prato Smeraldo a Roma, ove si trova tuttora.
Tale collocazione non è avvenuta in maniera casuale ma, ha chiarito il CNR, costituisce il segno di una chiara volontà di rilancio dell'attività in materia di Neuroscienze, in collaborazione con la Fondazione Ebri, presieduta dalla senatrice Rita Levi Montalcini con la Fondazione Santa Lucia.
Per quanto riguarda l'Istituto di Scienze e Tecnologia della Cognizione (ISTC), in merito al quale sono state richieste particolari delucidazioni, il Presidente del CNR ha precisato che tale ente è stato l'ultimo a lasciare la sede di viale Marx, ed è stato trasferito nei locali di S. Martino della Battaglia, di proprietà del CNR.
Anche tale trasferimento, secondo quanto chiarito dal Presidente del CNR, è avvenuto secondo una metodologia e un calendario concordato con il Direttore dell'istituto.
Rassicurazioni sono state fornite in merito al fatto che sarà assicurato un periodo di permanenza nella nuova sede non inferiore a diciotto mesi durante il quale sarà fornito ogni supporto tecnico e logistico se dovesse rivelarsi necessario a causa del trasferimento.
Il Viceministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Guido Possa.
in data 19 novembre 2004 sono entrate in vigore le nuove note A.I.F.A. (Agenzia del farmaco) approvate il 29 ottobre e pubblicate in Gazzetta Ufficiale del 4 novembre 2004, n. 259 supplemento ordinario;
le note A.I.F.A. (in precedenza denominate note C.U.F.) impongono limiti di prescrivibilità dei farmaci a carico del Servizio sanitario nazionale;
secondo gli interroganti il criterio da utilizzare nella redazione di tali note non deve essere un criterio economico, finalizzato esclusivamente al contenimento della spesa pubblica, ma deve invece tener conto dei diritti dei cittadini alla tutela anche da parte dei cittadini meno abbienti;
la nuova formulazione della nota 74, riguarda la prescrivibilità a carico del sistema sanitario nazionale di farmaci a base di follitropina, per il trattamento della infertilità femminile e maschile;
con questo nuovo limite di prescrivibilità del farmaco ogni ciclo di tentativo di procreazione medicalmente assistita costerebbe circa 4.000 euro, visto il notevole costo di ogni confezione di farmaco;
la legge n. 40 del 2004, recante nuove norme in materia di procreazione assistita, ha già posto una serie di limiti e divieti, secondo gli interroganti lesivi dell'integrità fisica delle donne e, vietando il congelamento degli embrioni, obbliga le pazienti a sottoporsi a numerosi cicli di trattamento di stimolazione ovarica, con grave pregiudizio della salute;
la tutela delle situazioni di grave disagio, fisico, psicologico e sociale derivanti dalle varie cause di infertilità femminile è un precipuo e inprescindibile dovere dello Stato;
la volontà del Governo e della maggioranza parlamentare va, ad opinione degli interroganti, esattamente nella direzione contraria, con un intento punitivo, volto a scoraggiare e far recedere le coppie dal già difficile e doloroso percorso della procreazione medicalmente assistita;
lo scopo unico e ultimo della revisione delle note A.I.F.A. è il contenimento della spesa farmaceutica e non certo la tutela della salute delle pazienti, come il Ministro vuole far credere (visto che solo le coppie con molta disponibilità economica potranno far fronte ai costi elevatissimi dei trattamenti) -:
se intenda adoperarsi affinché venga modificata la nota A.I.F.A. 74 eliminando il limite di prescrivibilità a carico del Servizio sanitario nazionale di 12.600 unità internazionali di follitropina, al fine di garantire l'uguaglianza di tutti i cittadini, senza distinzione di censo, all'accesso ai trattamenti medici di procreazione assistita, nel rispetto e a garanzia dei diritti costituzionalmente tutelati di tutela della salute e di uguaglianza.
(4-12215)
Con la nuova stesura della nota 74 (determinazione AIFA del 23 dicembre 2004), sono stati eliminati i limiti per la prescrivibilità a carico del Servizio sanitario nazionale dei farmaci deputati al trattamento della infertilità femminile, sia nei dosaggi massimi per singola prescrizione (singolo ciclo), sia nel dosaggio massimo complessivo di trattamento.
Analogamente, è stata prevista la rimborsabilità dei medicinali impiegati nel trattamento dell'infertilità maschile, senza limiti di dosaggio.
La suddetta nota, peraltro, nei criteri applicativi suggerisce, sulla base dei dati di letteratura e per evitare l'iperstimolazione ovarica nel trattamento dell'infertilità femminile, di non superare il dosaggio massimo complessivo di 12.600 unità internazionali, per un dosaggio massimo di 6300UI/ciclo donna.
Per l'infertilità maschile è suggerito il dosaggio massimo di 150 UI per singola prescrizione (3 volte a settimana per 4 mesi).
Eventuali trattamenti aggiuntivi possono comportare rischi superiori ai risultati attesi per il trattamento dell'infertilità.
Il Ministro della salute: Francesco Storace.
il comma 11 dell'articolo 11 della legge 14 maggio 2005, n. 80 di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35 prevede: «al fine di consentire lo sviluppo e la ristrutturazione produttiva delle imprese interessate, l'applicazione di condizioni tariffarie favorevoli per le forniture di energia elettrica di cui all'articolo 1, comma 1, lettera c), del decreto-legge 18 febbraio 2003, n. 25, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 aprile 2003, n. 83, viene prorogata a tutto l'anno 2010 alle condizioni tariffarie di cui al 31 dicembre 2004»;
il comma 12 del medesimo articolo stabilisce, inoltre, che «le condizioni tariffarie di cui al decreto del Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato in data 19 dicembre 1995, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 39 del 16 febbraio 1996, sono estese con provvedimento dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas, alle forniture di energia elettrica destinata alle produzioni e lavorazioni dell'alluminio, piombo, argento e zinco e al ciclo clorosoda, con riferimento ai prezzi praticati per forniture analoghe sui mercati europei nei limiti degli impianti esistenti alla data di entrata in vigore del presente decreto, situati nel territorio della regione Sardegna e caratterizzati da alimentazione in alta tensione. Le condizioni tariffarie di cui al presente comma vengono riconosciute a fronte della definizione di un protocollo d'intesa contenente impegni per il lungo periodo sottoscritto dalle parti con l'amministrazione della regione Sardegna ed i Ministeri interessati;
in data 13 ottobre con delibera n. 217 del 2005, l'Autorità per l'energia e il gas ha definito le condizioni tariffarie speciali di cui sopra;
l'efficacia delle disposizioni della predetta delibera è condizionata alla positiva conclusione della procedura di notifica di cui all'articolo 88 del Trattato dell'Unione Europea nella versione consolidata 2002/C325/01;
la Commissione ha, inoltre, richiesto, per il tramite del Ministero delle Attività Produttive, alle aziende interessate una ulteriore documentazione che puntualmente è stata inviata;
la risposta da Bruxelles sarebbe pertanto dovuta arrivare già da tempo ma il ritarda accumulato sta producendo forti tensioni e preoccupazioni tra i lavoratori e le loro famiglie, che vedono in forte pericolo il loro futuro;
questa situazione riguarda non solo la Portovesme Srl, con circa 800 lavoratori in cassa integrazione, ma coinvolge anche la Alcoa e l'Euroallumina ed Ila -:
se non ritenga di adottare ogni utile iniziativa volta a sollecitare la conclusione della procedura in questione da parte della Commissione, anche in previsione del prossimo scioglimento delle Camere che potrebbe determinare un ulteriore blocco dell'iter con tutte le evidenti conseguenze che questo determinerebbe in termini di ricadute economiche ed occupazionali in un territorio già fortemente penalizzato e dove la disoccupazione raggiunge attualmente percentuali del 30-35 per cento.
(4-19872)
Il Governo è da tempo impegnato in misure volte al sostegno delle industrie cosiddette «energivore»; in tale ambito si inquadra, ad esempio, la definizione nel 2005, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, di protocolli di intesa con imprese e parti sociali volti al rilancio della competitività e dello sviluppo di territori in cui molte di esse operano, come i poli metallurgico e chimico della Regione Sardegna e del territorio di Terni-Narni.
La delibera dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas n. 217, del 13 ottobre 2005, ha dato attuazione a tali disposizioni, in particolare a quelle relative ai nuovi regimi tariffari agevolati, e al meccanismo di aggiornamento dei regimi speciali esistenti.
Attualmente l'efficacia del provvedimento relativo ai nuovi regimi tariffari è subordinata alla positiva conclusione della procedura di notifica presso la Commissione europea, secondo l'articolo 88 del Trattato, mentre la proroga delle agevolazioni tariffarie esistenti è già efficace e di essa beneficiano, tra gli altri, gli stabilimenti Alcoa presenti sull'intero territorio nazionale.
In data 17 novembre 2005, conformemente alle disposizioni dell'articolo 88, paragrafo 3 del Trattato CE, il ministero delle attività produttive ha notificato alla Commissione europea le nuove misure tariffarie speciali a favore delle imprese energivore localizzate in Sardegna.
La Commissione europea, con nota del 23 dicembre 2005, ha richiesto, ai fini dell'esame preliminare della notifica, ulteriori elementi integrativi relativi non solo alle nuove misure tariffarie notificate, ma anche alla ricostruzione storica dei regimi prorogati, nonché degli altri regimi tariffari speciali preesistenti alla legge n. 80 del 2005.
Il ministero delle attività produttive, in considerazione dei dettagliati chiarimenti richiesti dalla Commissione europea e della necessità di addivenire con urgenza ad una positiva conclusione della procedura di notifica, ha intensificato i contatti, sia formali che informali, con gli uffici della Direzione generale per la concorrenza presso la Commissione europea.
Lo stesso dicastero sta definendo, in collaborazione con le imprese interessate dalle agevolazioni tariffarie della legge n. 80 del 2005 e le altre istituzioni coinvolte, un documento integrativo che sarà trasmesso nel corso di questa settimana alla Commissione.
Quest'ultima, entro due mesi dalla ricezione dello stesso, concluderà l'esame preliminare della notifica.
Il Governo, tramite il ministero delle attività produttive e con il supporto di tutte le altre componenti politiche interessate, proseguirà l'attività di sensibilizzazione della Commissione, sia a livello tecnico che politico, sulla fondamentale importanza che le tariffe disposte con la legge n. 80 del 2005 rivestono per le imprese beneficiarie del provvedimento e sulla particolarità del contesto socio-occupazionale in cui tali imprese operano.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Mario Valducci.