Allegato B
Seduta n. 741 del 1/2/2006


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INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

AMORUSO, MAGGI, CANELLI, GALLO, ANTONIO PEPE, PATARINO, GIRONDA VERALDI e LISI. - Al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
per porre un argine alla concorrenza sleale cinese l'Unione europea ha recentemente concluso un accordo per limitare le importazioni tessili dalla Cina entrato in vigore il 12 luglio 2005;
nelle ultime settimane, però, si è aperto un nuovo fronte nel settore calzaturiero vigorosamente denunciato sulla stampa nazionale da parte delle associazioni di categoria;
il presidente di Cna-Federmoda, Luigi Tamburini, ha denunciato che in Italia «nel mese di gennaio hanno chiuso 430 aziende» e che «ormai parlare di allarme è addirittura riduttivo» (vedi Italia Oggi del 30 giugno 2005);
la stessa Federmoda ha fatto pervenire al commissario europeo al Commercio, Peter Mendelson, preoccupanti dati secondo i quali nei primi quattro mesi del 2005 le scarpe cinesi importate in Europa - forti di un costo medio pari a 6,8 euro contro i nostri 28,5 - sono aumentate del 713 per cento con gravi danni per un settore che già nel 2004 aveva prodotto 100 milioni di paia di scarpe in meno rispetto a dieci anni prima;
il fenomeno preoccupa soprattutto i distretti produttivi del Sud Italia e in particolare della Puglia, come dimostra per esempio la recente analisi dell'Assindustria di Bari (vedi la Cronaca di Bari della Gazzetta del Mezzogiorno dell'8 luglio 2005) che ha messo in relazione il calo del 9 per cento nelle esportazioni calzaturiere dalla provincia di Bari tra il 2003 e il 2004 anche con il costante processo che viceversa ha visto crescere del 500 per cento (in valori reali da 0,6 a 3,6 milioni di euro) le importazioni dalla Cina nel periodo 2001-2004;
il 30 giugno 2005 Mendelson ha annunciato l'avvio di due inchieste separate da parte della Commissione europea per capire se dietro al boom delle scarpe cinesi si nasconda una deliberata strategia di concorrenza sleale basata sul dumping sociale -:
quale sia, anche alla luce delle indagini della Ue richiamate in premessa, la linea seguita dal Governo nei confronti della concorrenza sleale cinese nel calzaturiero;
se, sulla base dei dati in suo possesso, ritenga che vi siano i presupposti economici e politici per l'avvio da parte della Ue di una procedura simile a quella che ha portato al blocco delle importazioni tessili dalla Cina;
quali iniziative legislative e politiche ritenga di intraprendere a sostegno dell'industria


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calzaturiera italiana, con particolare riferimento al Mezzogiorno e, nello specifico, alla Puglia.
(4-16031)

Risposta. - Già da tempo il Governo è molto impegnato per arginare il sempre più crescente fenomeno «Cina» con una serie di iniziative, sia sul fronte internazionale che su quello nazionale al fine di arrivare a dettare più giuste regole nel commercio mondiale.
Per quanto riguarda lo specifico settore delle calzature questa amministrazione, in particolare ha lavorato con straordinario impegno con le Associazioni di categoria, congiuntamente con la Commissione europea che ha recentemente avviato due procedure
antidumping, sulle calzature di sicurezza provenienti dalla Cina e dall'India e sulle calzature con la tomaia in pelle, provenienti oltre che dalla Cina anche dal Vietnam.
Inoltre, fin dal 2004 il Governo italiano ha sostenuto e promosso ogni azione a tutela del settore calzaturiero, ottenendo la sorveglianza preventiva e quella
ex-post dei flussi di importazione di calzature, strumento, questo, propedeutico all'ottenimento - previa denuncia - delle procedure antidumping.
Accogliendo l'invito del Governo italiano, la Commissione europea ha già avviato le visite ispettive necessarie all'apertura delle procedure citate.
Per quanto concerne la possibilità di applicare al settore calzaturiero procedure di salvaguardia simile a quello applicato per il settore tessile, va segnalato che le azioni
antidumping vengono attivate su richiesta di privati, non prevedendo quindi nessuna negoziazione in via bilaterale e sono comunque più efficaci di tali accordi, in quanto, una volta applicati, i dazi antidumping rimangono in vigore per cinque anni e su tutte le calzature importate, alzando il livello del prezzo applicato all'importazione fino ad arrivare ad un valore che ripristina la leale concorrenza nel mercato.
Il Viceministro delle attività produttive: Adolfo Urso.

AMORUSO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 2 novembre 2005, ad Addis Abeba, almeno 33 persone sono morte e altre 200 ferite in violenti scontri tra una folla di manifestanti che protestavano contro il governo del premier Meles Zenawi e le forze di sicurezza etiopi;
pur nell'isolamento in cui si trova la capitale etiope, alcune notizie d'agenzia riportano che i mezzi di comunicazione sono stati oscurati e che il ministro dell'Informazione, Berhan Hailu, avrebbe dichiarato poche ore dopo l'avvio degli scontri: «Ora la situazione è sotto controllo»;
mentre la missione Onu che controlla il rispetto degli accordi di pace tra Etiopia ed Eritrea segnala l'esistenza di preoccupanti movimenti militari sul confine, l'Etiopia continua a vivere, anche a causa delle numerose siccità che ne hanno devastato l'agricoltura, in uno stato di povertà che è causa di profonda instabilità politica -:
di quali notizie, attraverso i dati e le informazioni raccolte in loco dall'Ambasciata d'Italia, sia in possesso a proposito della dinamica dei fatti e dell'effettivo bilancio degli scontri;
se alla luce del legame italo-etiope ritenga possibile un intervento politico, nella direzione che l'analisi dei fatti accaduti renderà opportuna, presso l'Etiopia perché garantisca sempre e comunque il diritto di manifestazione dei suoi connazionali;
quali iniziative ritenga di intraprendere, nelle opportune sedi internazionali, qualora emergesse una diretta responsabilità del governo etiope nei fatti richiamati in premessa.
(4-17626)

Risposta. - Il Governo italiano segue con la dovuta attenzione l'evoluzione della situazione interna in Etiopia in stretto contatto con i propri organi periferici e in stretto raccordo con i partner dell'Unione europea e con gli Stati Uniti. Dalle ultime notizie ricevute, la situazione in Addis


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Abeba appare tuttora tesa anche se l'ordine pubblico è stato ristabilito grazie ad un massiccio dispiegamento delle forze di sicurezza.
Fonti ufficiose riportano che circa 7.000 persone, fermate a seguito degli incidenti delle scorse settimane, sono state liberate. Ma sembra che altrettante se non di più rimangano in carcere. Tra queste tutti i
leader dell'opposizione al quale il Governo imputa la responsabilità dei disordini per istigazione alla violenza.
Si è fatta più marcata l'azione di controllo preventivo del Governo non solo sul territorio ma anche sull'opinione pubblica. Si moltiplicano le dimostrazioni di lealtà nei confronti delle autorità di Governo da parte di amministrazioni e comunità locali.
Il Governo di Addis tende, in particolare, ad accreditare la tesi che la responsabilità dei recenti scontri spetti alla
Coalition for Unity and Democracy (Cud). Le autorità etiopiche intenderebbero formulare nei competenti tribunali contro i suoi leader attualmente detenuti l'accusa di tradimento, reato che prevede anche la pena capitale. Risulta inoltre che il ministero della difesa ha deliberato l'assegnazione di appezzamenti di terra in favore dei militari delle forze speciali che sono intervenuti per porre fine ai disordini.
Quale segnale distensivo è stato comunicato che, il 10 dicembre, verrà dato inizio all'anno universitario mentre i corsi scolastici sono ripresi nei giorni scorsi.
Sul piano politico, il Primo Ministro Meles temporeggia nei confronti di quegli esponenti dell'opposizione che continuano a rifiutare di occupare i propri seggi in Parlamento nel verosimile intento di dividere i ranghi dell'opposizione. Nel momento in cui il Parlamento dovesse dichiarare i parlamentari «latitanti» definitivamente decaduti dall'incarico, sarebbero necessarie delle elezioni suppletive che in questo momento appaiono difficilmente attuabili.
Secondo talune fonti anche il Cud è in fase di attesa non solo per ricompattare i ranghi ma anche per conoscere le reali intenzioni del Primo Ministro nei confronti dei principali
leader arrestati. Contestualmente, sarebbero stati avviati contatti fra lo stesso Cud e diversi gruppi etnici di opposizione, fra i quali l'Oromo Liberation Front (Olf), gruppo armato che in diverse occasioni ha compiuto attentati contro le istituzioni governative e le Forze Armate.
Ove tali contatti dovessero svilupparsi, essi potrebbero costituire un segnale precursore del possibile passaggio alla clandestinità di almeno una parte dell'opposizione.
Sulla ripresa della normale vita istituzionale del Paese appare ora necessario aspettare di conoscere quale sarà l'orientamento delle autorità competenti sollecitate da parte della comunità internazionale a far sì che i processi contro i capi dell'opposizione si svolgano in modo rapido e trasparente e che i partiti possano riprendere le loro attività secondo le regole democratiche.
Il Governo italiano ha più volte espresso la sua preoccupazione sia sul piano bilaterale che nelle opportune sedi internazionali sull'evolversi della situazione richiamando Governo ed opposizione alla moderazione e invitando altresì il Governo di Addis Abeba a garantire la trasparenza del procedimento
post-elettorale, a gestire, nel quadro della legge e senza ricorso alla violenza, il contenzioso con l'opposizione avvalendosi anche dell'assistenza dell'Unione europea e della comunità internazionale e, infine, al rispetto dei risultati del processo elettorale.
Il ripetersi recente delle violenze ad Addis Abeba e in altre parti del Paese ha comportato la sospensione del dialogo politico. Non sembra di poter escludere che, in occasione degli scontri più recenti, il controllo delle forze di sicurezza sia, in realtà, sfuggito di mano alle autorità di Governo mentre appare anche probabile che elementi nostalgici del regime di Menghistu, vicini agli ambienti dell'opposizione, siano stati i veri istigatori dei disordini.
L'Italia, unitamente ai suoi
partner europei e agli Stati Uniti, è più volte intervenuta per chiedere al Primo Ministro etiopico e ai leader dell'opposizione di ripristinare


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la legalità e il normale svolgimento delle attività dei partiti politici nel rispetto delle norme vigenti.
In proposito le autorità etiopiche sono state esortate dalla comunità internazionale a porre fine alla violenza e al ripristino della legalità.
In un'apposita dichiarazione rivolta al Governo sia da parte europea che da parte americana il 7 novembre 2005, si incoraggiava l'Etiopia a rilasciare i detenuti politici, a permettere ai
media privati di operare promuovendo la libertà di stampa e a rivedere le regole e le procedure parlamentari al fine di permettere all'opposizione di avere un proprio peso nella vita istituzionale del Paese.
Da ultimo, in occasione di uno scambio di lettere tra, da un lato, il Commissario europeo per lo Sviluppo e gli Aiuti Umanitari, Louis Michel, e l'Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza Comune, Javier Solana, e dall'altro, il Ministro degli esteri, Seyoum Mesfin, sono stati ribaditi alcuni degli impegni più volte sollecitati da parte nostra e di tutti i
partner europei, quali: il mantenimento di un dialogo aperto con l'opposizione; l'impegno a formalizzare subito le accuse ai membri del Cud detenuti o, in assenza di specifici capi di imputazione, a rilasciarli; il riconoscimento dei diritti dei membri dell'opposizione (che non abbiano commesso atti in violazione della legge) a mantenere il proprio ruolo in Parlamento ed a guidare l'Amministrazione della capitale; la creazione di una Commissione indipendente per indagare sull'eventuale abuso dell'uso della forza da parte delle forze dell'ordine in occasione dei disordini dei primi del mese.
Quale prima reazione a tali richieste, il partito di Governo ha presentato in Parlamento un'apposita mozione per l'istituzione di tale Commissione, mozione che è stata approvata il 14 novembre 2005.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.

BELLINI e SPINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Centro di comando del traffico ferroviario di Firenze Campo di Marte svolge un ruolo strategico, sulla direttrice Milano-Roma, per il governo e per l'efficienza del trasporto collettivo su ferro. In particolare, nel nostro territorio, gestisce i segmenti di trasporto nazionale e quelli regionali, evitando così una frattura gestionale tra le due linee interessate (Linea - lenta tradizionale e Linea AC - alta capacità veloce), rispondendo alle diverse tipologie di traffico e alla corrispondente e diversificata domanda di servizi dell'utenza; nel realizzare quel progetto condiviso che prevede il raddoppio delle linee principali, programma finanziato con un piano decennale votato dal Parlamento nella passata legislatura, che realizza l'alta capacità ferroviaria;
il Centro di comando di Campo di Marte impegna e favorisce opportunità di lavoro sia in termini qualitativi che in termini quantitativi, oltre a rappresentare un punto di riferimento importante per lo sviluppo industriale del nostro territorio;
nel 2002 questa struttura è stata aggiornata (con un costo pari a 14 miliardi di vecchie lire) ed implementata con le ultime tecnologie, potenziando l'operatività del centro fino alle porte di Roma e arricchendolo dell'ultima interfaccia tecnologica (SCC) per gestire il sistema;
non si presentano, quindi, vincoli tecnici per la realizzazione di un rilancio del Centro di comando di Campo di Marte, visto anche il ruolo strategico che rappresenta sia per il territorio, che per la realtà nazionale sulla direttrice Milano-Roma e per tutto il trasporto su ferro;
il piano d'impresa di RFI 2006-2010, presentato nel maggio 2005, prevede, invece, solo nove centri di comando di primo livello, tre dei quali comanderanno anche le linee AV: Milano per la direttrice Torino-Venezia, Bologna per la direttrice Milano-Roma, Roma per la direttrice Roma-Napoli.


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Gli altri sei centri gestiranno di fatto le restanti linee non AV. In questo quadro Firenze viene esclusa, dato che: 1) diventa di secondo livello e viene relegata ad un ruolo di gestione marginale non meglio definito; 2) viene destinata alla gestione separata della sola linea Lenta tradizionale Firenze-Roma; 3) viene meno ogni integrazione/sinergia di utilizzo delle due linee, AC veloce e Lenta tradizionale, per il raggiungimento del massimo standard di puntualità e regolarità, sia per il traffico regionale che per quello veloce (AV);
secondo l'interrogante, depotenziando Firenze, si svuoterebbe un modello funzionale legato ad un progetto, quello dell'alta capacità, che oggi riesce, nonostante le necessità di ulteriori miglioramenti, a rispondere alle esigenze e alle caratteristiche del territorio locale e nazionale, con un governo a rete del traffico su ambedue le linee, lenta e veloce, razionalizzando ed ottimizzando tutti i flussi di traffico tra le due linee con un'ottica di gestione unitaria, nonché i progetti di integrazione intermodale, utilizzando al massimo le potenzialità tecnologiche. Ciò non sarebbe più possibile con una gestione separata per linea (una per la lenta a Firenze e una per L'AV a Bologna, come si evince dal piano d'impresa RFI sopra citato), si perderebbero così i vantaggi derivati dalla gestione unitaria della rete verso Roma e la possibilità di estendere tale gestione unitaria della rete anche a nord di Firenze, una volta completato il quadruplicamento Firenze-Bologna;
il suddetto piano d'impresa di RFI, anche in presenza di un semplice ridimensionamento del Centro di comando di Campo di Marte, come denunciato dalle organizzazioni sindacali, mette a rischio molti posti di lavoro, provocando per induzione anche la scomparsa di altre attività e postazioni di lavoro a questo collegate, impoverendo di conseguenza il tessuto produttivo di Firenze e della Toscana, oltre a ridurre il controllo puntuale della circolazione nel territorio in cui governa unitariamente tutto il traffico ferroviario (Toscana, Umbria, Lazio) sulle due linee -:
quali iniziative il Governo intendaassumere presso RFI ed il gruppo Ferrovie dello Stato Spa per verificarne le intenzioni e la fondatezza del suddetto piano d'impresa RFI 2006-2010, in relazione alle funzioni del Centro di Comando del traffico ferroviario di Firenze Campo di Marte, anche in vista del mantenimento del suo ruolo strategico nel realizzare il governo simultaneo del traffico su ambedue le linee (lenta e veloce) e dei posti di lavoro attualmente impegnati.
(4-17452)

Risposta. - Preliminarmente si rappresenta che con decreto ministeriale 138T del 31 ottobre 2000 è attribuito a Rete Ferroviaria Italiana Spa il ruolo di gestore dell'infrastruttura ferroviaria nazionale e quindi, tra gli altri compiti, della circolazione ferroviaria sull'intera rete allo scopo di garantirne la sicurezza.
Per quanto riguarda il Piano d'impresa di Rete Ferroviaria Italiana Spa, ai sensi dell'articolo 14 del decreto legislativo n. 188 del 2003, lo stesso ha lo scopo di garantire l'uso e lo sviluppo ottimali ed efficienti dell'infrastruttura assicurando al tempo stesso l'equilibrio finanziario.
Sulla base di quanto sopra evidenziato, facendosi altresì presente che la vigilanza del ministero delle infrastrutture e dei trasporti sull'attuazione della concessione verte specificatamente sulla corretta applicazione degli
standard e delle norme di sicurezza, l'oggetto delle questioni sollevate nell'atto ispettivo appare rientrare nell'ambito delle scelte gestionali ed organizzative di Rete Ferroviaria Italiana Spa non suscettibili pertanto di diretto controllo ed intervento da parte del ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Tuttavia, al fine di fornire elementi di risposta agli specifici quesiti posti è stata interessata Ferrovie dello Stato Spa che ha riferito quanto segue.
Con il Piano d'impresa 2005-2010 Rete Ferroviaria Italiana Spa ha strategicamente impostato lo sviluppo della propria azione avendo presente, tra l'altro, la necessità di


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aumentare la capacità dell'infrastruttura ferroviaria e la competitività del trasporto su ferro al fine di creare le condizione per un riequilibrio modale.
In tale contesto Rete Ferroviaria Italiana Spa prevede un'evoluzione organizzativa/tecnologica caratterizzata da una forte centralizzazione sia della gestione operativa della circolazione sia del coordinamento e supervisione della stessa mirata al raggiungimento di una maggiore produttività di sistema, ad un miglioramento della sicurezza, della qualità della produzione - in particolare della puntualità - e ad un più ottimale utilizzo dell'infrastruttura con particolare attenzione alla tempestività di analisi e di intervento nei casi di criticità.
Sulla base della capacità complessiva della rete ferroviaria così potenziata, Rete Ferroviaria Italiana Spa prevede modelli organizzativi orientati all'ottimale soddisfacimento della domanda del prodotto ferroviario per tutti i suoi aspetti tipologici.
Pertanto in riferimento al sistema alta velocità da Milano a Roma che si inserisce nel contesto del Corridoio 1 Transeuropeo Berlino-Palermo della rete AV/AC, Rete Ferroviaria Italiana Spa prevede la concentrazione in un posto centrale a Bologna delle funzioni di coordinamento e supervisione del prodotto treno.
Restano sul territorio posti di comando e controllo degli impianti di nodo e di bacino. In tal modo viene assicurata una gestione ottimizzata del servizio; il tutto nell'ambito degli investimenti già realizzati programmati e pianificati proprio per aumentare la competitività del trasporto su ferro e la potenzialità della stessa Direttrice dorsale con conseguenti ricadute positive sul tessuto produttivo di tutte le Regioni territorialmente coinvolte compresa la Toscana.
Per quanto sopra non si prevede al momento alcun potenziamento dell'attuale posto centrale di Firenze Campo Marte.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Federico Bricolo.

BULGARELLI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il Prozac è un medicinale appartenente alla classe degli inibitori della ricaptazione della serotonina, (SSRI); esso interviene sul meccanismo di uno dei neurotrasmettitori che regolano l'umore e, per le sue qualità antidepressive, è da molti anni uno dei farmaci più venduti nel mondo; da oltre un anno il Prozac è uscito di brevetto, così da poter essere incluso nella categoria dei cosiddetti farmaci generici; la commercializzazione del Prozac, il cui principio attivo è la fluoxetina, è però da sempre accompagnata da forti polemiche per i drammatici effetti collaterali che il farmaco indurrebbe, in primo luogo profonde modificazioni del comportamento, con lo sviluppo di forme incontrollate di aggressività, e per l'aumento dell'incidenza di suicidi che esso procurerebbe tra i consumatori minorenni, senza che sui foglietti illustrativi siano riportati i necessari avvertimenti;
nell'ultimo numero del British Medical Journal è stata pubblicata una documentazione inedita, risalente al 1988, secondo la quale «il 38 per cento dei malati a cui è stata somministrata fluoxetina presenta un eccesso di eccitazione motoria, contro il 19 per cento dei pazienti che invece ricevono il placebo»; lo studio, inoltre, mostrerebbe l'esistenza di un legame fra l'assunzione dell'antidepressivo e forme di aggressività, fino al suicidio; alcuni esponenti della comunità scientifica ritengono che la casa produttrice - la Eli Lilly - abbia precise responsabilità per non avere pubblicizzato lo studio, che sarebbe stato tenuto nascosto anche alla Food and Drugs Administration (FDA), l'ente americano preposto alla registrazione dei farmaci -:
se non ritenga doveroso, considerata l'alta commercializzazione del Prozac e la tendenza, che inizia a farsi largo anche nel nostro paese, a somministrarlo a pazienti di sempre più giovane età, predisporre opportune ricerche tese ad accertare la pericolosità degli effetti collaterali connessi


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all'assunzione del farmaco in oggetto;
se non ritenga opportuno attivarsi affinché sia imposto nell'immediato che nel foglietto illustrativo siano riportate con la massima chiarezza le controindicazioni e gli effetti collaterali legati all'assunzione del Prozac, a partire dai risultati contenuti nello studio reso pubblico dal British Medical Journal.
(4-12336)

Risposta. - L'interrogazione parlamentare in esame fa riferimento ad una documentazione (3 articoli ed un editoriale), pubblicata sul British Medical Journal del 19 febbraio 2005, che dimostrerebbe la correlazione tra l'assunzione di fluoxetina e forme di aggressività.
Dagli articoli suddetti (Gunnell e coll. - Ferguson e coll. e Martinez e coll.) non sembra emergere un rischio associato specificatamente alla fluoxetina, come invece riportato dall'interrogante.
Gli studi citati riferiscono che, nei pazienti adulti, l'uso degli inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI) può essere associato ad un aumento del rischio di tentato suicidio, rispetto al placebo, ma non rispetto ai triciclici.
Questi risultati suggeriscono che il rischio non sia legato tanto ad un singolo farmaco o ad una specifica classe di farmaci, quanto al fatto che, specie nelle prime fasi del trattamento, gli antidepressivi possano causare agitazione, favorendo, probabilmente, attraverso questo meccanismo, i comportamenti di
self-harm ed «ideazione suicidaria».
La questione relativa al rischio di suicidio e, più in generale, il rapporto rischio/beneficio degli SSRI nei bambini ed adolescenti, è attualmente oggetto di approfondita discussione presso le Agenzie del farmaco di diversi Paesi, nonché di varie pubblicazioni sulle riviste scientifiche internazionali.
Un recente articolo sul
Lancet (Whittington e coll., Lancet 2004), suggerisce che, dall'esame di dati clinici pubblicati e non pubblicati, l'unico SSRI, dotato di un rapporto rischio/beneficio favorevole nei bambini, è la fluoxetina.
L'efficacia e la sicurezza, nella popolazione pediatrica, degli SSRI e degli inibitori della ricaptazione della serotonina-norepinefrina, (SNRI), sono state oggetto di una revisione effettuata dal Comitato scientifico per i prodotti medicinali per uso umano (CHMP), presso l'Agenzia Europea dei Medicinali (EMEA), iniziata su richiesta della Commissione europea il 17 dicembre 2004 e conclusasi nella riunione del 19-21 aprile 2005.
La revisione ha ricompreso diverse specialità medicinali con i relativi principi attivi (fra le quali le specialità medicinali
Prozac. Zoloft e Paxil, a base rispettivamente di fluoxetina, sertralina, paroxetina), poiché il comportamento correlato al suicidio (tentativo di suicidio e ideazione suicidarla) e l'ostilità (prevalentemente comportamento aggressivo, comportamento oppositivo e rabbia), sono stati osservati, nelle sperimentazioni cliniche, più frequentemente nei bambini ed adolescenti trattati con tali antidepressivi, rispetto a quelli che avevano ricevuto il placebo.
Il CHMP, pertanto, ha raccomandato che in tutta l'Unione europea vengano fornite precise avvertenze ai medici e ai genitori, e che i medicinali in questione non siano utilizzati nei soggetti suddetti, tranne che per le indicazioni espressamente approvate per tali fasce di età.
Nessuno di questi prodotti farmaceutici è autorizzato negli Stati membri per il trattamento della depressione e dell'ansia nei bambini e negli adolescenti; tuttavia, alcuni di questi medicinali sono autorizzati, per uso pediatrico, nel trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo ed uno di essi per il trattamento del disturbo da
deficit dell'attenzione-iperattività.
In questi casi il CHMP raccomanda un attento monitoraggio dei pazienti, in particolare all'inizio del trattamento, per individuare il manifestarsi di comportamenti autolesionisti o di ostilità.
Per quanto concerne la doverosa informazione in tal senso realizzata in Italia, si precisa che le raccomandazioni dell'EMEA sono state immediatamente recepite dal nostro sistema di farmacovigilanza, che le ha rese disponibili sul sito istituzionale dell'Agenzia


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Italiana del Farmaco (AIFA) in data 25 aprile 2005.
La problematica è stata affrontata anche in vari articoli, apparsi sul
Bollettino d'Informazione sui Farmaci (allegati 1 e 2 disponibili presso il Servizio Assemblea) distribuito in 360.000 copie a tutti i medici e farmacisti e disponibile sul suddetto sito.
È stato, inoltre, pubblicato uno specifico articolo su
Farmacovigilanza news (newsletter bimestrale a cura del ministero della salute e dell'AIFA) che è un'iniziativa editoriale dedicata all'uso «sicuro» del farmaco ed inviata a tutti i soggetti responsabili della farmacovigilanza.
Il Ministro della salute: Francesco Storace.

BULGARELLI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nell'ambito dei rapporti di Cooperazione Italo-Albanese erano stati previsti aiuti, da parte italiana, in vari settori strategici del Sistema Sanitario Albanese, e a tal fine era stato erogato un finanziamento a favore dell'Ospedale di Elbasan in infrastrutture e servizi alla fine degli anni '90 successivamente confermato nella Commissione mista tenutasi a Tirana l'8 aprile 2002;
da allora sono state attivate numerose missioni di esperti che secondo quanto risulta all'interrogante, non hanno ottenuto risultato alcuno;
appare evidente dunque, a giudizio dell'interrogante, la gestione discutibile delle competenze professionali sopraccitate da parte della Direzione Generale per la cooperazione allo sviluppo (DGCS) e degli uffici della Cooperazione Italiana in Albania con relativo sperpero di denaro pubblico italiano;
la forte perdita di immagine della Cooperazione italiana in Albania, di recente oggetto di satira su una nota trasmissione locale proprio per le mancate iniziative a favore del succitato Ospedale di Elbasan e per i numerosi e colpevoli ritardi nell'avviare le azioni previste nell'accordo del 2002 -:
quali iniziative intenda prendere al fine di tutelare l'immagine e il ruolo della Cooperazione italiana in Albania e se non ritenga opportuno procedere ad un accertamento delle eventuali responsabilità relative ai ritardi sopra ricordati e ad eventuali disfunzioni nella gestione istituzionale della vicenda a tutti i livelli di responsabilità.
(4-13173)

Risposta. - L'iniziativa italiana di riabilitazione del sistema sanitario della prefettura di Elbasan in Albania, nella sua iniziale formulazione approvata dal Comitato direzionale con delibera n. 99 del 25 settembre 1996, prevedeva la riabilitazione delle strutture ospedaliere ed il supporto istituzionale e tecnico da realizzarsi con modalità miste: gestione diretta ed affidamento a Ong.
Gli eventi accaduti in Albania nel 1997 e la difficile situazione di sicurezza, creatasi di conseguenza, hanno ritardato l'avvio dell'iniziativa al gennaio 1999, attraverso la firma del Memorandum tecnico-operativo tra l'Ambasciata d'Italia a Tirana ed il Ministero della sanità albanese.
La seguente rinuncia delle Ong ha reso necessaria una revisione dell'iniziativa, in raccordo con le autorità albanesi, ricorrendo alla gestione diretta per la realizzazione delle attività.
In data 24 marzo 2000, il Comitato direzionale ha deliberato una nuova proposta per l'importo residuo di quanto stanziato nel 1996, pari a lire 4.810.376.650.
Nella seconda metà del 2000 il progetto è entrato in una nuova fase di sofferenza determinata da difficoltà finanziarie (mancato accredito di fondi) che hanno di fatto bloccato le attività propedeutiche (progettazione esecutiva) all'esecuzione delle opere strutturali di riabilitazione prevista nella seconda fase di cui sopra. Nel febbraio 2001, con il rientro in Italia per motivi familiari del capo progetto, ogni attività
in loco è stata interrotta.
In occasione della definizione del Programma di cooperazione italo-albanese per


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il triennio 2002-2004, il Governo italiano ha confermato il suo impegno al finanziamento del progetto. Si è pertanto ritenuto opportuno rivedere l'impianto generale dell'iniziativa, anche alla luce dell'evoluzione del settore sanitario in Albania. Sono radicalmente cambiati i rapporti funzionali delle quattro strutture ospedaliere coinvolte: Elbasan, Gramsh, Librazhd, e Pequin; è stata inserita una componente di formazione in loco e all'estero per un totale di 250 operatori sanitari; sono state riviste le opere civili e la componente attrezzature e strumentazione è cambiata per tipologia e costi.
Tali importanti modifiche rispetto all'iniziale impostazione, non essendo compatibili con la precedente iniziativa, hanno reso necessario la definizione di una nuova formulazione e proposta di finanziamento: «Prefettura di Elbasan. Adeguamento strutturale e tecnologico-professionale del sistema sanitario».
Lo scorso febbraio è stata lanciata la gara internazionale per la costruzione di una parte dell'Ospedale di Elbasan, che richiede soluzioni tecniche innovative e standard di sicurezza europei per non incorrere nello stesso fallimento della precedente gara indetta nel dicembre 2004, ove nessuna delle ditte ha ottenuto l'appalto per inadeguatezza degli impianti.
Occorre segnalare, tuttavia, l'enorme difficoltà da superare nell'utilizzo della gestione diretta per rendere compatibili le esigenze che riguardano la costruzione di importanti opere civili, con le esigenze della contabilità di Stato. Inoltre, la disponibilità effettiva dei cosiddetti «fondi
in loco» presso le nostre Ambasciate è una variabile temporale difficilmente controllabile. Gli organi di controllo infine possono bloccare il trasferimento dei finanziamenti anche per molti mesi; ove ciò dovesse accadere non sarà possibile mantenere gli impegni presi con le Autorità del Paese beneficiario.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.

BULGARELLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
un'importante inchiesta condotta con i Nas dei carabinieri ha portato alla scoperta di organizzazioni intente alla produzione di «ovoprodotti» con materie prime adulterate, destinati a essere rivenduti sottoprezzo all'industria alimentare per essere trasformati in merendine, panettoni, pandori, pasta, gelati, dolci di vario;
l'inchiesta è partita nel 2003, dopo che alcuni controlli compiuti proprio dai Nas hanno portato alla scoperta dell'utilizzo criminale di uova che avrebbero dovuto essere smaltite come rifiuti pericolosi;
i potenziali rischi per i consumatori che hanno assunto i prodotti di questo processo di trasformazione sono assai pesanti;
in data 6 dicembre 2005 sono stati resi noti i nomi di aziende coinvolte -:
per quale ragione l'informazione ai consumatori sia stata così lenta e come siano stati tutelati i consumatori potenzialmente a rischio negli ultimi due anni, ovvero a partire dalle prime scoperte dei Nas.
(4-18841)

Risposta. - In data 6 dicembre 2005, a conclusione di lunghe ed articolate indagini, condotte dai militari del NAS di Bologna, in Emilia Romagna, Lazio, Umbria, Marche, Piemonte, Veneto e Lombardia, ed estese anche all'estero (Spagna, Olanda, Francia e Inghilterra), relativamente alla commercializzazione di uova, alla produzione di ovoprodotti destinati all'industria alimentare e all'illecito utilizzo di sottoprodotti di origine animale (uova incubate, rotte, incrinate, invase da muffe e parassiti e, talvolta, in evidente stato putrefattivo), sono stati eseguiti i seguenti provvedimenti: 27 ordinanze per l'applicazione di misure cautelari; il sequestro di n. 9 aziende operanti nel settore alimentare (1 in provincia di Forlì-Cesena, 1 in provincia di Torino, 1 in provincia di Treviso, 3 in provincia di


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Verona, 2 in provincia di Cuneo ed 1 in provincia di Mantova).
Le indagini hanno visto il coinvolgimento di oltre 62 persone, tra responsabili di imprese di prodotti alimentari e di aziende per lo smaltimento di rifiuti, gestori di aziende adibite all'incubazione di uova e mediatori commerciali, aventi sede in Italia, Francia, Olanda, Spagna ed Inghilterra.
I reati contestati, che tengono conto delle singole posizioni processuali, sono i seguenti: associazioni per delinquere (articolo 416 codice penale), per avere, con suddivisione dei ruoli, promosso, costituito, organizzato o partecipato ad un'associazione per delinquere finalizzata alla commissione di un numero indeterminato di reati; adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari (articolo 440 codice penale), per avere corrotto e adulterato sostanze destinate all'alimentazione umana, in particolare realizzando ovoprodotto con impiego di sottoprodotti di origine animale, costituiti da residui di processi di speratura (scarti di cova) ad alta tossicità; commercio di sostanze alimentari adulterate e nocive (articoli 442 e 444 codice penale), per il commercio di sostanze destinate all'alimentazione umana, invase da muffe, parassiti o comunque, in avanzato stato di alterazione; frode nell'esercizio del commercio (articolo 515 codice penale), per avere commercializzato prodotti alimentari (ovoprodotti) che per qualità e provenienza erano diversi da quelli pattuiti o comunque dichiarati, in particolare ottenuti dalla trasformazione di sottoprodotti di origine animale; commercio di sostanze non genuine per genuine (articolo 516 codice penale); esercizio abusivo della professione (articolo 348 codice penale), per aver esercitato abusivamente la professione di biologo, chimico e analista di laboratorio, e per aver alterato i risultati analitici sugli ovoprodotti commercializzati al fine di mascherarne i difetti; furto aggravato e ricettazione (articoli 624, 625 e 648), per aver trafugato 20 cisterne riutilizzate per il trasporto dei prodotti adulterati.
Sono stati inoltre sequestrati; Kg 60.540 di ovoprodotto; circa 32 milioni di uova; oltre 2.500 tonnellate di sottoprodotti di origine animale; 19 macchinari per la sgusciatura e la produzione di ovoprodotti (centrifughe illecitamente utilizzate nella fase iniziale delle lavorazioni anziché nella sola fase finale del ciclo produttivo, durante il quale l'uso del dispositivo è consentito per ottenere la separazione del liquido residuo con il guscio dell'uovo).
L'attività investigativa svolta ha consentito di porre rimedio allo squilibrio creatosi nel settore dell'ovoproduzione, a danno di imprese che, lavorando nel rispetto delle regole fiscali, commerciali e sanitarie, hanno subito una concorrenza scorretta e fraudolenta.
Deve precisarsi che la salute dei consumatori è stata tutelata proprio con i provvedimenti di sequestro e, dove possibile, di distruzione degli ovoprodotti risultati pericolosi; tali provvedimenti sono stati effettuati, in gran parte, nell'anno 2003 e, parzialmente, nel maggio 2005.
In merito al ritardo, lamentato dall'interrogante, nell'informazione ai consumatori, si fa presente che le persone e le aziende coinvolte nelle indagini sono state rese di pubblica notorietà, nei tempi consentiti dalle norme di procedura penale, ossia in sede di esecuzione dei provvedimenti restrittivi emessi dall'Autorità giudiziaria che ha coordinato l'inchiesta.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Cesare Cursi.

DAMIANI, ROSATO e BOATO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro degli affari esteri, al Ministro per gli Italiani nel mondo. - Per sapere - premesso che:
Pirano d'Istria, cittadina ora sotto la sovranità della Repubblica di Slovenia, è stata abitata in modo costante e cospicuo nel corso dei secoli (l'atto di dedizione alla Serenissima risale al 1238), al pari di innumerevoli altri borghi e città dell'Istria e della Dalmazia, da una popolazione di lingua e cultura italiana;
la presenza italiana in Istria e Dalmazia è tuttora testimoniata non solo dalle


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nostre comunità che vi risiedono, ma anche dalla ricchezza e vastità del patrimonio culturale e artistico, che comprende anche preziose architetture e complessi urbanistici;
tra queste architetture una considerazione particolare merita sicuramente il Duomo di Pirano d'Istria, un edificio barocco intitolato a San Giorgio la cui costruzione è iniziata dopo il 1595 modificando le strutture di una preesistente chiesa gotica consacrata nel 1344, al cui interno sono conservati ricchissimi arredi risalenti al XVII secolo;
il Duomo di Pirano costituisce una delle insigni testimonianze delle radici culturali dell'Istria veneta, come è possibile constatare anche dall'inclusione delle opere d'arte figurativa da esso provenienti nell'ambito della mostra «Histria», attualmente visibile a Trieste e dedicata ai capolavori dell'arte veneta in Istria;
sei anni fa il Governo della Repubblica di Slovenia ha proclamato il Duomo di San Giorgio bene architettonico d'importanza nazionale;
secondo quanto riportato dal quotidiano Il Piccolo di Trieste, sarebbero «a dir poco allarmanti se non catastrofici i risultati di una perizia effettuata sulle strutture portanti della chiesa della società edile piranese Projektiva inzeniring, addetta ai lavori di ristrutturazione», al punto da non potersi escludere «il rischio di crollo dell'intero edificio» se non si provvederà a interventi radicali;
tali interventi richiederebbero un investimento pari a ottocentomila euro, somma che non è nella disponibilità del Comune di Pirano e che, a causa di incertezza di attribuzione delle competenza tra i Ministeri sloveni della Cultura e dell'Ambiente, non è prevedibile possa giungere in tempi sufficientemente brevi dal Governo sloveno;
non è ragionevole ipotizzare un diretto e necessariamente ingente intervento finanziario dello Stato italiano su un edificio che è a tutti gli effetti patrimonio dello Stato sloveno;
non risulta che sia mai stata fatta alcuna domanda per ottenere eventuali fondi europei;
la perdita del Duomo di Pirano rappresenterebbe una gravissima lesione alla memoria storica di una terra e di una popolazione già duramente colpite dalla tragedia dell'esodo, comportando un ulteriore passo verso la cancellazione del retaggio italiano in Istria -:
se il Ministro per i Beni e le Attività Culturali e il Ministro per gli Affari Esteri non intendano attivarsi urgentemente affinché l'Italia, in accordo con la Slovenia, si faccia promotrice di un consorzio internazionale finalizzato alla salvaguardia di un patrimonio storico e artistico insostituibile qual è il duomo di Pirano;
se il Ministro per i Beni e le Attività Culturali non ritenga di valutare la possibilità di agire in accordo con il corrispondente Ministro sloveno per coinvolgere l'Unione europea attraverso i suoi programmi di finanziamento specificamente destinati alla tutela del territorio e del patrimonio culturale, sviluppando in tal modo anche una politica virtuosa di collaborazione;
se il Ministro per i Beni e le Attività Culturali non ritenga di coinvolgere istituzioni di salvaguardia culturale internazionale quali l'UNESCO al fine di reperire i fondi destinati a mettere in sicurezza l'edificio a rischio;
ove ritenuto di procedere nelle direzioni sopra proposte, se il Ministro per i Beni e le Attività Culturali d'intesa con il Ministro per gli Italiani all'estero, non ritenga di coinvolgere le comunità degli esuli piranesi e quella degli italiani tuttora ivi residenti.
(4-17698)

Risposta. - In via generale, si fa presente che la necessità di cooperazione tra l'Italia e la Repubblica di Slovenia è particolarmente sentita da entrambi i Paesi, anche in relazione alla storia comune, ivi


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comprese le tristi vicende dell'ultimo conflitto mondiale, e la presenza della minoranza italiana autoctona che ancora vive in Slovenia.
Al fine di sostenere una sempre migliore integrazione e collaborazione tra i due Paesi, è intervenuta anche l'Unione europea, la quale ha in corso il programma Interreg IIIA Italia-Slovenia (2000-2006), inteso a promuovere finanziariamente la cooperazione transfrontaliera in diversi settori, tra cui anche quello culturale.
Inoltre, è in corso il Programma esecutivo di collaborazione culturale italo-sloveno, per gli anni 2004-2007, che prevede accordi di collaborazione bilaterale, relativamente a diverse materie di carattere culturale, tra cui anche la «Protezione dei beni culturali e la tutela del paesaggio culturale». Nell'ambito di tale argomento è previsto che «le due Parti favoriranno la collaborazione nell'ambito del restauro conservativo avviata tra l'istituto per la tutela dei beni culturali di Pirano e la soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio di Venezia».
Per quanto attiene, più specificamente, alla salvaguardia del Duomo di San Giorgio, che rappresenta uno dei gioielli architettonici dell'Istria ed il cui campanile riproduce in scala quello di San Marco a Venezia, anche se non pare sussistere un rischio immediato di crollo dell'edificio, permane comunque un pericolo per la sua statica a causa della conformazione geologica del terreno, particolarmente friabile e, pertanto, soggetto a sgretolamento.
Occorre, comunque, evidenziare che il Governo della Slovenia è particolarmente sensibile alla tutela ed alla valorizzazione del patrimonio culturale, artistico ed architettonico nazionale. Da oltre un decennio, nel Duomo sono in corso lavori di restauro di arredi e di altri elementi artistici, nonché recentemente sono stati ultimati importanti lavori di restauro del soffitto - nel rispetto delle più recenti norme sismiche - e degli interni, opere che hanno riportato l'edificio al suo antico splendore. Gli interventi sino ad ora eseguiti sono stati finanziati in parte dal Comune di Pirano, in parte dallo Stato sloveno ed in parte da donazioni private raccolte dalla Chiesa locale. Allo stato, si segnala che ulteriori lavori di restauro sono previsti all'interno del Duomo.
La metodologia adottata per i lavori di restauro nella Chiesa di San Giorgio è stata anche presentata nel volume Beni culturali dell'Alto Adriatico. Esperienze di tutela, conservazione e restauro realizzato dalla Camera di Commercio di Venezia, come risultato del Progetto Interreg III A Phare CBC Italia-Slovenia 2000-2006 «Distretto Beni culturali».
Il ministero degli affari esteri ha reso noto che, nello spirito della già proficua e diversificata cooperazione culturale tra i due Paesi, cercherà di verificare quali ulteriori iniziative lo Stato sloveno intenda assumere per garantire, nel tempo, l'incolumità del bene, coinvolgendo eventualmente organismi internazionali e che questo Ministero, per quanto di propria competenza, ha provveduto a interessare il Gruppo di lavoro permanente per la lista del patrimonio mondiale dell'UNESCO per le eventuali ulteriori iniziative praticabili.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Nicola Bono.

DI GIOIA. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
da articoli comparsi sulla stampa locale nella giornata odierna, si apprende che sono almeno 16 i Comuni della Provincia di Foggia nei quali, sinora, sono stati segnalati forti ritardi nella consegna della posta;
tali Comuni si estendono dal Tavoliere al Gargano sino al Subappennino Dauno e negli stessi, oltre alla corrispondenza privata, vengono consegnate in ritardo anche le bollette e gli assegni di pensione, con il risultato che alcuni utenti si sono visti staccare le utenze perché non avevano pagato una bolletta che non era loro mai arrivata o non sono riusciti ad incassare la pensione che rappresenta, per molti, l'unica entrata economica;


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tale situazione, a detta dei sindacati di settore, è dovuta alla scelta operata da Poste Italiane di ridimensionare gli organici, grazie agli esoneri per incentivazione, senza alcuna assunzione di personale precario con la conseguenza che la mancanza di postini crea una notevole quantità di disservizi, soprattutto, ma non solo, nei Comuni più piccoli dove la densità degli uffici postali è più bassa;
su tale vicenda vi sono state numerose petizioni di protesta, inviate al Prefetto ed ai Sindaci, da parte dei cittadini indignati e lo stesso Consiglio Provinciale ha approvato all'unanimità una mozione, nella quale si invita il Ministero ad attivarsi per sbloccare tale situazione -:
se non si ritenga necessario intervenire con tempestività presso Poste Italiane Spa, avvalendosi del suo ruolo di azionista di maggioranza, affinché si ponga immediatamente rimedio, con l'assunzione di nuovo personale, a questa situazione lesiva degli interessi degli utenti che non possono subire le conseguenze di scelte errate portate avanti da Poste Italiane.
(4-12866)

Risposta. - Al riguardo si ritiene opportuno chiarire che il ministero delle comunicazioni è legato alla società Poste italiane da un contratto di programma che assicura al ministero stesso - quale Autorità di regolamentazione del settore postale - una potestà di vigilanza per verificare il corretto espletamento del servizio universale, ma non consente al Governo di intervenire nella gestione dell'azienda.
Ne consegue che la medesima società organizza secondo le logiche imprenditoriali ritenute più opportune le risorse di cui dispone al fine di contemperare l'esigenza di economicità di gestione con quella di garantire un efficiente servizio all'utenza, mentre l'attività del Ministero è volta ad accertare che la qualità del servizio prestato risponda ai parametri fissati dal contratto di programma.
Il Ministero delle comunicazioni ha, tra i propri compiti, quello di verificare il corretto espletamento del servizio universale erogato da Poste italiane.
Tale attività è volta ad accertare che la qualità del servizio svolto su tutto il territorio nazionale risponda ai parametri fissati dalla normativa comunitaria e nazionale, peraltro recepiti nel contratto di programma, e ad adottare idonei strumenti sanzionatori nel caso in cui si dovesse verificare il mancato rispetto degli standard qualitativi fissati.
Poiché nell'atto parlamentare in esame sono contenute affermazioni di carattere generale, non è stato possibile - secondo quanto riferito da Poste italiane - effettuare specifiche indagini. La società concessionaria ha comunicato che dagli atti aziendali è emerso che, nel bacino territoriale in esame limitatamente ai primi giorni di febbraio 2006 si sono effettivamente verificate alcune criticità; diversi ed imprevedibili sono stati i fattori che hanno determinato le difficoltà in parola: da un lato il protrarsi di eccezionali precipitazioni nevose nella zona del sub appennino danno che ha reso molto difficoltoso, ed in certe zone impossibile, il transito stradale; dall'altro, numerose assenze per malattia dei portalettere proprio nell'arco di tempo preposto all'avvicendamento di ben 11 unità precarie che, come noto, abbisognano di un certo «rodaggio» per l'apprendimento del lavoro.
Pur avendo fatto ricorso ai normali strumenti aziendali di sostituzione del personale, Poste italiane non è stata in grado di risolvere, nell'immediato, detta situazione.
Si ritiene opportuno rammentare, inoltre, che le verifiche sulla qualità del servizio postale, effettuate a livello nazionale dalla società IZI, riguardano, come è noto, il raggiungimento degli standard fissati dal contratto di programma e vengono pubblicati semestralmente nella
Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
I risultati dei predetti controlli, relativi al secondo semestre 2004 (deliberazione 29 marzo 2005
Gazzetta Ufficiale n. 89 del 18 aprile 2005, come modificate con errata corrige in Gazzetta Ufficiale n. 118 del 23 maggio 2005), hanno evidenziato il superamento degli indici di qualità fissati sia relativamente al corriere ordinario interno, sia a quello prioritario interno per la


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consegna in J + 1 e J + 3 (ossia, rispettivamente, il giorno successivo a quello di impostazione e tre giorni successivi a quello di impostazione), nonché il superamento dello standard fissato per le consegne in J + 3 e J + 5 relativamente al corriere prioritario interno ed a quello ordinario interno.
Tenendo conto dello scostamento negativo registrato nel primo semestre del 2004 (deliberazione 10 dicembre 2004, in
Gazzetta Ufficiale n. 302 del 27 dicembre 2004) pertanto, i risultati della consuntivazione su base annuale relativa al corriere prioritario interno ed a quello ordinario interno hanno evidenziato il raggiungimento dei parametri fissati, con la sola eccezione, di segno positivo, della consegna in J + 1 del corriere prioritario interno che ha superato dello 0,2 per cento il livello di qualità predeterminato.
I suddetti esiti - che non hanno evidenziato le criticità lamentate dall'interrogante - non hanno giustificato l'adozione delle misure sanzionatorie previste dal contratto di programma 2003/2005 (articolo 4, comma 4), stipulato fra il Ministero delle comunicazioni e la società Poste italiane (
Gazzetta Ufficiale n. 129 del 4 giugno 2004).
Il Ministro delle comunicazioni: Mario Landolfi.

FIORI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 227 del 1990 prevede in via generale a carico dei soggetti sottoposti a monitoraggio fiscale l'obbligo di indicare, nella dichiarazione dei redditi, le consistenze delle attività estere di natura finanziaria e degli investimenti esteri detenuti al termine del periodo d'imposta, nonché dei trasferimenti da, verso e sull'estero loro riguardanti d'importo superiore a circa 10.330,00 euro;
la stessa legge ha introdotto, inoltre, una sanzione amministrativa assai gravosa in caso di inosservanza degli obblighi suindicati, pari al valore che va dal 5 al 25 per cento degli importi non dichiarati ed addirittura ha previsto, in caso di mancato versamento della sanzione, la confisca di beni corrispondenti a detto valore;
il decreto legislativo n. 467 del 1997 ha, però, stabilito un'ampia area di esonero da detto obbligo di dichiarazione per i certificati in serie e di massa ed i titoli affidati in gestione o amministrazione agli intermediari residenti, individuati nella medesima normativa, per i contratti conclusi con il loro intervento, anche in qualità di controparti e i depositi e i conto correnti, a condizione che i proventi derivanti da tali attività estere di natura finanziaria siano riscossi attraverso l'intervento degli stessi intermediari;
l'applicazione del regime di esonero presenta una problematica interpretativa di un certo rilievo riguardante l'applicazione dell'esonero all'acquisto e alla detenzione di azioni SICAV estere armonizzate dall'Unione europea e collocate in Italia da SIM e da banche. Infatti, mentre relativamente alle azioni SICAV acquistate tramite una banca non sussistono dubbi, qualche incertezza è emersa in ordine all'applicazione dell'esonero sugli acquisti effettuati tramite una Società di intermediazione Mobiliare;
va precisato che le azioni SICAV collocate tramite una SIM il contribuente sottoscrivendo un modulo diretto alla società estera, trasmesso poi tramite la SIM collocatrice, si impegna ad avvalersi della Banca corrispondente, che rappresenta l'unico organismo di snodo fra l'investitore e la SICAV, fungendo anche da sostituto d'imposta e avendo l'evidenza di tutte le operazioni di sottoscrizione, conversione e rimborso. Pertanto, si può ritenere che nel caso di sottoscrizione tramite SIM i titoli siano dati «in amministrazione» alla banca corrispondente;
peraltro, le stesse istruzioni per la compilazione del quadro RW, allegato al Modello Unico, prescrivono chiaramente che «detto esonero sussiste anche nel caso che il contribuente non abbia esercitato le opzioni previste dagli articoli 6 e 7 del


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decreto legislativo n. 467 del 1997», opzioni che fanno riferimento all'ipotesi del risparmio amministrato. Pertanto, sembra potersi configurare un orientamento del Ministero teso a riconoscere l'esonero anche in mancanza dell'opzione, come previsto per le azioni affidate alla Banca corrispondente;
è bene, però, aggiungere che numerosi uffici dell'Agenzia delle Entrate stanno adottando una rigida e restrittiva interpretazione del regime normativo sull'esonero sostenendo che, nel caso in cui il contribuente abbia acquistato azioni SICAV estere tramite una SIM anziché una Banca, sussiste l'obbligo di effettuare la dichiarazione -:
quali siano gli intendimenti del Ministro dell'economia e delle finanze in ordine all'opportunità di adottare un'interpretazione chiara ed univoca della disposizione, anche attraverso eventualmente l'emanazione di una circolare in cui fornire precise istruzioni agli uffici periferici in relazione all'applicazione o meno dell'esonero nei confronti di coloro che hanno acquistato SICAV estere tramite una SIM collocatrice.
(4-16079)

Risposta. - La problematica prospettata dall'interrogante con il documento di sindacato ispettivo in esame riguarda, in particolare, l'adempimento della compilazione del modulo RW (Investimenti all'estero e trasferimenti da, per e sull'estero) della dichiarazione dei redditi posto a carico dei contribuenti, ai sensi dell'articolo 4 del decreto-legge 28 giugno 1990, n. 167 (convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 1990, n. 227), ai fini dell'indicazione delle consistenze derivanti, al termine di ciascun periodo d'imposta, dalle attività estere di natura finanziaria e dagli investimenti esteri detenuti, nonché dai trasferimenti da, verso e sull'estero che, nel corso dell'anno, hanno interessato gli investimenti all'estero, purché di importo superiore a euro 12.500.
Ciò premesso, nell'interrogazione è evidenziato che nel caso di acquisto di azioni di SICAV estere armonizzate, collocate in Italia da SIM e non da banche, l'esonero dall'obbligo della dichiarazione ai fini del monitoraggio fiscale, previsto ai sensi dell'articolo 4, comma 4, del decreto-legge n. 167 del 1990, non è accordato da taluni uffici dell'Amministrazione finanziaria.
Al riguardo, l'Agenzia delle entrate fa preliminarmente presente che gli obblighi di compilazione del modulo RW della dichiarazione dei redditi non sussistono, a norma della disposizione da ultimo richiamata, per i certificati in serie o di massa e per i titoli affidati in gestione o in amministrazione agli intermediari residenti, per i contratti conclusi attraverso il loro intervento, anche in qualità di controparti, nonché per i depositi e i conti correnti, a condizione che i redditi derivanti da tali attività estere di natura finanziaria siano riscossi attraverso l'intervento degli intermediari stessi.
Gli intermediari cui fa riferimento la norma sono: le banche, le società di intermediazione mobiliare (SIM), le Poste italiane Spa, nonché le società finanziarie, le società fiduciarie e gli altri intermediari che, per ragioni professionali, effettuano il trasferimento da o verso l'estero di attività finanziarie o comunque si interpongono nella sua esecuzione.
Pertanto, per i sottoscrittori di quote o azioni di SICAV o di organismi di investimento collettivo in valori mobiliari di diritto estero, situati negli Stati membri dell'Unione europea e conformi alle direttive comunitarie, gli obblighi di indicazione nella dichiarazione annuale dei redditi non riguardano i redditi di fonte estera, i flussi di investimento e disinvestimento, nonché l'ammontare delle consistenze relative agli investimenti stessi, a condizione che i titoli o i certificati siano affidati in gestione o amministrazione agli intermediari stessi.
Come, peraltro, specificato nelle istruzioni al modulo RW, l'Agenzia delle entrate ha precisato che, ai fini di tale esonero, è sufficiente che i titoli o i certificati rappresentativi delle quote di partecipazione agli organismi di investimento o alle SICAV estere siano affidati «in gestione o amministrazione» ad uno degli intermediari di residenti prima elencati (tra i quali anche le SIM).


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Detto esonero si applica anche nel caso in cui il contribuente non abbia optato con i medesimi intermediari per l'applicazione delle imposte sostitutive previste nell'ambito del regime del risparmio amministrato o gestito, di cui agli articoli 6 e 7 del decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461. In tal caso, quindi, il sottoscrittore non è tenuto ad alcun obbligo di indicazione nella dichiarazione dei redditi né per quanto attiene ai flussi e alle consistenze (modulo RW), né per quanto attiene ai redditi conseguiti, sempreché i redditi di capitale siano stati assoggettati a ritenuta a titolo d'imposta a cura dell'intermediario che è intervenuto nella loro riscossione.
In proposito, nella circolare n. 165/E del 24 giugno 1998, l'Agenzia ha precisato, in buona sostanza, che nessun adempimento è da assolvere quando i titoli, le quote e i certificati sono immessi in un deposito a custodia presso un intermediario residente che ne cura il trasferimento o l'estinzione. Analoghe precisazioni sono contenute in successive circolari e risoluzioni, tra cui la risoluzione n. 394/E del 24 dicembre 2002 e la circolare n. 62/E del 31 dicembre 2003.
Ciò posto, l'Agenzia delle entrate ritiene che sia nella citata prassi che nei modelli di dichiarazione sono state fornite correttamente le istruzioni relative all'esonero di cui trattasi.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.

FOTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il consiglio comunale di Piozzano, in provincia di Piacenza, con delibera n. 41 del 27 dicembre 1947, regolarmente approvata dalla giunta provinciale amministrativa, autorizzò «la concessione gratuita dell'area di terreno di proprietà comunale, indicata con la parcella n. 129, foglio n. 8 del Nuovo Catasto a tutti coloro che ne fanno richiesta, alla specifica condizione che i richiedenti si impegnino a fabbricare, entro il termine di un anno dalla data di concessione e previa approvazione del progetto da parte dell'apposita commissione comunale, dando la preferenza ai richiedenti che si impegnino ad aprire negozi o botteghe atti ad incrementare lo sviluppo del paese»;
detto mappale 129, costituente la scarpata della strada via Roma (in corrispondenza della piazza del Municipio) venne ceduto, in più frazioni e con atti di vendita regolarmente registrati, a soggetti diversi che mantennero fede agli impegni assunti;
nel 1961 i soggetti che avevano costruito sull'area individuata dal mappale 129 vennero raggiunti da ingiunzioni di pagamento, pretese «per abusiva occupazione del terreno alluvionale Torrente Luretta, in comune di Piazzano». I proprietari dei fabbricati, pro bono pacis, incominciarono a pagare le somme richieste dall'amministrazione finanziaria e ciò fino al 30 ottobre 1975 quando, sulla Gazzetta Ufficiale n. 289, venne disposto, con apposito decreto, il passaggio dal demanio al patrimonio dello Stato del terreno in sponda sinistra del Torrente Luretta, in comune di Piozzano, segnato nel catasto del comune medesimo al foglio n. 8, mappali 165, 129, 162 e 163, della superficie complessiva di mq 429 ed indicato nell'estratto di mappa rilasciato il 1 aprile 1961 dall'ufficio tecnico erariale di Piacenza, parte integrante del predetto decreto;
i fabbricati regolarmente costruiti risultano oggi insistere su di un terreno di proprietà dello Stato, anziché su quello dell'ente locale concessionario che inizialmente l'aveva gratuitamente ceduto -:
se e quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda assumere - atteso che né la recente normativa riguardante il condono edilizio, né quella relativa alla sanatoria per la costruzione su aree demaniali, risultano applicabili al caso in questione - per consentire ai legittimi proprietari di potere alienare le dette costruzioni, la qual cosa è oggi impedita


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dal fatto di considerare l'area sulla quale le stesse sono state realizzate appartenente al Demanio dello Stato.
(4-09188)

Risposta. - In ordine a quanto rappresentato con l'atto di sindacato ispettivo in esame, l'Agenzia del territorio ha preliminarmente comunicato che l'Ufficio provinciale di Piacenza, con verbale n. 21665 del 14 febbraio 2001, ha provveduto alla consegna di tutte le pratiche e di tutto l'archivio dei beni demaniali alla filiale di Modena-Sezione staccata di Piacenza dell'Agenzia del demanio.
L'Agenzia del demanio ha riferito, in proposito, che i terreni cui si fa riferimento nell'interrogazione, siti nel comune di Piozzano, sono stati aggiudicati a seguito di esperimento di gara pubblica, ai sensi dell'articolo 1, commi 436, 437 e 438, della legge 30 dicembre 2004, n. 311 (legge finanziaria per il 2005), ed i relativi contratti di vendita saranno stipulati entro breve tempo.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Maria Teresa Armosino.

GIUSEPPE GIANNI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel territorio italiano esiste una rete capillare, finora funzionante, relativa alla distribuzione di tabacchi lavorati, formata da 630 Magazzini vendita generi di monopolio di Stato, trasformati dal 2002 a depositi fiscali locali perché ceduti dallo Stato alla società ETI e in seguito ad Etinera, unitamente alla BAT, ora divenuta Logista Italia S.p.A.;
è in atto un processo di profonda trasformazione della distribuzione dei tabacchi lavorati a livello di depositi fiscali e tale modifica corrisponde ad una necessità di economizzazione e di razionalizzazione della rete richiesta soprattutto dalle aziende produttrici;
da recenti notizie si apprende che per effetto di questa razionalizzazione, secondo trattative in corso fra la società Logista Italia e le organizzazioni sindacali dei gestori Agemos e Adistal, sarà drasticamente diminuito il numero degli attuali depositi fiscali, con l'intenzione di ridurli a 250 e con la successiva volontà di costituire 100 grandi poli in tutta la penisola;
la linea strategica della Logista sarebbe quella di avviare una ristrutturazione razionale della rete oltre che attraverso una riduzione dei «Magazzini», anche attraverso accorpamenti tra depositi fiscali confinanti;
questo processo di razionalizzazione della rete desta forte preoccupazione tra la categoria dei tabaccai e mette in agitazione soprattutto i piccoli depositi che per poter continuare a lavorare sarebbero costretti ad accorparsi e formare società, ma anche con tali unioni economiche sarebbe incerta la loro sopravvivenza;
il deposito di Augusta, considerato nella Sicilia orientale il quarto, come volume di affari, dopo i capoluoghi di provincia, si trova tra i due grandi depositi di Siracusa e di Catania e rifornisce 90 grosse rivendite di sei paesi interni (Lentini, Carlentini, Sortino, Francofone, Melilli e Augusta), con una vendita complessiva di sigarette di 206.586 chilogrammi, con tre lavoratori e un familiare alle dipendenze -:
quali criteri siano utilizzati nella riduzione e negli accorpamenti dei depositi fiscali;
se non ritenga utile che in questo processo di razionalizzazione della rete distributiva siano adeguatamente tutelati gli attuali gestori, consentendo loro di mantenere le opportunità di lavoro e di guadagno;
se non ritenga opportuno intervenire affinché sia mantenuto il deposito di Augusta, evitando così danni ai gestori ed eventuali disagi per le 90 grosse rivendite e per i fruitori del servizio.
(4-13996)


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Risposta. - Con decreto legislativo 9 luglio 1998, n. 283, le attività produttive e commerciali, già attribuite all'amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, sono state trasferite all'Ente tabacchi italiani, il quale successivamente trasformatosi in Spa, a decorrere dal 1 ottobre 2001, ha conferito il ramo di distribuzione alla propria società partecipata Etinera Spa.
Le citate società, da ultimo, sono state acquistate dalla British American Tobacco Spa con la conseguente totale privatizzazione del settore.
In data 17 febbraio 2005, la predetta società Etinera ha cambiato la propria denominazione sociale in Logista Italia Spa.
In relazione a quanto sopra rappresentato, l'amministrazione autonoma dei monopoli di Stato esclude la possibilità di qualsiasi intervento in ordine all'apertura ovvero alla chiusura, come nel caso di specie, dei depositi fiscali, sulla cui gestione non può esercitare alcun tipo di sindacato.
L'amministrazione autonoma dei monopoli di Stato svolge, infatti, attività di controllo fiscale sulla distribuzione dei tabacchi lavorati, garantendo, in tal modo, la regolare riscossione del gettito fiscale derivante dalla commercializzazione dei prodotti medesimi e la conformità degli stessi alla normativa vigente in materia di lavorazione ed etichettatura.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Manlio Contento.

MAZZUCA POGGIOLINI. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il comune di Cantalupo in Sabina (Rieti) ha dato parere favorevole all'installazione in prossimità del cimitero comunale (e comunque a 160 metri dalle abitazioni civili) di una stazione radio-base della Ericsson-Wind, con delibera approvata il 17 settembre 2004;
il 27 ottobre 2004 l'amministrazione comunale di Cantalupo in Sabina (Rieti), nella persona del sindaco Giorgio Tenerini, ha firmato un contratto di locazione di 3 anni con la Ericsson-Wind, per un totale di 45.000,00 euro;
l'amministrazione comunale ha ricevuto in anticipo la prima annualità di 15.000,00 euro;
a far data dal 15 marzo 2005 hanno avuto inizio i lavori nella zona a ridosso delle mura cimiteriali;
la mattina seguente l'inizio dei lavori la popolazione cominciava un presidio del sito prescelto con oltre 200 persone, dando vita anche ad un comitato spontaneo denominato «Legittima difesa» che ha promosso una raccolta di firme;
in data 2 ottobre 2004 venivano consegnate al comune le 361 firme raccolte contro l'installazione della stazione radio-base della Ericsson-Wind (che prevede un traliccio alto 37 metri attaccato al piccolo e caratteristico cimitero comunale) e il rischio riconosciuto di insorgenza di malattie neoplastiche, della tiroide o cardiovascolari;
il comitato in data 13 aprile 2005 organizzava un'assemblea pubblica con 250 partecipanti nella quale il sindaco si dichiarava legato ai vincoli del contratto firmato, ma disponibile ad una nuova soluzione;
in una lettera alla popolazione resa nota in data 20 aprile 2005 il sindaco sosteneva di non riconoscere l'attività del comitato «Legittima difesa» e anche dopo l'intervento del prefetto di Rieti, continuava ad interrompere le comunicazioni con il comitato;
il 19 aprile 2005 veniva indetto un consiglio comunale straordinario nel quale il sindaco rinnovava la volontà di voler installare l'antenna e di creare un regolamento per individuare siti più sicuri per le future antenne;
le onde elettromagnetiche prodotte dall'istallazione dell'antenna si sommerebbero a quelle dei tre elettrodotti esistenti


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sul territorio del Comune che hanno già provocato un altissimo numero di casi di tumore -:
se il Governo intenda adottare iniziative affinché sia attivato un sistema di monitoraggio costante sull'inquinamento elettromagnetico, eventualmente anche in concomitanza con altre forme di inquinamento ed in particolare con quello elettrico, che interessi l'intero territorio nazionale.
(4-14294)

Risposta. - L'articolo 87 del decreto legislativo 1 agosto 2003, n. 259 recante il «Codice delle comunicazioni elettroniche» disciplina il procedimento autorizzatorio relativo alle infrastrutture di comunicazione elettronica per impianti radioelettrici.
Ai sensi di tale articolo l'installazione di infrastrutture per impianti radioelettrici e la modifica delle caratteristiche di emissione di questi ultimi e, in specie, l'installazione di torri, di tralicci, di impianti radio-trasmittenti, di ripetitori di servizi di comunicazione elettronica, di stazioni radio base per reti di comunicazioni elettroniche mobili GSM/UMTS, per reti di diffusione, distribuzione e contribuzione dedicate alla televisione digitale terrestre, per reti a radiofrequenza dedicate alle emergenze sanitarie ed alla protezione civile, nonché per reti radio a larga banda punto-multipunto nelle bande di frequenza all'uopo assegnate, è autorizzata dagli Enti locali, previo accertamento, da parte dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente, di cui all'articolo 14 della legge 22 febbraio 2001, n. 36, della compatibilità del progetto con i limiti di esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità, stabiliti uniformemente a livello nazionale, da ultimo, dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 luglio 2003 (
Gazzetta Ufficiale n. 199 del 28 agosto 2003).
Ai sensi della vigente disciplina la valutazione dal punto di vista sanitario di eventuali rischi per la popolazione, il controllo sul rispetto dei limiti massimi di intensità di campo elettromagnetico, nonché gli interventi di riduzione a conformità spettano alle regioni.
Per quanto attiene in particolare agli effetti sulla salute umana, si fa presente che i risultati scientifici ottenuti nell'ambito dei numerosi progetti di ricerca finanziati dall'Unione europea mostrano come non vi sia alcuna evidenza scientifica sul fatto che l'esposizione ai campi elettromagnetici generati da sorgenti a radiofrequenza possa risultare dannosa per la salute umana.
Nel giugno 2005 l'Organizzazione mondiale della sanità ha organizzato, nell'ambito del progetto di ricerca «International EMF Project», una conferenza dedicata all'approfondimento dei possibili effetti sulla salute dovuti alle stazioni radio-base e alle reti di comunicazione
wireless. Le conclusioni delle ricerche condotte, presentate nel corso della conferenza tenutasi a Ginevra, escludono l'insorgenza di possibili effetti dannosi dovuti all'esposizione ai campi elettromagnetici generati dalle stazioni radio-base. Allo stato attuale della conoscenza, pertanto, la presenza di correlazione tra effetti nocivi eventualmente rilevati e l'esposizione a campi elettromagnetici a radiofrequenza deve considerarsi a tutti gli effetti scientificamente inattendibile.
In relazione alla realizzazione di una rete di monitoraggio dei campi elettromagnetici si fa presente che è attiva, su tutto il territorio nazionale, una rete di monitoraggio dei livelli di campo elettromagnetico generati da sorgenti a radiofrequenza realizzata dal Ministero delle comunicazioni, in collaborazione con la Fondazione Ugo Bordoni in attuazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 28 marzo 2002 (
Gazzetta Ufficiale n. 137 del 13 giugno 2002) che ha previsto, a tal fine, l'utilizzo di parte dei fondi derivanti dal rilascio delle licenze UMTS/IMT 2000.
Le linee guida del progetto della rete sono state approvate con decreto del Ministro delle comunicazioni del 26 aprile 2004.
Il progetto è stato articolato in due fasi successive: una prima fase sperimentale, attualmente conclusa, necessaria a definire e caratterizzare i singoli aspetti legati alla fattibilità della rete stessa ed una seconda fase di realizzazione effettiva della rete.


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In ragione della complessità tecnica e gestionale connessa alla realizzazione di una rete nazionale e delle specifiche competenze in materia di controllo e tutela dell'ambiente, istituzionalmente affidate al sistema delle agenzie regionali per la Protezione ambientale (ARPA), tali agenzie sono state chiamate a partecipare attivamente al progetto, sia nella prima fase sperimentale, sia nella successiva fase di realizzazione della rete stessa, attraverso la stipula di appositi protocolli d'intesa.
La rete di monitoraggio prevede l'utilizzo di apposite centraline di piccole dimensioni e semplice ricollocazione da installare su tutto il territorio nazionale, secondo i dettami delle linee guida, in siti di particolare interesse, secondo criteri di collocazione scelti dalle singole Agenzie.
Al mese di luglio 2005, risultavano 350 centraline di monitoraggio operative su tutto il territorio nazionale; il numero di centraline che verranno impiegate a regime è pari a 1.205. I siti monitorati alla data citata ammontavano a 1.479, per un totale di 962.617 ore di osservazione e 13.226.499 misure effettuate.
Tutti i dati validati dalle ARPA e inviati alla Fondazione Bordoni vengono pubblicati sul
database del centro di Raccolta nazionale istituito presso il ministero delle comunicazioni e sono consultabili sul sito www.monitoraggio.fub.it.
L'attuale rete prevede il monitoraggio delle sole sorgenti a radiofrequenza, quindi stazioni radio base per telefonia cellulare e impianti di diffusione radiotelevisiva.
Il Ministro delle comunicazioni: Mario Landolfi.

MORONI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nella casa di riposo di Seven Oaks a Toronto un'epidemia di legionellosi ha fatto 17 vittime, a partire dal 25 settembre 2005;
nella casa di cura si sono ammalati 70 ospiti, 19 membri del personale e nove visitatori, in tutto 98 persone;
dapprima si è pensato ad un misterioso virus, ed all'annuncio del capo dipartimento della sanità David Mc Keown, che in una conferenza stampa ha precisato la presenza del batterio del morbo del Legionario la grande maggioranza degli organi di stampa ha parlato di scampato pericolo;
in Spagna a Saragozza ed in Norvegia questa estate si sono verificati altri casi di contaminazione mortale da Legionella Pneumophila;
l'infezione si contrae per inalazione di aerosol, di acqua nebulizzata contaminata dal batterio della legionella -:
se risponde a verità che negli ultimi anni, sia in Italia che all'estero, si è registrato un significativo aumento dei casi (attualmente l'incidenza media europea è pari a circa 10 casi per milione) ampiamente riportati dalla stampa anche non specialistica, riguardanti l'insorgere della Legionella, in particolare nell'ambito delle strutture ospedaliere;
se l'Italia sia un Paese ad elevato rischio di legionella e quanti casi di legionellosi si sono verificati nel nostro Paese dal 2002 ad oggi;
se il Ministero stia procedendo al monitoraggio della frequenza di legionellosi con particolare attenzione ai soggetti deboli quali anziani e malati e quali iniziative il Ministero abbia avviato per potenziare la prevenzione e la bonifica degli ambienti a rischio.
(4-17677)

Risposta. - Le legionelle sono microrganismi Gram-negativi presenti prevalentemente in ambienti acquatici di acqua dolce (laghi, corsi d'acqua, eccetera), dove vivono in associazione con altra flora batterica e protozoi.
In seguito all'alterazione dell'ambiente naturale da parte dell'uomo ed alla costruzione di ambienti acquatici artificiali (acque condottate, impianti idrici degli edifici, manufatti sotterranei, piscine), la legionella ha cresciuto la propria «nicchia ecologica», conquistando
habitat vicini alle attività umane.


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L'uomo contrae l'infezione per inalazione, per microaspirazione di goccioline d'acqua in forma di aerosol, oppure per impatto dell'acqua con superfici solide.
Quando sono presenti dispositivi, quali docce, idromassaggi, torri di raffreddamento, fontane, che non siano sottoposti ad adeguata manutenzione, o qualsiasi altro strumento, in grado di produrre aerosol, utilizzato in modo erroneo, l'eventuale legionella presente trova il proprio veicolo di diffusione nell'uomo, anche se la possibilità del soggetto nel contrarre la malattia è in relazione all'età, al sesso, all'abitudine al fumo e all'alcol, allo stato immunologico e, naturalmente, alla carica batterica infettante.
Dopo la prima epidemia verificatasi nel 1976 a Filadelfia, sono stati emanati numerosi provvedimenti, a livello nazionale ed europeo, per fornire linee guida idonee a contenere la diffusione della patologia (linee guida italiane per la prevenzione e controllo della legionellosi, linee guida recanti indicazioni ai laboratori con attività di diagnosi microbiologica ed ambientale della legionellosi, linee guida recanti indicazioni sulla legionellosi per i gestori di strutture turistico recettive e termali ed
European Guide lines for control and prevention of travel associated Legionnaires disease, approvate dalla Commissione europea nel giugno del 2003).
Il riscontro della legionellosi, in Italia e in Europa, ha subito un notevole incremento dall'anno 2002 (in Italia nel 2002 è stata notificata una percentuale del 97 per cento di casi in più rispetto al 2001), per l'utilizzo di un nuovo metodo diagnostico introdotto in commercio e per la maggiore sensibilità dei clinici a riconoscere e notificare la malattia.
Nel nostro Paese l'incidenza della malattia, simile, peraltro, a quella degli altri Paesi europei, è da ritenersi molto bassa.
La sorveglianza della legionellosi è stata disciplinata in Italia con il decreto ministeriale 15 dicembre 1990, concernente l'attuazione del sistema informativo delle malattie diffusive ed infettive, e con le «Linee guida per la prevenzione ed il controllo della legionellosi», quale strumento operativo per facilitare l'accertamento dei casi e per individuare le scelte strategiche relative alle misure preventive e di controllo.
Presso l'Istituto superiore di sanità (ISS), inoltre, è attivo il Registro nazionale della legionellosi, i cui obiettivi sono:
monitorare la frequenza della legionellosi sia dal punto di vista epidemiologico che clinico-nosologico, con particolare attenzione ai fattori di rischio per l'acquisizione della malattia;
identificare eventuali variazioni nell'andamento della malattia;
identificare
cluster epidemici di legionellosi dovuti a particolari condizioni ambientali, al fine di evidenziare i fattori di rischio ed interrompere la catena di trasmissione;
attivare appropriate misure di controllo.

Nell'ambito, inoltre, dell'«European working group for legionella infections» (EWGLI), è operativo un programma di sorveglianza internazionale, avviato nel 1986 e che, per il nostro Paese, fa capo all'ISS; attualmente, è coordinato dallo «Health protection agency» (HPA), «Communicable Disease Surveillance Centre» (CDSC) di Londra.
Il sistema raccoglie informazioni relative ai casi di malattia dei legionari, associati ai viaggi, che si verificano nei cittadini dei 36 Paesi partecipanti al programma; il sistema di sorveglianza italiano comunica all'EWGLI i dati relativi ai casi di legionellosi contratta da cittadini italiani, sia durante viaggi in Italia che all'estero, e da cittadini stranieri che hanno soggiornato in Italia.
Per ciò che concerne i casi di legionellosi diagnosticati e notificati, i dati raccolti indicano che, sia l'andamento della malattia sia le caratteristiche dei pazienti, (rapporto maschi/femmine, distribuzione per età, occupazione lavorativa, eccetera), sono molto simili a quelle degli anni precedenti (nel 2004: 604 notifiche, 552 casi confermati e 52 casi presunti; nel 2003: 617 notifiche, 571 casi confermati e 46 casi presunti; nel 2002: 639 notifiche, 586 casi confermati e 53 casi presunti).


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L'incidenza della legionellosi in Italia nel 2004 ha rilevato n. 10 casi per milione di popolazione, analogamente a quanto si riscontra mediamente in Europa.
Nell'ambito delle iniziative intraprese per prevenire e delimitare l'infezione da legionella, l'ISS, che ha istituito un Laboratorio di riferimento nazionale per le legionelle, ha avviato il progetto di ricerca «Controllo della legionellosi e metodi di bonifica in sanità pubblica», con il quale vengono presi in esame due metodi chimici per il controllo della legionellosi in impianti idrici; i relativi risultati verranno resi noti alla fine del 2006.
Presso il centro nazionale per il controllo delle malattie (CCM) del ministero della salute, è in via di approvazione un progetto, mirato a potenziare l'attività del suddetto laboratorio, al fine di poter acquisire, con tempi e modalità regolari, le informazioni necessarie ad integrare e rafforzare la sorveglianza epidemiologica.
Il progetto si propone di descrivere le caratteristiche fenotipiche e genotipiche dei ceppi di legionella isolati dall'ambiente e dall'uomo, contribuendo a migliorare le conoscenze relative alle possibili fonti di infezione, e di monitorare la frequenza di legionellosi diagnosticate in Italia, sia sotto l'aspetto epidemiologico che clinico-nosologico, con particolare attenzione ai fattori di rischio per l'acquisizione della malattia.
Il Ministro della salute: Francesco Storace.

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sulla Gazzetta del Sud, edizione Vibo Valentia, del 4 ottobre 2005, è apparsa la notizia che al termine delle verifiche amministrative condotte negli uffici del Palazzo Bitonto non sarebbero emersi elementi tali da poter ipotizzare la richiesta di una Commissione d'Accesso agli atti della Giunta Provinciale;
le notizie sarebbero tratte da un rapporto «riservato» del Prefetto di Vibo Valentia diretto al Ministro dell'interno sul caso «Provincia Vibo»;
il rapporto in questione escluderebbe ogni tipo di anomalie nella gestione dell'amministrazione provinciale e di collusioni mafiose nelle presenze all'interno del Consiglio e dell'amministrazione stessa;
la notizia pubblicata, se corrisponde al vero nel contenuto, evidenzia una palese fuga di notizie di un documento riservato della massima istituzione dello Stato nella provincia di Vibo Valentia che, pertanto, avrebbe violato i principi del proprio Ufficio -:
se quanto riferito in premessa corrisponda al vero e, in caso affermativo, quali provvedimenti si intendano adottare nei confronti dei responsabili, anche per evitare il ripetersi di tali gravi episodi.
(4-17153)

Risposta. - Il prefetto di Vibo Valentia ha escluso che le notizie pubblicate nell'articolo di stampa richiamato dall'interrogante possano essere state acquisite da uffici della Prefettura.
Lo stesso prefetto ha precisato che la relazione conclusiva predisposta al termine delle verifiche amministrative effettuate presso la locale amministrazione provinciale è stata sottoposta all'attenzione e alle valutazioni del ministero dell'interno.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

ONNIS. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
a Cagliari, come riferiscono i quotidiani locali, i Carabinieri del N.A.S. hanno di recente individuato, presso un esercizio commerciale di vendita al dettaglio, venti chili di carne di pollo, illegalmente importato dalla Cina, nonché 3.500 etichette adesive contraffatte, recanti il nome di un commerciante all'ingrosso italiano, destinate quindi a occultare la provenienza


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clandestina (dall'estero) della merce in vendita (L'Unione Sarda, edizione del 4 settembre 2005, pagina 17);
le condizioni igieniche riscontrate presso quello stesso esercizio commerciale ne hanno imposto l'immediata chiusura al pubblico, per la presenza, in quei locali, di cibo avariato, insetti e parassiti;
vi è il rischio che, anche presso altri esercizi commerciali, in Sardegna, possano rinvenirsi generi alimentari illegalmente importati dall'Oriente e commercializzati senza il rispetto delle imprescindibili garanzie di conservazione e di igiene o, comunque, celando al consumatore la reale provenienza dei cibi;
tale rischio sembra particolarmente concreto, nell'isola, per la presenza di molti e importanti scali navali e aerei, nonché per l'elevato numero di immigrati cinesi ormai stabilmente presenti sul territorio;
si apprende, inoltre, che, il 3 settembre 2005, a Lagonegro (Potenza), sono stati sequestrati e distrutti otto quintali di alimenti cinesi a bordo di un furgone non refrigerato. Tra l'altro, oggetto di tale provvedimento erano anche 1.176 uova di anatra bollite, indicate come «potenziale veicolo del virus» dell'influenza aviaria (La Repubblica, edizione del 4 settembre 2005, pagina 17);
la commercializzazione di questi cibi illegalmente introdotti in Italia, mentre svantaggia pesantemente gli operatori locali, che sopportano elevati costi per la produzione e la regolare vendita dei generi alimentari, può creare seri pericoli per la salute pubblica, favorendo la diffusione di agenti infettivi altrimenti sconosciuti. In particolare, la contraffazione delle etichette recanti l'indicazione della provenienza degli alimenti rischia di vanificare la finalità del provvedimento, recentemente adottato, con il quale si impone, dalla metà del prossimo mese di ottobre, di indicare, sulle carni avicole e sui prodotti lavorati e trasformati contenenti pollame, l'origine della carne e il luogo di macellazione e di selezionamento -;
se non si ritenga opportuno rafforzare e intensificare, su tutto il territorio nazionale e segnatamente in Sardegna, le misure di prevenzione e di controllo finalizzate a contrastare l'illegale importazione di cibi dall'estero, e soprattutto dalle aree orientali già contaminate dal virus dell'influenza aviaria, evitando altresì che siano posti in vendita alimenti senza il rispetto delle fondamentali norme igieniche.
(4-16754)

Risposta. - Con riferimento a quanto rappresentato dall'interrogante, va precisato che nel giugno 2003, allo scopo di contrastare il fenomeno dell'importazione illegale di merci alimentari (in massima parte di origine e provenienza cinese), il ministero della salute ha provveduto a convocare una riunione di coordinamento, alla quale hanno partecipato tutte le Autorità nazionali coinvolte, sia nelle attività di diretto controllo sulle importazioni (Agenzia delle dogane, posti d'ispezione frontaliera veterinari e uffici di sanità marittima e aerea) sia in quelle di vigilanza sul territorio (Assessorati regionali alla sanità e Comando carabinieri per la sanità-Nas).
A seguito di tale riunione, è stata diramata una nota urgente che ha fornito indicazioni per l'intensificazione dei controlli, anche sulla base delle possibili modalità d'introduzione clandestina dei prodotti alimentari, i quali risultano spesso celati all'interno di spedizioni dichiarate di tutt'altro genere (mobili, scarpe, eccetera).
Poiché, inoltre, le importazioni illegali di merci alimentari possono avvenire anche attraverso punti d'ingresso doganali non italiani (punti doganali di altri Stati membri dell'Unione europea), il Ministero della salute ha sollecitato l'intervento della Commissione europea, richiedendo un maggiore e più incisivo coordinamento comunitario.
Contestualmente, è stato attivato sul territorio nazionale un monitoraggio incrociato tra gli Uffici veterinari per gli adempimenti comunitari (UVAC) del Ministero della salute e i servizi veterinari delle Aziende sanitarie locali, relativamente all'intera


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filiera distributiva delle merci di provenienza comunitaria, aventi come destinatari nazionale, soggetti e imprese che commercializzano prodotti di origine cinese, richiedendo ai predetti organi di segnalare immediatamente ai carabinieri Nas le modalità e i flussi commerciali e/o le relative modalità ritenuti sospetti.
Per il rischio «influenza aviaria», sono stati disposti ulteriori interventi finalizzati a rafforzare le azioni di contrasto al fenomeno delle importazioni clandestine.
Con l'ordinanza ministeriale del 26 agosto 2005, si è provveduto ad intensificare i controlli sulle merci di qualunque tipologia, estendendoli, oltre che alle merci di origine cinese (comprese quelle provenienti da Hong Kong) anche a quelle provenienti da altri Paesi considerati a rischio per l'influenza aviaria (Cambogia, Indonesia, Malaysia, Laos, Pakistan, Corea del nord, Thailandia, Vietnam, Russia e Kazakstan), al fine di contrastare eventuali tentativi di occultamento di prodotti di origine animale all'interno di partite che dichiarino di contenere merci di altra tipologia.
Anche in questo caso l'esecuzione dei controlli è stata affidata agli uffici periferici del Ministero (posti d'ispezione frontaliera veterinari -PIF - e Uffici di sanità marittima e aerea - USMAF -), che li effettuano in collaborazione e in stretto coordinamento con le Autorità doganali. È, infatti, necessario potenziare il coordinamento tra le autorità doganali e quelle sanitarie, che deve essere reso capillare e stabile, in modo da assicurare la possibilità di accertamenti contemporanei, preventivi e incrociati da parte di entrambe le autorità.
In considerazione del fatto che il fenomeno delle importazioni illegali, per la tipologia e per le modalità con cui viene attuato, non può essere adeguatamente contrastato solo con gli interventi posti in essere dai singoli Stati membri dell'Unione europea, appare indispensabile sollecitare, come, peraltro, già fatto da questo Ministero, una azione più incisiva da parte della Commissione europea, che preveda azioni più restrittive, soprattutto nella disciplina doganale comunitaria.
Relativamente alle misure di prevenzione e di controllo intraprese nella regione Sardegna, la Prefettura - Ufficio territoriale del Governo di Cagliari ha comunicato che, nell'ambito delle azioni mirate a contrastare la diffusione epidemica dell'influenza aviaria, il Nucleo antisofisticazioni carabinieri di Cagliari ha effettuato attività di prevenzione e verifica.
Nel corso di un controllo presso un esercizio commerciale di Cagliari gestito da un cittadino cinese, sono state rinvenute e poste sotto sequestro n. 22 confezioni di carni avicole, importate clandestinamente dalla Cina; il responsabile dell'esercizio commerciale è stato deferito all'Autorità giudiziaria per inosservanza delle disposizioni del Ministero della salute che vietano l'introduzione sul territorio nazionale di tali prodotti.
Procedendo ad un ulteriore controllo nell'esercizio in questione, calendarizzato anche per verificare l'avvenuta ottemperanza all'ordinanza di chiusura, emessa dalla competente autorità sanitaria, i Carabinieri hanno rinvenuto circa 3.500 etichette adesive, utilizzate per la rietichettatura delle carni avicole, nelle quali risultavano false le date di scadenza e le indicazioni sull'origine dei prodotti; il responsabile dell'esercizio è stato quindi nuovamente deferito all'Autorità giudiziaria, unitamente all'addetto alla vendita, per frode nell'esercizio del commercio e per l'acquisto di cose di dubbia provenienza.
La prefettura ha segnalato che «per quanto concerne, in generale, l'attivazione di misure finalizzate a contrastare l'illegale importazione di cibi dai Paesi a rischio di influenza aviaria, il N.A.S. di Cagliari, d'intesa con i Comandi territoriali dell'Arma, procede già da tempo a sistematici controlli degli obiettivi sensibili (porto commerciale, attività di rivendita di alimenti e ristoranti gestiti da stranieri).
Analogamente procedono i Servizi veterinari delle Aziende sanitarie locali della provincia, con molteplici attività di controllo negli esercizi commerciali, nei depositi e nelle macellerie, nonché presso stabilimenti di macellazione e sezionamento, finalizzate all'eventuale individuazione di prodotti alimentari introdotti clandestinamente,


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che finora - escluso un unico episodio di sequestro di circa 250 kg di prodotti di origine animale perché sprovvisti di bolli o di etichette di identificazione - hanno dato esito negativo.
A cura del Servizio veterinario dell'Azienda U.S.L. n. 8 di Cagliari sono state parimenti assunte intese con l'Azienda sanitaria locale di Prato - ove ha sede un importante deposito di prodotti di origine animale provenienti dalla Cina - allo scopo di approfondire i vari aspetti della commercializzazione dei prodotti di origine cinese».
Si pubblica, inoltre, la documentazione trasmessa dalla prefettura - Ufficio territoriale del Governo di Potenza, concernente l'episodio avvenuto nei pressi di Lagonegro, citato dall'interrogante.
«In riscontro alla ministeriale sopracitata, concernente l'oggetto, si comunica che, a seguito degli accertamenti svolti tramite il Comando provinciale Carabinieri di Potenza, è emerso quanto segue.
In data 2 settembre 2005, nel corso di operazioni di controllo del territorio, lungo la strada A3 Salerno-Reggio Calabria, al Km 109, agenti della Sottosezione di Lagonegro della Polizia Stradale, prestavano soccorso al conducente del veicolo
Fiat Iveco, targato [...], fermo in una piazzola di sosta a causa di un pneumatico fuori uso.
Durante l'operazione di controllo emergeva che il citato furgone, condotto da tale [Z.J.] era in precarie condizioni igienico-sanitarie e sprovvisto di sistema di refrigerazione benché trasportasse derrate alimentari. Trasportato presso la sede della predetta Sottosezione di polizia, veniva richiesto l'intervento dei Carabinieri del Nucleo Antisofisticazione di Potenza che, congiuntamente a personale medico dell'azienda sanitaria n. 3, competente territorialmente, procedevano a controlli.
Constatato il cattivo stato di conservazione delle sostanze alimentari di provenienza cinese, si sottoponevano a sequestro, ai sensi dell'articolo 5 lettera
b) della legge 30 aprile 1962, n. 283, circa 600 chilogrammi di prodotti ittici e carne nonché di 1.176 uova di anatra bollite.
Tutti i suindicati, prodotti alimentari venivano successivamente distrutti dopo la prescritta informativa all'autorità giudiziaria di Lagonegro. Nel corso della citata operazione di verifica venivano, inoltre, sottoposti a sequestro amministrativo 200 chilogrammi di prodotti privi di etichettatura.
Nei confronti del [Z.J.] conducente dell'automezzo sottoposto a controllo, pende, presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Lagonegro, procedimento penale [...]».
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Cesare Cursi.

PATRIA, ASCIERTO, LUSSANA, OSVALDO NAPOLI e DEGENNARO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Banco europeo del Centro America (BECA), Istituto di credito di proprietà italiana operante in Nicaragua, è stato oggetto nell'agosto 1994 di una totale ed illegale spoliazione da parte delle autorità locali;
a conclusione di una lunga controversia giudiziaria durata 8 anni la Corte suprema di giustizia del Nicaragua ha emesso una sentenza definitiva a favore del vice presidente e legale rappresentante della BECA, dottor Alvaro Robelo, ordinando la «remissio in bonis» dell'Istituto di credito ed il pagamento dei danni subiti dalla Banca stessa;
risulta all'interrogante che a tutt'oggi il pagamento dei danni valutati nella cifra di circa 66 milioni di dollari non è stato effettuato neanche in parte, malgrado i ripetuti interventi dell'Ambasciatore d'Italia in Nicaragua-:
se, data l'inerzia delle autorità nicaraguesi, che omettono azioni concrete per il risarcimento degli ingiusti danni subiti da una banca di proprietà italiana, non si ritenga necessario ed urgente dare un segnale di forte disapprovazione indicando chiaramente che, in mancanza di una celere soluzione positiva della controversia,


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si sospenderanno gli aiuti di cooperazione bilaterale in favore di tale paese centroamericano, presentando nel contempo ai tavoli internazionali pareri sfavorevole ad iniziative future a favore del Nicaragua, ciò in linea con una posizione simile assunta nei confronti del Costarica, dove ormai da anni è stata sospesa la cooperazione bilaterale a seguito di una controversia con alcune imprese italiane.
(4-17202)

Risposta. - Il Banco europeo del centroamerica (BECA) costituito il 23 gennaio 1994, è un Istituto di credito con capitale totalmente italiano di cui il dottor Alvaro Robelo è vice presidente e rappresentante legale. In data 24 agosto 1994 è stato firmato un contratto di investimento estero con lo Stato del Nicaragua.
Il 13 luglio 1996 - e non, come indicato nell'atto parlamentare in oggetto, nel mese di agosto 1994 - la Banca ha subito un sequestro da parte della Superintendencia de Bancos, motivato, secondo le Autorità del Nicaragua, dalla mancanza di liquidità dell'Istituto di credito italiano.
Dopo più di otto anni di procedimenti presso i tribunali del Nicaragua (Prima istanza, Corte di appello e Corte di cassazione), il 26 agosto 2004 la Corte suprema di giustizia ha enunciato una sentenza definitiva in favore del dottor Alvaro Robelo, annullando l'intervento sulla banca e ordinando la
remissio in bonis del BECA. L'esecuzione definitiva della sentenza è stata ordinata dalla Corte suprema l'11 ottobre 2004, ma mai eseguita.
In data 3 novembre 2004 il dottor Robelo ha quindi presentato un'istanza di decreto ingiuntivo alla Superintendencia de Bancos, chiedendo, oltre all'esecuzione della sentenza della Corte suprema, il risarcimento dei danni subiti (lucro cessante, danni emergenti e danni morali), ammontanti a circa USD 65.852.659.
Nel gennaio 2005 il dottor Robelo ha presentato un'istanza presso il tribunale civile di Managua e finalmente, il 21 luglio 2005, la Corte di appello di Managua ha ordinato l'esecuzione forzata della sentenza al IV tribunale civile di Managua, con la
remissio in bonis del BECA e il pagamento dei danni. Nonostante l'esaurimento di tutte le istanze giudiziarie, a tutt'oggi lo Stato del Nicaragua non ha ancora adempiuto a quanto ordinato dai tribunali di giustizia.
L'ambasciata d'Italia a Managua, cui il dottor Robelo si era rivolto nell'agosto 2004 per richiedere la protezione diplomatica e l'applicazione dell'Accordo sulla promozione e protezione degli investimenti (firmato nell'aprile 2004, ratificato dal Nicaragua nel settembre del 2005 e ancora non ratificato da parte italiana), intervenne una prima volta nei confronti del Ministero degli esteri nicaraguense nel novembre del 2004, chiedendo il rispetto della sentenza emessa dalla Corte suprema di giustizia. Alla nota verbale italiana il Ministero degli esteri nicaraguense rispose solo interlocutoriamente. L'8 febbraio di quest'anno l'Ambasciata, con una ulteriore Nota verbale, ha nuovamente richiesto l'applicazione della sentenza definitiva. Anche in quest'ultima occasione, il Ministero degli esteri nicaraguense ha fornito una risposta interlocutoria.
Per quanto concerne il quesito posto dall'interrogante circa i provvedimenti da adottare per assicurare il risarcimento dei danni subiti dal BECA, merita ricordare che l'intervento della cooperazione italiana in Nicaragua, in armonia con quello degli altri Paesi donatori, è stato principalmente finalizzato ad incoraggiare e sostenere le politiche per la riduzione della povertà, particolarmente nelle aree rurali più isolate, ed al rafforzamento dei diritti umani e civili della popolazione nicaraguense. In particolare, l'attività della Cooperazione italiana si è concentrata nell'ambito del settore agroalimentare e delle problematiche legate alla protezione dell'infanzia a rischio. Si è trattato, insomma, di un aiuto diretto ad attenuare le condizioni di estrema indigenza che caratterizzano la popolazione di uno dei Paesi a più basso reddito
pro capite dell'America centrale (750 USD) annui in media).
In relazione a quanto sopra rappresentato, una eventuale sospensione degli aiuti di cooperazione bilaterale italiane in favore del Nicaragua quale misura di autotutela


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del nostro Paese nei confronti dell'evidente inerzia dimostrata dalle Autorità locali nella soluzione della controversia in parola, rappresenterebbe, con tutta evidenza, un ingiusto ed indebito sacrificio delle finalità eminentemente umanitarie di tali aiuti, alle quali si farebbe prevalere la tutela di pur legittimi interessi commerciali. Si tratterebbe per di più di una soluzione che non trova riscontro nella prassi attuale.
Il caso del Costarica, citato dall'interrogante, è infatti solo apparentemente simile a quello in parola. Diversamente dal Nicaragua, il Costarica è uno dei Paesi più sviluppati della regione. Ciò che è più importante, l'interruzione della cooperazione si giustifica, nel caso del Costarica, con il mancato rispetto, da parte di quest'ultimo Paese, di importanti obblighi contrattuali internazionali (mancato rimborso del credito d'aiuto concesso dall'Italia per la costruzione del bacino galleggiante di Porto Caldera), previamente accertato e condannato dalla Corte dell'Aja.
Tutto ciò premesso, si assicura che il Governo italiano continuerà a seguire attentamente, come ha fatto finora, gli sviluppi del caso, svolgendo ogni opportuna azione ed intervento, con le necessarie forti pressioni presso le Autorità nicaraguensi, al fine di pervenire - a tutela dell'impresa italiana e secondo quanto indicato dalle sentenze finora emesse - ad una positiva e rapida soluzione della vicenda.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Giampaolo Bettamio.

PERROTTA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
come si evince da un articolo a firma di Roberta Miraglia, sono cinque i medicinali che, a detta del direttore per la scienza e la medicina nell'ufficio di sicurezza della Fda, David Graham, destano preoccupazioni e richiederebbero controlli più rigidi;
si tratta dei seguenti medicinali: Bextra della «Pfizer»; Crestor dell'«AstraZeneca»; Meridia dei «Laboratori Abbott»; Accutane della «Roche Holding» e Serevent della GlaxoSmithKline";
a seguito della summenzionata denuncia, le società hanno subìto perdite sia sul mercato europeo che su quello americano -:
se il Ministro intervenga al fine di garantire controlli più rigidi;
se il Ministro intenda adottare iniziative normative volte a far fronte a tale problematica, creando ad esempio un ufficio indipendente che monitori la sicurezza dei farmaci approvati.
(4-11904)

Risposta. - L'interrogazione parlamentare in esame si riferisce alle valutazioni riportate dall'Agenzia statunitense per il controllo dei farmaci «Food and Drug Administration» (FDA) nei confronti delle specialità medicinali «Bextra», «Crestor», «Meridia», «Accutane» e «Serevent», per le quali il rapporto tra i rischi di effetti collaterali indesiderati ed i benefici attesi sarebbe incerto.
Il «Bextra» (principio attivo valdecoxib), è un antinfiammatorio non steroideo, autorizzato nell'Unione europea con procedura centralizzata, per il trattamento sintomatico di osteoartrosi, artrite reumatoide, dismenorrea primaria.
Di recente, la classe di farmaci antinfiammatori non steroidei Cox 2 inibitori (Coxib) è stata sottoposta ad una nuova valutazione del profilo rischio/beneficio da parte dell'Agenzia europea dei medicinali (EMEA) e del Food and Drug Administration, in particolare per le reazioni avverse di tipo cardiovascolare e cutanee gravi.
L'Agenzia europea dei medicinali (EMEA) e le autorità regolatorie degli Stati membri, tra cui anche l'Italia, hanno attentamente monitorato il profilo di sicurezza di questi farmaci, adottando i seguenti provvedimenti restrittivi:
il 15 dicembre 2004 sono state introdotte, negli stampati, la controindicazione per i pazienti sottoposti a intervento di
bypass aortocoronarico e ulteriori informazioni


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e precauzioni d'uso su possibili reazioni cutanee gravi;
il 17 febbraio 2005 sono state incluse controindicazioni ed avvertenze relative alla sicurezza cardiovascolare di tutti gli inibitori della Cox2 tramite una procedura urgente per motivi di sicurezza (URS). Nello specifico, sono state introdotte avvertenze ai medici affinché esercitino particolare attenzione nella prescrizione dei Coxib in pazienti con fattori di rischio cardiovascolare ed in pazienti affetti da vasculopatia periferica (la più bassa dose efficace di farmaco e per il minor tempo possibile);
l'11 aprile 2005, l'Azienda farmaceutica Pfizer, a seguito di accordi con l'Emea e con l'Agenzia italiana del farmaco (AIFA), ha deciso di sospendere volontariamente la vendita e la promozione del «Bextra» nei Paesi dell'Unione europea come misura precauzionale, in attesa dell'esito della valutazione dei Coxib in Europa e negli Stati Uniti.

Il 20-23 giugno 2005 il CHMP ha stabilito che l'ulteriore rischio di reazioni cutanee gravi e, potenzialmente fatali, supera i benefici terapeutici di questo farmaco, confermando la sospensione della commercializzazione del medicinale.
Il nostro Paese, tramite i suoi rappresentanti presso l'EMEA, ha attivamente partecipato ai lavori di monitoraggio e valutazione della sicurezza di tutta la classe dei Coxib, pubblicando tempestivamente sul sito istituzionale dell'Agenzia italiana del farmaco (AIFA) le informazioni relative ai provvedimenti normativi adottati e condivisi a livello europeo.
Il «Crestor» (principio attivo rosuvastatina) è stato autorizzato in Italia con procedura di mutuo riconoscimento nel marzo 2003 ed indicato per il trattamento di:
ipercolesterolemia primaria (tipo lia, inclusa l'ipercolesterolemia familiare di tipo eterozigote) o dislipidemia mista (tipo lib), in aggiunta alla dieta, quando la risposta a quest'ultima e ad altri trattamenti non farmacologici (esempio: esercizio fisico, riduzione ponderale) risulta essere inadeguata;
ipercolesterolemia familiare di tipo omozigote, in aggiunta alla dieta e ad altri trattamenti ipolipemizzanti o quando tali trattamenti non risultano appropriati.
Nel 2004, a livello mondiale, sono stati segnalati diversi casi di rabidomiolisi; l'Azienda «Astra Zeneca», titolare della autorizzazione all'immissione in commercio (AIC) del medicinale, ha adottato un piano di minimizzazione del rischio.
Nel febbraio 2005, la Fda e, nel marzo 2005, l'Autorità regolatoria del Canada, hanno introdotto, nel riassunto delle caratteristiche dei prodotti a base di rosuvastatina, un'avvertenza per segnalare ai medici il rischio di rabdiomiolisi/miopatia, specie alle più alte dosi approvate di 40 mg e nei pazienti a rischio.
Attualmente la problematica è oggetto di monitoraggio da parte delle Autorità regolatorie degli Stati dell'Unione europea, mediante la valutazione dei rapporti periodici di sicurezza presentati dall'Azienda titolare (PSURs); l'AIFA pubblicherà tempestivamente ogni informazione, qualora si rendesse necessaria l'adozione di provvedimenti regolatori restrittivi.
Per quanto riguarda il «Meridia» (principio attivo sibutramina), si precisa che è una specialità medicinale mai commercializzata in Italia.
Per quanto riguarda il farmaco «Accutane» a base di isotretinoina, si precisa che quest'ultima è un composto retinoide derivato dalla vitamina A, utilizzato per il trattamento di cinque gravi forme di acne, il quale presenta proprietà teratogene e non è registrato in Italia:
Il CHMP ha espresso parere favorevole al mantenimento dell'autorizzazione all'immissione in commercio dei medicinali contenenti tale principio attivo, dopo aver modificato il riassunto delle «caratteristiche» del prodotto e limitato la prescrizione alle donne in età fertile, solo se sottoposte a rigide misure di prevenzione anticoncezionale.
Il titolare dell'AIC ha l'obbligo di attuare tale programma dopo averne concordato le modalità con le Autorità nazionali.
In Italia, l'Agenzia italiana del farmaco ha predisposto un provvedimento unico,


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recante «Modalità di prescrizione, dispensazione e distribuzione di specialità medicinali contenenti isotretinoina ad uso sistemico ed implementazione di un programma di prevenzione del rischio teratogeno», con individuazione e definizione di obblighi per medici prescrittori, farmacisti ed aziende farmaceutiche.
A livello europeo e nazionale si continua a monitorare costantemente la sicurezza dell'isotretinoina.
Il «Serevent» è un farmaco a base di salbutamolo, principio attivo che negli Stati Uniti è stato oggetto di studi finalizzati alla valutazione del rischio nel trattamento dell'asma.
I risultati di questi studi sono in fase di nuova valutazione e le conseguenti decisioni saranno adeguatamente e prontamente recepite, al fine di garantire la tutela della salute pubblica.
Più in generale, si precisa che la valutazione del rapporto rischio/beneficio dei farmaci è un'attività svolta in modo continuativo, sia sulla base dei dati di farmacovigilanza post-autorizzativa sia delle evidenze degli studi clinici.
Il sistema nazionale di farmacovigilanza, il cui assetto è stato rinnovato con il decreto legislativo 8 aprile 2003, n. 95 di attuazione della Direttiva comunitaria 2000/38/CE, è inserito nel sistema europeo mediante lo scambio e la condivisione delle informazioni relative alla sicurezza dei farmaci.
L'Aifa provvede ad aggiornare costantemente l'elenco dei farmaci sottoposti a monitoraggio intensivo; tale elenco, istituito con decreto ministeriale 21 novembre 2003, ai sensi del citato decreto legislativo è disponibile per tutti gli operatori sanitari tramite la rete nazionale di farmacovigilanza.
Il Ministro della salute: Francesco Storace.

PERROTTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Cassa commercialisti espleta, senza scopo di lucro e con autonomia gestionale, organizzativa e contabile, nell'ambito dei principi di cui al decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509, le funzioni di previdenza e assistenza a favore dei dottori commercialisti iscritti agli Albi professionali e dei loro familiari già esercitate dalla Cassa prima della trasformazione, ferma restando anche l'obbligatorietà dell'iscrizione e della contribuzione -:
quanti dipendenti erano in servizio nel 2001 e quanti nel 2004;
quanto è costato il personale in riferimento agli anni di cui sopra.
(4-15012)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si riporta qui di seguito il prospetto relativo al numero dei dipendenti della Cassa nazionale di previdenza ed assistenza dei dottori commercialisti, in servizio negli anni 2001 e 2004, e la relativa spesa sostenuta negli stessi anni:
Personale in servizio al 31 dicembre:
Anno 2001: 125*;
Anno 2004: 149*.

Spese per il personale in servizio:
Anno 2001: euro 4.479.343,00;
Anno 2004: euro 6.005.887,00.

(*) Inclusi i portieri degli stabili di proprietà.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.

PERROTTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Cassa del notariato è una associazione senza scopo di lucro e non commerciale, con personalità giuridica di diritto privato ai sensi dell'articolo 12 del codice civile, così trasformata in base all'articolo 1 del decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509, di attuazione dell'articolo 1, comma 33, lettera a), n. 4 della legge 27 dicembre 1993, n. 537;


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la Cassa nazionale del notariato svolge le attività previdenziali ed assistenziali a favore della categoria dei notai;
la Cassa di cui sopra, ai sensi dell'articolo 38 della Costituzione della Repubblica italiana, provvede ai compiti di previdenza e di solidarietà tra gli iscritti e, compatibilmente con le disponibilità di bilancio, svolge attività di mutua assistenza -:
quanti dipendenti fossero in servizio nel 2001 e quanti nel 2004;
quanto sia costato il personale in riferimento agli anni di cui sopra.
(4-15015)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si riporta qui di seguito il prospetto relativo al numero dei dipendenti della Cassa nazionale del notariato, in servizio negli anni 2001 e 2004, nonché la spesa totale sostenuta per il personale negli stessi anni:
Personale in servizio al 31 dicembre:
Anno 2001: 65;
Anno 2004: 67.

Spese per il personale in servizio:
Anno 2001: euro 3.062.503;
Anno 2004: euro 6.308.314.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.

PERROTTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'EPPI - Ente di previdenza dei periti industriali - attua la tutela previdenziale a favore degli iscritti, dei loro familiari e dei superstiti secondo quanto previsto dallo Statuto e dai regolamenti adottati dall'ente stesso;
considerato che l'ente concorre alla realizzazione di forme pensionistiche complementari, provvede alle forme di assistenza obbligatoria e può provvedere a quelle facoltative nei limiti delle disponibilità di bilancio -:
quanti dipendenti erano in servizio nel 2001 e quanti nel 2004;
quanto è costato il personale in riferimento agli anni di cui sopra.
(4-15022)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si riporta qui di seguito il prospetto relativo al numero dei dipendenti dell'EPPI - Ente di previdenza dei periti industriali e dei Periti industriali laureati, in servizio negli anni 2001 e 2004, nonché la spesa totale sostenuta per il personale negli stessi anni:
Personale in servizio al 31 dicembre 2001: 12 (di cui 2 con CFL);
Spese per il personale in servizio: euro 614.076,83;
Personale in servizio al 31 dicembre 2004: 15;
Spese per il personale in servizio: euro 932.117,57.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.

PERROTTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'ENPACL - Ente nazionale di previdenza e assistenza dei consulenti del lavoro - è un ente previdenziale con funzioni di assistenza a favore dei propri iscritti -:
quanti dipendenti erano in servizio nel 2001 e quanti nel 2004;
quanto è costato il personale in riferimento agli anni di cui sopra.
(4-15030)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si riporta qui di seguito il prospetto relativo al numero dei dipendenti dell'ENPACL - Ente nazionale di


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previdenza ed assistenza per i consulenti del lavoro, in servizio negli anni 2001 e 2004, e la relativa spesa sostenuta negli stessi anni:
Personale in servizio al 31 dicembre 2001: 73;
Spese per il personale in servizio: euro 3.213.063,02;
Personale in servizio al 31 dicembre 2004: 74;
Spese per il personale in servizio: euro 3.814.415,00.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.

PERROTTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Cassa commercialisti espleta, senza scopo di lucro e con autonomia gestionale, organizzativa e contabile, nell'ambito dei principi di cui al decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509, le funzioni di previdenza e assistenza a favore dei dottori commercialisti iscritti agli Albi professionali e dei loro familiari già esercitate dalla Cassa prima della trasformazione, ferma restando anche l'obbligatorietà dell'iscrizione e della contribuzione -:
se il Governo nomini qualcuno dei consiglieri di amministrazione e se ve ne sono in scadenza per quest'anno e per il 2006;
se il ministero del lavoro esercita una qualsiasi «sorveglianza»;
quanto costa annualmente il funzionamento del consiglio d'amministrazione.
(4-15039)

Risposta. - Il Consiglio di amministrazione della Cassa nazionale di previdenza ed Assistenza dei dottori commercialisti è composto da nove membri, otto eletti fra gli associati alla Cassa ed un funzionario del ministero del lavoro e delle politiche sociali.
Il Consiglio di amministrazione dura in carica quattro anni e la scadenza del mandato per l'Organo attualmente in carica è fissata al 2008.
Il costo del funzionamento del suddetto Organo, comprensivo di compensi, indennità, rimborsi spese, IVA e contributi previdenziali, per l'anno 2001, è stato complessivamente di euro 896.224,67; mentre, per l'anno 2004, è stato complessivamente di euro 979.786,33.
Si fa presente, infine, che la vigilanza sull'Ente è esercitata dal ministero del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, in conformità a quanto previsto dal decreto legislativo n. 509/94.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.

PERROTTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'IPASVI - Cassa nazionale di previdenza ed assistenza in favore degli infermieri professionali, assistenti sanitari e vigilatrici di infanzia - attua la tutela previdenziale in favore degli iscritti -:
se il Governo nomini qualcuno dei consiglieri di amministrazione e se ve ne sono in scadenza per quest'anno e per il 2006;
se il ministero del lavoro esercita una qualsiasi «sorveglianza»;
quanto costa annualmente il funzionamento del consiglio d'amministrazione.
(4-15045)

Risposta. - Il Consiglio di Amministrazione dell'ENPAPI - Ente nazionale di previdenza ed assistenza della professione infermieristica (ex Cassa IPASVI), disciplinato


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dall'articolo 8 dello Statuto, è composto di sette membri, eletti dall'Assemblea dei delegati.
Il Consiglio di amministrazione dura in carica quattro anni e la scadenza del mandato per l'Organo attualmente in carica è fissata al 2007.
Il costo del funzionamento del suddetto Organo, per l'anno 2001, è stato complessivamente di euro 100.484,44; mentre, per l'anno 2004, è stato complessivamente di euro 265.773,07.
Si fa presente, infine, che la vigilanza sull'Ente è esercitata dal ministero del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il ministero dell'economia e delle finanze, in conformità a quanto previsto dal decreto legislativo n. 509/94 e dal decreto legislativo n. 103/96.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.

PERROTTA. - Al Ministro per la funzione pubblica, al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
il servizio per il Controllo parlamentare della Camera dei Deputati ha effettuato un monitoraggio delle risposte del Governo nei confronti del Parlamento, in riferimento al mese di marzo del 2005;
all'ottavo posto vi è il Ministro delle politiche agricole e forestali;
il ministero in questione è riuscito a soddisfare il 65,02 per cento delle domande pervenute -:
quali siano i tempi medi di risposta del ministero;
quante siano le persone impiegate ad espletare questo tipo di lavoro.
(4-15965)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si evidenzia, innanzi tutto, che la posizione occupata dal ministero delle politiche agricole e forestali come quella di tutte le altre amministrazioni non può prescindere anche dalla valutazione del numero degli atti inviati dal Servizio per il controllo parlamentare; ovvero se ad una prima analisi potrebbe sembrare che il MiPAf, al 30 novembre 2005, occupi l'ottavo posto occorre, altresì, considerare che se la valutazione fosse fatta sulla base del numero degli atti da adempiere l'amministrazione dovrebbe collocarsi al 3o posto.
Tutto ciò trova riscontro nell'ultima pubblicazione in ordine di tempo (dicembre 2005), di seguito riportata, laddove la percentuale delle attuazioni governative nel corso della XIV legislatura da parte del ministero delle politiche agricole e forestali degli impegni assunti in sede di discussione ed approvazione degli atti di controllo e di indirizzo politico è del 69,29 per cento con n. 176 atti attuati su 254 inviati dal Servizio per il Controllo parlamentare.
In particolare, in questa ultima pubblicazione il Servizio per il controllo parlamentare ha ripubblicato la tabella analitica degli atti inviati ed attuati nella XIII legislatura; dalla lettura della stessa a dal confronto con quella relativa all'attuale legislatura emerge chiaramente l'impegno profuso dal Governo nelle risposte al Parlamento (a giugno 2001 la percentuale di attuazione era di 6,93).
Quanto ai tempi di risposta dell'amministrazione, si fa presente che gli stessi sono quantificabili nei tempi medi di espletamento tecnico degli atti e cioè trasmissione dal Servizio di controllo parlamentare, inoltro agli Uffici competenti e riscontro al Servizio di controllo della nota di attuazione sulla base di quanto rappresentato dagli Uffici stessi.
Infine, si fa presente che per l'espletamento dell'attività in questione, svolta nell'ambito dell'attività propria dell'ufficio legislativo e coordinata dal Capo dell'ufficio stesso, è impegnato un solo funzionario dell'amministrazione che riveste la qualifica di coordinatore amministrativo (C3).


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TABELLA ANALITICA PER MINISTERO SU ATTI INVIATI E ATTI ATTUATI DALL'INIZIO DELLA XIV LEGISLATURA AL 30 NOVEMBRE 2005

MINISTERO ATTI INVIATI ATTI ATTUATI PERCENTUALE DI ATTUAZIONE
Presidenza del Consiglio
1074441,12 per cento
Affari esteri
24421889,34 per cento
Affari regionali
151386,67 per cento
Ambiente e tutela del territorio
22516 7,11 per cento
Attività produttive
25611846,09 per cento
Beni e attività culturali
1091917,43 per cento
Comunicazioni
1017978,21 per cento
Difesa
1348966,41 per cento
Economia e finanze
1.21538631,76 per cento
Funzione pubblica
826174,39 per cento
Giustizia
1492315,43 per cento
Infrastrutture e trasporti
50950 9,82 per cento
Innovazione e tecnologie
161487,5 per cento
Interno
16715089,82 per cento
Istruzione, università e ricerca
1909952,10 per cento
Italiani nel mondo
7571,43 per cento
Lavoro e politiche sociali
2346728,63 per cento
Pari opportunità
1010100 per cento
Politiche agricole e forestali
25417669,29 per cento
Politiche comunitarie
616 9,83 per cento
Riforme istituzionali e devoluzione
20 0 per cento
Salute
23717674,26 per cento
Totale
4.3241.81942,06 per cento

Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.

PERROTTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A. - Roma è un ente per il quale gli organi di rappresentanza sono sottoposti alla legge n. 441 del 1982;
il Presidente, Boroli Silvano, ha percepito nel 2003 un reddito pari a 143.628,00 euro -:
quale sia la percentuale di quote, partecipazioni eccetera in possesso dello Stato;
quale sia il bilancio complessivo.
(4-16294)

PERROTTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato Spa - Roma è un ente per il quale gli organi di rappresentanza sono sottoposti alla legge n. 441 del 1982;
il vice presidente, Giovanni Fiori, ha dichiarato nel 2003 un reddito pari a 185.106,00 euro -:
quale sia la percentuale di quote, partecipazioni ed altro in possesso dello Stato;
quale sia il bilancio complessivo.
(4-17215)


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Risposta. - Al riguardo, sulla base degli elementi forniti dal dipartimento del tesoro, si fa presente che il ministero dell'economia e delle finanze detiene una partecipazione azionaria pari al 100 per cento del capitale della società, la quale ha chiuso l'esercizio 2004 con un utile di euro 51.500.000.
Per quanto riguarda, poi, la nomina del Presidente del Consiglio di amministrazione, si precisa che il dottor Boroli è stato nominato Consigliere di Amministrazione dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A. in data 20 novembre 2002 e dal 19 febbraio 2004 al 4 luglio 2005 ha rivestito la carica di Presidente del Consiglio di Amministrazione della stessa società.
Nel periodo considerato il compenso attribuito ai Consiglieri di Amministrazione dell'Assemblea degli Azionisti era di euro 25.000.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Maria Teresa Armosino.

PERROTTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Fondo di Previdenza per il Personale appartenente ai ruoli Ispettori, Sovrintendenti e Appuntati e Finanzieri della Guardia di Finanza - Roma è un ente per il quale gli organi di rappresentanza sono sottoposti alla legge n. 441 del 1982;
il Presidente, Carofiglio Francesco, ha percepito nel 2003 un reddito pari a 64.135,00 euro -:
quale sia la percentuale di quote, partecipazioni ed altro, in possesso dello Stato;
quale sia il bilancio complessivo.
(4-16556)

Risposta. - Il Fondo di previdenza per il personale appartenente ai ruoli ispettori, sovrintendenti e appuntati e finanzieri è stato istituito con regio decreto-legge 5 luglio 1934, n. 1187, convertito in legge, dalla legge 4 aprile 1935, n. 568.
L'Ente è dotato di personalità giuridica, è amministrato da un Consiglio ed è controllato da un Comitato.
Gli Organi collegiali sono nominati dal Ministro dell'economia e delle finanze ai sensi dell'articolo 5 della legge 30 novembre 1961, n. 1326, e ad essi è attribuito un compenso mensile forfetario lordo di euro 18,59.
Le entrate sono alimentate dai contributi versati dagli iscritti, ispettori, sovrintendenti, appuntati e finanzieri in servizio permanente della guardia di finanza dall'atto della nomina a finanziere (articolo 2 della legge n. 1326 del 1961), nella misura del 2 per cento dell'80 per cento dello stipendio percepito.
Inoltre, affluiscono all'Ente, in regime di contabilità separata, ai sensi della legge 15 novembre 1973, n. 734, i proventi derivanti dai servizi svolti dalla Guardia di finanza nel settore delle dogane. Tali proventi vengono annualmente corrisposti, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 31 maggio 1964, n. 586, ai militari che cessano dal servizio.
Lo stesso Comando generale ha riferito che non ci sono percentuali di quote e partecipazioni, in possesso dello Stato.
Con riferimento al bilancio complessivo dell'Ente, i dati relativi alle entrate e alle uscite dell'esercizio finanziario 2004 risultano essere i seguenti:

Contabilità ordinaria
entrate euro 13.426.899,68 di cui: contributi iscritti euro 12.274.891,62; interessi attivi euro 714.671,59; fitti attivi euro 429.756,55; sopravvenienze attive euro 7.579,92,
uscite euro 3.272.306,42 di cui: liquidazioni euro 2.923.718,85; spese amministrazione euro 11.784,32; spese gestione immobili euro 89.272,46; imposte e tasse euro 246.057,36; sopravvenienze passive euro 1.473,43;
avanzo d'esercizio euro 10.154.593,26.


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Contabilità separata
entrate euro 821.310,78 di cui: proventi legge n. 734/1973 euro 813.131,00; interessi attivi euro 6.468,66;
uscite euro 73.189,67 di cui: liquidazioni euro 71.904,68; spese amministrazione euro 1.284,99;
avanzo d'esercizio euro 748.121,11.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Maria Teresa Armosino.

PERROTTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Cassa Ufficiali della Guardia di Finanza - Roma è un ente per il quale gli organi di rappresentanza sono sottoposti alla legge n. 441 del 1982;
il Presidente, Carelli Antonio, ha percepito nel 2003 un reddito pari a 74.397,00 euro -:
quale sia la percentuale di quote, partecipazioni ed altro, in possesso dello Stato;
quale sia il bilancio complessivo.
(4-16563)

Risposta. - La cassa ufficiali è stata istituita con regio decreto-legge 5 luglio 1934, n. 1187, convertito in legge, dalla legge 4 aprile 1935, n. 568.
L'Ente è dotato di personalità giuridica, è amministrato da un Consiglio ed è controllato da un Comitato di sindaci.
Gli Organi collegiali sono nominati dal Ministro dell'economia e delle finanze, ai sensi dell'articolo 5 della legge 30 novembre 1961, n. 1326, e ad essi è attribuito un compenso mensile forfetario lordo di euro 18,59.
Le entrate sono alimentate dai contributi versati dagli iscritti, ufficiali in servizio permanente della Guardia di finanza dall'atto della nomina ad ufficiale (articolo 1 della legge n. 1326 del 1961), nella misura del 2 per cento dell'80 per cento dello stipendio percepito.
Lo stesso Comando generale ha riferito che non ci sono percentuali di quote e partecipazioni, in possesso dello Stato.
Inoltre, affluiscono all'Ente, in regime di contabilità separata, ai sensi della legge 15 novembre 1973, n. 734, i proventi derivanti dai servizi svolti dalla Guardia di finanza nel settore delle dogane. Tali proventi vengono annualmente corrisposti, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 31 maggio 1964, n. 586, agli ufficiali che cessano dal servizio.
Con riferimento al bilancio complessivo dell'Ente, i dati relativi alle entrate e alle uscite dell'esercizio finanziario 2004 risultano essere i seguenti:

Contabilità ordinaria
entrate euro 845.468,29 di cui: contributi iscritti euro 804.633,64; interessi attivi euro 40.834,65;
uscite euro 512.846,41 di cui: liquidazioni euro 506.333,56; spese amministrazione euro 3.615,21; imposte e tasse euro 2.897,64;
avanzo d'esercizio euro 322.621,88.

Contabilità separata
entrate euro 73.173,72 di cui: proventi legge n. 734/1973 euro 70.707,00; interessi attivi euro 2.466,72;
uscite euro 16.576,34 di cui: liquidazioni euro 16.318,69; spese amministrazione euro 257,65;
avanzo d'esercizio euro 56.597,38.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Maria Teresa Armosino.

PERROTTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Fondo di Assistenza per i Finanzieri - Roma è un ente per il quale gli


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organi di rappresentanza sono sottoposti alla legge n. 441 del 1982;
il Presidente, Cucuzza Osvaldo, ha percepito nel 2003 un reddito pari a 131.241,00 euro -:
quale sia la percentuale di quote, partecipazioni ed altro in possesso dello Stato;
quale sia il bilancio complessivo.
(4-16868)

Risposta. - Il Fondo di assistenza per i finanzieri (F.A.F.) è stato istituito dalla legge 20 ottobre 1960, n. 1265.
L'Ente è regolato dallo Statuto approvato con decreto del Presidente della Repubblica del 26 settembre 1978, n. 775 e successive modificazioni e, da ultimo, dal decreto ministeriale 5 aprile 2000.
Il Fondo di assistenza per i finanzieri, ente dotato di personalità giuridica, è amministrato da un Consiglio, è controllato da un Collegio ed è vigilato dal Ministro dell'economia e delle finanze e dal Comando generale della guardia di finanza.
Al medesimo Ente è riconosciuta autonomia gestionale, amministrativa e, con riguardo alle risorse, autonomia patrimoniale e finanziaria.
Lo stesso Comando generale ha riferito che non ci sono percentuali di quote e partecipazioni, in possesso dello Stato.
Gli organi del Fondo, come previsto dallo Statuto, sono il Presidente, che è un ufficiale in servizio permanente effettivo della Guardia di finanza di grado non inferiore a generale di divisione ed ha la rappresentanza legale del Fondo, il Consiglio di amministrazione e il Collegio dei revisori dei conti.
Il Comando generale della guardia di finanza ha osservato che le entrate del Fondo, che possono classificarsi in correnti e in conto capitale, sono costituite, le prime, da redditi patrimoniali (es. fitti, interessi attivi, eccetera), dai proventi istituzionali (che rappresentano per circa due terzi le risorse) attribuiti al Fondo dalla predetta legge istitutiva, dallo Statuto e dalle entrate eventuali e diverse in minima parte.
Delle entrate in conto capitale fanno parte i ricavi della vendita di eventuali beni immobili e i rimborsi dei titoli di proprietà.
Il Comando generale della guardia di finanza ha osservato che nessuna prestazione contributiva è prevista, a favore del Fondo, a carico dei militari del Corpo ad eccezione di una modestissima contribuzione su base volontaria finalizzata e interamente devoluta per l'assistenza agli orfani.
Con riferimento al bilancio del Fondo di assistenza per i finanzieri, il Comando generale della guardia di finanza, ha fatto presente che, oltre alle proprie attività istituzionali, il bilancio dell'Ente rendiconta anche altre gestioni quali le «Attività per conto» e due contabilità speciali inerenti alle «Amministrazioni condominiali» ed ai «Fondi assegnati dal C.O.N.I.».
Il medesimo Comando generale ha osservato che il rendiconto generale dell'Ente, impostato in armonia con le classificazioni ed i criteri stabiliti dal vigente Statuto (decreto del Presidente della Repubblica 26 settembre 1978, n. 775, e successive modificazioni), si articola su molteplici prospetti dimostrativi i più significativi dei quali possono riassumersi come segue:
conto consuntivo, che pone in evidenza i risultati della gestione finanziaria sia in termini di competenza che di cassa, riepilogando le entrate e le spese su due sezioni. La prima sezione rendiconta l'attività propria dell'Ente, mentre la seconda rileva e rappresenta la gestione delle attività per conto e delle contabilità speciali;
conto patrimoniale, che espone i componenti attivi e passivi del patrimonio quali risultano all'inizio e al termine dell'esercizio finanziario;
conto economico, che pone in evidenza le entrate e le spese di competenza dell'esercizio e le componenti che non danno luogo a movimenti finanziari, assolvendo in tal modo alle funzioni di raccordo tra i risultati economico-finanziari e quelli patrimoniali.

Il Comando generale della guardia di finanza ha fatto presente che il Rendiconto


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finanziario della gestione dell'ultimo esercizio, chiuso al 31 dicembre 2004, deliberato ed approvato dai competenti Organi di controllo, nonché trasmesso al ministero dell'economia e delle finanze ed alla Corte dei conti - Sezione controllo enti, evidenzia sinteticamente i dati complessivi con esclusivo riferimento all'attività propria istituzionale prevista dallo Statuto, come riportati di seguito:

Conto consuntivo (risultanze finanziarie di competenza):

ENTRATE

Entrate correnti
Valori in migliaia di euro
Redditi patrimoniali 
Interessi attivi279,8
Canoni di locazione3.939,7
Proventi istituzionali
Quote dei proventi delle sanzioni pecuniarie9.093,2
Proventi ex articolo 5, 2o comma, legge 734/73 e successive modificazioni (devoluti alla sola previdenza)1.750,0
Proventi diversi 
Oblazioni ed entrate eventuali e diverse611,6
Poste correttive e compensative di spese correnti 
Recuperi e rimborsi diversi1,4
Totale (a)15.675,7
Entrate in conto capitale 
Riscossione titoli9.505,8
Totale (b)9.505,8
Totale complessivo (a + b)25.181,5

SPESE

Spese correnti
Valori in migliaia di euro
Previdenza 
Indennità di buonuscita4.907,4
Assistenza 
Assistenza agli orfani580,0
Sussidi122,9
Iniziative assistenziali varie1.508,6
Spese generali 
Spese d'amministrazione160,2
Imposte tasse e contributi1.351,9
Manutenzione e riparazione beni mobili, impianti, attrezzature e macchinari6,1
Gestione dei beni immobili164,1
Spese di rappresentanza0,5
Totale (a)8.801,7
Spese in conto capitale 
Acquisto titoli17.900,0
Acquisto beni mobili, impianti, attrezzature e macchinari70,8
Totale (b)17.970,8
Totale complessivo (a + b)26.772,5

Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Maria Teresa Armosino.


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PERROTTA. - Al Ministro della salute. - Per sapere:
come segnalato all'interrogante dall'Assoconsum, per 4 anni «Syngenta», una della multinazionali più impegnate nel biotech, ha commercializzato per errore un mais transgenico non autorizzato, Bt10;
si tratta di una varietà in uso in diversi Stati ma non nell'Unione europea, poiché qui è consentita solo la commercializzazione, ma non la coltivazione;
per anni, circa 1.000 tonnellate di questo prodotto sono entrate nei paesi dell'Unione europea senza che venissero effettuati controlli da parte degli enti governativi preposti -:
se, anche alla luce del grave caso sopra segnalato, non sia il caso di effettuare ispezioni e controlli più rigidi onde evitare il ripetersi di simili vicende.
(4-17959)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, si precisa che le partite di mais destinate all'alimentazione umana sono sottoposte agli opportuni controlli all'importazione, per quanto concerne l'eventuale presenza di Organismi geneticamente modificati; tali controlli sono sistematici per la parte documentale che accompagna la merce e, a campione, per le verifiche analitiche.
A seguito dell'introduzione accidentale in Europa del mais non autorizzato Bt10, la Commissione europea, in data 18 aprile 2005, ha adottato la decisione n. 317 «relativa a provvedimenti d'emergenza in relazione all'organismo geneticamente modificato non autorizzato Bt10 nei prodotti a base di mais».
Oggetto della decisione sono stati i seguenti prodotti, originari degli Stati Uniti d'America: mangimi a base di glutine, contenenti o costituiti da mais geneticamente modificato, trebbie di birra, contenenti o costituite da mais geneticamente modificato.
Le merci indicate, per essere immesse in commercio sul mercato comunitario, devono essere accompagnate da un certificato analitico, che dimostri la mancanza nelle stesse dell'organismo suddetto.
Il Ministero della salute ha tempestivamente richiamato l'attenzione dei propri uffici di confine e degli assessorati regionali alla sanità sulle disposizioni contenute nella decisione comunitaria.
Nello stesso tempo, il Centro di referenza nazionale per la ricerca degli Organismi geneticamente modificati ha fornito le indicazioni analitiche e il supporto tecnico-scientifico ai laboratori di controllo ufficiale.
Recentemente, inoltre, in sede di Comitato permanente sulla catena alimentare e salute animale - sezione Organismi geneticamente modificati, gli Stati membri hanno fornito informazioni sui controlli effettuati in tutto il territorio comunitario; è risultato che l'importazione dei prodotti, oggetto della decisione, è molto limitata e che non sono state riscontrate positività in alcuno dei prodotti destinati all'alimentazione umana ed animale.
Analogamente in Italia, dove non sono stati introdotti i prodotti menzionati, non si sono verificate positività per il mais Bt10.
Il sistema di controllo attuato dagli Organi competenti nel settore degli Ogm inoltre, è stato anche oggetto di un'ispezione comunitaria effettuata nel mese di giugno 2005.
Gli ispettori hanno rilevato che le procedure previste per l'esecuzione dei controlli, sia sugli alimenti che sui mangimi geneticamente modificati, vengono correttamente effettuate; anche i laboratori di analisi visitati nell'occasione, tra cui il Centro di referenza nazionale citato, sono stati giudicati efficacemente attrezzati e gestiti e dotati di personale qualificato.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Cesare Cursi.

PISTONE, ANGIONI, RUSSO SPENA e GIULIETTI. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
alcuni mesi fa, sono state presentate due recenti interrogazioni parlamentari, sottoscritte da numerosi deputati, a proposito


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della vicenda riguardante la radio comunitaria di Roma «Radio BBS Popolare Network» chiusa per iniziativa del Ministero delle Comunicazioni a seguito del trasferimento non autorizzato del suo unico ripetitore con frequenza 94.200 MHz dal Comune di Guidonia Montecelio alla località Monte Gennaro nel Comune di Palombara Sabina;
tale chiusura ha suscitato grande perplessità per l'evidente disparità di trattamento tra «Radio BBS Popolare Network» e altre emittenti che, come «Radio Subasio», pur avendo commesso la medesima irregolarità amministrativa con alcuni dei propri impianti, non hanno subito provvedimenti repressivi e tanto meno l'inibizione degli impianti stessi;
il Ministero delle Comunicazioni si è più volte impegnato ad una soluzione del problema, in particolare proponendo l'assegnazione a «Radio BBS Popolare Network» della frequenza 103.500 MHz su Roma, dopo il riallineamento del servizio Isofrequenza Rai (oggi in servizio a Roma sulla frequenza 103.450 MHz) sulla più naturale destinazione 103.300 MHz. Una soluzione che non si è mai concretizzata, anche per un atteggiamento di fatto ostruzionistico prima di tutto da parte dei responsabili della Concessionaria Pubblica Rai, anche di fronte ad ipotesi tecniche di tutto vantaggio per il servizio pubblico. Tali ipotesi tecniche avrebbero anche garantito l'eliminazione di disturbi causati ad un'altra piccola emittente locale, «Radio Delta» di Velletri, sottoposta dalla Rai ad un vero e proprio assedio interferenziale;
secondo gli interroganti, la strategia della Rai nulla ha a che vedere con la giusta tutela del servizio pubblico, ma è riconducibile a una politica aggressiva nel campo dell'emissione in FM, con la quale si cerca di giustificare la discutibile scelta di dismettere i trasmettitori in Onde Medie. Naturalmente le vittime di questa politica sono gli editori più piccoli e le radio comunitarie. Una politica di incomprensibile «attivismo» contro cui si sono già manifestate le proteste delle associazioni delle radio private nazionali;
a parere degli interroganti, la situazione crea uno scenario in cui il Ministero delle Comunicazioni consente di fatto, in vari modi - a partire dalla inaccettabile disparità di trattamento tra emittenti commerciali, sistematicamente privilegiate, e radio comunitarie, sistematicamente penalizzate - a quella che si può definire una oggettiva «cannibalizzazione» delle piccole emittenti da parte della Rai e delle grandi emittenti commerciali -:
se il Ministro interrogato voglia prendere atto della gravità di questa situazione, come rappresentata, e voglia prendere tutte le opportune iniziative per correggerla, facendo seguito anche alle risposte date a suo tempo alle interrogazioni parlamentari formulate in tal senso, a partire dalla immediata riattivazione di Radio BBS Popolare Network, chiusa da oltre un anno.
(4-13394)

Risposta. - L'associazione radiofonica culturale BBS Master ha censito, ai sensi dell'articolo 32 della legge n. 223/90, un impianto radiofonico ubicato nella postazione di Montecelio Guidonia (Roma), ottenendo successivamente (ai sensi della legge n. 422/93) la concessione per l'esercizio di detto impianto che, inizialmente operava sulla frequenza 94.100 Mhz.
Il medesimo impianto è stato poi autorizzato provvisoriamente ad operare sulla frequenza di 94.200 Mhz al fine di compatibilizzare l'impianto in parola, ai sensi della legge n. 122/98, con quelli di radio Subasio ubicati in Monte Mario Roma, Tivoli Monte Ripoli, Albano e Vermicino, rispettivamente operanti su frequenza 94.000, 94.100, 94.200 e 94.250 Mhz.
Nel tempo, l'emittente BBS ha presentato numerose istanze all'Ispettorato territoriale del Lazio al fine di ottenere lo spostamento del proprio impianto da Guidonia Montecelio a Monte Cavo Rocca di Papa, ma tali richieste sono sempre state respinte dall'Ispettorato in parola perché non conformi a quanto prescritto dalla


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vigente normativa in tema di modifiche tecnico-operative degli impianti di trasmissione.
Da parte sua il predetto Ispettorato del Lazio ha esperito numerosi accertamenti al fine di attuare un'opera di compatibilizzazione per poter riposizionare l'impianto di Guidonia Montecelio, rilasciato in concessione a Radio BBS, sulla postazione di Frascati ritenuta più idonea e conforme alle prescrizioni della legge n. 122/98.
Nello scorso mese di luglio è stata indetta una riunione cui hanno partecipato tutte le emittenti interessate - radio Delta Velletri, radio Dimensione Suono network, radio Subasio, RAI, radio BBS Master - per esaminare le varie ipotesi di soluzione al problema senza, tuttavia, addivenire ad un definitivo appianamento della questione, ma soltanto ad un temporaneo accordo.
A parziale attuazione di tale accordo, l'emittente BBS Master sta trasmettendo sulla frequenza 103.500 Mhz dalla località di Vermicino, anche se nel citato incontro era stato convenuto che la stessa emittente avrebbe trasmesso su 103.500 Mhz contestualmente allo spostamento dell'impianto della RAI da Monte Cavo Vetta in località Costarelle e con variazione della frequenza a 103.300 Mhz.
L'attuazione di tale accordo richiede, tuttavia, una complessa operazione di compatibilizzazione essendo coinvolti numerosi impianti di diverse emittenti.
Allo stato attuale, pertanto, l'emittente BBS Master - radio Popolare irradia i suoi segnali su Roma ed è ricevibile in tale area, il che ha posto termine al lungo periodo di inattività della stessa.
Si tratta adesso di ottimizzare la situazione portando a compimento un'operazione che coinvolge l'impianto isoradio RAI al quale debbono essere apportate modifiche che richiedono un'attenta progettazione al fine di tutelare sia il segnale RAI sia quelli di altre emittenti presenti su frequenze adiacenti.
Il Ministro delle comunicazioni: Mario Landolfi.

ROSATO. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
la pagina 803 del Televideo Rai offriva, sino alla scorsa legislatura, un'esauriente e approfondita rassegna stampa dei maggiori quotidiani stranieri;
attualmente, la pagina generica 800 denominata Oggi-Flash che funge da indice-sommario si apre con le numerazioni per accedere alle pagine 801-802 denominate Edicola, che recano rispettivamente la rassegna stampa dei giornali italiani con diffusione nazionale quali Il Corriere della Sera», la Repubblica, la Stampa, il Messaggero, L'Unità, Il Foglio, Il Riformista e Il tempo (pagina 801) e la rassegna dei giornali italiani con diffusione locale quali Il Piccolo, La Gazzetta del Mezzogiorno, Il Secolo XIX, il Mattino, il Giornale di Sicilia, La Sicilia e, infine, Il Gazzettino (pagina 802);
scorrendo la pagina 800, immediatamente di seguito compare una singola voce recante il numero di pagina 700 e la relativa dicitura Tempo in Italia che conduce alla situazione meteo sulla penisola, quindi si passa direttamente a un successivo blocco che va dalla pagina 804 alla 807 interamente dedicato a tematiche attinenti il turismo e le vacanze denominato In Viaggio, per terminare infine con le pagine 808-809 dedicate ad Ambiente e Natura;
appare quindi chiaro che mentre le pagine contenenti la rassegna stampa dei quotidiani italiani sono rimaste attive, la pagina 803 con la rassegna stampa straniera è stata inspiegabilmente soppressa;
inoltre, è evidente che si sia tentato di colmare il vuoto in maniera ambigua ma anche maldestra inserendovi l'indirizzo per accedere alla pagina 700, pagina di cui non si comprende l'attinenza considerata la numerazione totalmente scollegata dalle altre -:
quali siano i motivi che hanno spinto a cancellare la rassegna stampa internazionale dall'informazione fornita da televideo;


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se ritenga di dare indicazioni alla Rai per il ripristino del servizio, ritenuto interessante ed utile da molti utenti che continuano a pagare il canone Rai e che ne hanno lamentato la cancellazione.
(4-13795)

Risposta. - Al riguardo si ritiene anzitutto opportuno precisare che come è noto, la legge 14 aprile 1975, n. 103 ha sottratto la materia dei controlli sulla programmazione RAI alla sfera di competenza dell'attività governativa per assegnarla a quella della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi la quale determina gli indirizzi dei vari programmi, vigilando sul loro contenuto, ed adotta le deliberazioni ritenute necessarie ai fini dell'osservanza degli indirizzi medesimi.
Ciò premesso, si fa presente che al fine di disporre di elementi di valutazione in merito a quanto rappresentato dall'interrogante, non si è mancato di interessare la concessionaria RAI la quale, ha riferito che la rassegna stampa estera non è mai stata presente nelle pagine di Televideo, né è mai stata ospitata nell'indice 800.
Nel passato, e in pagina diversa - secondo quanto comunicato - era presente una rubrica chiamata «Clicca la notizia» che segnalava alcuni titoli riportati nella
home page di alcuni siti stranieri; non si trattava pertanto di una rassegna stampa bensì di una selezione di argomenti prelevati da siti internet.
La RAI ha, inoltre, precisato che la pagina 800 denominata «Oggi Flash» non è una pagina generica, ma ricomprende due prodotti editoriali distinti: l'indice 800 che ospita il
magazine Oggi, nonché il servizio delle News Flash che permette di leggere i titoli dell'ultima ora in sovrimpressione sui tre canali analogici della RAI, continuando la visione del programma televisivo.
L'indice 800, denominato Oggi, è nato da poco più di due anni ed è una sorta di
magazine attraverso il quale la testata dà il buongiorno ai lettori che possono, mediante una serie di contenuti ospitati o segnalati, leggere i principali titoli della stampa italiana, consultare l'agenda degli eventi previsti in Italia o all'estero, conoscere le previsioni meteorologiche, visionare l'almanacco e l'oroscopo ed essere informati sui programmi televisivi del giorno.
La rassegna stampa italiana ospitata da Televideo è, peraltro, articolata e pluralista in quanto comprende i titoli di apertura di quasi tutta la stampa nazionale.
Nella rassegna stampa dei giornali regionali, vengono invece ospitati i quotidiani che inviano le loro pagine principali.
La pagina 803 di Televideo è una pagina vuota a disposizione di futuri contenuti.
Il Ministro delle comunicazioni: Mario Landolfi.

ROSATO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 4 del decreto-legge 28 giugno 1990 n. 167 convertito con modificazioni dalla legge 4 agosto 1990 n. 227 sancisce, per chi detiene investimenti all'estero, l'obbligo di riportare nella dichiarazione dei redditi le consistenze delle «attività estere di natura finanziaria e degli investimenti esteri» detenute al termine del periodo di imposta, come pure «dei trasferimenti da, verso e sull'estero» che abbiano interessato tali investimenti ed attività, purché di importo superiore a euro 10.329,14;
tale cifra va riportata nell'apposito quadro RW del modello Unico e la non osservanza di tale disposizione è punita con una sanzione amministrativa che va dal 5 al 25 per cento degli importi non dichiarati, e prevede persino la confisca di beni di valore corrispondente;
il comma 4 dell'articolo 11 del decreto legislativo 461 del 1997 «Riordino della disciplina tributaria dei redditi di capitale e dei redditi diversi, a norma dell'articolo 3, comma 160, della legge 23 dicembre 1996, n. 662», modificando la disciplina del monitoraggio fiscale regolata dal succitato decreto-legge prevede però un particolare e complesso esonero, che va a escludere dall'obbligo di dichiarazione i


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certificati in serie e di massa e i titoli affidati in gestione o amministrazione agli intermediari residenti indicati nell'articolo 1, i contratti conclusi attraverso il loro intervento anche in qualità di controparti, infine i depositi e i conti correnti a condizione che i redditi derivanti da tali attività estere di natura finanziaria siano riscossi attraverso l'intervento dei predetti intermediari;
nel caso particolare di acquisto e detenzione di azioni di Società a Capitale Variabile (SICAV) estere armonizzate dall'UE e collocate in Italia tramite Società di Intermediazione Mobiliare (SIM) però, l'esonero di cui sopra non sempre viene applicato;
infatti mentre per le azioni SICAV acquistate tramite una banca non sussiste alcun problema dal momento che l'acquirente gode di un rapporto di risparmio «amministrato» presso la banca medesima, le difficoltà iniziano a insorgere quando le stesse vengono acquistate per mezzo di una Società di Intermediazione Mobiliare;
in questo caso subentra una forte discrepanza dovuta a una diversa interpretazione dell'articolo 11, comma 4 relativa all'esonero dagli obblighi di dichiarazione che continua a generare notevole confusione negli investitori, i quali spesso sono portati a compilare il quadro RW del modello Unico più per non incorrere nelle pesanti sanzioni che per effettiva convinzione all'obbligo di dichiarazione;
risulta infatti all'interrogante che vi siano diversi uffici periferici dell'Agenzia delle Entrate che adottano un'interpretazione restrittiva del succitato comma sostenendo l'obbligo di compilazione se l'acquisto di SICAV estere sia avvenuto tramite SIM anziché tramite una banca;
dall'altra vi sono le stesse indicazioni del Ministero, essendo riportato nelle istruzioni per la compilazione che «gli obblighi di dichiarazione non sussistono, invece, per espressa previsione legislativa per i certificati in serie o di massa ed i titoli affidati in gestione o in amministrazione alle banche, alle SIM, alle Società fiduciarie ed agli altri intermediari professionali indicati nell'articolo 1 del decreto-legge n. 167 del 1990, per i contratti conclusi attraverso il loro intervento, anche in qualità di controparti, nonché per i depositi ed i conti correnti, a condizione che i redditi derivanti da tali attività estere di natura finanziaria siano riscossi attraverso l'intervento degli intermediari stessi e detto esonero sussiste anche nel caso in cui il contribuente non abbia esercitato le opzioni previste dagli articoli 6 e 7 del decreto legislativo n. 461 del 1997»;
sull'incertezza originata dalla diversa interpretazione del comma si è soffermata anche la rubrica «Plus» de Il Sole 24 Ore dell'8 maggio 2004, interpellata dagli investitori sulla questione e che, facendo specifico riferimento alla dettagliata circolare 1971/98 dell'Assogestioni, ha concluso che «non c'è obbligo di compilazione del quadro RW, a prescindere dall'esistenza di un rapporto di deposito amministrato»;
in seguito la confusione è stata ulteriormente alimentata dal fatto che gli stessi uffici finanziari, ripetutamente chiamati in causa dagli investitori per fornire chiarimenti, non sono stati sinora in grado di chiarire la nebulosità che ammanta il problema dell'esonero -:
se il Ministro interrogato ritenga di chiarire esplicitamente se venga applicato l'esonero previsto dall'articolo 4, comma 4 anche nei confronti di coloro che hanno acquistato SICAV estere tramite una SIM collocatrice pur non sussistendo con la SIM medesima un rapporto di risparmio amministrato o gestito;
se il Ministro intenda provvedere a dare specifiche istruzioni agli Uffici periferici dell'Agenzia delle Entrate.
(4-16116)

Risposta. - La problematica prospettata dall'interrogante con l'atto di sindacato ispettivo in esame concerne, in particolare, l'adempimento della compilazione del modulo RW (Investimenti all'estero e trasferimenti da, per e sull'estero) della dichiarazione dei redditi posto a carico dei contribuenti,


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ai sensi dell'articolo 4 del decreto-legge 28 giugno 1990, n. 167 (convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 1990, n. 227), ai fini dell'indicazione delle consistenze derivanti, al termine di ciascun periodo d'imposta, dalle attività estere di natura finanziaria e dagli investimenti esteri detenuti, nonché dai trasferimenti da, verso e sull'estero che, nel corso dell'anno, hanno interessato gli investimenti all'estero, purché di importo superiore a euro 12.500.
Ciò premesso, nell'interrogazione è evidenziato che nel caso di acquisto di azioni di SICAV estere armonizzate, collocate in Italia da SIM e non da banche, l'esonero dall'obbligo della dichiarazione ai fini del monitoraggio fiscale, previsto ai sensi dell'articolo 4, comma 4, del decreto-legge n. 167 del 1990 (come modificato dall'articolo 11 del decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461), non è accordato da taluni uffici dell'amministrazione finanziaria.
Al riguardo, l'Agenzia delle entrate fa preliminarmente presente che gli obblighi di compilazione del modulo RW della dichiarazione dei redditi non sussistono, a norma della disposizione da ultimo richiamata, per i certificati in serie o di massa e per i titoli affidati in gestione o in amministrazione agli intermediari residenti, per i contratti conclusi attraverso il loro intervento, anche in qualità di controparti, nonché per i depositi e i conti correnti, a condizione che i redditi derivanti da tali attività estere di natura finanziaria siano riscossi attraverso l'intervento degli intermediari stessi.
Gli intermediari cui fa riferimento la norma sono: le banche, le società di intermediazione mobiliare (SIM), le Poste italiane S.p.A., nonché le società finanziarie, le società fiduciarie e gli altri intermediari che, per ragioni professionali, effettuano il trasferimento da o verso l'estero di attività finanziarie o comunque si interpongono nella sua esecuzione.
Pertanto, per i sottoscrittori di quote o azioni di SICAV o di organismi di investimento collettivo in valori mobiliari di diritto estero, situati negli Stati membri dell'Unione europea e conformi alle direttive comunitarie, gli obblighi di indicazione nella dichiarazione annuale dei redditi non riguardano i redditi di fonte estera, i flussi di investimento e disinvestimento, nonché l'ammontare delle consistenze relative agli investimenti stessi, a condizione che i titoli o i certificati siano affidati in gestione o amministrazione agli intermediari stessi.
Come, peraltro, specificato nelle istruzioni al modulo RW, l'Agenzia delle entrate ha precisato che, ai fini di tale esonero, è sufficiente che i titoli o i certificati rappresentativi delle quote di partecipazione agli organismi di investimento o alle SICAV estere siano affidati «in gestione o amministrazione» ad uno degli intermediari residenti prima elencati (tra i quali anche le SIM).
Detto esonero si applica anche nel caso in cui il contribuente non abbia optato con i medesimi intermediari per l'applicazione delle imposte sostitutive previste nell'ambito del regime del risparmio amministrato o gestito, di cui agli articoli 6 e 7 del decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461. In tal caso, quindi, il sottoscrittore non è tenuto ad alcun obbligo di indicazione nella dichiarazione dei redditi né per quanto attiene ai flussi e alle consistenze (modulo RW), né per quanto attiene ai redditi conseguiti, sempreché i redditi di capitale siano stati assoggettati a ritenuta a titolo d'imposta a cura dell'intermediario che è intervenuto nella loro riscossione.
In proposito, nella circolare n. 165/E del 24 giugno 1998, l'Agenzia ha precisato, in buona sostanza, che nessun adempimento è da assolvere quando i titoli, le quote e i certificati sono immessi in un deposito a custodia presso un intermediario residente che ne cura il trasferimento o l'estinzione. Analoghe precisazioni sono contenute in successive circolari e risoluzioni, tra cui la risoluzione n. 394/E del 24 dicembre 2002 e la circolare n. 62/E del 31 dicembre 2003.
Ciò posto, l'Agenzia delle entrate ritiene che sia nella citata prassi che nei modelli di dichiarazione sono state fornite correttamente le istruzioni relative all'esonero di cui trattasi.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.


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STRADELLA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
dall'inizio del corrente anno il Comandante Generale della GDF ha disposto il trasferimento e/o il cambio di incarico di oltre 600 ufficiali di ogni ordine e grado;
in base ai contratti stipulati per le FF.PP., nonché in base alla legge 86/01, per ogni trasferimento disposto d'autorità che comporti un cambio di sede ad ogni ufficiale spettano:
trenta diarie di missione, in misura intera per i primi dodici mesi di permanenza nella nuova sede ed in maniera ridotta del 30 per cento per i successivi dodici mesi (totale euro 12.500 circa);
in alternativa è previsto un rimborso del 90 per cento del canone mensile corrisposto per un alloggio privato, fino all'importo massimo mensile di euro 516,46 per un periodo non superiore a tre anni (totale euro 18.600 circa);
una indennità in aggiunta a quella di prima sistemazione, se non fruisce di alloggio di servizio, di euro 1500 (775 se non ha la famiglia al seguito);
un incentivo pari a 8000 euro (da attingere dal fondo unico per l'efficienza dei servizi istituzionali - articolo 53 decreto del Presidente della Repubblica 254/99) a coloro che sono trasferiti in sedi non ambite;
un trasporto masserizie a carico dell'amministrazione (con una spesa che oscilla tra i 3.000 a 5000 euro a trasloco);
risulta all'interrogante che non ci siano precedenti di un numero così elevato di trasferimenti di ufficiali e che «l'epurazione» investe oltre 1/4 della forza effettiva degli ufficiali (circa 2400 unità);
a seguito dello scoppio dei noti scandali Parmalat e Cirio, c'è una riduzione della permanenza degli ufficiali nelle sedi di servizio (massimo 4 se non 3 anni): inoltre, ciò è stato anche affermato in una recentissima delibera del COCER della GDF nella quale si contesta il collegamento tra la permanenza di sede e l'infedeltà degli appartenenti al corpo;
secondo l'interrogante, è da ritenersi offensivo, vessatorio ed umiliante, per gli appartenenti alla categoria, addossare la responsabilità degli scandali agli ufficiali del Corpo, i quali non possono essere ritenuti i soli responsabili dell'ordine economico-finanziario, dal momento che in ogni sede di servizio vi sono altre autorità istituzionali a tutela dell'ordine economico-finanziario, come i magistrati, il direttore locale dell'Agenzia delle Entrate, il direttore della Banca d'Italia ed in alcuni casi la Consob e le sezioni distaccate della Corte dei Conti eccetera. Come tutti sanno, questi soggetti possono vantare una permanenza nella sede di servizio ben superiore ai 4 anni (in alcuni casi decennale), e sono chiamati a decidere sugli atti posti in essere in genere dalla GDF (rapporto penale, p.v. di constatazione delle violazioni fiscali eccetera);
risulta all'interrogante che sia consuetudine del Comando Generale non informare preventivamente gli interessati della possibilità di un trasferimento - se non con una generica comunicazione ex legge 241/90 con valore erga omnes, inserita in una circolare edita alcuni mesi prima, non contenente nessun riferimento ai nominativi degli interessati né ai luoghi di destinazione. Per cui l'ufficiale sa di essere trasferito e ne conosce la sede, solo ed esclusivamente con la comunicazione ufficiale che quest'anno è avvenuta oltre la metà di giugno. Ciò comporta per la maggioranza dei trasferiti una ricerca affannosa e spasmodica (dato lo scarso preavviso) dell'alloggio da locare nella nuova sede - vista la cronica carenza di alloggi di servizio - in un periodo in cui le agenzie immobiliare chiudono per ferie, con l'ulteriore angoscia che le scuole iniziano nei primi giorni di settembre -:
se corrisponde al vero che i trasferimenti disposti nel giugno 2004 abbiano decorrenza notevolmente ravvicinata, che


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varia dal 30 luglio, 1 agosto, 15 agosto, 30 agosto, 1 settembre ed alcuni dal 15 settembre;
se sia vero che contrariamente agli ufficiali dei Carabinieri, le sedi di servizio degli ufficiali della GDF generalmente sono prive di alloggi di servizio dal momento che infatti sembrerebbe che in tutto il territorio nazionale gli alloggi disponibili per gli ufficiali siano poco più del 25 per cento della forza effettiva degli ufficiali;
quante volte ogni ufficiale durante la sua carriera abbia usufruito di un alloggio dell'Amministrazione alla sede di servizio;
se corrisponda al vero che la manovra dei trasferimenti inciderà sulle casse dello Stato per oltre 10 milioni di euro e, in caso affermativo, come ciò, sia in armonia con il decreto di contenimento della spesa pubblica che impone sacrifici ai cittadini ma anche tagli ai bilanci dei vari Ministeri ed Enti;
se corrisponda al vero che ad oggi ci siano ufficiali, trasferiti negli anni scorsi, i quali non percepiscono le indennità ed i rimborsi a cui hanno diritto da diversi mesi e che il ritardo in alcuni casi risale al 2003, con grave disagio per le famiglie, tenuto conto che la legge 18 febbraio 1999 n. 28, all'articolo 29 aveva autorizzato la realizzazione di un programma per la costruzione, l'ammodernamento e l'acquisto di immobili da destinare a caserme ed alloggi di servizio per la GDF e che l'articolo 52 della Finanziaria 2003, riconfermando le risorse economiche assegnate al Corpo, ne snelliva le procedure per la realizzazione degli immobili (40 caserme e oltre 1100 alloggi);
quanti alloggi di servizio e/o caserme siano stati realizzati sino ad oggi;
quali siano gli effetti sortiti dal protocollo d'intesa stipulato nel dicembre 2003 tra l'Unione delle Province d'Italia, l'Associazione Nazionale Comuni Italiani ed il Corpo della GDF, per promuovere la ricerca e la resa in disponibilità di alloggi di proprietà comunale e provinciale, in considerazione della scarsa disponibilità di quel tipo di alloggi, i quali spesso sono già destinati ai soggetti rientranti nelle fasce deboli;
se, esistendo reali ristrettezze economico-finanziarie del Governo che non hanno permesso di finanziare in maniera spedita la costruzione di alloggi, invece di spendere milioni di euro (o miliardi di lire ieri) ogni anno (parte dei quali sono destinati a rimpinguare le tasche dei privati che affittano alloggi) solo per trasferire ad ogni costo gli ufficiali - creando loro notevoli disagi familiari, - non sia il caso di ridurre al minimo il numero dei trasferimenti (in caso di promozione o incompatibilità ambientale o scarso rendimento) - come hanno fatto altre FF.PP. - e far convogliare le risorse sui fondi destinati a costruire alloggi, anche tenuto conto che il rimborso del canone mensile della locazione dell'alloggio privato è massimo 516,46 euro e che con tale somma nelle grandi città occorre integrare in maniera robusta la quota di rimborso, che poi vale solo per tre anni, passati i quali l'intero importo della locazione è a carico dell'ufficiale;
quali siano le ragioni per cui fino all'anno scorso, la permanenza alla sede era di 5 o 6 anni ed, in alcuni casi, anche di più, come affermato dall'allora Comandante Generale della GDF Gen. Alberto Zignani il 27 giugno 2002 davanti alla VI commissione della Camera, mentre, attualmente il regime dei trasferimenti ha subìto notevoli cambiamenti;
se il Comando Generale non ritenga di dover attuare la procedura adottata da decenni anche dai CC, ossia di preavvisare telefonicamente - con un certo anticipo - l'interessato del trasferimento proponendogli delle sedi scelte dall'Amministrazione considerato che, l'ufficiale non è un pacco postale da spedire in giro per l'Italia, ma è una persona con delle esigenze legate alla famiglia ed in particolare alla frequenza della scuola dei figli ed alla ricerca di un alloggio da locare;
se risulti vero che il Comandante Generale del Corpo della GDF solo nel


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mese di agosto, ossia dopo aver disposto il trasferimento di oltre 600 ufficiali, abbia inteso illustrare - ex post - con una circolare le direttive che hanno determinato i movimenti già comunicati agli interessati;
se anche per il 2005 siano previsti gli stessi criteri del 2004; ritenuto che una eccessiva frequenza dei trasferimenti influisce sulla serenità familiare (il cambiamento continuo di scuola dei figli che alla fine rischiano di essere dei disadattati o in altri casi l'ufficiale lascia la famiglia nel luogo di origine e la sua vita è scandita dal pendolarismo selvaggio con ripercussioni sul bilancio familiare) e, quindi, si ripercuote sia sul rendimento in servizio dell'ufficiale che si sente profondamente demotivato ed angosciato dal fatto che da un giorno all'altro deve fare le valigie sia sul bilancio dello Stato per l'eccessiva incidenza della spesa;
se l'attuale Ministro dell'economia sulla questione non ritenga di disporre con assoluta urgenza la convocazione degli ufficiali degli Organismi di Rappresentanza della GDF (COCER, COIR e COBAR) per conoscere direttamente dagli interessati lo stato di estremo disagio e profondo malumore in cui gli stessi vivono, dal momento che ciò è necessario al fine di garantire l'efficiente funzionamento di un Corpo di polizia a cui Stato ha affidato la lotta all'evasione fiscale e il recupero delle imposte sottratte dall'economia sommersa.
(4-18152)

Risposta. - In riferimento alla problematica segnalata con l'interrogazione in esame, riguardante l'asserito trasferimento d'ufficio di circa 600 ufficiali di ogni ordine e grado, il Comando generale della guardia di finanza fa presente, in via preliminare, che trattasi presumibilmente della manovra annuale relativa ai soli ufficiali «direttivi» che si è definita, nell'anno 2004, a seguito dell'appendice delle cosiddette «revoche e modifiche», con la formalizzazione di 373 trasferimenti e 164 cambi d'incarico. Questi ultimi, in particolare, comportando un reimpiego nella stessa sede, non prevedono, per loro natura, la corresponsione di indennità, non generano disagi per il personale interessato e rispondono, naturalmente - come del resto tutti i movimenti - ad esigenze di riassetto in ambito locale delle risorse umane. Può anzi affermarsi che i cambi d'incarico sono indotti proprio dalla necessità di ridurre, per quanto possibile, il ricorso ai trasferimenti di sede.
Ciò premesso, il Comando generale della guardia di finanza ha evidenziato che il numero di ufficiali destinatari dei provvedimenti d'impiego per l'anno 2004 è stato pari a circa il 28 per cento della relativa forza in effettivo, con un incremento di 97 trasferimenti di sede e 59 cambi d'incarico rispetto al 2003. Meno significativo risulta, invece, il divario tra i trasferimenti disposti per il 2004 e quelli relativi ad anni immediatamente precedenti: si è registrato, infatti nell'anno 2004, un incremento, rispettivamente di 59 trasferimenti e 62 cambi d'incarico rispetto al 2002 e di 34 trasferimenti e 51 cambi d'incarico rispetto al 2001.
Le motivazioni tecniche che stanno alla base dei reimpieghi sono da ricercare nelle imprescindibili esigenze organizzative connesse, tra l'altro, alla necessità di avvicendare gli ufficiali in servizio presso sedi non ambite, in area di gradimento, dopo il compimento di un triennio di permanenza, nonché, in relazione alle scelte operate nel piano di impiego «dirigenti», agli esiti delle procedure di avanzamento, a modifiche ordinative già formalizzate o comunque previste, al ripianamento delle vacanze organiche esistenti, alla sostituzione degli ufficiali collocati in congedo o impiegati presso Enti/Organismi esterni al Corpo, ovvero vincitori di concorsi interni.
I trasferimenti per l'anno 2004 sono stati influenzati anche:
dall'avvenuta fissazione del limite tendenziale di 4 anni di permanenza in incarichi di comando territoriale, previsto al fine di garantire il necessario
turn over, tenuto principalmente conto degli indiscutibili oneri derivanti dall'esercizio delle funzioni di comando dei reparti;
dai sensibili effetti della rimodulazione organizzativa di due grandi strutture della


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Guardia di finanza quali i reparti speciali ed il Comando generale. In particolare, il rinnovato assetto dei reparti speciali ha comportato, infatti, una incisiva rivisitazione delle preesistenti dotazioni organiche a cui si è dovuta adeguare, conseguentemente, la manovra in effettivo.
Così chiariti i motivi che hanno informato il piano d'impiego in questione, risulta del tutto evidente, a parere del Comando generale della guardia di finanza, come la manovra, seppur oggettivamente sostanziosa, sia ben lungi dall'essere «un caso senza precedenti». Altresì a nulla hanno rilevato, ai fini dell'incremento del numero dei trasferimenti di sede, gli effetti degli «scandali Parmalat e Cirio» che, in nessuna misura - a quanto consta al Comando generale della guardia di Finanza - hanno coinvolto appartenenti allo stesso.
Il Comando generale, poi, nel confermare in linea generale i dati riportati dall'interrogante circa l'entità dei compensi che spettano per ogni trasferimento, precisa che l'incentivo di 8.000,00 euro (al lordo delle ritenute erariali e previdenziali) è stato riconosciuto ai soli militari che, nel corso del 2001, 2002 e 2003, «siano stati trasferiti d'autorità per esigenze di servizio da altre regioni in Sicilia, Sardegna e Calabria (per gli ufficiali)».
Inoltre, la spesa per trasporto masserizie, oltre ad essere del tutto eventuale, è sempre parametrata alla distanza tra le sedi di partenza e di destinazione nonché alla quantità ed al peso dei beni da movimentare.
La procedura adottata dalla Guardia di finanza per i trasferimenti prevede che prima di dar corso ad un avvicendamento venga avviato il relativo procedimento amministrativo nei confronti dell'interessato, il quale ha, tra l'altro, la possibilità di produrre una scheda di pianificazione segnalando quattro regioni in ordine di gradimento ed ogni notizia utile, anche di carattere personale, perché possa valutarsi compiutamente la posizione d'impiego. L'onere della comunicazione di avvio del procedimento si intende soddisfatta, per i movimenti rientranti nell'ambito della pianificazione ordinaria degli ufficiali direttivi, con la diramazione della circolare annuale d'impiego che fornisce, peraltro, indicazioni di massima dei criteri ispiratori della manovra. La pianificazione viene definita con l'esternazione, tramite messaggio, dei provvedimenti d'impiego, preceduti dalla formula «
per esigenze di servizio».
Tale locuzione risulta onnicomprensiva di tutte le esigenze (proprie dell'amministrazione) sottese al reimpiego del militare (necessità di ripianamento degli organici del reparto di destinazione, rispetto dei profili d'impiego, riscontro di formali proposte avanzate dalla competente scala gerarchica di avvicendamento per motivi di incompatibilità ambientale/opportunità), il più possibile contemperate (in un costante bilanciamento di interessi) con le aspettative del singolo. Tale formula, peraltro, è stata costantemente ritenuta, anche in sede giurisprudenziale, idonea «a dar conto dei motivi posti a fondamento dell'azione amministrativa».
Il Comando generale della guardia di finanza ha evidenziato, inoltre, che, in ogni caso, a fronte di ciascun provvedimento d'impiego vengono formalizzate singole determinazioni che recano, tra l'altro, una sintesi esplicativa delle motivazioni sottese ad ogni reimpiego. Tali documenti, non esternati, vengono custoditi dal Comando generale e sono sempre accessibili, da parte di chiunque vi abbia un interesse giuridicamente tutelato dalle norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi (legge 7 agosto 1990, n. 241).
La procedura adottata - che, dunque, non si esaurisce affatto con la semplice comunicazione di avvio del procedimento - consente di applicare alla specifica materia i principi cardine della legge sulla trasparenza amministrativa ed è stata oggetto di una richiesta di parere al Consiglio di Stato. L'Alto Consesso (con pronuncia n. 2235/2002, in data 27 settembre 2002), ha sostenuto al riguardo che l'opera di armonizzazione delle «esigenze di organizzazione, coesione interna e massima operatività della struttura militare ... con le garanzie di partecipazione e di motivazione della legge n. 241 del 1990 ... sia stata già


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lodevolmente compiuta dall'amministrazione ... allorché, con la circolare n. 383000/114/2a del 9 novembre 1998, ha impartito disposizioni in ordine all'applicazione, in materia di impiego degli ufficiali direttivi, dei principi contenuti nella legge n. 241 del 1990 ... trovando un soddisfacente equilibrio tra i rilevanti interessi che vengono in gioco ... ovvero un equilibrato bilanciamento tra l'interesse all'efficienza con quello alla trasparenza dell'azione amministrativa».
L'esternazione del messaggio relativo alla pianificazione per l'anno 2004 degli ufficiali direttivi è avvenuta il 18 giugno 2004, all'incirca con un mese di ritardo rispetto alla tempistica delle due precedenti pianificazioni ma, comunque, in linea con la tempistica di altre pianificazioni relative ad anni precedenti. Tale dilazione è sostanzialmente riconducibile alla necessità di attendere che fossero formalizzati i richiamati importanti provvedimenti organizzativi afferenti la struttura di alcuni comandi, tra i quali quelli relativi al riassetto ordinativo dei reparti speciali e del comando generale, che ne hanno rimodulato i relativi organici, nonché alla conseguente entità della manovra d'impiego.
Per quanto attiene le decorrenze dei trasferimenti il predetto Comando generale rappresenta che gli stessi, come di consueto, sono state fissate tendenzialmente a partire dal 30 luglio, avendo cura di assicurare, in linea di massima, un affiancamento di quindici giorni tra gli ufficiali cedenti e quelli subentranti negli incarichi di comando di reparto. In ogni caso, la maggior parte dei trasferimenti di sede ha avuto una decorrenza successiva al 16 agosto. Al riguardo, il Comando generale evidenzia che i reparti hanno la facoltà di trattenere il personale destinato ad altri incarichi per un periodo di dieci giorni dalla data di fissazione della relativa decorrenza, spirati i quali i militari destinatari dei provvedimenti d'impiego possono fruire della licenza speciale di trasferimento (10 o 20 giorni, a seconda che siano celibi o coniugati ovvero che abbiano maturato o meno 10 anni di servizio).
Per motivi personali o familiari i militari interessati possono richiedere proroghe dei rispettivi movimenti che, anche nell'anno 2004, ove richieste, sono state di sovente accordate. In particolare, sono state concesse, per esigenze di servizio o per corrispondere a specifiche richieste degli interessati, 49 proroghe di trasferimenti nei confronti di altrettanti ufficiali.
Quanto alla disponibilità di alloggi di servizio, il Comando generale della guardia di finanza ha rappresentato che a fronte di 1.931 ufficiali «direttivi» in servizio nel Corpo, sono stati istituiti 723 alloggi ad essi riservati, per una percentuale pari a circa il 37 per cento della forza in effettivo. Tale valore è più cospicuo laddove si prendano in considerazione i soli incarichi di comando dei reparti territoriali, per i quali la necessità di «costante ed immediata disponibilità per il soddisfacimento delle esigenze di servizio», sottesa all'esigenza di disporre di un alloggio di servizio, è senz'altro prioritaria. Ove si consideri quest'ultima ipotesi, a fronte di 480 ufficiali comandanti di reparto territoriale (avuto riguardo anche al comparto aeronavale), la Guardia di finanza dispone di 336 alloggi di servizio. In ogni caso, considerata la non ottimale situazione attuale (particolarmente deficitaria soprattutto in alcuni capoluoghi di regione, peraltro proprio dove la ricerca di un immobile da locare è particolarmente onerosa), sono state avviate dal Comando generale una serie di iniziative finalizzate all'incremento del patrimonio alloggiativo disponibile.
Attualmente non è, peraltro, disponibile per ciascun ufficiale un dato aggregato dal quale possa rilevarsi il numero di volte in cui il medesimo, nel corso della carriera, abbia fruito di alloggio di servizio: naturalmente, come evidenziato in precedenza, un ufficiale che abbia ricoperto numerosi incarichi di comando territoriale avrà avuto maggiori probabilità di occupare un alloggio di servizio rispetto al parigrado impiegato in incarichi «di ufficio».
Quanto agli effetti sortiti dal protocollo d'intesa stipulato, nel dicembre 2003, tra l'Unione delle province d'Italia (U.P.I.), l'Associazione nazionale comuni italiani


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(A.N.C.I.) e la guardia di finanza, per promuovere la ricerca e la resa in disponibilità di alloggi di proprietà comunale e provinciale, sono stati sensibilizzati - al fine di attivare le iniziative offerte dal protocollo in parola - i Comandi regionali, i quali hanno comunicato di avere intrapreso contatti con i responsabili dei citati Enti, allo scopo di dar corso alle iniziative più opportune.
I 373 trasferimenti di sede disposti nell'ambito della pianificazione direttivi per il 2004 comportano la corresponsione di indennità
ex legge n. 86 del 2001 di importo variabile tra circa 3.735.000 euro e circa 5.775.000 euro.
Lo stanziamento aggiuntivo sul capitolo afferente le spese per trasferimenti del personale militare contribuirà alla copertura del deficit maturato negli anni pregressi.
Per quanto concerne la realizzazione del programma per la costruzione, l'ammodernamento e l'acquisto di immobili, previsto dall'articolo 29 della legge 18 febbraio 1999, n. 28, il Comando generale della guardia di finanza ha segnalato che sono state stanziate risorse da destinarsi al finanziamento di un programma di potenziamento delle caserme e degli alloggi di servizio, articolato in operazioni di acquisto, costruzione e ristrutturazione. Secondo le stime effettuate in sede di elaborazione del programma, una volta ultimata la realizzazione degli interventi, il patrimonio abitativo dell'amministrazione dovrebbe ottenere un incremento di circa 1.200 unità.
A causa di talune difficoltà, sostanzialmente riconducibili alla modifica delle modalità attuative della progettualità inizialmente previste ed alla necessità per l'Autorità di Governo di promuovere iniziative che, da un lato consentissero il contenimento della spesa pubblica e, dall'altro lato assicurassero un incremento delle entrate statali il programma in argomento non è stato ancora avviato.
In ogni caso, è stato emanato, in data 8 ottobre 2004, il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze concernente «l'ammodernamento e la ristrutturazione di unità immobiliari già di proprietà della Guardia di finanza, ovvero la costruzione di alloggi o caserme all'interno di complessi di proprietà ovvero su terreni già assegnati alla Guardia di finanza», con il quale, tra l'altro, sono stati individuati i primi interventi infrastrutturali da realizzare tra i quali la costruzione di 306 alloggi di servizio. A seguito dell'adozione di tale provvedimento, il 22 ottobre 2004, è stata formalizzata un'intesa tra il Comando generale ed il ministero delle infrastrutture e dei trasporti con cui sono state delegate agli organi periferici dello stesso ministero tutte le attività occorrenti all'assunzione degli impegni di spesa entro la fine del 2004 e delle risorse costituenti le linee di finanziamento 2000 e 2002.
Per quanto attiene i tempi di permanenza nella sede il Comando generale della guardia di Finanza ha segnalato che numerosissimi ufficiali hanno maturato, allo stato, permanenze alla sede pari o (anche di gran lunga) superiori ai sei anni, senza che ciò, di per sé, costituisca motivo automatico di reimpiego. Con la pianificazione per il 2004 si è inteso fissare in 4 anni il limite tendenziale di permanenza in carico di «comando territoriale». In incarichi della specie, peraltro, è necessario sottolineare che le permanenze sono sempre state, per prassi, piuttosto contenute (tendenzialmente entro i 4-5 anni). La previsione di tale limite tendenziale - cioè ferma restando la possibilità di deroghe che abbiano riguardo a particolari esigenze di servizio o di carattere personale dei singoli - tiene conto, come già sottolineato, dell'elevata onerosità degli incarichi
de quibus e della necessità, conseguente, di garantire adeguati turn over.
Per quanto concerne gli incarichi di
staff e gli altri incarichi operativi (cioè non di comando territoriale) continuano, come riferito dal Comando generale della guardia di finanza, a non essere previsti limiti massimi di permanenza.
La procedura adottata dal Comando generale della guardia di finanza per i trasferimenti è stata ritenuta dal Consiglio di Stato pienamente conforme al rispetto dei criteri generali richiamati dalla legge n. 241 del 1990 (in tema di partecipazione al procedimento, diritto di accesso agli atti, fissazione di una tempistica per l'adozione


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dei provvedimenti d'impiego, previsione di clausole di ricorribilità, eccetera) e perfettamente idonea a conciliare le «esigenze di organizzazione, coesione interna e massima operatività della struttura militare ... con le garanzie di partecipazione e di motivazione della legge n. 241 del 1990 ... ».
In riferimento all'affermazione in base alla quale il Comando generale avrebbe illustrato
ex post le direttive che hanno determinato i trasferimenti, il predetto Comando generale ha precisato che, con circolare n. 264600 del 10 agosto 2004, sono state illustrate, con puntualità, le dinamiche sottese alla pianificazione direttivi per l'anno 2004, in un'ottica di assoluta trasparenza ed al fine di garantire la massima compartecipazione e condivisione delle scelte operate.
È, peraltro, la prima volta che, a pianificazione definita, è stato fornito - avuto riguardo anche al peculiare contesto nel quale sono maturate le decisioni assunte - un quadro di sintesi dei risultati conseguiti, cui si è approdato in ottemperanza alle direttive già partecipate, sostanzialmente, con la precedente circolare del 30 ottobre 2003 (n. 361000/114/2a). La circolare del 10 agosto 2004 (n. 264600) ha avuto, cioè, una finalità essenzialmente esplicativa delle soluzioni adottate, coerenti ai criteri ed agli indirizzi a suo tempo esternati. Inoltre, la fissazione in 4 anni del limite tendenziale di permanenza nell'incarico di Comandante di reparto risponde anche all'esigenza di consentire agli interessati, per il futuro, di conoscere
ex ante l'anno in cui ne verrà presumibilmente disposto l'avvicendamento.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Maria Teresa Armosino.

ZACCHERA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la circolare ministeriale 7 del 2003 emessa dalla Direzione Agenzia del Territorio chiarisce compiti e ruoli della figura del «Vicario Gerente» negli ex uffici delle Conservatorie dei Registri Immobiliari;
nella predetta circolare si individua la figura del «Vicario Gerente» come sostituzione temporanea del Dirigente dell'Ufficio provinciale della Agenzia del territorio;
di fatto nella generalità degli uffici provinciali il «Vicario Gerente» ha assunto le funzioni di Conservatore, senza però che a queste figure sia stato riconosciuto un adeguato inquadramento economico e giuridico;
dovendo quindi provvedere al buon funzionamento del servizio, i Vicari Gerenti sono tenuti a richiedere al personale adeguati interventi, ma non sono investiti dell'autorità per poterlo fare, a tutto discapito dell'efficienza del servizio;
la Disposizione Organizzativa n. 34 prot. 69255-2004 della medesima Direzione nulla evidenzia in merito alle specifiche funzioni del Vicario Gerente;
nello stato di fatto il Vicario Gerente viene ad assumere anche responsabilità nei confronti dei terzi e degli utenti pubblici e/o privati circa l'attendibilità degli atti trascritti, iscritti, rifiutati od annotati e che ciò può avvenire anche nei confronti della Autorità giudiziaria -:
quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato in merito ad una logica ed equa considerazione di questa figura per permettere un miglior svolgimento del lavoro di ufficio, determinare la linearità gerarchica e prendere in considerazione un riconoscimento economico significativo per questa realtà operativa;
se non si sia considerato che i Vicari Gerenti assumano di fatto una funzione dirigenziale, senza averne però i conseguenti benefici economici e di carriera e se ciò non sia considerata una obbiettiva difformità di trattamento nei confronti degli altri componenti la pubblica amministrazione.
(4-13246)


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Risposta. - Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, l'interrogante chiede di conoscere le iniziative che si intendono assumere in merito al riconoscimento di un trattamento economico a favore del «Vicario Gerente», figura professionale degli ex uffici delle Conservatorie dei Registri immobiliari, individuata dall'Agenzia del territorio con la circolare n. 7 emanata il 17 luglio 2003.
Al riguardo, l'Agenzia del territorio ha fatto presente che con la circolare n. 7 del 2003, avente ad oggetto: «Servizi di pubblicità immobiliare - Figura del "gerente" - Utilizzo dell'istituto della delega di cui all'articolo 17 comma 1-
bis del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165», è stata affrontata la problematica relativa all'esigenza di individuare una figura di supporto del direttore dell'Ufficio provinciale, per lo svolgimento delle funzioni del Conservatore, in considerazione della specifica competenza richiesta e della difficoltà, in taluni casi oggettiva, da parte del direttore dell'ufficio di presidiare il servizio di pubblicità immobiliare.
A tal fine, l'Agenzia medesima ha rappresentato di aver utilizzato l'istituto della delega, di cui al comma 1-
bis, dell'articolo 17 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, aggiunto dall'articolo 2 della legge 15 luglio 2002, n. 145, che stabilisce testualmente: «I dirigenti, per specifiche e comprovate ragioni di servizio, possono delegare per un periodo di tempo determinato, con atto scritto e motivato, alcune delle competenze comprese nelle funzioni di cui alle lettere b), d), ed e) del comma 1 a dipendenti che ricoprano le posizioni funzionali più elevate nell'ambito degli uffici ad essi affidati. Non si applica in ogni caso l'articolo 2013 del codice civile».
Ad avviso dell'Agenzia del territorio, con la circolare n. 7/2003 si è voluto solo chiarire le modalità attraverso le quali il direttore di un Ufficio provinciale del territorio, che in base all'articolo 9 del decreto direttoriale n. 8/434 del 5 aprile 1996, recante i criteri di massima di organizzazione degli uffici del territorio, «...
è di diritto il conservatore dei registri immobiliari ai sensi e per gli effetti di cui agli articoli 2673 e seguenti del codice civile ...», per ragioni di efficienza organizzativa, può delegare ad altri dirigenti o funzionari dell'ufficio, le funzioni di Conservatore.
L'Agenzia medesima ha osservato che il funzionario delegato non assume «di fatto una funzione dirigenziale» - che comporterebbe, in base alla normativa vigente, la responsabilità in proprio della gestione del personale e delle risorse finanziarie e materiali, finalizzate al conseguimento dei risultati sulla base degli obiettivi assegnati ai dirigenti nonché la disponibilità dei necessari poteri di coordinamento e di controllo.
Ad avviso dell'Agenzia il funzionario delegato assume l'esercizio della competenza del conservatore, unicamente per comprovate esigenze di servizio e per un tempo determinato, restando la relativa titolarità in capo all'organo delegante.
Per quanto concerne la previsione di uno «specifico riconoscimento economico» per lo svolgimento di tale attività, l'Agenzia del territorio ha rappresentato che, a decorrere dall'anno 2001, in applicazione dell'accordo nazionale del 27 giugno 2002, sono state individuate alcune indennità relative alle cosiddette particolari posizioni di lavoro, ai fini dell'erogazione dei fondi di cui all'articolo 32 del CCNL 1998/2001, corrispondente all'articolo 85 del primo CCNL del comparto delle Agenzie fiscali, sottoscritto il 28 maggio 2004.
In particolare, il suddetto accordo prevede, nell'ambito delle indennità per responsabilità, quella relativa ai «gerenti dei servizi di pubblicità immobiliare».
L'Agenzia del territorio ha fatto presente che, per l'anno 2003, in applicazione dell'accordo nazionale del 28 settembre 2004, sul fondo politiche di sviluppo delle risorse umane e per la produttività (ex FUA 2003), è stata demandata a livello di contrattazione locale la definizione delle modalità per l'erogazione di specifiche indennità, tenendo conto delle realtà negoziali e delle varie fattispecie esistenti, nel rispetto del vincoli di spesa definiti a livello regionale.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Maria Teresa Armosino.


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ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nei prossimi giorni si svolgerà in Libia il processo di secondo grado a cinque infermieri bulgari e ad uno palestinese accusati di aver diffuso volontariamente il virus Aids in un ospedale di Bengasi;
in prima istanza essi sono stati condannati a morte;
a livello internazionale, suffragati da indagini e perizie, gli imputati risulterebbero essere del tutto innocenti e che, quindi, il loro processo è squisitamente politico -:
quali iniziative di carattere diplomatico si siano intraprese o si intendano intraprendere presso il governo libico affinché sia garantita la massima trasparenza e correttezza del processo in corso.
(4-17913)

Risposta. - Cinque infermiere bulgare ed un medico palestinese sono stati condannati a morte con una sentenza del tribunale di Bengasi il 6 maggio 2004, dopo essere stati incarcerati nel 1999 con l'accusa di omicidio plurimo. Il personale medico era stato infatti accusato di aver deliberatamente trasmesso il virus HIV mediante trasfusioni a più di 400 bambini dell'ospedale pediatrico «al Fateh» di Bengasi. Le infermiere bulgare ed il medico palestinese, così come i nove imputati del personale medico libico, hanno sempre protestato la propria innocenza. Le reazioni a tale condanna sono state vigorose e immediate sia da parte del Governo bulgaro che da parte dell'Unione europea.
Anche il nostro Paese, insieme ai partners comunitari, segue con attenzione e partecipa attivamente alle iniziative volte ad incoraggiare il Governo libico ad una soluzione positiva della vicenda, auspicando dunque un pronto rilascio del personale medico il cui caso resta di grande importanza, per l'Unione Europea che già nel maggio 2004, a seguito della citata sentenza di condanna alla pena capitale, ha espresso il suo disappunto per la decisione del tribunale di Bengasi, reiterando le preoccupazioni - più volte manifestate in passato - circa il modo in cui sono state condotte le indagini da parte delle autorità libiche, il trattamento riservato agli imputati e il ritardo con cui il caso è giunto a conclusione.
L'Unione europea continua a seguire da vicino tale questione, anche in ragione di forti sollecitazioni da parte bulgara. In vista della sentenza definitiva della Corte suprema libica attesa in un primo momento per il 15 novembre 2005, la Presidenza britannica dell'Unione europea, unitamente all'Incaricato degli affari statunitense, hanno effettuato a Tripoli il 18 agosto un passo presso l'Ambasciatore libico a Londra mentre questi era in visita nella capitale, rappresentando le forti preoccupazioni della Unione europea e degli Stati Uniti sulla vicenda della condanna a morte delle infermiere bulgare e del medico palestinese, specie a seguito dell'avvenuto proscioglimento del personale di custodia libico, accusato di tortura dalle due infermiere bulgare che avevano confessato la responsabilità del contagio del virus HIV ai bambini dell'Ospedale «al Fateh».
Anche in tale occasione la Presidenza britannica ha lamentato la mancanza di appello al proscioglimento, sottolineando le convinzioni dell'Unione europea non solo riguardo l'indipendenza della magistratura libica, ma soprattutto nei confronti della necessità di garantire un giusto processo.
La posizione delle Autorità libiche nella vicenda del personale medico condannato per la diffusione dell'HIV all'ospedale pediatrico di Bengasi si è sempre orientata verso una richiesta di compensazione, alias una soluzione basata sul pagamento del «prezzo del sangue» alle famiglie delle piccole vittime per ottenere un intervento liberatorio presso la giurisdizione libica.
La Presidenza britannica, per contro, ha rinnovato anche in occasione dell'intervento dell'agosto scorso l'inaccettabilità di una soluzione simile per l'Unione europea, proponendo piuttosto che un team di funzionari libici incaricati di seguire la questione, guidati dal Ministro degli esteri Shalgam, sottoponga il caso all'esame del


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leader libico Gheddafi, al fine di rappresentargli i rischi legati ad una conferma della condanna alla pena capitale ed ottenere nuove indicazioni.
La Corte suprema libica ha rinviato al 31 gennaio 2006 la decisione sulla ricevibilità dell'appello delle cinque infermiere bulgare e del medico palestinese.
L'Unione europea continua a seguire con preoccupazione la lunga vicenda del personale medico bulgaro e palestinese, essendo questo un aspetto di primaria importanza nelle relazioni tra l'unione europea e la Libia per il quale si auspica una soluzione positiva che porti al rilascio dei sei imputati nel prossimo futuro.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.

ZACCHERA e MENIA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi era stata predisposta una bozza di intesa tra l'Unione Italiana di Fiume e la Privedna Bank Zagreb con agevolazioni bancarie previste per i soci e simpatizzanti dell'Unione Italiana e tale intesa era stata pubblicizzata a mezzo stampa;
l'intesa prevedeva vantaggi economici - ad esempio la possibilità di acquistare immobili ad un tasso del 5,69 per cento in luogo del 6,05 per cento usuale - ovvero offriva più favorevoli condizioni di mercato;
ma nei limiti delle consuete convenzioni che le banche attuano nei confronti di associazioni, tanto che i tassi applicati risultano in linea con alte operazioni similari della stessa banca;
la Privdna Bank Zagreb è tra l'altro controllata dal gruppo Banca Intesa;
a seguito dell'annuncio di tale accordi si è scatenata in Croazia una pesantissima campagna di stampa in cui l'operazione è stata addirittura tacciata come «fascismo bancario»;
a seguito di tale campagna di stampa la Privedna Bank ha rinunciato alla convenzione con l'Unione Italiana, secondo l'interrogante, per paura di rappresaglie -:
quali ulteriori dettagli siano a conoscenza del governo e quali iniziative il governo abbia attuato nei confronti di quello croato per protestare contro simili atteggiamenti che ancora una volta danneggiano e discriminano la comunità italiana in Croazia;
se non si ritenga di sottolineare in sede di Unione Europea la perdurante presenza in Croazia di un clima inaccettabile nei confronti della minoranza italiana e se non intenda sottolineare come in questa nazione non vengano purtroppo ancora osservati i principi su cui si basa la civile convivenza a livello europeo;
se questo episodio, unito ad altri recentemente portati a conoscenza dell'opinione pubblica (come il caso della casa italiana di Zara) non impongano di affrontare globalmente il problema dei rapporti con la Croazia e di prendere opportuni iniziative verso le autorità di Zagabria affinché si pongano in essere atteggiamenti meno discriminatori verso la minoranza italiana, iniziando con una chiara denuncia del clima intollerabile che alcune fonti di stampa e media stanno montando ai danni della comunità italiana.
(4-18356)

Risposta. - L'annuncio della conclusione di un accordo fra la Privredna Banca Zagreb, appartenente al gruppo Banca Intesa, e l'Unione italiana per la concessione di servizi bancari a condizioni agevolate ai membri delle Comunità italiane in Croazia aveva suscitato a metà novembre scorso in quel Paese un autentico scandalo che, a partire da un violento articolo pubblicato al riguardo dal quotidiano di Fiume, il «Novi List», si era allargato a macchia d'olio fino a provocare l'intervento dei vertici dello Stato Croato. L'articolo del Novi List denunciava l'intesa come esempio di «fascismo bancario», attribuendo all'iniziativa


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origini e finalità politiche ed insinuando l'esistenza dietro di essa di non ben identificate manovre, dirette a sostenere la minoranza e gli interessi italiani avvalendosi delle banche di proprietà italiana.
Al giornale locale avevano fatto eco la stampa e la televisione nazionale, prontamente registrando gli interventi di esperti e politici. Alla valutazione dell'iniziativa come «puramente discriminatoria» da parte di due membri del Consiglio esecutivo della Banca Centrale (che hanno colto lo spunto per una nuova segnalazione del «problema» rappresentato dalla proprietà straniera delle banche), ed agli attacchi di una rappresentante dell'Associazione per la protezione dei consumatori (che ha espresso dubbi sull'opportunità di continuare a servirsi della PBZ), avevano fatto seguito le prese di posizione sia del Primo Ministro Sanader che del Presidente Mesic. Se quest'ultimo, dichiarando di non conoscere a fondo la vicenda, si era limitato a sottolineare la necessità che nessuna comunità nazionale venga posta al di sopra delle altre, il Primo Ministro, pur riservandosi di richiedere ulteriori approfondimenti, aveva in linea di principio respinto la fondatezza delle argomentazioni addotte dalla banca a giustificazione dell'iniziativa, ed anticipato misure dirette ad impedire che «il sistema bancario sia utilizzato come strumento per la diffusione di messaggi politici», assicurando il pronto invio di precisi messaggi in tal senso ai proprietari stranieri delle banche croate.
In tale contesto, nessun risultato avevano sortito i chiarimenti forniti dal Vice Presidente italiano del board della PBZ Giancarlo Miranda e lo stesso intervento alla televisione croata del Presidente della Banca, Bozo Prka, per illustrare i caratteri di mera operazione di marketing dell'iniziativa - che prevede concessioni analoghe (ed anzi meno vantaggiose) di quelle fatte a molti clienti «corporate» ed a vari enti, associazioni ed agenzie (come quella che si occupa del rientro dei rifugiati serbi) e che mira ad incrementare la quota di mercato della Banca in Istria e Quarnero. A seguito di una richiesta di dibattito parlamentare avanzata dal Partito del Diritto (estrema destra), il dottor Miranda aveva anticipato alla nostra Ambasciata a Zagabria l'intenzione di rescindere pertanto l'intesa con l'UI, ritenendola ormai gravemente pregiudizievole per l'immagine della Banca.
L'episodio rappresenta un'ennesima testimonianza del clima a noi poco favorevole che regna in Croazia, specie a livello locale. L'ostilità ha del resto come specifico e periodico bersaglio le due banche di proprietà italiana (PBZ e Zagrebacka, del gruppo Unicredit), le maggiori del Paese, accusate di drenare profitti a vantaggio degli azionisti stranieri.
La nostra Ambasciata a Zagabria, dopo aver sollevato la questione con il Capo di Gabinetto del Ministro degli affari esteri ed integrazione europea, Ambasciatore Pelicaric, ha indirizzato una decisa lettera di protesta al Vice Primo Ministro responsabile per l'economia, Damir Polancec. In essa si è stigmatizzata la vicenda, sia nel merito, poiché la mancata entrata in vigore della convenzione ha comportato una discriminazione verso la nostra minoranza, impedendole di godere di benefici di cui pure in Croazia godono associazioni ed enti croati e stranieri, che nel metodo, lamentando che l'immediatezza con cui alcuni esponenti di spicco del mondo politico croato si sono allineati ai media, anche prima di acquisire informazioni precise, ha alimentato di fatto un clima di ostilità nei confronti delle banche straniere ed in particolare italiane, secondo una linea di condotta che si rivela dannosa per investitori stranieri che pure la Croazia è a vario titolo obbligata a tutelare.
La nostra Ambasciata a Zagabria è successivamente tornata a condannare l'accaduto ed a censurare l'atteggiamento tenuto dalle Autorità croate in tutto il corso della vicenda, con l'assistente Ministro degli esteri Kusen, competente per i Paesi dell'Europa, nel corso di un colloquio relativo al complessivo stato delle relazioni bilaterali.
Anche la nostra Rappresentanza permanente a Bruxelles presso l'Unione europea ha segnalato l'episodio ai Servizi della Commissione.


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Come lo stesso onorevole Ministro ha avuto modo di confermare alla stampa (intervista a «
Il Piccolo» del 17 ottobre scorso), l'avvio del negoziato di adesione della Croazia all'Unione europea, dall'Italia fortemente sostenuto, non altera in alcun modo la nostra determinazione a far avanzare le trattative bilaterali relative ad alcuni delicati nodi, quali la questione dei beni degli esuli nonché quella dell'accesso al mercato immobiliare croato da parte dei cittadini italiani.
A seguito sia della vicenda in parola che di talune dichiarazioni di esponenti politici croati circa i contenziosi bilaterali con l'Italia tuttora aperti, il ministero degli esteri ha emanato, il 29 novembre 2005, un comunicato stampa nel quale «si rileva con crescente sconcerto il moltiplicarsi di segnali negativi provenienti dalla Croazia nei confronti dell'Italia... considerati in controtendenza con la rilevanza delle relazioni bilaterali, del partenariato economico, commerciale e finanziario e con l'incondizionato ed amichevole appoggio fornito dal Governo italiano al processo di integrazione della Croazia nell'Unione europea, culminato nell'avvio delegoziato di adesione il 3 ottobre scorso. (...)
A fronte dell'inesplicabile atteggiamento dilatorio del Governo di Zagabria, il Vice Presidente Fini ha preannunciato una riflessione sull'insieme delle relazioni bilaterali, a tutela degli interessi nazionali italiani, con l'adozione di tutte le misure che si riterranno a tal fine più opportune, anche in sede comunitaria».
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
più volte il Parlamento ha dovuto purtroppo prendere atto che in Iran non siano osservati i diritti umani;
tra le altre discriminazioni evidente è quella di carattere religioso, tra l'altro per chi professa la Fede Bahà'i duramente osteggiata dalle autorità di Teheran;
tra le diverse forme di discriminazione, si impedisce di fatto agli studenti professanti questa fede religiosa di accedere all'università e più in generale agli studi superiori;
nell'anno scolastico 2004-2005, stando alle notizie diffuse da ambienti vicino alla resistenza al governo di Teheran, oltre 800 studenti di fede Bahà'i non sono stati ammessi all'Università e gli si è impedito di proseguire negli studi se non si fossero dichiarati di fede musulmana -:
quale sia l'esatta situazione in Iran per quanto riguarda la possibilità di professare la fede Bahà'i;
se risultino confermate le discriminazioni a carico degli studenti di questa religione;
in caso affermativo, quali passi siano stati avanzati dal Governo italiano per la tutela dei diritti di questa minoranza.
(4-18885)

Risposta. - Nel quadro delle sensibili disparità di trattamento praticate dalle Autorità iraniane ai danni delle minoranze religiose, ed in modo particolare della comunità Baha'i, quella relativa all'istruzione universitaria risale al 1991, allorquando una direttiva del «Consiglio Supremo Rivoluzionario per la Cultura» negò l'accesso agli Atenei ai seguaci di quella religione.
Nel dicembre 2003, le Autorità iraniane, dietro forti e reiterate pressioni internazionali, adottarono una nuova procedura d'iscrizione ai corsi universitari che non richiedeva più agli studenti la dichiarazione della propria appartenenza religiosa. In linea di principio, la partecipazione agli esami d'ammissione agli Atenei avrebbe potuto pertanto intendersi implicitamente consentita anche agli studenti di fede non musulmana.
Pur tuttavia nel 2004 i circa 800 studenti di fede Baha'i ammessi a frequentare i corsi universitari, non senza sorpresa si trovarono automaticamente identificati


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come di religione islamica, ed a nulla valsero le loro richieste di rettifica. Anzi, la mancata accettazione dello status quo avrebbe comportato per loro la revoca dell'ammissione.
Non permettendo la fede Baha'i delle abiure di comodo, la maggior parte di tali studenti rinunciarono a frequentare gli Atenei. Procedura analoga è stata adottata anche negli anni accademici 2004/2005 e 2005/2006, nonostante i numerosi incontri tra le Autorità accademiche ed i rappresentanti degli studenti Baha'i, un certo numero dei quali, pur tuttavia, frequenterebbe comunque le Università iraniane.
Ciò premesso l'Italia, di concerto con i partners dell'Unione europea, segue con la massima attenzione la problematica evocata dall'interrogante, come anche più in generale tutte le questioni attinenti allo stato dei diritti umani in Iran; e ciò sia in ambito bilaterale che nei competenti fori internazionali, in cui il nostro Paese ha dato il proprio pieno appoggio ai numerosi passi effettuati su tale tematica nei confronti della Repubblica islamica.
Nella medesima ottica l'Italia sta sostenendo, in ambito Unione europea l'esercizio di una decisa e costante pressione sull'Iran per quanto riguarda la ripresa del dialogo sui Diritti dell'Uomo.
Analogamente a quanto già fatto lo scorso anno, il nostro Paese, insieme a tutti gli altri partner dell'Unione europea ha altresì co-patrocinato una Risoluzione di condanna della situazione dei diritti umani in Iran presentata dal Canada ed approvata lo scorso 18 novembre dalla Terza Commissione della 60a Assemblea generale delle Nazioni Unite. Una Risoluzione di condanna dell'Iran era stata approvata dalla terza Commissione dell'UNGA anche nel 2003.
Anche in occasione della 61a sessione della Commissione per i diritti umani di Ginevra (marza-aprile 2005), la Presidenza lussemburghese dell'Unione europea aveva fatto riferimento all'Iran nel discorso pronunciato a nome di tutti i 25 Stati UE. In tale occasione, la Presidenza ha evocato tra le ben note problematiche dei diritti umani in Iran le persistenti forme di discriminazioni nei confronti delle minoranze religiose, soprattutto di quelle non riconosciute dalla Costituzione iraniana, fra cui la comunità Baha'i.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.

ZANELLA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con decreto interministeriale del 22 dicembre 2000 parte dell'ex caserma Polonio di Gradisca d'Isonzo (Gorizia) è stata individuata quale centro di permanenza temporanea ed assistenza ai sensi del testo unico 25 luglio 1998 n. 286;
con decreto del Ministero dell'interno del 6 marzo 2001 i lavori per la realizzazione del suddetto Centro sono stati secretati per cui, tra l'altro, la gestione dei relativi appalti è avvenuta ai sensi dell'articolo 33 della legge n. 109 del 1994 in deroga alle normali procedure definite per le opere pubbliche;
con Ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3287 del 23 maggio 2003 (Gazzetta Ufficiale n. 125 del 31 maggio 2003) il Governo ha definito nuove procedure per la realizzazione ed il completamento dei CPT e per l'istituzione dei centri di identificazione in cui tra l'altro è previsto che:
1. (Articolo 1 comma 2) «Il Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno (...) adotta tutte le iniziative necessarie alla realizzazione delle opere ed all'approvazione dei relativi progetti anche avvalendosi di strutture tecniche statali, nonché all'acquisizione delle aree necessarie e della disponibilità degli immobili occorrenti»;
2. (Articolo 1, comma 3) «Per lo svolgimento delle attività previste al comma 2, il capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione si avvale di una commissione tecnico-consultiva, istituita con proprio provvedimento ed integrata,


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di volta in volta, da un rappresentante della regione interessata, (...)»;
con Decreto in data 20 ottobre 2003 del Capo di Dipartimento per le Libertà Civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno è stato approvato il progetto definitivo per la realizzazione del suddetto Centro;
dalla fine del 2003 ad oggi, tutte le Autorità Locali coinvolte - Comuni dell'isontino, Provincia di Gorizia, Giunta Regionale - hanno ribadito a più riprese la loro contrarietà alla realizzazione di un Centro di Permanenza Temporanea a Gradisca d'Isonzo od in altre aree della regione Friuli Venezia Giulia;
dagli inizi del 2004 è cresciuta la mobilitazione di associazioni, movimenti e partiti sia dell'isontino che della Regione contro l'apertura del CPT di Gradisca d'Isonzo che tra l'altro ha permesso di riscontrare diversi aspetti poco chiari nell'attuazione degli interventi di realizzazione dello stesso presso la ex-caserma Polonio (presenza di amianto e/o materiali pericolosi per la salute e l'ambiente, mancato rispetto di elementari norme di sicurezza per gli addetti del cantiere, ...);
l'approvazione del progetto (ai sensi della su-citata OPCM) sostituisce ad ogni effetto pareri, autorizzazioni, visti e nulla-osta e costituisce variante eventuale agli strumenti urbanistici, procedura stabilita in nome di una dubbia proroga dello stato di emergenza sul territorio nazionale per proseguire le attività di contrasto all'eccezionale afflusso (non più riscontrabile nel Nordest da almeno due anni) di cittadini stranieri extracomunitari;
le procedure di secretazione dell'appalto (ai sensi dell'articolo 33 della cosiddetta legge Merloni) avvengono sulla base dell'automatica dichiarazione di urgenza ed indifferibilità dei lavori scattata con l'approvazione del progetto in questione (ai sensi dell'OPCM già citata) sempre in nome della necessità di accelerare la realizzazione di CPT per fronteggiare l'emergenza «invasione» di extracomunitari irregolari;
il CPT di Gradisca sarebbe l'unico dell'intero Nordest ed uno dei più grandi d'Italia;
sembrerebbero essere già stati spesi oltre 10 milioni di euro;
l'unica forma di controllo sulla correttezza delle procedure e sul merito dell'opera, così come previsto dal combinato disposto delle OPCM urgenti di protezione civile per il contrasto e la gestione del fenomeno dell'immigrazione clandestina e dall'articolo 33 della legge n. 109 del 1994, è esclusivamente affidata al controllo successivo della Corte dei Conti;
il referto sulla gestione delle opere secretate ai sensi dell'articolo 33, comma 3, della legge n. 109 del 1994 e successive modificazioni (1999-2002), alle pagine 37-38 cita espressamente di disporre soltanto di alcune scarne informazioni, fra cui copia del progetto esecutivo ritenuto idoneo dalla Commissione tecnico-consultiva prevista dall'OPCM n. 3287 del 2003;
non vi è partecipazione di un rappresentante della Regione FVG all'interno della commissione tecnico-consultiva di cui sopra responsabile dell'approvazione del progetto del CPT di Gradisca d'Isonzo -:
se corrisponda al vero quanto riferito in premessa, in relazione alla spesa di 10 milioni di euro già effettuata per la realizzazione del Cpt di Gradisca;
se corrisponda al vero la contrarietà rispetto al progetto espressa dagli enti locali coinvolti (Comune, Provincia, Regione);
se corrisponda al vero il non rispetto della normativa vigente in relazione alle procedure seguite ed all'iter intrapreso per la realizzazione dell'opera;
se non ritenga che ci siano tutti gli elementi per desistere dalla realizzazione di progetto del Cpt a Gradisca, evitando il persistere di un'iniziativa dai contorni di dubbia legittimità e costituzionalità.
(4-13311)

Risposta. - La realizzazione di un Centro polifunzionale per immigrati irregolari


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nel Nord-Est dell'Italia, è un progetto da tempo perseguito dal ministero dell'interno per attuare una efficace azione di contrasto ai flussi di clandestini provenienti dai Balcani e dall'Est Europa.
Nello svolgimento delle varie fasi che hanno caratterizzato l'intera procedura, non è mai mancato un contatto diretto e costante fra il prefetto di Gorizia e il sindaco del comune di Gradisca d'Isonzo, che è stato sempre informato dello sviluppo della vicenda.
Il decreto interministeriale 22 dicembre 2000, che ha individuato nella caserma dell'Esercito «Ugo Polonio» una struttura idonea - dopo i dovuti interventi tecnico-strutturali - ad ospitare un Centro di permanenza temporanea per immigrati irregolari, è stato preceduto da una serie di incontri avuti dalle più alte cariche dell'amministrazione dell'Interno (onorevole Bianco, in qualità di Ministro pro-tempore, ed il Sottosegretario onorevole Di Nardo) con esponenti della regione Friuli Venezia-Giulia ed i sindaci dell'Isontino.
Durante tali ripetuti incontri le Autorità del luogo hanno dato l'assenso alla realizzazione di un Centro per immigrati a Gradisca d'Isonzo (GO) e il ministro dell'interno ha condotto il relativo iter amministrativo.
Successivamente, anche il Ministro Pisanu si è personalmente recato in Friuli-Venezia Giulia per incontrare i responsabili delle autonomie locali della regione ed ha illustrato chiaramente le motivazioni e le modalità con cui si è avviata la ristrutturazione della caserma «Polonio» per adeguarla a Centro di permanenza temporanea.
Si ricorda altresì che la regione Friuli-Venezia Giulia ha espresso, in merito alla realizzazione del centro, un parere tecnico favorevole al progetto strutturale predisposto.
Le relative opere di esecuzione, iniziate nel gennaio 2004, e il cui costo, attualmente, ammonta a circa 13 milioni di euro, sono tuttora in corso ed il loro completamento è previsto entro la fine del corrente anno.
Si assicura che nell'attuazione di tutte le procedure esecutive è stata pienamente rispettata la normativa vigente in materia. Inoltre, gli specifici accertamenti compiuti dal Nucleo operativo ecologico di Udine dell'Arma dei carabinieri, in relazione alla qualità dei materiali utilizzati, e dall'Ufficio di vigilanza della direzione interregionale della Polizia di Stato di Padova, in materia di igiene e sicurezza degli ambienti di lavoro, hanno riscontrato la piena regolarità delle opere realizzate.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Giampiero D'Alia.

ZANELLA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'inchiesta condotta dalla Lega Anti Vivisezione-LAV in collaborazione con il settimanale Il Salvagente su un campione di polli italiani venduti in grandi catene di supermercati ha portato alla luce inquietanti risultati per la salute del consumatore;
le analisi, eseguite dai laboratori tedeschi dell'Eurofins su 10 polli «da carne» acquistati tra il 19 e il 21 settembre 2005, in diverse città del Nord e Centro Italia hanno individuato che in uno dei due polli «a filiera controllata» Auchan SMA (quello acquistato a Roma, con lotto 05554073AA14R92 e scadenza 28 settembre 2005), sono state trovate quantità oltre il consentito di residui di Doxicycline, antibiotici ad ampio spettro utilizzati per curare infezioni batteriche;
tali antibiotici hanno sull'uomo numerose controindicazioni e sono sconsigliati ai bambini al di sotto dei 9 anni ed alle donne in gravidanza;
residui di antibiotici in tracce (in quantità quindi non superiori ai limiti di legge ma pur sempre presenti), sono risultati anche dalle analisi del campione di pollo Carrefour (acquistato a Casalecchio di Reno (Bologna), lotto 03M19/339 5F, scadenza 25 settembre 2005), «Viversano» Gs (acquistato a Roma, lotto 03M19/339 5F, scadenza 25 settembre 2005) ed a La Corte-Auchan (acquistato a Mestre (Venezia),


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lotto 03539/3B, scadenza 21 settembre 2005). Nel caso di Gs oltre alle Doxicycline sono state trovate anche Oxytetracycline, negli altri due i laboratori hanno rilevato le Oxytetracycline;
le innaturali e intensive modalità di allevamento dei polli, la selezione genetica finalizzata ad accelerare oltre natura la velocità di crescita di questi animali, la massiccia densità di allevamento, hanno fatto crescere esponenzialmente le patologie dei polli trasformati in «macchine» da carne, selezionati solo per produrre nel tempo più breve possibile. Infezioni, zoppie, patologie cardiache e respiratorie, ascite, sono tra i problemi più frequenti combattuti con la crescente somministrazione di antibiotici e farmaci non solo agli animali malati ma anche agli altri (in alcuni casi gli stessi medicinali vengono somministrati per aumentare la presenza di acqua nelle carni, simulando un effetto ormonale);
l'uso sistematico di antibiotici negli allevamenti è un rischio per la nostra salute e non fa che ridurre le difese immunitarie degli animali, rendendoli più vulnerabili all'influenza aviaria -:
se sia a conoscenza degli allarmanti risultati dell'indagine condotta da LAV e Il Salvagente;
quali iniziative intenda adottare per dare avvio al necessario processo di riconversione degli allevamenti intensivi in luoghi dove gli animali vengano cresciuti con metodi naturali senza ricorrere a medicinali;
quali iniziative si ritenga di assumere per aumentare i controlli sul territorio che devono essere più capillari ed approfonditi per garantire la qualità e la sicurezza del consumatore.
(4-17375)

Risposta. - Si precisa che dal giugno 2005 è in corso di discussione, presso il Consiglio dell'Unione europea, una proposta di direttiva della Commissione, relativa alla tutela del benessere dei polli; la proposta prende in esame diversi aspetti dell'allevamento intensivo e ha l'obiettivo di fissare i limiti massimi di densità di allevamento.
Il documento, condiviso dall'Italia, ha, inoltre, lo scopo di verificare l'influenza della selezione genetica nei confronti della comparsa di determinate patologie d'allevamento.
Per quanto riguarda le iniziative ed i controlli auspicati dall'interrogante, va segnalato che il sistema di autorizzazione alla immissione in commercio dei medicinali veterinari, dietro presentazione da parte dei richiedenti di un dossier tecnico scientifico conforme alla vigente legislazione comunitaria ed alle linee guida elaborate dall'Agenzia europea dei medicinali, prevede, tra l'altro, la valutazione degli studi residuali condotti sui medicinali in questione, per la determinazione del corretto tempo di sospensione, idoneo a tutelare la salute dei consumatori.
Non vengono accettate le richieste di autorizzazione per i farmaci destinati ad animali produttori di alimenti, se per il rispettivo principio attivo non sono stati definiti i limiti massimi di residui (MRL), previsti dal Regolamento CEE 2377/90.
Relativamente all'adeguamento dei tempi di sospensione di farmaci «datati», il Decreto Ministeriale 4 marzo 2005 ha disposto la revisione dei medicinali veterinari, autorizzati o comunque immessi in commercio alla data del 1o gennaio 2000, e, nell'ambito di detta revisione, a circa 700 prodotti sono stati imposti d'ufficio nuovi tempi di sospensione cautelativi; in particolare, sono stati coinvolti 18 prodotti a base di ossitetraciclina e 4 a base di doxiciclina destinati alla specie pollo.
Il medico veterinario, qualora i medicinali siano somministrati ad animali la cui carne o i cui prodotti sono destinati al consumo umano, deve disporre di un registro numerato, in cui annotare le opportune informazioni concernenti i trattamenti con i medicinali in questione (data in cui gli animali sono stati esaminati, identificazione del proprietario, numero di animali trattati, diagnosi clinica, medicinali prescritti, dosi somministrate, durata del trattamento ed eventuali tempi di attesa raccomandati).


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Tale registro deve essere tenuto a disposizione delle autorità sanitarie, ai fini di ispezione, per almeno tre anni dalla data dell'ultima registrazione.
Fatte salve disposizioni maggiormente restrittive, la vendita di medicinali veterinari ad azione immunologica e di premiscele medicate, nonché di specialità medicinali o di medicinali veterinari prefabbricati, contenenti chemioterapici, antibiotici, antiparassitari, corticosteroidi, antinfiammatori, sostanze psicotrope, neurotrope, tranquillanti e beta-agonisti, prescritti per la terapia di animali destinati alla produzione di alimenti per l'uomo, viene effettuata soltanto dietro presentazione di ricetta medica veterinaria non ripetibile in triplice copia (la prima viene conservata dal farmacista, la seconda è inviata dallo stesso all'Unità sanitaria locale, territorialmente competente, entro una settimana dalla vendita e la terza deve essere conservata dal titolare degli impianti).
Tale regime di dispensazione, adottato esclusivamente in Italia, rappresenta, per gli organi deputati alla vigilanza sulla corretta distribuzione ed utilizzazione dei medicinali veterinari (Asl, Servizi veterinari regionali), un sistema di controllo incrociato fra gli esercizi di vendita e i titolari di impianti di allevamento.
L'attività di ispezione e controllo sulla corretta distribuzione e sul corretto impiego dei medicinali veterinari compete alle regioni ed alle Aziende sanitarie locali che, secondo quanto disposto dal Decreto ministeriale 16 maggio 2001, n. 306 («Regolamento relativo alla distribuzione dei medicinali veterinari in applicazione degli articoli 31 e 32 del decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 119, e successive modifiche»), sono tenute a trasmettere annualmente al Ministero della salute una relazione sull'attività di vigilanza, programmazione e pianificazione degli interventi sul territorio nazionale, svolta dai rispettivi servizi veterinari.
Il Ministero della salute ha provveduto di recente a costituire un gruppo di lavoro, di cui fanno parte anche le autorità regionali, allo scopo di valutare le problematiche connesse all'attività di farmacosorveglianza sul territorio.
Il sistema attualmente in vigore, che impone la registrazione in entrata e in uscita sia da parte dei commercianti all'ingrosso e al dettaglio (farmacie) sia da parte degli allevatori dei veterinari, ha lo scopo di garantire l'identificazione e la rintracciabilità dei lotti dei medicinali veterinari in commercio; è così consentito, in qualsiasi momento, di seguire il percorso del medicinale nel processo distributivo, e di poterlo rintracciare, per adottare, se necessario, eventuali misure restrittive (ritiro di lotti dal mercato), per i medicinali veterinari, che presentino difetti di qualità o che abbiano prodotto effetti collaterali negativi.
In materia di vigilanza, inoltre, deve essere ricordata la continua ed efficace attività svolta dal Comando carabinieri per la tutela della salute (NAS).
È in atto, inoltre, il recepimento della Direttiva 2004/28/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, che modifica la Direttiva 2001/82/CE, recante un codice comunitario relativo ai medicinali veterinari, che avvalendosi di sistemi di registrazione informatizzati, potrà agevolare l'implementazione dell'attuale sistema di vigilanza e farmacosorveglianza, offrendo ulteriori garanzie per la rintracciabilità dei medicinali veterinari e per la tutela dei consumatori.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Cesare Cursi.

ZANELLA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
anche per questo anno accademico 2005/2006 le porte delle università iraniane saranno chiuse per gli studenti di Fede Bahà'ì. Nonostante il superamento con successo degli esami di ammissione, le autorità iraniane concedono agli studenti Bahà'ì il permesso di accedere agli studi superiori solo a condizione che dichiarino di essere musulmani;
dal 1979 il governo iraniano, come parte di una più vasta strategia di persecuzione,


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ha sistematicamente privato i Bahà'ì dell'istruzione superiore. La Repubblica Islamica dell'Iran ha inoltre bloccato gli sforzi dei Bahà'ì per stabilire le loro istituzioni per l'apprendimento superiore. Secondo l'interrogante, l'obiettivo è l'impoverimento e la completa distruzione della comunità Bahà'ì in Iran;
la negazione dell'istruzione si basa esclusivamente sulla discriminazione religiosa: le autorità iraniane hanno reso chiaro che ai Bahà'ì sarà permesso accedere ai college ed alle università se abiurano la loro fede e si dichiarano musulmani. Ai Bahà'ì non è permesso, per i principi della loro Fede, professarsi musulmani;
nell'episodio più recente di questa persecuzione, è sembrato che il governo offrisse agli studenti Bahà'ì l'accesso all'istruzione superiore, apparentemente per pacificare i controllori dei diritti umani internazionali. Agli studenti bahà'ì era stato infatti detto che potevano partecipare agli esami di ammissione nelle università nazionali ma quando i risultati degli esami furono rilasciati, nell'agosto 2004, i Bahà'ì scoprirono di essere tutti stati falsamente registrati come musulmani;
i Bahà'ì rifiutarono in quell'occasione di proseguire e, di conseguenza, ancora una volta venne loro negata l'immatricolazione al college. Tutti i Bahà'ì, circa 800, che hanno fatto l'esame sono stati esclusi dall'università per mezzo di questo stratagemma nel 2004/2005;
il «diritto all'istruzione» è custodito nei patti internazionali, inclusa la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo;
secondo l'interrogante la negazione da parte dell'Iran dell'accesso all'istruzione per i Bahà'ì è parte di una sistematica persecuzione contro i 300,000 membri di questa comunità in Iran, la minoranza religiosa più numerosa del paese. Da quando il governo islamico è andato al potere, più di 200 Bahà'ì sono stati imprigionati e migliaia hanno visto confiscate le loro proprietà o imprese, e cancellati i loro lavori e/o le loro pensioni. I siti sacri bahà'ì e i cimiteri sono stati distrutti, la struttura amministrativa eletta della comunità è stata smantellata e ai Bahà'ì sono stati negati altri diritti, dalla libertà di movimento ai semplici diritti di eredità;
la Fede Bahà'ì dà grande importanza all'istruzione per rafforzare l'avanzamento spirituale, materiale e sociale dell'umanità. Non solo la comunità bahà'ì si è distinta per il suo alto livello di istruzione, ma possiede storicamente avanzate opportunità educative per l'intera società. Nella prima metà del XX secolo, per esempio, i Bahà'ì operavano in circa 50 scuole avanzate ed innovative in Iran -:
se sia a conoscenza della situazione sopra esposta;
se non intenda adoperarsi, nell'ambito delle proprie competenze, per favorire l'accesso alle università degli studenti di fede Bahà'ì.
(4-17969)

Risposta. - Nel quadro delle sensibili disparità di trattamento praticate dalle Autorità iraniane ai danni delle minoranze religiose, ed in modo particolare della comunità Baha'i, quella relativa all'istruzione universitaria risale al 1991, allorquando una direttiva del «Consiglio supremo rivoluzionario per la cultura» negò l'accesso agli Atenei ai seguaci di quella religione.
Nel dicembre 2003, le Autorità iraniane, dietro forti e reiterate pressioni internazionali, adottarono una nuova procedura d'iscrizione ai corsi universitari che non richiedeva più agli studenti la dichiarazione della propria appartenenza religiosa. In linea di principio, la partecipazione agli esami d'ammissione agli Atenei avrebbe potuto pertanto intendersi implicitamente consentita anche agli studenti di fede non musulmana.
Pur tuttavia nel 2004 i circa 800 studenti di fede Baha'i ammessi a frequentare i corsi universitari, non senza sorpresa si trovarono automaticamente identificati come di religione islamica, ed a nulla valsero le loro richieste di rettifica. Anzi, la


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mancata accettazione dello status quo avrebbe comportato per loro la revoca dell'ammissione.
Non permettendo la fede Baha'i delle abiure di comodo, la maggior parte di tali studenti rinunciarono a frequentare gli atenei. Procedura analoga è stata adottata anche negli anni accademici 2004/2005 e 2005/2006, nonostante i numerosi incontri tra le Autorità accademiche ed i rappresentanti degli studenti Baha'i, un certo numero dei quali, pur tuttavia, frequenterebbe comunque le università iraniane.
Ciò premesso l'Italia, di concerto con i partners dell'Unione europea, segue con la massima attenzione la problematica evocata dall'onorevole interrogante, come anche più in generale tutte le questioni attinenti allo stato dei diritti umani in Iran; e ciò sia in ambito bilaterale che nei competenti fori internazionali, in cui il nostro Paese ha dato il proprio pieno appoggio ai numerosi passi effettuati su tale tematica nei confronti della Repubblica islamica.
Nella medesima ottica l'Italia sta sostenendo, in ambito UE, l'esercizio di una decisa e costante pressione sull'Iran per quanto riguarda la ripresa del dialogo sui Diritti dell'Uomo.
Analogamente a quanto già fatto lo scorso anno, il nostro Paese, insieme a tutti gli altri partner dell'Unione europea, ha altresì co-patrocinato una Risoluzione di condanna della situazione dei diritti umani in Iran presentata dal Canada ed approvata lo scorso 18 novembre dalla Terza Commissione della 60a Assemblea generale delle Nazioni unite. Una Risoluzione di condanna dell'Iran era stata approvata dalla terza Commissione dell'UNGA anche nel 2003.
Anche in occasione della 61a sessione della Commissione per i diritti umani di Ginevra (marzo-aprile 2005), la Presidenza lussemburghese dell'Unione europea aveva fatto riferimento all'Iran nel discorso pronunciato a nome di tutti i 25 Stati dell'Unione europea. In tale occasione, la Presidenza ha evocato tra le ben note problematiche dei diritti umani in Iran le persistenti forme di discriminazioni nei confronti delle minoranze religiose, soprattutto di quelle non riconosciute dalla Costituzione iraniana, fra cui la comunità Baha'i.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.

ZANELLA. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 21 novembre 2005 è stato presentato a Ginevra il rapporto congiunto Onu-Oms che ha denunciato un aumento di sieropositivi nel mondo da 20 a 40 milioni in dieci anni pari all'1,10 per cento della popolazione adulta;
l'Onu stima che quest'anno la diffusione dell'AIDS sia aumentata dal 7 per cento a livello mondiale, con 4,9 milioni di nuovi casi di contagio (tra cui 700 mila bambini al di sotto dei 15 anni);
dalla sua scoperta nel 1981, l'AIDS ha già fatto 25 milioni di morti, e la sua diffusione riflette le disuguaglianze del pianeta;
nei paesi ricchi del nord del pianeta, il numero di contagi è fermo al livello di due anni fa e chi contrae il virus Hiv vive sempre più a lungo grazie ai farmaci antiretrovirali, mentre nei paesi a basso e medio reddito il numero di persone che utilizza terapie antiretrovirali, pur essendo triplicato negli ultimi quattro anni, resta largamente insufficiente;
solo un malato africano ogni dieci e un asiatico ogni sette ha accesso ai medicinali salvavita;
il fenomeno colpisce soprattutto le donne che sono in totale 17,5 milioni e sono concentrate nell'Africa meridionale. Ad esempio nello Zimbabwe, nella fascia di età compresa tra 15 e 24 quasi una donna su cinque è sieropositiva, contro un uomo su venti della stessa età;
le donne africane malate di Hiv provengono tutte da famiglie molto povere, sono vittime di abusi e violenze del marito,


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vivono ai margini della società e nel 35 per cento dei casi mettono al mondo bambini sieropositivi;
in Europa le nazioni dell'Est sono quelle con il più alto tasso di crescita di AIDS, infatti nel 2005 sono stati stimati 1,6 milioni di casi, venti volte in più rispetto al 1995, e i casi riguardano in prevalenza giovani eterosessuali e la trasmissione avviene attraverso rapporti sessuali non protetti;
in tutto il pianeta comunque si registra una ripresa del contagio dovuta alla diminuzione di paura verso l'AIDS per l'aumento di disponibilità di nuovi e potenti farmaci capaci di curare l'infezione, che danno un senso di falsa tranquillità nei confronti dell'AIDS, facendo sottovalutare i rischi che certi comportamenti arbitrari possono provocare;
durante la presentazione del rapporto il direttore generale dell'Oms Lee Jong-wook ha spiegato che i migliori risultati si ottengono mettendo in atto misure di prevenzione e, allo stesso tempo, diffondendo il più possibile le pratiche di cura, perché il fatto che ci sia disponibilità di trattamenti stimola i governi a mettere in atto piani di prevenzione e favorisce le persone a seguirli;
a conclusione dell'ultima Conferenza di rifinanziamento del Fondo Globale per la lotta all'AIDS, che si è tenuta a Londra nel settembre 2005, il Sottosegretario agli Affari Esteri Alfredo Luigi Mantica ha dichiarato che l'Italia si impegna a versare 130 milioni di euro l'anno al Fondo Globale per il 2006 e 2007;
Actionaid international giudica insufficienti i risultati emersi dalla Conferenza, accusa i paesi donatori di non aver sfruttato l'opportunità di dare una svolta e rendere reale la storica promessa del G8 di sconfiggere l'HIV/AIDS entro il 2015, ed aggiunge che i 3 miliardi di euro circa totali promessi dai paesi finanziatori del Fondo Globale sono appena sufficienti a sostenere i programmi esistenti e non ad avviare nuovi programmi di prevenzione e cura che sarebbero indispensabili per il 2006 e il 2007;
sempre secondo Actionaid sarebbero necessari almeno 5,5 miliardi di euro, quasi il doppio di quanto è stato promesso a Londra e, per contribuire in modo significativo alla lotta contro l'AIDS, la tubercolosi e la malaria, l'Italia dovrebbe versare almeno 200 milioni di euro sia nel 2006 sia nel 2007;
il 1 dicembre, in occasione della Giornata Mondiale contro l'AIDS 2005, verrà rilanciata la campagna «NO poverty NO aids», che chiede ai paesi più industrializzati più risorse e più impegno politico per potenziare le risorse per la lotta all'HIV/AIDS e assicurare il diritto di accesso ai farmaci e all'assistenza socio-sanitaria alle persone più povere e discriminate -:
quali siano le modalità di erogazione dei 130 milioni di euro per il 2006 e 130 milioni di euro per il 2007 promessi dal nostro Governo come paese finanziatore del Fondo Globale;
se non ritenga opportuno rispondere positivamente alle richieste di Actionaid International affinché anche questi fondi, come quelli per il 2004-2005, siano addizionali a quelli stanziati dalla finanziaria per l'aiuto pubblico allo sviluppo;
come intenda dar seguito all'allarme lanciato a Ginevra dal rapporto congiunto Onu-Oms sull'aumento di sieropositivi nel mondo, ed avviare in Italia ulteriori campagne di sensibilizzazione, intensificare misure di prevenzione e, allo stesso tempo, diffondere il più possibile le pratiche di cura.
(4-18460)

Risposta. - A conclusione del lungo processo di rifinanziamento del Fondo globale per la lotta all'Aids, alla tubercolosi e alla malaria (GFATM), avviato con l'incontro di Stoccolma in marzo e proseguito a Roma nel giugno scorso, il 5/6 settembre 2005 si è svolta a Londra la III sessione della Conferenza di rifinanziamento. Scopo dell'incontro era quello di raggiungere il


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tetto di 7,1 miliardi di USD di donazioni, quota ritenuta indispensabile per il biennio 2006/2007.
La Conferenza si è conclusa con l'impegno di 29 donatori per un importo complessivo di 3,7 miliardi di USD per il biennio in questione, ovvero poco più della metà di quanto necessario. Tale somma, se pure permetterà di far fronte agli impegni finanziari determinati dal rinnovo dei progetti in corso, difficilmente consentirà di avviare nuove iniziative per il 2006/2007. I Paesi donatori, al termine della riunione, hanno ritenuto opportuno fissare un incontro nel giugno 2006, al fine di analizzare ulteriormente la situazione del Fondo globale e raccogliere eventuali altri contributi.
L'Italia ha assunto l'impegno di versare 260 milioni di Euro per il biennio in parola, incrementando del 30 per cento la quota annuale rispetto al biennio precedente, collocandosi in tal modo al quarto posto nella classifica dei donatori per il 2006/2007 e confermandosi terzo donatore in termini assoluti nell'ambito del GFATM.
Si è pertanto riaffermato il ruolo preminente svolto nella creazione del Fondo globale da parte del nostro Paese, che continua così a mantenere il seggio unico nazionale, unitamente a Stati Uniti e Giappone.
In merito alle preoccupazioni sollevate dall'interrogante circa la necessità di avviare, sul territorio italiano, campagne di sensibilizzazione sul tema Aids, questo ministero, d'intesa con la Cooperazione allo sviluppo ha promosso l'iniziativa delle «Giornate della cooperazione italiana», tenutesi dal 27 ottobre al 6 dicembre 2005, il cui tema portante era costituito dal raggiungimento dei Millenium Goals individuati dall'Assemblea generale delle Nazioni unite.
Dei 120 incontri organizzati si segnala, in particolare, quello svoltosi a Roma il 1o dicembre in occasione della Giornata mondiale per la lotta all'Aids, intitolato «Stop Aids: manteniamo le promesse», al quale hanno partecipato Organizzazioni internazionali e numerose istituzioni pubbliche e private.
Nel corso dell'incontro è stato presentato il Codice di condotta dell'ILO sull'AIDS e il mondo del lavoro, che rappresenta indubbiamente un ulteriore passo avanti nell'informazione e nella sensibilizzazione nei confronti della malattia.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.