Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 746 del 7/2/2006
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DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO LUCA BELLOTTI SULLA QUESTIONE DI FIDUCIA POSTA DAL GOVERNO SULL'ARTICOLO UNICO DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 6297

LUCA BELLOTTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci troviamo oggi a discutere un provvedimento che risulta doveroso, indispensabile e direi quasi vitale per la tutela di ampi strati della popolazione e soprattutto della nostra gioventù.
Oggigiorno il fenomeno delle droghe è in forte e preoccupante aumento. La cocaina, che era stata considerata per molto tempo la droga dei ricchi, è accessibile a strati sempre più ampi di popolazione e la diminuzione del consumo di eroina non è una vittoria se viene rimpiazzata da una sostanza psicotropa altrettanto allettante e parimenti pericolosa. Ci troviamo a fronteggiare una vera e propria emergenza che necessitava una risposta chiara da parte di questo Parlamento. Questa risposta è giunta proprio agli sgoccioli della legislatura, una risposta che fa chiarezza sull'atteggiamento che lo Stato e le istituzioni devono tenere di fronte al fenomeno droga. E non si tratta soltanto di porre le basi normative per una lotta, che già da anni si svolge incessante da parte di tanti operatori sia pubblici che privati, che nel silenzio si spendono ogni giorno.
Si tratta anche e soprattutto di riaffermare alcuni valori che giacevano abbandonati nell'indifferenza, sottoposti ad un costante logorio, attaccati sistematicamente da un dibattito sulla liceità dell'atto di drogarsi che ne erodeva poco a poco ogni contenuto: sono i valori della vita e della dignità umana. E sono pure i valori della responsabilità civile e morale del cittadino, a cui non spetta la facoltà di compiere qualsiasi azione egli desideri per gettare nel fango la propria vita, per emarginarsi e svilire ogni barlume di orgoglio umano. Molti fra i banchi dell'opposizione penseranno che io stia esagerando. Forse dovrebbero andare a rivedersi qualche immagine di quelle girate


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nel parco di Platzspitz a Zurigo, diventato famoso come il Parco delle siringhe, dove la libertà di drogarsi, negli anni Ottanta e Novanta, lo faceva il raduno dei tossici d'Europa, un vero e proprio zoo dove persone private di ogni traccia di ragione e di dignità si aggiravano stordite e sperdute.
A tale proposito, un ottimo testo che andrebbe letto da ogni adolescente, è il celeberrimo «I ragazzi dello zoo di Berlino» che penso dissuaderebbe chiunque dal proposito di avventurarsi in un universo tanto pericoloso e devastante come quello delle droghe. Dette considerazioni per la sinistra, forse, valgono soltanto per le droghe cosiddette «pesanti». Farsi una canna ogni tanto non significa drogarsi, ma corrisponde a bersi un bicchiere di birra. Uno spinello che sarà mai in fondo?
Per anni ci avete assordato con la rivendicazione del diritto di drogarsi, cari colleghi della sinistra, forse memori dei vostri bei tempi passati sulle barricate della ribellione sessantottina.
La cultura dello sballo si poggia su ben nobili basi! Con questa mentalità che diffondete si rende sempre più incerto il confine tra lecito e illecito, tra legale e illegale, tra sociale ed antisociale.
Sono dati giuridici e sociologici. Nel nostro Paese vige una legislazione che affonda le sue radici nella scelta della tutela della vita. E nessuno potrà dirmi che, una volta assunte delle droghe, leggere o pesanti che siano, l'individuo è in grado di compiere le sue normali attività in piena sicurezza: guidare, lavorare, maneggiare oggetti pericolosi o semplicemente scendere le scale. Oltre ai danni fisici incontestabili provocati dalle stesse, più o meno incisivi. Non so se i colleghi della sinistra abbiano conosciuto delle persone che assumono frequentemente le cosiddette «droghe leggere». Io sì, un adolescente. Aveva problemi di concentrazione, un deciso scadimento progressivo nel rendimento scolastico, problemi nelle relazioni interpersonali. Un modello da additare senza dubbio, vero colleghi della sinistra?
Abbiamo una Costituzione che, per volontà espressa dal partito comunista, i cui successori siedono oggi in Parlamento, si definisce sociale.... e mi auguro che non vogliate sostenere che «sociale» si intenda soltanto nella sua accezione economica. Non è proprio il concetto di «homo economicus» che combattete della visione liberista della politica? E infatti l'articolo 3 della nostra Carta fondamentale recita «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana». Da quando in qua assumere sostanze psicotrope, in generale, significa raggiungere il pieno sviluppo della persona umana? Tali sostanze saranno, semmai, un ostacolo e come tali andranno rimosse!
Parliamo poi di un terzo punto, che ho già anticipato brevemente prima, ma che intendo sottolineare, perché dà il polso della convinzione che sta alla base della legge oggi in esame: la cultura della legalità, il confine tra lecito ed illecito, che deve essere chiaro, definito e non sottoponibile ad alcuna discussione.
La tutela di un ordine sociale deve essere operata tramite un'educazione alla socialità che metta in luce i pericoli di ciò che allontana dal vivere civile.
E questa tutela è affidata allo Stato, i cui compiti sono, per ciò che concerne le droghe, quello di incrementare tutte le misure di prevenzione atte a ridurre il numero di nuovi consumatori, quello di istituire una rete di supporto che coadiuvi coloro che intendono liberarsi dalla tossicodipendenza, quello di ridurre i rischi in cui incorrono i consumatori di droghe e, infine, di proteggere tutta la popolazione da quelle che sono le conseguenze negative della tossicodipendenza. Ora ciò che è indispensabile comprendere è che questo dev'essere fatto verso tutte le droghe per non creare dubbi su ciò che va considerato come sociale e come anti-sociale, tale da produrre cioè fenomeni di emarginazione.
Di fatto è, poi, quello che chiedono pure gli operatori del settore del recupero. Al di fuori delle ironie che sono state fatte


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riguardo al famoso salto dallo spinello al buco, si ammetterà che questo percorso può esser fatto per gradi, magari passando dall'LSD, dalle anfetamine e da ogni altra forma di droga sintetica e naturale. È più facile addentrarsi sempre di più, con la smania di provare nuove esperienze e sensazioni nell'universo delle droghe, facendo un passo alla volta. Non credo infatti che esistano persone che provano per la prima volta la siringa o la sniffata, se non sono iniziati al mondo delle sostanze psicotrope.
Varie comunità di recupero si battono da lungo tempo per l'affermazione di questo concetto. Penso a don Pierino Germini, e all'eroismo con cui dedica la sua vita al recupero dalla droga, che domenica alla Conferenza programmatica di Alleanza nazionale, con tanta enfasi ed in un modo tanto eloquente ci ha fatto entrare nel vivo del problema e poi ha invitato i giovani a vivere puntando in alto, liberi come gabbiani, a rinunciare al paradiso artificiale delle droghe, ad impegnarsi per costruirne uno vero in terra. Penso a Muccioli. E penso anche ai tanti eroi di cui non conosciamo i nomi, gli operatori che lavorano negli ospedali o nelle comunità di recupero, ai giovani che sono riusciti a risalire dall'abisso a restituire senso alla loro vita. Provate a dirlo a loro che le droghe sono diverse! Provate a spiegare che cos'è la dipendenza a chi si alza e ricade e si alza ancora per continuare a combattere! No, onorevoli colleghi, ciò che rende l'uomo schiavo, con la falsa promessa di una qualche facile felicità, addormenta la ragione. E il sonno della ragione genera mostri!
E quindi convintamente voterò sì.

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