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La seduta, sospesa alle 10,10, è ripresa alle 10,30.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Fanfani 1.9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonito. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BONITO. Signor Presidente, con l'emendamento 1.9 presentato dall'onorevole Fanfani si intende sopprimere al comma 1, lettera a) dell'articolo unico oggetto della nostra delibazione le parole: «o altrui». Nell'articolo 52 del codice penale concernente la legittima difesa si fa riferimento alla necessità di difendere un diritto proprio od altrui. Pertanto, per quali ragioni si intende intervenire rispetto ad una formula storica oramai acquisita alla tradizione giuridica e penalistica del nostro paese?
La ragione è molto semplice: nel corso del dibattito di ieri, in tutti i modi da parte dei nostri avversari politici si è tentata un'operazione abbastanza discutibile, tutta tesa a sottolineare l'insufficienza dell'articolo 52, quindi dell'istituto vigente della legittima difesa, rispetto alle esigenze di sicurezza così diffuse tra la nostra popolazione.
Con riferimento a tale preoccupazione, non siamo secondi a nessuno e ci torna facile sottolineare che, in tutti gli scenari evocati ed in tutte le ipotesi illustrate (da quelle di cui parlava appassionatamente il collega Buontempo alle altre evocate con molta abilità dal collega Nitto Palma), la normativa vigente troverebbe puntuale applicazione, giacché i colleghi facevano riferimento ad ipotesi in cui veniva messo in pericolo il bene sommo della vita.
Allora, perché si chiede questa modifica? Perché la nuova formulazione, superando ed eliminando l'insostituibile bilanciamento di interessi, che costituisce il fatto in sé della norma, opera un'alterazione di valori tale da rendere inaccettabile la norma stessa.
Pertanto, se nelle ipotesi previste dalla proposta al nostro esame i tradizionali requisiti restrittivi dell'applicazione dell'articolo 52 vengono meno, evidentemente anche il contenuto della disciplina deve trovare un'adeguata rivisitazione, per così dire.
Questo è il motivo per cui con questo emendamento intendiamo limitare il diritto da tutelare, circoscrivendolo alla propria incolumità e senza considerare quella altrui.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vorrei salutare - ne ho piacere - gli studenti ed i professori della classe IIIE della scuola media Pieraccini-Rosselli-Verdi di Firenze, presenti in tribuna. Benvenuti (Applausi)!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.
LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, ieri abbiamo assistito ad una serie di interventi da parte di esponenti del centrosinistra, sempre impegnati - non si smentiscono mai - a sostenere tesi esattamente opposte a quella che da tempo la Casa delle libertà propone relativamente alla sicurezza dei cittadini.
Ricordavo ieri la nostra coerenza con il programma elettorale stilato nel 2001 in termini di sicurezza. Ricordavo: la legge Bossi-Fini, che inasprisce le pene da 5 a 15 anni per chi trae ricchezza sfruttando donne e minori; la nostra ferrea opposizione sulle proposte della sinistra dirette a scarcerare qualche decina di migliaia di detenuti, con il provvedimento sull'indulto e l'amnistia; l'approvazione della legge che punisce pesantemente i recidivi, vale a dire
quei delinquenti che continuano a sfruttare le aperture che il nostro codice concede loro, per tornare a delinquere creando disagio sociale. Quindi, siamo giunti a proporre una legittima difesa più sicura per i cittadini, studiata confrontando anche codici penali di altri paesi civili. Lo abbiamo fatto perché intendiamo investire sulla società buona, quindi sui nostri cittadini e non sui delinquenti.
In tal senso, stiamo percorrendo la giusta strada, in quanto l'articolo 1 della Costituzione della Repubblica italiana prevede chiaramente che la nostra è una Repubblica fondata sul lavoro e non sui ladri. Sarebbe opportuno che anche i gruppi del centrosinistra si ricordassero di ciò, perché abbiamo il dovere morale di lavorare per far sì che i nostri cittadini possano godere di quella sicurezza e di quella tranquillità che sono alla base del vivere civile. E, se qualche volta, lo Stato arriva in ritardo per garantire ai cittadini la sicurezza nelle proprie abitazioni e nei luoghi di lavoro, è giusto che possano difendersi senza avere il timore di finire nelle patrie galere. La nostra ci sembra una proposta di buonsenso, dunque rimandiamo al centrosinistra tutte le critiche che ci ha rivolto (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisapia. Ne ha facoltà.
GIULIANO PISAPIA. Signor Presidente, vorrei innanzitutto rispondere al collega Dussin, sottolineando il fatto che è errato e fuorviante parlare di accuse rivolte da una parte all'altra degli schieramenti politici in quanto la realtà è che abbiamo posizioni diverse rispetto ad un obiettivo che riteniamo unitario, vale a dire quello di fornire allo Stato gli strumenti per difendere in maniera efficace i cittadini.
Purtroppo, le argomentazioni che ieri abbiamo sviluppato sia sotto il profilo della costituzionalità sia nel merito del provvedimento non sono state accolte. Oggi, con gli emendamenti da noi presentati cerchiamo quantomeno di limitare i danni.
Per tale motivo, nel dichiarare il voto favorevole sull'emendamento Fanfani 1.9, sento il dovere di richiamare l'appello dei docenti di diritto penale; mi riferisco a coloro che più hanno contribuito a formare la dottrina giuridica, individuando gli strumenti per trovare quel punto di equilibrio tra la tutela dei diritti dei cittadini e la tutela della sicurezza degli stessi: la sicurezza dei diritti e il diritto alla sicurezza.
Ebbene, i docenti di diritto penale, nella loro totalità, hanno scritto a tutti i componenti della Commissione giustizia della Camera che, se non vi saranno modifiche al testo - e questo emendamento rappresenta una di quelle modifiche tese, ripeto, esclusivamente a limitare i danni -, avremo dal punto di vista politico un solo effetto: la rincorsa al possesso, più o meno legittimo, di armi da parte delle categorie e dei ceti più esposti e la conseguente maggiore aggressività di una delinquenza già di per sé agguerrita, consapevole dell'accresciuta aggressività difensiva delle potenziali vittime. Il documento sottolinea inoltre che è per questi motivi che si ritiene ormai indifferibile una forte mobilitazione contro riforme legislative nelle quali non si sa dove finisca l'analfabetismo giuridico e dove inizi la malafede. I docenti universitari concludono, ritenendo loro preciso dovere quello di sollecitare la più severa e vigile attenzione dei componenti della Camera dei deputati, nonché della pubblica opinione, affinché sia bloccato l'iter parlamentare dell'ennesima disposizione di pura facciata, quanto mai pericolosa per la coerenza e la civiltà del sistema giuridico, con cui, in mancanza di meglio, si va alla ricerca di un facile consenso presso un'opinione pubblica disorientata ed assai scarsamente informata.
Questo è il problema. A fronte del tentativo di avere un consenso, che può apparire facile, ma che è sicuramente ed esclusivamente di mera facciata, credo non si possa creare un vulnus simile nel nostro ordinamento giuridico, che alla fine,
ancora una volta, andrebbe a danno delle vittime delle aggressioni dei furti e delle rapine subite nelle loro abitazioni. (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Nell'intervenire a sostegno dell'emendamento in oggetto, vorrei anch'io riprendere il filo del nostro ragionamento con pacatezza. Sono state dette molte cose e presumo che altre ancora se ne diranno abbastanza fuori dall'oggetto che invece ci riguarda. La nostra ferma opposizione riguarda l'introduzione di questa presunzione di proporzionalità tra l'offesa che si reca attraverso l'illecita violazione di domicilio e la reazione armata. Questa presunzione di proporzione tra l'offesa e la reazione, secondo la quale si può reagire anche con le armi e si è sempre non punibili tutte le volte che qualcuno si introduce nel proprio domicilio, è una presunzione che giustamente la dottrina penalistica italiana giudica assolutamente contraria ai principi della nostra Costituzione ed inopportuna anche sul piano del merito.
In sostanza, con questa proposta di legge non abbiamo alcun ampliamento della scriminante della legittima difesa. Non è vero che c'è un ampliamento perché così si consente anche la difesa dei propri beni, dal momento che già l'articolo 52 prevede la non punibilità per chi reagisce per difendere i beni propri o altrui, e non solo l'incolumità; quindi è prevista anche la difesa dei beni, purché vi sia una certa proporzione tra la reazione e l'offesa. Se io posso mettere in fuga con altri mezzi (chiamando la polizia o ad esempio, nelle ipotesi minori, respingendo con il classico «calcio nel sedere») colui che si introduce nella proprietà, perché devo invece legittimare sempre e comunque l'uso delle armi, anche a costo della vita, ritenendo, con una presunzione legale, che questo comportamento non sia punibile?
L'osservazione accorata che ci proviene dalla dottrina penalistica italiana è proprio quella di ritenere sbagliato prevedere una presunzione secondo cui la reazione del soggetto aggredito è sempre e comunque proporzionata all'offesa minacciata.
Si può fare qualche ritocco alla normativa vigente per renderla ancora più chiara, tuttavia non vi sono ragioni per ritenere che tutte le volte che vi è un intrusione nella proprietà o nel domicilio si possa reagire con le armi garantendo sempre la non punibilità.
Il terzo argomento usato, quello di ridurre i processi e di evitare che il cittadino che, venendo aggredito ed offeso nei propri beni, reagisce possa essere oggetto di indagine penale, è puramente aleatorio e fittizio, poiché non è così. Qualora si verificasse il caso di una reazione con un conseguente conflitto armato, anche alla luce della nuova normativa, solo per valutare le circostanze ed i fatti - cioè se l'intrusione sia avvenuta nella proprietà, se effettivamente la persona che si è introdotta illegittimamente avesse l'intenzione o avesse perpetrato dei furti - è ovvio che vi sarà un'iscrizione nel registro degli indagati e un'indagine. Se qualcuno pensa che, dopo l'eventuale approvazione di tale provvedimento, vi possa essere una morte inflitta da un soggetto, che pure reagisce putativamente ad un'aggressione, e che su questa morte non vi sia indagine alcuna da parte della magistratura, io credo che si faccia propaganda di bassissima lega, dicendo cose non vere. Dunque, le preoccupazioni espresse dal collega Dussin, ossia di evitare, come in qualche caso estremo è avvenuto, che chi reagisce a mano armata nei confronti di un furto sia oggetto di indagine, non sarebbero in ogni caso fugate, perché comunque vi sarebbero da accertare le circostanze, le modalità ed i fatti.
Per tali ragioni, noi siamo disponibili, come dimostriamo anche con il mio emendamento 1.9, a ritocchi utili dell'attuale normativa, ma non certo a stravolgere in modo incivile i principi del nostro codice penale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Ricordo che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fanfani 1. 9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 382
Maggioranza 192
Voti favorevoli 166
Voti contrari 216).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Finocchiaro 1. 7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Kessler. Ne ha facoltà.
GIOVANNI KESSLER. Signor Presidente, intervengo per rispondere ad alcuni interventi, più o meno sinceri, più o meno ingenui, che nella discussione di ieri, ma anche in quella di oggi, hanno fatto rilevare come la maggioranza sia stata costretta ad elaborare questa norma perché, da quando è stata scritta ad oggi, vi sono stati dei cambiamenti in quanto è cambiata la magistratura. La maggioranza ha dovuto varare questa norma per evitare che dei poveri cittadini onesti debbano essere sottoposti a processo: lo abbiamo sentito dire oggi dall'onorevole Dussin, e ieri dall'onorevole Cirielli, il quale ha detto che, in sostanza, la nuova norma sulla legittima difesa rappresenta una legittima difesa da certa magistratura che indaga su onesti cittadini che volevano solo difendersi.
In sostanza, si dice che con questa nuova norma i cittadini che usano le armi per difendere se stessi e le loro proprietà, ma anche la proprietà di altri, anche al di fuori da un rapporto di proporzionalità con l'offesa, non saranno sottoposti a processo, non saranno indagati, non saranno iscritti nel registro degli indagati per omicidio, se uccidono qualcuno per difendere dei beni, magari anche di altri.
Ebbene, colleghi, non è così! Non lanciate, almeno, questo messaggio sbagliato ai cittadini italiani. Non illudeteli che non vi sarà alcun controllo di legalità sul comportamento di chi uccide una persona; anzi, secondo la norma che voi proponete, vi saranno maggiori e più complessi accertamenti a cui la magistratura dovrà sottoporre il cittadino che si difende o che difende altri usando le armi.
È vero, la magistratura, secondo la norma da voi proposta, non dovrà più accertare la proporzionalità tra l'offesa e la difesa: questo, come abbiamo già ampiamente sostenuto, è assai grave e pericoloso. Ma la magistratura, anzitutto la procura della Repubblica, dovrà valutare la sussistenza di una serie di elementi che oggi non è tenuta a valutare. In primo luogo, la magistratura dovrà sottoporre ad indagini il cittadino che ha usato le armi per difendere se stesso o gli altri, per valutare se il fatto sia avvenuto in uno dei luoghi di cui all'articolo 614, primo e secondo comma, del codice penale, cioè in un domicilio privato o nei luoghi dove si esercita un'attività commerciale, professionale o imprenditoriale. Il giardino, il terrazzo, l'orto, la roulotte, la stanza di albergo sono o non sono domicilio privato ai sensi dell'articolo 614? Si tratta, quindi, di fatti che, volta per volta, dovranno essere accertati dalla magistratura.
In secondo luogo, la magistratura dovrà accertare, sempre in base alla norma che oggi voi proponete, se colui che ha usato le armi era legittimamente presente in quel luogo; dovrà effettuare, dunque, una valutazione addirittura sulla legittimità o meno della presenza di quella persona in quel luogo. Non si tratta, quindi, di una valutazione di poco conto e, proprio per questo motivo, quella persona la si dovrà iscrivere nel registro degli indagati.
In terzo luogo, il magistrato dovrà valutare se l'arma usata era legittimamente detenuta; un accertamento, quest'ultimo, nei vari casi, non sempre molto semplice, perché si dovrà valutare, ad esempio, se si tratta di un'arma presente
in casa e rispetto alla quale ci si era dimenticati o meno di rinnovare il porto d'armi, oppure se si tratta di un fucile da caccia legalmente detenuto solo per andare a caccia ma che magari è stato usato nei confronti di un ragazzino che, a mani nude, rubava le mele. Insomma, si dovrà valutare se si tratti di arma detenuta legittimamente o meno.
In quarto luogo, la magistratura dovrà valutare se l'atto compiuto sia stato compiuto o meno contro l'incolumità della persona che ha usato l'arma.
In quinto luogo, si dovrà accertare se vi è stata desistenza o meno della persona che ha usato l'arma e se vi è stata o meno desistenza del ladro o dell'aggressore nonché, infine, se vi era un pericolo di aggressione. Il pericolo di aggressione è, fra l'altro, una nozione assai vaga e tutta da «riempire» da parte della giurisprudenza.
Si tratta, in conclusione, in tutti i casi citati, di valutazioni ulteriori che ricadranno nella competenza della magistratura; si tratta, inoltre, di valutazioni assai più complesse e molto più difficili e vaghe di quelle che deve fare oggi il magistrato. Tutte queste valutazioni, che, ripeto, in base alla normativa vigente il magistrato non è tenuto ad effettuare, quest'ultimo dovrà invece farle con la norma che voi proponete e vi apprestate ad approvare.
L'onorevole Zuin, ieri, ha detto che finalmente si avrà una norma chiara, che toglie di mezzo i magistrati che interpretano la legge come vogliono; una legge ben fatta che lancia un messaggio chiaro ai cittadini, in modo tale che chi si difende con le armi non ha da temere nulla, tanto meno l'invasione dei magistrati che lo sottopongano ad indagini. No, collega Zuin! Colleghi, con questa norma voi non vi liberate dalla valutazione di legittimità del comportamento, che viene fatta con l'unico strumento che abbiamo a disposizione, cioè i magistrati, perché, con questa norma, voi fornite ai magistrati stessi molti più parametri di cui debbono tenere conto e date ad essi parametri di valutazione del reato molto più vaghi e indefiniti di quelli oggi esistenti. In pratica, tutto l'opposto di quello che voi andate annunciando (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Ricordo che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Finocchiaro 1.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti394
Maggioranza 198
Voti favorevoli 168
Voti contrari 226).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Siniscalchi 1.30.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Siniscalchi. Ne ha facoltà.
VINCENZO SINISCALCHI. Signor Presidente, a proposito del mio emendamento 1.30, vorrei segnalare a quanti credono che la proposta di legge in esame favorisca il bisogno di sicurezza e tranquillità dei cittadini nelle loro case o nei loro uffici che, ove non razionalizzata, essa produrrà l'effetto esattamente inverso.
Inoltre, vorrei ricordare a tutti, segnatamente ai propugnatori più appassionati del testo di legge in esame, che esso non modifica l'istituto della legittima difesa, ma, aggiungendo altri due commi all'articolo 52 del codice penale, è volto ad escludere la dimostrazione della proporzione tra offesa e reazione ogni qualvolta si sia all'interno di un domicilio.
Tuttavia, rimane in vigore la prima parte dell'articolo 52. E come potete pensare che l'articolo 52, che mantiene il concetto di proporzione, che mantiene il concetto di dimostrazione dell'attualità del
pericolo, dell'arma contro arma, della violenza da respingere in quanto in atto - voi ritenete di avere riformato la disposizione ma, fino a questo momento, francamente, ho sentito discussioni un po' astratte -, si concili con i commi che intendete aggiungere? È possibile concepire, all'interno del nostro sistema, due valutazioni completamente diverse sulla proporzione? Assolutamente no!
Quindi, in sostanza, è bene che le persone alle quali dite di voler dare tranquillità sappiano che non l'avranno, perché tutta una fascia di situazioni rimarrà disciplinata dall'articolo 52 nella formulazione attuale (perché la prima parte della norma rimane): lo scippo, la rapina per strada, le donne, gli uomini, i bambini davanti alle scuole fatti oggetto di violenza (e che si può immaginare non siano armati), saranno costretti - essi soltanto! - a dimostrare, qualora si difendano, l'esistenza della proporzione.
Avete respinto il testo elaborato dalla commissione presieduta dal dottor Nordio, che riforma l'intero istituto della legittima difesa, e vi siete preoccupati di fare una riforma dell'articolo 614 del codice penale. In altre parole, avete esasperato fino alle estreme conseguenze per poter scrivere una norma bandiera!
Se avete la pazienza di ascoltarmi ancora qualche attimo, vi dimostro l'opportunità di approvare il mio emendamento 1.30. Poniamo il caso di un processo che viene celebrato perché è stato ferito un ladro (l'indagine nasce comunque). Voi sostenete: il ladro è stato ferito perché il feritore, il titolare del domicilio, ha difeso la propria o l'altrui incolumità con un'arma legittimamente detenuta. Ma dovete o non dovete dare la prova dell'aggressione in atto? O pensate che, nel nostro ordinamento, l'automatismo possa esprimersi in una sorta di rifiuto dell'accertamento? Assolutamente no!
Allora, riprendendo sostanzialmente la formula di cui all'articolo 56 del codice penale, proponiamo che, al comma 1, capoverso, primo comma, lettera a), vengano aggiunte, in fine, le seguenti parole: «quando l'aggressore compia atti diretti in modo non equivoco a metterla in grave pericolo».
Facciamo l'ipotesi - che tutti auspichiamo - che la reazione sia giusta, che il pericolo sia attuale ma che non vi sia la necessità di uccidere e che l'altro debba subire, comunque, un processo; in tal caso, lo subirà soltanto per furto o anche per tentato omicidio? Se sarà processato senza la modifica che noi proponiamo, evidentemente non sarà processato per tentato omicidio, ma solamente per furto. Quindi, verrebbe meno la razionalizzazione di questa generica formulazione, che praticamente fa cadere tutti gli effetti che vi proponete di attribuire a questa legge bandiera, a questa legge proclama, a questa legge simbolo, la quale finisce per non servire proprio alle ragioni per le quali affermate di averla voluta scrivere.
Lo stesso si dica per la lettera b), che si riferisce ai beni propri o altrui quando non vi è desistenza e vi è pericolo di aggressione. Anche su questo casca l'asino! Infatti, in questo caso è necessario procedere all'accertamento più complesso che si possa immaginare. Ecco perché redigere le leggi è molto complicato. Chi deve accertare se vi sia stata o meno desistenza e se vi sia o meno il pericolo di aggressione, quel pericolo cui già l'articolo 52 si riferisce? Lo deve accertare l'indagine?
PRESIDENTE. Onorevole Siniscalchi, tutti la ascoltiamo molto volentieri, ma è già andato un po' oltre il tempo a sua disposizione.
VINCENZO SINISCALCHI. La ringrazio, signor Presidente, sto per concludere.
Propongo, con il mio emendamento 1.30, che al medesimo comma sopra richiamato, lettera b), dopo le parole «propria o altrui», per migliorare il testo e renderlo credibile, siano aggiunte le seguenti: «quando l'aggressore faccia uso di violenza alle persone o sia palesemente armato» (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.
La informo, onorevole Lettieri, che al gruppo della Margherita restano soltanto 4 secondi a disposizione. Naturalmente, io che sono parsimonioso, benché ligure, le concederò due minuti.
MARIO LETTIERI. La ringrazio, signor Presidente.
Innanzitutto, chiedo di sottoscrivere l'emendamento Siniscalchi 1.30. Non ho la cultura giuridica del presentatore ma, in qualità di parlamentare, credo di interpretare l'esigenza di civiltà che c'è nel nostro paese, per non regredire sul terreno delle conquiste che nel corso di questi anni sono state ottenute.
Questa proposta di legge, che vuole essere un rimedio ad una situazione certamente grave, quale è quella della mancanza di certezza riguardo alla sicurezza della vita dei cittadini, in molte occasioni, credo sia un rimedio peggiore del male. Approvandola, onorevoli colleghi, finiremmo con l'incentivare la detenzione e l'uso delle armi (di per sé, questo è un elemento che dovrebbe preoccuparci), così come accade in altri paesi. Penso agli Stati Uniti d'America, dove quotidianamente si verificano atti di violenza anche da parte di bambini che, magari, sottraggono dalla propria casa, al proprio padre, un'arma che poi utilizzano in maniera impropria.
Ecco perché, a mio avviso, questa proposta di legge non avrebbe dovuto essere presentata affatto. Tuttavia, dal momento che ciò è avvenuto, credo che l'emendamento Siniscalchi 1.30 debba essere accolto perché tenta, almeno, di affermare un certo equilibrio tra l'offesa e la necessità di difesa (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Trantino. Ne ha facoltà.
ENZO TRANTINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi riferisco a quell'inciso che è stato illustrato, con molta precisione tecnica, dal collega Siniscalchi: «palesemente armato».
Mi riferisco esattamente all'avverbio. Infatti, non potendo, il soggetto passivo del reato, nell'atto in cui subisce l'aggressione, svolgere un'apposita indagine, la sua reazione viene ad essere spiegata, da un lato dalla forte intensità emotiva di quell'evento imprevisto; dall'altro, da un istituto radicato nel codice, che è la legittima difesa putativa. Ebbene, la legittima difesa putativa prescinde dal «palesemente»; al riguardo, essendo avvocato come me, lei sa, collega Siniscalchi, che, se il mio antagonista, in una fase ovviamente acuta, metta la mano in tasca ed io possa presumere che egli voglia attingere un'arma, qualora in quel momento io spari e provi che egli presumibilmente... ragionevolmente intendeva armarsi, è applicabile l'istituto della legittima difesa putativa.
Quindi, mal si giustifica la previsione di introdurre il termine «palesemente» in quanto, con tale ipotesi, si minerebbe l'impianto di una fattispecie esistente e non si interverrebbe, invece, su quella di cui alla proposta di legge.
Quindi, se le previsioni di cui all'articolo 614 del codice penale che disciplina la fattispecie della violazione di domicilio e la parte originaria dell'articolo 52 del codice, che non verrebbe modificata, fossero fonte di contrasto interpretativo come ella sostiene, ritengo che si potrebbe risolvere sempre in via interpretativa il problema, potenziando l'istituto della legittima difesa putativa nell'apprezzamento del magistrato. Infatti, le indagini (e in ciò il collega Kessler ha ragione) scattano comunque e scattano per dimensionare il fatto, in quanto non può esservi una giustizia domestica secondo la quale non si proceda ad accertamenti e, avvenuto il fatto, si sia giudici di se stessi: siamo abituati e stanchi dei troppi giudici di se stessi che esistono in questo Parlamento. Quindi, nel momento in cui noi ci troviamo ad avere questa tempesta emotiva, allora il giudice farà prudente apprezzamento della legittima difesa putativa e potrà risolvere il contrasto, anche senza
l'emendamento correttivo proposto dal collega Siniscalchi (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Ricordo che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Siniscalchi 1.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 404
Maggioranza 203
Voti favorevoli 178
Voti contrari 226).
Prendo atto che gli onorevoli De Gennaro e Giuseppe Gianni non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Siniscalchi 1.31.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Soda. Ne ha facoltà.
ANTONIO SODA. Signor Presidente, i toni pacati del dibattito di questa mattina mi consentono di fare alcune riflessioni di carattere non tecnico-giuridico.
Ho capito che la proposta di legge vuole rispondere ad una esigenza di sicurezza avvertita dalla comunità. A fronte, però, dell'aumento della criminalità registratosi in questi ultimi cinque anni di Governo del centrodestra e dell'aggravamento della crisi della giustizia, è certo che questo tentativo estremo comporta l'ammissione del fallimento della politica di sicurezza del Governo delle destre; di qui, appunto, la ricerca affannosa di rimedi prevalentemente mediatici e di apparenza (ne faceva cenno il collega Pisapia rievocando il documento dei penalisti).
La proposta di legge spinge verso sentieri oscuri, dirompenti per il sistema di valori della civile convivenza; stravolge principi consolidati sull'uso delle armi per legittima difesa; contiene in sé un messaggio nefasto e criminogeno. Sollecita, infatti, i cittadini ad armarsi nell'illusione che si possa, attraverso tale strada, garantire sicurezza, ridurre la violenza, prevenire e reprimere la criminalità.
Soccorre, al riguardo, l'esperienza storica internazionale compiuta dai paesi che hanno già intrapreso tale strada. Infatti, nei paesi ove più alti sono la circolazione e l'uso delle armi, l'insicurezza è più elevata, le morti di vittime innocenti sono più numerose e la criminalità è più aggressiva e pericolosa.
Vorrei citare pochi dati, tratti dai rapporti internazionali elaborati in tale materia, che vorrei dedicare all'onorevole Luciano Dussin. Se lei, onorevole Luciano Dussin, e lei, onorevole Palma - che ha descritto una condizione idilliaca del nord-est che viene spezzata, rotta e aggredita dalla criminalità -, aveste a cuore la sicurezza di quelle valli, di quelle genti e delle nostre città, dovreste meditare sull'esperienza vissuta da quelle popolazioni. Gliela racconterò io, illustrando solo pochi dati.
Vorrei ricordare che ogni dieci volte che un cittadino onesto impugna un'arma, nove volte è il criminale a trarne vantaggio: questa è esperienza a livello internazionale. Secondo un rapporto, diffuso in occasione della campagna Control arms, la diffusione e la circolazione delle armi aumenta la violenza sulle donne. Nel mondo, sono in circolazione 650 milioni di armi di piccola dimensione, in mano soprattutto agli uomini ed adoperate prevalentemente contro le donne.
Negli Stati uniti d'America, dove vige (Commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)... Ma perché non volete ascoltare?
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, mi sembra che si tratti di un argomento che tutti, specie coloro che non si occupano di tali questioni, dovrebbero seguire con attenzione!
Prego, onorevole Soda, prosegua pure.
ANTONIO SODA. Come stavo dicendo, signor Presidente, negli Stati Uniti d'America si è accertato che la presenza di un'arma da fuoco in casa aumenta del 41 per cento il rischio che qualcuno venga assassinato in quel luogo; per le donne, inoltre, è stato calcolato che il rischio aumenta del 272 per cento! Si tratta di rapporti federali degli Stati Uniti d'America!
Vorrei altresì osservare che in Canada, tra il 1995 ed il 2003, quando si inasprì - dissentendo dalla teoria statunitense sull'aumento della circolazione delle armi, nonché dalla legittima difesa intesa secondo l'ispirazione della proposta di legge in esame - la normativa sull'uso, la circolazione e l'acquisto delle armi, il tasso di uccisione diminuì del 40 per cento.
Osservo ancora che, sempre secondo questi rapporti internazionali, la vittima di un'aggressione che dispone di un'arma ha una probabilità di morire dodici volte maggiore rispetto ad una vittima disarmata; inoltre, un cittadino armato ha il 57 per cento in più...
PRESIDENTE. Onorevole Soda...
ANTONIO SODA. Capisco, signor Presidente...
ANTONIO SODA. ... che, in questo Parlamento, non si possa mai argomentare!
PRESIDENTE. No, onorevole Soda: è il limite di tempo fissato dal regolamento, che consente solo 5 minuti per le dichiarazioni di voto su una proposta emendativa.
ANTONIO SODA. Come stavo dicendo, signor Presidente, un cittadino armato ha il 57 per cento di probabilità in più di essere assassinato rispetto ad un cittadino disarmato.
Nel mondo poi oggi, signor Presidente, il 60 per cento degli omicidi è commesso da persone che non hanno precedenti penali, oppure accade per motivi futili.
Negli Stati Uniti d'America è stato calcolato che, quando un cittadino usa un'arma da fuoco per uccidere...
PRESIDENTE. Onorevole Soda...
ANTONIO SODA. ...in condizioni di legittima difesa, si verifica, una volta su tredici, un omicidio, un suicidio o un incidente con le armi!
Al di là di tutto ciò, vorrei dire all'onorevole Palma, ai giuristi, ai cristiani ed a tutti voi che, tra le vostre battaglie, conducete principalmente quella per la difesa della vita, che le leggi debbono ispirarsi alla giustizia (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)! Ricordatevi cosa disse ...
ANTONIO SODA. L'ultimo ricordo, signor Presidente!
PRESIDENTE. Onorevole Soda, sarà bene che concluda. Ha superato di tre minuti il tempo a sua disposizione. Lei sa che questo mi viene talvolta rimproverato, a destra come a sinistra, più a destra che a sinistra, per la verità...
ANTONIO SODA. Signor Presidente, capisco, capisco. Vi è sempre questo «affanno» per «strozzare» i dibattiti; commenti, nel momento in cui...
PRESIDENTE. Ma lei, onorevole Soda, è stato molto chiaro. Ora si tratta solo di concludere; altrimenti, mette in imbarazzo il Presidente.
ANTONIO SODA. Voglio concludere, signor Presidente, dedicando a questa maggioranza, che si ispira alle radici della cultura classica e cristiana (Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana), un verso di Antigone: «(...) Io non credevo, o Creonte (...)» - Creonte è il legislatore, siete voi...
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Soda, questo lo sappiamo.
ANTONIO SODA. « (...) che i tuoi bandi, le tue leggi avessero tanta forza sì che tu, mortale (...) - come voi "morirete" alle prossime elezioni, in senso politico (Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana - Una voce dai banchi dei deputati di Alleanza Nazionale: Le regole!)...
PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Basta!
ANTONIO SODA. ...«potessi trasgredire le leggi non scritte ed incrollabili della vita!» (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-La Rosa nel Pugno e Misto-Verdi-l'Unione - Commenti).
PRESIDENTE. Onorevole Soda, lei ha superato di quattro minuti il tempo a sua disposizione. Glielo dico perché il regolamento non è «elastico», come la sua eloquenza. Di conseguenza, credo che dobbiamo attenerci tutti al regolamento.
Informo altresì che il gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo ha esaurito il tempo a sua disposizione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Federazione Padana). In ogni caso, concederò due minuti per altri interventi, che saranno ovviamente computati tra quelli previsti a titolo personale. Ciò vale anche per il collega Realacci, che ha chiesto di parlare. Prego, comunque, i colleghi di non mettere in imbarazzo la Presidenza. Io, infatti, sono portato ad ascoltare volentieri - altri meno - ma sono un deputato come gli altri e quando presiedo i lavori dell'Assemblea devo far rispettare il regolamento (Applausi)!
ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, lei è stato molto cortese, e debbo dire anche giusto, nell'assegnare due minuti sottraendoli al tempo previsto per gli interventi a titolo personale. Tuttavia, signor Presidente, lei sa che la prassi parlamentare - ed anche il regolamento - consentono normalmente al Presidente, in casi di provvedimenti importanti, quale quello oggi in discussione, di concedere ai gruppi la metà del tempo assegnato nell'ambito del contingentamento.
Pertanto, le chiedo, signor Presidente, di rendere ufficiale l'assegnazione di tale tempo, atteso che sono rimaste poche votazioni e che non stiamo certamente facendo ostruzionismo al provvedimento (Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana).
PRESIDENTE. Onorevole Boccia, terrò conto della sua richiesta, della quale informerò il Presidente della Camera. Infatti, la responsabilità di tale decisione non è di chi presiede momentaneamente l'Assemblea, ma del Presidente della Camera.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.
ERMETE REALACCI. Signor Presidente, non la metterò in imbarazzo. Voglio solo sottoscrivere l'emendamento in esame, che mi sembra di buonsenso e tornare a cercare di far riflettere i colleghi della maggioranza su alcune tra le considerazioni testé esposte dall'onorevole Soda.
Voi ci proponete un modello di organizzazione della difesa personale e di società che ha quale punto di riferimento, indubbiamente, il modello americano. Tale modello, come paese, come nazione e come Stato, ha molti aspetti che, a nostro giudizio, possono rappresentare un punto di riferimento, ma tra tali aspetti non inserirei l'ordine pubblico. Negli Stati Uniti, in questo momento, sono in carcere 2 milioni e 300 mila persone e nella sola città di New York, ogni anno, si uccidono, dopo la «cura Bloomberg», più persone di
quante ne muoiano uccise in Italia in tutto l'anno. Come potete ben immaginare, non si tratta di un modello «appetibile» per i cittadini italiani. Nessuna persona sana di mente si sentirebbe più sicura in un sistema del genere e la vostra proposta è destinata a peggiorare la vita del paese (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Ricordo che la prossima votazione avverrà a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Siniscalchi 1.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 406
Votanti 405
Astenuti 1
Maggioranza 203
Voti favorevoli 185
Voti contrari 220).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Finocchiaro 1.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucidi. Ne ha facoltà.
MARCELLA LUCIDI. Signor Presidente, nella giornata di ieri sono state dette cose sbagliate, e mi meraviglio che a farlo siano stati propri i colleghi esperti di diritto. Onorevoli colleghi, questa è la conferma che il testo in esame non ha nulla di razionale e di utile per il paese e per le persone. È la prova di uno scambio interno alla maggioranza, l'ennesimo scambio: il vulnus alla legittima difesa, voluto dalla Lega, in cambio della normativa sulla tossicodipendenza chiesta da Alleanza nazionale; il vulnus alla legittima difesa in cambio dei tanti provvedimenti che la Lega ha regalato a Forza Italia.
Onorevoli colleghi, smettiamola di dire cose che non hanno fondamento: non è vero che chi si deve difendere già oggi non possa usare un'arma. Tuttavia, tale uso non è un diritto che può prescindere da tutto; l'uso di un'arma non può essere giustificato in sé. Non dobbiamo dimenticare che chi si è difeso ha posto in essere una condotta contraria alla legge: in altri termini, quella persona, per difendersi, ha ucciso, ha ferito, ha colpito un'altra persona. Lo ha fatto per difendersi, ed è per questo motivo che il diritto cancella l'antigiuridicità della sua condotta. Lasciamo, almeno, che, nel rispetto di uno Stato di diritto e, quindi, nell'interesse di tutta la comunità, ciò venga valutato da un giudice.
Mi rivolgo all'onorevole Palma: questo testo non risparmierà a chi si è difeso l'iscrizione nel registro degli indagati, perché un reato è stato commesso ed occorre valutare se esso sia giustificabile per le circostanze in cui è avvenuto. Non coprite con il testo in esame il vostro fallimento sulle politiche per la sicurezza dei cittadini! In questi anni, avete lasciato i cittadini più soli; ora, non chiudeteli all'interno delle loro case e non privateli della tutela che chiedono, ossia della tutela dello Stato!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, vorrei citare solo qualche altro dato sull'impatto che l'uso privato delle armi determina quanto agli effetti. Secondo una stima del 2003, negli Stati Uniti, in cui circolano oltre 250 milioni di armi di piccolo calibro (una media di un'arma per abitante), si sono registrati, solo nel 2001, oltre 29 mila morti e 100 mila feriti, con costi sanitari e sociali stimati in circa 100 miliardi di dollari.
Vorrei anche che fosse chiaro a tutti che, in Italia, ben 4 milioni di cittadini hanno l'autorizzazione a detenere armi in casa (non mi riferisco al porto d'armi, ossia all'autorizzazione di portare l'arma fuori
dall'abitazione, rilasciata ad un numero molto più ristretto di persone, credo pari a 900 mila). Quattro milioni di persone (si tratta di un numero sicuramente ragguardevole, direi quasi impressionante) hanno la possibilità di detenere armi in casa.
Allora, vi è già questa situazione, forse, per certi versi, esorbitante e preoccupante. Ciò nonostante, si registra un aumento della pericolosità della criminalità, che va arrestata e contrastata con ben altre misure.
D'altronde, non posso neanche sottacere che, anche in Italia, abbiamo avuto - come segnalato dalle cronache - una grande quantità di incidenti (definiamoli così), ossia di morti, provocati da un uso dissennato o da un abuso delle armi detenute in casa. Non è questa una ricetta utile per contrastare la criminalità: si tratta solo di una misura propagandistica ed inefficace nei suoi profili pratici.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Deiana. Ne ha facoltà.
ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, voglio fare alcune annotazioni generali sul dibattito che si sta sviluppando in aula, che, secondo me, dovrebbe essere accompagnato da un coinvolgimento e da una partecipazione esterna molto maggiori di quanto, in realtà, fino ad oggi sia stato consentito da un'impostazione iperfrettolosa, funzionale soltanto ad esigenze di tipo elettoralistico, in particolare, da parte di alcune componenti della maggioranza. I risultati, se dovesse passare questa norma, sarebbero veramente disastrosi per gli assetti giuridici e per gli elementi di fondo della civiltà giuridica di questo paese.
Sono assolutamente convinta che tutti i dati che abbiamo riportato dai banchi dell'opposizione sull'escalation della vendita delle armi e sui disastri sociali e culturali che essa provoca, soprattutto nei paesi dove ciò avviene, come insegnano gli Stati Uniti, siano assolutamente noti ai colleghi della maggioranza.
Così come credo sia nota l'assoluta non corrispondenza tra inasprimento delle pene o, in questo caso, inasprimento dell'autotutela tramite le armi e la possibilità di ridurre il crimine. Non c'è alcuna corrispondenza. I dati sono noti e i fenomeni sono evidentissimi e sono stati analizzati da tutti i punti di vista e in tutte le loro dimensioni.
Credo che questa legge sia un manifesto politico, che raccoglie le aspirazioni peggiori che hanno costituito la base politica di parti rilevanti della maggioranza. Penso, innanzitutto, alla Lega Nord, che delle politiche securitarie ha fatto l'elemento di fondo.
La collega Lussana, ieri, difendendo la legge, ha asserito che la Lega non vuole assolutamente instaurare in Italia la legge del far west. In realtà, tutte le argomentazioni addotte a difesa della legge mettono in evidenza una concezione molto simile a quella del far west.
Il messaggio che viene dato, da una parte, ha dei contenuti di classe. Infatti, resta da capire perché la priorità dell'autodifesa debba essere attribuita alle rapine in villa, che, effettivamente, costituiscono un fenomeno preoccupante. Credo che il fenomeno delle nuove forme di delinquenza vada tenuto sotto controllo e che debba essere affrontato con efficaci politiche preventive, ma sicuramente non deve diventare il dato dominante della situazione italiana, tale da dover ispirare complessivamente tutte le politiche sociali e giuridiche del paese.
Allora, le rapine in villa sì, ma perché non anche le rapine ai poveri pensionati e pensionate che, sovente, vengono aggrediti in strada, scippati e colpiti, spesso duramente, anche con conseguenze mortali?
Quindi, c'è un primo dato assolutamente intollerabile rispetto all'individuazione di alcuni settori colpiti dalla delinquenza, che corrispondono a determinati bacini elettorali o che si presuppone siano tali.
Dall'altra parte, il messaggio più drammatico che viene trasmesso è un messaggio di disgregazione dei legami della convivenza sociale, dei vincoli di responsabilità
che lo Stato ha verso i suoi cittadini e le sue cittadine. Questo è il dato più preoccupante che credo debba essere messo in risalto: il far west significa esattamente questo. Molti colleghe e colleghi hanno messo in evidenza come la legge testimoni l'inadeguatezza, il fallimento di tutte le proposte di sicurezza su cui avete cercato di costruire il consenso presso l'elettorato: mi riferisco ai famosi poliziotti di quartiere e cose di questo genere.
In realtà, siamo al «fai da te» dell'autotutela: lo Stato diserta le proprie responsabilità, con le conseguenze di una deriva securitaria che non potrà non avere effetti disastrosi e creare un modello di società degno del far west delle relazioni sociali impregnato di razzismo...
PRESIDENTE. Onorevole Deiana, deve concludere.
ELETTRA DEIANA. Concludo, signor Presidente.
Vorrei mettere l'accento sul fatto che gli esponenti della Lega tutte le volte che sono intervenuti sulle rapine in villa, hanno sottolineato che si tratta di rapine fatte da gruppi di extracomunitari. Dunque, si tratta di una legge bandiera impacchettata apposta per le prossime elezioni, ma che potrà avere conseguenze veramente nefaste su cui varrebbe la pena che tutti riflettessimo a fondo.
PRESIDENTE. Prego tutti i colleghi di attenersi rigorosamente ai tempi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Finocchiaro. Ne ha facoltà.
ANNA FINOCCHIARO. Signor Presidente, l'accoglienza riservata dai colleghi del centrodestra all'intervento di Tonino Soda mi ha fatto venire in mente, insieme all'intervento svolto ieri dall'onorevole Palma, una famosa frase attribuita a Goebbels: quando sento parlare di cultura metto mano alla pistola. Mi pare che il dibattito di oggi e quello di ieri siano stati fortemente segnati da tale avversione nei confronti di ogni parola di ragionevolezza fondata su argomenti un po' meno spendibili in campagna elettorale di quell'eccitamento continuo all'autodifesa che si spera i cittadini colgano criticamente, rintracciando negli esponenti della Lega, e più complessivamente della Casa delle libertà, i veri paladini della tutela della propria sicurezza.
Mi permetto di svolgere una sola considerazione in merito all'intervento svolto ieri dall'onorevole Palma, che non si discostava da questa cifra. Criticando l'intervento che replicava un articolo del codice penale tedesco, l'onorevole Palma ha ironizzato, in maniera compiaciuta di se stesso, come spesso gli capita, dicendo che il timore ed il panico sono stati d'animo volatili sui quali nessun accertamento può ritenersi possibile da parte del giudice. Eppure, nel nostro codice abbiamo dal 1930 una norma che si riferisce ad uno stato d'animo volatile. Mi riferisco all'articolo 62, primo comma, n. 2, che fa riferimento ad una circostanza attenuante - l'aver agito nello stato d'ira determinato dal fatto ingiusto altrui - sul quale vi è una giurisprudenza completamente assestata dal 1930: ciò dimostra che i giudici di tale elemento volatile si sono occupati. L'ultima considerazione...
PRESIDENTE. Sì, proprio l'ultima...
ANNA FINOCCHIARO. Sì, Presidente. Sarei molto contento di essere accompagnata da giuristi come Enrico Marzaduri, Tullio Padovani, Paolo Patrono, Giuseppe Riccio, Federico Stella, Alfonso Stile e le altre decine che hanno firmato questo documento senza essere iscritti nelle liste dei militanti del centrosinistra. Purtroppo, così non è e questo dovrebbe far riflettere quanti colleghi ritengono che le parole che provengono dalla cultura giuridica siano spazzatura da buttare in un cestino o da utilizzare come elemento dialettico per ironizzare sulle giuste ragioni dell'opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Ricordo che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Finocchiaro 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 407
Maggioranza 204
Voti favorevoli 186
Voti contrari 221).
Prendo atto che gli onorevoli Rampelli e Giuseppe Gianni non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fanfani 1.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Kessler. Ne ha facoltà.
GIOVANNI KESSLER. La modifica che la norma in esame vuole apportare alla legittima difesa - l'abbiamo già detto - è così sintetizzabile: si può usare un'arma anche fuori dal rapporto di proporzionalità con l'aggressione.
Dunque, si può usare l'arma anche se non c'è bisogno, anche se c'è la possibilità di difendersi a mani nude! Si può usare l'arma contro il ragazzino che ruba a mani nude e che non desiste!
Questo è quello che è scritto nella vostra norma! Essa dispiega la sua efficacia non solo a casa, colleghi! Ecco perché voglio sottoporre alla vostra attenzione questo emendamento. Si può usare l'arma anche in qualsiasi negozio, in qualsiasi officina, in qualsiasi luogo in cui si eserciti una impresa. Facciamo un esempio concreto: in un supermercato un ragazzino ruba un formaggino. Una qualsiasi persona (Commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana e di Alleanza Nazionale). È inutile che neghiate, perché è proprio questa la norma che voi proponete. Una qualsiasi persona...! Lo so che è brutto dirlo perché è un po' difficile giustificarlo fuori, ma è esattamente così!
Qualsiasi persona legittimamente presente nel supermercato, non solo il proprietario, può usare un'arma per sparare al ragazzino che ruba il formaggino se, secondo la lettera b) dell'articolo 1 (Commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)... Ma leggetela: lo so che è senza senso!
MASSIMO POLLEDRI. Un'ambulanza...!
PRESIDENTE. Onorevole Kessler, mi pare che lei sia stato chiaro nel suo esempio...
GIOVANNI KESSLER. Voglio concludere. Se non c'è desistenza, se c'è pericolo di aggressione, aggressione cui peraltro avrei potuto sottrarmi semplicemente, dando uno sberlone (Commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)! Questa è migliore sicurezza? Io avrò più paura ad andare al supermercato...!
PRESIDENTE. Va bene, abbiamo capito a quale fattispecie intende rifersi!
Passiamo ai voti.
Ricordo che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fanfani 1.3 non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 404
Maggioranza 203
Voti favorevoli 184
Voti contrari 220).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Finocchiaro 1.4.
Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto l'onorevole Bonito. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BONITO. Sul tema della sicurezza, che stiamo affrontando in occasione dell'esame di questo provvedimento, sono intervenuti molti colleghi, dicendo cose esatte e giuste.
Ebbene, in queste ore, fuori dalla Camera i rappresentanti sindacali delle Forze di polizia, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, dell'Esercito, dell'Aviazione e della Marina, ci stanno consegnando un documento, un manifesto in cui esprimono le ragioni della loro protesta.
In esso noi leggiamo che, a fronte di mirabolanti promesse fatte da questo Governo, si registrano risultati del tutto insignificanti e persino offensivi per la stessa dignità degli operatori.
Questo Governo, nell'ultima finanziaria, ha operato tagli di risorse su aspetti vitali per lo svolgimento stesso dei compiti di istituto. Ad esempio, ha soppresso le missioni e persino le prime forme di assistenza ai feriti per causa di servizio. Ha addirittura licenziato centinaia di poliziotti penitenziari. Ebbene, questo per dire, Presidente, che quando si affrontano in maniera seria le questioni relative alla sicurezza, bisognerebbe occuparsi non tanto di eliminare il criterio di proporzionalità nell'ambito della norma sulla legittima difesa, ma piuttosto «curare» quelle forze, espressioni istituzionali dello Stato, che hanno il compito, appunto, di istituto, di tutelare la sicurezza dei cittadini.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Ricordo che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Finocchiaro 1.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 414
Maggioranza 208
Voti favorevoli 189
Voti contrari 225).
Prendo atto che gli onorevoli Rampelli e Giuseppe Gianni non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Finocchiaro 1.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Abbiamo ampiamente esposto le ragioni sottese a questo emendamento.
Vorrei ritornare, perché più volte è stato citato, sul documento firmato da cinquantuno professori di diritto penale delle università italiane in cui è scritto: «La norma introduce la presunzione che la reazione dell'aggredito sia sempre e comunque proporzionata all'offesa minacciata, quando il fatto avvenga nel domicilio dell'aggredito o nel suo luogo di lavoro. È, però, del tutto irragionevole equiparare comportamenti assai diversi tra loro solo perché avvenuti in un determinato luogo. Anche a casa propria si può reagire ad un'interferenza in modo appropriato oppure in modo manifestamente eccessivo». Il documento prosegue: «Non si può trattare allo stesso modo chi neutralizza un rapinatore armato, chi spara freddamente ad un ladruncolo sorpreso a rubare nell'orto e chi coglie una buona occasione per sbarazzarsi dell'ex moglie infuriata che si è introdotta in casa e gli sta sfasciando i mobili». Ritengo questi argomenti di assoluta comprensione e di assoluto buon senso.
Non costringo i colleghi ad ascoltare l'orientamento consolidato e condiviso della nostra giurisprudenza costituzionale e penale che ha sempre ricordato che non esiste un'assoluta equiparazione tra i beni oggetto di protezione giuridica e penale, ossia che il bene della vita è un bene eterogeneo ed ha un grado superiore di protezione nel nostro sistema costituzionale rispetto al bene materiale minacciato. Dunque, un giudizio di proporzione è
necessario e non può essere dato per presunto per legge.
Questa misura demagogica è inutile e pericolosa sul piano pratico e, perciò, abbiamo proposto l'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Ricordo che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Finocchiaro 1.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 415
Maggioranza 208
Voti favorevoli 189
Voti contrari 226).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Siniscalchi 1.32.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisapia. Ne ha facoltà.
GIULIANO PISAPIA. Signor Presidente, l'emendamento in esame, l'ultimo posto in votazione, è una vera e propria norma di chiusura tesa ad evitare, da un lato, interpretazioni giurisprudenziali estensive, equivoche e pericolose e, dall'altro, a far sì che, qualora - come temo - venisse approvato il nuovo testo dell'articolo 52 del codice penale che configura la modifica della legittima difesa, si possano quantomeno evitare, in futuro, per quanto possibile, abusi inammissibili ed inaccettabili per il nostro ordinamento e per qualsiasi ordinamento democratico.
Proprio ieri, anche dai banchi del centrodestra e della destra, si è detto, forse proprio per rassicurare i cittadini e le vittime dei reati che con queste norme rischieranno di subire danni ancora più gravi da parte di ladri e rapinatori, che i rilievi formulati dall'attuale opposizione, le nostre riserve nonché le nostre perplessità ed i dubbi manifestati e, soprattutto, le critiche aspre provenienti dalla cultura giuridica, non potevano riguardare la proposta di legge in esame, in quanto sarebbe evidente - l'ha detto espressamente l'onorevole Lussana - che potrà essere invocata, anche con il nuovo testo la legittima difesa qualora si usi un'arma da fuoco, si colpisca anche mortalmente un ladro, un rapinatore o una persona innocente che fugge, che si sta allontanando da un'abitazione privata in cui è entrata, anche per sbaglio, senza il consenso del proprietario.
CAROLINA LUSSANA. No, che fugge, no! Non lo puoi dire!
GIULIANO PISAPIA. A questo punto, un po' di coerenza dovrebbe portare l'intera Assemblea a votare, per tranquillità di tutti, l'emendamento in esame, volto a specificare, in maniera tassativa, che l'uso di un'arma da parte di un soggetto aggredito non può mai ritenersi legittimo, quando intervenga successivamente al tentativo di allontanamento o di fuga da parte dell'aggressore dai luoghi indicati dall'articolo 614 del codice penale.
Credo che un minimo di coerenza, di lettura ragionevole della norma, anche sulla base dell'impostazione che avete prospettato in quest'aula, non possa che comportare l'espressione di un voto favorevole su tale emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frigato. Ne ha facoltà.
GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere l'emendamento in esame, facendo mio lo spirito ed il contenuto di quanto proposto dal collega Siniscalchi. Chiedo ai colleghi un'attenzione particolare: basta guardarsi intorno (e mi riferisco, ad esempio, a quei paesi dove è più pesante il quadro legislativo, dove lo Stato arretra e affida la difesa al singolo cittadino) per rendersi conto di come il quadro della giustizia, della serenità
sociale, del vivere civile sia tale da non potervi fare riferimento, né da prenderne esempio.
Pertanto, colleghi, chiedo un supplemento di attenzione e di riflessione almeno sull'emendamento in esame.
Il collega Siniscalchi ci invita a mitigare ed a riportare in un quadro civile quel senso di sicurezza che tutti avvertiamo dentro di noi e che preoccupa tanta parte del nostro paese. Tuttavia, ciò che viene proposto non ci avvicina alla risoluzione del problema (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Kessler. Ne ha facoltà.
GIOVANNI KESSLER. Signor Presidente, usare un'arma per difenderci da chi attenta alla nostra vita o alla vita dei nostri cari è già permesso dal vigente articolo 52 del codice penale.
Con la normativa in questione, si propone lo scardinamento del principio di proporzionalità. Si può usare un'arma anche se non è necessario ed anche nei luoghi aperti al pubblico, e lo può fare chiunque sia presente, anche se non è la persona offesa. Tale emendamento pone solo un limite di ragionevolezza e di umanità a questa norma e, pertanto, credo possa essere considerato positivamente ed approvato.
Colleghi, con la norma che vi accingete ad approvare, farsi giustizia da sé con l'uso delle armi sarà sempre più facile, anche per chi non è l'offeso. Chiunque potrà improvvisarsi sceriffo con l'uso delle armi, anche per difendere i beni di altri.
Come poi andrete a spiegare la vostra coerenza, approvando questa norma e quella sull'inappellabilità, che renderà sempre più difficile giudicare e, soprattutto, condannare gli eventuali colpevoli, è problema vostro, che riguarda solo voi, la vostra coerenza ed il vostro garantismo interessato ed a corrente alternata!
DANIELE FRANZ. Vergognati!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.
GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, con riferimento al provvedimento in esame, sento il dovere di rassegnare all'Assemblea una mia personale considerazione.
Il provvedimento non aumenta i livelli di sicurezza del nostro paese, ma delega ai cittadini una funzione dello Stato, che è quella di garantire una sicurezza uguale per tutti.
Vorrei far presente - questa è la mia preoccupazione - che delegare ai cittadini l'esercizio di un proprio diritto comporterà necessariamente che lo Stato debba poi conseguentemente garantire a tutti i cittadini la possibilità di possedere un'arma. Quindi, sarà impossibile per i prefetti rifiutare le richieste di detenzione di un'arma, proprio perché ciò sarà funzionale all'esercizio di questo diritto. Infine, si costituisce una presunzione di tipo assoluto che non potrà essere superata da una prova contraria.
Ciò si presta evidentemente ad ogni tipo di abuso; in tale quadro, la proposta del collega Pisapia non fa altro che mitigare il rischio enorme che stiamo assumendo. Per tale motivo, esprimerò voto favorevole sull'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo per sottolineare che si sta per approvare un provvedimento sull'uso sproporzionato delle armi.
Tuttavia, con l'emendamento in esame, abbiamo la possibilità di ritenere - si dice che è già scritto, allora se così è, rendiamolo più esplicito - che questo uso sproporzionato e presuntivamente sempre illegittimo delle armi non possa avere luogo nei confronti di chi si allontana o di chi fugge.
Se siamo d'accordo, rendiamo dunque chiaro tale principio ed esprimiamo un voto
favorevole sull'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Ricordo che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Siniscalchi 1.32, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 417
Maggioranza 209
Voti favorevoli 189
Voti contrari 228).
Avverto che, consistendo la proposta di legge in un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale.
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