La seduta comincia alle 10.
LALLA TRUPIA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Abbondanzieri, Adornato, Armani, Armosino, Ballaman, Bono, Caligiuri, Carrara, Cicu, Gianfranco Conte, Contento, Cordoni, Detomas, Di Virgilio, Dozzo, Gentiloni Silveri, Giordano, Manzini, Martinat, Martusciello, Matteoli, Molgora, Mussi, Palma, Pecorella, Pisanu, Piglionica, Piscitello, Ramponi, Rosso, Saglia, Santelli, Saponara, Selva, Stefani, Stucchi, Taormina, Urso, Valentino, Valpiana, Violante e Vitali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono centosei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, d'iniziativa dei senatori Gubetti ed altri: Modifica all'articolo 52 del codice penale in materia di diritto all'autotutela in un privato domicilio; e delle abbinate proposte di legge d'iniziativa dei deputati Luciano Dussin ed altri; Cè ed altri; Perrotta.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato votato, da ultimo, l'emendamento Finocchiaro 1.2.
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 5982 sezione 1).
Dobbiamo ora passare alla votazione dell'emendamento Fanfani 1.9, sul quale il parere del relatore e del Governo è contrario.
Avverto che è stata chiesta la votazione mediante procedimento elettronico.
Ricordo altresì che la votazione di tutti gli emendamenti presentati nonché la votazione finale avranno luogo a scrutinio segreto.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da
questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 10,10, è ripresa alle 10,30.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Fanfani 1.9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonito. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BONITO. Signor Presidente, con l'emendamento 1.9 presentato dall'onorevole Fanfani si intende sopprimere al comma 1, lettera a) dell'articolo unico oggetto della nostra delibazione le parole: «o altrui». Nell'articolo 52 del codice penale concernente la legittima difesa si fa riferimento alla necessità di difendere un diritto proprio od altrui. Pertanto, per quali ragioni si intende intervenire rispetto ad una formula storica oramai acquisita alla tradizione giuridica e penalistica del nostro paese?
La ragione è molto semplice: nel corso del dibattito di ieri, in tutti i modi da parte dei nostri avversari politici si è tentata un'operazione abbastanza discutibile, tutta tesa a sottolineare l'insufficienza dell'articolo 52, quindi dell'istituto vigente della legittima difesa, rispetto alle esigenze di sicurezza così diffuse tra la nostra popolazione.
Con riferimento a tale preoccupazione, non siamo secondi a nessuno e ci torna facile sottolineare che, in tutti gli scenari evocati ed in tutte le ipotesi illustrate (da quelle di cui parlava appassionatamente il collega Buontempo alle altre evocate con molta abilità dal collega Nitto Palma), la normativa vigente troverebbe puntuale applicazione, giacché i colleghi facevano riferimento ad ipotesi in cui veniva messo in pericolo il bene sommo della vita.
Allora, perché si chiede questa modifica? Perché la nuova formulazione, superando ed eliminando l'insostituibile bilanciamento di interessi, che costituisce il fatto in sé della norma, opera un'alterazione di valori tale da rendere inaccettabile la norma stessa.
Pertanto, se nelle ipotesi previste dalla proposta al nostro esame i tradizionali requisiti restrittivi dell'applicazione dell'articolo 52 vengono meno, evidentemente anche il contenuto della disciplina deve trovare un'adeguata rivisitazione, per così dire.
Questo è il motivo per cui con questo emendamento intendiamo limitare il diritto da tutelare, circoscrivendolo alla propria incolumità e senza considerare quella altrui.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vorrei salutare - ne ho piacere - gli studenti ed i professori della classe IIIE della scuola media Pieraccini-Rosselli-Verdi di Firenze, presenti in tribuna. Benvenuti (Applausi)!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.
LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, ieri abbiamo assistito ad una serie di interventi da parte di esponenti del centrosinistra, sempre impegnati - non si smentiscono mai - a sostenere tesi esattamente opposte a quella che da tempo la Casa delle libertà propone relativamente alla sicurezza dei cittadini.
Ricordavo ieri la nostra coerenza con il programma elettorale stilato nel 2001 in termini di sicurezza. Ricordavo: la legge Bossi-Fini, che inasprisce le pene da 5 a 15 anni per chi trae ricchezza sfruttando donne e minori; la nostra ferrea opposizione sulle proposte della sinistra dirette a scarcerare qualche decina di migliaia di detenuti, con il provvedimento sull'indulto e l'amnistia; l'approvazione della legge che punisce pesantemente i recidivi, vale a dire
quei delinquenti che continuano a sfruttare le aperture che il nostro codice concede loro, per tornare a delinquere creando disagio sociale. Quindi, siamo giunti a proporre una legittima difesa più sicura per i cittadini, studiata confrontando anche codici penali di altri paesi civili. Lo abbiamo fatto perché intendiamo investire sulla società buona, quindi sui nostri cittadini e non sui delinquenti.
In tal senso, stiamo percorrendo la giusta strada, in quanto l'articolo 1 della Costituzione della Repubblica italiana prevede chiaramente che la nostra è una Repubblica fondata sul lavoro e non sui ladri. Sarebbe opportuno che anche i gruppi del centrosinistra si ricordassero di ciò, perché abbiamo il dovere morale di lavorare per far sì che i nostri cittadini possano godere di quella sicurezza e di quella tranquillità che sono alla base del vivere civile. E, se qualche volta, lo Stato arriva in ritardo per garantire ai cittadini la sicurezza nelle proprie abitazioni e nei luoghi di lavoro, è giusto che possano difendersi senza avere il timore di finire nelle patrie galere. La nostra ci sembra una proposta di buonsenso, dunque rimandiamo al centrosinistra tutte le critiche che ci ha rivolto (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisapia. Ne ha facoltà.
GIULIANO PISAPIA. Signor Presidente, vorrei innanzitutto rispondere al collega Dussin, sottolineando il fatto che è errato e fuorviante parlare di accuse rivolte da una parte all'altra degli schieramenti politici in quanto la realtà è che abbiamo posizioni diverse rispetto ad un obiettivo che riteniamo unitario, vale a dire quello di fornire allo Stato gli strumenti per difendere in maniera efficace i cittadini.
Purtroppo, le argomentazioni che ieri abbiamo sviluppato sia sotto il profilo della costituzionalità sia nel merito del provvedimento non sono state accolte. Oggi, con gli emendamenti da noi presentati cerchiamo quantomeno di limitare i danni.
Per tale motivo, nel dichiarare il voto favorevole sull'emendamento Fanfani 1.9, sento il dovere di richiamare l'appello dei docenti di diritto penale; mi riferisco a coloro che più hanno contribuito a formare la dottrina giuridica, individuando gli strumenti per trovare quel punto di equilibrio tra la tutela dei diritti dei cittadini e la tutela della sicurezza degli stessi: la sicurezza dei diritti e il diritto alla sicurezza.
Ebbene, i docenti di diritto penale, nella loro totalità, hanno scritto a tutti i componenti della Commissione giustizia della Camera che, se non vi saranno modifiche al testo - e questo emendamento rappresenta una di quelle modifiche tese, ripeto, esclusivamente a limitare i danni -, avremo dal punto di vista politico un solo effetto: la rincorsa al possesso, più o meno legittimo, di armi da parte delle categorie e dei ceti più esposti e la conseguente maggiore aggressività di una delinquenza già di per sé agguerrita, consapevole dell'accresciuta aggressività difensiva delle potenziali vittime. Il documento sottolinea inoltre che è per questi motivi che si ritiene ormai indifferibile una forte mobilitazione contro riforme legislative nelle quali non si sa dove finisca l'analfabetismo giuridico e dove inizi la malafede. I docenti universitari concludono, ritenendo loro preciso dovere quello di sollecitare la più severa e vigile attenzione dei componenti della Camera dei deputati, nonché della pubblica opinione, affinché sia bloccato l'iter parlamentare dell'ennesima disposizione di pura facciata, quanto mai pericolosa per la coerenza e la civiltà del sistema giuridico, con cui, in mancanza di meglio, si va alla ricerca di un facile consenso presso un'opinione pubblica disorientata ed assai scarsamente informata.
Questo è il problema. A fronte del tentativo di avere un consenso, che può apparire facile, ma che è sicuramente ed esclusivamente di mera facciata, credo non si possa creare un vulnus simile nel nostro ordinamento giuridico, che alla fine,
ancora una volta, andrebbe a danno delle vittime delle aggressioni dei furti e delle rapine subite nelle loro abitazioni. (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Nell'intervenire a sostegno dell'emendamento in oggetto, vorrei anch'io riprendere il filo del nostro ragionamento con pacatezza. Sono state dette molte cose e presumo che altre ancora se ne diranno abbastanza fuori dall'oggetto che invece ci riguarda. La nostra ferma opposizione riguarda l'introduzione di questa presunzione di proporzionalità tra l'offesa che si reca attraverso l'illecita violazione di domicilio e la reazione armata. Questa presunzione di proporzione tra l'offesa e la reazione, secondo la quale si può reagire anche con le armi e si è sempre non punibili tutte le volte che qualcuno si introduce nel proprio domicilio, è una presunzione che giustamente la dottrina penalistica italiana giudica assolutamente contraria ai principi della nostra Costituzione ed inopportuna anche sul piano del merito.
In sostanza, con questa proposta di legge non abbiamo alcun ampliamento della scriminante della legittima difesa. Non è vero che c'è un ampliamento perché così si consente anche la difesa dei propri beni, dal momento che già l'articolo 52 prevede la non punibilità per chi reagisce per difendere i beni propri o altrui, e non solo l'incolumità; quindi è prevista anche la difesa dei beni, purché vi sia una certa proporzione tra la reazione e l'offesa. Se io posso mettere in fuga con altri mezzi (chiamando la polizia o ad esempio, nelle ipotesi minori, respingendo con il classico «calcio nel sedere») colui che si introduce nella proprietà, perché devo invece legittimare sempre e comunque l'uso delle armi, anche a costo della vita, ritenendo, con una presunzione legale, che questo comportamento non sia punibile?
L'osservazione accorata che ci proviene dalla dottrina penalistica italiana è proprio quella di ritenere sbagliato prevedere una presunzione secondo cui la reazione del soggetto aggredito è sempre e comunque proporzionata all'offesa minacciata.
Si può fare qualche ritocco alla normativa vigente per renderla ancora più chiara, tuttavia non vi sono ragioni per ritenere che tutte le volte che vi è un intrusione nella proprietà o nel domicilio si possa reagire con le armi garantendo sempre la non punibilità.
Il terzo argomento usato, quello di ridurre i processi e di evitare che il cittadino che, venendo aggredito ed offeso nei propri beni, reagisce possa essere oggetto di indagine penale, è puramente aleatorio e fittizio, poiché non è così. Qualora si verificasse il caso di una reazione con un conseguente conflitto armato, anche alla luce della nuova normativa, solo per valutare le circostanze ed i fatti - cioè se l'intrusione sia avvenuta nella proprietà, se effettivamente la persona che si è introdotta illegittimamente avesse l'intenzione o avesse perpetrato dei furti - è ovvio che vi sarà un'iscrizione nel registro degli indagati e un'indagine. Se qualcuno pensa che, dopo l'eventuale approvazione di tale provvedimento, vi possa essere una morte inflitta da un soggetto, che pure reagisce putativamente ad un'aggressione, e che su questa morte non vi sia indagine alcuna da parte della magistratura, io credo che si faccia propaganda di bassissima lega, dicendo cose non vere. Dunque, le preoccupazioni espresse dal collega Dussin, ossia di evitare, come in qualche caso estremo è avvenuto, che chi reagisce a mano armata nei confronti di un furto sia oggetto di indagine, non sarebbero in ogni caso fugate, perché comunque vi sarebbero da accertare le circostanze, le modalità ed i fatti.
Per tali ragioni, noi siamo disponibili, come dimostriamo anche con il mio emendamento 1.9, a ritocchi utili dell'attuale normativa, ma non certo a stravolgere in modo incivile i principi del nostro codice penale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Ricordo che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fanfani 1. 9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 382
Maggioranza 192
Voti favorevoli 166
Voti contrari 216).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Finocchiaro 1. 7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Kessler. Ne ha facoltà.
GIOVANNI KESSLER. Signor Presidente, intervengo per rispondere ad alcuni interventi, più o meno sinceri, più o meno ingenui, che nella discussione di ieri, ma anche in quella di oggi, hanno fatto rilevare come la maggioranza sia stata costretta ad elaborare questa norma perché, da quando è stata scritta ad oggi, vi sono stati dei cambiamenti in quanto è cambiata la magistratura. La maggioranza ha dovuto varare questa norma per evitare che dei poveri cittadini onesti debbano essere sottoposti a processo: lo abbiamo sentito dire oggi dall'onorevole Dussin, e ieri dall'onorevole Cirielli, il quale ha detto che, in sostanza, la nuova norma sulla legittima difesa rappresenta una legittima difesa da certa magistratura che indaga su onesti cittadini che volevano solo difendersi.
In sostanza, si dice che con questa nuova norma i cittadini che usano le armi per difendere se stessi e le loro proprietà, ma anche la proprietà di altri, anche al di fuori da un rapporto di proporzionalità con l'offesa, non saranno sottoposti a processo, non saranno indagati, non saranno iscritti nel registro degli indagati per omicidio, se uccidono qualcuno per difendere dei beni, magari anche di altri.
Ebbene, colleghi, non è così! Non lanciate, almeno, questo messaggio sbagliato ai cittadini italiani. Non illudeteli che non vi sarà alcun controllo di legalità sul comportamento di chi uccide una persona; anzi, secondo la norma che voi proponete, vi saranno maggiori e più complessi accertamenti a cui la magistratura dovrà sottoporre il cittadino che si difende o che difende altri usando le armi.
È vero, la magistratura, secondo la norma da voi proposta, non dovrà più accertare la proporzionalità tra l'offesa e la difesa: questo, come abbiamo già ampiamente sostenuto, è assai grave e pericoloso. Ma la magistratura, anzitutto la procura della Repubblica, dovrà valutare la sussistenza di una serie di elementi che oggi non è tenuta a valutare. In primo luogo, la magistratura dovrà sottoporre ad indagini il cittadino che ha usato le armi per difendere se stesso o gli altri, per valutare se il fatto sia avvenuto in uno dei luoghi di cui all'articolo 614, primo e secondo comma, del codice penale, cioè in un domicilio privato o nei luoghi dove si esercita un'attività commerciale, professionale o imprenditoriale. Il giardino, il terrazzo, l'orto, la roulotte, la stanza di albergo sono o non sono domicilio privato ai sensi dell'articolo 614? Si tratta, quindi, di fatti che, volta per volta, dovranno essere accertati dalla magistratura.
In secondo luogo, la magistratura dovrà accertare, sempre in base alla norma che oggi voi proponete, se colui che ha usato le armi era legittimamente presente in quel luogo; dovrà effettuare, dunque, una valutazione addirittura sulla legittimità o meno della presenza di quella persona in quel luogo. Non si tratta, quindi, di una valutazione di poco conto e, proprio per questo motivo, quella persona la si dovrà iscrivere nel registro degli indagati.
In terzo luogo, il magistrato dovrà valutare se l'arma usata era legittimamente detenuta; un accertamento, quest'ultimo, nei vari casi, non sempre molto semplice, perché si dovrà valutare, ad esempio, se si tratta di un'arma presente
in casa e rispetto alla quale ci si era dimenticati o meno di rinnovare il porto d'armi, oppure se si tratta di un fucile da caccia legalmente detenuto solo per andare a caccia ma che magari è stato usato nei confronti di un ragazzino che, a mani nude, rubava le mele. Insomma, si dovrà valutare se si tratti di arma detenuta legittimamente o meno.
In quarto luogo, la magistratura dovrà valutare se l'atto compiuto sia stato compiuto o meno contro l'incolumità della persona che ha usato l'arma.
In quinto luogo, si dovrà accertare se vi è stata desistenza o meno della persona che ha usato l'arma e se vi è stata o meno desistenza del ladro o dell'aggressore nonché, infine, se vi era un pericolo di aggressione. Il pericolo di aggressione è, fra l'altro, una nozione assai vaga e tutta da «riempire» da parte della giurisprudenza.
Si tratta, in conclusione, in tutti i casi citati, di valutazioni ulteriori che ricadranno nella competenza della magistratura; si tratta, inoltre, di valutazioni assai più complesse e molto più difficili e vaghe di quelle che deve fare oggi il magistrato. Tutte queste valutazioni, che, ripeto, in base alla normativa vigente il magistrato non è tenuto ad effettuare, quest'ultimo dovrà invece farle con la norma che voi proponete e vi apprestate ad approvare.
L'onorevole Zuin, ieri, ha detto che finalmente si avrà una norma chiara, che toglie di mezzo i magistrati che interpretano la legge come vogliono; una legge ben fatta che lancia un messaggio chiaro ai cittadini, in modo tale che chi si difende con le armi non ha da temere nulla, tanto meno l'invasione dei magistrati che lo sottopongano ad indagini. No, collega Zuin! Colleghi, con questa norma voi non vi liberate dalla valutazione di legittimità del comportamento, che viene fatta con l'unico strumento che abbiamo a disposizione, cioè i magistrati, perché, con questa norma, voi fornite ai magistrati stessi molti più parametri di cui debbono tenere conto e date ad essi parametri di valutazione del reato molto più vaghi e indefiniti di quelli oggi esistenti. In pratica, tutto l'opposto di quello che voi andate annunciando (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Ricordo che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Finocchiaro 1.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti394
Maggioranza 198
Voti favorevoli 168
Voti contrari 226).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Siniscalchi 1.30.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Siniscalchi. Ne ha facoltà.
VINCENZO SINISCALCHI. Signor Presidente, a proposito del mio emendamento 1.30, vorrei segnalare a quanti credono che la proposta di legge in esame favorisca il bisogno di sicurezza e tranquillità dei cittadini nelle loro case o nei loro uffici che, ove non razionalizzata, essa produrrà l'effetto esattamente inverso.
Inoltre, vorrei ricordare a tutti, segnatamente ai propugnatori più appassionati del testo di legge in esame, che esso non modifica l'istituto della legittima difesa, ma, aggiungendo altri due commi all'articolo 52 del codice penale, è volto ad escludere la dimostrazione della proporzione tra offesa e reazione ogni qualvolta si sia all'interno di un domicilio.
Tuttavia, rimane in vigore la prima parte dell'articolo 52. E come potete pensare che l'articolo 52, che mantiene il concetto di proporzione, che mantiene il concetto di dimostrazione dell'attualità del
pericolo, dell'arma contro arma, della violenza da respingere in quanto in atto - voi ritenete di avere riformato la disposizione ma, fino a questo momento, francamente, ho sentito discussioni un po' astratte -, si concili con i commi che intendete aggiungere? È possibile concepire, all'interno del nostro sistema, due valutazioni completamente diverse sulla proporzione? Assolutamente no!
Quindi, in sostanza, è bene che le persone alle quali dite di voler dare tranquillità sappiano che non l'avranno, perché tutta una fascia di situazioni rimarrà disciplinata dall'articolo 52 nella formulazione attuale (perché la prima parte della norma rimane): lo scippo, la rapina per strada, le donne, gli uomini, i bambini davanti alle scuole fatti oggetto di violenza (e che si può immaginare non siano armati), saranno costretti - essi soltanto! - a dimostrare, qualora si difendano, l'esistenza della proporzione.
Avete respinto il testo elaborato dalla commissione presieduta dal dottor Nordio, che riforma l'intero istituto della legittima difesa, e vi siete preoccupati di fare una riforma dell'articolo 614 del codice penale. In altre parole, avete esasperato fino alle estreme conseguenze per poter scrivere una norma bandiera!
Se avete la pazienza di ascoltarmi ancora qualche attimo, vi dimostro l'opportunità di approvare il mio emendamento 1.30. Poniamo il caso di un processo che viene celebrato perché è stato ferito un ladro (l'indagine nasce comunque). Voi sostenete: il ladro è stato ferito perché il feritore, il titolare del domicilio, ha difeso la propria o l'altrui incolumità con un'arma legittimamente detenuta. Ma dovete o non dovete dare la prova dell'aggressione in atto? O pensate che, nel nostro ordinamento, l'automatismo possa esprimersi in una sorta di rifiuto dell'accertamento? Assolutamente no!
Allora, riprendendo sostanzialmente la formula di cui all'articolo 56 del codice penale, proponiamo che, al comma 1, capoverso, primo comma, lettera a), vengano aggiunte, in fine, le seguenti parole: «quando l'aggressore compia atti diretti in modo non equivoco a metterla in grave pericolo».
Facciamo l'ipotesi - che tutti auspichiamo - che la reazione sia giusta, che il pericolo sia attuale ma che non vi sia la necessità di uccidere e che l'altro debba subire, comunque, un processo; in tal caso, lo subirà soltanto per furto o anche per tentato omicidio? Se sarà processato senza la modifica che noi proponiamo, evidentemente non sarà processato per tentato omicidio, ma solamente per furto. Quindi, verrebbe meno la razionalizzazione di questa generica formulazione, che praticamente fa cadere tutti gli effetti che vi proponete di attribuire a questa legge bandiera, a questa legge proclama, a questa legge simbolo, la quale finisce per non servire proprio alle ragioni per le quali affermate di averla voluta scrivere.
Lo stesso si dica per la lettera b), che si riferisce ai beni propri o altrui quando non vi è desistenza e vi è pericolo di aggressione. Anche su questo casca l'asino! Infatti, in questo caso è necessario procedere all'accertamento più complesso che si possa immaginare. Ecco perché redigere le leggi è molto complicato. Chi deve accertare se vi sia stata o meno desistenza e se vi sia o meno il pericolo di aggressione, quel pericolo cui già l'articolo 52 si riferisce? Lo deve accertare l'indagine?
PRESIDENTE. Onorevole Siniscalchi, tutti la ascoltiamo molto volentieri, ma è già andato un po' oltre il tempo a sua disposizione.
VINCENZO SINISCALCHI. La ringrazio, signor Presidente, sto per concludere.
Propongo, con il mio emendamento 1.30, che al medesimo comma sopra richiamato, lettera b), dopo le parole «propria o altrui», per migliorare il testo e renderlo credibile, siano aggiunte le seguenti: «quando l'aggressore faccia uso di violenza alle persone o sia palesemente armato» (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.
La informo, onorevole Lettieri, che al gruppo della Margherita restano soltanto 4 secondi a disposizione. Naturalmente, io che sono parsimonioso, benché ligure, le concederò due minuti.
MARIO LETTIERI. La ringrazio, signor Presidente.
Innanzitutto, chiedo di sottoscrivere l'emendamento Siniscalchi 1.30. Non ho la cultura giuridica del presentatore ma, in qualità di parlamentare, credo di interpretare l'esigenza di civiltà che c'è nel nostro paese, per non regredire sul terreno delle conquiste che nel corso di questi anni sono state ottenute.
Questa proposta di legge, che vuole essere un rimedio ad una situazione certamente grave, quale è quella della mancanza di certezza riguardo alla sicurezza della vita dei cittadini, in molte occasioni, credo sia un rimedio peggiore del male. Approvandola, onorevoli colleghi, finiremmo con l'incentivare la detenzione e l'uso delle armi (di per sé, questo è un elemento che dovrebbe preoccuparci), così come accade in altri paesi. Penso agli Stati Uniti d'America, dove quotidianamente si verificano atti di violenza anche da parte di bambini che, magari, sottraggono dalla propria casa, al proprio padre, un'arma che poi utilizzano in maniera impropria.
Ecco perché, a mio avviso, questa proposta di legge non avrebbe dovuto essere presentata affatto. Tuttavia, dal momento che ciò è avvenuto, credo che l'emendamento Siniscalchi 1.30 debba essere accolto perché tenta, almeno, di affermare un certo equilibrio tra l'offesa e la necessità di difesa (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Trantino. Ne ha facoltà.
ENZO TRANTINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi riferisco a quell'inciso che è stato illustrato, con molta precisione tecnica, dal collega Siniscalchi: «palesemente armato».
Mi riferisco esattamente all'avverbio. Infatti, non potendo, il soggetto passivo del reato, nell'atto in cui subisce l'aggressione, svolgere un'apposita indagine, la sua reazione viene ad essere spiegata, da un lato dalla forte intensità emotiva di quell'evento imprevisto; dall'altro, da un istituto radicato nel codice, che è la legittima difesa putativa. Ebbene, la legittima difesa putativa prescinde dal «palesemente»; al riguardo, essendo avvocato come me, lei sa, collega Siniscalchi, che, se il mio antagonista, in una fase ovviamente acuta, metta la mano in tasca ed io possa presumere che egli voglia attingere un'arma, qualora in quel momento io spari e provi che egli presumibilmente... ragionevolmente intendeva armarsi, è applicabile l'istituto della legittima difesa putativa.
Quindi, mal si giustifica la previsione di introdurre il termine «palesemente» in quanto, con tale ipotesi, si minerebbe l'impianto di una fattispecie esistente e non si interverrebbe, invece, su quella di cui alla proposta di legge.
Quindi, se le previsioni di cui all'articolo 614 del codice penale che disciplina la fattispecie della violazione di domicilio e la parte originaria dell'articolo 52 del codice, che non verrebbe modificata, fossero fonte di contrasto interpretativo come ella sostiene, ritengo che si potrebbe risolvere sempre in via interpretativa il problema, potenziando l'istituto della legittima difesa putativa nell'apprezzamento del magistrato. Infatti, le indagini (e in ciò il collega Kessler ha ragione) scattano comunque e scattano per dimensionare il fatto, in quanto non può esservi una giustizia domestica secondo la quale non si proceda ad accertamenti e, avvenuto il fatto, si sia giudici di se stessi: siamo abituati e stanchi dei troppi giudici di se stessi che esistono in questo Parlamento. Quindi, nel momento in cui noi ci troviamo ad avere questa tempesta emotiva, allora il giudice farà prudente apprezzamento della legittima difesa putativa e potrà risolvere il contrasto, anche senza
l'emendamento correttivo proposto dal collega Siniscalchi (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Ricordo che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Siniscalchi 1.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 404
Maggioranza 203
Voti favorevoli 178
Voti contrari 226).
Prendo atto che gli onorevoli De Gennaro e Giuseppe Gianni non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Siniscalchi 1.31.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Soda. Ne ha facoltà.
ANTONIO SODA. Signor Presidente, i toni pacati del dibattito di questa mattina mi consentono di fare alcune riflessioni di carattere non tecnico-giuridico.
Ho capito che la proposta di legge vuole rispondere ad una esigenza di sicurezza avvertita dalla comunità. A fronte, però, dell'aumento della criminalità registratosi in questi ultimi cinque anni di Governo del centrodestra e dell'aggravamento della crisi della giustizia, è certo che questo tentativo estremo comporta l'ammissione del fallimento della politica di sicurezza del Governo delle destre; di qui, appunto, la ricerca affannosa di rimedi prevalentemente mediatici e di apparenza (ne faceva cenno il collega Pisapia rievocando il documento dei penalisti).
La proposta di legge spinge verso sentieri oscuri, dirompenti per il sistema di valori della civile convivenza; stravolge principi consolidati sull'uso delle armi per legittima difesa; contiene in sé un messaggio nefasto e criminogeno. Sollecita, infatti, i cittadini ad armarsi nell'illusione che si possa, attraverso tale strada, garantire sicurezza, ridurre la violenza, prevenire e reprimere la criminalità.
Soccorre, al riguardo, l'esperienza storica internazionale compiuta dai paesi che hanno già intrapreso tale strada. Infatti, nei paesi ove più alti sono la circolazione e l'uso delle armi, l'insicurezza è più elevata, le morti di vittime innocenti sono più numerose e la criminalità è più aggressiva e pericolosa.
Vorrei citare pochi dati, tratti dai rapporti internazionali elaborati in tale materia, che vorrei dedicare all'onorevole Luciano Dussin. Se lei, onorevole Luciano Dussin, e lei, onorevole Palma - che ha descritto una condizione idilliaca del nord-est che viene spezzata, rotta e aggredita dalla criminalità -, aveste a cuore la sicurezza di quelle valli, di quelle genti e delle nostre città, dovreste meditare sull'esperienza vissuta da quelle popolazioni. Gliela racconterò io, illustrando solo pochi dati.
Vorrei ricordare che ogni dieci volte che un cittadino onesto impugna un'arma, nove volte è il criminale a trarne vantaggio: questa è esperienza a livello internazionale. Secondo un rapporto, diffuso in occasione della campagna Control arms, la diffusione e la circolazione delle armi aumenta la violenza sulle donne. Nel mondo, sono in circolazione 650 milioni di armi di piccola dimensione, in mano soprattutto agli uomini ed adoperate prevalentemente contro le donne.
Negli Stati uniti d'America, dove vige (Commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)... Ma perché non volete ascoltare?
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, mi sembra che si tratti di un argomento che tutti, specie coloro che non si occupano di tali questioni, dovrebbero seguire con attenzione!
Prego, onorevole Soda, prosegua pure.
ANTONIO SODA. Come stavo dicendo, signor Presidente, negli Stati Uniti d'America si è accertato che la presenza di un'arma da fuoco in casa aumenta del 41 per cento il rischio che qualcuno venga assassinato in quel luogo; per le donne, inoltre, è stato calcolato che il rischio aumenta del 272 per cento! Si tratta di rapporti federali degli Stati Uniti d'America!
Vorrei altresì osservare che in Canada, tra il 1995 ed il 2003, quando si inasprì - dissentendo dalla teoria statunitense sull'aumento della circolazione delle armi, nonché dalla legittima difesa intesa secondo l'ispirazione della proposta di legge in esame - la normativa sull'uso, la circolazione e l'acquisto delle armi, il tasso di uccisione diminuì del 40 per cento.
Osservo ancora che, sempre secondo questi rapporti internazionali, la vittima di un'aggressione che dispone di un'arma ha una probabilità di morire dodici volte maggiore rispetto ad una vittima disarmata; inoltre, un cittadino armato ha il 57 per cento in più...
PRESIDENTE. Onorevole Soda...
ANTONIO SODA. Capisco, signor Presidente...
PRESIDENTE. Anch'io...!
ANTONIO SODA. ... che, in questo Parlamento, non si possa mai argomentare!
PRESIDENTE. No, onorevole Soda: è il limite di tempo fissato dal regolamento, che consente solo 5 minuti per le dichiarazioni di voto su una proposta emendativa.
ANTONIO SODA. Come stavo dicendo, signor Presidente, un cittadino armato ha il 57 per cento di probabilità in più di essere assassinato rispetto ad un cittadino disarmato.
Nel mondo poi oggi, signor Presidente, il 60 per cento degli omicidi è commesso da persone che non hanno precedenti penali, oppure accade per motivi futili.
Negli Stati Uniti d'America è stato calcolato che, quando un cittadino usa un'arma da fuoco per uccidere...
PRESIDENTE. Onorevole Soda...
ANTONIO SODA. ...in condizioni di legittima difesa, si verifica, una volta su tredici, un omicidio, un suicidio o un incidente con le armi!
Al di là di tutto ciò, vorrei dire all'onorevole Palma, ai giuristi, ai cristiani ed a tutti voi che, tra le vostre battaglie, conducete principalmente quella per la difesa della vita, che le leggi debbono ispirarsi alla giustizia (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)! Ricordatevi cosa disse ...
PRESIDENTE. Concluda...
ANTONIO SODA. L'ultimo ricordo, signor Presidente!
PRESIDENTE. Onorevole Soda, sarà bene che concluda. Ha superato di tre minuti il tempo a sua disposizione. Lei sa che questo mi viene talvolta rimproverato, a destra come a sinistra, più a destra che a sinistra, per la verità...
ANTONIO SODA. Signor Presidente, capisco, capisco. Vi è sempre questo «affanno» per «strozzare» i dibattiti; commenti, nel momento in cui...
PRESIDENTE. Ma lei, onorevole Soda, è stato molto chiaro. Ora si tratta solo di concludere; altrimenti, mette in imbarazzo il Presidente.
ANTONIO SODA. Voglio concludere, signor Presidente, dedicando a questa maggioranza, che si ispira alle radici della cultura classica e cristiana (Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana), un verso di Antigone: «(...) Io non credevo, o Creonte (...)» - Creonte è il legislatore, siete voi...
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Soda, questo lo sappiamo.
ANTONIO SODA. « (...) che i tuoi bandi, le tue leggi avessero tanta forza sì che tu, mortale (...) - come voi "morirete" alle prossime elezioni, in senso politico (Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana - Una voce dai banchi dei deputati di Alleanza Nazionale: Le regole!)...
PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Basta!
ANTONIO SODA. ...«potessi trasgredire le leggi non scritte ed incrollabili della vita!» (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-La Rosa nel Pugno e Misto-Verdi-l'Unione - Commenti).
PRESIDENTE. Onorevole Soda, lei ha superato di quattro minuti il tempo a sua disposizione. Glielo dico perché il regolamento non è «elastico», come la sua eloquenza. Di conseguenza, credo che dobbiamo attenerci tutti al regolamento.
Informo altresì che il gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo ha esaurito il tempo a sua disposizione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Federazione Padana). In ogni caso, concederò due minuti per altri interventi, che saranno ovviamente computati tra quelli previsti a titolo personale. Ciò vale anche per il collega Realacci, che ha chiesto di parlare. Prego, comunque, i colleghi di non mettere in imbarazzo la Presidenza. Io, infatti, sono portato ad ascoltare volentieri - altri meno - ma sono un deputato come gli altri e quando presiedo i lavori dell'Assemblea devo far rispettare il regolamento (Applausi)!
ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, lei è stato molto cortese, e debbo dire anche giusto, nell'assegnare due minuti sottraendoli al tempo previsto per gli interventi a titolo personale. Tuttavia, signor Presidente, lei sa che la prassi parlamentare - ed anche il regolamento - consentono normalmente al Presidente, in casi di provvedimenti importanti, quale quello oggi in discussione, di concedere ai gruppi la metà del tempo assegnato nell'ambito del contingentamento.
Pertanto, le chiedo, signor Presidente, di rendere ufficiale l'assegnazione di tale tempo, atteso che sono rimaste poche votazioni e che non stiamo certamente facendo ostruzionismo al provvedimento (Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana).
PRESIDENTE. Onorevole Boccia, terrò conto della sua richiesta, della quale informerò il Presidente della Camera. Infatti, la responsabilità di tale decisione non è di chi presiede momentaneamente l'Assemblea, ma del Presidente della Camera.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.
ERMETE REALACCI. Signor Presidente, non la metterò in imbarazzo. Voglio solo sottoscrivere l'emendamento in esame, che mi sembra di buonsenso e tornare a cercare di far riflettere i colleghi della maggioranza su alcune tra le considerazioni testé esposte dall'onorevole Soda.
Voi ci proponete un modello di organizzazione della difesa personale e di società che ha quale punto di riferimento, indubbiamente, il modello americano. Tale modello, come paese, come nazione e come Stato, ha molti aspetti che, a nostro giudizio, possono rappresentare un punto di riferimento, ma tra tali aspetti non inserirei l'ordine pubblico. Negli Stati Uniti, in questo momento, sono in carcere 2 milioni e 300 mila persone e nella sola città di New York, ogni anno, si uccidono, dopo la «cura Bloomberg», più persone di
quante ne muoiano uccise in Italia in tutto l'anno. Come potete ben immaginare, non si tratta di un modello «appetibile» per i cittadini italiani. Nessuna persona sana di mente si sentirebbe più sicura in un sistema del genere e la vostra proposta è destinata a peggiorare la vita del paese (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Ricordo che la prossima votazione avverrà a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Siniscalchi 1.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 406
Votanti 405
Astenuti 1
Maggioranza 203
Voti favorevoli 185
Voti contrari 220).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Finocchiaro 1.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucidi. Ne ha facoltà.
MARCELLA LUCIDI. Signor Presidente, nella giornata di ieri sono state dette cose sbagliate, e mi meraviglio che a farlo siano stati propri i colleghi esperti di diritto. Onorevoli colleghi, questa è la conferma che il testo in esame non ha nulla di razionale e di utile per il paese e per le persone. È la prova di uno scambio interno alla maggioranza, l'ennesimo scambio: il vulnus alla legittima difesa, voluto dalla Lega, in cambio della normativa sulla tossicodipendenza chiesta da Alleanza nazionale; il vulnus alla legittima difesa in cambio dei tanti provvedimenti che la Lega ha regalato a Forza Italia.
Onorevoli colleghi, smettiamola di dire cose che non hanno fondamento: non è vero che chi si deve difendere già oggi non possa usare un'arma. Tuttavia, tale uso non è un diritto che può prescindere da tutto; l'uso di un'arma non può essere giustificato in sé. Non dobbiamo dimenticare che chi si è difeso ha posto in essere una condotta contraria alla legge: in altri termini, quella persona, per difendersi, ha ucciso, ha ferito, ha colpito un'altra persona. Lo ha fatto per difendersi, ed è per questo motivo che il diritto cancella l'antigiuridicità della sua condotta. Lasciamo, almeno, che, nel rispetto di uno Stato di diritto e, quindi, nell'interesse di tutta la comunità, ciò venga valutato da un giudice.
Mi rivolgo all'onorevole Palma: questo testo non risparmierà a chi si è difeso l'iscrizione nel registro degli indagati, perché un reato è stato commesso ed occorre valutare se esso sia giustificabile per le circostanze in cui è avvenuto. Non coprite con il testo in esame il vostro fallimento sulle politiche per la sicurezza dei cittadini! In questi anni, avete lasciato i cittadini più soli; ora, non chiudeteli all'interno delle loro case e non privateli della tutela che chiedono, ossia della tutela dello Stato!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, vorrei citare solo qualche altro dato sull'impatto che l'uso privato delle armi determina quanto agli effetti. Secondo una stima del 2003, negli Stati Uniti, in cui circolano oltre 250 milioni di armi di piccolo calibro (una media di un'arma per abitante), si sono registrati, solo nel 2001, oltre 29 mila morti e 100 mila feriti, con costi sanitari e sociali stimati in circa 100 miliardi di dollari.
Vorrei anche che fosse chiaro a tutti che, in Italia, ben 4 milioni di cittadini hanno l'autorizzazione a detenere armi in casa (non mi riferisco al porto d'armi, ossia all'autorizzazione di portare l'arma fuori
dall'abitazione, rilasciata ad un numero molto più ristretto di persone, credo pari a 900 mila). Quattro milioni di persone (si tratta di un numero sicuramente ragguardevole, direi quasi impressionante) hanno la possibilità di detenere armi in casa.
Allora, vi è già questa situazione, forse, per certi versi, esorbitante e preoccupante. Ciò nonostante, si registra un aumento della pericolosità della criminalità, che va arrestata e contrastata con ben altre misure.
D'altronde, non posso neanche sottacere che, anche in Italia, abbiamo avuto - come segnalato dalle cronache - una grande quantità di incidenti (definiamoli così), ossia di morti, provocati da un uso dissennato o da un abuso delle armi detenute in casa. Non è questa una ricetta utile per contrastare la criminalità: si tratta solo di una misura propagandistica ed inefficace nei suoi profili pratici.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Deiana. Ne ha facoltà.
ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, voglio fare alcune annotazioni generali sul dibattito che si sta sviluppando in aula, che, secondo me, dovrebbe essere accompagnato da un coinvolgimento e da una partecipazione esterna molto maggiori di quanto, in realtà, fino ad oggi sia stato consentito da un'impostazione iperfrettolosa, funzionale soltanto ad esigenze di tipo elettoralistico, in particolare, da parte di alcune componenti della maggioranza. I risultati, se dovesse passare questa norma, sarebbero veramente disastrosi per gli assetti giuridici e per gli elementi di fondo della civiltà giuridica di questo paese.
Sono assolutamente convinta che tutti i dati che abbiamo riportato dai banchi dell'opposizione sull'escalation della vendita delle armi e sui disastri sociali e culturali che essa provoca, soprattutto nei paesi dove ciò avviene, come insegnano gli Stati Uniti, siano assolutamente noti ai colleghi della maggioranza.
Così come credo sia nota l'assoluta non corrispondenza tra inasprimento delle pene o, in questo caso, inasprimento dell'autotutela tramite le armi e la possibilità di ridurre il crimine. Non c'è alcuna corrispondenza. I dati sono noti e i fenomeni sono evidentissimi e sono stati analizzati da tutti i punti di vista e in tutte le loro dimensioni.
Credo che questa legge sia un manifesto politico, che raccoglie le aspirazioni peggiori che hanno costituito la base politica di parti rilevanti della maggioranza. Penso, innanzitutto, alla Lega Nord, che delle politiche securitarie ha fatto l'elemento di fondo.
La collega Lussana, ieri, difendendo la legge, ha asserito che la Lega non vuole assolutamente instaurare in Italia la legge del far west. In realtà, tutte le argomentazioni addotte a difesa della legge mettono in evidenza una concezione molto simile a quella del far west.
Il messaggio che viene dato, da una parte, ha dei contenuti di classe. Infatti, resta da capire perché la priorità dell'autodifesa debba essere attribuita alle rapine in villa, che, effettivamente, costituiscono un fenomeno preoccupante. Credo che il fenomeno delle nuove forme di delinquenza vada tenuto sotto controllo e che debba essere affrontato con efficaci politiche preventive, ma sicuramente non deve diventare il dato dominante della situazione italiana, tale da dover ispirare complessivamente tutte le politiche sociali e giuridiche del paese.
Allora, le rapine in villa sì, ma perché non anche le rapine ai poveri pensionati e pensionate che, sovente, vengono aggrediti in strada, scippati e colpiti, spesso duramente, anche con conseguenze mortali?
Quindi, c'è un primo dato assolutamente intollerabile rispetto all'individuazione di alcuni settori colpiti dalla delinquenza, che corrispondono a determinati bacini elettorali o che si presuppone siano tali.
Dall'altra parte, il messaggio più drammatico che viene trasmesso è un messaggio di disgregazione dei legami della convivenza sociale, dei vincoli di responsabilità
che lo Stato ha verso i suoi cittadini e le sue cittadine. Questo è il dato più preoccupante che credo debba essere messo in risalto: il far west significa esattamente questo. Molti colleghe e colleghi hanno messo in evidenza come la legge testimoni l'inadeguatezza, il fallimento di tutte le proposte di sicurezza su cui avete cercato di costruire il consenso presso l'elettorato: mi riferisco ai famosi poliziotti di quartiere e cose di questo genere.
In realtà, siamo al «fai da te» dell'autotutela: lo Stato diserta le proprie responsabilità, con le conseguenze di una deriva securitaria che non potrà non avere effetti disastrosi e creare un modello di società degno del far west delle relazioni sociali impregnato di razzismo...
PRESIDENTE. Onorevole Deiana, deve concludere.
ELETTRA DEIANA. Concludo, signor Presidente.
Vorrei mettere l'accento sul fatto che gli esponenti della Lega tutte le volte che sono intervenuti sulle rapine in villa, hanno sottolineato che si tratta di rapine fatte da gruppi di extracomunitari. Dunque, si tratta di una legge bandiera impacchettata apposta per le prossime elezioni, ma che potrà avere conseguenze veramente nefaste su cui varrebbe la pena che tutti riflettessimo a fondo.
PRESIDENTE. Prego tutti i colleghi di attenersi rigorosamente ai tempi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Finocchiaro. Ne ha facoltà.
ANNA FINOCCHIARO. Signor Presidente, l'accoglienza riservata dai colleghi del centrodestra all'intervento di Tonino Soda mi ha fatto venire in mente, insieme all'intervento svolto ieri dall'onorevole Palma, una famosa frase attribuita a Goebbels: quando sento parlare di cultura metto mano alla pistola. Mi pare che il dibattito di oggi e quello di ieri siano stati fortemente segnati da tale avversione nei confronti di ogni parola di ragionevolezza fondata su argomenti un po' meno spendibili in campagna elettorale di quell'eccitamento continuo all'autodifesa che si spera i cittadini colgano criticamente, rintracciando negli esponenti della Lega, e più complessivamente della Casa delle libertà, i veri paladini della tutela della propria sicurezza.
Mi permetto di svolgere una sola considerazione in merito all'intervento svolto ieri dall'onorevole Palma, che non si discostava da questa cifra. Criticando l'intervento che replicava un articolo del codice penale tedesco, l'onorevole Palma ha ironizzato, in maniera compiaciuta di se stesso, come spesso gli capita, dicendo che il timore ed il panico sono stati d'animo volatili sui quali nessun accertamento può ritenersi possibile da parte del giudice. Eppure, nel nostro codice abbiamo dal 1930 una norma che si riferisce ad uno stato d'animo volatile. Mi riferisco all'articolo 62, primo comma, n. 2, che fa riferimento ad una circostanza attenuante - l'aver agito nello stato d'ira determinato dal fatto ingiusto altrui - sul quale vi è una giurisprudenza completamente assestata dal 1930: ciò dimostra che i giudici di tale elemento volatile si sono occupati. L'ultima considerazione...
PRESIDENTE. Sì, proprio l'ultima...
ANNA FINOCCHIARO. Sì, Presidente. Sarei molto contento di essere accompagnata da giuristi come Enrico Marzaduri, Tullio Padovani, Paolo Patrono, Giuseppe Riccio, Federico Stella, Alfonso Stile e le altre decine che hanno firmato questo documento senza essere iscritti nelle liste dei militanti del centrosinistra. Purtroppo, così non è e questo dovrebbe far riflettere quanti colleghi ritengono che le parole che provengono dalla cultura giuridica siano spazzatura da buttare in un cestino o da utilizzare come elemento dialettico per ironizzare sulle giuste ragioni dell'opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Ricordo che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Finocchiaro 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 407
Maggioranza 204
Voti favorevoli 186
Voti contrari 221).
Prendo atto che gli onorevoli Rampelli e Giuseppe Gianni non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fanfani 1.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Kessler. Ne ha facoltà.
GIOVANNI KESSLER. La modifica che la norma in esame vuole apportare alla legittima difesa - l'abbiamo già detto - è così sintetizzabile: si può usare un'arma anche fuori dal rapporto di proporzionalità con l'aggressione.
Dunque, si può usare l'arma anche se non c'è bisogno, anche se c'è la possibilità di difendersi a mani nude! Si può usare l'arma contro il ragazzino che ruba a mani nude e che non desiste!
Questo è quello che è scritto nella vostra norma! Essa dispiega la sua efficacia non solo a casa, colleghi! Ecco perché voglio sottoporre alla vostra attenzione questo emendamento. Si può usare l'arma anche in qualsiasi negozio, in qualsiasi officina, in qualsiasi luogo in cui si eserciti una impresa. Facciamo un esempio concreto: in un supermercato un ragazzino ruba un formaggino. Una qualsiasi persona (Commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana e di Alleanza Nazionale). È inutile che neghiate, perché è proprio questa la norma che voi proponete. Una qualsiasi persona...! Lo so che è brutto dirlo perché è un po' difficile giustificarlo fuori, ma è esattamente così!
Qualsiasi persona legittimamente presente nel supermercato, non solo il proprietario, può usare un'arma per sparare al ragazzino che ruba il formaggino se, secondo la lettera b) dell'articolo 1 (Commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)... Ma leggetela: lo so che è senza senso!
MASSIMO POLLEDRI. Un'ambulanza...!
PRESIDENTE. Onorevole Kessler, mi pare che lei sia stato chiaro nel suo esempio...
GIOVANNI KESSLER. Voglio concludere. Se non c'è desistenza, se c'è pericolo di aggressione, aggressione cui peraltro avrei potuto sottrarmi semplicemente, dando uno sberlone (Commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)! Questa è migliore sicurezza? Io avrò più paura ad andare al supermercato...!
PRESIDENTE. Va bene, abbiamo capito a quale fattispecie intende rifersi!
Passiamo ai voti.
Ricordo che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fanfani 1.3 non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 404
Maggioranza 203
Voti favorevoli 184
Voti contrari 220).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Finocchiaro 1.4.
Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto l'onorevole Bonito. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BONITO. Sul tema della sicurezza, che stiamo affrontando in occasione dell'esame di questo provvedimento, sono intervenuti molti colleghi, dicendo cose esatte e giuste.
Ebbene, in queste ore, fuori dalla Camera i rappresentanti sindacali delle Forze di polizia, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, dell'Esercito, dell'Aviazione e della Marina, ci stanno consegnando un documento, un manifesto in cui esprimono le ragioni della loro protesta.
In esso noi leggiamo che, a fronte di mirabolanti promesse fatte da questo Governo, si registrano risultati del tutto insignificanti e persino offensivi per la stessa dignità degli operatori.
Questo Governo, nell'ultima finanziaria, ha operato tagli di risorse su aspetti vitali per lo svolgimento stesso dei compiti di istituto. Ad esempio, ha soppresso le missioni e persino le prime forme di assistenza ai feriti per causa di servizio. Ha addirittura licenziato centinaia di poliziotti penitenziari. Ebbene, questo per dire, Presidente, che quando si affrontano in maniera seria le questioni relative alla sicurezza, bisognerebbe occuparsi non tanto di eliminare il criterio di proporzionalità nell'ambito della norma sulla legittima difesa, ma piuttosto «curare» quelle forze, espressioni istituzionali dello Stato, che hanno il compito, appunto, di istituto, di tutelare la sicurezza dei cittadini.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Ricordo che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Finocchiaro 1.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 414
Maggioranza 208
Voti favorevoli 189
Voti contrari 225).
Prendo atto che gli onorevoli Rampelli e Giuseppe Gianni non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Finocchiaro 1.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Abbiamo ampiamente esposto le ragioni sottese a questo emendamento.
Vorrei ritornare, perché più volte è stato citato, sul documento firmato da cinquantuno professori di diritto penale delle università italiane in cui è scritto: «La norma introduce la presunzione che la reazione dell'aggredito sia sempre e comunque proporzionata all'offesa minacciata, quando il fatto avvenga nel domicilio dell'aggredito o nel suo luogo di lavoro. È, però, del tutto irragionevole equiparare comportamenti assai diversi tra loro solo perché avvenuti in un determinato luogo. Anche a casa propria si può reagire ad un'interferenza in modo appropriato oppure in modo manifestamente eccessivo». Il documento prosegue: «Non si può trattare allo stesso modo chi neutralizza un rapinatore armato, chi spara freddamente ad un ladruncolo sorpreso a rubare nell'orto e chi coglie una buona occasione per sbarazzarsi dell'ex moglie infuriata che si è introdotta in casa e gli sta sfasciando i mobili». Ritengo questi argomenti di assoluta comprensione e di assoluto buon senso.
Non costringo i colleghi ad ascoltare l'orientamento consolidato e condiviso della nostra giurisprudenza costituzionale e penale che ha sempre ricordato che non esiste un'assoluta equiparazione tra i beni oggetto di protezione giuridica e penale, ossia che il bene della vita è un bene eterogeneo ed ha un grado superiore di protezione nel nostro sistema costituzionale rispetto al bene materiale minacciato. Dunque, un giudizio di proporzione è
necessario e non può essere dato per presunto per legge.
Questa misura demagogica è inutile e pericolosa sul piano pratico e, perciò, abbiamo proposto l'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Ricordo che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Finocchiaro 1.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 415
Maggioranza 208
Voti favorevoli 189
Voti contrari 226).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Siniscalchi 1.32.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisapia. Ne ha facoltà.
GIULIANO PISAPIA. Signor Presidente, l'emendamento in esame, l'ultimo posto in votazione, è una vera e propria norma di chiusura tesa ad evitare, da un lato, interpretazioni giurisprudenziali estensive, equivoche e pericolose e, dall'altro, a far sì che, qualora - come temo - venisse approvato il nuovo testo dell'articolo 52 del codice penale che configura la modifica della legittima difesa, si possano quantomeno evitare, in futuro, per quanto possibile, abusi inammissibili ed inaccettabili per il nostro ordinamento e per qualsiasi ordinamento democratico.
Proprio ieri, anche dai banchi del centrodestra e della destra, si è detto, forse proprio per rassicurare i cittadini e le vittime dei reati che con queste norme rischieranno di subire danni ancora più gravi da parte di ladri e rapinatori, che i rilievi formulati dall'attuale opposizione, le nostre riserve nonché le nostre perplessità ed i dubbi manifestati e, soprattutto, le critiche aspre provenienti dalla cultura giuridica, non potevano riguardare la proposta di legge in esame, in quanto sarebbe evidente - l'ha detto espressamente l'onorevole Lussana - che potrà essere invocata, anche con il nuovo testo la legittima difesa qualora si usi un'arma da fuoco, si colpisca anche mortalmente un ladro, un rapinatore o una persona innocente che fugge, che si sta allontanando da un'abitazione privata in cui è entrata, anche per sbaglio, senza il consenso del proprietario.
CAROLINA LUSSANA. No, che fugge, no! Non lo puoi dire!
GIULIANO PISAPIA. A questo punto, un po' di coerenza dovrebbe portare l'intera Assemblea a votare, per tranquillità di tutti, l'emendamento in esame, volto a specificare, in maniera tassativa, che l'uso di un'arma da parte di un soggetto aggredito non può mai ritenersi legittimo, quando intervenga successivamente al tentativo di allontanamento o di fuga da parte dell'aggressore dai luoghi indicati dall'articolo 614 del codice penale.
Credo che un minimo di coerenza, di lettura ragionevole della norma, anche sulla base dell'impostazione che avete prospettato in quest'aula, non possa che comportare l'espressione di un voto favorevole su tale emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frigato. Ne ha facoltà.
GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere l'emendamento in esame, facendo mio lo spirito ed il contenuto di quanto proposto dal collega Siniscalchi. Chiedo ai colleghi un'attenzione particolare: basta guardarsi intorno (e mi riferisco, ad esempio, a quei paesi dove è più pesante il quadro legislativo, dove lo Stato arretra e affida la difesa al singolo cittadino) per rendersi conto di come il quadro della giustizia, della serenità
sociale, del vivere civile sia tale da non potervi fare riferimento, né da prenderne esempio.
Pertanto, colleghi, chiedo un supplemento di attenzione e di riflessione almeno sull'emendamento in esame.
Il collega Siniscalchi ci invita a mitigare ed a riportare in un quadro civile quel senso di sicurezza che tutti avvertiamo dentro di noi e che preoccupa tanta parte del nostro paese. Tuttavia, ciò che viene proposto non ci avvicina alla risoluzione del problema (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Kessler. Ne ha facoltà.
GIOVANNI KESSLER. Signor Presidente, usare un'arma per difenderci da chi attenta alla nostra vita o alla vita dei nostri cari è già permesso dal vigente articolo 52 del codice penale.
Con la normativa in questione, si propone lo scardinamento del principio di proporzionalità. Si può usare un'arma anche se non è necessario ed anche nei luoghi aperti al pubblico, e lo può fare chiunque sia presente, anche se non è la persona offesa. Tale emendamento pone solo un limite di ragionevolezza e di umanità a questa norma e, pertanto, credo possa essere considerato positivamente ed approvato.
Colleghi, con la norma che vi accingete ad approvare, farsi giustizia da sé con l'uso delle armi sarà sempre più facile, anche per chi non è l'offeso. Chiunque potrà improvvisarsi sceriffo con l'uso delle armi, anche per difendere i beni di altri.
Come poi andrete a spiegare la vostra coerenza, approvando questa norma e quella sull'inappellabilità, che renderà sempre più difficile giudicare e, soprattutto, condannare gli eventuali colpevoli, è problema vostro, che riguarda solo voi, la vostra coerenza ed il vostro garantismo interessato ed a corrente alternata!
DANIELE FRANZ. Vergognati!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.
GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, con riferimento al provvedimento in esame, sento il dovere di rassegnare all'Assemblea una mia personale considerazione.
Il provvedimento non aumenta i livelli di sicurezza del nostro paese, ma delega ai cittadini una funzione dello Stato, che è quella di garantire una sicurezza uguale per tutti.
Vorrei far presente - questa è la mia preoccupazione - che delegare ai cittadini l'esercizio di un proprio diritto comporterà necessariamente che lo Stato debba poi conseguentemente garantire a tutti i cittadini la possibilità di possedere un'arma. Quindi, sarà impossibile per i prefetti rifiutare le richieste di detenzione di un'arma, proprio perché ciò sarà funzionale all'esercizio di questo diritto. Infine, si costituisce una presunzione di tipo assoluto che non potrà essere superata da una prova contraria.
Ciò si presta evidentemente ad ogni tipo di abuso; in tale quadro, la proposta del collega Pisapia non fa altro che mitigare il rischio enorme che stiamo assumendo. Per tale motivo, esprimerò voto favorevole sull'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo per sottolineare che si sta per approvare un provvedimento sull'uso sproporzionato delle armi.
Tuttavia, con l'emendamento in esame, abbiamo la possibilità di ritenere - si dice che è già scritto, allora se così è, rendiamolo più esplicito - che questo uso sproporzionato e presuntivamente sempre illegittimo delle armi non possa avere luogo nei confronti di chi si allontana o di chi fugge.
Se siamo d'accordo, rendiamo dunque chiaro tale principio ed esprimiamo un voto
favorevole sull'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Ricordo che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Siniscalchi 1.32, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 417
Maggioranza 209
Voti favorevoli 189
Voti contrari 228).
Avverto che, consistendo la proposta di legge in un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il centrosinistra, nel corso dell'esame del provvedimento ha, ancora una volta, cercato di alterare i contenuti dello stesso, fornendo ai cittadini in ascolto una versione del testo estremamente falsa.
In Italia, le abitazioni sono le più blindate di tutta l'Europa. Infatti, nel nord Europa, le abitazioni non necessitano delle tante misure di sicurezza di cui si ha bisogno nel nostro paese; addirittura, vi sono case che comunicano direttamente con l'esterno tramite una semplice vetrata. Ciò accade in quanto, in Italia, una cultura di sinistra ha creato l'idea della impunibilità nei confronti dei delinquenti.
Quando parlate, ad esempio, del «povero ragazzo» entrato in una casa e sostenete che non vi può essere una reazione proporzionata al rischio di chi abita in quella casa, non tenete conto del fatto che si tratta di un «povero ragazzo» che per decine di volte - come accaduto qualche mese fa - ha rubato nei supermercati e che l'ha sempre fatta franca, finché, dopo diversi furti in quel supermercato, ha messo le forbici al collo della figlia del proprietario di quell'esercizio commerciale uccidendola. Di esempi se ne potrebbero fare molti, in quanto la cronaca ce ne fornisce ogni giorno.
È un crimine - signori della sinistra - considerare la casa un luogo inviolabile per chiunque non ne sia l'abitante o il proprietario? A vostro avviso, non rappresenta un pericolo il fatto che una persona entri nell'altrui abitazione? Insomma, questo a me pare assurdo, incredibile!
Il nostro provvedimento dice in maniera molto chiara che la presenza di chi, con violenza entra in una casa è considerata di per sé una proporzione a svantaggio dell'inquilino di quella casa. Peraltro è ovvio che ci debba essere uno stato di necessità e di difesa della propria o altrui incolumità, come prevede la lettera a) del comma 1 dell'articolo della proposta di legge che stiamo per votare; oppure, deve esserci un evidente pericolo per i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo di aggressione, come prevede la lettera b) del medesimo comma.
Quindi non è vero, professor docente Mantini, che la proposta di legge in esame elimina la proporzione tra il pericolo e la difesa. Lei mente! Mente da professore; mente sapendo di mentire; mente, perché lei deve servire una cultura di sinistra, che non ritiene che il cittadino comune possa difendersi dai malviventi! Non esagero nel dire queste cose, perché da tutti i vostri interventi emerge, in maniera estremamente chiara, che in Italia il delinquente che mette a rischio la vita di una famiglia è un «povero ragazzo», che deve essere tutelato
in tutte le maniere possibili! Ma, se il padre di quella famiglia o comunque un suo componente reagisce, diventa un malfattore e un delinquente!
Non ritengo che sia una bestemmia considerare abitazione privata anche l'abitacolo di un taxi, se pensiamo che anche un tassinaro può trovarsi in stato di pericolo e di aggressione. Al riguardo, credo che l'applicazione di questa proposta di legge debba essere estesa anche all'abitacolo di una macchina privata o comunque di un'autovettura di una persona che la utilizza per lo svolgimento della propria professione.
Di fronte ad episodi che hanno visto il cittadino sparare al rapinatore che era entrato in un esercizio commerciale per rapinare il negoziante e che lo aveva malmenato, è accaduto che a passare i guai è stata la vittima di quest'aggressione. Ma come non capire che la società è cambiata? Dicevo ieri che, negli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta, il piccolo malvivente che entrava in una casa e che al suo interno vi trovava delle persone fuggiva via, se ne andava! Oggi invece la delinquenza - perché non dirlo, visto che le percentuali delle persone detenute e condannate lo dimostrano? - è legata all'immigrazione clandestina, è una delinquenza che uccide anche per poche lire e che si diverte a fare violenza all'interno delle case!
Perché non volete riconoscere che migliaia e migliaia di famiglie italiane non hanno potuto presentare la denuncia delle violenze subite da ragazze e da donne all'interno delle case? Non hanno potuto fare la denuncia, perché la cultura di sinistra, che la fa da padrone anche nella mente di certi magistrati, parte dal presupposto che il malvivente comunque è una persona deviata: non è un criminale, è una persona deviata e quindi non si può reagire per difendere la propria vita!
Quando ci si trova, mentre si dorme in casa, di fronte a malviventi che, armati di coltelli o pistole, si introducono in camera da letto... Onorevole Finocchiaro, onorevole Bonito, onorevole Mantini, voi siete così bravi che volete interpretare, spaccare il capello in due per stabilire dove il pericolo è maggiore! Ma come, uno è entrato in casa, in camera da letto, è armato, e voi, in un aula di tribunale, lontani da quegli eventi e da quella sofferenza, vorreste stabilire con precisione chimica quale è la proporzione? La proporzione è alterata tra persone indifese e persone armate che entrano in casa per offendere e per rubare!
Ieri non siamo stati noi ad alterare il clima del dibattito, ma è stata una gentile signora, l'onorevole Finocchiaro, la quale, tra l'altro, ha affermato che l'onorevole Buontempo ha letto per la prima volta l'articolo 52. Ora, a parte il fatto che io per molti anni sono stato il capo redattore della cronaca di un quotidiano e, quindi, con tali questioni avevo a che fare ogni giorno, ritengo che se un cittadino normale, pur essendo deputato o svolgendo altre attività, non avesse mai letto un articolo del codice, la cosa non sarebbe grave, perché un articolo del codice si legge al momento del bisogno, a meno che non si sia avvocati o magistrati. Potrebbe, quindi, accadere, onorevole Finocchiaro, ma non è il mio caso, che un cittadino non abbia letto, prima del bisogno, un articolo di legge, ma più grave è sicuramente il fatto che una persona, che di professione fa il magistrato, anziché applicare la legge, interpreta gli articoli del codice secondo una deviazione ideologica e culturale, in base alla quale il malvivente è sempre una «povera persona» e il cittadino perbene si deve far violentare, picchiare, uccidere, altrimenti finisce sul banco degli imputati. Questa è la lettura che nel corso di questi anni è stata data ai vari processi che si sono susseguiti nelle aule giudiziarie!
Ecco perché Alleanza nazionale vota con convinzione a favore di questo provvedimento, che ancora una volta scopre le bugie dei nostri avversari. Si tratta di una legge predisposta non per il tornaconto di esponenti del centrodestra, ma a difesa del cittadino comune e più debole. Il vostro livore e l'accanimento che avete manifestato nell'illustrare le vostre posizioni dipende, secondo me, da questo: voi non digerite il fatto che in Italia vi sia la
possibilità di reagire al vostro monopolio culturale, non accettate cioè che il centrodestra, con provvedimenti concreti, voglia reagire al vostro tentativo di monopolizzare culturalmente il nostro paese: non riuscite ad accettarlo perché ritenete, nella vostra presunzione, nel vostro delirio di onnipotenza, di voler dettare il calendario parlamentare dall'opposizione, come avete tentato di fare in questi mesi...
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, le ho concesso tre minuti in più degli altri: non c'è nulla di male, ma non vi lamentate poi se anche gli altri si dilungano...
TEODORO BUONTEMPO. Grazie Presidente: mi avvio a concludere. Dicevo che il centrodestra ha fatto bene a presentare questa proposta di legge ed a votarla con determinazione. L'opposizione dovrebbe ragionare sul fatto che, a scrutinio segreto, è stata battuta ancora una volta. Ciò dimostra, ancora volta, che il centrodestra, quando non si presta al gioco del condizionamento di certa sinistra, vince. E vince sui principi per i quali gli italiani gli hanno dato la maggioranza per governare il paese (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Invito i colleghi a rispettare i tempi regolamentari previsti per gli interventi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fanfani. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FANFANI. Signor Presidente, intervengo per motivare il nostro orientamento contrario sul provvedimento in esame ma non sul problema che esso sottende.
Noi oggi ci riferiamo ad un articolato di questo tipo: una esimente prevista dall'articolo 52 del codice penale allorquando si verifica la necessità di difendere un diritto proprio o altrui dal pericolo attuale di un'offesa ingiusta. Questo è il quadro giuridico nel quale ci muoviamo; quadro nel quale si aggiunge il contemperamento della proporzionalità laddove l'articolo 52 in questione chiosa «sempre che la difesa sia proporzionata all'offesa». Con il provvedimento in esame si interviene su un aspetto particolare di questa norma; non nel suo corpus generale, non nella definizione della legittima difesa e non sul quadro di riferimento storico-giuridico al quale essa fa riferimento e del quale è frutto, ma si interviene esclusivamente sul problema della proporzionalità sostenendosi la presunzione iuris et de iure della sussistenza di essa laddove si verifichino le condizioni che sono elencate specificatamente nell'articolato al nostro esame.
Con tale articolato e con tale proposizione si ritiene di risolvere un problema oggettivo che tutti avvertiamo. Sia chiaro a tutti: non è che la sensibilità verso il problema in questione sia diversa da parte di chi propone questo articolato e da parte di chi in quest'Assemblea è contrario ad esso. Vi è solo una diversa valutazione in ordine alla disciplina da dare al problema, ma sulla sussistenza del problema ritengo siamo tutti d'accordo. Del resto, nel momento stesso in cui vediamo dei cittadini aggrediti nella propria casa o nel proprio negozio e ci rendiamo conto che quanto sta avvenendo lì debba essere disciplinato nell'interesse della persona offesa, diciamo una cosa sulla quale, credo, tutti siamo d'accordo e in relazione alla quale tutti manifestiamo una sensibilità che non può essere superiore a taluno o inferiore ad altro.
Riguardo a tale problema, pertanto, non vi è scontro politico tra destra e sinistra; vi è, invece, scontro in ordine alla sensibilità giuridica che si ha in relazione alla soluzione da dare al problema. Tant'è che coloro che sono intervenuti, anche dai banchi dell'opposizione, non hanno negato la sussistenza del problema, ma hanno sostenuto validamente che la soluzione per esso esiste già nel nostro ordinamento e, conseguentemente, non è assolutamente necessario prevedere un regime rigido di proporzionalità tra reazione e aggressione proprio perché, lo ripeto, esiste nel nostro ordinamento un regime elastico all'interno del quale la proporzionalità va verificata e valutata dal magistrato.
Il problema sussiste in ordine alla pubblica sicurezza. Proprio per questo oggi nei banchi del Governo non dovrebbe sedere il ministro della giustizia o chi lo rappresenta, ma dovrebbe essere rappresentato il Ministero dell'interno. Difatti, ammessa sia l'esistenza del problema sia la necessità di intervenire su di esso, l'errore di fondo che commette oggi la maggioranza è quello di ritenere che si possa sostituire la reazione individuale a quella che è una reazione collettiva. Quello della sicurezza nelle nostre città, nelle nostre case e nei negozi, è un problema reale. In alcune città, amici miei, o si paga il pizzo o si muore! Oppure si chiudono i negozi! Questo tanto per essere chiari, anche se lo sapete perfettamente.
Il problema non può essere risolto attraverso la reazione del negoziante, ma va risolto mediante un intervento più generale, che presuppone consapevolezza, un'ampia visione delle possibili soluzioni, nonché la predisposizione di mezzi di reazione che siano pubblici. Ovviamente, se lasciamo la reazione al privato cittadino, non solo dimostriamo che lo Stato non esiste, ma creiamo i presupposti affinché la consapevolezza dell'esistenza di una reazione legittima produca una sorta di escalation: se so che una persona è armata, ci vado armato!
Onorevoli colleghi, i professionisti del crimine non ammazzano mai per caso né per sbaglio: reagiscono in maniera violenta quando ve n'è necessità. C'è la fascia intermedia dei criminali di piccolo bordo, i quali, molto spesso, reagiscono senza avere la freddezza, la consapevolezza, oserei dire la professionalità, del crimine: costoro sono certamente più pericolosi, perché sparano subito; tuttavia, anch'essi sparano esclusivamente per paura, nel momento in cui vedono una reazione.
Non voglio sostenere che vi debba essere una sorta di supina rassegnazione rispetto al fenomeno, ma, là dove il fenomeno è estremamente diffuso, non possiamo credere che il cittadino privato possa sobbarcarsi il rischio di una reazione che lo vedrà sicuramente perdente. Tutti insieme dobbiamo sostenere che lo Stato deve intervenire, che lo Stato deve rafforzare le difese, che lo Stato deve essere più presente, anche dove gli è impedito di entrare (come in alcuni quartieri di Napoli, dove lo Stato dovrebbe essere presente con una massiccia operazione). In tal modo, il cittadino ritroverebbe fiducia e ragioni di difesa non nella propria reazione, ma nella reazione degli altri, anche perché, colleghi, nella reazione individuale, il cittadino perde sempre!
Noi siamo un popolo di galantuomini, di persone perbene. Non a caso, le armi sono poco diffuse da noi. Non crediate che un popolo che è stato educato alla legalità, come il nostro, possa sparare facilmente all'aggressore. Io non so se avrei il coraggio di sparare ad un ragazzo che mi venisse a rubare in casa; certamente no, ma, se avessi una pistola, morirei per primo. Ricordava il saggio onorevole Boccia che, in questi casi, o si spara per primi o si muore. Ha ragione! La reazione individuale presuppone una cultura che noi non abbiamo.
Inoltre, il fatto di poter detenere armi in casa, con la connessa consapevolezza, da parte del terzo aggressore, del tipo di reazione, farà crescere il livello di attenzione ed il livello di pericolosità, non lo farà diminuire! In relazione a ciò, credo che vi sia la necessità di evitare che questi due fenomeni, reazione privata ed aggressione al privato, possano accrescere la loro pericolosità sostenendosi a vicenda. Credo che si debba intervenire alla fonte: bisogna creare le condizioni affinché la reazione dello Stato restituisca legalità. È qui l'errore di fondo del provvedimento in esame!
Un altro pericolo, che è stato sottovalutato anche dai giuristi presenti in quest'aula, è quello dell'eccessivo ampliamento della figura attraverso la disposizione dell'articolo 59, ultimo comma, sull'esimente della legittima difesa putativa. Riflettiamo su questa norma (sarà l'ultima mia riflessione, colleghi, perché il tempo stringe).
Si afferma che il rapporto di proporzionalità sussiste necessariamente nell'ipotesi in cui l'aggressione avvenga in uno dei luoghi
contemplati dall'articolo 614, cioè nella privata dimora o nel privato domicilio, quando vi è il dovere di difendere la propria o l'altrui incolumità o i beni propri o altrui (è stato ricordato da molte parti che questa previsione esiste già nel nostro ordinamento) e quando non vi è desistenza o vi è pericolo di aggressione. Se coniugate questa norma con l'articolo 59, cioè con l'esimente putativa della legittima difesa, capite che tutti potranno sempre sostenere che il pericolo sussiste per il semplice fatto che una persona si trova nel privato domicilio. A nessuno potrà essere contestato, avendo visto una persona nel privato domicilio, di avere legittimamente ritenuto che la situazione fosse di pericolo e che quella situazione legittimasse ad usare un'arma.
Signor presidente, lei è maestro in queste cose e sa benissimo che nel nostro ordinamento ...
PRESIDENTE. Io l'ascolto volentieri, onorevole Fanfani, ma il tempo non è galantuomo come me...
GIUSEPPE FANFANI. Cercherò di essere brevissimo.
Nel momento stesso in cui collegassimo la legittimità della reazione all'esistenza di un pericolo, non potremmo mai contestare la valutazione soggettiva dell'esistenza del pericolo proprio perché esiste l'esimente putativa.
Onorevoli colleghi, questo particolare aspetto rappresenta una pericolosità sulla quale, forse, una riflessione in più sarebbe stata necessaria. Per esempio - concludo, signor Presidente -, rendendomi conto dell'esistenza del problema, io lo avrei affrontato, magari, in termini diversi di valutazione della colpa nell'eccesso colposo. Infatti, se non c'è eccesso colposo nella legittima difesa, è evidente che il cittadino ha fatto bene a sparare: c'era una aggressione, ha sparato e il conto è pari. La contestazione mossa al cittadino, e che questa legge tenderebbe a coprire, è in relazione alla responsabilità che gli deriva dall'avere ecceduto colposamente nella reazione. Forse, saremmo potuti intervenire lasciando la norma di sistema così com'era e intervenendo sulla valutazione della colpa; per esempio, inserendo al termine della previsione dell'eccesso colposo una norma volta a stabilire che la colpa è valutata con minor rigore se il fatto si è verificato all'interno dell'abitazione, e così via. Si sarebbe data, così, una collocazione sistematica di questo tipo. Ovviamente, espongo una mia valutazione che potrebbe essere criticatissima.
Concludendo, si tratta di una norma che non trova collocazione nella sistematica del nostro codice e che, per le ragioni che ho ricordato, è anche molto pericolosa e non può portare ad una valutazione positiva. Pertanto, annuncio il voto contrario del mio gruppo (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisapia. Ne ha facoltà.
GIULIANO PISAPIA. Signor Presidente, il gruppo di Rifondazione comunista esprimerà con convinzione un voto contrario ad un provvedimento che scardina principi fondanti del nostro ordinamento penale e si pone, come già ampiamente motivato nella pregiudiziale di costituzionalità da noi presentata, in aperto contrasto con fondamentali principi costituzionali e con convenzioni internazionali sottoscritte e ratificate dal nostro paese.
Da quando, in sede di Commissione giustizia, è iniziato l'esame del testo pervenuto dal Senato, lo abbiamo contrastato con forza, in quanto pienamente consapevoli che si trattava di una proposta non solo demagogica ma anche e soprattutto inefficace e controproducente, sia nella lotta al crimine sia per la tutela delle vittime dei reati.
Si tratta di una proposta di legge che, se approvata, come purtroppo accadrà, avrà effetti deleteri sul nostro sistema penale e, in particolare, sull'applicazione concreta della norma, in quanto renderà attuale il rischio di un numero ancor maggiore di vittime, non tra gli aggressori
ma tra gli aggrediti. Una modifica normativa, quella dell'articolo 52 del codice penale, relativa alla legittima difesa, sulla quale, non a caso, vi era e vi è, come quasi sempre è accaduto nel corso di questa legislatura, la contrarietà di tutti gli operatori del diritto, dalla magistratura all'avvocatura, nonché dell'intera cultura giuridica, che ha fatto pervenire, a tutti i componenti la Commissione giustizia - e, quindi, indirettamente a tutti i parlamentari - un documento fortemente critico, oltre che decisamente preoccupato, sottoscritto da oltre 50 docenti universitari, tra i quali i più autorevoli professori ordinari di diritto penale. Costoro, in maniera chiara e netta, hanno definito il testo sul quale tra poco ci esprimeremo come l'ennesima disposizione di pura facciata, particolarmente pericolosa per la coerenza e la civiltà del sistema giuridico.
Non vi è dubbio, purtroppo, che, quando e se il provvedimento in esame diventerà legge dello Stato, l'articolo 52 del codice penale avallerà un concetto di legittima difesa totalmente difforme dalle regole e dai principi di un ordinamento giuridico moderno e democratico. Si determinerà, per il nostro sistema penale, un arretramento di secoli e si tornerà ad una concezione medievale del diritto per cui il bene della vita e dell'incolumità personale finirà con l'avere, come non raramente accadeva in tempi che speravamo definitivamente superati, un valore minore e, quindi, una tutela inferiore e più limitata rispetto a beni di carattere patrimoniale. La giustizia, già sull'orlo di un collasso quasi irreversibile, sprofonderà ulteriormente in ingiustizia permanente.
L'attuale maggioranza parlamentare ha voluto, con caparbia ottusità, imboccare la strada dell'ennesimo stravolgimento delle regole principali di uno Stato di diritto, spacciando, oltretutto, la modifica dell'istituto della legittima difesa quale risposta alla comprensibile esigenza di sicurezza dei cittadini; in realtà, si è compiuta un'ulteriore truffa legislativa ai danni del Parlamento e del paese.
Un minimo di ragionevolezza avrebbe suggerito la sospensione dell'esame di questo provvedimento, non condivisibile nel merito oltre che, come si è osservato, palesemente incostituzionale; invece, per l'ennesima volta, abbiamo dovuto constatare - non certo con stupore, ma con profonda amarezza - che le questioni da noi poste, pur basate su argomentazioni strettamente giuridiche o su quel minimo di ragionevolezza che dovrebbe sempre caratterizzare ogni legislatore, sono state respinte per mero spirito di contrapposizione politica o, peggio, per certo non nobili valutazioni elettoralistiche. Così, non solo sono state respinte le questioni incidentali presentate, tra cui la pregiudiziale per motivi di costituzionalità, ma non è stata accolta neppure una proposta emendativa malgrado, in Commissione, lo stesso relatore abbia dovuto prendere atto dell'equivocità del testo e del rischio di interpretazioni tra loro profondamente difformi e, quindi, pericolose.
Chi, come noi, ha a cuore la sicurezza, la vita e l'incolumità dei cittadini, non può condividere il testo esaminato che, lungi dall'avere l'effetto auspicato, porterà irresponsabilmente ad una illegittima equiparazione tra la vita umana ed i beni patrimoniali e finirà con il creare una maggiore impunità per ladri e rapinatori.
È significativo, del resto, che la norma si ponga in totale antitesi non solo con indicazioni provenienti dalla commissione ministeriale per la riforma del codice penale, presieduta dal professor Grosso (istituita quando era al Governo il centrosinistra), e con quelle della commissione presieduta dal dottor Nordio (nominato dall'attuale ministro della giustizia), ma anche con le indicazioni di tutte le altre commissioni ministeriali e parlamentari che si sono occupate, dopo l'entrata in vigore della Costituzione, di elaborare un progetto per un nuovo codice penale.
Come è possibile, del resto, non ritenere pericolosa una legge che prevede una presunzione assoluta di proporzionalità tra offesa e difesa per il solo fatto che la condotta criminosa sia avvenuta nel domicilio dell'aggredito o nel suo luogo di lavoro? Come non comprendere che, così facendo, si impedisce, a chi deve giudicare,
il delicato compito di valutare, nel caso concreto, da che parte stia la ragione e da quale il torto? Si finisce, così, col mettere sullo stesso piano situazioni anche molto differenti tra loro con la conseguenza, inaccettabile in uno Stato di diritto, di equiparare condotte ed eventi sostanzialmente diversi solo in quanto avvenuti in un luogo non pubblico.
Si stravolgono i criteri, i parametri e le regole che caratterizzano il concetto stesso di legittima difesa, nonché la loro elaborazione giurisprudenziale, finendo per creare situazioni di maggiore pericolo per le vittime dei reati ed impedendo di distinguere se vi era una situazione effettiva di aggressione o anche un reale pericolo causato dalla condotta illecita. Né si dica - come pure si è sostenuto in questa Assemblea, sapendo perfettamente che ciò non corrispondeva e non poteva corrispondere alla realtà - che la nuova formulazione dell'articolo 52 del codice penale avrebbe come positiva conseguenza una riduzione delle sofferenze che il doveroso iter processuale causa anche all'aggredito, allorché possano sussistere gli estremi, che però devono essere verificati, della legittima difesa. Mai infatti si potrà prescindere da quegli accertamenti necessari per verificare le concrete circostanze in cui si sono svolti i fatti.
Ancora una volta, anziché approvare un codice penale moderno, nell'ottica di un sistema penale minimo ed equo, il centrodestra, proseguendo nella sua politica legislativa irragionevole, irrazionale e schizofrenica, ha inferto un ulteriore vulnus nel nostro ordinamento, introducendo un vero e proprio obbrobrio giuridico, che di certo non avvicinerà la giustizia ai cittadini e non farà crescere la loro già scarsa fiducia nella nostra giurisdizione civile e penale.
Il gruppo di Rifondazione comunista, quindi, non potrà che votare contro la proposta di legge già approvata dal Senato, nella piena consapevolezza che, tra pochi mesi, potremo offrire il nostro contributo affinché si avvii, finalmente, un cammino riformatore.
Mi riferisco ad un progetto che, come auspichiamo e come ci siamo impegnati a fare, potrà dare al nostro paese un diritto penale aderente ai principi costituzionali, un processo in cui sarà garantita la parità tra accusa e difesa ed un giudice realmente imparziale che, in tempi ragionevoli, assolverà gli innocenti, condannerà i colpevoli e dichiarerà non punibile chi avrà agito in una situazione di effettiva legittima difesa o di reale e concreto stato di necessità (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marotta. Ne ha facoltà.
ANTONIO MAROTTA. Signor Presidente, mi impegno innanzitutto a rimanere entro i limiti di tempo che mi sono concessi. Vorrei dire, in primo luogo, che non mi lascio certo intimidire da ciò che è stato più volte ripetuto, nel corso del dibattito che si è testé svolto, con riferimento alla proposta di legge in esame. Sto parlando della presa di posizione della magistratura e di illustri giuristi sui problemi che ci riguardano.
Ciò anche perché, negli ultimi tempi - e, per la verità, nel corso dell'attuale legislatura -, sia la magistratura, sia numerosi giuristi hanno sempre dimostrato un atteggiamento particolarmente ingiusto nei confronti dei provvedimenti varati da questa maggioranza parlamentare. Si è trattato di atteggiamenti non solo e non tanto ingiusti, ma direi spesso quasi ostili. Pertanto, non sarà questa la motivazione che ci indurrà a non sostenere l'approvazione del provvedimento in esame, rispetto al quale vorrei formulare solo alcune precisazioni.
Vorrei segnalare, infatti, che l'attuale articolo 52 del nostro codice penale rimarrà in vigore, e vi saranno aggiunti solamente alcuni commi, riferiti a situazioni che questo momento storico ha evidenziato. Infatti, tutto sommato, il codice penale deve camminare al passo con i tempi, perché non può rimanere isolato
dal contesto e deve rispondere alle esigenze quotidiane provenienti dalla società attuale.
Questo è ciò che abbiamo realizzato con l'aggiunta dei citati commi all'articolo 52 del codice penale. È bene che si sappia che l'istituto della legittima difesa continua a rimanere nel nostro codice, con tutte le caratteristiche che esso comporta; peraltro, resta anche l'istituto della legittima difesa putativa, nonché l'eccesso colposo.
Vorrei ricordare che, già in precedenza, il legislatore aveva considerato che, nell'ipotesi in cui la vittima fosse stata indotta a pensare che stava per essere esposta ad un'azione ingiusta e violenta, solo per questo fatto avrebbe potuto reagire. Ciò anche se fosse successivamente risultato che tale violenza ingiusta ed immediata era stata maturata solamente nella sua visione momentanea dell'episodio che viveva e fosse stato accertato - come spesso è capitato - che, nella realtà, questa violenza non sussisteva, o comunque non esisteva la possibilità di subire una violenza.
Dobbiamo svolgere, allora, una prima riflessione in ordine alla valutazione del comportamento dei cittadini. Noi abbiamo cittadini maturi, che possiedono senso di responsabilità e che hanno sempre fin qui dimostrato di sapersi comportare adeguatamente rispetto ad alcune situazioni; pertanto, occorre inserire qualsiasi provvedimento nell'ambito della valutazione critica che ogni cittadino compie della realtà.
In Italia non ci troviamo di fronte a cittadini sottosviluppati. Gli italiani, al contrario, sanno bene cosa significhi reagire ad un'offesa e cosa sia la proporzionalità della reazione rispetto ad un'aggressione. I nostri concittadini hanno senso di responsabilità, e dunque si sapranno comportare sicuramente in maniera adeguata. Ciò al di là di quello che si è voluto dimostrare in questa sede, poiché ho sentito parlare, in quasi tutti gli interventi, di cittadini «pistoleri» e «sceriffi». Ritengo, infatti, che vi siano cittadini maturi e responsabili, che sapranno come comportarsi nel momento in cui (e non me lo auguro) dovessero trovarsi di fronte a situazioni di questo genere.
Vorrei svolgere un'ulteriore riflessione. Onorevoli colleghi, considerate che questa normativa interviene nell'ipotesi in cui un reato è già stato posto in essere. Il tutto fa riferimento dunque ad una situazione in cui l'aggressore ha già commesso un reato, quello previsto e punito dall'articolo 614 del codice penale, ossia la violazione di domicilio. Quindi, nel momento in cui è stato commesso un reato, il passo successivo potrebbe essere quello di commetterne un altro, quale la rapina, il sequestro di persona, la violenza carnale, o altri reati di tal genere. Dunque, ci troviamo di fronte ad un'ipotesi giuridica in cui è stato già violato un articolo del codice penale. Tentiamo pertanto di evitare che tale violazione, che - lo ripeto - si è già concretizzata, possa essere portata ad estreme conseguenze.
È per questa ragione che già nell'intervento che ho svolto in relazione ai profili di costituzionalità del provvedimento ho fatto riferimento all'esigenza di una lettura attenta della norma che ci apprestiamo ad approvare. Ciò che prevede la legge, ciò che dovrà valutare il giudice nel momento in cui si dovrà pronunciare su ipotesi di tal genere è una serie di elementi oggettivi che sono, poi, il corpo e la sostanza di questa normativa. Tali elementi oggettivi sono: che ci si trovi legittimamente nel luogo di abitazione, che si sia in possesso di un'arma in maniera legittima, e che - ciò che è più importante - nel momento in cui si verifica il fatto vi sia l'esistenza di un comportamento da parte dell'aggressore (ed è su tale punto che invito tutti i colleghi ad una riflessione approfondita) che è in «progressione». In altri termini, nel momento in cui l'aggressore, pur avendo già trasgredito il codice con la violazione di domicilio, pur avendo già minacciato la vittima, abbia un momento di desistenza rispetto all'atteggiamento aggressivo, è chiaro che l'azione di difesa della vittima si deve immediatamente arrestare. Non solo, non basta: vi è bisogno
di una resistenza concreta da parte dell'aggressore e che vi sia un pericolo concreto di aggressione.
Ecco perché affermo che, sostanzialmente, la proporzionalità vi deve sempre essere, anche se nel caso in esame sarebbe presunta. Nella dinamica della condotta, così come successivamente sarà valutata dal giudice, tale proporzionalità dovrà continuare a sussistere se, ripeto, vi è pericolo di aggressione. Ciò significa che l'aggressore, che ha già posto in essere un reato e si trova di fronte ad un atteggiamento di difesa da parte della vittima, che potrebbe anche diventare offesa - e sarebbe legittimo che lo fosse, poiché è nota la previsione dell'articolo 52 del codice penale, che prevede la legittima difesa putativa e l'eccesso colposo di legittima difesa -, potrebbe porre in essere una progressiva escalation di violenza e di ulteriore minaccia nei confronti della vittima.
Dunque, se questo è l'iter e si è in presenza di tale progressione nel comportamento dell'aggressore, spiegatemi perché la vittima dovrebbe passivamente sopportare l'evoluzione ed il rischio di subire altri reati ben più gravi rispetto a ciò che è già avvenuto, e non potrebbe assumere un atteggiamento difensivo, ponendolo in essere con gli elementi di cui in quel momento dispone, per far sì che la propria incolumità e quella dei propri familiari sia salvaguardata rispetto a tale atteggiamento.
Ritengo che, come in tutti momenti della vita, anche nella vita di alcune norme giuridiche, vi sia la necessità di calarsi nella realtà nella quale tutti viviamo. Era un momento in cui bisognava intervenire e, peraltro, sostanzialmente condivido ciò che afferma l'opposizione quando sostiene che bisognava, appunto, intervenire. Tuttavia, l'opposizione non ci fa capire in quale modo occorreva farlo. Se infatti bisognava intervenire per ribadire il disposto dell'articolo 52 del codice penale, allora chiaramente se ne sarebbe potuto fare a meno.
Bisognava intervenire creando ipotesi, condotte e situazioni diverse; ed era importante che intervenisse la parola del legislatore. Il tutto poi, nell'ipotesi concreta, verrà valutato - non dimentichiamolo - dal magistrato, che dovrà sottoporre tali vicende al proprio esame.
In questo momento, siamo stati chiamati a compiere una scelta, che non si è rivelata semplice, ma nemmeno difficile: dovevamo scegliere se privilegiare le garanzie che pur attengono al comportamento dell'aggressore o se invece privilegiare il comportamento della vittima. Abbiamo compiuto una scelta di cui siamo consapevoli e convinti.
Ecco il motivo per cui voteremo con convinzione a favore di questa proposta di legge. In questo momento, ancora una volta, abbiamo scelto di lanciare un preciso segnale agli italiani: dovendo dividerci tra l'esigenza di salvaguardare anche l'incolumità di chi pone in essere l'attività delinquenziale e quella di salvaguardare il comportamento della vittima di tali atti di violenza, abbiamo scelto di stare dalla parte della vittima (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro (CCD-CDU) e di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cento. Ne ha facoltà.
PIER PAOLO CENTO. Signor Presidente, intervengo brevemente per confermare la netta e radicale contrarietà dei deputati Verdi sul provvedimento in esame, che modifica e peggiora la normativa sulla legittima difesa e sull'autotutela dei cittadini.
Siamo convinti che l'uso e la regolamentazione della forza attraverso la legge e il diritto sia una delle caratteristiche che rendono civile uno Stato. In un paese civile, il monopolio dell'esercizio dell'azione giuridica, diretta o indiretta, il monopolio dell'uso della forza come strumento per combattere la criminalità, deve essere attribuito allo Stato, ai suoi organi, nell'ambito di regole chiare e confini ben precisi, indicati anche dalla nostra Costituzione.
Con questo provvedimento, in realtà, si capovolge un principio fondativo del nostro ordinamento giuridico; si capovolge un principio fondativo di uno Stato civile, forte e autorevole nella lotta alla criminalità, e consapevole del fatto che l'obiettivo di ridurre e combattere il crimine mai si può conseguire attraverso una delega o, addirittura, una deresponsabilizzazione dell'azione pubblica nei confronti di un'azione privata, messa in capo addirittura a singoli cittadini.
Credo che questa sia una norma far west, che purtroppo produrrà guasti non solo nell'ordinamento giudiziario, ma anche rispetto alla concreta capacità di combattere il crimine.
Immaginate quelle famiglie che si dovessero trovare di fronte ad un'intrusione forzata da parte di un ladro o di una persona non desiderata, che intende compiere un reato all'interno di un'abitazione, che, giustamente, è la cosa più sacra che le persone possano avere. Esse si troverebbero di fronte a un dilemma drammatico, sapendo che vi sarebbe la possibilità di difendere il proprio domicilio ed i propri beni anche con l'uso della forza e delle armi. Si troverebbero di fronte alla scelta di dover o meno utilizzare un arma da fuoco nei confronti di chi è entrato nella propria abitazione. Pensiamo a chi delinque, che, ovviamente, si attrezzerà di fronte al rischio che questa nuova norma produce per la propria azione criminosa. Ciò che, purtroppo, poteva essere un fatto già di per sé inaccettabile, ossia il semplice furto in una abitazione, diventa, potenzialmente, un'azione che dà vita ad un conflitto a fuoco, armato, spesso posta in essere da persone inesperte da ambo le parti, siano essi delinquenti o coloro che, giustamente, aspirano a difendere il proprio patrimonio e il proprio domicilio.
È una norma che, anche per l'effetto che produce nella sua concretizzazione, allontana la difesa e la tutela dei cittadini, aumentandone il rischio e ponendoli di fronte alla tragedia di veder trasformato un reato grave, ma che certamente non è quasi mai contro la persona, in una tragedia che rischia di coinvolgere vite innocenti.
È una norma propagandistica che, non a caso, viene inserita in questo pacchetto di leggi che si vorrebbero approvare in queste poche ore che ci separano dalla fine della legislatura e dallo scioglimento Camere. Essa fa parte di quello scambio politico alimentato dal centrodestra, che oggi è a un punto di caduta anche per l'inaccettabile richiesta del Presidente del Consiglio Berlusconi di non ottemperare a quell'accordo politico e istituzionale che era stato raggiunto. Secondo tale accordo le Camere andavano sciolte il 29 gennaio, per consentire un sereno svolgimento della campagna elettorale, con le regole che questo Parlamento ha deliberato nel corso degli ultimi anni, e per arrivare al voto del 9 aprile in modo serio e responsabile, tale da poter mettere i cittadini di fronte alla possibilità di scegliere il Governo del paese per i prossimi cinque anni.
La nostra contrarietà, quindi, è di merito, di metodo e politica e mi auguro che sappia portare questo Parlamento a riflettere ancora prima di deliberare l'approvazione, a maggioranza di centrodestra, di questo provvedimento.
I deputati Verdi voteranno contro con convinzione e determinazione. Sanno che, se questa sciagurata legge dovesse essere approvata, vi saranno seri profili di incostituzionalità e l'azione del Parlamento nella prossima legislatura dovrà intervenire per riequilibrare ciò che questa legge ha squilibrato e per mettere in condizione lo Stato di affrontare serenamente e autorevolmente la propria lotta alla criminalità e alla difesa dell'incolumità dei cittadini, senza delegare ai privati il far west e l'uso della forza (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-l'Unione e Misto-La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, è chiaro che la Lega Nord ha
fortemente voluto queste nuove norme in materia di legittima difesa. Ciò non perché non riteniamo che l'ordine e la sicurezza pubblica appartengano allo Stato, onorevole Cento. Però, il nostro ordinamento, onorevole Cento, già ammette la legittimità dell'autotutela quando lo Stato, che è sicuramente il legittimo titolare della prevenzione dei reati, è impossibilitato a intervenire. Allora, spieghiamo, come già hanno fatto alcuni colleghi della maggioranza, la proposta che oggi finalmente andiamo ad approvare.
Noi non incidiamo sull'istituto della legittima difesa, come è stato ricordato dai colleghi della maggioranza che mi hanno preceduto. Noi non modifichiamo l'articolo 52 del codice penale, che già consente di esercitare il diritto all'autotutela.
Leggiamo cosa dice l'articolo 52, che prevede una vera e propria scriminante, affermando che non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro un pericolo attuale o un'offesa ingiusta, sempreché la difesa sia proporzionata all'offesa.
È solo su quest'ultimo criterio che noi interveniamo con questa proposta di legge, sulla proporzionalità fra offesa e difesa, aggiungendo un nuovo comma all'articolo 52 del codice penale.
Si tratta della possibilità di difendersi e di esercitare la legittima difesa quando vi è una violazione del domicilio. Tale violazione è già sanzionata dal nostro ordinamento giuridico e, a nostro avviso, dovrebbe avere una tutela rafforzata da parte dello Stato.
È vero, la Lega Nord ha a cuore in modo particolare il fenomeno delle rapine in casa - ribadisco, non in villa - che purtroppo imperversa al nord, ma vuole tutelare tutti i cittadini onesti che, a seguito di un'aggressione all'interno della propria abitazione, magari di notte, colti nel sonno, alla sprovvista, o anche all'interno del proprio luogo di lavoro, riescono a reagire. Ebbene, questi cittadini onesti, purtroppo, oggi - si tratta dei dati che ci derivano dalla cronaca giudiziaria - tante volte passano dalla parte degli aggrediti alla parte degli aggressori. Oggi - possiamo dirlo, penso, senza offendere nessuno - la magistratura rende inapplicata la discriminante prevista dal nostro ordinamento giuridico perché si produce una serie di accertamenti sulle circostanze e le modalità in cui è avvenuta l'aggressione, tante volte, torno a dirlo, più garantista per l'aggressore che per l'aggredito.
Non vogliamo eliminare gli accertamenti, questo l'avete detto voi: l'ha detto l'onorevole Finocchiaro, l'ha detto l'onorevole Mantini, l'ha detto l'onorevole Kessler. Va bene che ci considerate barbari sotto il profilo della civiltà giuridica, ma almeno non metteteci in bocca parole o pensieri che non ci appartengono! Siamo consapevoli che l'accertamento del fatto dovrà avvenire, ma con un presupposto diverso: la proporzionalità, nel caso di aggressione nel proprio domicilio, finalmente risulterà presunta e ciò non quando qualcuno si introduce nella nostra abitazione per rubare il formaggino, per fuggire, o quando il ladruncolo tenta di rubare nell'orto. Si presuppone che si sia agito per legittima difesa e, quindi, che sia pienamente rispettato il criterio di proporzionalità quando si è reagito per difendere la propria e l'altrui incolumità, per difendere i beni propri ed altrui, quando non vi è stata desistenza. Lo dico per farlo capire ai cittadini ed a quelli che non sono affezionati a determinati termini: si tratta delle circostanze in cui non vi è stata la fuga, di quelle in cui l'aggressore persiste nell'aggressione. Dunque, si tratta di quei cittadini che reagiscono quando sono minacciati nella propria vita.
Allora, smettiamola di dire che con questa legge si vogliono invitare i cittadini al far west, a diventare pistoleri. Forse molti di voi, cari colleghi che parlate in quest'aula e siete depositari della cultura giuridica, non sanno quanto è difficile reagire ad un'offesa, quanto è difficile reagire ad una violenza. Penso che i cittadini italiani, tante volte, non abbiano la possibilità di reagire. Quando si è colti alla sprovvista, di notte, nel sonno, chi riesce a reagire? Solo in sporadici casi si ha la
prontezza di porre in essere una reazione, e non solo con la pistola. Non confondiamo: la norma non tratta dell'uso legittimo delle armi intese come armi da fuoco. Si parla anche di un altro mezzo idoneo a porre in essere una difesa: onorevoli colleghi, può essere anche il mattarello che la casalinga ha a disposizione in cucina quando, magari, l'aggressore entra nella sua casa e, oltre a portare avanti un furto, magari vuole anche farle violenza fisica, sessuale. Ebbene, noi pensiamo a questi cittadini onesti e vogliamo che costoro, nel caso in cui riescano a reagire, non siano sottoposti ad un vero e proprio calvario giudiziario.
Ho sentito parlare, onorevole Deiana, di razzismo: la Lega è razzista perché attribuisce il fenomeno delle rapine in villa agli extracomunitari. Onorevole Deiana, la Lega lo dice e lo ribadisce, ma purtroppo sono i fatti di cronaca a dimostrare che il fenomeno delle rapine in villa è strettamente legato a rapinatori extracomunitari. Forse a lei fa male sentirselo dire, così come a tutti i comunisti italiani.
Noi della Lega invece lo diciamo, perché non abbiamo paura di dire la verità. Ma mi sembra che chi stia facendo del razzismo in quest'aula siate proprio voi, cari colleghi dell'Unione, cari colleghi comunisti, cari colleghi del centrosinistra.
State facendo del razzismo nei confronti dei cittadini onesti, perché dimostrate di non avere fiducia nei confronti dei cittadini onesti! Invece noi crediamo fortemente nel loro senso di responsabilità e vogliamo che quando un cittadino onesto, colto dalla paura, per se stesso, per la propria vita, reagisce, non debba essere messo alla gogna da una certa magistratura, magari sempre più propensa a dare ragione all'aggressore, al malvivente, piuttosto che al cittadino onesto e all'aggredito.
Volevo anche rispondere (ieri non l'ho fatto per non cadere nella provocazione, mi spiace comunque che ora non sia presente in aula), alle frasi gentili che mi sono state rivolte dall'onorevole Finocchiaro, la quale ha affermato che io non avrei letto, non ho capito se per malavoglia, o per il fatto che comunque non ne posso essere capace, il documento inviato dai docenti di diritto penale e di diritto processuale penale.
No, onorevole Finocchiaro, l'ho letto, ho visto che c'è anche la firma di un mio ex professore, il professor Federico Stella. Non mi aveva granché premiato nell'esame di diritto penale; forse già allora, diciamo così, non condivideva la mia posizione per quanto riguarda le politiche «criminali» di questo paese. Questo per far una simpatica battuta.
Devo dire però che non ho voluto prendere neppure in considerazione quel documento, per non offendere il mondo universitario italiano, che secondo me ha commesso un atto di ingerenza grave. Questo perché, onorevole Finocchiaro, onorevoli colleghi, illustre collega Mantini, professore universitario anche lei, i professori universitari non si sono limitati ad una analisi tecnica, ma hanno profondamente offeso tutti noi che sediamo in quest'aula.
Leggiamo alcuni passaggi di quella esimia, illustre, relazione che voi ci presentate come la Magna Charta. Ebbene, questi signori dicono: è proprio per questi motivi che i sottoscritti ritengono ormai indifferibile una forte mobilitazione contro riforme legislative in cui non si sa dove finisca l'analfabetismo giuridico (e forse questo ci può stare, proveniendo da professori universitari), e dove inizi la malafede! Ebbene, qui si va oltre, questa è un'offesa gravissima, si parla di malafede nei confronti di rappresentanti eletti dal popolo italiano (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana e di Alleanza Nazionale)!
Ci si spinge addirittura oltre. Non ci si limita all'analisi tecnica accademica, si fa politica, onorevole Finocchiaro! Non importa per quale parte politica. Si parla ancora di una ennesima disposizione di pura facciata, e ancora avanti. Poi si offendono anche i cittadini. Si dice: per ottenere un facile consenso presso l'opinione pubblica disorientata e assai scarsamente informata.
Forse tutti cittadini onesti di questo paese non hanno avuto il tempo di frequentare le università italiane, però vogliono una cosa: vogliono essere tutelati dallo Stato. Allora lo Stato che certamente non può intervenire al momento della aggressione, può almeno tutelare i cittadini in una fase successiva, non costringendoli ad una vera e propria odissea giudiziaria.
Concludo Presidente, con un'ultima battuta, rivolta all'onorevole Mantini. Caro Mantini, ieri hai detto: «mi rivolgo ai cristiani, perché questa proposta di legge va contro la vita». Ci ho pensato andando a casa, e mi sono chiesta: che cosa vuol dire cristiani? Cristiani intesi come appartenenti alla fede cattolica e cristiana? In questo caso chi è magari di un'altra religione (penso all'islam), vuol dire che non ha lo stesso rispetto della vita? Penso anche agli induisti, o ai buddhisti.
Oppure il termine cristiano è usati in senso lato, come colui che ha una fede, rispetto invece magari a chi non ne ha, a chi è ateo? L'onorevole Mantini, è fortemente offensivo, perché io penso che il rispetto della vita, il sacrosanto principio del rispetto della vita riguardi tutti, cristiani o non cristiani, sia che si creda in Dio o che non ci si creda. Queste argomentazioni, da un professore universitario, oltre che esimio ed autorevole collega, sinceramente non me le aspettavo.
Concludendo, torno a dire che esprimiamo un voto favorevole convinto, non solo di facciata, ma nel merito, per questa proposta di legge, e pensiamo soprattutto ai cittadini onesti che ci stanno ascoltando in questo paese, e che sono sicuramente stati il faro e il punto di orientamento di tutta l'azione di governo della Lega Nord e della Casa delle libertà in questi cinque anni (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buemi. Ne ha facoltà.
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, annuncio il voto contrario dei deputati della Rosa nel Pugno alla proposta di modifica dell'articolo 52 del codice penale in materia di diritto all'autotutela in un privato domicilio.
Il voto contrario non è riferito al diritto alla sicurezza dei cittadini, che è sacrosanto; il dissenso è su chi abbia il compito di garantire tale sicurezza: lo Stato con i suoi apparati, le sue politiche di prevenzione, di protezione e di promozione sociale o il privato cittadino con lo spirito della frontiera del far west o della giungla?
La modifica proposta dal centrodestra come il toccasana di tutti i problemi ci porta a porre una domanda: qual è il luogo dove avvengono i maggiori attacchi al patrimonio e alla sicurezza dei cittadini? Sono le loro proprietà private, i loro alloggi, i loro luoghi di lavoro o la strada? Ovvero: la casa o fuori? Quanti sono i casi di aggressione in casa e quanti quelli nel territorio?
La domanda, per il momento, non ha risposta e ci saremmo aspettati, da parte del ministro dell'interno, la sua presenza in aula questa mattina a sostegno del provvedimento, se esso avesse una giustificazione effettiva. La verità è che vi sono pezzi di territorio italiano, sottratti al controllo dello Stato, dove vi è sì un ordine, ma è quello della criminalità organizzata e non certo quello dello Stato, né quello garantito dai corpi di polizia e da quanti devono sovrintendere a quei territori.
Il provvedimento in esame produce anche un'illusione ottica, dà l'idea al cittadino di potersi difendere con mezzi propri, all'interno della propria abitazione e del proprio luogo di lavoro, senza porsi il problema della responsabilità della reazione rispetto all'azione criminale, senza porsi il problema della proporzionalità che l'azione difensiva deve avere comunque, al di là di quanto scritto nella norma.
Pensiamo che questa illusione possa produrre danni in primo luogo ai cittadini che, apparentemente, la norma vorrebbe tutelare. Solo chi non ha avuto un'esperienza
in frangenti quali quelli relativi ai comportamenti che dovrebbero essere tutelati dal provvedimento non si rende conto dei rischi che corre il cittadino, certamente non avvezzo alla propria autotutela, non esperto di maneggio di armi e spinto anche da atteggiamenti emotivi dopo che il fatto aggressivo sia avvenuto e, magari, si sia concluso senza un particolare danno. In quel momento potrebbe scattare anche un atteggiamento di vendetta, ritorsivo oppure espressione di una giustizia «fai da te», che potrebbe essere, anch'esso, foriero e illusorio di comportamenti che la legge continuerà certamente a sanzionare.
Così, il pericolo si aggiunge a pericolo: al pericolo prodotto dal comportamento grave di colui che entra nell'abitazione o nel luogo di lavoro si aggiunge il pericolo di una risposta sopra le righe e che il provvedimento in esame non è in grado di tutelare, e non sarebbe giusto che tutelasse.
Per queste ragioni, riteniamo che la mancata approvazione dell'emendamento 1.32 presentato dal collega Siniscalchi sia un errore gravissimo, poiché avrebbe richiamato il comportamento dell'aggredito ad una maggiore puntualità nel momento della fuga da parte dell'aggressore.
Si tratta di una reazione punitiva che si sostituirebbe alla magistratura, al giudice, a tutto quel sistema di responsabilità nei confronti di chi commette un reato, ma anche di garanzia rispetto alla sua effettiva individuazione, con riferimento alla dimensione ed alla responsabilità effettiva.
I Socialisti della Rosa nel Pugno, pertanto, esprimeranno voto contrario sul provvedimento in esame, sicuramente non efficace contro la criminalità vera, poiché non rafforza il diritto alla sicurezza dei cittadini, aggiungendo pericoli ai pericoli e prevedendo la possibilità di assumersi maggiori responsabilità, mentre ciò dovrebbe competere alle Forze dell'ordine, alla polizia ed ai carabinieri.
Il concetto di sicurezza affidata all'azione privata, sia propria che di altri, è una visione da ricchi che possono permettersi tutele private di ogni tipo. Noi pensiamo, invece, alla tutela di tutti, ricchi e poveri, che si affidano ad uno Stato civile democratico e garantista, anche nell'azione di tutela dei cittadini.
Vorrei porre un'ultima domanda ai colleghi del centrodestra: come si concilia la vostra preoccupazione per quanto riguarda l'azione di risposta agli attacchi dei criminali, siano essi organizzati o individuali, con il vostro comportamento in ordine alla legge relativa all'inappellabilità dopo il primo grado in caso di proscioglimento dell'imputato? A noi pare che manchi comunque un indice di coerenza, una coerenza che, in questi anni, sulla questione dei diritti e della sicurezza dei cittadini e della legalità in questo Parlamento non abbiamo mai visto sostenere in maniera univoca e determinata dal centrodestra (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-La Rosa nel Pugno e Misto-Verdi-l'Unione)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucidi. Ne ha facoltà.
MARCELLA LUCIDI. Signor Presidente, è molto triste dover prendere atto che basterà un solo voto per tradurre questo provvedimento in legge dello Stato, per leggere nel nostro codice penale una previsione che da questa parte del Parlamento si considera scritta in violazione dei diritti fondamentali che la Costituzione impone allo Stato, a ciascun cittadino di rispettare.
Colleghi della maggioranza, la vostra convergenza su tale testo porta all'attenzione del paese, inserendoli nel codice penale, due principi che noi giudichiamo aberranti. Il primo è che la vita di una persona non è più un diritto inviolabile, non è più un confine che può essere superato solo per impedire una violenza che mette in pericolo un'altra vita.
Onorevole Lussana, nessuno di noi è depositario di una cultura giuridica. Non abbiamo avuto alcuna presunzione di questo tipo, quando, in questi giorni, abbiamo richiamato il contributo dei classici, degli storici, dei maestri del diritto, di chi ancora oggi dalle università, in maniera
non faziosa, ma nel segno di una fedeltà ai principi fondamentali del nostro paese, ci ha invitato a non andare avanti su questo testo.
Riteniamo, al contrario, che questa cultura giuridica sia comune a tutti e che debba riguardare anche voi; per questo non abbiamo rinunciato in questi giorni a ricercare un terreno di confronto costruttivo. Ma è chiaro che questo terreno vi avrebbe costretto a desistere da un'idea sbagliata, perversa, devastante che avete delle relazioni tra le persone, delle relazioni sociali.
Voi immaginate un paese dove alla violenza si risponde con la violenza, dove ad un crimine si risponde con un altro crimine, dove quindi si sviluppa una spirale perversa nel segno della morte e non certo nel segno della vita. Quale sicurezza, quale diritto può valere in uno Stato dove la reazione può essere violenta a prescindere da ogni considerazione, da ogni valutazione, da ogni contesto nel quale la persona agisce?
Nessuno di noi, dai banchi dell'opposizione, sta chiedendo ai cittadini aggrediti di farsi eroi, di dover subire ogni violenza ricevuta, di dover subire ogni aggressione e di porgere l'altra guancia quando ricevono uno schiaffo. Chiediamo piuttosto ai cittadini che, per patto comune di convivenza, si consideri, si giudichi il disvalore di un gesto violento e che i cittadini sappiano che il diritto rifiuta in sé la violenza, che può essere giustificata solo quando chi vi fa ricorso è costretto a reagire misurando il valore della propria azione a quello dell'offesa.
Ci avete chiesto per quale ragione non vogliamo porre sullo stesso piano la vita e i beni, ma io lo chiedo a voi, colleghi della maggioranza: perché rompete questo ordine di valori? Perché arrivate a pensare che la tutela di un bene può valere quanto la vita? Perché non volete che si valuti nel caso concreto se esiste una proporzione tra offesa e reazione posta in essere?
In questi anni è capitato spesso di sentire, a fronte di fatti di criminalità, un invito isterico da parte di alcuni componenti della maggioranza, rivolto ai cittadini perché si facessero giustizia da soli (Commenti del deputato La Russa).
Onorevole La Russa, può uscire dall'aula se non intende ascoltare!
IGNAZIO LA RUSSA. Senso dell'umorismo, zero...!
MARCELLA LUCIDI. Vedo che lo fa, ne sono contenta. Preferisco evitare i suoi gesti!
Ne abbiamo sentite tante, Presidente, in questi giorni, sia dietro e adesso anche davanti (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)...!
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!
RENZO INNOCENTI. Presidente, non si può insultare così una collega!
MARCELLA LUCIDI. È basso il livello di confronto! Dai banchi della maggioranza emergono bisogni inevasi!
Si è invitato il cittadino a farsi giustizia da solo, si è invitato il cittadino a ricercare i responsabili di un crimine, si è invitato il cittadino a difendersi oltre ogni limite.
Ebbene, ciò che mi ha colpita è stata la reazione dei cittadini a queste proposte, reazione che molte volte hanno avuto le stesse vittime e gli stessi familiari dei destinatari di questi episodi di criminalità. Costoro non hanno risposto dicendo di preferire un'autodifesa, una difesa privata, una giustizia privata, ma hanno risposto invocando con maggior forza la tutela da parte dello Stato.
Infatti, il modo con il quale lo Stato chiede al cittadino di rinunciare a farsi giustizia da solo e di rinunciare a praticare la violenza è quello di dire al cittadino stesso che è lo Stato che assume la sua tutela e che si riserva di avere poteri coercitivi ed autoritativi con cui contrastare la criminalità. Credo che questo sia un presidio di certezza per una civile convivenza, che protegge le libertà, che risparmia ciascuno da un'esperienza di solitudine e che affida allo Stato la tutela delle ragioni.
Possiamo anche discutere, colleghi, insieme e serenamente - ve lo abbiamo chiesto molte volte in questi anni -, dell'efficacia della tutela che lo Stato assicura ai cittadini. Non c'è dubbio che essa oggi presenta elementi di criticità, per cui occorre elaborare nuove politiche di sicurezza dei cittadini. Tuttavia, ciò che ci trova fermamente contrari è che si debba rinunciare ad una strategia pubblica o che, per i suoi limiti, si incoraggi la difesa privata. In altre parole, siamo contrari al fatto che voi diciate ai cittadini: siccome noi in questi anni non abbiamo saputo assicurarvi e sostenervi nella tutela contro la criminalità, cittadini, pensateci da soli.
Questa è un'affermazione che è emersa in modo sottile in questi giorni e che noi respingiamo assolutamente. Voi sbagliate quando dite ai cittadini che questo testo normativo li rende più sicuri. Colleghi, è perversa un'idea di sicurezza che degrada la socialità, che riduce la libertà, che invita in fondo i cittadini a difendersi da soli, ad evitare gli sconosciuti, soprattutto quando sono stranieri, a diffidare del vicino, a non frequentare alcuni luoghi, a non uscire in certi orari, ad affacciarsi dalle grate e a vivere dietro porte blindate o sotto gli occhi delle telecamere. Questa è la cifra della politica che avete praticato in questi anni! Voi chiedete ai cittadini di vivere al riparo da tutti, per vivere al riparo dalla criminalità. Li abbandonate alla loro solitudine e alla loro paura. Li abbandonate anche alla paura, con la quale dovranno pensare di dover prendere in mano un'arma per difendersi da un'aggressione.
Cerchiamo invece di ragionare su quello che non avete fatto e di dirlo con chiarezza. In questi anni, colleghi della maggioranza, il nostro paese ha continuato a registrare, di anno in anno, un aumento costante dei reati. Questo è avvenuto proprio quando a governare sono stati coloro che promettevano una risposta ferma e severa contro la criminalità: promettevano di proteggere davvero i cittadini. Nel 2001, il candidato Silvio Berlusconi si impegnava ad una rivoluzione copernicana nel settore della sicurezza. Alla fine del suo mandato, il Presidente del Consiglio si sta impegnando, insieme al ministro dell'interno, a nascondere i dati del suo insuccesso. Nel 2003, contraddetto dall'aumento dei delitti, il Presidente del Consiglio si limitava a dire che la sicurezza in Italia risultava al di sopra dei livelli medi europei. Nel 2003, abbiamo sentito dire dal ministro Pisanu che l'aumento delle rapine, quel fenomeno che portò nel 1999 il centrodestra a manifestare a Milano, in fondo era un fenomeno che non destava particolare allarme.
Perché non ci consegnate, colleghi, i dati sull'andamento della criminalità nel paese? Perché non dite che nel 2003 c'è stato un incremento del 10 per cento dei delitti o che, in soli due anni, secondo le recenti parole del presidente della Federazione italiana tabaccai, Giovanni Russo, proprio i tabaccai hanno subito 3.500 furti e rapine?
PRESIDENTE. Onorevole Lucidi, la invito a concludere.
MARCELLA LUCIDI. Si è parlato delle rapine in villa. Bene, a fronte delle dichiarazioni rassicuranti del ministro Pisanu, nel solo mese di novembre, leggendo le agenzie che riferivano di questi delitti, ne abbiamo registrate almeno tredici, tentate o consumate.
Che cosa chiedono i cittadini di fronte a questi dati? Chiedono sicuramente maggiore tutela da parte dello Stato, chiedono sicuramente una politica per la loro sicurezza...
PRESIDENTE. Onorevole Lucidi, deve proprio concludere.
MARCELLA LUCIDI. Una politica che voi non avete fatto, colleghi. Ne portate la responsabilità davanti al paese! E portate anche la responsabilità di questa norma, che altrettanto responsabilmente noi intendiamo cancellare (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e di Rifondazione comunista)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Perlini. Ne ha facoltà.
ITALICO PERLINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è necessario intervenire su questo provvedimento per contraddire le enormi falsità che sono state rappresentate in questa Assemblea e per riaffermare l'esigenza di sicurezza dei cittadini, che ci porta ad approvare con fermezza e convinzione questo provvedimento. Si è parlato di violazione di principi fondativi del nostro ordinamento, si è parlato di introduzione del far west, si è parlato di fine dello Stato civile. Si è detto che stiamo approvando una normativa soltanto propagandistica, che si viola - udite bene - il principio di parità dei cittadini - e poi vedremo fra quali cittadini -, e che bisogna giudicare il valore di un gesto violento, attenzione, non di chi commette il reato, ma del cittadino. Si è detto che stiamo approvando una legge in base alla quale i cittadini si faranno giustizia da sé, che stiamo mettendo sullo stesso piano i beni e la vita, privilegiando la morte. Ebbene, onorevoli colleghi, se noi andiamo a guardare i fatti e la norma nella loro concretezza, vediamo che tutto questo gran parlare è soltanto fumo che viene gettato negli occhi dei cittadini.
Cominciamo subito ad affermare che i principi sanciti dal nostro ordinamento e dall'articolo 52 del codice penale rimangono integri, questo articolo conserva infatti tutta la sua validità. Sgombriamo, quindi, il campo da questa prima obiezione, ma andiamo avanti. Qual è il presupposto di questa norma? È una situazione sociale che per noi del centrodestra si delinea in termini ben precisi. È vero, e deve essere sempre così, tutti i cittadini sono uguali, la parità assoluta dei cittadini è fuori discussione, ma con la norma in questione noi stiamo esaminando due posizioni diverse: quella del cittadino che esercita i suoi diritti e quella di un soggetto che ha già commesso un reato previsto dall'articolo 614 del codice penale.
A ben vedere, come è già stato sottolineato da chi mi ha preceduto, io vorrei ribadire, in adesione a quanto detto dal collega Marotta, che tutte le presunzioni e, in particolare, quella prevista dall'articolo 52 del codice penale permangono. Infatti, se si legge in buona fede la norma di cui ci stiamo occupando, possiamo constatare che l'affermazione della proporzione è subordinata alla ricorrenza di certi requisiti: la desistenza da parte di chi delinque e il pericolo di aggressione. Sono richiamati, quindi, quei requisiti già previsti dall'attuale articolo 52. Non vi è, perciò, alcun far west o alcuna reazione inconsulta. Nel richiamare questa posizione dobbiamo renderci conto che non è assolutamente di parità. La differenza tra noi è l'opposizione è tutta qui. Nell'ascoltare i colleghi dell'opposizione è mancato solo che vi fosse una teorizzazione o la recita di qualche poesia sul ladro che lascia a casa i bambini malati in attesa del pane!
Ad un certo punto ho avuto il sospetto che la sinistra si stesse, mi si lasci passare il paragone, ammalando della cosiddetta sindrome di Stoccolma. Ma lì il caso era diverso: la rapita che si innamora del rapitore è un caso a parte, un caso isolato. Qui dimentichiamo che ci troviamo di fronte ad una persona che sta delinquendo ed è a ciò che va rivolta la nostra attenzione.
Desidero, inoltre, evidenziare anche la contraddizione che sta alla base delle posizioni assunte dai gruppi sul provvedimento. Da un canto, la sinistra fa rilevare che forse la norma in esame pone in una situazione di ulteriore pericolo il cittadino che non è abituato ad usare le armi, a delinquere e a reagire con mezzi violenti; ciò, quindi, costituirebbe un aggravamento del pericolo. Dall'altro - udite! Udite! - propone un emendamento, presentato dalla collega Siniscalchi e lodato dall'onorevole Buemi, che introduce il principio secondo cui la vittima, cioè l'aggredito, dovrebbe valutare se la violenza, lo stupro o la minaccia posta in essere dall'aggressore, è adeguata o meno alla reazione. Questa rappresenta, a mio avviso, una contraddizione estrema.
Non posso, infine, concludere il mio intervento senza contraddire quanto sostenuto da ultimo dalla collega Lucidi. La collega in questione forse ignora tutte le statistiche fornite dal Ministero dell'interno in ordine alle operazioni quali, ad
esempio, «strade sicure», il poliziotto di quartiere e i successi ottenuti nella lotta alla mafia, alla camorra e al terrorismo. La collega Lucidi ha dimenticato tutti questi elementi che, nel loro complesso, suffragano e confermano l'adempimento del Presidente Berlusconi e del suo Governo alla promessa fatta di aumento della sicurezza: sicurezza per tutti i cittadini onesti che lavorano e che hanno il diritto di svolgere la propria attività con serenità. E proprio in questo alveo si pone il provvedimento che ci accingiamo ad approvare.
Per tutti questi motivi e, in particolare, per l'adempimento del programma che ci eravamo prefissi di realizzare all'inizio di legislatura, il gruppo di Forza Italia voterà convintamente a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
GUIDO GIUSEPPE ROSSI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDO GIUSEPPE ROSSI, Relatore. Signor Presidente, i colleghi della maggioranza intervenuti hanno evidenziato e fatto giustizia su tutta una serie di inesattezze e di vere e proprie affermazioni propagandistiche che sono state fatte nel corso dell'esame del provvedimento che ci accingiamo ad approvare.
Una prima puntualizzazione concerne l'articolo 52 del codice penale. Tale articolo viene mantenuto. Nel nostro paese, pertanto, la difesa sarà e continuerà ad essere legittima quando sarà proporzionata; e tale proporzionalità, è stato precisato, sussiste in situazioni specifiche quali quelle all'interno del proprio domicilio domestico o sul luogo di lavoro. I luoghi rispetto ai quali un'interpretazione giurisprudenziale degli ultimi anni ha spesso e volentieri messo sul banco degli imputati non gli aggressori ma le vittime.
Una seconda puntualizzazione riguarda i cosiddetti beni materiali. Su di essi è stata fatta tantissima propaganda negativa sostenendo che noi, con questa norma, avremmo posto in primo piano la difesa dei beni materiali a discapito di quella della vita umana. Non è così, chiunque può, leggendo il testo della norma (in particolare, la lettera b) del comma 1), osservare che la difesa del bene materiale è sempre e comunque legata e collegata alla sicurezza personale. Mai e poi mai con questa norma noi avremmo accordato una licenza di difesa limitata al solo bene materiale. Bene materiale sì, ma anche sicurezza personale.
Terza puntualizzazione: il contesto internazionale. È stato sostenuto che questo provvedimento si pone al di fuori delle Convenzioni europee e delle altre Convenzioni che il nostro paese ha sottoscritto. Non è assolutamente così! Non sono intervenuto prima per non bloccare l'iter del provvedimento, considerati i tempi strettissimi in cui sono costrette ad operare le Camere. Ebbene, se la Camera dei deputati esprimerà un voto positivo oggi, la maggioranza di questo Parlamento raggiungerà un grandissimo risultato politico.
Tornando al contesto internazionale, anche se non sono malato di esterofilia, citerò due esempi: la Germania e la Francia. In Germania, è stabilito che non è punito l'autore che eccede i limiti della legittima difesa a causa di turbamento, paura o panico. In Francia, vige una disposizione che pone una presunzione analoga a quella prevista nel provvedimento al nostro esame, a tenore della quale si presume che agisca in stato di legittima difesa colui che compie l'atto per respingere in tempo di notte l'ingresso, mediante effrazione, violenza o inganno, in luogo abitato, per difendersi contro gli autori di furti o saccheggi eseguiti con violenza.
Dunque - e mi rivolgo ai colleghi della maggioranza -, ci accingiamo ad approvare un provvedimento a favore del cittadino (per non vederlo salire sul banco degli imputati), un provvedimento di civiltà di cui questa Camera dei deputati ed
il Parlamento tutto (il Senato l'ha già approvato) dovranno andare fieri (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale, che avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione finale segreta, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 5982, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni - Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana).
(S. 1899. - Senatori Gubetti ed altri: Modifica all'articolo 52 del codice penale in materia di diritto all'autotutela in un privato domicilio) (Approvata dal Senato) (5982):
(Presenti e votanti 419
Maggioranza 210
Voti favorevoli 244
Voti contrari 175).
Prendo atto che gli onorevoli Ciro Alfano, Duilio, Bindi e Annunziata non sono riusciti a votare.
Sono pertanto assorbite le concorrenti proposte di legge nn. 4115, 4926 e 5417.
GABRIELE FRIGATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Onorevole Frigato, la pregherei di essere sintetico, perché sono qui dalle 9,30 di stamani senza interruzione ...
GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, impiegherò pochissimi minuti.
PRESIDENTE. Meno male ...!
GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, l'articolo 135-bis del nostro regolamento recita: «Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata ha luogo una volta alla settimana, di norma il mercoledì. Alle sedute dedicate allo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata intervengono, nell'ambito di ciascun calendario dei lavori, per due volte il Presidente o il Vicepresidente del Consiglio dei ministri (...)».
Signor Presidente, il regolamento è stato disatteso - continuamente e volutamente - per tutti i cinque anni di questa legislatura! Ne siamo testimoni noi parlamentari e ne sono testimoni gli italiani, i quali hanno avuto modo di conoscere diversi ministri ed hanno più spesso apprezzato nel ministro Giovanardi il bodyguard straordinario che ha sempre difeso Berlusconi e mai ha ammesso alcun errore del Governo.
Signor Presidente, in questi giorni, il Presidente del Consiglio è stato presente in molte trasmissioni televisive e radiofoniche di diversa natura - politica, culturale, sportiva, di intrattenimento -, di mattina, di pomeriggio, di sera, di notte.
Suggerirei al Presidente del Consiglio di valutare la possibilità di partecipare al question time programmato per domani, dalle 15 alle 16, in quest'aula. Mi pare che la diretta televisiva sia assicurata ... Egli dovrà soltanto accettare le regole della democrazia, per le quali, nell'aula del Parlamento, si discute, ci si confronta, parla il Governo, ma parlano anche i deputati, siano essi di maggioranza o di opposizione.
So che la questione è stata sollevata più volte e da diversi colleghi, ahimè, senza risultati concreti, nonostante l'impegno e le assicurazioni del Presidente della Camera.
Faccio appello al Presidente Casini affinché voglia difendere la dignità ed il ruolo del Parlamento, ed il nostro regolamento, anche nei confronti del Presidente Berlusconi, il quale, in questi cinque anni, ha mancato di rispetto istituzionale ed ha espresso uno scarso senso dello Stato, manifestando costantemente una concezione proprietaria della politica e delle istituzioni.
Signor Presidente, attendo fiducioso una risposta (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Frigato.
PRESIDENTE. Comunico che la II Commissione permanente (Giustizia) ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento in sede legislativa della seguente proposta di legge, già assegnata alla stessa Commissione in sede referente, a norma del comma 6 dell'articolo 92 del regolamento:
Kessler ed altri: «Riforma delle esecuzioni mobiliari» (6232) (La Commissione ha elaborato un nuovo testo).
La Presidenza, data l'urgenza del provvedimento e acquisito l'assenso di tutti i gruppi, derogando al termine di cui al comma 1 dell'articolo 92 del regolamento, ne propone direttamente l'assegnazione in sede legislativa alla II Commissione permanente (Giustizia).
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
GIACOMO MANCINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIACOMO MANCINI. Signor Presidente, i sindacati calabresi hanno programmato uno sciopero, per la giornata di domani, con l'obiettivo di denunciare la decisione della Polti Sud di chiudere lo stabilimento di Piano Lago, alle porte di Cosenza, che ha causato il licenziamento di oltre 200 lavoratori.
La grave vicenda si inserisce in un contesto di crisi drammatica che investe tutto il territorio della valle del Savuto e che, purtroppo, riguarda l'intera provincia di Cosenza, la quale sta perdendo, l'una dopo l'altra, tutte le realtà industriali esistenti. Tutto ciò avviene nella completa insensibilità del Governo nazionale. Infatti, mentre centinaia di famiglie stanno vivendo il dramma rappresentato da questi improvvisi licenziamenti, il Governo, nella persona del ministro delle attività produttive, si sottrae al confronto.
Per questo motivo, noi deputati della Rosa nel Pugno esprimiamo la nostra solidarietà ai lavoratori in lotta per i loro diritti e la nostra vicinanza all'intera comunità della valle del Savuto ed alla loro amministrazioni locali. Riteniamo che il sentimento di vicinanza debba provenire non soltanto dai deputati della Rosa nel Pugno, ma da tutto il Parlamento.
Inoltre, signor Presidente, chiediamo che il Presidente della Camera si attivi per sollecitare il Governo ad intervenire al fine di ricercare soluzioni giuste, rapide ed equilibrate che risolvano questa drammatica emergenza occupazionale.
PRESIDENTE. Provvederò senz'altro nel senso indicato dai colleghi che sono sinora intervenuti.
ANDREA GIBELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, volevo rendere noto alla Presidenza che, informalmente, mi è stato segnalato che da più parti in questa Assemblea, sia nel corso del dibattito di ieri sia durante le
ultime ore di quello odierno, ci sono stati i soliti «fuori campo» legati a presunte offese nei confronti di parlamentari, sia di una parte sia dell'altra. Di questo, naturalmente, mi rammarico, tenendo conto del fatto che il clima che si è creato sul provvedimento precedentemente esaminato, purtroppo, fa sì che ci siano fraintendimenti rispetto ad alcune voci «fuori campo» che in molte occasioni, sia da una parte sia dall'altra, abbiamo avuto modo di rilevare.
Ritengo che la strada sia quella solita, che in Parlamento tutte le opinioni siano legittime e che, comunque, anche gli avversari politici meritino rispetto e non debbano subire, né da una parte né dall'altra, lezioni di diritto o alcuna limitazione delle proprie volontà personali, perché quanto abbiamo ascoltato nella giornata di ieri e questa mattina fa parte comunque di una «tradizione» di cui in tante occasioni anche le cronache giornalistiche si sono riempite. Si possono avere opinioni diverse sulla condotta dei lavori dell'Assemblea, ma di precedenti in tal senso è piena la storia parlamentare di questa Camera, ed oggi non si riscontrano - mi preme sottolinearlo - fatti nuovi rispetto al passato ed alla storia parlamentare di questo paese.
Tenevo a portare all'attenzione dell'Assemblea le segnalazioni raccolte ed affido alla sensibilità di ogni presidente di gruppo le relative valutazioni di merito e quant'altro.
PRESIDENTE. Prendo atto di quanto da lei testé dichiarato; ne prendo atto con rammarico, perché dovrebbe sempre esservi un rapporto di correttezza. Può anche esservi una forte polemica, ma mai voci «fuori campo», fuori sede, fuori luogo e fuori dall'educazione.
MARCO FILIPPESCHI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO FILIPPESCHI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare il Governo a fornire una risposta all'interrogazione a risposta scritta n. 4-18107, da me presentata il 17 novembre dello scorso anno, che verte sulla situazione di diverse aziende dell'indotto metalmeccanico della grande azienda Piaggio di Pontedera.
Sono a rischio 500 posti di lavoro ed il Governo, per ora, non si è degnato di recarsi sul territorio a dare risposte; sollecito, dunque, una risposta in questa sede o, comunque, nella forma da me richiesta.
PRESIDENTE. Onorevole Filippeschi, considerata l'importanza della questione, le assicuro che riferirò immediatamente la sua richiesta al Presidente della Camera affinché la trasmetta al Governo, in modo che quest'ultimo si attivi nel senso da lei auspicato e da tutti considerato positivamente.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15,30.
La seduta, sospesa alle 13,40, è ripresa alle 15,35.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Adornato, Amoruso, Armani, Armosino, Ballaman, Boato, Bono, Bricolo, Caligiuri, Carrara, Cicu, Contento, Di Virgilio, Dozzo, Giordano, Martusciello, Molgora, Pecorella, Rosso, Santelli, Saponara, Scarpa Bonazza Buora, Selva, Sgobio, Stefani, Stucchi, Tortoli, Valentino, Valpiana, Violante e Vitali sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono centosei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, intervengo per chiedere un'inversione dell'ordine del giorno, nel senso di procedere subito alla trattazione del punto n. 6, che reca una serie di ratifiche di accordi internazionali, che tra l'altro non comporterebbero un grosso dispendio di energie da parte di quest'aula. In tal modo si potrebbe concludere l'esame dei provvedimenti ancora pendenti in questa materia prima della chiusura dei nostri lavori.
PRESIDENTE. Avverto che sulla proposta formulata dall'onorevole Antonio Leone, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del regolamento, darò la parola ad un oratore a favore e ad uno contro che ne facciano richiesta.
Nessuno chiedendo di parlare, pongo in votazione la proposta di inversione dell'ordine del giorno formulato dall'onorevole Antonio Leone.
(È approvata).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione del Protocollo stabilito in base all'articolo K3 del Trattato sull'Unione europea alla Convenzione sull'uso dell'informatica nel settore doganale, relativo al riciclaggio di proventi illeciti e all'inserimento nella Convenzione del numero di immatricolazione del mezzo di trasporto, fatto a Bruxelles il 12 marzo 1999.
Ricordo che nella seduta del 16 gennaio 2006 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 6191 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.
VALDO SPINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la ratifica del protocollo fatto a Bruxelles il 12 marzo 1999 riveste grande urgenza, perché riguarda l'utilizzo dell'informatica nel settore doganale: in altre parole, si tratta di utilizzare l'informatica per combattere il riciclaggio dei proventi illeciti nonché per inserire nella Convenzione il numero di immatricolazione dei mezzi di trasporto. Naturalmente, può stupire che sia necessaria una legge vera e propria per ratificare un accordo che ha un carattere tecnico, ma in realtà questo ha anche un carattere politico perché all'interno dell'Unione europea vi è veramente la necessità di essere tutelati rispetto al riciclaggio dei proventi illeciti.
Per tale motivo, ed anche perché il provvedimento in esame è stato già approvato dal Senato della Repubblica, ne raccomandiamo la sollecita approvazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Landi di Chiavenna. Ne ha facoltà.
GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Signor Presidente, anche il gruppo di Alleanza
Nazionale considera di particolare importanza il provvedimento in esame, poiché, come ha correttamente e giustamente ricordato il collega Spini, uno dei fenomeni che oggi rende particolarmente acuto il problema della criminalità (non solo quella armata, ma anche quella cosiddetta finanziaria) è proprio quello dei traffici illeciti di valuta. Tali traffici sono legati, a loro volta, ai grandi fenomeni di arricchimento da parte della criminalità organizzata, come il traffico di armi, di sostanze stupefacenti o di persone umane (mi riferisco, in quest'ultimo caso, all'immigrazione clandestina).
Si tratta di un montante di denaro incredibile. È impressionante, infatti, quante somme circolino, anche attraverso alcuni paradisi fiscali europei, sui quali non possediamo capacità di controllo, oppure riscontriamo difficoltà nell'esercitare un forte controllo. Non potremmo contrastare adeguatamente il fenomeno del terrorismo, delle mafie o delle criminalità organizzate, quindi, se non riuscissimo ad ottenere un controllo, vero e reale, dei flussi e delle provviste di denaro.
Basti solo ricordare, a titolo di esempio, che le provviste che gli extracomunitari spediscono dall'Italia ai loro paesi di provenienza ammontano a circa 4 miliardi di dollari su base annua. Molte di tali risorse, evidentemente, sono il frutto di attività lecite, e quindi, coerentemente, vengono convogliate verso i paesi di origine al fine di sostenere il loro prodotto interno lordo e le loro famiglie. È altrettanto vero, tuttavia, che una quota rilevante del denaro che fuoriesce dalle frontiere italiane, tedesche, francesi, inglesi o di altri Stati aderenti all'Unione europea costituisce il frutto di attività illecite e criminali.
Su tale fronte siamo chiamati a svolgere un ruolo fondamentale di contrasto e di controllo sul piano non solo della repressione, ma anche della prevenzione. Il provvedimento in esame va anche verso questa direzione. Si tratta, infatti, della ratifica di un Protocollo importante, che dovrebbe consentire di attivare un'articolazione di sistemi informativi in grado di prevenire i reati, e dunque capace di sostenere il controllo ed il fermo contrasto di ogni forma di illecito, inclusi quelli di carattere economico e finanziario.
Salutiamo con favore, quindi, il provvedimento in esame, che riteniamo di particolare importanza, ed auspichiamo che possa essere tempestivamente approvato con le prossime votazioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.
MARIO LETTIERI. Signor Presidente, anch'io, a nome del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo, desidero sottolineare l'importanza del provvedimento in esame, il quale, in verità, giunge in Assemblea in ritardo. Ritengo tuttavia essenziale la ratifica del Protocollo alla Convenzione sull'uso dell'informatica nel settore doganale, proprio per creare un sistema informativo che veda anche il nostro paese inserito in un ambito più vasto e complessivo, al di là dei nostri confini, volto a far sì che le attività di riciclaggio vengano colpite e, soprattutto, prevenute.
Vorrei testimoniare, in tal senso, l'efficienza dell'Agenzia delle dogane, poiché dobbiamo riconoscere con franchezza che, quando parliamo di apparati dello Stato, occorre prendere atto che vi sono parti della pubblica amministrazione che funzionano. Stiamo parlando di un settore estremamente delicato, perché, come ha testè sottolineato il collega Landi di Chiavenna, il riciclaggio è molto spesso legato ad attività economiche illegali. Infatti, quando questi flussi finanziari vengono individuati - spesso non facilmente -, si scopre che, a monte, vi sono proventi derivanti dal traffico di armi, dalla prostituzione, dal traffico della droga e via dicendo.
Devo tuttavia cogliere l'occasione per ricordare che questo Governo e questa maggioranza (non me ne voglia nessuno) hanno finora fatto molto poco in questo campo, se si considera che, con il cosiddetto scudo fiscale, hanno sostanzialmente avallato l'anonimato del rientro dei notevoli capitali esportati illegalmente all'estero.
Tali capitali, infatti, sono rientrati nel nostro paese, probabilmente sono anche ritornati nei luoghi di provenienza e tutto ciò è avvenuto con la garanzia dell'anonimato ed il pagamento di una somma irrisoria, pari al 2,5 per cento del loro valore.
Per queste ragioni, preannunzio che il mio gruppo esprimerà un voto favorevole sul disegno di legge di ratifica in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzi. Ne ha facoltà.
CESARE RIZZI. Signor Presidente, la Lega Nord Federazione Padana voterà a favore di questo provvedimento. D'altra parte, si tratta di una Convenzione stipulata il 12 marzo 1999. È il solito discorso relativo alle ratifiche: ve ne sono alcune che si protraggono per sei, sette od otto anni.
Pertanto, signor Presidente, ben venga questo disegno di legge di ratifica e votiamolo il più presto possibile. Ci vogliono infatti decenni prima che si possano votare ratifiche che servono al nostro paese.
GIOVANNI DEODATO, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANNI DEODATO, Relatore. Signor Presidente, mi riferisco alla relazione che ho svolto in sede di discussione sulle linee generali di questo provvedimento. Desidero solo evidenziare che questo provvedimento non comporta oneri di carattere finanziario. Le sue disposizioni non incidono sulle leggi o sui regolamenti vigenti e non richiedono, quindi, l'emanazione di norme di adeguamento dell'ordinamento interno.
Non sussistono profili di incompatibilità con potestà normative regionali o in termini di coordinamento comunitario e, pertanto, considerato il tempo trascorso dal momento in cui è stata approvata la Convenzione, ossia dal 1999, raccomando ancora una volta una sollecita approvazione di questo provvedimento, auspicando che esso sia votato immediatamente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 283
Votanti 281
Astenuti 2
Maggioranza 141
Hanno votato sì 280
Hanno votato no 1
Sono in missione 95 deputati).
Prendo atto che gli onorevoli Potenza e Daniele Galli non sono riusciti a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 6191 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruzzante. Ne ha facoltà.
PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, il mio gruppo, ovviamente, voterà a favore anche di questo articolo 2. Mi preme in ogni caso rilevare - lo faccio nel seguito della discussione di questo primo disegno di legge di ratifica - che si tratta di una Convenzione siglata a Bruxelles il 12 marzo 1999. All'ordine del giorno della seduta odierna vi sono alcuni disegni di legge di ratifica; quattro di essi si riferiscono ad atti che risalgono addirittura alla scorsa legislatura: ve n'è uno del 1997; un altro risale al 1996; ed un altro ancora risale all'ottobre 2000.
Si pone, al riguardo, un problema che più volte abbiamo rilevato nel corso di questa legislatura e che, ovviamente, non riguarda l'attuale maggioranza: il rapporto tra le ratifiche e la discussione parlamentare.
Nel corso di questa legislatura, abbiamo tentato di avanzare una proposta che mira a dare un ordine diverso ai dibattiti relativi alle ratifiche. La proposta è quella di introdurre vere e proprie sessioni, semestrali o annuali, che siano in grado di affrontare tutte le ratifiche in discussione e che consentirebbero, probabilmente, un più ampio dibattito sulla politica estera del nostro paese.
EDMONDO CIRIELLI. Che c'entra?
PIERO RUZZANTE. Noto con rammarico che non siamo riusciti ad affrontare tale problema nel corso della presente legislatura, ma credo sarebbe utile ed opportuno riuscire a fare una diversa pianificazione delle discussioni in Parlamento relative alle ratifiche, per evitare di trovarci, anche nei prossimi anni, a dover discutere e ratificare trattati siglati con dieci anni di anticipo rispetto al momento dell'approvazione in aula del relativo disegno di autorizzazione alla ratifica.
Ritengo che questo sia un aspetto importante, da consegnare alla riflessione dei colleghi che saranno eletti nella prossima legislatura, ai fini dell'individuazione di una modalità di approvazione e di discussione delle ratifiche più approfondita e diversa rispetto all'attuale dibattito.
Credo che ciò lo dobbiamo anche rispetto agli impegni che ci siamo assunti nei confronti di paesi stranieri. Ritengo che una seria politica estera debba essere affrontata in maniera adeguata nelle sedi parlamentari, facendo trascorrere tempi normali, e non tempi così esagerati, tra il momento dell'approvazione degli atti internazionali e quello della votazione delle relative ratifiche in aula.
Quindi, consegno agli atti il mio intervento, che ho deciso di svolgere proprio perché mi sono accorto che vi sono disegni di legge di ratifica che vengono sottoposti all'esame dell'Assemblea, ai fini dell'approvazione, con grandissimo ritardo. Lo ripeto: non è una responsabilità della maggioranza, perché molti disegni di ratifica risalgono alla scorsa legislatura.
Ritengo, tuttavia, sarebbe utile che il Parlamento affrontasse questi temi all'interno di una riflessione che riguardi, nel complesso, la politica estera. Ovviamente, dietro ciascuno di questi Trattati ed Accordi vi sono «pezzi» della nostra politica estera rispetto ad aree del mondo e continenti con i quali l'Italia ha stabilito rapporti in campi diversi, da quelli riguardanti l'ambiente a quelli culturali.
Credo sarebbe cosa utile dare maggiore qualità al nostro dibattito e prevedere tempi più rapidi per l'approvazione di questi disegni di legge di ratifica (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Ruzzante. Penso che le sue sagge osservazioni vadano a futura memoria. Saranno affidate a chi, nella prossima legislatura, avrà l'incarico di tenere conto di ciò che lei giustamente ha evidenziato, come ha fatto anche, in altre circostanze, il presidente Selva.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 353
Maggioranza 177
Hanno votato sì 353).
Prendo atto che l'onorevole Potenza non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 6191 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 360
Maggioranza 181
Hanno votato sì 359
Hanno votato no 1).
Prendo atto che l'onorevole Potenza non è riuscito a votare.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.
VALDO SPINI. Signor Presidente, intervengo per dire che, onestamente, in tale campo, dobbiamo offrire un tributo all'onorevole Valerio Calzolaio, che in questa legislatura ha compiuto veramente un grande sforzo per semplificare la procedura di approvazione dei disegni di legge di ratifica. Credo che dobbiamo assolutamente farne tesoro.
In ogni caso, come ho detto prima, il disegno di legge di ratifica in esame giunge dal Senato. Ciò che tenevo a dire - e per questo motivo ho preso la parola - è che, per quanto concerne la materia dei proventi illeciti, il Senato finalmente ci ha anche trasmesso il disegno di legge di ratifica della famosa Convenzione di Palermo sulla lotta alla criminalità organizzata, che riguarda un contesto ancora più vasto. Oggi, in Commissione affari esteri, ho sollecitato l'inserimento dell'esame di tale provvedimento all'ordine del giorno di una Commissione congiunta esteri e giustizia. Nel momento in cui si parla di proventi illeciti, vorrei veramente invitare tutti i colleghi ad una sensibilizzazione in questo campo. La Convenzione di Palermo rappresenta un motivo di orgoglio per l'Italia che ha ospitato tale Conferenza. Mi auguro veramente che, anche in questo caso, si riesca ad approvare il disegno di legge di ratifica.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 6191, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(S. 3423 - Ratifica ed esecuzione del Protocollo stabilito in base all'articolo K3 del Trattato sull'Unione europea alla Convenzione sull'uso dell'informatica nel settore doganale, relativo al riciclaggio di proventi illeciti e all'inserimento nella Convenzione del numero di immatricolazione del mezzo di trasporto, fatto a Bruxelles il 12 marzo 1999) (Approvato dal Senato) (6191):
(Presenti 357
Votanti 356
Astenuti 1
Maggioranza 179
Hanno votato sì 356).
Prendo atto che l'onorevole Potenza non è riuscito a votare.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Adesione
al Protocollo del 1997 di emendamento della Convenzione internazionale per la prevenzione dell'inquinamento causato da navi del 1973, come modificata dal Protocollo del 1978, con Allegato VI ed Appendici, fatto a Londra il 26 settembre 1997.
Ricordo che nella seduta del 16 gennaio 2006 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 6192 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.
VALDO SPINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo non soltanto come membro della Commissione affari esteri, ma - se è consentito - anche come ex ministro dell'ambiente. Avrete visto che questo Protocollo è stato fatto a Londra il 26 settembre 1997.
Il tema dell'inquinamento causato dalle navi, purtroppo, ha colpito anche l'Italia.
Lei che è ligure, o meglio, toscano, ma provvisoriamente installato in Liguria...
PRESIDENTE. Sono senza fissa dimora!
VALDO SPINI. Mi auguro che la trovi, Presidente! A meno che lei non sia un «ghibellin fuggiasco», perché allora farei un paragone che la onora!
PRESIDENTE. Solo fuggiasco!
VALDO SPINI. Purtroppo, come dicevo, anche nel periodo in cui ero ministro dell'ambiente, avemmo grossi problemi con le navi, che, a causa di incidenti, avevano scaricato del materiale inquinante, danneggiando il mare, le coste e l'economia turistica delle coste stesse.
Quindi, in questo senso, viene da meravigliarsi di questo grave ritardo. Il Protocollo è del 1997. Forse, lo si è voluto studiare tecnicamente con grande attenzione. Mi auguro sia questo questo il motivo. Certamente, i problemi tecnici sono difficili, ma per l'Italia si presenta la necessità di una partecipazione a questi avvenimenti, perché, onestamente, non è l'Italia che provoca l'inquinamento da navi, ma anzi spesso lo subisce dal naviglio di altri paesi e di altra bandiera.
Forse, dobbiamo lamentare di non avere ratificato rapidamente questo Protocollo. Oggi che esso è al nostro esame, per quanto riguarda il nostro gruppo dei Democratici di sinistra, c'è naturalmente un semaforo verde, un «via libera» e, soprattutto, anche l'incitamento - come si dice con un brutto termine che, ormai, è in uso - ad implementare l'accordo con tutte le sue implicazioni.
EDMONDO CIRIELLI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI, Relatore. Vorrei brevissimamente confermare, oltre quello che ha detto l'onorevole Spini, la necessità urgente di approvare il Protocollo, anche perché esso è entrato già in vigore e la mancata ratifica dell'Allegato VI alla Convenzione generale del 1973, contenuto nel Protocollo del 1997, mette a rischio anche la navigazione dei natanti italiani che non siano provvisti del certificato previsto dall'accordo stesso.
Vorrei ribadire, anche come dichiarazione di voto finale, oltre al mio pieno appoggio e quello del mio gruppo, la necessità e l'importanza che l'Allegato VI, di modifica della Convenzione del 1973, contiene norme volte a diminuire le emissioni di inquinanti nell'atmosfera da parte delle navi, sia quelle di ossido di zolfo, sia quelle di ossido di azoto per le navi a motore diesel.
Quindi, la ratifica del Protocollo anche da parte della Camera dei deputati è particolarmente importante, poiché essa
tocca il tema dell'inquinamento marittimo ancora non affrontato, ma che è particolarmente urgente, data la vetustà dell'accordo sottoscritto dal Governo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 373
Maggioranza 187
Hanno votato sì 373).
Prendo atto che l'onorevole Potenza non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 6192 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 377
Votanti 376
Astenuti 1
Maggioranza 189
Hanno votato sì 375
Hanno votato no 1).
Prendo atto che l'onorevole Potenza non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 6192 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 379
Votanti 378
Astenuti 1
Maggioranza 190
Hanno votato sì 377
Hanno votato no 1).
Prendo atto che l'onorevole Potenza non è riuscito a votare.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calzolaio. Ne ha facoltà.
VALERIO CALZOLAIO. Signor Presidente, noi riteniamo utile la ratifica di questo protocollo e, tuttavia, segnaliamo anche al relatore, che è intervenuto sulla materia, come resti ancora inevasa un'esigenza più complessiva rispetto agli accordi internazionali sull'inquinamento causato dalle navi e dagli idrocarburi nel Mediterraneo.
Lei sa che ci sono vari protocolli su questa materia, ma il drammatico incidente della Haven segnalò la necessità di una rivisitazione più complessiva ed organica dei risarcimenti per questo tipo di incidenti.
Purtroppo, all'interno delle convenzioni internazionali, anche per la diversa normativa esistente negli Stati Uniti in materia di risarcimento, ad oggi non abbiamo la garanzia di un adeguato risarcimento per il danno ambientale legato al rilascio di idrocarburi nei mari.
Ricordo come nel mar Mediterraneo avvenga il 25 per cento del traffico petrolifero mondiale: proprio a causa del suddetto traffico, nel mar Mediterraneo le particelle di idrocarburi sono presenti in
una percentuale molto più alta che in ogni altro mare od oceano al mondo. Ebbene, se si verificano incidenti, non abbiamo, ancora oggi, la garanzia di un adeguato risarcimento del danno ambientale, di un risarcimento per la natura inquinata e distrutta, oltre che per gli ecosistemi costieri che possono essere minati da tale inquinamento.
Quindi, siamo assolutamente d'accordo sulla ratifica in esame, che, anzi, è tardiva, come già ricordato dal collega Spini. Tuttavia, anche questa ratifica non risolve il problema di fondo legato all'inquinamento dei mari, anche del mar Mediterraneo. Cogliamo l'occasione dell'esame di questo provvedimento per sottolineare nuovamente la necessità che il nostro Governo, nelle sedi internazionali - in particolare a Londra, che è la capitale mondiale di questo tipo di protocolli e strutture -, ponga il tema di un adeguato risarcimento del danno ambientale nel caso di incidenti del suddetto tipo (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 6192, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(S. 3550 - Adesione al Protocollo del 1997 di emendamento della Convenzione internazionale per la prevenzione dell'inquinamento causato da navi del 1973, come modificata dal Protocollo del 1978, con Allegato VI ed Appendici, fatto a Londra il 26 settembre 1997) (Approvato dal Senato) (6192):
(Presenti 389
Votanti 388
Astenuti 1
Maggioranza 195
Hanno votato sì 387
Hanno votato no 1).
Prendo atto che l'onorevole Potenza non è riuscito a votare.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e le Nazioni Unite per l'esecuzione delle sentenze del Tribunale penale internazionale per il Ruanda, fatto a Roma il 17 marzo 2004, e norme di adeguamento dell'ordinamento interno.
Ricordo che nella seduta del 16 gennaio 2006 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 6193 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.
VALDO SPINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo ancora più volentieri perché il Ministero degli affari esteri è rappresentato dal sottosegretario Margherita Boniver, che si è sempre impegnata su questi temi, addirittura quando era presidente di Amnesty International italiana.
Il provvedimento in esame non serve solo a ratificare l'Accordo in oggetto. Purtroppo, anche nel nostro paese vi erano alcuni ricercati dal Tribunale penale internazionale per il Ruanda. Quindi, è senz'altro opportuno che tale ratifica venga portata a termine.
Oggi siamo più ottimisti sulle sorti di tale paese, ma gli eccidi che si verificarono furono veramente gravissimi e colpirono davvero l'opinione pubblica. Credo che il senso di tali tribunali penali internazionali sia proprio questo: nessuno di coloro che commettono crimini contro l'umanità deve sentirsi tutelato da situazioni interne, in quanto potrà sempre esservi il braccio di una giustizia internazionale che lo raggiunge. Se saremo efficaci su tale strada, credo che veramente scoraggeremo tali crimini e genocidi.
Quindi, nell'augurare al popolo del Ruanda di pervenire ad una condizione di normalità e di uscire da tale situazione - ripeto, vi sono segnali molto positivi in questo senso -, credo che tanto più dobbiamo fare il nostro dovere di italiani ratificando l'Accordo con le Nazioni Unite per l'esecuzione delle sentenze del suddetto tribunale penale internazionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianchi. Ne ha facoltà.
GIOVANNI BIANCHI. Signor Presidente, la ratifica in esame riguarda un accordo di enorme importanza, perché nel caso del Ruanda la parola «genocidio» è stata correttamente usata. Vi è stato un milione di morti, fatti a pezzi; vi sono opuscoli e libri, anche in italiano, che descrivono la situazione da una parte e dall'altra, anche dalla parte dei massacratori, e che ricostruiscono l'incredibile vicenda conclusasi con l'avvento al potere di Kagame.
Ho brevemente ricordato ciò per dare il senso dell'Accordo in questione. Si tratta di conferire dignità di giustizia alla conclusione di una tragedia mondiale che travalica persino il contrasto storico tra i tutsi e gli hutu, che riguarda questo ed altri paesi dell'area, come il Burundi.
Ricordo che una missione italiana - ne faceva parte anche il collega Zacchera - si recò sul posto per monitorare la situazione, terribile dal punto di vista di coloro che sono stati trucidati ma anche da quello dei massacratori, ammassati in carceri che tali non sono, i cosiddetti cachot, dove un numero incredibile di persone, in condizioni assolutamente invivibili, è rimasto per anni, con tutto quello che comportava in termini di effetti sulle famiglie, con bambini che non frequentavano più la scuola per recarsi al carcere a portare la ciotola di riso al babbo o al fratello detenuto.
È stata una tragedia che ha attraversato anche la coscienza religiosa. Da una parte e dall'altra, infatti, i membri delle due etnie fanno riferimento alla medesima fede cattolica. Ho avuto modo di parlare con il nunzio, con i vescovi e con i sacerdoti per andare al fondo di questa coscienza divisa.
L'Italia ha un legame in più; è stata la presenza eroica del nostro console a Kigali, che in quell'occasione non soltanto portò in salvo i nostri connazionali, ma riuscì anche a sottrarre una serie di vittime designate all'eccidio.
Sono tutte ragioni di contesto che evidenziano l'importanza di dare seguito alle sentenze del Tribunale penale internazionale per il Ruanda e del legame storico ed etico. Molti missionari italiani si trovano in quella zona, organizzazioni non governative, con volontari del nostro paese. Mettersi a disposizione di tale tribunale internazionale affinché le sentenze vengano eseguite anche nel nostro paese (ovviamente, con le caratteristiche di umanità che la pena deve avere e che il nostro ordinamento assicura) è una delle ragioni che rendono palese l'importanza, assolutamente
da non sottovalutare, direi addirittura storica (presente nel percorso del suddetto tribunale internazionale e nel percorso del diritto in questo mondo globalizzato), di questo Accordo, che ci deve vedere partner non soltanto efficaci ma anche convinti.
Per questo, annuncio il voto favorevole del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Calzolaio. Ne ha facoltà.
VALERIO CALZOLAIO. Signor Presidente, sulla questione del Tribunale penale internazionale riferita anche alla drammatica situazione del Ruanda hanno già espresso concetti che condivido sia il collega Spini, sia il collega Giovanni Bianchi.
Mi rivolgo al collega Antonio Leone e al sottosegretario Boniver con riferimento ad una questione specifica. Il collega Leone, nel motivare la richiesta di inversione dell'ordine del giorno, ha utilizzato argomenti che condividiamo; infatti, abbiamo espresso un voto favorevole in ordine alla predetta richiesta. In particolare, il collega Leone ha ricordato che vi sono in sospeso alcune ratifiche di accordi internazionali che è necessario esaminare prima dello scioglimento delle Camere. Tuttavia, collega Leone, le chiedo di associarsi a noi nel sollecitare il Governo ad utilizzare questo stesso tempo coerentemente con quanto lei ha precedentemente dichiarato.
Al Senato, giace la ratifica di un provvedimento, già esaminato in due successive letture dalla Camera, che tuttavia il Senato non ha inserito all'ordine del giorno dell'Assemblea. Si tratta di un testo che fa riferimento ad un disegno di legge del Governo presentato nel 2001 che giace da più di un anno al Senato. Chiediamo dunque al Governo di valutare la possibilità che il Senato esamini tale provvedimento, consentendone l'approvazione prima della fine di questa legislatura.
Si tratta della ratifica dei nove protocolli attuativi della Convenzione delle Alpi, approvati nello stesso testo in due successive letture dalla Camera e attualmente all'esame del Senato. Sarebbe incredibile se il Senato non approvasse tale provvedimento, nello stesso testo del disegno di legge presentato dal Governo nel 2001.
EDMONDO CIRIELLI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI, Relatore. Signor Presidente, al di là delle giuste valutazioni di carattere umanitario, vorrei precisare il contenuto del provvedimento in esame.
È la seconda volta che il Parlamento italiano interviene dal punto di vista legislativo sulla vicenda relativa alla risoluzione ONU n. 955 del 1994 che ha istituito il Tribunale internazionale incaricato di perseguire i responsabili delle gravi violazioni dei diritti umani o del genocidio avvenuto nel 1994 in Ruanda.
Il disegno di legge in esame, già approvato dal Senato, autorizza la ratifica dell'Accordo tra il Governo italiano e le Nazioni Unite, fatto a Roma nel marzo del 2004 - quindi successivamente alla legge già approvata di primo adeguamento della normativa italiana alla risoluzione ONU nel 2002 -, al fine di rendere esecutive le sentenze del Tribunale penale internazionale per il Ruanda ovvero per rendere possibile a persone condannate da tale Tribunale di scontare la pena in Italia.
Quindi, si tratta di una forma di collaborazione ulteriore che l'Italia si assume per far valere il diritto internazionale. L'Accordo contiene una serie di norme dirette a regolare la possibilità e le modalità per scontare la pena in Italia.
Pertanto, ritengo che tali norme debbano essere approvate immediatamente, non essendo necessaria una particolare valutazione, vista l'importanza del tema.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzi. Ne ha facoltà.
CESARE RIZZI. Signor Presidente, vista la necessità di approvare celermente tutte le ratifiche, sarebbe opportuno che si intervenisse
sulla ratifica in esame e non con riferimento a ratifiche non previste all'ordine del giorno, come invece ha fatto il collega Calzolaio. Pertanto, se veramente si vogliono accelerare i tempi, sarebbe auspicabile che non si intervenisse su ratifiche non iscritte all'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 353
Maggioranza 177
Hanno votato sì 351
Hanno votato no 2).
Prendo atto che gli onorevoli Potenza, Buontempo e Giuseppe Gianni non sono riusciti a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 6193 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruzzante. Ne ha facoltà.
PIERO RUZZANTE. Vorrei aggiungere un elemento di riflessione, visto che siamo ormai a fine legislatura. Stiamo trattando delle questioni relative al Tribunale penale internazionale, relativamente ad un paese che ha sofferto molto e che tuttora sta soffrendo, per una situazione interna molto difficile, come hanno ricordato i colleghi Spini e Giovanni Bianchi nei loro interventi precedenti. Credo che la ratifica di questo Accordo per l'esecuzione delle sentenze del Tribunale penale internazionale andrebbe rapportata ad un altro provvedimento, che purtroppo non ho visto approvato nel corso di questa legislatura, nonostante avessimo avviato una discussione: l'Accordo relativo all'introduzione del reato di tortura nel nostro ordinamento giudiziario.
Vi è infatti uno stretto legame e collegamento tra la ratifica dell'Accordo in esame e l'approvazione di quel provvedimento, che non siamo ancora riusciti a portare all'attenzione dell'Assemblea, anche se so che esso è all'ordine del giorno della Commissione giustizia. In quel provvedimento, che inserisce il reato di tortura nel nostro ordinamento giudiziario, c'è un articolo che si collega anche ad eventuali reati compiuti fuori dal nostro paese. Credo quindi che tale provvedimento rappresenti un elemento assolutamente importante ed è un peccato che esso si sia arenato. Infatti, nonostante fosse stata avviata la discussione in quest'aula su un emendamento della collega Lussana, poi approvato, che poneva il limite alla considerazione e alla valutazione del reato di tortura solo se questa veniva reiteratamente compiuta da pubblici ufficiali, tuttavia quella modifica ovviamente rendeva inaccettabile l'approvazione di quel testo. Il provvedimento è quindi tornato in Commissione giustizia, ma poi si è arenato, nonostante esso sia ancora e tuttora all'ordine del giorno.
Sarebbe bello concludere questa legislatura con l'approvazione di quel provvedimento, fortemente richiesto anche da organizzazioni come Amnesty International, che si è battuta proprio per l'inserimento del reato di tortura nel nostro ordinamento giudiziario. È evidente peraltro la stretta connessione tra una legislazione sul piano giudiziario, che preveda e riconosca il reato di tortura non solo se compiuto all'interno del nostro paese ma anche in sede internazionale, e l'applicazione e l'esecuzione delle sentenze del Tribunale penale internazionale.
Quindi questo è l'elemento di valutazione di carattere generale, ma al tempo stesso è un invito che rivolgo all'Assemblea, affinché si preveda negli ultimi giorni di lavoro parlamentare la possibilità di recuperare il tempo perso, arrivando ad una rapida approvazione di quel provvedimento.
Aggiungo una seconda riflessione. È vero che oggi all'ordine del giorno non c'è la questione relativa alla ratifica dell'Accordo
sulle Alpi, tuttavia utilizziamo l'occasione della ratifica di alcuni trattati internazionali per porre un problema politico al Governo: l'Accordo sulle Alpi è passato due volte qui alla Camera, ma ancora non è stato approvato dal Senato e ciò impedisce di arrivare alla sua ratifica definitiva.
Credo sia un elemento aggiuntivo, che il collega Calzolaio ha voluto porre al centro del dibattito. Quindi non è un'altra materia, ma è semplicemente una questione politica che abbiamo posto al Governo, visto che è presente nella persona del sottosegretario. Non ci attendiamo una risposta in quest'aula, perché non si tratta di un argomento all'ordine del giorno della seduta odierna, ma ci aspettiamo comunque una risposta sul piano politico da parte dell'altro ramo del Parlamento, per poter arrivare ad un'approvazione definitiva prima della fine della legislatura.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti ed i docenti delle scuole medie Francesco Torraca e Giacomo Leopardi di Potenza, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 6193 sezione 2 ), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 385
Votanti 383
Astenuti 2
Maggioranza 192
Hanno votato sì 383).
Prendo atto che gli onorevoli Giuseppe Gianni e Potenza non sono riusciti a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 6193 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 371
Votanti 370
Astenuti 1
Maggioranza 186
Hanno votato sì 369
Hanno votato no 1).
Prendo atto che gli onorevoli Giuseppe Gianni e Potenza non sono riusciti a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (vedi l'allegato A - A.C. 6193 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 377
Maggioranza 189
Hanno votato sì 377).
Prendo atto che gli onorevoli Giuseppe Gianni e Potenza non sono riusciti a votare.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 6193, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(S. 3552 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e le Nazioni Unite per l'esecuzione delle sentenze del Tribunale penale internazionale per il Ruanda, fatto a Roma il 17 marzo 2004, e norme di adeguamento dell'ordinamento interno) (Approvato dal Senato) (6193):
(Presenti 389
Votanti 388
Astenuti 1
Maggioranza 195
Hanno votato sì 387
Hanno votato no 1).
Prendo atto che gli onorevoli Giuseppe Gianni e Potenza non sono riusciti a votare.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sul trasporto marittimo tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da un lato, e il Governo della Repubblica popolare cinese, dall'altro, fatto a Bruxelles il 6 dicembre 2002.
Ricordo che nella seduta del 16 gennaio 2006 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'Allegato A - A.C. 6195 - sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.
VALDO SPINI. Grazie Presidente, siamo in materia dei rapporti tra l'Unione europea - anzi Comunità europea, perché l'accordo è del 2002 - ed il Governo della Repubblica popolare cinese. Come è noto si tratta di una materia strategica, sia dal punto di vista dell'Unione europea sia da quello dell'Italia, perché se nell'Unone europea c'è un paese particolarmente aperto ai trasporti marittimi, quello è senza dubbio l'Italia.
Certamente, si tratta di un accordo firmato dai quindici membri di allora, quindi, presto sarà senz'altro preso in esame il problema di estenderlo agli attuali 25 membri. Tuttavia, credo che questo accordo di trasporto marittimo potrebbe prestarsi a varie considerazioni. La prima è sulla capacità competitiva dei nostri porti rispetto a quelli dell'Unione europea per quanto attiene al trasporto marittimo delle merci. Proprio il fatto che gli accordi vengano giustamente e doverosamente sottoscritti con l'insieme dell'Unione europea e non più con i singoli paesi, credo che ci debba far riflettere sulla capacità di potere utilizzare al meglio un'intuizione del presidente Prodi su come molti dei traffici del sud-est asiatico transitino dal canale di Suez e su come sia effettivamente decisivo se questa via avrà più successo di quella dei grandi porti del nord-Europa, così forti e attrezzati, come ad esempio il porto di Rotterdam.
È probabilmente una delle ultime occasioni che l'Italia ha di poter essere in
qualche modo protagonista di questi nuovi flussi di trasporto delle merci e protagonista in questo grande episodio della globalizzazione: l'ingresso della Cina nel mercato occidentale e, in particolare, nel mercato europeo.
Questo accordo ha solo tre anni, ma in questa materia anche pochi anni sono veramente decisivi. Credo che chi abbia visitato la Cina prima del 2002 e torni a visitarla ora potrebbe rendersi conto della differenza. Ritengo sia stato giusto da parte nostra sottolineare quanto questo accordo sia rilevante e quanto sia importante che l'Unione europea lo abbia sottoscritto senza alcuna indulgenza verso pratiche nazionalistiche, che sarebbero di corta veduta. È importante rendersi conto fino in fondo degli effetti che ha per il nostro paese anche un accordo di questo genere.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 386
Votanti 384
Astenuti 2
Maggioranza 193
Hanno votato sì 382
Hanno votato no 2).
Prendo atto che gli onorevoli Giuseppe Gianni e Potenza non sono riusciti a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 6195 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 387
Votanti 386
Astenuti 1
Maggioranza 194
Hanno votato sì 386).
Prendo atto che gli onorevoli Giuseppe Gianni e Potenza non sono riusciti a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 6195 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 385
Votanti 383
Astenuti 2
Maggioranza 192
Hanno votato sì 383).
Prendo atto che gli onorevoli Giuseppe Gianni e Potenza non sono riusciti a votare.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanni Bianchi. Ne ha facoltà.
GIOVANNI BIANCHI. Signor Presidente, oltre ad associarmi alle considerazioni svolte poc'anzi dal collega Spini, desidero svolgere due brevi riflessioni sul disegno di legge di ratifica in esame.
In primo luogo, noi ci troviamo a confrontarci con l'espansione di un capitalismo - quello cinese - quanto mai originale. Un capitalismo non tutto positivo nel suo modo di trattare non tanto le merci quanto le persone, ma con la cui espansione dobbiamo fare i conti. E allora, tali conti è bene farli come Unione europea piuttosto che soltanto in maniera bilaterale. Per tale motivo, noi raccomandiamo una sollecita approvazione del disegno di legge di ratifica dell'Accordo in esame.
In secondo luogo, occorre tenere presente che tale Accordo intercorre con una potenza economica avviata a divenire una superpotenza: la Repubblica popolare cinese fra qualche anno supererà gli Stati Uniti in termini di prodotto interno lordo. Un paese che già da anni mostra una stabilità incredibile della propria moneta. Si ricorderà come le crisi finanziarie, che hanno interessato le cosiddette tigri asiatiche, non siano mai riuscite a scalfire le riserve monetarie cinesi sulle quali peraltro regge gran parte del debito estero del paese più indebitato mondo, cioè gli Stati Uniti. Da questo punto di vista si evince un intreccio molto particolare che, con questo Accordo, ci interessa soltanto per un aspetto in ordine al quale noi siamo chiamati a fare la nostra parte.
La Repubblica popolare cinese registra un ritmo di sviluppo inarrestabile: il collega Spini diceva che quello al nostro esame è un Accordo relativamente giovane (tre anni); ebbene a Shanghai si pianifica di quattro anni in quattro anni. Ciò dà l'idea di un ritmo di sviluppo rispetto al quale il cosiddetto vecchio Continente se non vuole perdere tecnologicamente il passo deve mostrarsi attento e non limitarsi soltanto a guardare agli accordi che gli Stati Uniti hanno voluto introducendo la Cina tra i membri del WTO.
Tutte queste ragioni, che ho espresso in maniera sintetica, ci inducono ad esprimere un voto favorevole sulla ratifica ed esecuzione dell'Accordo in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ranieri. Ne ha facoltà.
UMBERTO RANIERI. Signor Presidente, noi voteremo a favore della ratifica e dell'esecuzione dell'Accordo sul trasporto marittimo tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da un lato, e il Governo della Repubblica popolare cinese, dall'altro.
Noi consideriamo molto importante il fatto che quello in esame sia un Accordo stipulato dalla Comunità europea con la Repubblica popolare cinese. Riconoscendo alla Cina un ruolo cruciale nell'ambito dell'economia globale del nostro tempo, riteniamo, infatti, essenziale che la stessa Unione europea si muova sulla scena del mondo globale alla ricerca di intese e di cooperazione con altri soggetti e, in particolare, con un soggetto di grande rilevanza ed importanza come è, appunto, la Cina.
Tuttavia, nel dichiarare il nostro voto favorevole sul disegno di legge di ratifica di tale Accordo, desideriamo anche porre in rilievo il fatto che rimane in ogni caso aperto con la Repubblica popolare cinese da parte della Comunità europea e i suoi Stati membri il problema relativo alla necessità che in quel paese lo sviluppo e la crescita economica si accompagnino ad un deciso miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori ed al rispetto dei diritti umani.
Il riconoscimento della dignità della persona e della libertà di scelta sono principi che ispirano la vita democratica dell'Unione; pertanto, riteniamo che quest'ultima non debba sottovalutare tali principi nel momento in cui stipula con la Cina intese economiche e commerciali come quella in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Selva. Ne ha facoltà.
GUSTAVO SELVA, Presidente della III Commissione. Signor Presidente, nel momento in cui la Comunità europea stipula
un accordo importante con la Repubblica popolare cinese, sento anch'io, come l'onorevole Ranieri, il dovere di segnalare che, per noi, anche gli accordi commerciali devono avere come conseguenza - anzi, come premessa - il rispetto dei diritti umani, sociali e civili, cosa che, purtroppo, fino al momento attuale, non è affatto generalizzata nella Repubblica popolare di Cina.
Possiamo capire che un grande paese impegnato in una riforma radicale del proprio sistema politico, economico e sociale possa ancora trascurare - anche se non dovremmo consentirlo - i diritti civili ed umani (il cui rispetto, ripeto, dovrebbe costituire la premessa di ogni accordo). Aspettiamo, pertanto, che la sfida venga raccolta dalla Repubblica popolare di Cina, perché riteniamo che soltanto seguendo quella direzione si possano salvaguardare i grandi valori di pace, di libertà e di progresso sociale.
Quindi, voteremo a favore dell'Accordo in esame, ma non possiamo mancare di fare un richiamo, etico e sociale ad un tempo, teso alla valorizzazione dell'esigenza - anche umanamente avvertita in quei paesi - di godere di libertà e di parità di condizione per quanto riguarda i diritti civili ed umani.
PRESIDENTE. La ringrazio, presidente Selva.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI. Signor Presidente, l'Accordo dell'Unione europea con la Repubblica popolare cinese al nostro esame è sicuramente importante. Infatti, l'economia cinese è in rapido sviluppo e può rappresentare un motore propulsivo anche per la ripresa economica nel nostro paese e nella stessa Europa.
È importante che, in ordine ad alcuni punti, si faccia riferimento a criteri, a norme ed anche a trasparenza nell'ambito degli scambi commerciali, soprattutto attraverso la regolamentazione del trasporto marittimo.
ANDREA LULLI. A mio avviso, però - e desidero farlo notare, associandomi a quanto già detto dal collega Ranieri - soltanto procedendo con l'integrazione commerciale ed economica riusciremo ad aiutare quel paese a rispettare, magari, le norme dell'Organizzazione internazionale del lavoro.
A mio modo di vedere, se gestito bene, l'Accordo in esame può rendere possibile un raccordo importante sul controllo delle merci in ingresso in Europa e, quindi, nel nostro paese, rispetto alle quote regolate, in qualche modo, dall'Organizzazione mondiale del commercio. Inoltre, nel testo dell'Accordo, alcuni punti risultano definiti (si veda, ad esempio, il disposto dell'articolo 5). In tal modo, diviene possibile attendere in maniera particolare alle questioni legate alla salubrità dei prodotti immessi nei nostri mercati.
Il tema è molto delicato. Non si tratta di attuare norme discriminatorie e non si tratta di porre barriere per regolare gli scambi commerciali. Si tratta, però, di crescere insieme e nella trasparenza, in modo che i prodotti scambiati in Cina ed in Europa, provenienti da quei paesi, siano sottoposti a quelle importanti dinamiche che rendono sicuro il consumo da parte degli utilizzatori finali di questi mercati.
Mi limiterò ad un esempio molto semplice e non mi dilungherò oltre, perché in materia abbiamo presentato anche alcuni importanti progetti di legge. Del resto, se è evidentemente inaccettabile che alcuni coloranti entrino nel nostro paese e nel mercato europeo, in quanto decisamente pericolosi per la salute, non solo di chi lavora, ma anche di chi consuma quei prodotti, non può essere dato che vi entrino prodotti realizzati in quei paesi con l'utilizzazione degli stessi coloranti, che così vi entrerebbero insieme al prodotto finale. Questo è un punto delicato e non deve essere considerato come un'arma di contenzioso o una barriera ma come un obiettivo. In tal modo può crescere una
cultura importante che, anche per questa via, consideri la difesa della salubrità come un elemento di sfida e, se volete, di innovazione, sia per noi sia per loro stesse imprese (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 6195, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(S. 3585 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sul trasporto marittimo tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da un lato, e il Governo della Repubblica popolare cinese, dall'altro, fatto a Bruxelles il 6 dicembre 2002 (Approvato dal Senato) (A.C. 6195):
(Presenti 396
Votanti 392
Astenuti 4
Maggioranza 197
Hanno votato sì 391
Hanno votato no 1).
Prendo atto che l'onorevole Potenza non è riuscito a votare.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Adesione della Repubblica italiana all'Accordo sulla conservazione degli uccelli acquatici migratori dell'Africa - EURASIA, con Allegati e Tabelle, fatto a L'Aja il 15 agosto 1996.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 6224 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.
VALDO SPINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, si sorride. Tuttavia, mi domando se, ad esempio, l'adesione ad un accordo di questo genere sia compatibile con il ponte sullo stretto di Messina. Questo tema è stato più volte proposto, ed esiste anche una forte iniziativa ambientalista - tutti quelli che si occupano di ambiente lo sanno - per quanto riguarda il passaggio dei migratori in prossimità dello stretto.
Questo accordo risale al 1996 e, come millesimo, siamo al decennale. Arriviamo, cioè, con dieci anni di ritardo: ci abbiamo pensato bene, evidentemente! Noi votiamo a favore con entusiasmo, ma invitiamo i colleghi della maggioranza a pensare se effettivamente questo accordo, nella sua attuazione, sia coerente con un'opera come il ponte sullo stretto di Messina. Quel tipo di intervento per la tutela, l'osservazione, lo studio e la ricerca sulle migrazioni degli uccelli acquatici indubbiamente è un punto focale ed un momento
particolarmente importante dell'accordo. Ecco perché, signor Presidente, mi sono permesso di chiedere la parola. Noi votiamo con tranquillità e con fresca coscienza; mi domando se anche altri abbiano la stessa tranquillità e la stessa fresca coscienza (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
GIOVANNI BIANCHI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANNI BIANCHI, Relatore. Signor Presidente, si tratta di un accordo firmato a L'Aja, come ricordava il collega Spini, il 15 agosto del 1996, entrato in vigore nel novembre del 1999 e, finora, ratificato da 53 Stati. Perché è importante? Perché, di fronte alla dicitura «salvaguardia degli uccelli acquatici migratori», credo che in questa fase più valga il timore epidemico e pandemico - l'influenza aviaria - della stessa passione ed attenzione ecologica richiamata dal collega Spini.
Monitorare queste migrazioni significa controllare; si reca quindi un contributo in termini di prevenzione. Pertanto, se l'elemento ecologico conserva intatta la sua importanza, vi è anche un elemento, per così dire, di autodifesa, relativo alla salute, che entra in primo piano a causa dei timori per l'influenza aviaria, che oramai lambisce i confini dell'Europa.
Sono numerosi gli accordi che, come quello in esame, discendono dalla Convenzione di Bonn; una serie di protocolli che vanno nello stesso senso e che non riguardano soltanto gli uccelli acquatici ma anche i cetacei ed altri animali.
Nel caso specifico, si mira a proteggere ben 235 specie; si tratta, in particolare, come risulta già dal titolo del provvedimento, di migratori dipendenti da zone umide quali pellicani, cormorani, aironi, cicogne e via dicendo. Ebbene, da una parte, come notavo, si mira a rendere possibile la conservazione della specie, dall'altra, si vuole monitorare la situazione.
Tali sono le ragioni che conferiscono un carattere non solo di urgenza ma anche di una qualche drammatica attualità a tale Accordo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 381
Votanti 379
Astenuti 2
Maggioranza 190
Hanno votato sì 378
Hanno votato no 1).
Prendo atto che l'onorevole Potenza non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 6224 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Preda. Ne ha facoltà.
ALDO PREDA. Signor Presidente, anch'io vorrei sottolineare l'importanza dell'Accordo; noi lo ratifichiamo in ritardo, dopo che l'hanno già fatto ben 53 Stati. La ratifica è importante per il nostro paese soprattutto per la protezione che noi apprestiamo per 235 specie bisognose di tutela e legate alle zone umide del nostro paese. Vorrei ricordare, al riguardo, il valore di alcune nostre zone umide; penso, ad esempio, alla mia regione, l'Emilia Romagna, e a tutta la zona del delta in particolare, appunto, al parco del delta del Po). Ma penso anche alla valorizzazione che da questo Accordo può nascere anche per il nostro turismo, in quanto ritengo che noi dobbiamo puntare anche su tale versante.
Ma, al di là del voto favorevole che con entusiasmo, a mio avviso, dobbiamo esprimere su questo Accordo, vorrei svolgere due riflessioni.
Anzitutto, l'Accordo e la protezione dell'ambiente sono importanti; stiamo perciò attenti a non portare variazioni turbative all'ambiente, perché la protezione delle zone umide, nel nostro paese, molte volte è ostacolata da una serie di infrastrutture che, probabilmente, potrebbero passare da altre parti e che, invece, finiscono appunto con il creare turbative all'ambiente.
Una seconda riflessione, invero già emersa dal dibattito, deve a mio avviso farsi sull'influenza aviaria e sugli effetti che le specie migratorie possono provocare in termini di diffusione della stessa. Ritengo che tale Accordo abbia quindi anche un altro significato. Consideriamo peraltro che questo Protocollo è stato concluso nel 1996 e che allora non sussisteva questo problema; esso è teso a controllare e monitorare tutte le specie che passano sul nostro paese. È quindi opportuno iniziare tale opera di monitoraggio anche per salvaguardare il nostro paese dal pericolo della diffusione della malattia che gli uccelli migratori possono portare nel nostro ambiente contagiando le specie già presenti sul nostro territorio (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 387
Votanti 386
Astenuti 1
Maggioranza 194
Hanno votato sì 386).
Prendo atto che l'onorevole Potenza non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 6224 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 393
Maggioranza 197
Hanno votato sì 393).
Prendo atto che l'onorevole Potenza non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (vedi l'allegato A - A.C. 6224 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 379
Maggioranza 190
Hanno votato sì 379).
Prendo atto che l'onorevole Potenza non è riuscito a votare.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Preda. Ne ha facoltà.
ALDO PREDA. Intervengo per annunciare con entusiasmo il nostro voto favorevole sul disegno di legge di ratifica di questo Accordo. Tale voto arriva in ritardo e, probabilmente, se l'avessimo espresso qualche anno fa, non saremmo stati il
cinquantaquattresimo paese a ratificare tale accordo. Credo che simili accordi internazionali, soprattutto sui problemi legati all'ambiente e alla protezione di alcune specie estremamente importanti, determinino condizioni favorevoli per poi portare avanti anche una politica nazionale mirata all'ambiente, alla protezione delle specie protette e all'incremento di un'economia di tipo diverso, legata all'ambiente, al turismo, alla protezione della fauna e della flora nel nostro paese. Quindi, esprimeremo con entusiasmo un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 6224, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(S. 3177 - Adesione della Repubblica italiana all'Accordo sulla conservazione degli uccelli acquatici migratori dell'Africa - EURASIA, con Allegati e Tabelle, fatto a L'Aja il 15 agosto 1996) (Approvato dal Senato) (6224):
(Presenti 396
Votanti 395
Astenuti 1
Maggioranza 198
Hanno votato sì 395).
Prendo atto che l'onorevole Potenza non è riuscito a votare.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Senegal in materia di promozione e protezione degli investimenti, con Protocollo, fatto a Dakar il 13 ottobre 2000.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 6225 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.
VALDO SPINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è evidente che un rapporto italiano con i paesi dell'Africa francofona è particolarmente importante. Anche se non è proprio inerente al tema, permettetemi di ringraziare il Pontefice, Benedetto XVI, per la menzione che ha fatto domenica scorsa della situazione così tormentata della Costa d'Avorio.
Venendo al provvedimento, sussiste un grande problema. Il Senegal è uno dei paesi con il più alto tasso di emigrazione; in particolare, molti lavoratori senegalesi sono presenti nel nostro paese. Esiste una capacità italiana di inserirsi con appropriati
investimenti in quel paese e ciò potrebbe essere anche un elemento importante di riequilibrio, in termini sia di presenza da parte nostra sia di creazione di occupazione all'interno del Senegal. Spesso i senegalesi fanno parte della forza lavoro occupata regolarmente, ma anche di quella costretta al mestiere del venditore ambulante o di quant'altro, con tutta la relativa precarietà. Quindi, siamo veramente di fronte ad un tema rilevante, anche perché quel paese è dotato di una forte cultura. Ho avuto il piacere, come molti di noi, di conoscere il Presidente Sedar Senghor, il poeta della negritudine, e attorno a lui un movimento culturale nel campo delle lettere e non solo, che era veramente di rilievo e di spicco. Allora, convergeremo sicuramente su questa approvazione. Naturalmente, col passare degli anni, alcuni dei ministri che hanno firmato questo Accordo nel frattempo sono cambiati, ma ciò avviene anche perché questo provvedimento ha ormai cinque anni. Tuttavia, vorrei sottolineare come questo Accordo potrà consentire un particolare incremento, vista la comune radice linguistica, dei rapporti fra l'Italia e i paesi dell'Africa francofona, anche per quanto riguarda lo scambio di studenti. Quindi, credo che debba essere dispiegato un particolare impegno in questa direzione.
Noi siamo d'accordo nell'esprimere un voto favorevole. Non chiediamo nemmeno al Governo di ripetere una discussione, anche se sarebbe certamente interessante poter vedere a che punto siano davvero gli investimenti italiani nel Senegal. Però ci riproponiamo, prima della fine di questa legislatura, di svolgere una discussione generale sull'Africa, che magari proporremo nella Commissione affari esteri della Camera. Infatti, secondo noi, sarebbe qualificante lasciare come viatico una discussione di alto livello su questo continente, che in questo momento è più svantaggiato, e sul ruolo italiano per sollevarne l'economia, la società e la cultura.
Quindi, mentre oggi, onestamente, non chiediamo al Governo di pronunziarsi e di sviluppare un dibattito, preannunciamo che sul tema più generale dell'Africa il gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo prima della conclusione della legislatura si attiverà affinché, almeno in Commissione, si svolga una discussione adeguata, di impegno, che sia veramente un elemento anche di spinta per ciò che il nostro paese può fare in quel continente così tormentato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 381
Maggioranza 191
Hanno votato sì 381).
Prendo atto che l'onorevole Potenza non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 6225 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 389
Maggioranza 195
Hanno votato sì 389).
Prendo atto che l'onorevole Potenza non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 6225 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 382
Maggioranza 192
Hanno votato sì 382).
Prendo atto che l'onorevole Potenza non è riuscito a votare.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanni Bianchi. Ne ha facoltà.
GIOVANNI BIANCHI. Signor Presidente, ringrazio ancora una volta il collega Spini perché ha compiuto una ricognizione sul Senegal. In genere, questi accordi sulla promozione e la protezione degli investimenti rispondono ad uno schema ormai consolidato, una sorta di velina che li riguarda un po' tutti e che - anche per le loro caratteristiche positive da questo punto di vista - presentano in genere modeste variazioni di contenuto. L'interesse - ecco il motivo del ringraziamento al collega Spini - tende, quindi, inevitabilmente a ricadere sui paesi con i quali l'Italia, di volta in volta, stipula tale genere di accordi.
Mi sembra che qui ci siano due sottolineature da fare. Una all'articolo 3 del Trattato, dove ciascuna delle due parti contraenti nel proprio territorio, Senegal e Italia, accorderà agli investimenti effettuati dagli investitori dell'altra parte ed ai loro redditi un trattamento tanto favorevole quanto quello riservato ai cittadini o agli investitori terzi. L'altro elemento da sottolineare, per concludere, riguarda gli investimenti di cui al presente accordo che non saranno soggetti ad alcuna misura che possa limitare il diritto di proprietà, il possesso, il controllo ed il godimento di tali investimenti in modo permanente o temporaneo. Mi sembrano, questi, elementi che garantiscono una serie di flussi che possono e devono essere mantenuti, nei confronti non soltanto del Senegal, ma di tutto il continente africano, dal momento che i nostri investitori godono di una garanzia che, appunto, facilita gli investimenti stessi.
Per queste ragioni, esprimiamo il nostro voto favorevole a questo accordo.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 6225, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(S. 3212 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Senegal in materia di promozione e protezione degli investimenti, con Protocollo, fatto a Dakar il 13 ottobre 2000) (Approvato dal Senato) (6225):
(Presenti e votanti 378
Maggioranza 190
Hanno votato sì 378).
Prendo atto che l'onorevole Potenza non è riuscito a votare.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Ghana per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo, fatta ad Accra il 19 febbraio 2004.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 6226 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 390
Maggioranza 196
Hanno votato sì 390).
Prendo atto che l'onorevole Potenza non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 6226 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 384
Maggioranza 193
Hanno votato sì 384).
Prendo atto che l'onorevole Potenza non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 6226 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 390
Votanti 389
Astenuti 1
Maggioranza 195
Hanno votato sì 389).
Prendo atto che l'onorevole Potenza non è riuscito a votare.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.
VALDO SPINI. Signor Presidente, intervengo in controtendenza rispetto ai precedenti interventi. Questa volta l'Accordo è stato stipulato nel febbraio del 2004 e già approvato dal Senato della Repubblica: finalmente un Accordo che ha camminato. Si vede che il governo del Ghana gode di particolari simpatie, forse di una corsia preferenziale, ma lo dico scherzando. Invece, qui siamo di fronte ad un paese anglofono, non francofono, ed è evidente che un Accordo di questo genere razionalizza i rapporti, previene l'evasione fiscale. Si tratta di un Accordo molto positivo su cui votiamo a favore anche sottolineando con piacere che questa volta si è fatto presto.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 6226, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(S. 3401 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Ghana per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo, fatta ad Accra il 19 febbraio 2004) (Approvato dal Senato) (6226):
(Presenti 396
Votanti 394
Astenuti 2
Maggioranza 198
Hanno votato sì 394).
Prendo atto che l'onorevole Potenza non è riuscito a votare.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Nicaragua sulla promozione e protezione degli investimenti, fatto a Managua il 20 aprile 2004.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 6227 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 375
Votanti 374
Astenuti 1
Maggioranza 188
Hanno votato sì 373
Hanno votato no 1).
Prendo atto che l'onorevole Potenza non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 6227 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 388
Votanti 387
Astenuti 1
Maggioranza 194
Hanno votato sì 387).
Prendo atto che l'onorevole Potenza non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 6227 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 386
Maggioranza 194
Hanno votato sì 386).
Prendo atto che l'onorevole Potenza non è riuscito a votare.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanni Bianchi. Ne ha facoltà.
GIOVANNI BIANCHI. Signor Presidente, dopo le considerazioni già svolte, in sede di discussione sulle linee generali, su questo Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Nicaragua sulla promozione e protezione degli investimenti, occorre evidenziare che, nel caso in esame, è chiaro l'intento di operare un'ulteriore (anche se modesta) apertura di credito nei confronti di un paese che versa in forti difficoltà economiche e sociali, dalle quali cerca di emergere affidandosi soprattutto alle istituzioni internazionali.
Onorevoli colleghi, noi possiamo e, in certi casi, dobbiamo criticare il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale; tuttavia occorre anche prendere realisticamente atto che per i paesi in via di sviluppo e, in misura ancora maggiore, per quella sottocategoria di Stati che definiamo, non so quanto eufemisticamente, paesi meno avanzati le istituzioni finanziarie internazionali rappresentano spesso l'unico appiglio al quale aggrapparsi. Esse costituiscono, dunque, un riferimento plausibile per operare una discontinuità e superare la situazione esistente.
Questo è il caso del Nicaragua, il cui Governo in carica ha sottoscritto un accordo con il Fondo monetario internazionale per avviare un programma di riduzione della povertà e di crescita del paese. Si tratta di un programma che ha come termine ad quem il 2015 e che, tra gli obiettivi principali, si prefigge la riduzione della povertà estrema dal 15 per cento al 9,3 per cento della popolazione, nonché la contrazione del deficit di bilancio dal 14 per cento 5 per cento del prodotto interno lordo.
Vorrei ricordare, a tale riguardo, che i problemi del Nicaragua sono numerosi e profondi: alto livello di indebitamento, distribuzione del reddito tra le più sperequate del pianeta, dissesto del sistema pubblico, corruzione diffusa ed insufficienza di infrastrutture. Ebbene, se questi
sono i dati che emergono, nonostante si riscontrino, in quel paese, un'abbondanza di risorse, attrazioni naturali idonee a stimolare il turismo internazionale, una manodopera competitiva ed una legislazione - aspetto che ci riguarda più da vicino, visto il tema in esame - volta alla promozione degli investimenti, allora tutto ciò induce all'approvazione dell'Accordo in esame.
Ciò in quanto - ed ho concluso - la comunità internazionale sembra, in questa fase, maggiormente disponibile a farsi carico dei problemi del Nicaragua, anche grazie alla fiducia riposta nel Governo in carica. Pertanto, anche il nostro paese fa certamente bene a concorrere a questo sforzo, che auspico assuma una consistenza maggiore.
Per tutte queste ragioni, signor Presidente, preannunzio dunque il voto favorevole del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo al disegno di legge di ratifica in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.
VALDO SPINI. Signor Presidente, signor sottosegretario, non starò a ripetere gli argomenti già svolti dall'onorevole Giovanni Bianchi. Si tratta di argomenti importanti, che sono anche il frutto della sua conoscenza, di «prima mano», dei problemi della cooperazione.
Vorrei sottolineare la continuità di questo impegno, sia pure limitato, dell'Italia verso la Repubblica del Nicaragua e ricordare una circostanza che forse farà piacere anche al sottosegretario Boniver. Perfino durante il periodo difficile del governo sandinista di Daniel Ortega, l'allora Presidente del Consiglio Craxi ricevette allora proprio Ortega e realizzò un accordo di cooperazione con il Nicaragua, non perché ciò significasse un sostegno politico, ma perché si trattava di un intervento positivo nei confronti di quel popolo, che indubbiamente tale sostegno meritava.
Sottolineata tale continuità e ribadendo gli argomenti già così ben esposti dall'onorevole Giovanni Bianchi, preannunzio il voto favorevole del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo sul provvedimento in esame.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 6227, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(S. 3435 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Nicaragua sulla promozione e protezione degli investimenti, fatto a Managua il 20 aprile 2004) (Approvato dal Senato) (6227):
(Presenti 386
Votanti 385
Astenuti 1
Maggioranza 193
Hanno votato sì 384
Hanno votato no 1).
Prendo atto che l'onorevole Potenza non è riuscito a votare.
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, propongo un'inversione dell'ordine del giorno, nel senso di passare al seguito della discussione del progetto di legge di cui al punto 5 dell'ordine del giorno della seduta odierna, sul riordino delle professioni sanitarie non mediche. Si tratta di un provvedimento la cui discussione non dovrebbe comportare molto tempo e che, tra l'altro, ritengo ampiamente condiviso.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Antonio Leone.
Pongo in votazione la proposta di inversione dell'ordine del giorno testé formulata dall'onorevole Antonio Leone.
(È approvata).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del progetto di legge, già approvato, in un testo unificato, dal Senato, d'iniziativa dei senatori Tomassini; Tomassini; Bettoni ed altri; d'iniziativa del Governo: Disposizioni in materia di professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione e delega al Governo per l'istituzione dei relativi ordini professionali; e delle abbinate proposte di legge d'iniziativa dei deputati Francesca Martini; Battaglia ed altri; Lucchese ed altri; Battaglia ed altri; Anna Maria Leone ed altri; Battaglia ed altri; Francesca Martini; Moroni; Milanese e Tarantino.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del progetto di legge.
Avverto che le Commissioni
I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (vedi l'allegato A - A.C. 6229 sezioni 1 e 2).
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazione a scalare.
A tal fine il gruppo Misto (per la componente politica Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI) è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 6229 - sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giacco. Ne ha facoltà.
LUIGI GIACCO. Signor Presidente, noi condividiamo questo provvedimento, anche perché si tratta di un percorso iniziato, nel nostro ordinamento, per quanto riguarda le professioni sanitarie non mediche, con la legge n. 42 del 1999 e con la legge n. 251 del 2000. Quindi, per quanto concerne il nostro gruppo, siamo perfettamente
d'accordo che aggiornare il profilo, soprattutto per quanto riguarda la formazione delle professioni sanitarie, sia estremamente opportuno e che altrettanto opportuno sia il riconoscimento di tali categorie. Con riferimento agli emendamenti che sono stati presentati anche dalla collega Moroni, noi riteniamo che essi non debbano essere approvati, poiché sono in contraddizione con l'iter di formazione che è stato seguito rispetto a tali categorie professionali. Quindi, da tale punto di vista, siamo dell'avviso che il provvedimento in esame possa essere approvato così come è stato licenziato dalla Commissione affari sociali.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 389
Votanti 388
Astenuti 1
Maggioranza 195
Hanno votato sì 387
Hanno votato no 1).
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dell'unica proposta emendativa segnalata ad esso presentata (vedi l'allegato A - A.C. 6229 sezione 4).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
FRANCESCO PAOLO LUCCHESE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Moroni 2.1.
PRESIDENTE. Il Governo?
CESARE CURSI, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Moroni 2.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 378
Votanti 368
Astenuti 10
Maggioranza 185
Hanno votato sì 8
Hanno votato no 360).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 359
Votanti 343
Astenuti 16
Maggioranza 172
Hanno votato sì 343).
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e dell'unica proposta emendativa segnalata ad esso riferita (vedi l'allegato A - A.C. 6229 sezione 5).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
FRANCESCO PAOLO LUCCHESE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Moroni 3.3
PRESIDENTE. Il Governo?
CESARE CURSI, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Moroni 3.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 392
Votanti 374
Astenuti 18
Maggioranza 188
Hanno votato sì 23
Hanno votato no 351).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 385
Votanti 371
Astenuti 14
Maggioranza 186
Hanno votato sì 366
Hanno votato no 5).
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (vedi l'allegato A - A.C. 6229 sezione 6), al quale non sono state presentate proposte emendative segnalate.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 383
Votanti 368
Astenuti 15
Maggioranza 185
Hanno votato sì 364
Hanno votato no 4).
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (vedi l'allegato A - A.C. 6229 sezione 7).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
FRANCESCO PAOLO LUCCHESE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Moroni 5.1.
PRESIDENTE. Il Governo?
CESARE CURSI, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Moroni 5.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 386
Votanti 370
Astenuti 16
Maggioranza 186
Hanno votato sì 12
Hanno votato no 358).
Passiamo alla votazione dell'articolo 5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giacco. Ne ha facoltà.
LUIGI GIACCO. Signor Presidente, vorrei sottolineare l'importanza del riconoscimento di queste professioni. Vi sono circa 300 mila operatori, che svolgono le mansioni di infermieri professionali, ostetriche, terapisti della riabilitazione, tecnici della prevenzione: il riconoscimento di tali ordini professionali dà una maggiore garanzia ai cittadini per quanto riguarda tali prestazioni.
Anche il fatto di dare a queste figure professionali la possibilità di formarsi anche a livello universitario, con la dirigenza, costituisce sicuramente un ulteriore riconoscimento per quanto concerne la loro deontologia professionale.
Riteniamo, quindi, che da tale punto di vista il riconoscimento di questi ordini professionali serva a garantire un percorso di maggiore sicurezza per quanto riguarda la qualità delle prestazioni e la tutela dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 374
Votanti 364
Astenuti 10
Maggioranza 183
Hanno votato sì 361
Hanno votato no 3).
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e dell'unica proposta emendativa segnalata ad esso presentata (vedi l'allegato A - A.C. 6229 sezione 8).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
FRANCESCO PAOLO LUCCHESE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Moroni 6.1
PRESIDENTE. Il Governo?
CESARE CURSI, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Moroni 6.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, il gruppo della Margherita è favorevole a questo provvedimento, perché il riconoscimento di tali professioni rappresenta un passaggio ulteriore verso la responsabilizzazione delle nuove figure sanitarie emerse in questi anni. Ciò anche per affermare una visione più esatta, più ricca e più moderna del sistema sanitario, che non si può basare solo sulla centralità della figura del medico.
Esprimiamo tale voto favorevole nell'ambito di un'intensa azione volta a riformare le professioni in Italia, nel rispetto della qualità delle competenze professionali, e anche per affermare maggiori elementi di concorrenza.
A lungo abbiamo lamentato l'assenza di iniziative legislative in questo senso da parte del Governo e della maggioranza, non essendo stato fatto assolutamente nulla per le professioni in questa legislatura,
nonostante il nostro contributo costruttivo (ricordo la bozza Vietti e molte altre iniziative che si sono susseguite) finalizzato a realizzare una moderna riforma delle professioni.
Oggi compiamo un passo in avanti, un passo ancora insufficiente, convinti, però, che nell'economia e nella società della conoscenza professioni moderne e più libere siano una straordinaria risorsa per il nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Moroni 6.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 378
Votanti 363
Astenuti 15
Maggioranza 182
Hanno votato sì 87
Hanno votato no 276).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 380
Votanti 362
Astenuti 18
Maggioranza 182
Hanno votato sì 354
Hanno votato no 8).
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (vedi l'allegato A - A.C. 6229 sezione 9), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 367
Votanti 352
Astenuti 15
Maggioranza 177
Hanno votato sì 351
Hanno votato no 1).
Prendo atto che l'onorevole Carra non è riuscito a votare.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (vedi l'allegato A - A.C. 6229 sezione 10).
Qual è il parere del Governo?
CESARE CURSI, Sottosegretario di Stato per la salute. Il Governo accetta gli ordini del giorno Bindi n. 9/6229/1 e Valpiana n. 9/6229/2, mentre non accetta l'ordine del giorno Cusumano n. 9/6229/3, in quanto diventa impossibile istituire albi professionali di alcune categorie che non hanno profili professionali di carattere sanitario e universitario. Qualora il presentatore lo ritirasse, potremmo riconsiderarlo in altra sede come raccomandazione.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Potenza n. 9/6229/4, non avendo
ancora definito il Consiglio superiore di sanità i profili professionali che riguardano le due categorie segnalate. Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Carlucci n. 9/6229/5 e Dell'Anna n. 9/6229/6.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Bindi n. 9/6229/1, Valpiana n. 9/6229/2, Cusumano n. 9/6229/3, Potenza n. 9/6229/4, Carlucci n. 9/6229/5 e Dell'Anna n. 9/6229/6.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baiamonte. Ne ha facoltà.
GIACOMO BAIAMONTE. Signor Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola. Forza Italia voterà a favore di questo provvedimento con piena convinzione.
Si tratta di un provvedimento che mette fine ad una incongruenza che era stata creata nella precedente legislatura - checché ne dica l'attuale opposizione -, perché, pur avendo fatto dei provvedimenti formali - mi riferisco, com'è stato puntualizzato da alcuni colleghi della sinistra, alla legge 26 febbraio 1999, n. 42, e alla legge 10 agosto 2000, n. 251 -, essi non andavano realmente a favore di queste categorie (infermieri, ostetrici, fisioterapisti, cioè tutte quelle professioni sanitarie non mediche), che avevano bisogno di ottenere una chiara posizione a seguito dell'evoluzione dei tempi e del Servizio sanitario nazionale.
Chi vi parla è da quarant'anni nel mondo della sanità e ha visto l'evoluzione di queste professioni, che oggi, giustamente, devono avere un riconoscimento professionale, come prevede questo disegno di legge, con l'istituzione di albi che possano dare a queste categorie dignità professionale, da una parte, e garanzia del cittadino-paziente, che ne chiede l'operato, dall'altra parte.
Questo è importante, perché significa ciò che ho sempre sostenuto anche per quanto riguarda gli ordini professionali dei medici, e cioè che essi abbiano la loro dignità e la loro importanza. Infatti, essi devono salvaguardare da un lato, il cittadino-utente che subisce dei danni da parte di queste professioni e, dall'altro lato, i professionisti, che, con tanta abnegazione, con tanti sacrifici e con professionalità, devono svolgere la loro attività e che, molto spesso, oggi sono vessati da denunce non vere o, perlomeno, strumentali.
Non si devono trasformare gli ordini professionali in sindacati, che di questi non devono avere nulla. Il sindacato ha un altro ruolo e deve esistere, ma non all'interno degli ordini professionali.
Quindi, ben venga questo provvedimento in tutto il suo articolato, che - lo ripeto - ha la giusta espressione, cosa che demagogicamente - lo dicevo prima - la sinistra non ha fatto. La stessa cosa, signori miei, era stata fatta nella passata legislatura con i medici specializzandi. Si era approvata una legge, senza averne previsto la copertura finanziaria.
È stato questo Governo, in questa legislatura, nel dicembre scorso, con la legge finanziaria, a mettere fine a quest'altra stortura creata dalla sinistra e, signori miei, non lo dico soltanto perché faccio parte della maggioranza.
Di recente, con un provvedimento riguardante il governo clinico, si era tentato di mettere ordine anche alla riforma sanitaria introdotta dal centrosinistra nella passata legislatura, cercando di togliere tutto il potere che hanno oggi i manager, i direttori generali, che fanno tutto quello che vogliono soprattutto per quanto riguarda la professione sanitaria medica: mi
riferisco, in particolare, ai concorsi. Ebbene, abbiamo cercato di portare avanti tale provvedimento, ma la sinistra ha fatto tanto ricorso all'ostruzionismo da impedire l'attuazione dello stesso. Mi auguro che il centrodestra ritorni al Governo e che possa approvarlo proprio come primo provvedimento della nuova legislatura in materia di sanità (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Anna Maria Leone. Ne ha facoltà.
ANNA MARIA LEONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la volontà politica dell'esecutivo e dell'intero Parlamento con questo provvedimento è stata quella di dettare nuove regole in materia di professioni sanitarie non mediche (infermieristiche, ostetriche, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione) al fine di salvaguardare, attraverso un processo moderno e razionale di riassetto degli ordini professionali, i principi fondamentali della tutela dei cittadini in un settore delicato qual è quello della sanità.
A tal fine si è disposto di conferire una delega al Governo per istituire, con uno o più decreti legislativi, appositi ordini professionali per ciascuna area organica di professioni sanitarie. In tal modo si cercherà di superare l'attuale situazione di disparità di trattamento tra le professioni già organizzate in ordini e collegi e quelle che, al momento, non presentano tale articolazione.
Tra le motivazioni che hanno spinto il Governo ed il Parlamento all'adozione di un simile provvedimento vi è non solo l'esigenza primaria di dettare una nuova disciplina tale da offrire un nuovo inquadramento giuridico e più articolati sbocchi professionali, ma anche quello di rispondere alla necessità di garantire, a seguito della riforma del Titolo V, parte seconda, della Costituzione, un più equilibrato riparto di competenze tra la legislazione regionale e quella statale in materia sanitaria.
Per quanto riguarda nello specifico il testo, viene definito l'ambito di applicazione del provvedimento, rinviando, ai fini dell'individuazione delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetriche, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione, al decreto ministeriale 29 marzo 2001, adottato in attuazione della legge 10 agosto 2000 n. 251, nonché specificando che le professioni sanitarie sono quelle che svolgono, in forza di un titolo abilitante dello Stato, attività di prevenzione, assistenza, cura o riabilitazione. È comunque fatta salva la possibilità per le regioni di individuare profili di operatore di interesse sanitario non riconducibili alle professioni sanitarie come definite nel testo.
Vengono, poi, individuati nuovi percorsi formativi che porteranno all'abilitazione all'esercizio della professione dopo il superamento di uno specifico percorso universitario. Tale titolo viene conseguito a seguito di corsi che possono svolgersi in tutto o in parte presso le aziende e le strutture del servizio sanitario nazionale individuate dalle regioni sulla base di appositi protocolli di intesa con università.
Il conseguimento del titolo universitario abilitante di cui sopra è condizione necessaria ai fini dell'iscrizione all'albo professionale che è indicata come obbligatoria anche per i pubblici dipendenti.
È stato anche introdotto il principio per cui tutte le professioni sanitarie devono essere organizzate in ordini ed albi ai quali devono accedere sia le professioni sanitarie esistenti, sia quelle di nuova configurazione.
Come anticipato, è poi prevista una specifica delega al Governo per adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del provvedimento in esame, uno o più decreti legislativi per l'istituzione di ordini professionali.
In particolare, i principi ed i criteri direttivi di delega prevedono che sia istituito un ordine professionale per ciascuna delle aree di professioni sanitarie con albi separati per ciascuna professione prevista dalla legge 10 agosto 2000, n. 251.
È, inoltre, prevista la possibilità di individuare nuove professioni sanitarie da
ricomprendere in uno degli ambiti di cui all'articolo 1. Tale individuazione deve avvenire o in sede di recepimento delle direttive comunitarie o per iniziativa dello Stato e delle regioni; in quest'ultimo caso, mediante uno o più accordi in sede di Conferenza Stato regioni, con i quali si procede ad individuare il titolo professionale e l'ambito di attività di ciascuna professione.
Credo - e concludo - che con questo provvedimento Governo e Parlamento abbiano fatto un significativo passo in avanti nel completamento dell'istituzione degli ordini professionali per le professioni sanitarie e per questo, tenendo sempre presente che il nostro fine e le motivazioni che ci hanno spinto a muoverci in tal senso sono rivolte al paziente e al diritto ad una sanità efficiente, annuncio il voto favorevole del gruppo dell'UDC Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro (CCD-CDU) (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro (CCD-CDU) e della Lega Nord Federazione Padana).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Onorevole Presidente, noi del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo oltre ad annunciare il voto favorevole esprimiamo soddisfazione per aver contribuito a portare a termine l'esame di un provvedimento molto atteso dagli operatori dei settori interessati, circa 500 mila, in possesso di profili professionali diversi.
Per accelerarne l'esame, non abbiamo presentato emendamenti anche perché le norme approvate sono in linea con il processo riformatore delle professioni non mediche avviato nella precedente legislatura con le leggi n. 42 del 1999 e n. 251 del 2000. Quelle interessate dalla norma sono professioni delicate, che potranno contare su un'organizzazione più moderna ed attenta ai bisogni di sicurezza e di valorizzazione delle specificità professionali. Infatti, la prevista istituzione degli albi contribuirà ad assicurare la deontologia degli operatori, la tutela della qualità professionale e l'interesse dei cittadini.
Si tratta, quindi, di un provvedimento che riesce a coniugare l'esigenza di avere un servizio migliore a tutela della salute dei cittadini con il riconoscimento della dignità e del valore delle professioni sanitarie non mediche, che vengono omogeneizzate, rese autonome e riconosciute nel rapporto con il sistema sanitario nazionale nell'attività libero-professionale.
Il provvedimento, inoltre, coglie la necessità di prevedere nuovamente, con più certezze e dignità, il ruolo importante del coordinamento e del coordinatore. Non ci troviamo di fronte ad una classificazione moderna della figura di caposala per i soli infermieri. Si pone, invece, una questione nuova con l'evoluzione scientifica, formativa e legislativa di tutte le professioni sanitarie.
Per concludere, aggiungo un'ulteriore considerazione. Durante l'iter legislativo qualcuno ha manifestato alcune perplessità e preoccupazioni legate ai vincoli europei. Vogliamo ribadire che l'Unione europea non ha mai detto no all'istituzione di nuovi ordini professionali. Ha fatto, sì, un invito agli Stati membri a limitare tutto ciò ai casi opportuni, da legare ai servizi primari per i cittadini. Quindi, in questo caso, di fronte alle professioni sanitarie non mediche non vi è alcun contrasto, anzi applichiamo la riforma del Titolo V della Costituzione.
Noi del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo dichiariamo il voto favorevole sul provvedimento, convinti di dare ai cittadini più stringenti garanzie rispetto alla correttezza deontologica degli operatori sanitari non medici, divenuti nel sistema della sanità italiana molto importanti e significativi (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Labate. Ne ha facoltà.
GRAZIA LABATE. Signor Presidente, colleghi, membri del Governo, il testo che
ci apprestiamo a votare ci è stato trasmesso dal Senato ed è - vorrei ricordarlo al collega Baiamonte - il frutto di una iniziativa del Governo (A.S. 3236) e di una serie di proposte parlamentari, tra le quali diverse del centrosinistra. Proprio questa visione unitaria nell'affrontare il provvedimento in esame porta l'Assemblea oggi ad approvarlo alla fine della legislatura.
Riteniamo che ciò sia importante per diversi motivi. Infatti, il testo in esame costituisce la prosecuzione delle leggi di riforma n. 42 del 1999 e n. 251 del 2000, salvo completare una specie di stallo normativo che si era venuto a determinare a seguito della modifica del Titolo V della Costituzione, che lasciava alla legislazione concorrente i compiti delle regioni in materia di formazione professionale.
Con questo provvedimento, anche a seguito di sentenze della Corte di cassazione e della Corte costituzionale, si fa chiarezza in ordine al fatto che i principi fondamentali per istituire professioni sanitarie non mediche fanno riferimento alla legislazione statale in quanto legge quadro. Pertanto, il testo in esame è giusto proprio perché risponde in termini di principio alla necessità di ridefinire percorsi formativi con riferimento alle professioni sanitarie non mediche, che costituiscono davvero il tessuto connettivo che fornisce la risposta immediata ai problemi di salute dei cittadini.
Inoltre, occorre sottolineare che oggi il sistema delle cure, senza l'apporto di queste figure fondamentali (infermieri, ostetriche, fisioterapisti della riabilitazione, tecnici della prevenzione), non potrebbe essere veramente efficace per rispondere alle esigenze connesse al diritto alla salute dei cittadini.
Non ci preoccupa più di tanto la discussione sull'ordinistica, con riferimento alla quale erano stati presentati molti emendamenti dall'onorevole Moroni. E ciò perché questo provvedimento, attraverso le deleghe al Ministero, non apre ad una serie di istituzioni ordinistiche senza avere il senso del limite.
È vero, la normativa comunitaria ci invita a non istituire e a non far proliferare gli albi professionali, ma laddove ricorrano professioni - e il nostro campo ne è l'esempio - che abbiano grande valenza per la sicurezza e la tutela dei diritti dei cittadini, è opportuno prevedere la garanzia deontologica dell'esercizio di una professionalità affinché il diritto alla salute sia effettivamente assicurato e qualificato dall'azione dei professionisti.
Per questo non abbiamo presentato emendamenti al testo in esame; per questo esprimiamo su di esso convintamente un voto favorevole, sapendo che gli oltre 300 mila operatori sanitari non medici di questo paese almeno in ciò possono individuare la possibilità di un riferimento normativo che riconosca la loro dignità professionale, il loro percorso formativo, a garanzia del diritto alla salute dei cittadini italiani.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Come ha già detto l'onorevole Burtone, il gruppo della Margherita voterà con convinzione a favore di questo provvedimento di legge, per ragioni che ho in parte anticipato nel precedente intervento e che sono state illustrate dai colleghi. Noi crediamo innanzitutto nella necessità che un moderno sistema professionale sappia far emergere tutti i profili che effettivamente trovano la loro ragione d'essere nelle nuove dimensioni dell'evoluzione sociale. Direi che, nel sistema della sanità, non vi è solo la figura centrale del medico, ma vi sono, appunto, e non da oggi, le professioni sanitarie infermieristiche, quelle ostetriche, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione; quindi, figure con profili chiari, che vanno riconosciuti.
Con questo provvedimento si fa un passo in avanti anche dal punto di vista della qualità, perché alle nuove professioni si accede con una laurea con valore abilitante. Si fa un passo in avanti anche sul piano della deontologia, che è una fonte
essenziale e primaria di responsabilizzazione professionale e di responsabilità nei confronti dei cittadini, degli utenti delle prestazioni e della società in generale. Il testo di legge prevede anche per i pubblici dipendenti l'obbligo di iscrizione.
Il riconoscimento di queste nuove figure sanitarie è anche del tutto conforme alla direttiva sulla circolazione delle persone, che è stata approvata nel giugno del 2005 dal Parlamento europeo e che è stata prontamente recepita solo una settimana fa dal Parlamento italiano (si tratta della direttiva 36/2005/CE). Essa, lungi dall'eliminare - come qualcuno ritiene e come qualcuno vuole addirittura attribuire alla nostra volontà - gli ordini professionali, pone a base del principio sacrosanto della circolazione delle persone e dei professionisti in Europa un profilo di corrispondenza fra le diverse figure e competenze professionali, sulla base di equipollenze: cinque livelli di accesso, di tipo uniforme ed omogeneo in tutti gli Stati europei. Dunque, questa legge aiuterà anche in modo coerente la circolazione delle figure sanitarie - parliamo di figure sanitarie di grande rilievo sociale e pratico - nell'ambito europeo.
Dico chiaramente che il nostro auspicio è che, nell'esercizio della delega, il Governo non voglia immaginare esattamente ventidue distinti ordini professionali, perché di questo, francamente, non c'è bisogno; sarebbe troppo. Peraltro, vi è persino un principio, chiaramente espresso nel testo legislativo, in base al quale le figure affini, corrispondenti e analoghe possano trovare composizione in un unico ordine. La tendenza che va affermata, analogamente alla riforma delle professioni economico-contabili approvata in questa legislatura con voto concorde ed unanime di maggioranza ed opposizione, che ha interessato i commercialisti e i ragionieri, ed analogamente alle proposte di legge, che noi sosteniamo, per arrivare ad un'unica professione dell'ingegnere tecnico, unificando periti industriali, agrari e tecnici, è quella non di creare ordini per ogni profilo professionale, bensì di creare ordini e organizzazioni professionali adeguati alle tendenze di interdisciplinarietà ed anche di pluralità che si registrano nell'epoca contemporanea nei profili formativi delle lauree e delle professioni in concreto esercitate.
L'auspicio è che, nell'esercizio della delega, il Governo operi secondo il criterio dell'unificazione delle figure affini anche in questo campo, ben sapendo che oggi facciamo un passo in avanti, anche se avremmo gradito farne altri in questa legislatura.
Abbiamo sostenuto un dialogo fitto, intenso, leale e costruttivo con il sottosegretario Vietti, che nel corso della legislatura è stato poi sostituito nella titolarità della delega per contrasti interni alla maggioranza. Avremmo voluto che passi in avanti per la modernizzazione, la maggiore equità, la maggiore competitività delle professioni italiane fossero realizzati anche sotto il profilo complessivo, perché stiamo parlando di quattro milioni di knowledge workers, di lavoratori della conoscenza del settore più dinamico dell'economia italiana, di un comparto, cioè, che non solo in base all'Agenda di Lisbona, può crescere e far crescere il nostro paese, creando occupazione. Sappiamo poi come vi sia bisogno di società professionali e interprofessionali che vadano anche all'estero a competere sul mercato dei servizi globali. Abbiamo bisogno di più equità nell'accesso dei giovani, di più concorrenza, ma nel rispetto della qualità e della deontologia professionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanotti. Ne ha facoltà.
KATIA ZANOTTI. Presidente, come i colleghi che mi hanno preceduto, anch'io voglio sottolineare l'importanza di questo provvedimento. Indubbiamente, si tratta di un provvedimento molto atteso che, oltre a riconoscere e a dare valore alle professioni sanitarie non mediche, serve anche a sostegno del diritto alla salute dei cittadini e del loro diritto alle cure appropriate.
KATIA ZANOTTI. Questo provvedimento pone peraltro termine, lo sottolineava già la collega Labate nel suo intervento, ad un vuoto normativo che non consentiva più al nostro ordinamento di procedere attraverso decreti regolamentari circa la fissazione dei profili e dei curricula formativi.
Ponendo fine a questo vuoto normativo, tuttavia, l'importanza di questo provvedimento sta anche nel fatto che nel riconoscere il ruolo di tanti professionisti, dagli infermieri alle ostetriche, ai fisioterapisti, ai tecnici della prevenzione e della riabilitazione, si tiene conto anche della modificazione nell'ambito del Servizio sanitario nazionale dell'importantissimo ruolo svolto da queste professionalità. Faccio riferimento, in particolare, alla popolazione anziana, ed è proprio considerando quest'ultima e tenendo presente come l'invecchiamento abbia portato con sé patologie non solo invalidanti, ma croniche e degenerative - patologie che spesso non richiedevano necessariamente l'istituzionalizzazione, ma piuttosto una risposta in termini di assistenza domiciliare - ritengo che il riconoscimento di valore e di dignità di queste professioni aiuti anche in termini di arretramento di interventi istituzionalizzati a favore di interventi molto più consistenti, diffusi e potenziati di assistenza domiciliare. Questo perché parliamo di professionisti non solo preparati sotto il profilo della formazione, ma anche deontologicamente e capaci di affrontare cure riabilitative e cure della salute, in particolare avendo riguardo alle patologie degenerative.
Credo che questo sia un riconoscimento importante. Noi, comunque, avremmo voluto che su tale materia nel corso di questa legislatura si fosse prodotto di più. Purtroppo, non è stato così. Nonostante ciò riteniamo che, a conclusione della legislatura, l'adozione di un provvedimento di questo tipo rappresenti, anche perché molto atteso dalle categorie di soggetti interessati, un fatto molto significativo. Un provvedimento, quindi, che dà una risposta assolutamente congrua alle aspettative di quelle professionalità (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Valpiana. Ne ha facoltà.
TIZIANA VALPIANA. Signor Presidente, come hanno già evidenziato i colleghi intervenuti, a nessuno sfugge l'importanza del provvedimento al nostro esame, se non altro perché riguarda alcune centinaia di migliaia di professionisti - tra cui, infermieri professionali, ostetriche e tecnici della riabilitazione - i quali forniscono un sostegno concreto per il nostro Servizio sanitario nazionale.
A questi professionisti noi dobbiamo le nostre scuse per il ritardo con cui in Italia ci si è resi conto dell'importanza di dare loro una formazione che ne garantisca la qualità, tenuto conto che dalla qualità del lavoro svolto da essi dipende la salute di tutti noi.
Il provvedimento, enormemente atteso dalle professioni interessate, arriva forse tardivamente e, soprattutto, sarebbe dovuto anche arrivare in altro modo. Perché? Perché da una parte viene rideterminato e precisato il percorso formativo di queste categorie professionali e, dall'altra, si assiste alla concessione di una delega al Governo per l'istituzione dei relativi ordini professionali. Riguardo a quest'ultimo aspetto il collega Mantini diceva di augurarsi che quella che viene oggi concessa al Governo non diventi una delega alla costituzione di ventidue nuovi ordini professionali. Questo è un augurio che rivolgiamo ai posteri perché nessuno di noi sa, nel momento in cui concede una delega al Governo, soprattutto perché quella in esame è una delega particolarmente poco circostanziata, quale sarà l'attuazione che di essa sarà fatta. Pertanto, l'auspicio che si realizzi l'unificazione dell'ordine per le figure
professionali affini possiamo considerarlo come tale e di esso non possiamo tenere conto in maniera certa.
Per tale motivo, il gruppo di Rifondazione comunista, che pure riconosce l'importanza della definizione di queste professioni sanitarie, non può esprimere sul provvedimento un voto favorevole. Noi, infatti, siamo contrari alla delega concessa al Governo con la quale, come detto, questo deve procedere all'istituzione degli ordini professionali per quelle categorie di soggetti.
Sono, invece, particolarmente grata al Governo per avere accettato il nostro ordine del giorno n. 2 che impegna il Governo, in relazione agli orientamenti emersi a livello comunitario che richiederebbero la limitazione dell'istituzione di nuovi ordini professionali ai casi in cui l'ordine professionale rappresenti effettivamente uno strumento di garanzia rafforzata per i cittadini, ad effettuare un monitoraggio sia sugli ordini professionali che verranno istituiti sia contro l'obbligatorietà dell'iscrizione prevista per tali ordini. Il gruppo di Rifondazione comunista è da sempre contrario all'istituzione di nuovi ordini professionali e all'obbligatorietà dell'iscrizione.
Per tutti questi motivi, il nostro gruppo, lo ripeto, non può esprimere un voto favorevole su questo provvedimento, che pure riconosciamo essere tanto atteso, ma esprimerà un voto di astensione. In particolare, lo ribadisco, siamo contrari perché il provvedimento in esame prevede la concessione di una delega alla cieca al Governo per l'istituzione degli ordini professionali; una delega rispetto alla quale noi riscontriamo un vulnus che non possiamo accettare.
Senza la fretta che ne ha caratterizzato l'iter, forse si sarebbe potuto elaborare un provvedimento migliore che avrebbe potuto fare a meno di operare quell'appesantimento burocratico enorme sulle professioni sanitarie non mediche che il presente provvedimento finirà invece per determinare (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bolognesi. Ne ha facoltà.
MARIDA BOLOGNESI. Signor Presidente, sono convinta che, in questa legislatura, l'attuale Governo non abbia fatto molto, in generale, a favore di una maggiore efficienza ed efficacia del Servizio sanitario nazionale. Ci siamo opposti ai tagli, che hanno sicuramente una ricaduta negativa sul sistema, in molte occasioni. Penso all'ultima finanziaria, che congelava anche le assunzioni, ed al tema del ripiano dei debiti delle regioni, ma sono davvero tante le questioni che ci hanno visto contrapposti.
Il provvedimento in esame presenta il vantaggio - e in ciò sta il suo valore - di innescare, per la prima volta, meccanismi innovativi di un sistema che chiede riconoscimento ed attenzione per le professioni storiche e per quelle nuove, le quali, con il titolo della laurea, acquistano, nell'ambito delle professioni sanitarie, una maggiore qualificazione e, me lo auguro, anche una maggiore capacità sul territorio e nei luoghi dove si provvede alla cura delle patologie nella fase di acuzie.
Alle predette innovazioni daremo, oggi, il nostro voto favorevole. Del resto, noi del centrosinistra abbiamo contribuito ad elaborarle nel corso dell'iter del provvedimento in esame, consapevoli come siamo, e non da oggi, della necessità di rivolgere una particolare attenzione alle professioni e all'innovazione del sistema.
Onorevoli colleghi, atteso che quelli della cronicità, delle cure domiciliari, dell'innovazione della qualità del Servizio sanitario e della qualità delle prestazioni da offrire agli utenti sono i temi da affrontare, è chiaro che, se alcune professioni, anche nuove, chiedono di inserirsi nel sistema, con richieste e con correlati doveri di certificazione di professionalità, devono avere lo spazio ove si voglia dare risposta ai bisogni di benessere e di salute dei cittadini.
Un sistema sanitario è tale se risponde alla produzione di salute di cui si ha bisogno. E produzione di salute significa,
oggi, avere riguardo al «prima», al «durante» e al «dopo» rispetto alla fase acuta dell'insorgere di una patologia. Si tratta, dunque, di fare un investimento vero non soltanto sul versante della prevenzione, ma anche su quello della riabilitazione, settore che vede l'affacciarsi di nuove professioni e la possibilità di curare a domicilio pazienti che, talvolta, ottengono ricoveri impropri. Si tratta di attivare, nell'innovazione, un circuito virtuoso che faccia risparmiare là dove si spende inutilmente per investire là dove il sistema sanitario chiede innovazione ed una qualità professionale diversificata e - come dire? - all'altezza delle nuove problematiche sanitarie.
Nel provvedimento in esame vi sono il tema del riconoscimento delle professionalità, il tema di una nuova risposta ai bisogni (sul terreno delle cronicità, ma non solo), il tema della prevenzione, il tema della risposta da dare agli orientamenti «oltre confine», nel contesto di un sistema moderno che deve rispondere con professionalità diversificate - in équipe, laddove possibile - alle molteplici situazioni da affrontare sul piano della risposta alle esigenze di salute dei cittadini.
Desidero dire alla collega Valpiana che, in questa fase, non possiamo che approvare la delega ed indicare alcuni orientamenti al Governo. Per parte nostra, auspichiamo che all'emanazione dei decreti legislativi provveda il Governo di centrosinistra.
CESARE ERCOLE. Aspetta e spera!
MARIDA BOLOGNESI. È una battuta ...!
Io credo che noi dovremmo trovare, su questioni che attengono alla salute dei cittadini, la maggiore convergenza possibile. Finora non si è potuto fare, perché i provvedimenti in campo non rispondevano a questi profili. Oggi, noi approviamo un testo che, invece, ci convince, che risponde a questi orientamenti ed a queste esigenze. Mi auguro che sia un buon viatico per il futuro della sanità italiana (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ercole. Ne ha facoltà.
CESARE ERCOLE. Signor Presidente, l'approvazione del provvedimento in esame segna una tappa importante nel cammino di riforma del Servizio sanitario nazionale, in quanto è destinato a consentire la riorganizzazione di uno dei tasselli che maggiormente contribuiscono all'efficacia clinica e alla garanzia della qualità del servizio di assistenza sanitaria, quello delle professioni sanitarie. Infatti, non si può dimenticare che la disciplina delle professioni sanitarie è stata trascurata per troppo tempo dal legislatore, rimanendo, per così dire, ingabbiata in una regolazione normativa assolutamente non adeguata a cogliere le innumerevoli istanze di sviluppo che la stessa domanda di prestazioni proveniente dai cittadini sembrava sollecitare. Provvedimenti di diverso rango normativo tra loro non coordinati ed eterogenei; stratificazione di diverse discipline caratterizzate da una commistione tra disposizioni di principio e norme di dettaglio; assenza di organicità nei diversi interventi succedutisi nel tempo: tutti questi problemi di ordine legislativo per lungo tempo hanno ostacolato lo sviluppo delle professioni sanitarie, impedendo loro una evoluzione conforme ai più recenti mutamenti del sistema sanitario. Pertanto, è essenziale che, con il provvedimento in esame, si cerchi di dare una risposta a queste diffuse esigenze dei professionisti e degli stessi utenti.
Nello specifico, due sono le innovazioni maggiormente degne di nota promosse dal provvedimento: da un lato, la delega al Governo ad istituire, mediante uno o più decreti legislativi, appositi ordini professionali per ciascuna area organica di professioni sanitarie; dall'altro, l'individuazione di specifici profili in cui si articolano le professioni sanitarie, con particolare riguardo all'istituzione ed alla attivazione
della funzione di coordinamento in tutte le organizzazioni sanitarie e socio-sanitarie pubbliche e private. Pertanto, è importante sottolineare che i benefici derivanti dall'introduzione e dalla successiva attuazione di queste innovazioni sono almeno di due tipi. Innanzitutto, il riordino delle professioni sicuramente è destinato a dare nuovo rilievo, anche sociale, ad alcuni percorsi formativi caratterizzati da una perdurante assenza di equilibrio tra la domanda di lavoro, sempre elevata, ed una offerta di lavoro ancora carente. Inoltre, la riforma in fase di approvazione potrà migliorare in maniera significativa la stessa organizzazione interna dell'attività assistenziale, che troverà nella figura del coordinatore un importante strumento di mediazione e collaborazione tra il personale medico e quello sanitario nonché di coinvolgimento delle professioni sanitarie nelle scelte di governo clinico della struttura di appartenenza. È evidente, infatti, che proprio la funzione di coordinamento rappresenta un fondamentale anello di congiunzione tra gli organi di direzione aziendale e l'operatività infermieristica, orientandone le attività e l'organizzazione in funzione delle dinamiche esigenze delle aziende.
A questi effetti benefici, ovviamente, si devono aggiungere gli ulteriori vantaggi derivati dalla lotta all'abusivismo, dalla promozione della qualità delle prestazioni erogate, dalla diffusione di nuovi comportamenti di etica professionale tra gli operatori del settore e dalla individuazione di nuovi sbocchi professionali per le professioni sanitarie.
Infine, non si può sottovalutare, tra gli aspetti positivi, il fatto che con il provvedimento in esame si persegue anche un più equilibrato riparto di competenze fra la legislazione regionale e quella statale in materia di professioni sanitarie. Infatti, è evidente che l'inclusione delle professioni tra le materie di potestà legislativa concorrente impone un complessivo ripensamento degli spazi di intervento a disposizione dello Stato affinché, nel quadro dei principi fondamentali statali, sia offerta, comunque, alle regioni la possibilità di un intervento volto a dare attuazione e a definire nel dettaglio il contenuto della normativa quadro nazionale. Tale ulteriore intervento normativo regionale si rende necessario, infatti, al fine di dare compiuta attuazione agli obiettivi della presente legge, nella concreta definizione delle caratteristiche organizzative e funzionali delle strutture sanitarie.
Per tutti questi motivi, e nell'auspicio che l'attesa nutrita dai professionisti delle professioni sanitarie per quanto concerne l'approvazione del provvedimento riesca a trovare pronta soddisfazione grazie anche ad una tempestiva attuazione delle disposizioni di delega di cui all'articolo 4, noi annunciamo il voto favorevole del gruppo della Lega Nord Federazione Padana sul provvedimento in titolo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galeazzi. Ne ha facoltà.
RENATO GALEAZZI. Signor Presidente, cari colleghi, ritengo che il provvedimento in esame abbia compiuto due miracoli, questo pomeriggio. Riusciamo, infatti, ad approvare una legge in un'ora; quindi, a quanti parlano di scarsa efficienza e di un Parlamento lento, devo far osservare che un percorso cominciato nel 1999 e nel cui ambito sono intervenute varie misure legislative si compie con un provvedimento che oggi vede la luce in pochissimo tempo. Il secondo miracolo che volevo far notare è che il Parlamento approva il testo in esame con nessun voto contrario (la maggioranza e le opposizioni, salvo l'astensione di Rifondazione comunista, votano a favore); ritengo sia un segnale di come questo progetto di legge sia voluto dal paese.
Certamente non potevamo concludere la legislatura senza approvare una misura attesa da anni; un provvedimento molto atteso da tanti operatori e, anzi, da tutto il mondo della sanità. Non potevamo proprio perché si tratta della salute del cittadino e di professionisti che ogni giorno operano nei nostri ospedali, sul nostro territorio; tale personale, invero, doveva in
qualche maniera essere valorizzato e ad esso si doveva riconoscere una certa dignità. Ciò, proprio per fare chiarezza nelle varie professioni sanitarie in vista di una maggiore garanzia, anzitutto per il cittadino ma anche - in termini di professionalità, di competenza (che deve essere la più ampia possibile) e di aggiornamento - per tutti questi operatori che ogni giorno si impegnano con sacrificio in ogni ambito del mondo della sanità.
Questa legge, infatti, interviene su vari punti; oltre a trasformare i vecchi collegi in ordini, sicuramente mette ordine anche in varie questioni che rischiavano di rimanere sospese proprio dopo l'approvazione della riforma costituzionale del Titolo V. A seguito di tale modifica della Carta, infatti, la materia è stata attribuita alla competenza concorrente di regioni e Stato sicché si era resa necessaria una definizione dei principi generali che spettano allo Stato, e, d'altra parte, del nuovo ruolo di competenza delle regioni. Ritengo peraltro non ravvisabile neppure una contraddizione con la disciplina di livello europeo in quanto l'Unione europea ha intenzione di normare la materia, tanto è vero che è prevista una relazione per la sessione plenaria dell'Assemblea del Parlamento europeo per il 14 febbraio 2006 a Strasburgo. Quindi, sostengo che questo provvedimento non contraddice ma, semmai, asseconda una tendenza legislativa dell'Europa tutta.
Atteso che i colleghi hanno rimarcato le novità e anche la qualificazione che assumono le professioni sanitarie non mediche previste da questo provvedimento di legge, vorrei ricordare alcuni aspetti, dai corsi di aggiornamento ai corsi di laurea, alla trasformazione, come osservavo dianzi, dei collegi in ordini, alle nuove professioni. Quindi, si tratta di una modernizzazione e, per così dire, di una messa al passo con i tempi di tali professionisti, che sono i primi preziosi collaboratori dei medici e parte del personale che ogni mattina - dai livelli più bassi a quelli più alti (ma tutti con pari dignità) - lavora per produrre salute. Di qui, la necessità di un coordinamento - che viene previsto - e la possibilità di normare, eventualmente, anche le nuove competenze.
A mio giudizio, si tratta di un passo importante che vede il Parlamento concorde; aggiungo che non ci dobbiamo fermare a tale livello. Abbiamo introdotto una disciplina che norma un aspetto della vita del nostro mondo della sanità, ma abbiamo bisogno - e ciò ritengo spetti alla prossima legislatura - di rivedere il ruolo dei medici nelle nostre aziende, sia territoriali sia ospedaliere. Ritengo, quindi, che tutta quella materia alquanto semplicemente definita come governo clinico sia fondamentale per la creazione di adeguati strumenti amministrativi e per una gestione migliore delle nostre aziende. Accanto a ciò, ritengo altresì importante la creazione di una nuova e, per così dire, moderna sensibilità e di una nuova atmosfera riguardo a tutta l'organizzazione complessa e articolata della sanità. Ciò deve servire a migliorare le condizioni di lavoro nei nostri presidi e nei nostri ospedali e a determinare, oltre ad una maggiore armonia, maggiori efficienza ed efficacia dando lustro a tale ambito e rilanciando il Servizio sanitario nazionale.
Tale servizio rimane un fiore all'occhiello di questo paese, con le sue difficoltà e, talvolta, anche con qualche deficienza. Comunque, nel complesso ha garantito a tutto il paese un Servizio sanitario che è tra i primi nel mondo e che garantisce una sanità ed una salute a disposizione di tutti: quindi, è universale e solidale. Dobbiamo mantenere la barra in questa direzione e credo che questo provvedimento sia una componente in più che ci aiuta a migliorare complessivamente il meccanismo di produzione della salute del nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulio Conti. Ne ha facoltà.
GIULIO CONTI. Signor Presidente, ho ascoltato alcune critiche espresse da persone
che, poi, hanno dichiarato di votare a favore. Poiché non credo che sia una cosa molto seria e che sia molto coerente comportarsi in questo modo, allora risponderò anch'io polemicamente. È vero che il Governo riceverà una delega per formare gli ordini professionali, ma mi meraviglio - da parte di chi se n'è lamentato, soprattutto l'onorevole Bolognesi - che questo provvedimento non sia stato esaminato prima nella scorsa legislatura e portato avanti da chi dirigeva la XII Commissione della Camera dei deputati: invece, non ha pensato di fare tutto ciò, così come non ci ha pensato il Governo precedente. Ritengo che queste siano delle polemiche fatte veramente in extremis. Questo provvedimento è stato fatto tardi, ma è stato fatto e diventerà una legge dello Stato. Sarà molto ben accetta da 550 mila operatori che lavorano da anni in questo campo, con dei riconoscimenti che erano stati dati antecedentemente dal Governo precedente - ma erano di equipollenza non di equiparazione -, con tanto di titoli di laurea e con un riconoscimento che è arrivato al punto, di riformare non solo gli albi, ma anche gli ordini professionali.
Ritengo che questa sia una grossa vittoria del Governo e un'enorme passo avanti per le categorie che svolgono questi lavori, che oggi sono semplicemente degli operatori parasanitari equiparati, non sanitari. Ritengo che il nostro sia un discorso di grande diversità, di grande serietà e di grande conquista per le categorie interessate. Precedentemente, l'equipollenza era stata stabilita con la legge n. 42 del 1999: si riconoscevano come parasanitari e, poi, sono stati equiparati ai laureati con la legge n. 251 del 2000. Ritengo che tutto ciò sia da sottolineare perché, finalmente, oggi queste categorie sono laureate, sono riconosciute come componenti e formatori di ordini professionali, si daranno i loro statuti e i loro regolamenti interni, con la possibilità di essere autonomi e di avere una dignità professionale che prima, comunque, non era loro riconosciuta. È altresì importante rilevare come questa legge preveda che tali operatori vengano aggiornati nelle loro competenze e nel loro lavoro professionale, attraverso dei corsi che verranno svolti nelle aziende sanitarie e negli istituti di ricerca: si tratta di un altro aspetto da sottolineare con forza, anche per far capire ciò che abbiamo fatto. Ritengo che questo sia un punto molto importante, insieme all'identificazione delle cinque aree professionali che sono state finalmente definite.
Per quanto riguarda l'area infermieristica, riconosciamo un titolo ed un giusto valore a tutte le caposala, che negli ospedali non si sa bene che cosa siano: se sono operatrici di giorno ma non di notte, se possono avere o meno degli orari di comodo. Oggi hanno un riconoscimento professionale con dei doveri che aumentano, con una qualifica che migliora la loro condizione ma che aumenta anche le responsabilità. Quindi, a mio avviso, che pure ho lavorato in ospedale, questo discorso è molto importante, così come quello riguardante la professione di ostetricia, anche in conseguenza delle innumerevoli chiusure delle scuole di avviamento alla professione di infermiere professionale, come erano considerate prima le ostetriche: le scuole professionali per ostetriche erano state tutte chiuse. Mi pare che questo sia un discorso di fondo molto importante, così come l'area della riabilitazione, l'area professionale per la prevenzione, che è di grande attualità, e quella tecnico-sanitaria.
Inoltre, vorrei sottolineare come gli articoli 5 e 7 aprano dei nuovi sbocchi per altri operatori del settore tecnico sanitario. Ad esempio, potrei riferirmi agli odontotecnici, che possono organizzarsi fra loro e dare vita ad un nuovo ordine professionale anche se con una limitazione numerica, che mi pare si aggiri intorno alle 20 mila unità. In ogni caso, con questo discorso si permette ad alcuni operatori che attendono il titolo di laurea di potersi organizzare ed ottenere questo riconoscimento.
È questo il motivo di fondo per il quale il gruppo di Alleanza Nazionale voterà a favore del progetto di legge; con fiducia, molta
speranza ed anche con soddisfazione attribuiamo questa delega al Governo per regolamentare la materia (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giacco. Ne ha facoltà.
LUIGI GIACCO. Signor Presidente, con questa proposta di legge si porta a termine un percorso iniziato nella precedente legislatura per quanto riguarda non - come dice lei, caro collega Giulio Conti - le professioni parasanitarie, ma le professioni sanitarie non mediche. Infatti, con la legge n. 42 del 1999 e successivamente con la n. 251 del 2000 abbiamo modificato questa terminologia: quindi, a tutti gli effetti, queste sono professioni sanitarie «non mediche» e non «paramediche». Ciò è tanto più importante perché, con il riconoscimento della loro professionalità, si prevede la laurea con corso triennale, la laurea stessa e persino, per quanto possibile, il dottorato di ricerca.
Quindi, da questo punto di vista, noi, in attesa che da parte del Parlamento si possa giungere ad una legge quadro di riforma degli ordini professionali, così come previsto anche dalle direttive comunitarie, riteniamo che in questo momento sarebbe sbagliato non riconoscere la valenza del ruolo e delle professionalità degli oltre 300 mila operatori sanitari non medici, quindi degli infermieri, delle ostetriche, dei terapisti della riabilitazione e dei tecnici della prevenzione. Queste categorie, alle quali sono state attribuite anche funzioni di coordinamento e dirigenziali, acquisiscono pari opportunità, fermo restando il proprio ruolo nel mondo delle professioni sanitarie, da svolgere in stretta collaborazione anche con la professione medica. Quindi, l'evoluzione delle professioni sanitarie non mediche è estremamente importante per il ruolo svolto all'interno del sistema sanitario nazionale.
Vorrei ricordare tre punti qualificanti: prevenzione, cura e riabilitazione. In questo momento tali aspetti sono estremamente importanti per queste figure professionali, anche alla luce dell'integrazione socio-sanitaria e di tutta una serie di collegamenti che vi devono essere tra le strutture ospedaliere e i servizi sul territorio. Quindi, queste figure professionali sono di estrema importanza. In questo modo, riteniamo che i cittadini saranno maggiormente garantiti sia per la qualità delle prestazioni sia per una migliore tutela della loro salute.
Pertanto, noi del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo voteremo in senso favorevole a questo testo di legge, che riteniamo estremamente avanzato e moderno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Savo. Ne ha facoltà.
BENITO SAVO. Signor Presidente, intervengo solo per qualche considerazione. Anzitutto, dichiaro voto favorevole su questa normativa, che arriva in porto nonostante la legittima frenata che intendeva attuare la sinistra su un provvedimento auspicato da tanti. Inoltre, vorrei svolgere una considerazione sulla qualità del testo che riordina un settore molto importante, come hanno evidenziato i colleghi che mi hanno preceduto. Tuttavia, in questa proposta di legge vi è l'assenza dell'esame di Stato per accedere all'esercizio della professione e iscriversi agli albi professionali. Si tratta di un aspetto importantissimo che dobbiamo prendere in considerazione per l'avvenire, al fine di impedire agli studenti che si laureano regolarmente nelle università italiane, con sacrifici e tanto studio, di dover superare un ultimo ostacolo, che è anche anacronistico, ossia quello dell'esame di Stato.
Penso agli studenti di giurisprudenza, che vorranno intraprendere la professione di avvocato o che vorranno fare i notai, ma che si trovano rinchiusi all'interno di una «setta». Mi riferisco, altresì, agli studenti di medicina, i quali, dopo essersi laureati, devono superare ancora un altro ostacolo. Tutto ciò avviene per la celebrazione
delle antiche «baronie», arrecando un danno ai nostri giovani che si laureano, e con merito, presso le università.
Vorrei pertanto ribadire che la ragione principale per cui preannuncio il mio voto favorevole sul provvedimento in esame è rappresentata dall'assenza dell'obbligo di sostenere l'esame di Stato, che rappresenta, in un paese moderno, un'autentica vergogna per chi si voglia affacciare al mondo delle professioni (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)!
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
FRANCESCO PAOLO LUCCHESE, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO LUCCHESE, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, intervengo per evidenziare che l'approvazione del progetto di legge in esame dimostra un grande impegno del Parlamento al servizio dei cittadini.
Con il provvedimento, infatti, non operiamo semplicemente una migliore qualificazione alle professioni sanitarie, ma rendiamo anche un servizio ai cittadini, perché questi operatori sono i migliori collaboratori dei medici, e lo affermo in qualità di medico. Vorrei sottolineare che, senza queste categorie (che, finalmente, hanno ottenuto una migliore qualificazione), il medico non potrebbe sicuramente prestare un'assistenza adeguata.
A tale proposito, vorrei illustrare qualche altro concetto. Con il testo unico del 1935, questi operatori professionali erano stati definiti parasanitari; invece, con le leggi n. 42 del 1999 e n. 251 del 2000, essi rientrano nella definizione di «professioni sanitarie». Segnalo che è stata adottata semplicemente l'espressione di «professioni sanitarie», e non di «professioni sanitarie non mediche» perché tali operatori hanno una loro dignità e non mi piace questo termine, che non è previsto nel presente progetto di legge.
Il provvedimento in esame, infatti, parla di professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, riabilitative, tecnico sanitarie e della prevenzione perché nell'area della professione sanitaria rientrano anche i medici, nonché altre categorie di soggetti. Questi operatori, pertanto, rientrano a tutti gli effetti nell'ambito delle professioni sanitarie, nel senso in cui lo abbiamo specificato.
Ringrazio quindi il Senato della Repubblica, che ha trasmesso un testo molto articolato ed avanzato in ordine alla definizione dei nuovi percorsi formativi nell'istituzione delle nuove professioni. In questo modo, infatti, si è riempito il vuoto aperto con l'approvazione del nuovo Titolo V della Costituzione (mi riferisco, in particolare, alla nuova formulazione dell'articolo 117).
Desidero ringraziare, inoltre, la Commissione affari sociali della Camera dei deputati, che ha consentito di approvare velocemente il provvedimento in esame, poiché non ha apportato modifiche; allo stesso modo, voglio ringraziare l'Assemblea, che ha permesso, nella seduta odierna, l'approvazione molto rapida del testo.
Si tratta, in conclusione, di un provvedimento al servizio dei nostri cittadini, i quali potranno essere contenti del fatto che il Parlamento ha finalmente approvato una legge che qualifica le professioni in oggetto, garantendo, in questo modo, una maggiore tutela della nostra salute (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro (CCD-CDU), di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul
progetto di legge n. 6229, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(S. 1645-1928-2159-3236. - Disposizioni in materia di professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione e delega al Governo per l'istituzione dei relativi ordini professionali) (Approvati, in un testo unificato, dal Senato) (6229):
(Presenti 382
Votanti 368
Astenuti 14
Maggioranza 185
Hanno votato sì 366
Hanno votato no 2).
Prendo atto che gli onorevoli Saponara e Annunziata non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere voto favorevole.
Sono così assorbite le concorrenti proposte di legge nn. 2360, 2613, 2617, 2936, 3656, 3881, 4057, 5274 e 5769.
RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, intervengo per proporre all'Assemblea un'ulteriore inversione dell'ordine del giorno, nel senso di passare immediatamente alla trattazione del punto 4, concernente il seguito dell'esame delle mozioni in materia di applicazione della normativa in favore delle vittime del terrorismo.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Innocenti.
Nessuno chiedendo di parlare, pongo in votazione la proposta, avanzata dall'onorevole Innocenti, di inversione dell'ordine del giorno, nel senso di passare immediatamente alla trattazione del punto 4.
(È approvata).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Bielli ed altri n. 1-00464, Violante ed altri n. 1-00481 e Biondi ed Antonio Leone n. 1-00496 sulle questioni applicative concernenti la normativa in favore delle vittime del terrorismo (vedi l'allegato A - Mozioni sezione 1).
Ricordo che nella seduta del 14 novembre 2005 si è conclusa la discussione sulle linee generali delle mozioni e che il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, esprimendo, a grandi linee, la posizione del Governo sui contenuti degli atti di indirizzo all'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.
MICHELE SAPONARA, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il Governo si richiama integralmente alle considerazioni svolte dal senatore Ventucci nella seduta del 14 novembre 2005. In tale seduta, il sottosegretario Ventucci
ha esaminato a fondo le mozioni, esprimendo l'orientamento del Governo, che riassumo. Il parere del Governo è favorevole su tutte e tre le mozioni presentate, Bielli ed altri n. 1-00464, Violante ed altri n. 1-00481 e Biondi ed Antonio Leone n. 1-00496. Ovviamente, si conferma quanto ebbe a dire il senatore Ventucci, con queste parole: «(...) peraltro, nel caso si evidenziassero profili problematici diversi ed ulteriori rispetto a quelli finora emersi, il Governo è senz'altro disponibile ad adottare le opportune iniziative (...)». Dico ciò, perché poc'anzi, l'onorevole Violante mi aveva accennato ad altri casi ed io, in adesione a quanto chiesto dallo stesso onorevole Violante, confermo che il Governo è disponibile ad esaminare tutte le situazioni che dovessero presentarsi.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bielli. Ne ha facoltà.
VALTER BIELLI. Signor Presidente, sarò brevissimo, anche perché è stato espresso parere favorevole da parte del Governo sulle mozioni presentate. Mi permetto solo di svolgere due osservazioni. Il parere favorevole è stato espresso dal Governo in una situazione un po' anomala, nel senso che si chiede l'applicazione di una legge. Credo che debba essere scontato che una legge approvata dal Parlamento debba essere applicata. Tuttavia, ritengo che si siano verificati nell'applicazione della legge stessa molti problemi; la circostanza che oggi vi sia un impegno del Governo per risolvere tali problemi è, comunque, positiva.
Faccio, tuttavia, notare al sottosegretario ed al Governo che, fino a tre giorni fa, il 60 per cento dei beneficiari della legge n. 206 del 2004 non avevano trovato ancora una risposta. Quindi, non solo vi sono problemi, ma vi è ancora bisogno che il Governo attui tutte le disposizioni che sono in suo potere affinché la legge trovi applicazione, in particolare facendo riferimento - credo - anche a circolari interpretative che riguardano altri soggetti istituzionali, quali l'INPS, l'INADEL, l'INPDAP, perché abbiamo, da tale punto di vista, una situazione che non è soddisfacente.
Detto ciò, credo che, se il Governo farà bene la propria parte, sicuramente non vi sarà bisogno da parte dei familiari e delle associazioni delle vittime di indire ulteriori conferenze stampa. Infatti, in tali conferenze stampa è stato perfino detto che si percepiva il rischio di un boicottaggio della legge stessa. Sarebbe stato un fatto gravissimo. Va data invece una risposta forte. È necessario infatti che da domani si abbiano immediatamente risposte per far sì che i beneficiari di questa legge trovino soddisfazione.
Perché parliamo di vittime del terrorismo? Credo che, di per sé stesso, ciò significhi qualcosa per tutto il paese. Il Governo ha anche dimostrato una disponibilità, che credo debba essere esercitata fino in fondo, a valutare la possibilità di inserire anche altri soggetti che potrebbero essere interessati a questa legge. Voglio ricordare chi potrebbero essere tali soggetti: in tutte le vicende di terrorismo, benché nella sentenza si parlasse di «strage terroristica», vi è la «Uno bianca» di Bologna. Credo che sarebbe un fatto di cultura, un fatto positivo se si riuscisse a dare risposta anche ai familiari di coloro che sono stati colpiti dalla banda della «Uno bianca».
Detto ciò, mi auguro che non vi sia più bisogno di mozioni per l'attuazione di una legge, giacchè una legge va comunque applicata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.
GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la legge 3 agosto 2004, n. 206, costituisce certamente un avanzamento rispetto alla disciplina pre
vigente in materia di tutela delle vittime del terrorismo e delle stragi. La tutela di ogni forma di invalidità, il gratuito patrocinio, la copertura sanitaria e farmaceutica, l'assistenza psicologica ed il nuovo trattamento indennitario e pensionistico rappresentano innovazioni migliorative, che riavvicinano le vittime ed i loro familiari allo Stato e alle istituzioni che si pongono loro accanto.
Paradossalmente, tale positiva intenzione del legislatore ha registrato i dissensi e il malcontento dei familiari delle vittime, a causa della cattiva e non omogenea applicazione delle complesse disposizioni normative previste.
Da un lato, vi è una certa farraginosità delle norme, non particolarmente agevoli nella lettura e negli articolati richiami ad altre disposizioni di legge. Per altro verso, vi è l'ostilità di una certa burocrazia che stenta a farsi carico di un rapporto più amichevole con i cittadini e alla quale sono mancati puntuali indirizzi di governo cui attenersi.
Inoltre, si è registrata una scarsa attitudine, una scarsa sensibilità del Governo ad occuparsi dell'applicazione della legge, limitandosi alla sua approvazione, come accade molto spesso nel nostro paese. Infatti, alcuni istituti non sono entrati effettivamente in vigore, come, ad esempio, l'assistenza psicologica.
Infine (a tal riguardo introduco una mia personale malizia), vi è la tentazione delle amministrazioni interessate a contenere la spesa - anziché migliorare l'efficienza - attraverso l'artificiosa produzione di ostacoli burocratici, che scoraggiano la rivendicazione dei diritti.
In Italia manca una cultura della difesa delle vittime, spesso lasciate in balìa di se stesse. Stentiamo a comprendere il fallimento dell'azione di prevenzione del crimine da parte dello Stato; tuttavia, qualora si constati la commissione di un crimine qualunque, esso può essere accettato dalla collettività solo ove lo Stato che ha fallito nella prevenzione sostenga le vittime del reato, tanto più se si tratta di delitti contro lo Stato medesimo, come il terrorismo e le stragi, per i quali la vittima è incolpevole o, addirittura, ha la sola colpa di avere servito fedelmente quello Stato.
Non solo non abbiamo una disciplina sulla tutela delle vittime, ma non abbiamo neppure ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite, scritta a Palermo: l'articolo 29 invita i paesi membri a darsi una disciplina in questo settore. La nostra mozione invita il Governo a farsene carico, curandosi dell'applicazione della legge, impegnandosi a garantire i servizi che sono stati previsti (e, finora, non attuati), impegnandosi a fornire gli indirizzi mancanti per una corretta ed omogenea applicazione della normativa sull'intero territorio nazionale ed a rimuovere ogni ostacolo interpretativo e amministrativo che si frapponga alla migliore applicazione della legge.
In definitiva, con la mozione in esame si invita il Governo a ricostruire una ragione e un legame di fiducia fra coloro che hanno subìto una violenza per il solo fatto di avere creduto in questo Stato e lo Stato che questa violenza non ha saputo reprimere.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, ringrazio il Governo per la disponibilità che ha mostrato con l'accoglimento di queste mozioni e mi auguro - anzi, ne sono certo - che la sensibilità mostrata dal Parlamento venga in qualche modo contagiosamente manifestata anche dal Governo stesso, affinché faccia sì che l'amministrazione, coerentemente con questi indirizzi, sia più madre e meno matrigna nei confronti delle vittime delle stragi del terrorismo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ascierto. Ne ha facoltà.
FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, il mio intervento sarà brevissimo. Condividiamo il fatto di dare applicazione, nel modo più veloce, alla legge approvata dal Parlamento a tutela dei familiari delle vittime del terrorismo. Vi sono ancora alcuni benefici che devono essere estesi; e vi sono anche casi davvero al limite dell'incredibile,
che meritano di essere sanati. Mi riferisco, ad esempio, all'estensione dei benefici ai familiari delle vittime. Vi sono alcuni familiari che godono di tali benefici; ma se uno di essi dovesse decedere, non possono subentrare gli eredi, i figli oppure un altro parente in discendenza diretta.
Noi abbiamo cercato di razionalizzare, ma ancora molto va fatto. Al di là delle vittime del terrorismo, vi sono anche le vittime della criminalità comune, per le quali - ne approfitto - voglio spendere una parola per dimostrare la vicinanza dello Stato.
In questa finanziaria qualcosa è stato fatto, ma ancora bisogna compiere altri passi. Quindi, questo mio messaggio va anche a futura memoria per il prossimo Governo, che si dovrà assumere queste responsabilità.
Ne approfitto anche per un altro appello al Governo, ma anche ai tanti colleghi che stanno seguendo questo dibattito. Facciamo in modo che, parlando di terrorismo e di riconoscimento delle vittime del terrorismo, ci sia un riconoscimento per Fabrizio Quattrocchi, che merita di essere riconosciuto vittima del terrorismo (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grandi. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, devo dire al sottosegretario che naturalmente è importante l'accoglimento da parte del Governo di queste mozioni. Però, forse conviene approfondire alcuni aspetti.
Siamo stati tutti d'accordo sull'esigenza di una legge che non può certo rappresentare un risarcimento, ma, almeno, sicuramente un sostegno per i danni materiali subiti dalle vittime del terrorismo di qualunque colore nel nostro paese, ossia la legge n. 206 del 2004.
Nel corso del tempo ci sono state diverse iniziative per chiedere la piena applicazione della legge. Oggi siamo a circa un anno e mezzo di distanza e ci troviamo, per fortuna con accenti molto simili tra i diversi versanti del Parlamento, a chiedere che tale legge sia finalmente applicata.
Allora, innanzitutto, abbiamo impiegato molto tempo ad approvarla per ragioni che in questo momento non è importante richiamare. Ma dopo tanta fatica per arrivare ad un punto di sintesi, come è, appunto, una legge, la sua mancata applicazione non è accettabile.
Dietro la mancata applicazione ci sono meccanismi dell'amministrazione distratti, non sufficientemente coerenti e rapidi nel dare attuazione alla legge, ma anche vere e proprie ignoranze di aspetti importanti di questo provvedimento.
Poiché ritengo che, in buona fede, tutti i parlamentari di ogni colore sia qui sia al Governo vogliano effettivamente applicare questa legge, faccio osservare che non basta dichiarare con una mozione che ciò deve essere fatto e nemmeno è sufficiente che il Governo si impegni a farlo, perché questa, in fondo, è una ripetizione di quanto abbiamo già fatto approvando la legge.
Quindi, qui siamo tutti in difetto e, se vogliamo superare tale condizione, dobbiamo cercare di individuare il da farsi.
A me pare che la prima iniziativa che potrebbe essere utile sarebbe quella di dimostrare una capacità di ascolto; la Camera ha ospitato diverse conferenze stampa delle associazioni dei familiari delle vittime del terrorismo, che, volta per volta, hanno indicato questo o quell'aspetto che non funzionava, come, ad esempio, il ritardo ricordato dall'onorevole Bielli per circa il 60 per cento degli interessati a questo provvedimento.
Bisognerebbe, innanzitutto, creare le condizioni affinché il Governo, che in questo caso costituisce l'unità di garanzia per l'attuazione delle norme, abbia un centro di ascolto efficiente, che presuppone qualcuno che parla e qualcuno che ascolta.
Mi chiedo se, per esempio, il sottosegretario non potrebbe farsi interprete
presso la collegialità del Governo dell'individuazione di un luogo, che potrebbe essere presso il Ministero dell'interno o presso la Presidenza del Consiglio - sta al Governo deciderlo, ma con rapidità -, in modo tale che, periodicamente, il Governo ascolti le associazioni dei familiari che rappresentano, che possono essere in grado, di conseguenza, di indicare i problemi che nascono dall'attuazione della legge.
Qualche volta i problemi potrebbero essere anche quelli ricordati prima dall'onorevole Sinisi, come incongruenze nelle norme o questioni interpretative da risolvere. Ad esempio, molte ASL non sapevano come applicare la norma prima che vi fossero circolari, ma anche l'INPS non ha brillato nella capacità attuativa delle normative previste, per dire solo di alcuni. Dunque, potrebbe esservi un punto di ascolto.
Inoltre, forse sarebbe necessario anche un punto di coordinamento nel Governo. Infatti, molta parte è del Ministero dell'interno, molta parte è del Ministero dell'economia, una parte è del Ministero del lavoro ed una parte è della Conferenza Stato-regioni, dato che si tratta di competenze in larga misura regionali. Occorre che il Governo, nell'accogliere la lettera e lo spirito della mozione, organizzi il suo lavoro in modo da intervenire con la sufficiente rapidità che richiede un'iniziativa non solo attuativa ma di coordinamento delle risposte.
Dunque, saluto con soddisfazione il fatto che oggi siamo in grado di approvare le mozioni in esame, nel loro complesso ed anche con le loro diversità, ma sottolineo l'esigenza di fare in modo che vi sia un rapporto fluido, non una sordità. Francamente, se tra qualche mese, qualunque sia la maggioranza parlamentare che uscirà dalle elezioni del 9 aprile, dovessimo avere una ripetizione stanca dell'esigenza di dare attuazione, credo che tutti noi ne avremmo una diminuzione come capacità di risposta, in rappresentanza del popolo italiano, ai problemi del nostro paese, e sicuramente i problemi delle vittime del terrorismo sono tra i primi a cui abbiamo il dovere di rispondere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cento. Ne ha facoltà.
PIER PAOLO CENTO. Signor Presidente, intervengo brevemente per dichiarare il voto favorevole dei Verdi alle mozioni Bielli ed altri n. 1-00464 e Violante ed altri n. 1-00481.
Riteniamo che esista la necessità, per noi inderogabile e non più rinviabile, di una corretta applicazione della nuova normativa a tutela delle vittime del terrorismo e dei reati di strage. Allo stesso modo, riteniamo sia giunto il momento da parte dello Stato e del Governo - quello attuale e quello che ci sarà dopo il voto del 9 aprile - di risolvere con parole chiare e certe la vicenda relativa ai familiari delle vittime della «Uno bianca». Su tale vicenda vi sono stati pronunciamenti da più parti tesi a risolvere una situazione inaccettabile dal punto di vista delle tutele e del risarcimento che lo Stato deve ai suddetti familiari. Il tutto è reso ancora più forte dal ruolo drammaticamente e tragicamente negativo che in questa vicenda ha avuto una parte, per fortuna limitata ma purtroppo ben ramificata, delle forze dell'ordine che, attraverso l'uso terroristico del proprio ruolo, ha seminato il panico in un'area ampia della provincia di Bologna e della regione Emilia Romagna.
Quindi, nell'esprimere il voto favorevole sulle mozioni in esame che impegnano il Governo ad applicare con rigore e tempestività la nuova normativa, ci associamo alla richiesta chiara e netta affinché venga finalmente affrontato e risolto positivamente il problema delle vittime della «Uno bianca». Si tratta di un problema che uno Stato civile dovrebbe già aver affrontato con dignità e risolto con decisione, dando soddisfazione alle legittime
richieste che vengono dalle parti civili di quel drammatico fatto che ha insanguinato l'Emilia Romagna alla fine degli anni Ottanta (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Unione).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonio Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, non bisogna dimenticare che le mozioni in esame scaturiscono dalla necessità di applicazione di una legge che ha voluto il Parlamento e, nello specifico, questa maggioranza. Mi riferisco alla legge n. 206 del 2004.
Dico ciò perché le tre mozioni presentate, tutte orientate nello stesso senso e recepite allo stesso modo dal Governo, non debbono essere oggetto di strumentalizzazioni per affermare che il Governo non ha prodotto gli atti idonei all'applicazione della legge. Ricordo ai colleghi dell'opposizione, principalmente ai colleghi Bielli e Grandi, che sono state applicate «lentamente» anche leggi approvate nella passata legislatura dal centrosinistra e nessuno ha mai pensato di addebitare al Governo la lentezza o l'incapacità di applicazione di una norma voluta dal Governo o dal Parlamento.
Le cause di ciò possono essere riconducibili ad altre forme di governo o di sottogoverno. Mi riferisco alle amministrazioni, alla burocrazia, agli uffici che negli anni - è sotto gli occhi di tutti - hanno recepito lentamente le novità prodotte dal legislatore. E la legge n. 206 del 2004 è una novità. Bisogna prendere atto che con questa norma si è ampliato ed innovato profondamente il sistema dei benefici e delle provvidenze in favore dei cittadini italiani vittime dei terroristi.
Se si deve fare un sillogismo tra la volontà di approvare una legge in favore dei cittadini vittime del terrorismo e la mancata (ma non userei questo termine perché le percentuali riportate dall'onorevole Bielli sono quello che sono) o piuttosto la lentezza nell'applicazione della stessa, non si deve poi trovare il capro espiatorio nel Governo, che non ha colpe.
Ben hanno fatto i sottoscrittori delle mozioni a sollecitare (tra l'altro, la mozione presentata da deputati di Forza Italia, è stata fortemente voluta dal Presidente Biondi) il Governo a premere gli uffici, le amministrazioni, i dicasteri, la burocrazia dei ministeri per far sì che questa legge, voluta dall'intero Parlamento ed anche dal Governo, trovi applicazione.
Per questo motivo, annuncio il voto convintamene favorevole alle tre mozioni presentate.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bielli ed altri n. 1-00464, accettata dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 346
Votanti 345
Astenuti 1
Maggioranza 173
Hanno votato sì 344
Hanno votato no 1).
Prendo atto che l'onorevole Ascierto ha espresso erroneamente un voto contrario mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Violante ed altri n. 1-00481, accettata dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 357
Votanti 355
Astenuti 2
Maggioranza 178
Hanno votato sì 354
Hanno votato no 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Biondi e Antonio Leone n. 1-00496, accettata dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 363
Votanti 362
Astenuti 1
Maggioranza 182
Hanno votato sì 360
Hanno votato no 2).
PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di oggi, 24 gennaio 2006, la II Commissione permanente (Giustizia), ha approvato, in sede legislativa, il seguente progetto di legge:
KESSLER ed altri: «Riforma delle esecuzioni mobiliari» (6232).
PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione, in sede legislativa, delle seguenti proposte di legge, delle quali la X Commissione permanente (Attività produttive), cui erano state assegnate in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che propongo alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del regolamento:
MILANATO ed altri: «Disciplina dell'attività professionale di tintolavanderia» (5337); MOLINARI: «Legge quadro sulle attività delle imprese di lavanderia, pulitura a secco, tintoria, smacchiatura, stireria e affini» (270); VOLONTÈ e D'AGRÒ: «Legge quadro sull'attività delle imprese di lavanderia, pulitura a secco, tintoria di abiti ed indumenti, smacchiatura, stireria e affini» (1208) (La Commissione ha elaborato un nuovo testo della proposta di legge n. 5337).
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Mercoledì 25 gennaio 2006, alle 9,30:
(ore 9,30 e ore 16)
1. - Assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 5337 ed abbinate.
2. - Discussione dei documenti in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione:
Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del deputato Sgarbi (Doc. IV-quater, n. 53).
- Relatore: Mantini.
Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del deputato Selva (Doc. IV-quater, n. 120).
- Relatore: Lezza, per la maggioranza; Kessler, di minoranza.
3. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
ASCIERTO ed altri; LAVAGNINI; LUCIDI ed altri: Delega al Governo per il riordino dei ruoli del personale delle Forze di polizia e delle Forze armate (3437-4376-5400-A).
- Relatori: Saia (per la I Commissione) e Ascierto (per la IV Commissione).
4. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 3 recante attuazione della direttiva 98/44/CE in materia di protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche (6258).
- Relatori: Polledri (per la X Commissione) e Stagno d'Alcontres (per la XII Commissione).
(ore 15)
5. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
X Commissione permanente (Attività produttive):
MILANATO ed altri: «Disciplina dell'attività professionale di tintolavanderia» (5337); MOLINARI: «Legge quadro sulle attività delle imprese di lavanderia, pulitura a secco, tintoria, smacchiatura, stireria e affini» (270); VOLONTÈ e D'AGRÒ: «Legge quadro sull'attività delle imprese di lavanderia, pulitura a secco, tintoria di abiti ed indumenti, smacchiatura, stireria e affini» (1208) (La Commissione ha elaborato un nuovo testo della proposta di legge n. 5337).
La seduta termina alle 18,40.