La seduta comincia alle 9,35.
LUCIANO DUSSIN, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Amoruso, Armani, Biondi, Boato, Brugger, Carrara, Deodato, Di Virgilio, Giordano, Intini, Mauro, Moroni, Rosso, Santelli, Saponara, Selva, Vitali e Zanella sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono novanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 novembre 2005, n. 245, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato votato, da ultimo, l'emendamento Parolo 6.13.
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (vedi l'allegato A - A.C. 6236 sezione 1), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (vedi l'allegato A - A.C. 6236 sezione 2).
Ricordo che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (vedi l'allegato A - A.C. 6236 sezione 3).
Ricordo altresì che non vi sono proposte emendative ammissibili non esaminate riferite all'articolo unico del disegno di legge di conversione.
Dobbiamo ora passare all'esame dell'emendamento Realacci 6.4.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 9,40, è ripresa alle 10.
PRESIDENTE. Passiamo, dunque, alla votazione dell'emendamento Realacci 6.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Parolo. Ne ha facoltà.
UGO PAROLO. Signor Presidente, intervengo per dichiarazione di voto sull'emendamento che sarà posto in votazione per ribadire la posizione del nostro gruppo e per motivare il ritiro dei nostri emendamenti, come abbiamo già avuto modo di sottolineare nelle sedute precedenti.
Manteniamo una ferma contrarietà sulla conversione in legge di questo decreto-legge, poiché lo riteniamo assolutamente inutile e non idoneo a risolvere la cosiddetta - e, aggiungerei, l'ennesima - emergenza rifiuti in Campania. Per questi motivi - lo ribadisco - manteniamo la nostra posizione di contrarietà.
Abbiamo, comunque, ritirato i nostri emendamenti, perché vogliamo consentire lo svolgimento dei lavori parlamentari secondo il calendario stabilito, ritenendo che l'approvazione, nei tempi concordati, dei provvedimenti successivi sia prioritaria nell'interesse dei cittadini.
Purtroppo, l'azione ostruzionistica dell'opposizione è ormai plateale. E il fatto stesso che gli emendamenti ritirati dal gruppo della Lega nord siano stati fatti propri dai gruppi dell'opposizione, i quali poi esprimono comunque un voto contrario sugli stessi, con un atteggiamento perlomeno schizofrenico, sta a dimostrare quanto temevamo, ossia che l'azione dei gruppi di opposizione è puramente strumentale e mira, sostanzialmente, non tanto a far decadere questo decreto-legge, ma a prolungare il più possibile l'azione di strumentalizzazione in corso.
È evidente che, nel caso in cui questo decreto-legge dovesse decadere (cosa che, tra l'altro, noi della Lega nord ci auguriamo e per la quale non potremmo che essere soddisfatti), la responsabilità ricadrebbe non solo sulla nostra parte politica (e di ciò - lo ribadisco - saremmo onorati), bensì anche sui gruppi dell'opposizione. Nel caso in cui questo atteggiamento dovesse proseguire, ad un certo momento, la maggioranza e il Governo dovranno anche, in qualche modo, apprezzare le circostanze. Se ciò si dovesse verificare, noi non mancheremo di ricordare comunque al governatore Bassolino e ai tanti sindaci della Campania, che attendono la conversione in legge di questo decreto-legge per poter tirare a campare, di ricordare a chi appartengono le responsabilità.
La nostra è una chiara scelta politica fatta alla luce del sole. È una scelta che abbiamo manifestato già in prima lettura al Senato, con molta coerenza e con molta chiarezza anche nei confronti della nostra maggioranza.
L'atteggiamento dell'opposizione, invece, non è così chiaro. Al Senato, l'opposizione ha consentito l'approvazione di questo decreto-legge, attraverso l'astensione dei principali gruppi politici.
Quindi, di fatto, essa ha dato il via libera, perché nel caso in cui l'opposizione avesse votato compatta contro questo decreto, sicuramente la sua approvazione non sarebbe stata possibile.
Qui alla Camera, invece, è successo qualcosa di diverso. Ribadisco che è in corso una fase ostruzionistica, che mira sostanzialmente a non consentire lo svolgimento corretto dei lavori parlamentari secondo quanto stabilito dal calendario e che, visti i tempi ormai ristretti, potrebbe portare alla impossibilità di approvare il decreto.
Ebbene, noi ce lo auguriamo. Però, cari colleghi del centrosinistra, se questo fatto dovesse verificarsi, voi dovrete assumervene
la responsabilità di fronte al vostro governatore e ai vostri sindaci e non potrete solo urlare che è colpa della Lega, perché gran parte della responsabilità sarebbe anche vostra.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Realacci 6.4, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 278
Votanti 275
Astenuti 3
Maggioranza 138
Hanno votato sì 273
Hanno votato no 2
Sono in missione 83 deputati).
Prendo atto che gli onorevoli Giuseppe Gianni e Grillo non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Parolo 6.14, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villari. Ne ha facoltà.
RICCARDO VILLARI. Signor Presidente, con questo emendamento si affronta il problema dei siti di stoccaggio. C'è un passaggio qui che vorrei rappresentare a proposito dei siti di stoccaggio dove, come è stato detto nella discussione di ieri, sono presenti oltre quattro milioni di tonnellate di ecoballe. Stiamo discutendo di come immaginare una via di uscita che prescinda dal nuovo affidatario che sarà individuato con le nuove procedure. Per la qualità del materiale delle ecoballe e per la loro grande quantità in giacenza, il problema investe tutti quanti noi come classe dirigente.
A questo proposito, il ragionamento che ci investe è fin dove ci si può spingere per trovare una via d'uscita. La Lega, con questo emendamento in origine presentato dall'onorevole Parolo, ipotizzava che fosse prevista, in collaborazione con i prefetti, un'iniziativa delle forze dell'ordine contro quegli eventi o quelle iniziative atte ad ostacolare le determinazioni del commissario delegato.
A questo proposito, vi avvisiamo di stare molto attenti. Sappiamo bene che la mancata soluzione di questo problema o il disimpegno nell'individuazione di una soluzione possono favorire il riacutizzarsi di quel contesto che, purtroppo, vede nella regione Campania la malavita organizzata molto attiva su questo versante.
Quindi, il contributo che oggi vogliamo dare, con questi emendamenti e con le riflessioni che offriamo all'Assemblea, è quello di immaginare una via di uscita, perché il disimpegno può spingere la criminalità organizzata e può esaltarne gli appetiti, atteso il fatto che il controllo del territorio in ampie aree della regione, purtroppo, è esposto all'intervento della criminalità organizzata, che condiziona fortemente questo settore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Parolo 6.14, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 311
Votanti 300
Astenuti 11
Maggioranza 151
Hanno votato sì 3
Hanno votato no 297).
Prendo atto che gli onorevoli Giuseppe Gianni e Grillo non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Parolo 6.15, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piglionica. Ne ha facoltà.
DONATO PIGLIONICA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'emendamento in esame è di difficile comprensione, ma è anche difficile votare contro di esso. Si tratta, in sostanza, di spingere alla realizzazione di tre impianti di compostaggio. Abbiamo sostenuto con forza che l'impiantistica intermedia è una parte fondamentale della soluzione del problema e sappiamo che nel rifiuto tout court la parte organica è del 35 per cento: sottrarre il 35 per cento al ciclo dello smaltimento significa avere un milione e mezzo di tonnellate in meno di balle. Soprattutto, si toglie la parte più problematica del rifiuto, perché è quella fermentescibile, quella che porta la quota di umidità, quella che abbassa il potere calorifico. Inoltre, è quella più utilmente utilizzabile per la formazione di compost verde, che può svolgere la funzione di ammendante in agricoltura, o di compost grigio o di frazione organica stabilizzata, che potrebbe essere utilizzato per il risanamento delle cave, ed in Campania Dio sa quante cave ci sono, autorizzate e non, che rappresentano una vera ferita nel contesto del sistema orografico campano.
Quindi, seppure non comprendiamo la necessità di indicare tre impianti in maniera specifica, ci sentiamo di votare a favore di questo emendamento sperando che il commissario abbia la forza di lavorare anche su tale situazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Parolo 6.15, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 324
Votanti 306
Astenuti 18
Maggioranza 154
Hanno votato sì 135
Hanno votato no 171).
Prendo atto che gli onorevoli Giuseppe Gianni e Grillo non sono riusciti a votare.
Passiamo all'emendamento Brusco 6.1, sul quale il relatore ha formulato un invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Banti. Ne ha facoltà.
EGIDIO BANTI. Signor Presidente, capisco che quando in un settore vi è confusione è più facile tendere ad aumentarla anziché eliminarla. Però, poiché dobbiamo fare molta attenzione a quello che scriviamo, mi permetto di chiedere al collega Brusco se non ritenga di ritirare l'emendamento in esame che rischia di ingenerare ulteriore confusione - credo con le migliori intenzioni di questo mondo - in una situazione già di per sé molto complicata.
Infatti, il testo dell'emendamento comporta una contraddizione in termini laddove si dice che si vuole garantire la partecipazione degli enti locali alla programmazione delle relative misure. Partecipazione e programmazione sono due cose molto importanti ma che non possono essere - mi si consenta - tagliate a fette come il salame. In questo caso affermare che uno o più comuni, se raggiungono, da soli o congiuntamente, i 50 mila abitanti, possono intervenire motu proprio con procedura di individuazione dei siti per lo smaltimento di rifiuti con tecnologie avanzate, lasciando da parte tutti gli altri enti locali, è un modo singolare di immaginare la partecipazione e la programmazione. Si rischia, infatti, di determinare guerre tra poveri, o presunti tali, e di inserire ulteriori elementi di contraddizione in un processo complicato
che il decreto-legge, un po' malamente, cerca di correggere, ma che indubbiamente risale, come ha dimostrato ampiamente questa discussione, a molto indietro nel tempo.
È evidente che una programmazione delle misure relative allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani e non solo, nella regione Campania, deve riguardare tutti gli enti locali. È pur vero che uno o più comuni possono candidarsi legittimamente (se hanno la maggioranza in consiglio comunale, se la popolazione è d'accordo, insomma se ricorrono talune condizioni) ad ospitare impianti di smaltimento e, quindi, ad individuare i siti relativi, ma ciò già avviene. La candidatura di uno o più comuni ad ospitare un impianto è prevista dalla normativa. Perché allora si deve prevedere un ulteriore rafforzamento teorico e molto difficile da essere attuato nel concerto di tale possibilità?
Ritengo - come ho detto all'inizio del mio intervento - che ciò rischi di comportare ulteriore confusione e creare situazioni dialettiche (è un eufemismo) molto difficili da risolvere.
Sollecito, quindi, il presentatore a ritirare l'emendamento in esame e sottolineo al contempo che la strada maestra della partecipazione che porta alla programmazione deve essere quella di una concertazione tra tutti gli enti locali interessati con una volontà più incisiva di quanto avvenuto sino ad oggi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piglionica. Ne ha facoltà.
DONATO PIGLIONICA. Mi associo alla sollecitazione rivolta dal collega Banti di ritirare il suo emendamento perché esso ha in sé almeno un paio di elementi di profonda contraddizione e, soprattutto, uno dei due è di assoluta impraticabilità.
In primo luogo, non si può - come diceva giustamente il collega Banti - fare una programmazione che preveda che vi siano parti che vadano per conto loro. Inoltre, gli ambiti territoriali debbono avere preferibilmente un'estensione provinciale; infatti, una corrispondenza alla provincia non è un «capriccio» della norma che abbiamo scritto e che ricompare nel decreto legislativo relativo alla legislazione ambientale, ma è una necessità. Molti sostenevano addirittura che nel decreto legislativo dovesse essere prevista la possibilità di allargare gli ambiti.
Inoltre si afferma che bisogna realizzare lo smaltimento con tecnologie avanzate; ma non vi è tecnologia avanzata nel campo dei rifiuti che possa essere applicata ad un bacino di 50 mila persone ed essere sostenibile dal punto di vista finanziario. Si richiedono investimenti che necessitano di bacini di riferimento di ben altre dimensioni. Un termovalorizzatore ha bisogno di centinaia di migliaia di persone di riferimento e non solo di 50 mila. Anche altri impianti di trattamento, se escludiamo quelli di compostaggio che possono avere un bacino più piccolo, hanno bisogno di bacini più ampi.
Ciò è fuori della logica programmatoria ed appare impraticabile dal punto di vista tecnico. Ritengo, quindi, opportuno ripensarci.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Brusco; si intende che abbia rinunziato alla votazione del suo emendamento 6.1.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Parolo 7.10, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo.
Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Parolo 7.10, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la Commissione V (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 333
Votanti 331
Astenuti 2
Maggioranza 166
Hanno votato sì 5
Hanno votato no 326).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Parolo 7.11, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villari. Ne ha facoltà.
RICCARDO VILLARI. Signor Presidente, l'emendamento in esame introduce un tetto all'articolo 7 che ha per oggetto la copertura finanziaria al decreto-legge e pone limiti non sostenibili al decreto stesso. Oggi, si ripropone la questione - che intendiamo ribadire - in ordine alla sostenibilità del provvedimento.
Pur con le perplessità rappresentate, ci rendiamo conto che, per rientrare nell'ordinarietà auspicata nella regione Campania e nelle altre regioni meridionali, sia necessario immaginare un percorso transitorio che miri a coinvolgere gli enti locali interessati nella programmazione.
Anche in ordine all'emendamento in esame la nostra posizione si inquadra coerentemente in una certa linea e mi auguro che venga rivalutata la fase transitoria, nonché il coinvolgimento e la partecipazione degli enti locali che saranno i soggetti che dovranno gestire le attività ordinarie nella regione Campania e nelle altre regioni meridionali.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Parolo 7.11, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 338
Votanti 320
Astenuti 18
Maggioranza 161
Hanno votato sì 6
Hanno votato no 314).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Parolo 7.12, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 335
Votanti 314
Astenuti 21
Maggioranza 158
Hanno votato no 314).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Parolo 7.13, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 341
Votanti 321
Astenuti 20
Maggioranza 161
Hanno votato sì 3
Hanno votato no 318).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Parolo 7.14, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 340
Votanti 318
Astenuti 22
Maggioranza 160
Hanno votato sì 1
Hanno votato no 317).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Parolo 7.15, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 342
Votanti 324
Astenuti 18
Maggioranza 163
Hanno votato sì 3
Hanno votato no 321).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.60 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento), accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 353
Votanti 351
Astenuti 2
Maggioranza 176
Hanno votato sì 344
Hanno votato no 7).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Parolo 8.10, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villari. Ne ha facoltà.
RICCARDO VILLARI. Signor Presidente, con l'articolo 8 cominciamo a discutere della cessazione di efficacia di talune disposizioni del decreto-legge 17 febbraio 2005, n. 14, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 aprile 2005, n. 53, e modifica al medesimo decreto-legge.
Sono oggetto di valutazione le figure che affiancano il commissario delegato, quindi i subcommissari. Siamo sempre del parere che la struttura vada snellita, che non bisogna creare figure sovrapposte e che si debba procedere verso l'ordinario, senza continuare a gonfiare organici o a sovrapporre figure e competenze per la funzionalità della struttura commissariale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Parolo 8.10, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 350
Votanti 327
Astenuti 23
Maggioranza 164
Hanno votato sì 5
Hanno votato no 322).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Parolo 8.11, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 342
Votanti 323
Astenuti 19
Maggioranza 162
Hanno votato sì 2
Hanno votato no 321).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Parolo 8.12, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 352
Votanti 329
Astenuti 23
Maggioranza 165
Hanno votato sì 3
Hanno votato no 326).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Parolo 8.13, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frigato. Ne ha facoltà.
GABRIELE FRIGATO. Intervengo per sottolineare l'importanza del volontariato e della Protezione civile nel nostro paese e per esprimere preoccupazione rispetto all'utilizzo di risorse non a fini specifici per la formazione e la qualificazione del personale che opera nel volontariato, in quanto attraverso l'emendamento in esame si intende sostanzialmente togliere tale specifica dall'articolo 8-bis.
Quindi, esprimerò un voto contrario sul presente emendamento, proprio perché ritengo che il testo dell'articolo 8-bis intenda cogliere l'importanza del volontariato e la necessità che la parte pubblica proponga occasioni e iniziative coordinate proprio al fine di una qualificazione e di una capacità specifica di intervento.
A mio avviso, ridurre le risorse finanziarie da utilizzare in tale direzione è obiettivamente sbagliato, dunque esprimerò un voto contrario sull'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piglionica. Ne ha facoltà.
DONATO PIGLIONICA. Signor Presente, si assiste in sostanza ad un continuo muoversi della struttura commissariale quasi a fisarmonica, nel senso che prima sono previsti tre subcommissari, poi ne viene previsto uno solo, poi la legge prescrive che se possono nominare tre e poi che se ne possa nominare uno.
A mio avviso, una volta nominato un commissario si deve avere anche l'amabilità di lasciarlo lavorare e di lasciarlo libero di organizzare la struttura commissariale nel miglior modo possibile. Non lo si può caricare di centomila questioni e poi prevedere di nominare uno o tre subcommissari. In sostanza, si oscilla tra quanto previsto nel decreto-legge n. 14 del 2005 e quanto contenuto nell'ultimo decreto; sarebbe il caso di lasciar fare direttamente al commissario!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Parolo 8.13, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 357
Votanti 338
Astenuti 19
Maggioranza 170
Hanno votato sì 4
Hanno votato no 334).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Parolo 8.14, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 358
Votanti 339
Astenuti 19
Maggioranza 170
Hanno votato sì3
Hanno votato no 336).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Parolo 8-bis.10 e 8-bis.60 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frigato. Ne ha facoltà.
GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, chiedo scusa a lei e a tutti i colleghi dell'Assemblea, in quanto l'intervento che ho svolto in precedenza si riferiva agli emendamenti ora in esame. Quindi, ribadisco le dichiarazioni rese in precedenza.
PRESIDENTE. Mi era parso di averlo capito...
GABRIELE FRIGATO. Chiedo scusa a lei e ai colleghi.
PRESIDENTE. Bene, allora l'intervento svolto precedentemente dall'onorevole Frigato si intende riferito a questi emendamenti.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Parolo 8-bis.10 e 8-bis.60 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento), accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 360
Votanti 355
Astenuti 5
Maggioranza 178
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 150).
Avverto che gli emendamenti Parolo 8-bis.11, 8-bis.12 e 8-bis.13, ritirati dal presentatore e fatti propri dal gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, sono preclusi dall'approvazione del precedente emendamento.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Parolo 8-ter.10, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villari. Ne ha facoltà.
RICCARDO VILLARI. Con l'articolo 8-ter si comincia ad affrontare il problema delle disposizioni in materia di procedimenti di competenza del dipartimento della Protezione civile.
A tale proposito, come sottolineato precedentemente dall'onorevole Piglionica, si evidenza la contraddittorietà dell'operato della Governo attraverso la decretazione d'urgenza.
Ciò sicuramente - intendiamo ribadirlo - non aiuta una pianificazione e una programmazione corrette, che guardino al recupero dell'ordinarietà, con passaggi
graduali e con una direzione di marcia costante. Ribadiamo quindi con forza che il contributo della Margherita e del centrosinistra va in primo luogo nell'ottica di allargare la partecipazione alla programmazione e dunque la gestione dell'ordinario, imprimendo con chiarezza una direzione di marcia decisa, netta e costante, cosa che, a nostro avviso, il decreto-legge in esame fa soltanto parzialmente.
Offriamo dunque alla riflessione della maggioranza questo elemento di valutazione, che riteniamo estremamente significativo e che disegna un contesto chiaro e definito entro il quale deve muoversi la gestione commissariale, con la partecipazione e la condivisione nelle scelte da parte degli enti locali.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Parolo 8-ter.10, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 360
Votanti 345
Astenuti 15
Maggioranza 173
Hanno votato sì 4
Hanno votato no 341).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Parolo 8-ter.11, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 358
Votanti 341
Astenuti 17
Maggioranza 171
Hanno votato sì 1
Hanno votato no 340).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Parolo 8-quater.10, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 360
Votanti 341
Astenuti 19
Maggioranza 171
Hanno votato sì 1
Hanno votato no 340).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Parolo 8-quater.11, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 360
Votanti 344
Astenuti 16
Maggioranza 173
Hanno votato sì 2
Hanno votato no 342).
Prendo atto che l'onorevole Spina Diana non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Parolo 8-quater.13.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villari. Ne ha facoltà.
RICCARDO VILLARI. Signor Presidente, intendo utilizzare il tempo a mia disposizione e l'occasione dell'emendamento in esame per rappresentare la filosofia che ha sostenuto le posizioni del mio gruppo e i contributi emendativi che abbiamo voluto offrire alla discussione sul decreto-legge in esame.
Il problema - lo abbiamo sottolineato, ma è opportuno ribadirlo - è che si tratta di una situazione di emergenza che si reitera da molti anni. Non possiamo tuttavia, a nostro avviso, utilizzare questa condizione emergenziale sicuramente acuta nei territori meridionali, e segnatamente nella regione Campania, per promuovere un approccio «dualistico» alla questione che fa risalire il problema stesso ad un'incapacità delle classi dirigenti locali e a una scarsa sensibilità dei cittadini meridionali.
Vi è un contesto complessivo, che non può essere sottaciuto, nel quale le responsabilità sono antiche. Tale riflessione non sembri assolutoria né consolatoria, ma è oggettivamente necessario che tutti, dal livello centrale ai livelli locali, facciano di più. Mi riferisco a un contesto fortemente influenzato da una criminalità organizzata, la cui presenza pesa come un macigno, sempre più raffinata e sempre più inquinante e pervasiva, specialmente in un settore dai grandi profitti caratterizzato da ritardi nella programmazione. Questi ritardi - lo dico senza alcuna intenzione di aprire polemiche - hanno trasversalmente interessato sia il centrodestra sia il centrosinistra, che, seppure in misura diversa, nel confronto con il problema si sono resi conto che spesso la fretta è nemica dell'arte. Nel caso specifico, lo abbiamo ricordato riferendoci alla gara promossa dalla giunta regionale di centrodestra che si concluse con l'affidamento alla FIBE Campania della gestione del problema con la realizzazione degli impianti.
Ci si rese conto che il parametro tempo da una parte ed il parametro economico dall'altra prevalevano su quello del dato tecnico, per cui oggi abbiamo che il CDR, di cui giacciono inutilizzate 4 milioni e mezzo di tonnellate, non ha la possibilità di essere termovalorizzato in maniera soddisfacente.
Questa situazione oggi preoccupa tutti noi, al di là del colore politico e delle coalizioni, perché sappiamo benissimo che lo smaltimento di questo materiale in situ è oggettivamente difficile da prevedere e da programmare. Ancorché stia per iniziare un percorso che porti, una volta rescisso il contratto con la FIBE, ad individuare un nuovo affidatario sappiamo benissimo, signor Presidente e onorevoli colleghi, che questa situazione continuerà a permanere sul territorio della nostra regione, che continua a produrre rifiuti, consumando ettari del nostro territorio per immaginare il «parcheggio» di questo materiale.
Su questa vicenda, senza voler ripetere gli errori del passato, bisogna anche intendere che non occorre immaginare accelerazioni necessariamente funzionali alla qualità del servizio che noi vogliamo garantire; occorre invece ribadire con fermezza che non bisogna abbassare la guardia, ma anzi bisogna insistere fortemente affinché il territorio della Campania e del Mezzogiorno venga bonificato dalla criminalità organizzata, che come un cancro invade e pervade tante attività come quella dei rifiuti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Parolo 8-quater. 13, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 357
Votanti 351
Astenuti 6
Maggioranza 176
Hanno votato sì 192
Hanno votato no 159).
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente al voto finale.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (vedi l'allegato A - A.C. 6236 sezione 4 ).
L'onorevole Vigni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6236/3.
FABRIZIO VIGNI. Signor Presidente, l'ordine del giorno riguarda uno dei temi cruciali che noi abbiamo posto durante tutto questo dibattito, ovvero la necessità di superare la gestione commissariale dei rifiuti in Campania per giungere finalmente verso quell'obiettivo che tutti, a parole, indicano da tempo, compresa la stessa Commissione bicamerale d'inchiesta sui rifiuti: riportare alle competenze primarie degli enti locali, dei comuni, delle province e della regione, la gestione del ciclo dei rifiuti in Campania.
È bene ricordare che la gestione commissariale in quella regione dura ormai da più di un decennio. Successivamente, le competenze del commissario sono state estese anche alla bonifica ambientale, sia delle discariche abusive che di quelle autorizzate, ma non attive, e al risanamento ambientale. È bene ricordare anche che lo stato d'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti e la gestione commissariale sono stati prorogati di volta in volta per ben nove anni. Come è stato ricordato, il decreto, di cui abbiamo discusso, proroga ulteriormente, fino al 31 maggio 2006, lo stato di emergenza e, come tutti ammettono, dopo dieci anni dalla istituzione del commissario straordinario il bilancio delle attività promosse non può essere considerato soddisfacente. In ogni caso, il problema della gestione dei rifiuti, come è stato evidenziato, rimane in condizioni di estrema criticità, non solo, ma il permanere di questa situazione evidenzia, fra l'altro, il rischio che i rimedi finora attuati possano risultare addirittura peggiori del male che intendono curare. In particolare, noi abbiamo sottolineato il rischio, che ormai non è più un rischio ma uno stato di fatto, che la prolungata gestione commissariale produca una deresponsabilizzazione delle istituzioni locali, che dovrebbero in via ordinaria gestire il ciclo dei rifiuti.
È evidente come il protrarsi della gestione commissariale, per almeno due se non per tre generazioni di amministratori locali, ha rappresentato un ostacolo alla crescita delle competenze e delle capacità quotidiane di gestione dei rifiuti e, talvolta, diciamolo, anche un alibi di fronte alla mancanza di iniziativa e di capacità gestionale. Le conseguenze di questo stato di cose si sono evidenziate in più di una situazione con tensioni sociali, createsi a seguito di decisioni commissariali non condivise dalle popolazioni locali, sfociate in manifestazioni che hanno avuto anche ripercussioni sull'ordine pubblico.
Data la lunga gestione commissariale, data l'evidente necessità di intraprendere con il presente provvedimento una strategia di uscita da questa situazione, che ormai si protrae da più di un decennio, e data, in particolare, la necessità di ricondurre alle competenze dei comuni, delle province e della regione la responsabilità e il compito di gestire il ciclo dei rifiuti in Campania noi, con il presente ordine del giorno, vorremmo impegnare il Governo ad elaborare, in collaborazione con la regione Campania, le province e le amministrazioni locali, un piano di ritorno alla gestione ordinaria dei rifiuti che prenda l'avvio immediatamente al termine della proroga dello stato di emergenza, prevista dal provvedimento in esame, e che garantisca, sulla base della vigente normativa, il ripristino delle competenze e delle responsabilità istituzionali di tali attività.
Richiamando la vigente normativa, dobbiamo purtroppo fare presente come la normativa in materia di rifiuti, quella prevista dal cosiddetto decreto Ronchi, sia, proprio nel corso di queste settimane, messa in discussione e sottoposta, per effetto della delega ambientale, ad uno sconvolgimento che, a nostro parere, potrà
produrre effetti negativi. Tuttavia, in ogni caso, quale che sia la normativa vigente, rimane la necessità di ricondurre, lo ripeto, alle competenze degli enti locali e delle regioni, quindi anche in Campania, le funzioni da esercitare in materia di rifiuti.
PRESIDENTE. L'onorevole Sinisi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6236/31.
GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, intervengo per illustrare il mio ordine del giorno n. 31 con il quale si pone in evidenza l'opportunità che il tema oggetto della nostra discussione sia, al di là delle vicende proprie della regione Campania, esteso anche alle altre regioni.
La questione della gestione dei rifiuti, infatti, riguarda gran parte delle regioni del Mezzogiorno e coinvolge, in generale, l'Italia intera. Rispetto a tale situazione, una gestione commissariale prorogata soltanto di qualche mese non consentirà, a mio parere, di elaborare progetti e programmi e, soprattutto, non farà nascere nei cittadini la fondata speranza che dall'estate prossima la problematica dei rifiuti sia risolta.
Nella materia della gestione dei rifiuti la questione delle risorse è fondamentale. La questione della programmazione dei tempi di intervento, a sua volta, si accompagna alla disponibilità delle risorse per far sì che il problema in questione possa essere risolto. L'uscita dalla gestione commissariale senza un'adeguata disponibilità di risorse finanziarie non ci consente di guardare a questo provvedimento con grande convincimento. Soltanto con l'approvazione di un ordine del giorno che impegni il Governo in questa direzione, che preveda un termine più congruo rispetto a quello previsto di sei mesi e che metta a disposizione del commissario le risorse necessarie per effettuare gli investimenti idonei a risolvere il problema sarà possibile pensare, con ragionevole speranza, che il provvedimento al nostro esame sortisca qualche effetto.
Quella di cui si discute è una problematica, lo ripeto, che riguarda non soltanto la regione Campania: ad esempio, la Puglia, la regione da cui provengo, vive anch'essa con drammaticità lo stesso problema.
Le gestioni commissariali si sono succedute, molto spesso senza offrire adeguati risultati e, soprattutto, senza mettere in campo alcunché di soddisfacente.
Chiedo al Governo un impegno diretto ad affrontare il problema con un'impostazione diversa. Cerchiamo di dare fondi, mezzi, tempi e risorse alla gestione commissariale, ma soprattutto di mettere le regioni in condizione di assumersi questa responsabilità sanando il problema e non trascinandolo ulteriormente di sei mesi in sei mesi.
Peraltro, signor Presidente, i previsti sei mesi hanno un vago sapore elettorale: sembra che si voglia mettere da parte il problema senza affrontarlo. La proroga del commissariamento a una data successiva darebbe anche il senso della volontà piena di affrontare il problema e non soltanto di nascondere la polvere sotto il tappeto, come farebbe una cattiva domestica.
Chiediamo un impegno serio al Governo, affinché i termini siano più lunghi e affinché vengano messe a disposizione le risorse necessarie per predisporre progetti e programmi per la gestione dei rifiuti anche in Puglia.
PRESIDENTE. L'onorevole Raffaella Mariani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6236/14.
RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, come viene ricordato nelle premesse del provvedimento, la gravità del contesto socio-economico ed ambientale, causata anche dal prolungarsi dell'emergenza, ha prodotto, dal nostro punto di vista, la necessità di rivedere alcuni elementi che riguardano la partecipazione. Riteniamo, infatti, che la prolungata situazione di emergenza abbia potuto compromettere gravemente i diritti fondamentali della popolazione, anche avendo riguardo alle conseguenze di natura igienico-sanitaria ed alle ripercussioni sull'ordine
pubblico (come abbiamo avuto modo di verificare in diverse occasioni).
A tal fine, il mio ordine del giorno chiede al Governo di garantire le più ampie ed efficaci forme di informazione della popolazione, anche avvalendosi della stampa, delle emittenti radiotelevisive locali e di tutte le forme di comunicazione, circa l'applicazione delle disposizioni concernenti la Consulta istituita dal decreto-legge per la gestione dei rifiuti della regione Campania. È chiaro che la partecipazione del presidente della regione, che presiede la predetta Consulta, e dei presidenti delle province, renderà possibile una discussione aperta in seno all'organo consultivo. La partecipazione di tutte le istituzioni coinvolte potrà consentire un'equilibrata localizzazione dei siti per le discariche e per lo stoccaggio dei rifiuti trattati, anche laddove si debbano costruire impianti per il trattamento e la combustione dei rifiuti.
Naturalmente, dal nostro punto di vista, la Consulta è decisiva per avviare un percorso, un meccanismo che possa consentirci di uscire dal centralismo delle decisioni e dal commissariamento e permettere alle istituzioni che rappresentano le popolazioni della regione di dire la loro e di operare scelte il più possibile condivise.
In alcune situazioni, non solo nella regione Campania, i cittadini si sono mobilitati ed hanno costituito movimenti e comitati che sono intervenuti a decisioni già prese. L'attuale meccanismo, che sarà avviato con l'istituzione della Consulta, consentirà una partecipazione più ampia e condivisa e potrà evitare anche momenti di tensione e di incomprensione tra le popolazioni e le istituzioni che le rappresentano. Ciò potrà permettere, sin dall'inizio, lo ripeto, la partecipazione e la consapevolezza più ampie ed eviterà situazioni che hanno compromesso l'ordine pubblico e che hanno creato situazioni di emergenza, di disagio e di incomprensione tra le istituzioni ed i cittadini.
PRESIDENTE. L'onorevole Tuccillo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6236/38.
DOMENICO TUCCILLO. Signor Presidente, il mio ordine del giorno impegna il Governo ad adottare ulteriori iniziative normative volte a prevedere all'interno della Commissione la partecipazione di esperti nominati dalle regioni e dagli altri enti territoriali volta per volta interessati.
A me questo sembra un aspetto particolarmente importante e significativo del tema che si sta trattando, cioè quello di dare un nuovo assetto ed una nuova organizzazione alla gestione del problema dei rifiuti. In questa logica, seppure abbastanza limitata dal punto di vista della qualità degli obiettivi, ci sembra importante recuperare il dato di una maggiore partecipazione e di un maggiore coinvolgimento degli enti locali interessati. Infatti, nella gestione effettuata in questi anni sia del problema dei rifiuti sia del problema dei termovalorizzatori, una carenza particolarmente significativa che si è registrata è stata quella di una più adeguata partecipazione e di un più adeguato coinvolgimento e rassicurazione, da parte degli enti sovraordinati e, quindi, da parte dello Stato, del Governo e della regione, delle comunità sulle quali ricadono questi tipi di intervento. Esempio emblematico è stato quello della comunità di Acerra, destinataria della localizzazione di un termovalorizzatore stabilita per contratto con l'ente appaltante, piuttosto che in virtù di una valutazione e di una decisione di natura istituzionale. Tale decisione è stata imposta a quella comunità. Anche se, in alcuni casi, in alcune circostanze, l'imposizione può costituire una soluzione da perseguire per dare efficacia ai risultati che si vogliono realizzare, comunque, ad essa non può non corrispondere per l'altra parte qualche forma di garanzia e di rassicurazione per la comunità locale. Nel mese di agosto 2004, il territorio della comunità di Acerra è stato militarizzato ed, in conseguenza, è stata avanzata la richiesta di procedere ad una valutazione di impatto ambientale che fosse non
estemporanea e non superficiale ma fosse veramente tale. Inizialmente, a tale richiesta è stata data risposta positiva da parte del Governo. Dopodiché, la stessa richiesta non è stata soddisfatta, il territorio è stato occupato e militarizzato e quella comunità si è trovata ad assistere alla imposizione violenta della localizzazione del termovalorizzatore sul suo territorio, senza alcuna possibilità di interlocuzione e di ricerca delle garanzie di salute e di un controllo effettivo.
Il senso del mio ordine del giorno vuole essere proprio questo. Dal momento che, come si è visto, il piano dei rifiuti occorre che sia modificato, perché così com'era stato approvato e gestito non andava bene, dal momento che anche le reazioni e le risposte provenienti da alcune comunità locali non erano così fuor di luogo come si voleva che apparissero, dal momento che molte cose è stato necessario rivedere, in questa ottica di rivisitazione complessiva del problema e delle soluzioni da dare ad esso e dal momento che si istituiscono organismi con il compito di vigilare, di controllare e di seguire la realizzazione degli impianti per lo smaltimento dei rifiuti, è necessario il coinvolgimento dei rappresentanti delle comunità locali. Infatti, dato che proprio le comunità locali pagano il prezzo della scelta del loro territorio per l'insediamento di queste strutture, abbiano, per lo meno, una condizione di maggiore serenità e maggiore sicurezza vedendo un proprio rappresentante all'interno di questi organismi, affinché possa tutelare e garantire gli interessi della comunità.
Per tale ragione abbiamo presentato questo ordine del giorno, che ci sembra molto ragionevole e che riteniamo possa essere accolto dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Vi sarebbero ancora alcuni interventi per l'illustrazione di ordini del giorno presentati, ma, come previsto dall'ordine del giorno della seduta, dobbiamo ora sospendere l'esame del decreto-legge per passare alla discussione della questione pregiudiziale presentata al decreto-legge in materia di pubblica amministrazione.
Sospendo quindi l'esame del provvedimento d'urgenza relativo all'emergenza rifiuti in Campania, che riprenderà al termine dell'esame della questione pregiudiziale.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 4, recante misure urgenti in materia di organizzazione e funzionamento della pubblica amministrazione.
PRESIDENTE. Ricordo che è stata presentata la questione pregiudiziale Amici ed altri n.1 (vedi l'allegato A - A.C. 6259 sezione 1).
A norma dei comma 3 e 4 dell'articolo 40 e del comma 3 dell'articolo 96-bis del regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
L'onorevole Amici ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1.
Dove è l'onorevole Amici? Onorevole Innocenti...?
RENZO INNOCENTI. Presidente, stiamo cercando la collega...
PRESIDENTE. Eventualmente, passeremmo agli interventi...
ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, mi scusi, ma non posso non intervenire sull'ordine dei lavori.
Questa situazione si è venuta a determinare per una disfunzione di carattere orario, nel senso che era previsto si discutesse della questione pregiudiziale alle ore 11. La Presidenza, in questo caso molto diligente, ha anticipato...
PRESIDENTE. Onorevole Boccia mancano due minuti alle 11.
ANTONIO BOCCIA. Sì, Presidente; ma due minuti, nella vita dell'Assemblea, sono fondamentali (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)! Chiederei cortesemente che si iniziasse la discussione all'orario esatto; se così si facesse, probabilmente tali evenienze ...
PRESIDENTE. Onorevole Boccia, perché non prova a parlare per centoventi secondi ancora, così giungiamo alle ore 11 esatte (Applausi)?
ANTONIO BOCCIA. Mi è capitato spesso di doverlo fare, ma, Presidente, questa mattina, proprio non riterrei...
PRESIDENTE. Considerata la sua richiesta, sospendo la seduta, in quanto mancano centoventi secondi alle 11, orario fissato dall'ordine del giorno per la trattazione del punto 7.
Sospendo, pertanto, la seduta, che riprenderà tra due minuti, alle 11 esatte.
La seduta, sospesa alle 10,58, è ripresa alle 11.
PRESIDENTE. L'Onorevole Amici ha «spaccato il secondo» e, dunque, ha facoltà di parlare per illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1.
SESA AMICI. Mi scusi per prima, signor Presidente!
Intervengo per illustrare la questione pregiudiziale che abbiamo presentato, perché il decreto-legge in oggetto non risponde ai requisiti di necessità e di urgenza previsti dall'articolo 77 della Costituzione; in secondo luogo, vorrei rilevare che le disposizioni in esso contenute sono in palese violazione del criterio di omogeneità sancito dalla legge 23 agosto 1988, n. 400.
Ci troviamo di fronte, tuttavia, all'ennesimo - e forse non è nemmeno l'ultimo - tentativo, compiuto da questo Governo, di presentare provvedimenti eterogenei per materia, che intervengono in maniera «spuria» su diverse questioni, anche se ci siamo abituati, ormai, da ben cinque anni. Non si tratta nemmeno dell'ultima questione pregiudiziale che illustreremo, visto quanto sta accadendo al Senato con riferimento all'esame del decreto-legge cosiddetto milleproroghe.
La singolarità del provvedimento in questione è data dal fatto che, questa volta, la realtà ha superato di gran lunga la fantasia. Ci troviamo di fronte, infatti, ad un decreto-legge che contiene in sé, per motivi di merito - che, qualora non fosse respinta la mia questione pregiudiziale, evidenzieremo nel seguito della discussione del provvedimento stesso -, elementi di natura squisitamente politica, che poco hanno a che vedere con le misure urgenti in materia di organizzazione e funzionamento della pubblica amministrazione.
Anzi, vorrei sottolineare che il primo articolo del provvedimento in esame denota chiaramente l'indirizzo, di natura tutta politica e clientelare, con cui volete concludere questi cinque anni di legislatura. Tale articolo, infatti, ravvisa la necessità di costituire l'ennesimo comitato ad hoc, finalizzato a controllare l'attività di semplificazione e di deregolazione normativa, che comporta pesanti oneri finanziari.
Ciò è assai singolare. Infatti, viene costituito un comitato interministeriale con lo scopo di monitorare l'attuazione della legge di semplificazione appena approvata
che, tuttavia, prevede la stabilizzazione di ben trenta unità, un numero superiore rispetto alle venti attualmente esistenti. Inoltre, l'articolo 1 del decreto-legge prevede l'immissione di altre unità con un contratto triennale. È del tutto evidente come, proprio per questo motivo, ciò appaia come un'operazione non solo elettorale, ma anche di scarso profilo etico rispetto ai veri problemi della pubblica amministrazione, che richiedono regole, trasparenza e certezza dei diritti.
È questo il motivo per cui, allora, la questione pregiudiziale che abbiamo presentato denuncia la sicura violazione dei principi costituzionali, e soprattutto investe il merito delle questioni in discussione. Esse, per la loro natura, sono gravi, ed in modo particolare incidono, ancora una volta in modo negativo, sui livelli della normazione e della capacità di governo. Ciò avviene soprattutto perché le disposizioni contenute negli articoli 1, 2, 3, 9, 16, 21, 24 e 29 sono, per loro evidente natura, ordinamentali e non rispondono ai requisiti di necessità ed urgenza.
Inoltre, sembra quasi un lamento quello che, per cinque anni, il Comitato per la legislazione ha levato di fronte a tutti i disegni di legge di conversione di decreti-legge cosiddetti milleproroghe. Quel Comitato ha prodotto una relazione molto dura sugli elementi normativi: infatti, si interviene su norme di rango primario ed ordinamentale, si riscontrano confusione ed eterogeneità e si rilevano anche eccessi di delega, da parte del Governo, con riferimento a commi particolari del provvedimento. Il Comitato per la legislazione, in particolare, chiede all'Assemblea di intervenire sopprimendo l'articolo 22, recante norme transitorie, valide solo per un periodo molto limitato, in ordine alle funzioni del Consiglio superiore della magistratura.
Guardate, fermatevi! Infatti, in questo sistema con cui si procede alla formazione delle leggi, nell'ambito del quale si riscontra un uso distorto dei decreti-legge e dell'invocazione della necessità e dell'urgenza, appaiono del tutto evidenti una concezione ed una pratica politica che risultano fortemente lesive di quell'aspetto importante costituito dalla capacità di governo.
Avete dimostrato il fallimento nell'azione di governo, ma il fatto ancora più grave è che lo avete dimostrato nella formulazione delle leggi e nell'arroganza con cui procedete, attraverso queste tipologie di normazione, all'espressione di un sentimento che è, appunto, arrogante nei confronti del Parlamento, della sua funzione di legiferare, costringendoci, di fatto, ad operare in un sistema non regolato e privo di certezza.
Sono questi gli elementi per i quali chiediamo ai colleghi di non procedere all'esame del provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, non avrei nulla da aggiungere a quanto testé affermato dalla collega Amici, che ha illustrato in maniera molto precisa e puntuale l'ennesima violazione della Costituzione e della legge n. 400 del 1988 cui questo Governo ci ha abituato ogni volta che presenta un decreto-legge.
Avete cominciato, fin dalla prima settimana di lavori parlamentari, a forzare in maniera insopportabile il dettato dell'articolo 77 della Costituzione. Si può dire che questa volta, trattandosi dell'ultimo decreto-legge che potete presentare prima dello scioglimento delle Camere, siete riusciti, in qualche modo, a sublimare tale vostra attività di «scasso» della Costituzione. Ciò in quanto l'articolo 77, a nostro avviso, è ripetutamente messo in discussione; l'ha ricordato bene la collega Amici, in riferimento agli articoli 1, 2, 3, 9, 16, 21, 24 e 29 del provvedimento. Sono tutte disposizioni di carattere ordinamentale che non hanno nulla a che vedere con il requisito dell'urgenza richiesto, appunto, dall'articolo 77 della Costituzione.
Si direbbe che l'unica urgenza che avete è quella di sistemare alcune partite
in chiave elettorale. Si tratta di provvedimenti, questi, tutti mirati a sistemare situazioni particolari e ad acquisire consenso. In altri tempi si sarebbe potuto parlare di voto di scambio: un decreto-legge che sistema alcune posizioni, in cambio di un voto. Ma la vostra «impudicizia» costituzionale non verrà sicuramente premiata, perché, a fronte di un regalo che fate ad alcune categorie, ne umiliate molte e molte di più. Per cui, anche questo vostro maldestro calcolo elettorale sarà sicuramente sbagliato.
Ma ciò che offende di più il Parlamento è che avete iniziato l'attività di questa legislatura con provvedimenti che contraddicevano con la Costituzione ed avete deciso di concludere la vostra attività legislativa come Governo con, forse, il peggiore tra i provvedimenti. Probabilmente esagero, perché il peggiore è attualmente in discussione al Senato: si tratta del provvedimento sulla proroga dei termini, in cui, seppur possa apparire impossibile, siete riusciti a fare peggio rispetto al decreto-legge oggi in discussione in quest'aula.
Ed è per tali motivi che invitiamo tutti, per dare un segno di coerenza e di rispetto all'attività del Parlamento ed alla nostra Costituzione, a votare a favore della questione pregiudiziale Amici ed altri n. 1 (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanettin. Ne ha facoltà.
PIERANTONIO ZANETTIN. Signor Presidente, io, invece, parlerò contro la questione pregiudiziale presentata dall'opposizione. Credo che ormai le questioni pregiudiziali siano un atto rituale da parte dei nostri oppositori, ogni qual volta si discute la conversione in legge di un decreto-legge. Ciò, di per sé, già costituisce una chiave di lettura molto chiara dell'atteggiamento che si tiene nei confronti dell'attività del Governo.
Quali sono le censure che vengono rivolte a questo decreto-legge? La presunta disomogeneità e la natura ordinamentale di alcuni interventi in esso contenuti. Sulla disomogeneità, credo bastino poche parole, signor Presidente. È evidente, come già reca il titolo del decreto-legge, che le misure previste riguardano l'organizzazione ed il funzionamento della pubblica amministrazione. Questo è l'elemento unificante ed è sufficiente a dare un carattere di omogeneità al provvedimento in esame.
Ricordiamo che, comunque, i rilievi svolti riguardano un presunto contrasto con quella che è semplicemente una norma ordinaria - la legge n. 400 del 1988 - e, quindi, non possono, di per sé, incidere sui profili di costituzionalità del provvedimento. Al riguardo si è espressa più volte la Corte costituzionale, che mai ha censurato, per la disomogeneità dei suoi contenuti, un provvedimento approvato dal Parlamento sulla base di una propria valutazione.
È ancora più paradossale e, se vogliamo, contraddittoria e frontalmente infondata la contestazione in ordine alla natura ordinamentale del provvedimento. Vorrei ricordare alla Presidenza e ai colleghi che, in realtà, l'articolo 15 della legge n. 400 del 1988, che stabilisce i requisiti per l'adozione dei decreti-legge, non parla di natura ordinamentale come discrimine, bensì di norme di immediata applicabilità. Tali sono le norme contenute in questo provvedimento: norme che hanno un'incidenza immediata.
Vorrei ricordare la costituzione del Comitato interministeriale per la semplificazione, il quale, ai sensi dell' articolo 1 del provvedimento in esame, predispone, entro il 31 marzo di ogni anno (e anche del 2006), un piano di azione, fissando una serie di obiettivi in tema di semplificazione, di riassetto e di qualità della regolamentazione dell'attività della pubblica amministrazione.
Signor Presidente, per tutti questi elementi, credo che la questione pregiudiziale formulata dai nostri contraddittori sia assolutamente infondata nei contenuti e non meriti accoglimento. Invito, quindi, tutto lo schieramento di centrodestra ad esprimere
sulla stessa un voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.
GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, intervengo solo per ribadire la necessità, da parte nostra, di ricorrere alle questioni pregiudiziali di costituzionalità, chiedendo di non procedere all'esame dei disegni di legge. L'onorevole Zanettin parlava di un atto rituale: purtroppo, è diventato un atto rituale perché rituale è diventato l'atteggiamento di questo Governo e di questa maggioranza, che non rispettano le prerogative e gli obblighi indicati da determinati articoli della Costituzione e da leggi fondamentali dell'ordinamento, come la legge n. 400 del 1988.
Anche noi siamo meravigliati per la necessità, da parte nostra, di ricorrere a questi strumenti; ma è un obbligo che ci deriva proprio da determinate scelte che si ripetono periodicamente. E temo che dovremo tenere ancora lo stesso atteggiamento rispetto a successivi provvedimenti, la prossima settimana, alla chiusura della legislatura, quando si parlerà un'altra volta di proroga dei termini.
Per quanto riguarda il decreto-legge in esame, è stata introdotta una varietà di argomenti, che vanno dallo stretto di Messina, ai contratti di collaborazione relativi a «pezzi» della pubblica amministrazione, a questioni che hanno a che vedere con gli enti lirico-sinfonici o con persone affette da handicap, a problemi legati all'energia.
Vi è una varietà ed una mancanza di omogeneità degli argomenti trattati; ed è anche assolutamente discutibile il requisito dell'urgenza. Tutte queste ragioni, purtroppo, ogni volta, ci costringono a ricorrere agli strumenti previsti dal regolamento parlamentare con riferimento agli spazi garantiti dalla Costituzione e, in particolare, all'articolo 77, per chiedere che non si debba procedere nell'esame del provvedimento proprio a causa del suo carattere di incostituzionalità.
L'immediata applicabilità che è stata ribadita, da parte nostra, viene letta, più che come un'urgenza effettiva, come un'urgenza che deriva dalla scadenza elettorale. Infatti, il carattere elettoralistico di questo provvedimento in diversi articoli è talmente palese che è persino imbarazzante doverlo affrontare. Quindi, il merito, su cui certamente torneremo, e, in particolare, i criteri che ispirano il provvedimento sono tali da costringerci a chiedere di non procedere all'esame di questo testo.
Se si avesse la pazienza di esaminare i pareri e, quindi, le critiche di fondo che sono state espresse su questo decreto da parte del Comitato per la legislazione, si potrebbe riflettere. Infatti, tali critiche riguardano l'articolo 22, che fa riferimento alla riforma dell'ordinamento giudiziario e ai principi e criteri direttivi della delega, l'articolo 6, l'articolo 1, comma 3, l'articolo 17 e l'articolo 24.
Quindi, anche le critiche del Comitato per la legislazione sono tali per cui davvero non ci meraviglia tanto il fatto che le opposizioni ricorrano alla presentazione di questioni pregiudiziali di costituzionalità, quanto che ci sia questa tenacia da parte della maggioranza, fino agli ultimi giorni, di abusare di questo strumento previsto dalla Costituzione, dalle leggi e dai regolamenti per varare un ulteriore decreto-legge, che - lo ripeto - ha una sola chiave di lettura, ossia quella di accontentare determinate categorie per ragioni elettoralistiche.
Peraltro, nell'esame dei provvedimenti nella prossima settimana, avremo modo di verificare che gli interessi legati a singoli provvedimenti da parte di singole forze politiche della maggioranza sono persino palesi.
C'è una forza politica della maggioranza particolarmente interessata a questo provvedimento, da quanto si è potuto comprendere anche nell'esame in Commissione. Sappiamo, invece, che vi sono interessi di altre forze politiche rispetto ad altri provvedimenti che vengono presentati in fretta e furia in quest'aula parlamentare.
Quindi, credo sia necessario l'invito a votare questa pregiudiziale, proprio per tentare di rispettare le regole (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulla questione pregiudiziale.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Amici ed altri n. 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 388
Maggioranza 195
Hanno votato sì 164
Hanno votato no 224).
Prendo atto che l'onorevole Ranieli non è riuscito a votare.
Avverto che la discussione sulle linee generali avrà luogo in altra seduta.
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame del disegno di legge di conversione n. 6236.
L'onorevole Zunino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6236/16.
MASSIMO ZUNINO. Signor Presidente, ho chiesto la parola per illustrare, seppur brevemente, l'ordine del giorno che ho presentato. Esso pone un problema al Governo, ossia quello della informazione, di una corretta e puntuale informazione.
Il tema, secondo me, è particolarmente importante. Prima un collega ha parlato del ruolo degli enti locali territoriali, che noi vogliamo siano fortemente coinvolti in questo processo. Credo, tuttavia, che si debba andare oltre e che il Governo debba impegnarsi in questo senso, attraverso mezzi e sistemi opportuni, vista la delicatezza del problema.
L'ordine del giorno pone proprio questo tema e noi riteniamo che il più ampio coinvolgimento e la più corretta e puntuale informazione delle popolazioni interessate rivestano particolare, fondamentale importanza.
Ciò perché in tutto il dibattito abbiamo sottolineato come il tema dei rifiuti in Campania sia di una gravità particolare e riguardi, ormai, tutto il contesto socio-economico di quella regione. Il problema deriva da una situazione emergenziale in atto da anni per quanto attiene alla gestione dei rifiuti. Come ricordato nelle stessa relazione di presentazione al provvedimento in esame, la gravità del contesto socioeconomico e ambientale derivante dalla situazione di emergenza in atto per quanto attiene alla gestione dei rifiuti è tale da compromettere gravemente i diritti fondamentali della popolazione della regione Campania, anche rispetto a possibili conseguenze di natura igienico-sanitaria ed a ripercussioni sull'ordine pubblico.
Dunque, se - come abbiamo già detto illustrando gli emendamenti e gli altri ordini del giorno - il tema è quello dello smaltimento dei rifiuti su tutto il territorio e delle modalità con cui intervenire, il problema dell'informazione diventa molto importante. Quello dei rifiuti in Campania diventa pertanto un problema di interesse strategico nazionale che merita la massima vigilanza circa gli effetti sull'ambiente, la salute pubblica e gli interessi economici coinvolti che - come è stato ricordato più volte da parte dell'onorevole Piglionica - sono da guardare con grande cautela ed attenzione perché sappiamo che, nel passato, la criminalità organizzata è stata molto presente.
L'ordine del giorno, proprio partendo da tali elementi di gravità da tutti riconosciuti, pone il problema del coinvolgimento più ampio e della corretta informazione delle popolazioni interessate, impegnando il Governo «a garantire le più ampie ed efficaci forme di informazione, anche avvalendosi della stampa e delle
emittenti radiotelevisive locali, delle popolazioni della regione Campania circa l'applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 1, comma 7».
Vi è un problema di informazione generale, ma l'ordine del giorno pone anche un problema specifico. Infatti, il mio testo fa riferimento proprio all'applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 1, comma 7. Tale comma tratta del necessario passaggio di consegna ai nuovi affidatari del servizio: si tratta di un tema particolarmente importante dopo anni di commissariamento. Secondo il suddetto comma «le attuali affidatarie del servizio di smaltimento dei rifiuti nella regione Campania sono tenute ad assicurarne la prosecuzione e provvedono alla gestione delle imprese ed all'utilizzo dei beni nella loro disponibilità»: questo è il tema su cui chiediamo particolare attenzione ed informazione.
PRESIDENTE. Onorevole Zunino...
MASSIMO ZUNINO. Concludo, signor Presidente.
La parte finale del richiamato comma 7 stabilisce, inoltre, che le attuali affidatarie del servizio compiono «ogni necessaria prestazione, al fine di evitare interruzioni o turbamenti della regolarità del servizio di smaltimento dei rifiuti e della connessa realizzazione dei necessari interventi ed opere, ivi compresi i termovalorizzatori, le discariche di servizio ed i siti di stoccaggio provvisorio». Chiediamo che proprio sugli impegni contenuti nel comma 7 relativamente alle attuali affidatarie del servizio vi sia una maggiore e puntuale informazione (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. L'onorevole Villari ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6236/39.
RICCARDO VILLARI. Signor Presidente, l'ordine del giorno da me presentato affronta la questione della raccolta differenziata e degli strumenti che dobbiamo garantire affinché questa cultura penetri nella coscienza dei cittadini dando maggiore efficacia al ciclo integrato dei rifiuti. Si tratta di un argomento cui non possiamo assolutamente sottrarci, ed è illusorio ritenere di non affrontarlo insieme alla questione delle risorse.
L'impegno che chiediamo al Governo è, quindi, di dotare finanziariamente i territori meridionali, e non solo, delle risorse necessarie per partire con una campagna di informazione, nodo centrale della questione. Sappiamo, infatti, che non vi è soluzione al problema dei rifiuti, al loro smaltimento, se non si parte da una raccolta differenziata percentualmente significativa. Ne va in primo luogo della qualità del materiale che deve essere valorizzato e del riutilizzo di tanto materiale che potrebbe essere riciclato in maniera virtuosa.
Dobbiamo individuare, innanzitutto attraverso gli strumenti finanziari, la maniera più efficace per persuadere le popolazioni a seguire la via della raccolta differenziata come primo momento virtuoso che tenda a risolvere la questione dello smaltimento dei rifiuti.
RICCARDO VILLARI. Signor Presidente, uno degli argomenti che deve essere portato alla consapevolezza dei cittadini è che, allorquando si implementa la raccolta differenziata, si può ritenere che vi sia un risparmio delle tasse pagate dei cittadini.
Per questo, sottolineo l'importanza della questione e chiedo al Governo di farsi carico dell'esigenza rappresentata, cioè di non sottovalutare come tutto ciò che ruota intorno alla raccolta differenziata abbia bisogno di un sostegno anche finanziario, per cui è utile prevedere risorse finanziarie adeguate, per affrontare questo primo indispensabile tassello del ciclo dello smaltimento con una corretta campagna di informazione, che renda edotti i cittadini dell'importanza fondamentale della raccolta differenziata nello smaltimento dei rifiuti.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per ovvie ragioni, si sta procedendo «a singhiozzo» nell'esame del provvedimento d'urgenza.
Riterrei, allora, se non vi sono particolari obiezioni, che si potrebbe passare al seguito della discussione dei disegni di legge di ratifica previsto al punto successivo dell'ordine del giorno, rinviando il seguito dell'esame del disegno di legge di conversione n. 6236 ad altra seduta, naturalmente secondo il calendario stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo.
ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, potrebbe precisare a quale articolo del regolamento della Camera fa riferimento la sua decisione?
LUCA VOLONTÈ. Facciamo l'inversione!
RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, vorrei capire quale sarà l'effetto delle sue decisioni.
In questo momento, ci troviamo nella fase finale di conversione del decreto-legge in esame: è in corso l'esame degli ordini del giorno presentati, sui quali interverranno alcuni colleghi (saranno poi posti in votazione), per passare successivamente alle dichiarazioni di voto finale sul provvedimento ed alla sua votazione.
È prevedibile che l'esame del provvedimento si concluderà nella giornata di oggi...
PRESIDENTE. Onorevoli Innocenti, allora ritiro tutto ciò che ho detto. Se vi è un accordo da parte di tutti sull'ipotesi di procedere al seguito dell'esame dei disegni di legge di ratifica, bene, altrimenti...
RENZO INNOCENTI. È un accordo...
PRESIDENTE. Se non c'è ...
RENZO INNOCENTI. L'accordo prevede che si concluda l'esame del provvedimento...
PRESIDENTE. Sta bene.
Se non vi è un'intesa per passare rapidamente al seguito dell'esame dei disegni di legge di ratifica, proseguiamo senz'altro nell'esame degli ordini del giorno presentati al disegno di legge di conversione n. 6236.
L'onorevole Chianale ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6236/18.
MAURO CHIANALE. Signor Presidente, come ricordato anche in modo estremamente puntuale nelle stesse considerazioni premesse al provvedimento in esame, la gravità del contesto socio-economico-ambientale derivante dalla situazione di emergenza in atto, per quanto attiene la gestione dei rifiuti, è tale da compromettere i diritti fondamentali della popolazione della regione Campania, anche rispetto a possibili conseguenze di natura igienico-sanitaria ed a ripercussioni sull'ordine pubblico. È importante, quindi, istaurare una corretta e puntuale informazione con le popolazioni interessate.
MAURO CHIANALE. Con riferimento al provvedimento in esame, sono state compiute delle scelte assolutamente opportune: quella di parametrare alcuni aspetti relativi alla temporaneità dei siti di stoccaggio, di prolungare la durata e l'efficacia di questi siti proprio per permettere il completamento operativo di un processo importante che, a mio avviso, non è stato sufficientemente segnalato.
Occorre avviare un'importante campagna di sensibilizzazione per far crescere
l'attenzione e la cultura in nome di un approccio più corretto rispetto della gestione dei rifiuti.
Come tanti altri colleghi hanno sottolineato, è importante in questa fase raccogliere quelle esperienze, quelle culture di approccio nella gestione dei rifiuti atte a valorizzare la raccolta differenziata, sia per contenere la produzione di rifiuti che, nel caso specifico, comporterebbe una migliore gestione del provvisorio, sia per creare un ciclo virtuoso di quel processo che, fino ad oggi, ha determinato la situazione di emergenza che è in atto e che dura da molto tempo.
È anche indispensabile fare in modo che si riconquisti la fiducia nelle istituzioni per quanto riguarda la gestione dei rifiuti (tra l'altro, tale gestione ha comportato problemi anche di natura legale), promovendo una sorta di condivisione in questo processo: non ricostruire quella fiducia vuol dire non ottenere la collaborazione della gente e ciò rappresenta un elemento molto negativo.
L'ordine del giorno da me presentato contempla una finalità ben precisa, con riferimento alle disposizioni di cui l'articolo 1, commi 9 e 9-bis, nelle quali non vi sono sufficienti precisazioni: mi riferisco alla necessità di destinare parte delle risorse allo scopo di garantire forme di informazione, di conoscenza e di condivisione, anche avvalendosi della stampa e delle emittenti radiotelevisive locali. Questo tipo di rapporto è, a mio avviso, fondamentale per ricostruire un certo tipo di atteggiamento.
Occorre rimettere in campo la fiducia istituzionale ed alimentare una cultura che, in ogni caso, presuppone un approccio alla gestione dei rifiuti molto più attento e misurato rispetto alla possibilità, attraverso la raccolta differenziata, di diminuire la produzione dei rifiuti.
È indubbio che tutto ciò implica delle scelte che devono garantire, attraverso questo decreto-legge, dei risultati. Con riferimento alle scelte compiute, ritengo assolutamente fondamentale il ripristino di tale fiducia, anche in ordine all'opportunità di ricostruire questo processo.
Ritenendo, pertanto, importante tale obiettivo, invito tutti a sostenere questo ordine del giorno e ad esprimere voto favorevole sul medesimo (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, occorre prendere atto della posizione della minoranza sul provvedimento in esame. Si stanno esaminando gli ordini del giorno e vi sono ancora tre iscritti a parlare nella fase di illustrazione degli stessi.
PRESIDENTE. Onorevole Leone, manca solo un iscritto...
ANTONIO LEONE. Va bene, ma vi sono dodici colleghi che hanno chiesto di parlare per dichiarazione di voto.
Nonostante le dichiarazioni di intenti di alcuni colleghi del gruppo dei Democratici di sinistra, in base alle quali vi sarebbe la volontà di concludere l'esame del provvedimento questa mattina, i fatti dimostrano, evidentemente, una intento contrario.
Persiste quindi nell'opposizione la volontà di ostacolare l'iter di questo decreto-legge. Allora, è sensato pensare di procedere ad una inversione dell'ordine del giorno, nel senso di passare immediatamente all'esame dei disegni di legge di ratifica previsto al punto successivo, rinviando ad altra seduta il seguito dell'esame del provvedimento in oggetto.
Naturalmente, la responsabilità di ciò che sta accadendo è da ascrivere all'opposizione, la quale, se volesse fornire segnali diversi, dovrebbe cominciare a «cancellare» coloro che hanno chiesto di parlare per dichiarazione di voto.
RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENZO INNOCENTI. Non so se quella testè espressa dal collega Antonio Leone sia una richiesta formale di sospensione dell'esame del provvedimento propedeutica ad una richiesta di inversione dell'ordine del giorno, ma vorrei capire...
PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Innocenti, si tratta di una richiesta non di inversione, ma di rinvio...
RENZO INNOCENTI. Sta bene, Presidente, ma la maggioranza di Governo ci deve dire se intende o meno convertire in legge il decreto-legge in esame, diretto a fornire una risposta positiva ad un problema di emergenza che riguarda una parte importante del nostro territorio, la Campania (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia).
ANTONIO LEONE. Bella questa!
RENZO INNOCENTI. Non so se i colleghi della maggioranza intendano veramente risolvere questo problema: anche questa mattina siamo di fronte ad un atteggiamento che non denota una precisa volontà di concludere l'esame del provvedimento.
Sono le 11,40, collega Leone: che problemi ci sono? È giovedì e molti colleghi della maggioranza hanno più volte affermato che occorre lavorare anche il giovedì pomeriggio e il venerdì. Benissimo, non ci sono problemi!
Come sempre, noi abbiamo una parola sola: l'esame di questo provvedimento si può concludere nella giornata odierna (questa è la volontà di tutta l'opposizione). Quindi, se chiedete un rinvio ad altra seduta è perché siete voi ad avere una diversa volontà su questo provvedimento (Commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana): questo è il punto!
Da parte nostra, non vi sono atteggiamenti dilatori tali da far rinviare ad altra seduta la conversione in legge del decreto-legge n. 245 del 2005. Voglio dirlo anche al sottosegretario Ventucci che ieri, a nome del Governo, è intervenuto in quest'aula per cercare di riportare equilibrio in una polemica che stava andando alla deriva.
Vi è dunque la possibilità di concludere l'esame del decreto-legge nella giornata di oggi. Vorrei sapere se anche il Governo e la maggioranza intendono procedere in tal senso (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, la provincia di Napoli, il comune di Napoli e la regione Campania sono governate dal centrosinistra.
UGO PAROLO. Una discarica...!
TEODORO BUONTEMPO. Di fronte ad un'emergenza che viene pagata dai cittadini, il Governo il centrodestra ha predisposto il provvedimento in esame per aiutare la regione Campania e la città di Napoli ad uscire da una gravissima situazione, che potrebbe avere anche conseguenze gravi dal punto di vista sociale, dell'ordine pubblico e sanitario.
Ebbene, da una settimana siamo inchiodati su un provvedimento che il Governo generosamente adotta, ovviamente facendo il suo dovere. Colleghi della sinistra, è certamente vero che debbono essere esaminati altri provvedimenti: però, prima con l'amnistia, ora con l'ostruzionismo sul provvedimento in esame, voi state impedendo che sia esaminato dall'Assemblea il disegno di legge sul riordino delle carriere delle Forze di polizia e delle Forze armate, e questo noi non lo possiamo (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana - Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)... È inutile che facciate gli spiritosi!
In politica, l'ostruzionismo è legittimo, ma abbiate almeno l'onestà di ammetterlo. State praticando l'ostruzionismo e state dicendo cose incredibili, mentre vi è un
provvedimento - se occorre da emendarlo, lo si faccia - che merita di essere approvato!
PIERO RUZZANTE. Perché non l'avete fatto prima?
TEODORO BUONTEMPO. La responsabilità spetta al presidente della regione Campania! Si tratta di una guerra interna alla sinistra: volete mettere in ginocchio i vostri amministratori nella regione Campania, e ciò che sta avvenendo in quest'aula è assolutamente insensato.
Per tali motivi, concordo con la proposta formulata dal collega Antonio Leone. Il provvedimento in esame reca infatti interventi concreti, che il Governo intende varare. Dunque, non ci sono giochini: o il centrosinistra capisce che il Governo sta facendo il suo dovere, e dunque, pur facendo opposizione, ne consente l'approvazione tempestiva, oppure quel dovere dobbiamo comunque assolverlo. Colleghi della maggioranza, si tratta di una situazione che è durata fin troppi giorni: alla fine della legislatura, il centrosinistra, che è all'opposizione, sta scrivendo l'agenda dei lavori parlamentari (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana)!
PIERO RUZZANTE. Ma che dici... La Cirielli...
TEODORO BUONTEMPO. Questo non è possibile. Signor Presidente, lei non ha alcuna responsabilità: sono i presidenti dei gruppi che devono decidere la programmazione dei lavori. Noi siamo la maggioranza, e invito la maggioranza a discutere in aula gli argomenti previsti dall'ordine del giorno. Alla fine della legislatura, questa sceneggiata offende il Parlamento! Noi dobbiamo riconquistare il diritto-dovere di scrivere l'agenda parlamentare!
Ben venga, dunque, la proposta dell'onorevole Antonio Leone, se l'opposizione non la smette. Ho cercato di seguire attentamente i vostri interventi: non si riesce a capire cosa volete, per quanto riguarda il provvedimento in esame! Non lo capiamo noi, non lo capisce l'opinione pubblica, non lo capiscono i cittadini che ascoltano Radio radicale, perché la vostra è una battaglia tutta politica per impedire che altri provvedimenti possano essere varati. Ma questo non vi premia e non vi fa onore (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia)!
ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, devo dire con franchezza che ho l'impressione che si voglia perdere tempo (Applausi ironici dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana). Devo dare ragione al collega Buontempo, nel senso che, in effetti, vi è un po' di confusione, anche sull'interpretazione di quanto sta accadendo.
Mi permetta, Presidente: ieri sera c'è stato un momento nel quale in Assemblea si è fatta chiarezza sul disegno di legge di conversione del decreto-legge di cui stiamo discutendo, cioè quando, per conto dell'Ulivo, è intervenuto il collega Innocenti e nessun altro capogruppo dell'opposizione ha avuto da ridire. È intervenuto il collega Leone e si è arrivati alla conclusione che su questo provvedimento non vi era una volontà da parte dell'Assemblea di evitare che lo stesso fosse approvato nei tempi indicati nella Conferenza dei presidenti di gruppo, ossia nella giornata di oggi. Tornare sulla questione, quando in Assemblea è intervenuta una definizione della stessa, con un impegno assunto dal collega Innocenti, al quale ha corrisposto un intervento del collega Leone, mi pare francamente incomprensibile. La questione, infatti, è estremamente chiara.
Il collega Buontempo ha introdotto un secondo elemento sul quale è bene fare chiarezza. Non penso che, come diceva l'onorevole Buontempo, non faccia onore all'opposizione il fatto che quest'ultima, cercando di ritardare l'approvazione di questo provvedimento, tenti di impedire che si proceda all'esame di altri provvedimenti.
Mi pare che tale atteggiamento faccia parte della normale attività di opposizione, nell'ambito di quanto consentito dal regolamento, con l'obiettivo di impedire che provvedimenti come quello relativo alla legittima difesa o, peggio ancora, quelli contenenti alcune «marchette» preelettorali possano andare a buon fine. È vero che il tentativo di ritardare l'approvazione di questo provvedimento corrisponde anche al nostro tentativo di far rinsavire la maggioranza anche affinché eviti di procedere, così come è previsto nell'ordine del giorno della seduta, ad approvare oggi provvedimenti che vedono la nostra assoluta contrarietà.
Abbiamo chiesto di non procedere all'esame di questi provvedimenti: il Presidente della Camera, nel corso della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, ha ritenuto di inserirli comunque all'ordine del giorno, in modo da sfruttare eventuali accelerazioni dei lavori parlamentari. Stiamo quindi operando anche affinché non si proceda con questi altri provvedimenti. È chiaro, perciò, sia il nostro comportamento sul decreto-legge sia il nostro comportamento generale, come opposizione. Non vedo per quale motivo non si debba andare tranquillamente avanti e fare in modo che si sviluppi una dialettica tra maggioranza ed opposizione alla luce delle norme regolamentari (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Colleghi, vorrei capire se la proposta dell'onorevole Leone, a seguito della quale hanno parlato un deputato a favore ed uno contro, sia formale. All'onorevole Leone, per una doverosa informativa da parte della Presidenza, vorrei far presente che vi è ancora un iscritto a parlare sull'illustrazione degli ordini del giorno e, al momento, cinque colleghi iscritti a parlare per dichiarazione di voto finale.
Se l'onorevole Leone insiste nella sua richiesta, dovrò porla in votazione. Mentre l'onorevole Leone riflette sul da farsi, colgo l'occasione per rivolgere un saluto ad una delegazione di ufficiali della Guardia di finanza, presenti in tribuna, che appartengono alla scuola di polizia tributaria ed hanno avuto un incontro con la Commissione finanze (Generali applausi).
ANTONIO LEONE. Presidente, ringrazio doverosamente il collega Boccia per il tentativo di farci rinsavire: evidentemente si tratta di una dichiarazione di affetto... Constatando che vi è una riduzione del numero dei colleghi che hanno chiesto di intervenire, sia per illustrare gli ordini del giorno sia per dichiarazione di voto, raccolgo l'invito a riflettere rivoltomi dalla Presidenza e desisto dalla richiesta poc'anzi avanzata di procedere ad un'inversione dell'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Antonio Leone.
L'onorevole Piglionica ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6236/2.
DONATO PIGLIONICA. Signor Presidente, colgo l'occasione dell'illustrazione del mio ordine del giorno per ampliare le riflessioni sulla tematica oggetto della nostra discussione anche ad altri aspetti.
Sulla vicenda dell'emergenza rifiuti in Campania sono in tanti ad affannarsi, ma in pochi a tentare di approfondire seriamente la questione.
Non credo sia estremamente corretto da parte mia occuparmi degli ordini del giorno presentati dai colleghi, tuttavia, l'onorevole Perrotta, sia nel corso della discussione sulle linee generali sia con il suo ordine del giorno, insiste nel chiedere un rendiconto delle spese sostenute dal commissariato per l'emergenza rifiuti in Campania dal 1994 ai giorni nostri. La richiesta del collega appare sorprendente. Perché? Perché le relazioni su questi particolari aspetti della vicenda dell'emergenza rifiuti in Campania sono pervenute e sono disponibili da diversi mesi presso la Commissione bicamerale d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti. In particolare, è disponibile una relazione puntuale con tutte le spese sostenute per consulenze e quant'altro ha intricato la materia in questione
che, lo ricordo, ha suscitato anche l'interesse della magistratura: tutto è alla luce del sole; i colleghi che fossero interessati possono quindi esaminare i documenti in questione. Proprio in questo periodo, la Commissione bicamerale d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti sta discutendo la relazione - e si tratta di un altro atto ufficiale - sulla regione Campania che sarà poi trasmessa al Parlamento. È sufficiente, altresì, collegarsi sul sito Internet della Camera dei deputati alla sezione dedicata a tale Commissione bicamerale per avere a portata di mano la documentazione. Pertanto, è inutile continuare a disegnare certi scenari, ma è, al contrario, opportuno fare chiarezza sulla vicenda.
Quella gestione commissariale evidentemente non è stato un esempio brillante in termini di qualità gestionale, ma ciò non lo è stato né nel 1996, né nel 1998, né nel 2000, né tanto meno nel 2002. Probabilmente, su quella gestione commissariale sono state scaricate anche alcune questioni sociali. Cosa altro era la questione delicatissima dell'assunzione dei 2.300 lavoratori, e chi non ricorda che cosa era Napoli nei giorni in cui migliaia di disoccupati e di lavoratori socialmente utili facevano pressioni sulla politica! E, ancora, come non ricordare che alcune delle determinazioni assunte sono state condivise dal Governo! Pertanto, ripristiniamo un minimo di equilibrio nell'analisi di quelle vicende!
Uno dei limiti che ho rinvenuto nella vicenda dell'emergenza rifiuti in Campania - parlo con cognizione di causa proprio perché mi sono interessato molto alla questione - è stato che quando si è affrontato il tema della programmazione, a seguito sia di pressioni prefettizie sia per predisporre i necessari interventi di contrasto contro la criminalità organizzata camorristica, si è proceduto alla chiusura di tutte le discariche. Il risultato è stato che si è avviata la costruzione di un ponte e a seguito di ciò sono state tagliate tutte le strade alle spalle, ma tale ponte non è stato mai completato. Il risultato è stato, quindi, quello dell'impossibilità di andare sia in avanti sia indietro.
L'errore commesso in passato non bisogna commetterlo nuovamente. In particolare, nella programmazione del nuovo Piano regionale non può non mettersi in campo tutta un'impiantistica intermedia che è, a mio parere, indispensabile. Continuare a pensare che non ci debbano essere discariche in Campania è una sorta di sogno. E ciò lo dico, rivolgendomi con cortesia, anche ai colleghi di Rifondazione comunista che pensano di saltare la fase intermedia e di passare da una situazione di emergenza, della cui drammaticità si è discusso nel corso di questi giorni, ad una fase che ci proietta non verso il futuro dell'Europa ma verso quello del Canada. Sostenere, infatti, di inseguire il cosiddetto rifiuto zero è un sogno che, anche nelle società molto più avanzate della nostra, non si riesce ancora a realizzare. Il salto è troppo brusco! Occorre mettere in campo tecnologie intermedie ed impiantistica intermedia e bisogna che tutti si assumano la quota di responsabilità che a ciascuno compete!
PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?
Ove possibile, onorevole sottosegretario, la inviterei a semplificare l'espressione del parere, indicando innanzitutto gli ordine del giorno accettati.
COSIMO VENTUCCI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Certo, signor Presidente, si immagini ...!
Il Governo accetta gli ordini del giorno Perrotta n. 9/6236/1, Vigni n. 9/6236/3, Bressa n. 9/6236/34, Realacci n. 9/6236/35 e Nicodemo Nazzareno Oliverio n. 9/6236/44.
Per quanto riguarda i restanti ordini del giorno, che sono tutti rispettabili e, quindi, oggetto di attenzione da parte del Governo, vengono accolti come raccomandazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che l'onorevole Perrotta non insiste per la votazione del suo ordine
del giorno n. 9/6236/1, accettato dal Governo, che l'onorevole Piglionica non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/6236/2, accolto come raccomandazione dal Governo, e che l'onorevole Vigni non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/6236/3, accettato dal Governo.
Prendo atto, altresì, che non insistono per la votazione i presentatori degli ordini del giorno Santulli n. 9/6236/4, Scalia n. 9/6236/5, Guerzoni n. 9/6236/6, Motta n. 9/6236/7, Nicola Rossi n. 9/6236/8, Olivieri n. 9/6236/9, Preda n. 9/6236/10, Maran n. 9/6236/11, Rossiello n. 9/6236/12 e Nannicini n. 9/6236/13, accolti come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Raffaella Mariani, presentatrice dell'ordine del giorno n. 9/6236/14, insiste per la votazione.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Raffaella Mariani n. 9/6236/14.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 391
Votanti 390
Astenuti 1
Maggioranza 196
Hanno votato sì 182
Hanno votato no 208).
Prendo atto che l'onorevole Buontempo non è riuscito a votare.
Prendo atto altresì che l'onorevole Nieddu non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/6236/15, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che insistono invece per la votazione i presentatori degli ordini del giorno Zunino n. 9/6236/16, Abbondanzieri n. 9/6236/17, Chianale n. 9/6236/18, Bandoli n. 9/6236/19, Sandri n. 9/6236/20, Ruzzante n. 9/6236/21, Innocenti n. 9/6236/22, Calzolaio n. 9/6236/23, Lucidi n. 9/6236/24, Marone n. 9/6236/25, Siniscalchi n. 9/6236/26, Cennamo n. 9/6236/27, Squeglia n. 9/6236/28, Meduri n. 9/6236/29, Pasetto n. 9/6236/30, Sinisi n. 9/6236/31, D'Antoni n. 9/6236/32 e Jannuzzi n. 9/6236/33, accolti come raccomandazione dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zunino n. 9/6236/16, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 388
Maggioranza 195
Hanno votato sì 181
Hanno votato no 207).
Prendo atto che l'onorevole Buontempo non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Abbondanzieri n. 9/6236/17, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 391
Votanti 390
Astenuti 1
Maggioranza 196
Hanno votato sì 182
Hanno votato no 208).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Chianale n. 9/6236/18, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 395
Votanti 394
Astenuti 1
Maggioranza 198
Hanno votato sì 181
Hanno votato no 213).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bandoli n. 9/6236/19, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 388
Maggioranza 195
Hanno votato sì 180
Hanno votato no 208).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sandri n. 9/6236/20, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 378
Maggioranza 190
Hanno votato sì 174
Hanno votato no 204).
Prendo atto che l'onorevole Rampelli non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ruzzante n. 9/6236/21, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 395
Votanti 394
Astenuti 1
Maggioranza 198
Hanno votato sì 185
Hanno votato no 209).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Innocenti n. 9/6236/22, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 399
Maggioranza 200
Hanno votato sì 183
Hanno votato no 216).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Calzolaio n. 9/6236/23, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 398
Votanti 397
Astenuti 1
Maggioranza 199
Hanno votato sì 186
Hanno votato no 211).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lucidi n. 9/6236/24, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 396
Maggioranza 199
Hanno votato sì 185
Hanno votato no 211).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marone n. 9/6236/25, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 400
Maggioranza 201
Hanno votato sì 189
Hanno votato no 211).
Prendo atto che l'onorevole Mauro non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Siniscalchi n. 9/6236/26, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 404
Maggioranza 203
Hanno votato sì 188
Hanno votato no 216).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cennamo n. 9/6236/27, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 391
Maggioranza 196
Hanno votato sì 180
Hanno votato no 211).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Squeglia n. 9/6236/28, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 400
Maggioranza 201
Hanno votato sì 186
Hanno votato no 214).
Prendo atto che l'onorevole Rampelli non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Meduri n. 9/6236/29, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 404
Maggioranza 203
Hanno votato sì 189
Hanno votato no 215).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pasetto n. 9/6236/30, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 399
Maggioranza 200
Hanno votato sì 184
Hanno votato no 215).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sinisi n. 9/6236/31, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 395
Maggioranza 198
Hanno votato sì 181
Hanno votato no 214).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Antoni n. 9/6236/32, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 400
Votanti 399
Astenuti 1
Maggioranza 200
Hanno votato sì 184
Hanno votato no 215).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Iannuzzi n. 9/6236/33, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 407
Maggioranza 204
Hanno votato sì 191
Hanno votato no 216).
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Bressa n. 9/6236/34 e Realacci n. 9/6236/35 non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno, accettati dal Governo.
Prendo atto, altresì, che i presentatori degli ordini del giorno Ria n. 9/6236/36, Ruta n. 9/6236/37, Tuccillo n. 9/6236/38, Villari n. 9/6236/39, Camo n. 9/6236/40, Carbonella n. 9/6236/41, Dorina Bianchi n. 9/6236/42 e Cardinale n. 9/6236/43, accolti come raccomandazione, insistono per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ria n. 9/6236/36, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 414
Votanti 413
Astenuti 1
Maggioranza 207
Hanno votato sì 191
Hanno votato no 222).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ruta n. 9/6236/37, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 407
Maggioranza 204
Hanno votato sì 188
Hanno votato no 219).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tuccillo n. 9/6236/38, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 404
Votanti 403
Astenuti 1
Maggioranza 202
Hanno votato sì 186
Hanno votato no 217).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Villari n. 9/6236/39, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 399
Maggioranza 200
Hanno votato sì 181
Hanno votato no 218).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Camo n. 9/6236/40, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 396
Maggioranza 199
Hanno votato sì 180
Hanno votato no 216).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Carbonella n. 9/6236/41, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 399
Votanti 398
Astenuti 1
Maggioranza 200
Hanno votato sì 180
Hanno votato no 218).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dorina Bianchi n. 9/6236/42, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 408
Maggioranza 205
Hanno votato sì 188
Hanno votato no 220).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cardinale n. 9/6236/43, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 402
Maggioranza 202
Hanno votato sì 181
Hanno votato no 221).
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Nicodemo Nazzareno Oliverio n. 9/6236/44, accettato dal Governo.
Prendo atto, altresì, che il presentatore dell'ordine Piscitello n. 9/6236/45, accolto come raccomandazione, insiste per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Piscitello n. 9/6236/45, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 406
Maggioranza 204
Hanno votato sì 179
Hanno votato no 227).
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicodemo Nazzareno Oliverio. Ne ha facoltà.
NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'opposizione conferma, nel corso dell'esame di questo provvedimento, la sua natura di forza costruttiva e ragionevole al servizio del paese. Infatti, noi siamo convinti che i provvedimenti oggi all'esame siano il male minore di fronte al disastro che è stato realizzato negli ultimi anni sul terreno della gestione e dei servizi ambientali.
Nel caso specifico, sappiamo che le questioni di cui discutiamo non interessano solo la Campania ma anche altre regioni e, soprattutto, la Calabria, sulla quale mi soffermerò. La giunta di centrosinistra eredita, sotto il profilo dell'emergenza ambientale e, in particolare, sotto l'aspetto generale della depurazione delle acque, una situazione assolutamente gravosa, difficilissima, al limite del collasso. È chiaro che le soluzioni adottate finora risultano soltanto un insieme di palliativi, che non si avvicinano certamente agli standard di un paese normale in cui la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani rappresentano parte della quotidianità e non una attività di carattere eccezionale.
La Calabria, lo voglio ricordare, è ancora commissariata per l'emergenza ambientale. Ci pare assurdo che la struttura commissariale, al centro delle indagini e principale responsabile di quel danno ambientale che avrebbe dovuto evitare, sia ancora in carica. È ora che questa vicenda sia chiusa e che i responsabili di truffe milionarie ai danni dei cittadini e delle splendide coste calabresi paghino in base alla legge. È ora, soprattutto, che il Governo di questo nostro paese presti attenzione ai guasti presenti nelle regioni e non le abbandoni al proprio destino, siano esse regioni del nord, siano esse regioni del sud. L'istituto del commissariamento, per come lo abbiamo visto in funzione finora in Calabria, è chiaramente un fallimento. Questa figura, senza gli adeguati strumenti e la necessaria capacità di intervento, non ha avuto la possibilità di risollevare la Calabria, come le altre regioni, da una vera e propria emergenza sociale. Serve una inversione di marcia, servono risorse mirate a una sinergia con la regione che consenta un immediato ripristino della normalità, una exit strategy composta di due tappe. Da subito, occorre mettere la parola fine a questa situazione di metastasi che si è creata e affrontare il problema in modo globale attraverso l'istituzione di un piano immediato e straordinario.
Senza un'azione di questo tipo, la Calabria, nella prossima stagione estiva, soprattutto in virtù della cattiva immagine che genera l'emergenza della depurazione ambientale, rischia di subire un tracollo economico del settore del turismo con gravi ricadute, non solo per gli operatori del settore ma per tutto quel territorio che faticosamente sta tentando di risalire la china nonostante i gravissimi problemi socioeconomici e la presenza, pesante e minacciosa, delle organizzazioni mafiose locali, che in questi ultimi tempi hanno accresciuto, come ben si sa, la loro forza ed arroganza. Senza interventi straordinari, come si prepareranno gli operatori turistici calabresi ad accogliere i tantissimi turisti, italiani e stranieri, che sceglieranno presumibilmente la Calabria per godere delle nostre magnifiche spiagge e della limpidezza del mare?
La seconda tappa è una pianificazione attenta che riesca a dare applicazione alla delega ambientale rendendo protagoniste le amministrazioni provinciali, iniziando a far funzionare gli ambiti territoriali e, soprattutto, avviando un'inversione di tendenza nel rapporto tra Stato ed enti locali. Enti che non hanno, in special modo dopo le ultime tre finanziare, le risorse necessarie per rilanciare la propria azione e sono costretti, o ad aumentare le tasse o a «tagliare» proprio i servizi di loro competenza.
Così facendo, si possono far terminare le situazioni di illegalità che si verificano nel settore; mi riferisco al grande business che la criminalità organizzata mette in opera per quanto riguarda la raccolta dei rifiuti. Tale situazione fa leva sull'assenza delle istituzioni e si concretizza anche nelle frequenti e violente intimidazioni esercitate ai danni delle aziende e dei servizi pubblici locali che, con generosità e professionalità, tentano di svolgere il proprio lavoro nel contesto drammatico con cui si trovano a convivere ed in cui sono chiamati ad operare.
Per tali ragioni - e solo per tali ragioni - oggi noi consentiamo che questo decreto venga convertito in legge, respingendo con forza l'azione sconsiderata della Lega, partito di lotta e di Governo che sostiene questo esecutivo quando esso vara norme ad personam e la devolution ma lo abbandona quando vi è la possibilità di colpire la gente del sud. È quanto è ancora avvenuto con la vicenda degli addetti alla forestazione, anche in quel caso calabresi.
Certamente questo decreto, signori del Governo, non risolve il problema, ma la mancata conversione in legge rappresenterebbe per molti territori del Mezzogiorno lo spettro della disperazione; strade ancora invase dai rifiuti, miasmi insopportabili, condizioni generali di salubrità dell'ambiente messe in serio pericolo e a tutto ciò si aggiunge la vicinanza dell'estate, che, con le alte temperature, rende l'emergenza ancora più grave. Esiste certamente un problema di costi, che però vanno contenuti mettendo il sistema a regime e non, per così dire, chiudendo i rubinetti in modo cieco e sconsiderato.
Questo è il centrosinistra di Governo, che sa, come dice il libro dell'Ecclesiaste che, per ogni cosa, c'è un tempo; nel nostro caso, questo è il tempo di essere fermi sui principi e flessibili sugli strumenti. Domani, con l'Ulivo, con l'Unione - e Romano Prodi di nuovo alla guida della nazione -, verrà il tempo di una nuova stagione, anche per la manutenzione del territorio e la salvaguardia e tutela dell'ambiente, che sono condizioni preliminari per generare sviluppo e aprire il futuro alle nuove generazioni (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cima. Ne ha facoltà.
LAURA CIMA. Signor Presidente, con l'esame di questo provvedimento si sono intrecciati molti «giochi»; per capirlo, basterebbe, al riguardo, considerare il modo in cui ci si è condotti in Assemblea. Tutta l'opposizione ha rifiutato di accettare l'ambiguità, peraltro anche del Governo e di una forza di maggioranza quale la Lega, che ha costruito un'opposizione parziale per poi allinearsi. Ritengo sia indiscusso il fatto che gli unici che hanno tenuto, da sempre - non solo in occasione della discussione di questo decreto -, un comportamento politico coerente a livello sia locale sia nazionale siano stati i Verdi, insieme ad altri partiti minori. Noi Verdi, in particolare siamo assolutamente contrari al «succo» del decreto, che è rappresentato dai due inceneritori, dai termovalorizzatori che tanta preoccupazione hanno ingenerato nelle popolazioni campane.
Per quanto riguarda la risoluzione dei contratti delle società affidatarie del servizio, FIBE Spa e FIBE Campania Spa (l'altro tema centrale del decreto-legge in esame), ricordo che avevamo chiesto l'adozione di tale misura già in sede di esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 14 del 2005, ma allora
venne respinta senza addurre motivazioni, salvo riproporla meno di un anno dopo.
Il decreto-legge in esame apre lo spazio, in qualche misura, alla consultazione degli enti territoriali. Ricordo che avevamo presentato proposte emendative volte a far sì che detta consultazione fosse, in realtà, un coinvolgimento politico molto più forte, poiché sappiamo benissimo che occorre il consenso delle popolazioni: da Scanzano jonico in poi, infatti, qualsiasi tentativo di imporre delle scelte non condivise (come, ad esempio, la TAV nella Val Susa) insegna che non si può imporre alle popolazioni locali la realizzazione di opere che non vogliono.
Non riteniamo sufficiente, tuttavia, ciò che il presente provvedimento propone, ed è questo il motivo per cui la componente politica Verdi-l'Unione del gruppo Misto voterà convintamente contro la conversione in legge del decreto in esame. Non abbiamo compiuto acrobazie, ma le proposte emendative che abbiamo presentato ed i voti che abbiamo espresso rappresentano la logica conseguenza della nostra posizione.
D'altra parte, le immagini del contenuto dei cassonetti rovesciati viste sulle televisioni e sui giornali dimostrano che essi contengono di tutto e di più e che, di fatto, la raccolta differenziata non viene praticata. Si tratta di quella raccolta differenziata che, secondo il cosiddetto decreto Ronchi (decreto legislativo n. 22 del 1997), avrebbe dovuto raggiungere il 35 per cento sul totale dei rifiuti entro il 2003. Secondo le statistiche diffuse da Federambiente, i rifiuti prodotti finiscono per l'89 per cento nelle discariche, per il 5 per cento vengono bruciati negli inceneritori e per il 6 per cento vengono destinati ad altre forme di smaltimento: pertanto, il citato decreto legislativo n. 22 del 1997 risulta totalmente inapplicato.
Noi chiediamo, assieme alle associazioni ambientaliste, che vengano adottate tre soluzioni alternative agli inceneritori ed alle discariche, i quali rappresentano la causa dell'aumento della produzione dei rifiuti che ha condotto la Campania all'attuale, gravissima situazione di crisi. In primo luogo, chiediamo che venga attuata una seria politica di prevenzione della produzione dei rifiuti, attraverso l'adozione di provvedimenti incisivi volti a scoraggiare gli imballaggi ed i vuoti a perdere; in secondo luogo, chiediamo che sia avviata la raccolta differenziata «porta a porta», per le famiglie, delle frazioni organiche per la produzione di compost di qualità; in terzo luogo, infine, chiediamo di applicare immediatamente la tariffa rifiuti e di adottare altri strumenti efficaci per incentivare la raccolta differenziata.
La risoluzione dei contratti delle aziende legate alla Impregilo - il cui titolo in Borsa ha beneficiato del varo del decreto-legge in esame - non bloccherà la realizzazione delle opere previste dall'attuale piano regionale di smaltimento dei rifiuti, dal momento che il provvedimento stesso prevede, esplicitamente, la necessità di apportare modifiche ed integrazioni. Del tutto incongruente, poi, è l'articolo che disciplina il funzionamento della commissione grandi rischi, che è stato riscritto lasciando ampio margine di discrezionalità al Governo nella composizione dell'organo: quindi, il centralismo governativo si riaffaccia pesantemente anche nel decreto in esame.
Vorrei osservare come sia effettivamente opportuno che i diciotto consorzi di bacino obbligatori raggiungano obiettivi della raccolta differenziata, sulla base delle tre linee guida che ho prima esposto, tuttavia suscita più di una perplessità il meccanismo sbrigativo in base al quale il Commissario delegato potrà procedere al loro commissariamento. Con il decreto-legge in esame, pertanto, si preannunciano altri contenziosi, che sicuramente finiranno per complicare ulteriormente i problemi, anziché risolverli.
Vorrei altresì ricordare che la prassi del commissariamento in Campania ha sempre generato inefficienze e moltiplicazioni di organi, a tutti i livelli, e non ha apportato alcun beneficio l'utilizzo estensivo delle ordinanze di protezione civile che, nel provvedimento in esame, viene nuovamente proposto.
Vorrei ricordare che il Governo, durante tutta la durata della legislatura, si è dedicato a smontare, pezzo per pezzo, la legge-quadro sui rifiuti. Si è cominciato dalla confusione sulla stessa nozione di rifiuto, si sono compiuti passi indietro sull'introduzione della tariffa rifiuti, per finire con lo schema di decreto legislativo in materia ambientale, che aggiunge il cosiddetto multimateriale.
Si tratta, quindi, di una «scappatoia» che consente all'Italia di comprare all'estero le quote di abbattimento di CO2, anziché ridurre le emissioni domestiche, che aumentano e che sicuramente questi generatori contribuiranno ad incrementare ulteriormente.
La Campania, per quanto riguarda la raccolta differenziata, è sotto l'11 per cento, quindi ben lontana da ciò che prevede la legge e Napoli, in particolare, si attesta al 7,5 per cento. Ciò spiega anche la saturazione delle discariche. Già da tempo, infatti, le discariche avrebbero dovuto essere sostituite da un sistema alternativo, che non può essere l'incenerimento, per i motivi che abbiamo esposto: anzitutto perché, se non vi è la raccolta differenziata, negli impianti finisce il rifiuto tel quel, e quindi vi è un'eccessiva perdita di energia, non potendosi dunque parlare di smaltimento in efficienza. Gli impianti inquinano, hanno un basso potere occupazionale e sono situati, di solito, in zone agricole che subiscono danni notevoli e riversano, a loro volta, i danni sulla produzione ortofrutticola.
Inoltre vi è il problema delle scorie e delle ceneri e dell'incremento dell'effetto serra, che ho ricordato. Ogni tonnellata di rifiuti solidi urbani incenerita produce trecento chili di scorie, trenta chili di ceneri e cinquanta chili di prodotti usati per la depurazione.
Per quanto riguarda la politica dei rifiuti, credo varrebbe la pena che il Governo ponesse molta attenzione all'approvazione da parte della Commissione europea del documento «Strategia per la prevenzione e il riciclo dei rifiuti», che conferma la validità degli obiettivi, rispetto alla gestione dei rifiuti, di prevenire la produzione dei rifiuti stessi, promuoverne il riciclo e la raccolta differenziata, per ridurre l'impatto negativo sull'ambiente...
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Cima.
LAURA CIMA. Tale strategia per la prevenzione - ed ho concluso, signor Presidente - pone l'accento sulla necessità di introdurre il concetto di valutazione del ciclo di vita, nella politica di gestione dei rifiuti, anche attraverso la modernizzazione del quadro giuridico. Mi pare evidente che il Governo non ponga assolutamente attenzione alle linee guida europee e ciò è il motivo per cui ci ritroviamo costantemente a rincorrere l'emergenza, come fa del resto anche questo provvedimento.
Dunque, il nostro «no» sarà più che convinto (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-l'Unione e Misto-La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vigni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO VIGNI. Signor Presidente, abbiamo discusso in questi giorni del problema dei rifiuti in una tra le zone del paese, la Campania, per le quali non si può dire che tale problema abbia trovato, ad oggi, soluzioni positive. Anzi, siamo qui a discutere di ritardi e di problemi enormi ancora da risolvere. Siamo a discutere di una situazione di emergenza che questo decreto-legge tenta di affrontare e su di esso esprimerò successivamente ed in maniera più dettagliata il nostro giudizio.
Vorrei anzitutto richiamare all'attenzione il fatto che in materia di rifiuti, se si considera l'intero territorio nazionale, negli ultimi anni sicuramente l'Italia ha compiuto indubbi e positivi passi in avanti, soprattutto a partire dal decreto legislativo delegato della fine degli anni Novanta, il cosiddetto decreto Ronchi, che ha introdotto nella nostra legislazione gli indirizzi più avanzati, indicati sul piano europeo, che si fondano anzitutto sulla prevenzione
e sulla riduzione della produzione dei rifiuti, sulla raccolta differenziata, sul riuso, sul recupero, sul corretto smaltimento e su una corretta pianificazione territoriale.
Proprio grazie a questa buona legislazione, ad oggi vigente sul piano nazionale in materia di rifiuti, in molte altre regioni del paese (in particolare, quelle del centro-nord, ma non solo) si sono registrati questi risultati positivi: una corretta pianificazione, un significativo aumento delle percentuali nella raccolta differenziata, un incremento dei materiali sottoposti al recupero, una corretta pianificazione territoriale, che consente uno smaltimento ed una gestione del ciclo dei rifiuti tale da garantire l'efficienza del servizio, la tutela dell'ambiente e, al tempo stesso, della salute.
Richiamo questo aspetto generale per lanciare un allarme sul rischio che questa buona legislazione - sicuramente non perfetta, ma perfettibile - di cui l'Italia si è dotata alla fine degli anni Novanta, sia oggi messa in discussione per effetto dell'attuazione della cosiddetta legge delega ambientale, che proprio in queste settimane vede il Parlamento chiamato ad esprimere il proprio parere. Lo ha già fatto una volta nei giorni scorsi, e immaginiamo che lo dovrà fare di nuovo nei prossimi giorni.
Sottolineo questa nostra preoccupazione perché, se rimanessero immutate le norme contenute in quel decreto delegato, per quanto riguarda il settore dei rifiuti, si produrrebbero diversi effetti negativi. Anzitutto, verrebbe indebolita fortemente la competenza degli enti locali e delle regioni in materia di pianificazione e gestione dei rifiuti, con un incomprensibile, sbagliato e assurdo centralismo che sottrarrebbe agli enti locali una delle loro competenze fondamentali. Da questo punto di vista, sottrarre la privativa in materia di rifiuti ai comuni appare una scelta sbagliata.
Ancora, tra gli effetti negativi del decreto delegato vi è quello per cui si sottrarrebbero alla possibilità di controllo notevoli quantitativi di rifiuti industriali; ciò, tra l'altro, in contrasto con quanto previsto dalle direttive europee e con quanto ribadito da più sentenze della Corte di giustizia europea.
Inoltre, si disincentiverebbe la raccolta differenziata, introducendo nella relativa definizione anche materiali che impropriamente possono essere considerati in tale ambito.
Ancora, si prevede l'istituzione di un'authority per i rifiuti e per l'acqua, che peraltro non era indicata nei criteri della delega; si tratta, dunque, di un'istituzione impropria, dal punto di vista formale, ed incomprensibile, dal punto di vista sostanziale, per quanto riguarda i ruoli ad essa affidati.
Con l'approvazione di questo decreto delegato in attuazione della legge delega si rischia di compromettere gli ottimi risultati raggiunti dal nostro paese, tra i più avanzati in Europa per quanto riguarda il recupero per effetto dell'attività dei consorzi obbligatori.
Si rischia, infine, di gettare nel caos tutte le attività di raccolta e smaltimento dei rifiuti affidate alle aziende di servizi pubblici locali in questo settore, poiché incomprensibilmente si prevede in tempi molto brevi l'affidamento di tale servizio tramite gara, senza lasciare agli enti locali e alle regioni l'autonomia di prevedere modalità alternative, come peraltro avviene in un settore come quello del servizio idrico.
Come ha denunciato con molta certezza Federambiente, l'associazione che riunisce tutte le aziende di servizi pubblici locali in materia di rifiuti, ciò determinerebbe in tutto il territorio nazionale, e anche in quelle parti del paese in cui sono maturate le esperienze più avanzate, il rischio di effetti devastanti. Ciò al punto tale che - credo sia un fatto senza precedenti - per il prossimo 27 gennaio è stata programmata una giornata di sciopero da parte delle organizzazioni sindacali e di tutti lavoratori di igiene ambientale.
Ho voluto richiamare questa nostra preoccupazione di carattere generale, che riguarda la legislazione vigente in materia di rifiuti, per affermare come oggi si rischi
- in questo caso, sì, per responsabilità tutta del Governo centrale - di tornare indietro anche in quelle parti del paese dove si sono raggiunti i risultati più avanzati.
Per quanto riguarda la Campania, invece, i temi al centro di questo decreto-legge, già nel corso di questo dibattito e, in particolare, dall'onorevole Piglionica, è stato richiamato il giudizio che il nostro gruppo esprime sulla situazione campana e sui contenuti di questo decreto.
Francamente, ho trovato un po' penoso il tentativo che si è fatto in aula in questi tre giorni di rimpallarsi le responsabilità per quanto riguarda ciò che si è determinato in Campania. Quando vi è alle spalle, come in questo caso, una storia lunga più di un decennio, che ha visto alternarsi, sia nel governo di quella regione, sia nei Governi nazionali, schieramenti di centrodestra e di centrosinistra, è del tutto evidente che pensare di scaricare le responsabilità sulle spalle degli altri, prima ancora che demagogico, è irresponsabile.
Bisogna prendere atto che ciò che si è fatto sul piano nazionale e ciò che si è fatto sul piano locale, evidentemente, per responsabilità generalizzate, non ha prodotto gli obiettivi che si auspicavano, tanto più che in quella regione, come è stato ricordato, all'inefficienza si somma la presenza inquietante e pericolosa della criminalità organizzata.
Noi, su questo decreto, diamo un giudizio articolato. Da un lato, riscontriamo alcuni indubbi passi in avanti, in particolare nella scelta di prendere atto dell'inadeguatezza dei concessionari, FIBE e FIBE-Campania, a svolgere un ruolo di così grande rilievo, come quello che gli era stato affidato, e, dunque, di sciogliere questo rapporto.
Per la verità, da parte nostra, da tempo chiedevamo una decisione di questo tipo. Lo facemmo anche in occasione della discussione del decreto-legge esaminato in quest'aula più o meno un anno fa, sempre in materia dei rifiuti in Campania, proprio perché l'affidamento a quel concessionario aveva messo in luce, ormai da tempo, tutta l'inadeguatezza tecnologica e finanziaria e un eccesso di poteri ad esso conferiti, compresa addirittura la localizzazione degli impianti.
PRESIDENTE. Onorevole Vigni...
FABRIZIO VIGNI. Concludo, signor Presidente.
Un timido passo in avanti vi è laddove si prevede una qualche forma di coinvolgimento degli enti locali attraverso la Consulta.
Ciò che non va, a nostro parere, è che non si indica con nettezza la via di uscita da questa situazione e, in particolare, la necessità - lo ribadisco - di prevedere in tempi certi e rapidi il superamento della gestione commissariale e l'affidamento agli enti locali e alle regioni delle competenze e delle funzioni per ripartire su basi nuove, attraverso una corretta pianificazione.
Questo è il nostro giudizio sui caratteri generali del decreto-legge, che poi, in altre dichiarazioni di voto, in particolare, in quella dell'onorevole Piglionica, sarà motivato in modo ancora più dettagliato di quanto abbia fatto il sottoscritto (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Folena. Ne ha facoltà.
PIETRO FOLENA. Signor Presidente, il gruppo di Rifondazione comunista si appresta a votare contro questo decreto.
Le ragioni sono state da noi illustrate in una battaglia di merito molto precisa, nel corso di cinque sedute della Camera che hanno avuto all'ordine del giorno questo decreto, due delle quali hanno visto l'ostruzionismo - lo voglio ricordare - di un gruppo della maggioranza, la Lega Nord. Le altre sedute hanno visto il contributo di merito, attraverso numerosi emendamenti che avevamo già presentato al Senato, di alcuni gruppi dell'opposizione, soprattutto di quello di Rifondazione comunista.
La nostra contrarietà deriva dal fatto che non viene superata alla radice la ragione della gravissima crisi della politica dei rifiuti in Campania. Dopo 12 anni di commissariamento, pensare che quest'ultimo sia la soluzione del problema, la terapia rispetto al male che colpisce la politica dei rifiuti in Campania, vuol dire rovesciare i termini della questione. Il commissariamento, all'inizio, fu pensato e voluto come fatto eccezionale, che doveva intervenire in una realtà nella quale la camorra, la criminalità organizzata e la cattiva politica avevano determinato un sostanziale controllo delle discariche ed un sistema di interessi politico-affaristico-mafiosi assolutamente dominante nelle politiche dei rifiuti in quel territorio.
Dopo 12 anni - come dimostrano anche i lavori della Commissione bicamerale che in questi anni si è attentamente occupata di tale tema -, il potere della camorra in questi territori nel campo dei rifiuti e delle politiche ambientali non è stato intaccato. Assistiamo ad un nuovo potere sovraordinato alla democrazia locale, un potere sostitutivo che, dopo 12 anni, è diventata una vera e propria grande istituzione che, a sua volta, ha costruito un giro parallelo di interessi, di assunzioni, di affari, di cui l'elemento più rilevante è stato l'affidamento della gara alla società FIBE del gruppo Impregilo, voluta dalla giunta Rastrelli di centrodestra, nel 1998.
Vi è un punto di soddisfazione - uno solo - all'interno di questo decreto-legge: viene rescisso il contratto con la FIBE. Voglio ricordare, tuttavia, che si poteva farlo prima, perché il nostro gruppo, da molti anni, ha chiesto di rescindere il suddetto contratto. Non averlo fatto ha comportato un costo economico elevatissimo per l'erario pubblico e costi ambientali, sociali e democratici molto pesanti per il territorio della regione Campania. Ancora qualche mese fa, il ministro Matteoli e la maggioranza, sull'esigenza da noi sollevata di una rescissione del contratto con la FIBE, ci dissero che era una strada impercorribile perché avrebbe lasciato nel disastro la regione Campania. Quindi, siamo abituati ad essere qualche metro più avanti del complesso delle altre forze politiche, purtroppo anche di altre forze politiche del centrosinistra.
Vogliamo sperare che, come avevamo chiesto ben prima di questo decreto-legge la suddetta rescissione, molto presto ci si possa convincere dell'assoluta inattuabilità e dell'errore che si compie con il provvedimento in esame su due punti. Il primo è permettere che sia la FIBE a gestire la transizione: si tratta di una società che aveva presentato un'offerta tecnica bocciata da tutti i tecnici, salvo dall'attuale capo di gabinetto del ministro Matteoli, di Alleanza nazionale, il dottor Paolo Togni, che contribuì in modo determinante a far pendere il piatto della bilancia di quella gara a favore della FIBE.
Ebbene, a questa società vengono regalati altri denari pubblici per gestire la fase di transizione in un modo assolutamente incomprensibile, o meglio, se comprensibile, gravissimo. In secondo luogo, l'errore che viene fatto con questo decreto-legge è di non ascoltare la voce che, da Acerra a Santa Maria La Fossa, è emersa nel corso di questi anni: non una protesta localistica, ma una richiesta democratica. Se siamo tutti dell'opinione - e in tal senso va anche la recente valutazione di impatto ambientale, che muove ben ventisette obiezioni all'impianto di Acerra - che in questi impianti, malati di gigantismo e riferiti a vecchie, superate ed obsolete tecnologie, non potranno essere smaltite le ecoballe che sono state prodotte nel corso di questi anni in assenza di raccolta differenziata, è del tutto evidente che procedere lungo la strada della costruzione di questi termovalorizzatori vuol dire solo fare un grande regalo alle aziende private che, grazie al denaro pubblico, vogliono speculare sui rifiuti e su una grave emergenza come quella della Campania.
Quindi, cari colleghi, la strada da seguire è prima di tutto quella di tornare ad una affermazione di sovranità piena dei poteri territoriali nella gestione delle politiche ambientali. Non sono per nulla tenero nei confronti di quelle amministrazioni territoriali, di qualsiasi colore politico,
che in qualche modo pensano di poter procedere nel corso della loro esistenza grazie a questo potere sostitutivo dall'alto, che deresponsabilizza la politica locale e sottrae soprattutto ai cittadini il diritto di decidere sul proprio futuro. Io credo che la strada vera da perseguire sia quella della fine del commissariamento e di un nuovo piano organico di smaltimento dei rifiuti in cui la parte centrale la faccia la raccolta differenziata.
PIETRO FOLENA. Voglio dire amichevolmente al collega Piglionica, che ho sentito in un intervento precedente riferirsi criticamente al nostro gruppo, come se la nostra parte politica indicasse degli obiettivi irrealizzabili ed utopistici, che nel corso dell'esame del provvedimento non è mancata la concretezza da parte nostra nel votare a favore anche di alcuni emendamenti presentati dal gruppo parlamentare di cui lui fa parte e che siamo convinti che una fase di transizione sia necessaria. Tuttavia, caro collega Piglionica, se non si indica una strada chiaramente alternativa a quella fin qui seguita, e se non la si indica anche nella regione Campania, noi fra qualche mese dovremo tornare a discutere di un nuovo decreto-legge che sani gli errori che sono stati compiuti all'interno di questo provvedimento. Occorrerebbe indicare con chiarezza il destino delle ecoballe da smaltire collocate oggi in Campania - ne abbiamo discusso a proposito dell'articolo 6 -, che deve essere diverso rispetto a quello ipotizzato, in maniera del tutto irrealizzabile, nel decreto-legge, attraverso termovalorizzatori che non si realizzeranno mai. Ricercare una strada alternativa, fuori dalla Campania, studiando le modalità tecniche e le compatibilità finanziarie di un eventuale progetto, è un dovere immediato che non può essere rinviato ad un'altra stagione.
Aggiungo che la politica tutta, tutte le parti politiche e non solo chi governa oggi dovrebbero predisporsi ad ascoltare con più umiltà ed attenzione le comunità territoriali.
Abbiamo avuto modo di dimostrare che questo decreto-legge, al di là di quanto ha detto simpaticamente il collega Buontempo, non è un regalo generoso alla regione Campania ma rappresenta una politica di accentramento del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, secondo la filosofia della recente e pessima delega ambientale, diretta ad esprimersi in modo totalmente antifederalistico e antidemocratico contro le comunità territoriali e le loro competenze.
Vi è un'analogia, un filo che lega le proteste in Val di Susa, quelle a Scanzano di due anni fa, quelle contro l'inquinamento di natura elettromagnetica a proposito dell'insediamento di un numero crescente di antenne, cioè il fatto che i cittadini tengono alla loro salute e conoscono sempre di più i dati sui tumori, sulle malattie, su tante politiche sbagliate realizzate nel corso di questi anni.
Siamo a favore della realizzazione di alcune opere, di una politica alternativa e anche di (non parlerei di impianti intermedi, come ha fatto il collega Piglionica) politiche dirette a farci uscire dall'emergenza anche nella regione Campania. Ma non vi è scelta di opera, dalla più grande alla più piccola, che possa essere compiuta con un atto d'imperio, con la forza pubblica, con la violenza sulle popolazioni locali.
Questa mattina ho evitato, perché non meritava neppure una considerazione, di intervenire su un emendamento poi ritirato dai colleghi della Lega Nord, che ieri sera hanno perso la calma e si sono lasciati andare ad insulti di tipo personale; ho voluto evitare di intervenire sulla proposta di inserire nel decreto-legge un sollecito invito al ministro Pisanu ad usare la forza pubblica contro le comunità territoriali. Il Parlamento con una scelta di buon senso ha impedito l'approvazione di questo emendamento, tuttavia il ministro Pisanu ha già sperimentato l'uso della forza pubblica contro le comunità territoriali in altre occasioni.
Impariamo che la democrazia è fatica, che la costruzione di scelte impone ascolto e condivisione e che, in merito allo smaltimento dei rifiuti, alle ferrovie, alle strade, al territorio, la gente chiede di essere sovrana, perché quando vi sono alluvioni o i morti per tumori non sono i grandi «papaveri» della politica o della Impregilo a pagare, ma è la povera gente che non viene rappresentata.
A questa esigenza di salute e di autogoverno delle comunità territoriali ci riferiamo nella battaglia per una diversa politica dei rifiuti, per una diversa politica della legalità, per una sovranità delle nostre comunità territoriali (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santulli. Ne ha facoltà.
PAOLO SANTULLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo decreto-legge, certamente non risolutivo per l'emergenza dei rifiuti nella regione Campania, affronta con tutti i suoi limiti le emergenze dell'emergenza ed in questo senso, anche se - come è stato ampiamente dimostrato nel corso dell'esame in Assemblea - si poteva e doveva fare molto di più, pur tuttavia può rappresentare per quanti, come me, sono cittadini della Campania uno spiraglio di speranza.
I nostri ragazzi, i nostri giovani, che sono nati e cresciuti in questa realtà, ormai ritengono cosa naturale vivere tra cumuli di immondizia.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Santulli, se la interrompo, ma vorrei rivolgere un saluto agli studenti della classe seconda dell'istituto tecnico industriale Marconi di Campobasso, accompagnati dai docenti, presenti in tribuna (Applausi). Prego, onorevole Santulli, prosegua pure.
PAOLO SANTULLI. Stavamo, appunto, parlando di ragazzi...! La differenza questi ragazzi la acquisiscono quando escono dai confini regionali e, ancora di più, dai confini italiani.
È una vergogna nazionale, imputabile a tutte le forze politiche che non hanno saputo, nell'alternanza dei vari governi, periferici e centrali, far fronte, con serietà e responsabilità, alle politiche ambientali.
La questione è complessa e deve essere affrontata globalmente, privilegiando non solo gli aspetti politici, ma, in special modo, quelli sociali, sanitari e di ordine pubblico.
Intanto - vorrei ricordarlo in modo particolare ai colleghi Coronella e Folena - bisognerebbe interrogarsi su certe logiche clientelari della politica che, però, hanno avuto una strana continuità, nonostante le alternanze. Sarebbe utile anche approfondire la valutazione di tutte le realtà imprenditoriali che sono affidatarie, a vario titolo e nei vari livelli, di tutta l'organizzazione dello smaltimento dei rifiuti.
Abbiamo sentito parlare in quest'aula di aziende che sono inadeguate rispetto ai servizi loro affidati, di realtà che risentirebbero dell'influenza della criminalità organizzata, di gare di appalto probabilmente truccate. Per questo, ritengo che, per poter ripartire, sia necessario fare completamente chiarezza.
Un primo passo, però, può essere intravisto in questo provvedimento, a partire dalla risoluzione dei contratti con le attuali società affidatarie, anche se ci convince poco il fatto che le stesse gestiranno la fase transitoria.
Tuttavia, questa mossa potrebbe rivelarsi strategica, se le new entry saranno realizzate con immediatezza e, soprattutto, se saranno adeguate in termini di qualità e daranno tutte le garanzie per la realizzazione di un servizio di smaltimento sicuro, perché, fino ad oggi, le attuali società affidatarie sono riuscite a smaltire con puntualità unicamente i quattrini dei contribuenti.
Un'ulteriore previsione di questo decreto che certamente non mancherà di ridurre le criticità è l'istituzione della Consulta regionale per la gestione di rifiuti,
che potrà concertare, con la presenza del presidente della regione, i presidenti delle province ed i sindaci interessati, le localizzazioni di discariche e di siti di stoccaggio di impianti per il trattamento e la combustione dei rifiuti.
Certo, sarebbe stato meglio se questa nuova realtà istituzionale avesse avuto poteri decisionali e non solo consultivi come previsto, ma già questa possibilità, unitamente alle valutazioni preventive di impatto ambientale che speriamo saranno attuate, potrà aiutare ad evitare disastri ambientali e scelte scellerate di localizzazioni, cui abbiamo assistito fino ad oggi e che hanno ridotto, ad esempio, la provincia di Caserta, in particolare l'agro aversano, ad una vera e propria pattumiera regionale, questione che ho già evidenziato al Governo con un ordine del giorno accolto come raccomandazione.
Alla luce delle argomentazioni accennate ed in considerazione del nulla realizzato fino ad oggi, non credo che questa occasione, seppur minima, possa essere persa come opportunità per la regione Campania, per la provincia di Caserta e per l'agroaversano.
Per questo, preannunzio l'espressione del mio voto favorevole su tale provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villari. Ne ha facoltà.
RICCARDO VILLARI. Signor Presidente, più volte in questi giorni è stata rappresentata la posizione del gruppo della Margherita nei confronti del provvedimento in esame. Ribadisco che ci asterremo in sede di votazione del provvedimento e ne esporrò i motivi.
Lo svolgimento della dialettica parlamentare, è inutile nasconderlo (lo ha affermato, per quanto ci riguarda, anche l'onorevole Boccia), ha risentito certamente anche della presenza nel calendario dei lavori dei provvedimenti da esaminare successivamente a questo.
Tuttavia, è indispensabile che le nostre dichiarazioni di voto siano rese con grande onestà intellettuale.
Il problema dell'emergenza rifiuti, esistente in Campania come in tante altre realtà del Mezzogiorno, ha origini antiche e responsabilità condivise. Dico ciò non perché intendiamo autoassolverci o autoconsolarci, in quanto probabilmente si sono sottovalutate le conseguenze. Dunque, parlare di responsabilità condivise vuol dire anche condividere la proroga del commissariamento, discutendo criticamente sulle modalità di tale proroga che ci vedono meno convinti.
In primo luogo, occorre precisare che l'emergenza diviene tale a causa della chiusura delle discariche, che ha determinato il blocco dello smaltimento in attesa della realizzazione degli impianti e del ciclo virtuoso di smaltimento. Tale decisione proviene principalmente dalle prefetture, viste le infiltrazioni sempre più insopportabili e gravi della criminalità organizzata in questo settore estremamente redditizio. Inoltre, occorre denunciare e ribadire le responsabilità di tutti i partiti e di tante amministrazioni locali.
In ogni territorio nel quale si è pensato di realizzare impianti per lo smaltimento dei rifiuti vi è stata la rivolta delle popolazioni interessate nonché, a volte, delle stesse amministrazioni locali, che - indipendentemente dall'appartenenza politica -, alla ricerca di un facile consenso, non si sono assunte le responsabilità che derivano loro dall'essere classe dirigente. Certo, ci si rende conto delle difficoltà e di come su questo comprensibile atteggiamento delle comunità locali molto spesso sia stata proprio la malavita organizzata a soffiare sul fuoco.
Bisogna poi ricordare anche le responsabilità del centrosinistra, che governa la regione Campania da molti anni - responsabilità che non intendiamo nascondere -, nonché quelle del centrodestra, che ha sottovalutato il contratto di appalto con la FIBE, con il quale si è affidata a tale società la realizzazione degli impianti e l'individuazione del sito, privilegiando i tempi di realizzazione, i prezzi e le tariffe rispetto al dato tecnico.
Ciò, anche a seguito della mancata attuazione della raccolta differenziata -
che non è stata promossa attraverso una informativa intelligente e puntuale nei confronti delle comunità locali -, ha determinato la giacenza di grandi quantità di CDR nei piazzali di diversi territori della nostra regione. Sappiamo che ciò costituirà un problema per lo smaltimento anche nel caso in cui già oggi fossero pronti i termovalorizzatori per bruciare questo materiale.
Le responsabilità, dunque, sono trasversali. Tuttavia intendo esprimere con chiarezza la nostra posizione: riteniamo che sia necessario uscire dal commissariamento, perché quella dei commissariamenti non è, non soltanto in Campania, ma ovunque, una stagione gloriosa allorquando si protrae e viene reiterata nel tempo. Infatti in qualche misura le strutture commissariali tendono, per legittimare se stesse, a continuare ad esserci, ma nel continuare a volerci stare dimostrano, in fondo, che l'obiettivo che si sono prefissi non è stato raggiunto. Dunque, da questa contraddizione in termini emerge il fatto che in una situazione di emergenza si può operare tramite il commissariamento, ma in tempi rapidi e certi.
Di fronte a un'emergenza che permane, al di là delle responsabilità, occorre rendersi conto che è necessario uscire dall'emergenza e riconsegnare l'ordinaria gestione agli enti locali. Il decreto-legge in esame - e in ciò risiede, a nostro avviso, il suo punto di debolezza - non indica con certezza i tempi entro i quali è previsto il rientro nell'ordinario. Accanto a segnali positivi, come la consulta degli enti locali, non si prevede, continuativamente e costantemente, la partecipazione certa degli enti locali alla programmazione di oggi, che presuppone la gestione di domani. L'atteggiamento tenuto dalla maggioranza sul provvedimento in esame non ci fa ben sperare per il futuro. Non so se sei mesi saranno sufficienti: mi auguro di sì, ma temo di no, anche perché non è stata immaginata alcuna via d'uscita.
Mi avvio alla conclusione, signor Presidente, segnalando come sia strettamente collegato al provvedimento in esame il mancato contrasto alla criminalità organizzata, con l'adozione di misure che abbiamo ripetutamente richiesto, sia nella Commissione bicamerale sia in quest'aula. È necessario, infatti, un contrasto più deciso, con misure adeguate, specialmente nei territori meridionali e in Campania. La legislatura si avvia al termine senza che siano state adottate tali misure di contrasto più energiche, più decise e più determinate. Ciò genera la permanenza dell'attuale situazione di grande difficoltà nei nostri territori, che trova ragione nell'appetibilità di questi settori e nel loro sfruttamento da parte della malavita organizzata, specialmente laddove quest'ultima è radicata. Non si tratta certamente di una responsabilità dell'opposizione. Abbiamo infatti ripetutamente sottolineato il problema e abbiamo offerto contributi costruttivi. Concludere la legislatura senza aver messo in campo con determinazione e con un'ottica condivisa, che ha sempre ispirato la nostra azione politica su questi temi, provvedimenti di contrasto efficace, energico e intransigente nei confronti della malavita organizzata rappresenta il principale aspetto di debolezza. Senza un contrasto energico e senza misure adeguate non riusciremo ad imprimere una svolta. Oggi abbiamo infatti bisogno di una «ripartenza», e non è più il tempo di continuare a dividerci sulle responsabilità del passato.
Il compito della politica è certamente quello di analizzare ciò che è avvenuto ed individuare, se necessario, anche le responsabilità politiche. Ma, in primo luogo, il compito della politica e della classe dirigente è di individuare la soluzione di problemi che spesso sono acuti, come nel caso dei rifiuti nella regione Campania e in altre regioni del Mezzogiorno. Non è con la protesta o con la visione «dualistica» del nostro paese, che la Lega ha continuato a riproporre anche nel corso della discussione sul provvedimento in esame, che si indica la soluzione. Non si legittima se stessi allorquando non si ha la capacità di individuare la soluzione ai problemi, ma ci si sofferma soltanto sull'analisi delle responsabilità. Si tratta di un esercizio sterile, al quale ci siamo sottratti. Abbiamo voluto contribuire all'esame
del provvedimento con proposte migliorative, nella consapevolezza che occorre uscire dal commissariamento e promuovere una gestione transitoria per giungere nel più breve tempo possibile al ripristino della gestione ordinaria, affinché vi sia la partecipazione e la corresponsabilità diretta degli enti locali e delle popolazioni su temi così delicati (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Coronella. Ne ha facoltà.
GENNARO CORONELLA. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole a questo provvedimento di grande buon senso, che tenta di tracciare un percorso, di risolvere un problema creato da altri e non certo da noi. Anzi, approfitto dell'occasione per lanciare un messaggio. Colleghi, il problema che stanno scontando tutte le comunità è legato all'ambiente per quanto riguarda l'energia, le acque e i rifiuti. Non è soltanto la regione Campania ad essere in difficoltà; io ed il collega Piglionica, in quanto membri della Commissione parlamentare d'inchiesta sui rifiuti, abbiamo visitato tutte le regioni d'Italia e, credetemi, la situazione non è delle migliori in altre zone. Le forze politiche, quindi, devono avere un approccio di buon senso su questa materia. Vorrei richiamare con il rispetto del caso il collega Folena. L'impostazione di Rifondazione comunista è veramente contraddittoria: in questa sede contesta i provvedimenti e poi, a livello locale, ha sostenuto le scelte prese dal governo regionale di centrosinistra. Folena ha nominato moltissime volte Santa Maria La Fossa. Sono d'accordo nel ritenere che la scelta di questo sito sia errata, ma è stata fatta dalla giunta di centrosinistra.
Noi ci apprestiamo a votare questo provvedimento con la speranza che da oggi possa essere posta la prima pietra per avviare a soluzione un problema che sta diventando spinoso per la regione (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Parolo. Ne ha facoltà.
UGO PAROLO. Signor Presidente, mi è stato assegnato il tempo di 120 secondi, non da lei Presidente, ma dai miei colleghi, e cercherò di rispettarlo. Intervengo solo per ribadire che il nostro gruppo vota contro questo provvedimento e che ciò che avevamo da dire lo abbiamo già detto nel corso di questi giorni. Affinché resti agli atti, ribadisco anche che l'atteggiamento ostruzionistico dell'opposizione era semplicemente pretestuoso; lo dimostra il fatto che oggi tale atteggiamento è cessato di colpo e, addirittura, molti gruppi dell'opposizione non voteranno contro il provvedimento. Intervengo per dire, infine, che noi speriamo nel prossimo Parlamento non si abbia più a dover votare provvedimenti come questi, che certamente non fanno l'interesse degli italiani, ma solo di chi fa del malaffare di professione e chi lo fa attraverso la politica (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pinto. Ne ha facoltà.
MARIA GABRIELLA PINTO. Signor Presidente, dichiaro il voto favorevole del gruppo di Forza Italia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marotta. Ne ha facoltà.
ANTONIO MAROTTA. Signor Presidente, nel preannunziare il voto favorevole del mio gruppo, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 6236, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(S. 3669. - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 novembre 2005, n. 245, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania) (Approvato dal Senato) (6236):
(Presenti 352
Votanti 213
Astenuti 139
Maggioranza 107
Hanno votato sì 185
Hanno votato no 28).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo quadro tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Ungheria nel campo della ricerca scientifica e dello sviluppo tecnologico, fatto a Roma il 21 maggio 2003.
Ricordo che nella seduta di lunedì 16 gennaio 2006 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo della Commissione.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 5246 sezione 1).
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 5246. sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 330
Votanti 327
Astenuti 3
Maggioranza 164
Hanno votato sì 323
Hanno votato no 4).
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 5246 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 347
Maggioranza 174
Hanno votato sì 346
Hanno votato no 1).
Prendo atto che l'onorevole Rampelli non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 5246 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 350
Votanti 348
Astenuti 2
Maggioranza 175
Hanno votato sì 348).
Prendo atto che l'onorevole Rampelli non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (vedi l'allegato A - A.C. 5246 sezione 5), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 351
Votanti 350
Astenuti 1
Maggioranza 176
Hanno votato sì 349
Hanno votato no 1).
Prendo atto che l'onorevole Rampelli non è riuscito a votare.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 5246, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Ratifica ed esecuzione dell'Accordo quadro tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Ungheria nel campo della ricerca scientifica e dello sviluppo tecnologico, fatto a Roma il 21 maggio 2003) (5246):
(Presenti 355
Votanti 354
Astenuti 1
Maggioranza 178
Hanno votato sì 351
Hanno votato no 3).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Sud Africa, con Allegato, fatto a Città del Capo il 13 novembre 2003.
Ricordo che nella seduta del 16 gennaio 2006 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo della Commissione.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 5335 sezione 1).
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 5335 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 351
Votanti 350
Astenuti 1
Maggioranza 176
Hanno votato sì 348
Hanno votato no 2).
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 5335 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 342
Votanti 340
Astenuti 2
Maggioranza 171
Hanno votato sì 339
Hanno votato no 1).
Passiamo all'esame dell'articolo 3 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (vedi l'allegato A - A.C. 5335 sezione 4).
Prendo atto che sia il relatore sia il rappresentante del Governo esprimono parere favorevole sull'emendamento 3.10 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento).
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.10, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 363
Votanti 360
Astenuti 3
Maggioranza 181
Hanno votato sì 358
Hanno votato no 2).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 346
Votanti 343
Astenuti 3
Maggioranza 172
Hanno votato sì 342
Hanno votato no 1).
Prendo atto che l'onorevole Rampelli non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (vedi l'allegato A - A.C. 5335 sezione 5), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 313
Maggioranza 157
Hanno votato sì 312
Hanno votato no 1).
Prendo atto che l'onorevole Rampelli non è riuscito a votare.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 5335, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Sud Africa, con Allegato, fatto a Città del Capo il 13 novembre 2003) (5335):
(Presenti 364
Votanti 363
Astenuti 1
Maggioranza 182
Hanno votato sì 362
Hanno votato no 1).
Prendo atto che l'onorevole Rampelli non è riuscito a votare.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla istituzione dell'Organizzazione per lo sviluppo della pesca in Europa centrale ed orientale (Eurofish), con Atto finale, fatto a Copenhagen il 23 maggio 2000.
Ricordo che nella seduta del 16 gennaio 2006 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo della Commissione.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 5488 sezione 1).
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 5488 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 362
Maggioranza 182
Hanno votato sì 362).
Prendo atto che l'onorevole Rampelli non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 5488 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 358
Maggioranza 180
Hanno votato sì 358).
Prendo atto che l'onorevole Rampelli non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 5488 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 358
Votanti 357
Astenuti 1
Maggioranza 179
Hanno votato sì 357).
Prendo atto che l'onorevole Rampelli non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (vedi l'allegato A - A.C. 5488 sezione 5), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 358
Votanti 357
Astenuti 1
Maggioranza 179
Hanno votato sì 356
Hanno votato no 1).
Prendo atto che l'onorevole Rampelli non è riuscito a votare.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 5488, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla istituzione dell'Organizzazione internazionale per lo sviluppo della pesca in Europa centrale ed orientale (Eurofish), con Atto finale, fatto a Copenhagen il 23 maggio 2000) (5488):
(Presenti e votanti 365
Maggioranza 183
Hanno votato sì 365).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Namibia
sulla promozione e protezione degli investimenti, con Protocollo, fatto a Windhoek il 9 luglio 2004.
Ricordo che nella seduta del 16 gennaio 2006 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 6086 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 360
Votanti 358
Astenuti 2
Maggioranza 180
Hanno votato sì 357
Hanno votato no 1).
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 6086 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 359
Votanti 356
Astenuti 3
Maggioranza 179
Hanno votato sì 356).
Prendo atto che l'onorevole Rampelli non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 6086 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 316
Votanti 315
Astenuti 1
Maggioranza 158
Hanno votato sì 314
Hanno votato no 1).
Prendo atto che gli onorevoli Rampelli e Ranieli non sono riusciti a votare.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 6086, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Namibia sulla promozione e protezione degli investimenti, con Protocollo, fatto a Windhoek il 9 luglio 2004) (6086):
(Presenti e votanti 369
Maggioranza 185
Hanno votato sì 368
Hanno votato no 1).
Prendo atto che gli onorevoli Rampelli e Ranieli non sono riusciti a votare.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica gabonese sulla promozione e la protezione degli investimenti, con Protocollo, fatto a Libreville il 28 giugno 1999.
Ricordo che nella seduta del 16 gennaio 2006 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 6107 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 360
Votanti 359
Astenuti 1
Maggioranza 180
Hanno votato sì 359).
Prendo atto che l'onorevole Ranieli non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 6107 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 361
Votanti 360
Astenuti 1
Maggioranza 181
Hanno votato sì 360).
Prendo atto che l'onorevole Ranieli non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 6107 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 361
Votanti 360
Astenuti 1
Maggioranza 181
Hanno votato sì 360).
Prendo atto che l'onorevole Ranieli non è riuscito a votare.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 6107, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica gabonese sulla promozione e la protezione degli investimenti, con Protocollo, fatto a Libreville il 28 giugno 1999) (6107):
(Presenti 353
Votanti 352
Astenuti 1
Maggioranza 177
Hanno votato sì 352).
Prendo atto che l'onorevole Ranieli non è riuscito a votare.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sui privilegi e le immunità della Corte penale internazionale, fatto a New York il 10 settembre 2002.
Ricordo che nella seduta di lunedì 16 gennaio 2006 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 6145 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 371
Votanti 359
Astenuti 12
Maggioranza 180
Hanno votato sì 359).
Prendo atto che l'onorevole Ranieli non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 6145 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 367
Votanti 352
Astenuti 15
Maggioranza 177
Hanno votato sì 352).
Prendo atto che gli onorevoli Ranieli e Rampelli non sono riusciti a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 6145 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 374
Votanti 361
Astenuti 13
Maggioranza 181
Hanno votato sì 361).
Prendo atto che l'onorevole Ranieli non è riuscito a votare.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 6145, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sui privilegi e le immunità della Corte penale internazionale, fatto a New York il 10 settembre 2002) (6145):
(Presenti 375
Votanti 361
Astenuti 14
Maggioranza 181
Hanno votato sì 360
Hanno votato no 1).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio Federale della Confederazione svizzera sulla effettuazione di attività congiunte di addestramento e formazione militare delle rispettive Forze armate, fatto a Berna il 24 maggio 2004.
Ricordo che nella seduta del 16 gennaio 2006 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo della Commissione.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 6146 sezione 1).
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 6146 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 375
Votanti 363
Astenuti 12
Maggioranza 182
Hanno votato sì 363).
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 6146 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 365
Votanti 355
Astenuti 10
Maggioranza 178
Hanno votato sì 355).
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 6146 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 373
Votanti 361
Astenuti 12
Maggioranza 181
Hanno votato sì 361).
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (vedi l'allegato A - A.C. 6146 sezione 5), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 366
Votanti 356
Astenuti 10
Maggioranza 179
Hanno votato sì 356).
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 6146, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio Federale della Confederazione svizzera sulla effettuazione di attività congiunte di addestramento e formazione militare delle rispettive Forze armate, fatto a Berna il 24 maggio 2004) (6146):
(Presenti 369
Votanti 357
Astenuti 12
Maggioranza 179
Hanno votato sì 356
Hanno votato no 1).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Protocollo sui privilegi e le immunità dell'Autorità internazionale dei fondi marini, fatto a Kingston il 27 marzo 1998.
Ricordo che nella seduta di lunedì 16 gennaio 2006 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 6169 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 365
Votanti 355
Astenuti 10
Maggioranza 178
Hanno votato sì 355).
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 6169 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 362
Votanti 353
Astenuti 9
Maggioranza 177
Hanno votato sì 353).
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 6169 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 371
Votanti 361
Astenuti 10
Maggioranza 181
Hanno votato sì 360
Hanno votato no 1).
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 6169, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Ratifica ed esecuzione del Protocollo sui privilegi e le immunità dell'Autorità internazionale dei fondi marini, fatto a Kingston il 27 marzo 1998) (A.C. 6169):
(Presenti 376
Votanti 366
Astenuti 10
Maggioranza 184
Hanno votato sì 366).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica kirghiza in materia di cooperazione turistica, fatto a Roma il 3 marzo 1999.
Ricordo che nella seduta del 16 gennaio 2006 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 6190 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 371
Votanti 370
Astenuti 1
Maggioranza 186
Hanno votato sì 369
Hanno votato no 1).
Onorevoli colleghi, vi informo che i lavori della parte antimeridiana della seduta si concluderanno dopo la votazione finale del provvedimento in esame.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 6190 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 372
Votanti 371
Astenuti 1
Maggioranza 186
Hanno votato sì 370
Hanno votato no 1).
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 6190 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 375
Maggioranza 188
Hanno votato sì 374
Hanno votato no 1).
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (vedi l'allegato A - A.C. 6190 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 370
Maggioranza 186
Hanno votato sì 369
Hanno votato no 1).
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 6190, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(S. 3323 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica kirghiza in materia di cooperazione turistica, fatto a Roma il 3 marzo 1999 (Approvato dal Senato) (A.C. 6190):
(Presenti e votanti 373
Maggioranza 187
Hanno votato sì 372
Hanno votato no 1).
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
La seduta, sospesa alle 13,15, è ripresa alle 15.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il ministro del lavoro e delle politiche sociali ed il ministro per i rapporti con il Parlamento.
PRESIDENTE. L'onorevole Maninetti ha facoltà di
LUIGI MANINETTI. Signor ministro, oltre a quanto già risulta dal testo della mia interrogazione, vorrei chiederle se non sia opportuno che nell'emanazione del cosiddetto decreto-flussi si tenga conto di alcuni suggerimenti. Innanzitutto, mi riferisco ad un adeguamento delle quote rispetto alla reale esigenza del mondo del lavoro; in secondo luogo, ritengo che, nell'ambito dell'assegnazione delle quote, si debba cercare di dare priorità a tutti coloro che non hanno potuto avere risposta nell'anno precedente - in quanto non erano sufficienti - e che hanno reiterato la domanda; inoltre, sempre in riferimento a questo aspetto, ancora particolare attenzione ritengo che dovrebbe essere prestata alle esigenze dell'assistenza domiciliare. Reputo, altresì, opportuno sia evitare l'assalto agli uffici postali - fenomeno assolutamente non auspicabile - sia creare una discontinuità tra il momento di pubblicazione del decreto e il momento della sua applicazione.
PRESIDENTE. Il ministro del lavoro e delle politiche sociali, onorevole Maroni, ha facoltà di
ROBERTO MARONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, l'onorevole Maninetti, nella sua interrogazione, pone questioni rilevanti, tra cui quella della necessità di adeguare l'ingresso di lavoratori extracomunitari alle necessità e alle domande che sono state presentate. In effetti, negli ultimi anni, in attesa dell'attuazione della legge nota come Bossi-Fini, abbiamo dovuto tenere conto dei limiti posti dai decreti degli anni precedenti e, quindi, il numero complessivo di ingressi è stato largamente insufficiente rispetto alle domande, salvo che per il lavoro stagionale, per il quale tutte le domande sono state soddisfatte.
al lavoro domestico, la quota è passata da 15 mila a 45 mila per il 2006, in modo tale da soddisfare quasi integralmente le previsioni che, per questo particolare e delicato settore, sono state effettuate.
PRESIDENTE. L'onorevole Maninetti ha facoltà di
LUIGI MANINETTI. Signor Presidente, devo riconoscere che ritengo estremamente positive alcune assicurazioni fornite dal ministro; devo anche aggiungere che la legge sull'immigrazione approvata da questa maggioranza sicuramente distingue chi è legittimato a restare nel nostro paese da chi non lo è, a differenza delle sanatorie indiscriminate varate dai precedenti Governi di centrosinistra. Ritengo, però, sia opportuno tenere conto anche di alcuni aspetti fondamentali. Rispondere alle esigenze del mercato del lavoro significa dare risposte concrete e, quindi, l'avere aumentato sensibilmente il numero delle disponibilità - anche se ancora inferiori rispetto alle domande avanzate nel 2005, quando le domande furono 250 mila (le autorizzazioni di quest'anno sono, invece, 170 mila) - e l'avere altresì incrementato specificamente le disponibilità per l'assistenza domiciliare, laddove proprio tali figure sono difficilmente reperibili sul mercato del lavoro italiano, costituiscono sicuramente aspetti positivi.
PRESIDENTE. L'onorevole Milanato ha facoltà di
LORENA MILANATO. Signor Presidente, signor ministro, abbiamo saputo che nella tarda mattinata di oggi si è conclusa positivamente la vertenza; la nostra interrogazione mirava proprio a sollecitare il Governo alla più rapida conclusione possibile della vertenza sindacale per il rinnovo del contratto di lavoro della categoria dei metalmeccanici. Vertenza che ha comportato gravi problemi per il nostro paese, in particolare in quelle aree più industrializzate e, quindi, nelle zone di forti distretti industriali, quali quelle della regione del Veneto.
PRESIDENTE. Il ministro del lavoro e delle politiche sociali, onorevole Maroni, ha facoltà di
ROBERTO MARONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, la presentazione dell'interrogazione, evidentemente, ha portato bene alla vicenda perché proprio questa mattina si è concluso il negoziato con la firma dell'accordo che contiene alcuni elementi positivi e altri che potevano, forse, essere ancora più positivi di quanto non siano stati.
PRESIDENTE. Onorevole Ministro, si avvii a concludere.
ROBERTO MARONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. In conclusione, quindi, plaudo a questo risultato, tuttavia riconfermo la richiesta, avanzata dal Governo alle parti sociali, di mettere mano alla revisione del sistema contrattuale.
PRESIDENTE. L'onorevole Milanato ha facoltà di
LORENA MILANATO. La ringrazio, signor ministro, anche per la dettagliata illustrazione di come è stato concluso l'accordo in questione: ci faremo sicuramente carico di presentare altre interrogazioni analoghe, se queste potranno servire alla soluzione dei problemi! Comunque, signor ministro, vorrei nuovamente ritornare sull'importanza che riveste la risoluzione di tale questione. Infatti, proprio dallo stato di salute di zone ad alta concentrazione industriale, come il Veneto, dipende anche la salute economica di tutto il nostro paese.
PRESIDENTE. L'onorevole Titti De Simone ha facoltà di
TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, era ancora estate a Ferrara, il 25 settembre. È un'alba d'estate quando un ragazzo di 18 anni, Federico Aldrovandi, muore dopo essere stato fermato dalla Polizia. I giornali locali scrivono di un malore fatale, dovuto - sembrano alludere - all'uso di qualche sostanza, ma subito saltano fuori contraddizioni e particolari inquietanti.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, la morte di un giovane è un fatto molto doloroso e, naturalmente, presento le condoglianze, anche da parte del Governo, alla famiglia del giovane. Dovrò dire cose forse non piacevoli, ma giustamente si chiede la verità.
con il capo contro alcuni pali della luce. All'arrivo della volante, il giovane saliva sul cofano della vettura stessa e tentava di colpire con un calcio il capo equipaggio, che stava in piedi accanto alla portiera aperta. Nel fare tale movimento, scivolava sulla portiera stessa e, quindi, cadeva a terra. Alcune delle lesioni riscontrate sul corpo si sarebbero prodotte in tale frangente. Sono stati rilevati danni sul cofano e sulla portiera della vettura.
PRESIDENTE. L'onorevole Titti De Simone ha facoltà di
TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, trovo grave questa risposta da parte del Governo. Se siete davvero interessati a fare luce sull'avvenuto, come dite, allora perché non avviate un'indagine amministrativa sulla questura? Infatti, signor ministro, in quest'aula ci avete raccontato una versione che è stata contraddetta e smentita dall'esame tossicologico e dalla relazione della squadra mobile. Quindi, perché tutte queste reticenze? Perché queste resistenze? Cosa si vuole nascondere?
con loro, tutte le persone che hanno una coscienza democratica.
PRESIDENTE. L'onorevole Gambale ha facoltà di
GIUSEPPE GAMBALE. Signor Presidente, signor ministro, è ormai opinione consolidata che l'attuale normativa sullo scioglimento dei consigli comunali per mafia è inadeguata sia alla lotta alla mafia sia alla tutela delle amministrazioni liberamente elette.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, intanto vorrei chiarire che questo Governo ha sciolto comuni di centrodestra e di centrosinistra tutte le volte che le autorità competenti hanno segnalato infiltrazioni mafiose o camorristiche. Non si è mai lasciato orientare dal colore politico dei comuni: quando giungeva una relazione che segnalava infiltrazioni malavitose, i comuni sono sempre stati sciolti, senza eccezioni. Con l'amministrazione dell'interno e tramite i prefetti, abbiamo sempre eseguito una costante attività di verifica sulle condizioni di trasparenza degli enti locali, senza la quale viene meno il presupposto che lega gli eletti al consenso popolare, che viene inquinato.
volontà del corpo elettorale, che costituisce la forma di legittimazione del mandato elettivo.
PRESIDENTE. L'onorevole Gambale ha facoltà di
GIUSEPPE GAMBALE. Signor Presidente, signor ministro, complimenti per la sua arrampicata sugli specchi! I comuni di centrodestra sono ben pochi rispetto alla miriade dei comuni di centrosinistra che avete sciolto e state sciogliendo in questo periodo.
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Non è vero: è una bugia!
GIUSEPPE GAMBALE. Prenda nota soltanto di questo dato. Tenga conto che la prefettura di Napoli invia la maggior parte delle commissioni di accesso ai comuni di centrosinistra. Nel comune di San Gennaro Vesuviano il sindaco è il cognato del boss del clan locale, affiliato al clan Fabbrocino. Se lo annoti, così può dare al ministro Pisanu qualche utile indicazione in proposito!
degli amministratori, non ha trovato il modo e l'occasione di verificare le opere commissariali, laddove vengono spesi ingenti fondi dell'Unione europea e vi sono infiltrazioni certe della criminalità organizzata.
PRESIDENTE. L'onorevole Piglionica ha facoltà di
DONATO PIGLIONICA. Signor Presidente, signor ministro, la vicenda di una enorme partita, 58 mila tonnellate, di grano duro canadese risultata inquinata da ocratossina, sequestrata e poi dissequestrata nel porto di Bari, quindi trasformata e commercializzata per la maggior parte, ha destato viva preoccupazione nell'opinione pubblica, non solo pugliese. Infatti, se la Puglia non è il granaio d'Italia, con molta probabilità è il mulino d'Italia.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, questo Governo, come priorità, ha assunto le operazioni di controllo sulla tracciabilità dei prodotti alimentari per garantire la sicurezza alimentare dei cittadini, in particolare per quegli alimenti provenienti da paesi terzi.
importazione di concentrato di pomodoro cinese; 7 mila visite ispettive nelle diverse fasi di commercializzazione di ortofrutticoli freschi per la verifica della corretta indicazione dell'origine geografica.
PRESIDENTE. L'onorevole Rossiello ha facoltà di
GIUSEPPE ROSSIELLO. Signor ministro, non tocca ai consumatori fare i controlli.
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Infatti...
GIUSEPPE ROSSIELLO. Nella sua risposta, signor ministro, vi è un'oggettiva debolezza ed in tale risposta riscontro le ragioni di tante smagliature all'interno del meccanismo dei controlli per la sicurezza alimentare. Parliamoci chiaro: è irresponsabilità da parte del Governo non aver voluto in alcun modo istituire l'agenzia per la sicurezza alimentare. L'istituto superiore di sanità, le AUSL (agenzie di unità sanitaria locale, così le chiamiamo in Puglia), l'agenzia per le dogane, l'ispettorato frodi, il servizio veterinario operano ciascuno per conto proprio e non sono, di fatto, all'interno di un meccanismo di governo. Occorre una governance che parta dal meccanismo della prevenzione ed arrivi alla repressione. Il tema fondamentale è questo: non c'è il governo di tale processo. Ciascuna forza opera per conto proprio, non in sinergia ed in coordinamento con le altre.
PRESIDENTE. L'onorevole Ercole ha facoltà di
CESARE ERCOLE. Signor Presidente, signor ministro, il sistema di finanziamento del Servizio sanitario nazionale in Sicilia mantiene un assetto nettamente distinto da quello delle altre regioni a statuto speciale.
Infatti, le cronache di questi ultimi giorni parlano di altre morti in poche settimane, di cui due - in entrambi i casi, si tratta di neonati - in meno di 48 ore.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, proprio due giorni fa, il 17 gennaio, il ministro della salute ha avuto un incontro con l'assessore alla sanità della regione siciliana allo scopo di concertare una strategia di intervento ed un piano operativo finalizzati alla soluzione dell'emergenza sanitaria, in un quadro di condivisione di responsabilità dei vari livelli istituzionali. Più specificatamente, dovranno essere in tempi brevi verificate le seguenti azioni di intervento. La prima consiste nell'istituzione di una cabina di regia tecnica presso l'assessorato suddetto, in grado di definire ed avviare immediate misure di indirizzo e coordinamento tecnico per le aziende sanitarie siciliane. Tali misure avranno lo scopo di ridurre la possibilità di errori professionali e di malfunzionamento delle apparecchiature. Il gruppo tecnico avrà inoltre il compito di operare la messa a regime dell'impianto della rete di emergenza-urgenza sanitaria, compresa quella neonatale e pediatrica. Fra i componenti, saranno presenti sia tecnici regionali che del ministero, con il coordinamento dell'assessorato alla sanità.
PRESIDENTE. L'onorevole Ercole ha facoltà di
CESARE ERCOLE. Signor ministro, la ringrazio per l'esauriente risposta che ha fornito ai quesiti formulati nella nostra interrogazione. È evidente che il ministro della salute ha preso alla lettera il grido di allarme che arriva da questa regione, che è veramente doloroso anche perché, lo vogliamo ribadire e lo abbiamo voluto fare con questo nostro atto di sindacato ispettivo, siamo dalla parte dei cittadini siciliani. Noi vogliamo che il ministro della salute, ma soprattutto la parte politica che rappresenta la Sicilia e che governa la sanità siciliana, siano a favore dei cittadini italiani. Quindi, al di là di una nuova riorganizzazione ed assistenza sanitaria territoriale, si intervenga anche per accertare i fatti che sono avvenuti, soprattutto, come ha detto nel suo intervento, per colpire i colpevoli. Quindi, una delle azioni più importanti che devono essere poste in essere, deve essere finalizzata a ridare fiducia ai cittadini siciliani.
PRESIDENTE. L'onorevole Scalia ha facoltà di
GIUSEPPE SCALIA. Signor Presidente, signor ministro, con l'interrogazione in esame, il gruppo parlamentare di Alleanza Nazionale chiede di sapere quali siano le iniziative ed i provvedimenti posti in essere dal Governo in seguito agli incidenti che hanno caratterizzato le reti ferroviarie italiane nell'ultimo anno e negli ultimi mesi, nonché a che punto sia la commissione d'inchiesta sull'incidente di Roccasecca e quali siano i provvedimenti posti in essere dal ministro anche in seguito ad episodi che hanno caratterizzato i convogli delle Ferrovie dello Stato in relazione alla scarsa igiene (addirittura sono state individuate da numerosi passeggeri zecche e pulci).
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, per quanto riguarda la commissione d'inchiesta sull'incidente di Roccasecca, essa, dopo avere espletato i sopralluoghi, ha provveduto a richiedere al magistrato competente l'accesso alle registrazioni documentali sottoposte al sequestro ed ha richiesto alla rete ferroviaria italiana la documentazione tecnica di competenza. Sarà, pertanto, possibile terminare i lavori solo dopo l'esame di tale documentazione, quando saranno tratte le conclusioni.
di regolamentazione delle ferrovie, che effettua tutte le verifiche necessarie in caso di incidente ferroviario.
PRESIDENTE. L'onorevole Scalia ha facoltà di
GIUSEPPE SCALIA. Signor Presidente, sono soddisfatto delle risposte fornite dal Governo ai quesiti posti dal gruppo di Alleanza nazionale.
PRESIDENTE. L'onorevole Mancini ha facoltà di
GIACOMO MANCINI. Signor Presidente, signor ministro, il nuovo anno è iniziato con una novità molto negativa: la pubblicazione sui mezzi di informazione di colloqui telefonici tra dirigenti politici ed esponenti del mondo dell'imprenditoria e della finanza.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, per la verità ciò è accaduto non soltanto all'inizio di quest'anno, ma anche nell'anno passato.
in luglio e nell'agosto dello scorso anno abbiamo assistito a fenomeni di questo tipo.
PRESIDENTE. L'onorevole Mancini ha facoltà di
GIACOMO MANCINI. Signor ministro, la sua risposta è amara, ma inchioda il Governo alle sue responsabilità.
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Quali sono? Che deve fare il Governo?
GIACOMO MANCINI. Infatti, l'esecutivo non ha fatto nulla, se non decidere un'ispezione tardiva rispetto a fatti accaduti lo scorso luglio.
storia di tante battaglie socialiste e radicali che ci dà oggi la forza per affermare che le libertà, quando hanno la sventura di finire nella casa della destra, fanno una brutta fine.
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Cosa c'entra il Governo?
GIACOMO MANCINI. Signor ministro, in questi anni, la sua coalizione ha tenuto una linea schizofrenica...
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Cosa c'entra il Governo?
GIACOMO MANCINI. Mi spiace che si arrabbi, ma questi sono i fatti.
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Analfabeti istituzionali!
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,05.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Amoruso, Baccini, Ballaman, Boato, Cicu, Contento, Di Virgilio, Giancarlo Giorgetti, Pescante, Rosso, Saponara, Tabacci, Tanzilli, Tassone, Trupia, Valentino, Valpiana, Viespoli, Violante, Vitali e Zanella sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
PRESIDENTE. Avverto che, sentiti i presentatori e il Governo, lo svolgimento delle interpellanze urgenti Gasperoni ed altri n. 2-01756, Castagnetti ed altri n. 2-01757, Violante ed altri n. 2-01783, Collè ed altri n. 2-01788, Coluccini ed altri n. 2-01786, Lion ed altri n. 2-01781 e Pisa ed altri n. 2-01745 è rinviato alla seduta di domani.
PRESIDENTE. L'onorevole Boccia ha facoltà di
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, ringrazio il viceministro Possa per aver ritenuto di rispondere personalmente all'interpellanza in esame. Quali parlamentari lucani, sono qui con me anche i colleghi Lettieri e Molinari, ma so che anche gli onorevoli Adduce, Luongo ed altri deputati lucani hanno sollevato analogo problema in Commissione. Mi è quindi facile limitare l'illustrazione dell'interpellanza, perché il viceministro sa esattamente di cosa parliamo.
PRESIDENTE. Il Viceministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, onorevole Possa, ha facoltà di
GUIDO POSSA, Viceministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Ringrazio l'onorevole Boccia perché mi dà l'opportunità di fugare quelle preoccupazioni che, anche per altra via, ho sentito essere effettivamente sorte in Basilicata, a Matera, per effetto dello «stop» al contratto in questione menzionato dall'onorevole Boccia. Di che si tratta con precisione? Innanzitutto, noi stiamo parlando di un Centro di geodesia spaziale di estrema importanza, come ha rilevato l'onorevole Boccia, nel quale vi sono apparecchiature delicate e si svolgono attività molto sofisticate.
comportare la sospensione delle attività svolte attraverso la strumentazione di cui si discute.
PRESIDENTE. L'onorevole Boccia ha facoltà di
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, normalmente, i deputati dell'opposizione si dichiarano insoddisfatti e, in qualche modo, criticano l'operato del Governo. In questo caso, devo fare un'eccezione, perché il viceministro ha oggettivamente reso un'informazione puntuale.
PRESIDENTE. L'onorevole Molinari ha facoltà di
GIUSEPPE MOLINARI. Signor Presidente, signor viceministro, evidentemente oggi iniziamo con il trattare i problemi della Basilicata.
Tenga, altresì, conto che tali disfunzioni si riscontrano anche sull'altra linea, la Potenza-Melfi-Foggia; si tratta di linee ampiamente frequentate, ma non da un'utenza eccessiva. Oggi, del resto, l'utenza dei treni è aumentata; ma il prodotto, l'offerta di Trenitalia in Basilicata, è di pessima qualità.
PRESIDENTE. Il viceministro delle infrastrutture e dei trasporti, onorevole Tassone, ha facoltà di
MARIO TASSONE, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, rispondo all'interpellanza degli onorevoli Castagnetti e Molinari, testé illustrata da quest'ultimo collega con grande puntualità e precisione. Farò qualche riferimento - non vi è dubbio - ai problemi che i colleghi hanno sollevato attraverso l'atto di sindacato ispettivo; si tratta di questioni che, attraverso l'illustrazione dell'onorevole Molinari, sono state nuovamente puntualizzate.
avviare le opportune verifiche per ricercare le cause che hanno determinato la criticità.
ionica, nella sua regione, onorevole Molinari, come anche nella mia. Non vi è dubbio che l'interpellanza da lei illustrata non può cadere nel nulla. Non può non avere una ripercussione e, soprattutto, un ritorno di attenzione da parte del Governo. Nelle settimane che restano a questo Governo - noi ci auguriamo, almeno come area di maggioranza, di continuare a governare il paese anche nel futuro, ed è certamente un auspicio legittimo, perché credo che nessuno possa fare previsioni definitive sul risultato elettorale - vi sarà tale attenzione in risposta a questa sollecitazione. Le indicazioni contenute nell'interpellanza credo siano abbastanza chiare; non sono forse esaustive per alcune soluzioni che avrebbero potuto essere adottate e per alcune accelerazioni che avrebbero potuto essere poste in essere.
PRESIDENTE. L'onorevole Molinari ha facoltà di replicare.
GIUSEPPE MOLINARI. Signor Presidente, ringrazio il viceministro Tassone, che conosco quale persona estremamente sensibile. Egli è un meridionalista e pertanto conosce bene le problematiche, soprattutto infrastrutturali, del Mezzogiorno. Tuttavia, forse sarebbe stato meglio se la sua risposta si fosse limitata all'ultima parte, ossia alle considerazioni finali da lei svolte, signor viceministro, che condivido. Lei, anzi, ha aggiunto ulteriori considerazioni, praticamente di sfiducia da parte di un rappresentante del Governo nei confronti della gestione di Trenitalia.
MARIO TASSONE, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Siete privilegiati! Siete fortunati!
GIUSEPPE MOLINARI. ...mi consenta di affermarlo, signor viceministro, viene smentita quando successivamente, nella stessa risposta, si dice che si stanno effettuando lavori per i quali si registrano rallentamenti sulla medesima tratta. Quindi, la stessa Trenitalia giustifica la mancanza di puntualità. Inoltre, bisogna considerare che sono pochi i treni impiegati su detta tratta ferroviaria, quindi è facile raggiungere una percentuale di puntualità del 92 per cento.
MARIO TASSONE, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. L'amministratore delegato di Trenitalia è Testore.
GIUSEPPE MOLINARI. Allora, il viaggio lo potrebbero fare tutti e due, Testore e Catania, passando per la Basilicata ed arrivando in Calabria o in Sicilia, per constatare la qualità dei treni e la qualità del servizio, di cui noi siamo scontenti. Ciò ha radici profonde: le false privatizzazioni, una privatizzazione in un regime di monopolio, i tagli operati con le ultime leggi finanziarie sulla manutenzione. E ciò lo scopriamo giorno per giorno. Ecco perché credo che queste tematiche vadano affrontate.
PRESIDENTE. L'onorevole Anna Maria Leone ha facoltà di
ANNA MARIA LEONE. Signor Presidente, signor viceministro, il decreto ministeriale del 27 settembre 1982 regolamenta la costruzione e l'omologazione stradale e stabilisce le norme per la circolazione dei rimorchi per il trasporto di liquami agricoli.
centri prove autoveicoli, ma anche perché non esistano differenti valutazioni.
PRESIDENTE. Il viceministro delle infrastrutture e dei trasporti, onorevole Tassone, ha facoltà di
MARIO TASSONE, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, in merito all'interpellanza in esame, si deve innanzitutto dire che, da una rilevazione svolta dal Dipartimento per i trasporti terrestri del mio ministero, non sono risultate concentrazioni anomale (queste sono le notizie in mio possesso) di operazioni presso il centro prova autoveicoli di Brescia.
PRESIDENTE. L'onorevole Anna Maria Leone ha facoltà di
ANNA MARIA LEONE. Signor Presidente, signor viceministro, indubbiamente sono soddisfatta della risposta.
PRESIDENTE. L'onorevole Fallica ha facoltà di
GIUSEPPE FALLICA. Signor Presidente, viceministro, siamo di nuovo all'annoso problema...
MARIO TASSONE, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. È un appuntamento consuetudinario...!
GIUSEPPE FALLICA. È un appuntamento ormai consolidato nel tempo: il problema dei trasporti con le isole minori. Ogni anno, ogni semestre, c'è un intento da parte delle società di navigazione di migliorare la qualità dei servizi, degli scafi e, quindi, delle imbarcazioni.
PRESIDENTE. Il viceministro delle infrastrutture e dei trasporti, onorevole Tassone, ha facoltà di
MARIO TASSONE, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, innanzitutto vorrei complimentarmi con l'onorevole Fallica per la sua competenza e per il ragionamento da lui svolto dal punto di vista tecnico, oltre che per le considerazioni di carattere sociale e politico.
milioni 908 mila e ad euro 178 milioni 597 mila. La stima del fabbisogno del 2005 si attesta intorno ad euro 212 milioni, comunque superiore alla disponibilità di bilancio dei servizi 2005 (euro 181 milioni 900 mila). Tale previsione risente soprattutto dei continui aumenti del prezzo del combustibile. A tale proposito, si segnala che nell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2006 è stata prevista una somma di euro 29 milioni da destinare al capitolo 2041 relativa ad esigenze del 2005 al fine di adeguare lo stanziamento al previsto fabbisogno di sovvenzione.
in movimento. Vi sono poi strumentalizzazioni in merito alle quali dobbiamo stare molto attenti.
PRESIDENTE. L'onorevole Fallica ha facoltà di
GIUSEPPE FALLICA. Signor Presidente, dopo quanto dichiarato non posso che dichiararmi soddisfatto anche se rammaricato dallo sfogo del viceministro. Come si suol dire, «teniamoci forte». Ho confidato sempre nella sua azione ministeriale, signor viceministro, per l'impegno da lei profuso in questi anni. La ringrazio anche a nome dei miei colleghi.
PRESIDENTE. L'onorevole Zanella ha facoltà di
LUANA ZANELLA. Signor Presidente, l'interpellanza è relativa ad un'opera strategica (su tale aspetto mi soffermerò successivamente), vale a dire al progetto della viabilità di Cortina d'Ampezzo - strada statale n. 51 di Alemagna variante all'abitato di Cortina d'Ampezzo.
nell'elenco delle infrastrutture strategiche, con un costo stimato di 330 milioni di euro, successivamente salito a 345 milioni di euro nel piano decennale della viabilità redatto dall'ANAS.
consentiva la consultazione negli uffici preposti. Si è successivamente scoperto che, con atto recante il numero di protocollo 16217, come ho peraltro riferito nell'interpellanza, il progetto era stato depositato dal 26 luglio. Tuttavia, i cittadini non potevano accedere alla documentazione.
PRESIDENTE. Il viceministro delle infrastrutture e dei trasporti, onorevole Tassone, ha facoltà di
MARIO TASSONE, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. In riferimento a questa interpellanza, l'ANAS Spa informa che il progetto preliminare per i lavori di costruzione della variante alla strada statale 51 nel comune di Cortina d'Ampezzo, allo scopo di realizzare un asse tangenziale al centro abitato, attualmente attraversato sia dalla statale 51 di Alemagna, sia dalla statale 48 delle Dolomiti, prevede quanto segue.
previste nel primo programma delle infrastrutture strategiche, approvato dal CIPE nella seduta del 21 dicembre 2001, denominati «Complementi di viabilità del corridoio 5: asse di viabilità tangenziale Cortina d'Ampezzo».
quella descritta in questa sede comporta la necessità di valutare tutti gli aspetti e le ricadute che le scelte progettuali hanno sul territorio; in particolare, ciò è ancor più vero laddove ci si trovi ad intervenire in territori particolarmente pregiati, come la conca ampezzana.
variante di valico autostradale) o alle metropolitane costruite ed in fase di realizzazione a Roma, Napoli e Milano.
PRESIDENTE. L'onorevole Zanella ha facoltà di
LUANA ZANELLA. Non sono assolutamente soddisfatta della risposta, per due ordini di motivi.
MARIO TASSONE, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Cambiamo la legge, onorevole Zanella!
LUANA ZANELLA. Mi scusi, viceministro Tassone, lei sa bene che non può...
MARIO TASSONE, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Cambiamo la legge onorevole Zanella! Il Parlamento modifichi la legge e saremo tutti d'accordo!
LUANA ZANELLA. La risposta all'interpellanza in esame credo dovesse spettare a chi ha la responsabilità politica della scelta, in quanto il DPEF non è un documento predisposto dall'ANAS, se mi consente!
MARIO TASSONE, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Stiamo parlando di argomenti tecnici!
LUANA ZANELLA. Nel momento in cui si chiede di conoscere il motivo per cui una determinata opera è stata inserita tra quelle strategiche, credo che non sia in capo all'ANAS l'onere della risposta. Spetta all'ANAS stessa stabilire il piano decennale delle opere, ma non certo scegliere quali siano le opere da inserire e da sottoporre al voto del CIPE, se mi consente! Tra l'altro, c'è un problema di finanziamento, visto che quest'opera sicuramente è molto costosa.
risolutivo delle criticità da parte dell'ANAS; per ora, non possiamo assolutamente prescindere da tutto ciò che è stato oggetto di osservazioni da parte delle autorità scientifiche e della cittadinanza, che ha contribuito, con le proprie osservazioni, a mettere in luce tutte le manchevolezze, i danni, gli impatti e le problematicità relativi al progetto.
PRESIDENTE. L'onorevole Milioto ha facoltà di
VINCENZO MILIOTO. Signor Presidente, signor viceministro, questa mia interpellanza urgente, presentata a metà di dicembre, è diventata inattuale. Non so se quanto mi accingo a illustrare tra qualche istante abbisogni di ulteriori aggiornamenti, poiché ho appena letto una nota del presidente della provincia di Agrigento che parla di altri quattro morti.
- che si annunziano imminenti -, in quelli del governo della regione siciliana si intravedono certezze di finanziamento.
PRESIDENTE. Il viceministro delle infrastrutture e dei trasporti, onorevole Tassone, ha facoltà di
MARIO TASSONE, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, prima di rispondere all'interpellanza urgente presentata dall'onorevole Milioto, vorrei dirgli che ho seguito con molta attenzione la sua illustrazione. Il suo intervento, infatti, richiama problemi gravissimi, quali gli incidenti stradali e le morti continue sulle strade.
dell'opera è stata affidata dalla stessa amministrazione provinciale, come previsto dalla convenzione sottoscritta con l'ANAS in data 6 novembre 2000, al raggruppamento temporaneo di progettazione, a seguito dell'espletamento di specifica gara. Le attività di contatto sono state consegnate il 26 febbraio 2003. Il progetto definitivo è stato approvato dall'ANAS con delibera del consiglio di amministrazione del 13 maggio 2004 e, successivamente, con nota del 12 novembre 2004 è stato avviato l'iter approvativo dell'opera, secondo le procedure di cui al decreto legislativo n. 190 del 2002, presso gli enti territoriali e i ministeri competenti.
delle opere è reale, ma - come ho detto poc'anzi - la legge obiettivo lo ha ridotto al massimo.
PRESIDENTE. L'onorevole Milioto ha facoltà di
VINCENZO MILIOTO. Signor Presidente, signor viceministro, io ho troppa stima di lei: questa è una doverosa premessa da parte mia per svolgere qualche ragionamento. Ero vicepresidente della provincia regionale di Agrigento allorquando, sul piano politico, stabilimmo le nostre priorità, utilizzando le misere risorse di tale provincia per spingere il Governo del paese ad interessarsi di questa e di altre opere. Ci occupammo anche della strada statale n. 189, un'altra strada della morte, che collega Agrigento a Palermo; la strada statale n. 640, invece, ci unisce a Caltanissetta.
PRESIDENTE. L'onorevole Floresta ha facoltà di
ILARIO FLORESTA. Signor Presidente, per quanto ritengo pleonastico ed inutile l'illustrazione delle interpellanze - tant'è che i ministri e i viceministri hanno già le risposte scritte - tuttavia, mi sia consentito dal viceministro Tassone svolgere una piccola dissertazione, riservandomi di approfondire, in base alla sua risposta, qualche aspetto.
storico gestore di questo aeroporto, applicano il contratto collettivo nazionale di lavoro, sottoscritto da Assaeroporti in data 17 giugno 2002, Pae-Mas non intende applicare tale contratto, in evidente contrasto con le disposizioni di legge.
PRESIDENTE. Il viceministro delle infrastrutture e dei trasporti, onorevole Tassone, ha facoltà di
MARIO TASSONE, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, innanzitutto, devo ringraziare il collega Floresta per aver posto, ancora una volta, con questa interpellanza, l'attenzione su questo tema, che anche nel passato abbiamo seguito da vicino. Sono noti anche i suoi interventi in Commissione e sul territorio.
PRESIDENTE. L'onorevole Floresta ha facoltà di
ILARIO FLORESTA. Signor viceministro, lei sa quanto ci confrontiamo con grande serenità e condivisione di pensiero. Però, le debbo dire che, pur apprezzando il suo impegno, resto un po' deluso dalla sua risposta, per un semplice motivo: in questo caso, non sono necessarie lungaggini burocratiche o particolari studi tecnici quali quelli che servono per realizzare una strada, come trattato nell'interpellanza della collega Zanella. In questo caso, si tratta di vedere se una società applica la legge oppure no. Siamo nel caso in cui il medico cura l'ammalato, però lo cura in modo blando, così l'ammalato muore.
PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di
ENZO RAISI. Signor Presidente, l'interpellanza è già ben illustrata e mi riservo di intervenire in sede di replica, anche per dare ulteriori informazioni, giunte proprio in questi giorni all'attenzione della Commissione Mitrokhin, di cui sono componente.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, onorevole Valentino, ha facoltà di
GIUSEPPE VALENTINO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, con riferimento all'interpellanza in esame, sono state prontamente richieste informazioni alla procura della Repubblica di Bologna, che ha confermato di aver ricevuto la segnalazione, datata 18 aprile 2001, a firma del dirigente della Digos di Bologna ed avente ad oggetto Thomas Kram, nato a Berlino il 18 luglio 1948, esponente dell'organizzazione terroristica tedesca «Cellule rivoluzionarie», indirizzata al sostituto procuratore Paolo Giovagnoli.
Mitrokhin e l'attività d'intelligence italiana, che agli atti della questura di Bologna vi è riscontro di attività investigative svolte nei confronti di Thomas Kram nell'ambito delle indagini sulla strage di Bologna e che tale attività investigativa venne sviluppata, autonomamente, dalla stessa questura di Bologna e dagli organi centrali del Ministero dell'interno, soprattutto attraverso un fitto scambio informativo con le autorità di polizia tedesche, il BKA di Wiesbaden, a partire dal 7 agosto 1980; investigazioni, queste, che permisero fra l'altro di legare il nome di Kram a quello del terrorista tedesco Johannes Weinrich, capo delle «Cellule rivoluzionarie» e stretto collaboratore dello stesso Carlos.
PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di
ENZO RAISI. Signor Presidente, prendiamo atto della risposta del Governo, dichiarando la nostra soddisfazione perché, attraverso l'attività ispettiva, potrà essere finalmente focalizzato ogni dettaglio connesso ad una delle pagine più sanguinarie ed oscure della nostra storia. È perciò nostro preciso dovere segnalare al Governo che, dalla data di presentazione dell'interpellanza ad oggi, è accaduto un fatto nuovo. Infatti, è pervenuto presso l'ufficio della Commissione parlamentare di inchiesta concernente il dossier Mitrokhin e l'attività di intelligence italiana il fascicolo di indagine in relazione al quale è stata promossa l'interpellanza in esame, con una lettera allegata del capo della procura di Bologna, il dottor Giovagnoli.
violando la legge e la giurisprudenza, come emerge dalla sentenza della Corte di cassazione. Inoltre, sono preoccupato, anche in questo caso, per l'apertura di un nuovo fascicolo di indagine, che ancora una volta risulta contro ignoti.
PRESIDENTE. Dovremmo ora passare allo svolgimento dell'interpellanza urgente Francesca Martini n. 2-01784.
PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di oggi, 19 gennaio 2006, la I Commissione permanente (Affari costituzionali) ha approvato, in sede legislativa, il seguente progetto di legge:
BOATO: «Norme in favore dei familiari superstiti degli aviatori italiani vittime dell'eccidio avvenuto a Kindu l'11 novembre 1961» (5692).
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Venerdì 20 gennaio 2006, alle 9,30:
Svolgimento di interpellanze urgenti.
La seduta termina alle 18,35.
ANTONIO MAROTTA. Il disegno di legge che ci apprestiamo a votare contiene delle misure straordinarie necessarie per affrontare concretamente, e ci auguriamo definitivamente, il problema rifiuti in Campania, il cui stato di emergenza viene prorogato sino al 31 maggio prossimo.
arrivare al 2006, quindi dopo ben dodici anni, ad avere il problema sempre presente, e senz'altro di maggiori dimensioni.
Al contempo, vorrei anche chiedere ufficialmente se i moduli pubblicati sul sito Internet del Ministero sono sicuramente quelli necessari per presentare le relative domande, in modo da semplificare e rendere possibile qualsiasi procedimento burocratico.
Per quest'anno, grazie all'entrata in vigore del nuovo regolamento, il 14 dicembre scorso, il Comitato dei ministri all'uopo previsto ha approvato un nuovo decreto che aumenta in modo consistente le quote, che passano dalle 79.500 dello scorso anno a 170 mila, per i lavoratori provenienti da paesi extracomunitari. Un numero di quote di eguale consistenza, appunto 170 mila, è previsto per i lavoratori che provengono da paesi neocomunitari. Noi riteniamo che questo numero sia sufficiente proprio per salvaguardare le esigenze connesse alla cura della famiglia e dei non autosufficienti. Per finalità relative
L'esperienza dello scorso anno, con code agli uffici postali, ci ha indotto a intervenire per evitare che accada di nuovo. C'è un impegno significativo in tal senso da parte di Poste italiane e del Ministero dell'interno. Il provvedimento, presumibilmente, entrerà in vigore in febbraio, per la nuova procedura prevista. Le strutture e le procedure si stanno adeguando per garantire la semplificazione e, soprattutto, per evitare, riguardo al numero di quote, la corsa per arrivare primi.
Quanto all'ultima questione, relativa alla possibilità che si tenga conto, quasi a mo' di prenotazione, delle domande presentate l'anno precedente, il tema è allo studio perché è assai rilevante. A normativa vigente, non ritengo sia possibile una tale operazione, a meno che il Ministero dell'interno attivi una procedura che, nei fatti, possa dare attuazione a tale esigenza. Ma, a tutt'oggi, non è possibile garantire la priorità alle domande presentate lo scorso anno.
Voglio sperare che anche gli altri obiettivi - evitare la corsa agli uffici postali e, soprattutto, il ripetersi di alcune furbizie da parte di alcuni che hanno informazioni qualche momento prima o al momento più opportuno - siano raggiunti. Spero che, a questo punto, dal momento della pubblicazione al momento dell'applicazione, vi sia tutto il tempo di informare la gente in modo da evitare corse sfrenate ma anche «premi» a quanti non abbiano diritto a riceverli.
Da ultimo, ritengo sia importante che il Ministero dell'interno verifichi se vi sia la possibilità di trovare una soluzione che privilegi quanti da un anno abbiano presentato la domanda e dunque la reiterino; costoro, di fatto, rappresentano i soggetti più legittimati a ricevere un trattamento prioritario rispetto all'applicazione del contratto di lavoro.
La conflittualità venutasi a creare aveva determinato molti disagi per la cittadinanza; abbiamo assistito in questi giorni a blocchi autostradali, stradali e ferroviari. In particolare, la nostra regione, il Veneto, ha subito tali situazioni con molti disagi per i lavoratori e per tutti i cittadini.
Chiediamo quindi oggi al ministro, a conclusione di questa vertenza, se può chiarire come essa sia stata conclusa e come effettivamente siano andata la trattativa.
Un primo elemento costruttivo è che l'accordo si è concluso con la firma di tutti e tre i sindacati, a differenza di quanto avvenuto con i contratti precedenti; ciò fa prevedere che la situazione di conflittualità creatasi dopo la firma dei precedenti contratti con il sindacato che non aveva firmato non si ripresenterà.
Per la parte economica, è stato deciso un incremento retributivo medio per il biennio 2006-2007 di 100 euro - che saranno erogati in tre tranche - più una una tantum di 320 euro e di 130 euro annui da pagare a giugno 2007 con il metodo del premio di risultato per tutti coloro che sono senza contrattazione aziendale e solo per questo biennio.
Secondo i calcoli sindacali, l'incremento di 100 euro mensili corrisponde ad un aumento del 6,04 per cento, superiore di un punto percentuale all'inflazione programmata per il biennio 2006-2007.
Per la parte normativa, sono stati introdotti alcuni elementi di flessibilità. Infatti, viene esteso, in via sperimentale e per ragioni di mercato, tramite accordo aziendale, l'orario plurisettimanale da 32 a 48 ore; è prevista la costituzione di una commissione con il compito di individuare, entro il 31 luglio, una percentuale di utilizzo dei contratti di lavoro somministrato ed a termine; infine, vengono definite - e questa è la nota maggiormente positiva - le modalità di applicazione del contratto di apprendistato professionalizzante. Si tratta di una tra le prime, importanti e significative attuazioni contrattuali della cosiddetta legge Biagi.
Il Governo saluta con favore, ovviamente, la definizione della vertenza contrattuale. Non siamo intervenuti e non abbiamo interferito, come è nostro costume, nell'ambito della contrattazione perché, in questi casi, il Governo interviene solo se richiesto da entrambe le parti, ma ciò non è avvenuto.
Il lungo e faticoso negoziato, comunque, ci convince, ancora una volta, come sia necessario rivedere il modello contrattuale. Noi lo abbiamo auspicato già nel Libro bianco sul mercato del lavoro in Italia del settembre 2001. Si tratta di un compito che spetta alle parti sociali, e non possiamo far altro che continuare a sollecitare il negoziato in tale ambito.
Ricordo che il rinnovo del contratto dei metalmeccanici è iniziato il 24 febbraio dello scorso anno. Vi sono stati quasi 12 mesi di contrattazione, che hanno comportato livelli di conflittualità anche molto elevata, come ricordato dall'onorevole interrogante.
Vorrei ancora soffermarmi su quanto sia importante, e soprattutto quanto noi tutti auspichiamo che non si verifichino più, nel nostro paese, i disagi di cui abbiamo parlato poco fa, che scaturiscono sicuramente da comportamenti strumentali. Si tratta, infatti, di comportamenti che sono al limite della legalità, e forse vanno oltre tale limite.
Siamo tutti consapevoli di quale sia lo stato d'animo di chi deve pensare a salvaguardare la propria occupazione ed il proprio potere d'acquisto, tuttavia vorrei rilevare che abbiamo sicuramente assistito ad avvenimenti che speriamo di non rivedere più. Ancora una volta, infatti, queste manifestazioni hanno ricevuto il supporto politico di una sempre più agguerrita sinistra radicale, e soprattutto, signor ministro, credo sia chiaro a tutti che abbiamo assistito, ancora una volta, al silenzio assordante ed incosciente della sinistra cosiddetta moderata (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
La perizia tossicologica smentisce la Polizia. La versione suggerita dalla questura di Ferrara, infatti, contrasta con la relazione della squadra mobile, e chiunque vedrà il corpo di Federico non riuscirà a credere alla versione ufficiale. Lo dimostrano i vestiti imbevuti di sangue, lo scroto schiacciato, le ferite alla testa e alla nuca ed i segni neri delle manette ai polsi. La mamma di Federico ha denunciato: «Mio figlio è rimasto sulla strada dalle 6 alle 11 e non mi hanno chiamata. Era mio figlio!».
Considerata la gravità dei fatti e le contraddizioni gravissime emerse dalla versione della Polizia, chiediamo che sia effettuata un'indagine nella questura di Ferrara, ai fini di ricostruire la vicenda nei minimi particolari e di arrivare alla verità.
Dunque, ecco come sono stati ricostruiti i fatti: alle 5,45 del 25 settembre 2005, una cittadina, che è stata successivamente identificata, chiamava il 112, i carabinieri di Ferrara, riferendo testualmente: «(...) uno che sta andando in escandescenze, sta urlando come un matto e sbatte dappertutto (...)». A seguito di tale telefonata, la Polizia di Stato, con una pattuglia, raggiungeva via ippodromo e gli agenti notavano subito un giovane che urlava frasi sconnesse, sbattendo anche
L'impossibilità di controllare il giovane, tra l'altro di corporatura robusta, ha reso necessario l'intervento di una seconda volante e, quindi, di una pattuglia dei carabinieri. Solo l'intervento dei rinforzi ha consentito l'immobilizzazione del giovane, al quale venivano applicate le manette. Durante la colluttazione, gli agenti hanno dovuto usare gli sfollagente, sia per parare i calci che il giovane continuava a tirare, sia per sbilanciarlo. Due sfollagente si sono rotti in corrispondenza dell'impugnatura. Il giovane veniva, infine, bloccato a terra ed il personale sanitario, nel frattempo sopraggiunto, preferiva, in un primo momento, mantenere le manette, perché era ancora in vita.
La morte del giovane è stata constatata alle 6,35. Poiché il giovane, Federico Aldrovandi, era privo di documenti, un'identificazione provvisoria è stata possibile solo dopo le 8, a seguito di una telefonata giunta sul suo telefono cellulare, rinvenuto a circa quaranta metri di distanza dal luogo del decesso. La famiglia è stata informata alle 10,30, una volta conclusi i prescritti rilievi dalla Polizia scientifica e dal medico legale ed il riconoscimento ufficiale è stato eseguito alle 11,35, presso l'istituto di medicina legale, da parte di un familiare.
La procura della Repubblica ha disposto l'autopsia ed una consulenza tossicologica, che ha già accertato la presenza nel sangue di sostanze stupefacenti di diversa natura. Il procuratore della Repubblica ha ritenuto opportuno, anche per la richiesta di verità avanzata sulla stampa dai familiari, di riferire le anticipazioni fornitegli dai consulenti, che avevano escluso alcun rapporto di causalità tra i traumi subiti dal giovane e la sua morte. Tuttavia, giustamente, il 23 dicembre scorso, i consulenti medico-legali hanno chiesto una proroga di sessanta giorni per l'approfondimento degli esami istologici.
Questa è la cronistoria dei fatti. Poi, naturalmente, spetterà all'autorità giudiziaria, alla procura della Repubblica competente, con l'approfondimento di tali esami istologici, ricostruire le cause esatte della morte, anche se il procuratore della Repubblica, sulla base dei primi accertamenti compiuti dai consulenti, ha rilasciato tale dichiarazione di mancanza di nesso di causalità tra le lesioni che sono state riscontrate e la morte.
Noi, come Governo, naturalmente siamo interessati, al pari di qualsiasi cittadino, a fare piena luce sull'episodio ed a ricostruirlo esattamente così com'è avvenuto.
Riteniamo che si debbano immediatamente rimuovere tutte le cortine fumogene, le possibili omissioni, i ritardi che vi sono stati e le nebbie che coprono questa vicenda. Sono trascorsi quattro mesi, signor ministro, cento giorni di silenzio, avvolti da troppe contraddizioni. Il risultato dell'autopsia arriverà solo il 23 febbraio, dopo cinque mesi! Perché? La famiglia, ieri, ha depositato un esposto. Chiede un'inchiesta seria sulle cause della morte di Federico, sulla natura delle lesioni trovate sul suo corpo. Non si tratta di un incidente. La chiedono i genitori, la città di Ferrara, le sue istituzioni e noi,
Sul corpo di Federico ci sono i segni di un pestaggio. Perché è stato atterrato così violentemente? Di chi è la responsabilità? Chi, fra i dirigenti della questura, arrivò sul posto? Deve essere portata a galla la verità, signor ministro! Perché, malgrado le evidenti contraddizioni e le smentite rispetto alla versione della polizia, le indagini di ufficio sono state assegnate proprio alla polizia, che è inevitabilmente coinvolta?
È necessario, signor ministro, un atto di assoluta trasparenza, per garantire la neutralità di chi svolge le indagini. Sarebbe necessario, dunque, che la polizia facesse un passo indietro, che non si occupasse delle indagini. Chiediamo al ministro Pisanu e al Governo di adoperarsi almeno in questo senso.
La città di Ferrara è scossa, ma reagisce. Serve la collaborazione di chi, forse, ha visto e non ha ancora raccontato. A questi cittadini vogliamo rivolgere un appello: andremo avanti perché siano fatte rapidamente verità e giustizia, contro qualsiasi presunzione di immunità o - peggio - di impunità.
Portiamo in quest'aula le parole della mamma di Federico che sentiamo profondamente: «Quel che non mi dà pace è il pensiero del terrore e del dolore che ha vissuto Federico nei suoi ultimi momenti di vita. Aveva tutte le possibilità di una vita davanti e tanta voglia di viverla».
Che queste parole, signor ministro, possano scuotere le coscienze di tutti (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista)!
Ricordo all'onorevole Gambale che ha un minuto di tempo a disposizione.
È anche evidente, purtroppo, che il Governo la sta usando, in questo periodo, come una clava politica, con forti strumentalizzazioni alla vigilia delle elezioni.
È scandaloso in punto di diritto, oltre che politico, lo scioglimento del comune di Pozzuoli avvenuto il 22 dicembre scorso, dopo che erano state diffuse alla stampa, in vari modi, notizie e atti riservati da parte della commissione d'accesso, che ha lavorato in maniera faziosa ed omissiva per oltre 22 mesi.
Vorrei sapere cosa il ministro ha intenzione di fare nei confronti della prefettura di Napoli in ordine alla diffusione di queste notizie ed al modo in cui è stata condotta - lo ripeto: in maniera faziosa e scandalosa - l'indagine conoscitiva.
L'obiettivo fondamentale delle disposizioni vigenti è quello di evitare il condizionamento degli enti stessi e, nello stesso tempo, di non trascurare il rispetto della
Le scelte operate in questa direzione sono sempre state ispirate dal rispetto della legge, da equilibrio e moderazione.
Per quanto riguarda il recente scioglimento del comune di Pozzuoli, il decreto del Presidente della Repubblica del 22 dicembre è stato adottato a seguito degli accertamenti che hanno delineato un sistema di connivenze e di interferenze esterne al quadro degli interessi pubblici locali valutato idoneo a pregiudicare le garanzie democratiche ed il corretto funzionamento dell'ente, a tutto vantaggio della locale organizzazione criminale.
Quanto alla divulgazione del documento finale redatto dalla commissione di accesso, classificato come riservato, il Ministero dell'interno ha avviato le procedure previste dalla normativa sulla sicurezza per la documentazione classificata, contenuta in una apposita direttiva della Presidenza del Consiglio dei ministri-Autorità nazionale per la sicurezza, al fine di verificare il rispetto di tali disposizioni in ordine alla formazione e alla custodia degli atti.
Purtroppo, il segreto istruttorio o il segreto d'ufficio, nel nostro paese, come la cronaca quotidiana dimostra, non sempre sono rispettati.
Lei, signor ministro, non ha risposto sul merito della questione, soprattutto su come l'indagine amministrativa è stata condotta. Vorrei farle presente che uno dei punti fondamentali su cui è incentrata la relazione della commissione d'accesso riguarda il mercato ittico. Il nuovo mercato ittico è stato realizzato dal sindaco Figliolia, che iniziò la sua attività dopo neanche 15 giorni dal suo insediamento e che ha portato alla realizzazione del nuovo mercato, con tanto di bollino CEE, inaugurato dal prefetto e dal presidente della regione. Di tutto questo nella relazione non c'è traccia.
Le faccio un altro esempio, signor ministro: ci sono dieci pagine della relazione in cui si fa riferimento a un dipendente comunale legato alla camorra e non si trova neanche una riga per dire che questo dipendente è stato licenziato dall'amministrazione Figliolia.
Potrei continuare a lungo, ma quanto vado dicendo è oggetto di un dettagliato ricorso che stiamo per presentare al TAR.
Il dato della diffusione integrale della relazione è gravissimo ed essa era in possesso della sola prefettura di Napoli. Mi auguro che l'indagine che state svolgendo vada avanti, anche perché la stessa prefettura, come ho già denunciato personalmente al prefetto, sta facendo pressioni indebite in questi giorni nei confronti dei legali, tentando di costringerli a non presentare ricorso al TAR, minacciandoli di fargli perdere le consulenze con la prefettura stessa. Questa è una vergogna che abbiamo già denunciato al prefetto e che sarà occasione di una denuncia penale nei confronti del capo di gabinetto del prefetto stesso, che è stato capo della commissione d'accesso!
In 22 mesi di attività, oltre qualunque limite decente e tollerabile, la commissione, che ha indagato su parenti e amici
Ricorreremo al TAR per restituire a Pozzuoli la sua legittima amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
Noi non siamo interessati alla vicenda giudiziaria, perché è di competenza di un altro organo, ma alla messa a punto del sistema dei controlli sul fronte della sicurezza alimentare, anche e soprattutto al fine di tranquillizzare l'opinione pubblica, per verificare che siano in campo, non solo per questa vicenda, tutta una serie di verifiche, dalla fase di arrivo dei prodotti nei nostri porti fino alla loro commercializzazione.
Il controllo viene effettuato attraverso vari organismi, fra i quali il Ministero della salute, con il suo ufficio centrale; le regioni e le province autonome, attraverso strutture operative con competenza veterinaria e sanitaria; i NAS; la Guardia di finanza; l'Ispettorato centrale per la repressione delle frodi.
Il caso del grano duro proveniente dal Canada, sequestrato nel porto di Bari in quanto contaminato da ocratossina, conferma l'efficacia, per quantità e qualità, di questi controlli, che hanno portato al sequestro di tale materiale.
Purtroppo, com'è noto, è stata l'autorità giudiziaria, su ricorso di chi aveva sequestrato e sulla base di documentazione falsa presentata, che ha poi portato all'arresto di questo produttore...
L'ispettorato per la repressione delle frodi ha effettuato le analisi su specifica richiesta della procura della Repubblica di Trani, che ha dimostrato quanto fosse fondato il sequestro amministrativo. Poi, ognuno ha le sue competenze...
Il Governo ha provveduto al sequestro, la magistratura ha dissequestrato. Non voglio colpevolizzare la magistratura: sono stati presentati documenti falsi e chi ha commesso reati, evidentemente, pagherà.
L'ispettorato è fortemente impegnato a prevenire ed a contrastare tali fenomeni con l'effettuazione di controlli di carattere doganale rivolti a garantire, innanzitutto, la rispondenza del prodotto alla vigente normativa comunitaria e la corretta etichettatura e presentazione con particolare riguardo all'origine ed alla provenienza del prodotto.
Ricordo solo alcune delle operazioni fatte recentemente: sequestro di pompelmi di provenienza africana trattati in superficie con additivi vietati in quanto potenzialmente tossici; sequestro di clementine spagnole commercializzate come prodotto di origine nazionale; sequestro di uova spagnole (800 mila) commercializzate come italiane; accertata frode relativa ad
Alla luce di quanto detto, è del tutto evidente l'impegno profuso dal Governo, ed in particolare dal Ministero delle politiche agricole, per una sempre maggiore tutela sia dei consumatori sia dei produttori italiani che investono in qualità, impegno che il Ministero ha da sempre portato avanti rafforzando le garanzie, con leggi ampiamente condivise dal Parlamento, sull'etichettatura d'origine per i prodotti agroalimentari. È evidente che, poi, oltre alla repressione sono necessari coscienza civica, vigilanza delle associazioni dei consumatori, commercianti onesti ed un sistema che si renda conto che la qualità del prodotto messo in circolazione a tutela della sanità pubblica è qualcosa di estremamente importante, come estremamente importante è esaltare il prodotto italiano che è naturale, controllato e garantisce la sicurezza alimentare dei consumatori.
Vi è una seconda questione: l'assenza di politica agricola da parte di questo Governo ha consentito che con la nuova PAC fosse penalizzato il grano duro. La Puglia è stata da sempre grande produttrice di grano duro. La debolezza in Europa fa sì che dopo la mietitura, dopo la molitura delle olive, arrivino in Italia derrate alimentari a prezzi stracciati che fanno una sorta di dumping alla rovescia.
Vi è una doppia responsabilità, dunque, sul piano del mancato coordinamento delle forze istituite per la prevenzione e la repressione in materia di sicurezza alimentare e sul piano del danno all'imprenditoria agricola ed alle filiere italiane (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).
Mentre queste regioni finanziano la sanità con tributi propri, la Sicilia gode, oltre a questi tributi, di un finanziamento cospicuo del Fondo sanitario nazionale. Peraltro, a dispetto di questo regime di finanziamento agevolato, continuano a reiterarsi casi di malasanità in questa regione.
Ebbene, noi chiediamo cosa intendano fare il Governo e il ministro della salute per porre fine a questi episodi e soprattutto quali iniziative intendano porre in essere affinché una regione che ottiene così tanti finanziamenti dallo Stato riesca ad assicurare i livelli essenziali di assistenza.
La seconda azione di intervento è rappresentata dalla revisione del programma di edilizia residenziale e di adeguamento tecnologico del patrimonio sanitario pubblico della regione siciliana, ai sensi dell'articolo 20 della legge n. 67 del 1988 (la legge finanziaria). Tale intervento, che dovrà coordinarsi con l'ultima legge finanziaria, avrà l'obiettivo di privilegiare in misura determinante la qualità dei servizi di emergenza-urgenza.
Il terzo intervento è costituito dall'emanazione di disposizioni regolamentari di livello regionale finalizzate alla sospensione o rimozione nella catena di comando e all'individuazione delle singole responsabilità professionali, nelle ipotesi di direttori generali e primari coinvolti in episodi di inefficienza o comunque responsabili di strutture in cui si verifichino eventi avversi oltre una soglia di allarme predeterminata.
La quarta azione di intervento riguarda l'assegnazione di una quota dei fondi destinati agli obiettivi del piano sanitario nazionale in favore della Sicilia per l'anno 2006 e per gli anni successivi, per la realizzazione delle attività sopra descritte. Deve peraltro precisarsi che queste iniziative potranno trovare concreta realizzazione ed ottenere efficaci risultati solo se perseguiti con spirito di confronto responsabile e collaborativo fra i diversi livelli istituzionali.
Il ministero della salute, che assicura comunque il rispetto dell'autonomia legislativa e organizzativa della regione Sicilia, auspica di poter affiancare il sistema sanitario siciliano con l'esclusivo obiettivo di consolidare nell'isola una rete dell'emergenza-urgenza sanitaria che garantisca il diritto alla salute dei cittadini e l'esigenza di valorizzare, dove presenti, le capacità gestionali e professionali.
Noi siamo in prima linea, con il nostro programma politico, del centrodestra, con la riforma federale e soprattutto con la devoluzione, che - lo ricordo - pone l'organizzazione e l'assistenza sanitaria in capo alla regioni, nel dare compimento a questa nuova sanità siciliana, in particolare per impedire che i cittadini siciliani si spostino al nord e far sì che trovino un'adeguata risposta ai loro bisogni nella propria terra.
Inoltre, negli ultimi cinque anni, la regione Sicilia ha incrementato le spese pro capite del 18 per cento; ciò significa che i soldi sono stati spesi, ma non sono stati spese bene. Auspichiamo che il Governo faccia chiarezza.
Chiediamo, pertanto, di sapere quale sia la situazione e quali iniziative abbia posto in essere il Governo per far fronte a tale incresciosa situazione.
Per quanto riguarda, invece, la rete ferroviaria nazionale, il programma d'introduzione di nuove tecnologie per la protezione della marcia dei treni comporta inevitabilmente una fase di transizione, caratterizzata dalla coesistenza di tratte che non sono ancora attrezzate con le nuove tecnologie. Tale delicata fase di transizione è seguita con particolare attenzione dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Per favorire la realizzazione in sicurezza di detto processo, si è valutata l'introduzione di specifici accorgimenti.
Si evidenzia, inoltre, che con la direttiva comunitaria n. 49 del 2004 è stata introdotta una nuova disciplina in materia di sicurezza delle ferrovie, prevedendo, tra l'altro, l'istituzione in ogni Stato comunitario di un'autorità preposta alla sicurezza ferroviaria. La direttiva prevede, inoltre, la costituzione di un organismo investigativo permanente, indipendente dall'autorità preposta alla sicurezza e da qualsiasi ente
Il ministero si è attivato anche per la definizione dell'attività e per la sicurezza dell'organismo investigativo, tenendo conto della continuità di azione e della chiarezza di ruoli e responsabilità nel presidio della sicurezza ferroviaria.
Per quanto riguarda il profilo della realizzazione, si evidenzia che l'approccio seguito dal Governo nei confronti della rete e dell'offerta ferroviaria è stato quello di dare uniformità qualitativa all'intera rete con livelli di sicurezza tecnologicamente sempre più avanzati. Cito soltanto un dato: nei cinque anni che intercorrono dal 1997 al 2001, la spesa per la rete «storica» è cresciuta del 52 per cento, mentre nei cinque anni dal 2001 al 2005 la spesa stessa è aumentata del 78 per cento per interventi su infrastrutture su materiale rotabile. Agli interroganti potrò consegnare una relazione tecnica molto dettagliata riguardante sia le infrastrutture sia il materiale rotabile, che dimostra come, entro il 2008, il cento per cento della nostra «flotta» avrà installato il sistema di controllo di marcia treno, quindi i sistemi più avanzati di sicurezza.
Per quanto riguarda, infine, i recenti fatti verificatisi nel servizio ferroviario, fra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e le Ferrovie sono stati concordati alcuni interventi immediati, quali l'istituzione, a livello di holding, di una commissione speciale con incarichi di supervisione e controllo dell'attività di assistenza alla clientela in situazione di emergenza.
Apprezziamo la circostanza che il Governo sta facendo tutto il possibile per porre la rete ferroviaria italiana al livello di quelle europee. È evidente che non ci accontentiamo soltanto dei buoni propositi, ma saremo sempre pronti a monitorare l'effettiva realizzazione di quanto affermato dal ministro.
Gli editori, i direttori ed i giornalisti fanno il loro dovere, informando l'opinione pubblica con le notizie che sono disponibili.
Tuttavia, riteniamo giusto sapere dal Governo se sia a conoscenza di chi, come e perché venga in possesso e riesca a diffondere notizie che sono coperte da segreto istruttorio, spesso prive di rilevanza penale, con il chiaro intento di avvelenare il clima politico, alla vigilia delle elezioni, e cosa intenda fare per impedire che ciò continui ad avvenire.
I giornali sono stati pieni di pubblicazioni di intercettazioni, con brani di conversazioni tratte da intercettazioni disposte dalla procura della Repubblica di Milano, soprattutto per quanto riguarda l'OPA sull'istituto di credito Antonveneta ed altre vicende connesse. Quindi, anche
Il ministro della giustizia ha conseguentemente disposto, proprio per la gravità di ciò che stava accadendo, in data 3 gennaio 2006, un'inchiesta amministrativa, tesa all'accertamento ed alla definizione di condotte eventualmente rilevanti sotto il profilo della responsabilità disciplinare ed, in particolare, a verificare (apro una parentesi per dire che l'iniziativa del ministro di inviare gli ispettori è stata aspramente criticata da più parti, ma credo che egli, doverosamente, proprio per la gravità di ciò che sta accadendo, debba svolgere una funzione di controllo) se le notizie pubblicate dai quotidiani siano state effettivamente desunte da provvedimenti emessi dalle autorità giudiziarie di Milano nell'ambito del procedimento di cui si tratta; se tali provvedimenti siano stati notificati a persone indagate nell'ambito dello stesso procedimento; se nella vicenda siano state rispettate le prerogative che l'ordinamento costituzionale riconosce ai parlamentari in punto di intercettazioni dirette, ex articolo 68 della Costituzione; se siano state, in particolare, rispettate le regole poste dall'articolo 6 della recentissima legge n. 140 del 2003, per l'utilizzo di conversazioni nelle quali indirettamente prendano, comunque, parte parlamentari; se, con riferimento alle attuali vicende, si sia provveduto ad iscrivere procedimento penale da parte della competente autorità giudiziaria per il delitto di violazione del segreto d'ufficio, ai sensi dell'articolo 326 del codice penale, accertando, altresì, compatibilmente con il segreto investigativo, se, nell'ambito dello stesso, siano state già delegate indagini, se i procedimenti precedentemente iscritti, nell'agosto ultimo scorso, per i delitti di cui all'articolo 326 del codice penale, per la pubblicazione di articoli dal contenuto analogo a quello di cui ora si tratta, siano stati o meno definiti e con quale esito. Ciò al fine di valutare se siano rimasti violati o meno doveri inerenti la funzione e, conseguentemente, realizzati comportamenti apprezzabili sul piano deontologico o su quello dell'incompatibilità ambientale o funzionale.
Si precisa che, in data 11 gennaio, il ministro della giustizia, ad integrazione dell'incarico, ha richiesto all'ispettorato generale di accertare anche le modalità di custodia dei dati ricavati dalle intercettazioni telefoniche disposte.
Con un senso di frustrazione, si deve registrare il fatto che, negli ultimi 10 o 12 anni, non è mai stata avviata dall'autorità giudiziaria - così mi risulta - un'indagine su chi ha fatto trapelare le notizie coperte da segreto istruttorio. Non mi risulta che si sia mai trovato un colpevole e che qualcuno sia stato mai condannato per questo fatto, che costituisce un reato e che comunque rappresenta un fatto di malcostume che il Governo ha sottolineato a 360 gradi, senza indignazioni a senso unico.
Infatti, è grave intercettare e pubblicare conversazioni di esponenti politici di un settore del Parlamento, ed è altrettanto grave pubblicare conversazioni che riguardano esponenti politici di un'altra area del Parlamento, perché in ogni caso risultano violate le regole a presidio della riservatezza dei cittadini e delle indagini coperte da segreto istruttorio.
Vede, signor ministro, la Rosa nel Pugno è una forza politica nuova, che fa del rispetto delle garanzie individuali e della presunzione di innocenza per tutti un punto irrinunciabile della sua azione. È proprio la coerenza che ci deriva dalla
La sua coalizione è passata dalle invettive violente contro la magistratura inquirente alle dilazioni, tipiche di un collaboratore di giustizia, rilasciate in questi giorni dal premier.
L'obiettivo è evidente: avvelenare il clima in vista della prossima campagna elettorale. Riteniamo che i processi, signor ministro, debbano svolgersi nelle aule di giustizia e non nelle piazze mediatiche. Sappiamo che colui al quale saranno riconosciute responsabilità penali sarà punito dalla legge, così come colui al quale saranno riconosciute responsabilità politiche sarà punito dagli elettori. Tuttavia, il Governo deve garantire sempre il rispetto delle libertà individuali e la tutela della privacy di tutti i cittadini. Voi non lo state facendo!
Sospendo la seduta.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono novantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
In Basilicata esiste il Centro di geodesia spaziale, che opera ormai da circa venti anni. Si tratta di un centro di rilevanza internazionale, che svolge per conto proprio e per conto di terzi una serie di attività di ricerca e di servizi. All'attività di questo centro sono interessati organismi internazionali qualificatissimi, e sono in essere attività che, oggettivamente, sono di grande utilità per il patrimonio conoscitivo e per i servizi che erogano non solo nel nostro paese, ma in Europa e nel mondo.
Conseguentemente, la regione Basilicata è più volte intervenuta per sostenere e favorire l'espansione delle attività di questo Centro. Quando ricoprivo la carica di presidente della regione Basilicata, finanziammo buona parte delle attività, nonché la realizzazione della struttura in cui è ospitato il Centro in questione.
In una fase di espansione delle attività, in cui si stava operando in maniera positiva e con risultati proficui, si è avuta un'interruzione. La società Telespazio, che a seguito di gara ha avuto in gestione le attività del centro, ha ricevuto disposizione di sospendere le attività in essere a partire dal 1o gennaio 2006, in quanto i contratti, ancorché cessanti nel 2008, avevano evidentemente bisogno di una messa a punto. Questo atteggiamento ha destato qualche preoccupazione, in primo luogo presso la regione Basilicata, il cui presidente ha immediatamente manifestato al Governo l'interesse a comprendere cosa stesse accadendo.
Ha preoccupato ovviamente gli enti locali, ha preoccupato soprattutto gli operatori e, ovviamente, ha preoccupato anche noi parlamentari, che abbiamo molto a cuore le attività di questo Centro, perché, come sicuramente il viceministro Possa sa, ci sono un centinaio di persone che lavorano proficuamente in quella realtà: alcune, una quindicina, alle dipendenze della ASI, ed una settantina, invece, con la società di gestione Telespazio.
Un'altra preoccupazione consiste nell'interpretazione attribuita alla data del 31 dicembre: essa ha fatto temere (una qualche conseguenza comunque ci sarà stata) che fermare macchinari ed interrompere le attività potesse determinare processi irreversibili, impeditivi della ripresa. Quindi, la preoccupazione è non solo per i danni che potrebbero prodursi, ma anche per la prospettiva.
Bloccare l'attività suscitava il timore che ciò potesse comportare in qualche modo anche la rinuncia alla attività. Questo ci ha fortemente preoccupati. Poi, Presidente, signor viceministro, stranamente abbiamo notato anche delle manovre tendenti a spostare iniziative ed attività del Centro di Matera verso altre realtà (penso a Capua), per le quali, magari, vi possono essere interessi anche un po' più diretti dei dirigenti della ASI nazionale.
In questo contesto, facendo riferimento per ogni approfondimento all'interpellanza presentata, noi abbiamo ritenuto di dover chiedere al Governo di fornire tutte quelle informazioni che potessero rassicurarci, non solo sulla ripresa delle attività e sulla conclusione dei contratti in essere, ma anche sulle prospettive. Capisco perfettamente che non sarà certamente deciso nei prossimi 60 giorni il destino del Centro di geodesia spaziale di Matera. Tale periodo costituisce tuttavia il tempo nel quale il Governo può rispondere, perché io mi auguro, dal 10 aprile, di poter continuare ad avere un rapporto cordiale, come sempre, con il collega Possa, ma, possibilmente, a ruoli invertiti. Mi farebbe, onestamente, più piacere.
In ogni caso, io chiederei delle rassicurazioni per fare in modo che in questo lasso di tempo, quello che è nella potestà del Governo, non si mettano in essere delle azioni che possano compromettere un più generale interesse che ha la comunità locale, e penso anche nazionale, intorno al Centro di geodesia di Matera. Mi auguro che oggi si possa mettere la parola «fine» a tutti questi dubbi e tutte queste perplessità, e che il viceministro possa fornire quelle rassicurazioni che per noi sono molto importanti.
Ad esempio, quando, il 26 dicembre del 2004, si è verificato in Asia lo tsunami, la misura che ha poi dato motivo alla diffusione a livello internazionale della notizia del piccolo spostamento dell'asse di rotazione della terra a seguito del verificarsi di questo gravissimo maremoto è stata effettuata proprio con le sofisticate apparecchiature del Centro di geodesia spaziale di Matera. Nel Centro di Matera si rilevano inoltre misure capaci di determinare, ad esempio, quanto la zolla dell'Africa si stia allontanando da quella dell'America meridionale (1 o 2 centimetri all'anno). Queste rilevazioni, estremamente sofisticate, sono effettuate, lo ripeto, con le apparecchiature del Centro di geodesia spaziale di Matera. Da qui, l'estrema importanza, di cui tutti siamo consapevoli, di quel Centro.
A seguito della presentazione dell'interpellanza urgente in esame, mi sono interessato presso il presidente dell'Agenzia spaziale italiana. Tale organismo ha prestato la massima collaborazione nel fornire tutte le informazioni necessarie. L'ASI, com'è noto, è una società per azioni che gode di autonomia e responsabilità ed è vigilata, a termini di legge ed entro binari molto precisi, dal ministero che rappresento.
Il contratto, cui si fa riferimento nell'atto di sindacato ispettivo in esame, sospeso alle ore 24 del 31 dicembre 2005, era in essere tra l'Agenzia spaziale italiana e la società e-Geos, partecipata al 25 per cento dalla stessa ASI e da altre società, tra cui la Telespazio che detiene la partecipazione maggiore. Il contratto in questione si riferisce a varie attività che comprendono anche l'utilizzazione della strumentazione cui ho fatto cenno all'inizio, e riguarda buona parte delle circa cento persone, menzionate dall'onorevole interpellante, coinvolte nelle attività di geodesia spaziale. Tale contratto si inquadra in una convenzione stipulata il 21 dicembre 2001 dall'Agenzia spaziale italiana e la società e-Geos per un periodo di sette anni. Il contratto, però, ha durata annuale e riguarda al momento il 2006.
La sospensione di tale contratto si è determinata in seguito ad una sequenza di eventi. Il 19 dicembre 2005 si è riunito il consiglio di amministrazione dell'Agenzia spaziale italiana, che ha esaminato la documentazione al fine di procedere al rinnovo del contratto per il 2006 con la e-Geos. Il consiglio di amministrazione però ha riscontrato un'inadeguatezza della documentazione; tuttavia, vista la responsabilità che avrebbe comportato un'eventuale interruzione dello svolgimento di quelle attività, ha dato mandato al presidente Vetrella di procedere al rinnovo del contratto una volta che lo stesso avesse sistemato le carenze riscontrate nella documentazione. Il presidente Vetrella nei giorni successivi ha esaminato a fondo la documentazione, riscontrando alcune carenze. Tra queste, la mancanza della richiesta di offerta alla e-Geos; la mancanza dell'offerta per le attività della e-Geos per l'anno 2006 e la mancanza dell'esame di congruità dell'offerta da parte delle strutture interne dell'Agenzia spaziale italiana. Conseguentemente, sulla base di tali carenze riscontrate, ha ritenuto di non poter procedere al rinnovo del contratto e, quindi, ha sospeso le attività svolte dalla società e-Geos al 31 dicembre del 2005.
La sospensione delle attività svolte dalla e-Geos non necessariamente avrebbe dovuto
In effetti, le disposizioni del presidente Vetrella sono state nel senso di far fronte con il personale dell'Agenzia spaziale italiana alle misurazioni che tale personale era in grado di effettuare.
Naturalmente, la vicenda ha subito destato grande sensazione: la si è voluta interpretare in termini di drammatica chiusura delle attività stesse, ma tale interpretazione non è assolutamente pertinente.
Il presidente Vetrella ha riconvocato con urgenza il consiglio di amministrazione, che, nella giornata del 17 gennaio - stavolta, la documentazione era a posto -, ha potuto approvare il contratto con la e-Geos per le attività in questione. Quindi, la e-Geos riprende a tutti gli effetti le attività, con piena copertura contrattuale, a far data dal 17 gennaio.
Anche se non vi è alcun riferimento al riguardo nell'interpellanza dell'onorevole Boccia, essendosi diffusa la voce di un possibile passaggio di alcune attività del Centro di geodesia spaziale di Matera, o addirittura di tutte le sue attività, al CIRA di Capua, vorrei tranquillizzare l'interpellante: non esiste alcuna possibilità che ciò avvenga. Infatti, il CIRA svolge attività che sono inquadrate nell'ambito del programma PRORA (Programma nazionale di ricerche aerospaziali) e andrà, pertanto, per la sua strada, mentre il Centro di geodesia spaziale di Matera proseguirà la sua importantissima attività.
Posso anticipare che, nei prossimi giorni, la IV commissione del CIPE esaminerà - e spero darà il suo placet - il piano aerospaziale nazionale 2006-2008, che è stato ormai approntato (la riunione è programmata per il 25 del mese corrente). Dopo che sarà stato effettuato il predetto esame, potremo approvare il piano aerospaziale, atto di competenza del ministro Moratti.
Nel piano è previsto un rafforzamento delle attività di geodesia spaziale di Matera. Quindi, se si è verificato un problema di natura contrattuale, esso è completamente superato e non ne esistono altri.
Francamente, conoscendo anche la persona dell'amico (se me lo consente) viceministro Possa, posso sicuramente credere che, nelle poche settimane in cui ancora opererà, egli vigilerà affinché le assicurazioni che ci ha dato oggi in Parlamento effettivamente si concretizzino.
È importante che il consiglio di amministrazione abbia immediatamente eliminato il vulnus che aveva determinato una situazione di difficoltà e che il viceministro annunci che sono previste azioni di potenziamento. Prendo atto, altresì, che quest'ultimo, da persona competente, si è dichiarato convinto che il ruolo, i compiti, le funzioni ed il peso del Centro di geodesia spaziale di Matera non saranno più intaccati.
Noi vigileremo anche dal nostro punto di vista e per quanto rientra nelle nostre competenze affinché questo Centro abbia sempre maggiore rilievo e importanza per la vita del paese ed anche nel contesto internazionale.
Lei ha ricordato alcune delle attività che si svolgono in quel Centro e che hanno un rilievo mondiale. Tuttavia, ve ne sono altre che hanno una diretta attinenza anche con lo stesso territorio regionale; mi riferisco alla misurazione dell'arretramento delle coste e ad altre attività che possono essere di grande utilità per il nostro paese.
Ringrazio il viceministro Possa e rimaniamo di intesa che continuerà a vigilare affinché il Centro di Matera possa continuare ad espletare la sua attività, magari potenziandone le funzioni.
Trenitalia ha anticipato il carnevale, in Basilicata. Il 1o gennaio 2006 si è avviato nel peggiore dei modi: l'Eurocity, che avrebbe dovuto partire da Taranto e fermarsi nelle stazioni di Metaponto, Ferrandina, Grassano, Potenza e Bella-Muro, per arrivare a Roma alle 21,27, non è mai partito. Le centinaia di viaggiatori esasperati, che si trovavano nelle stazioni di queste località, sono state avvertite con oltre due ore di ritardo. Trenitalia si è giustificata, sostenendo che vi è stato un errore del computer nell'abbinamento del macchinista al treno: non c'era il macchinista che avrebbe dovuto condurre il treno. Sempre il 1o gennaio 2006 - sono presenti anche i colleghi Boccia e Lettieri - il treno regionale in partenza da Potenza per Melfi ha fatto registrare 40 minuti di ritardo a causa dell'assenza del capotreno. Quindi, mancavano il macchinista dell'Eurocity e il capotreno del treno regionale. Il treno regionale proveniente da Napoli delle 18.25 si è fermato alla stazione di Eboli. Carlo Levi ci ricordava, in un libro, che Cristo si è fermato ad Eboli ed, infatti, i treni continuano a fermarsi lì: non è cambiato nulla!
Tutto questo solo per citare alcuni episodi. Infatti, se consultasse l'elenco dei ritardi sia degli Eurostar, di cui siamo testimoni diretti, sia degli Eurocity, noterebbe che alcuni Eurocity sono arrivati da Taranto e da Potenza a Roma con oltre quattro ore di ritardo, spesso perché le locomotive sono vecchie e i vecchi vettori si fermano.
Aggiungiamo a tutto questo un'ulteriore beffa. Durante le feste natalizie, infatti, uno spot di Trenitalia mostrava un nipote che avrebbe dovuto recarsi a trovare un certo zio Francesco, a Matera. Come lei sa, signor sottosegretario, Matera è l'unico capoluogo di provincia dove non c'è ferrovia o, meglio, dove la ferrovia è in costruzione dal 1986 ed è eternamente in costruzione. Quindi, quel nipote non avrebbe mai incontrato lo zio Francesco né a Natale, né a Pasqua e nemmeno nei prossimi anni.
Lei capisce quale fiducia abbiano i lucani nei confronti di Trenitalia. All'inizio di novembre è stato soppresso l'Eurostar del pomeriggio ed è stato istituito l'Eurocity. Ciò è stato giustificato affermando che si sarebbe ridotto anche il prezzo, cosa non vera. Noi abbiamo presentato numerosissime interrogazioni ed anche ieri ci siamo trovati in sede di Commissione trasporti per un'ulteriore interrogazione, perché il 27 aprile dello scorso anno, addirittura, la biglietteria di Potenza, capoluogo della regione, è rimasta chiusa essendosi ammalato il bigliettaio: non è stato così possibile emettere biglietti nella stazione. Si rende conto, quindi, di quanta fiducia abbiamo nei confronti di Trenitalia.
Già conosco in parte la sua risposta; ella osserverà che Trenitalia è una società per azioni e che voi non potete intervenire. Però, ritengo che lo sfascio evidente - è, infatti, sotto gli occhi di tutti - di questa gestione di Trenitalia sia lapalissiano; la stessa audizione dell'amministratore delegato, svoltasi qualche giorno fa in Commissione trasporti, non credo abbia suscitato grande entusiasmo e interesse. Sono in questa Assemblea insieme a colleghi parlamentari con i quali abbiamo presentato innumerevoli interrogazioni; atti peraltro da me raccolti in un dossier che presenterò, sabato, nella mia città per mostrare tutte le iniziative e tutte le disfunzioni registratesi. Tenga conto che si è mosso il presidente della regione Basilicata, denunciando l'accordo con Trenitalia; un'associazione dei consumatori ha sporto denunce alla procura della Repubblica per interruzione di pubblico servizio perché non si sono presentati gli operatori.
Non voglio anticipare la risposta già esprimendo il mio gradimento o, piuttosto, il mio non gradimento della stessa; però, so già quale sia la situazione, oggi, di Trenitalia. Anche considerando i tanti incidenti capitati - i tanti episodi avvenuti anche recentemente -, vogliamo sollecitare, in questi ultimi giorni di permanenza dell'attuale Governo, un'attenzione particolare verso questa regione.
Nell'interpellanza si richiedono le motivazioni dei reiterati disservizi che hanno interessato il trasporto ferroviario in Basilicata.
Bisogna dire subito che alcune disfunzioni riguardano servizi di trasporto di interesse regionale, che, come noto, per le regioni a statuto ordinario, ai sensi del decreto legislativo n. 422 del 1997, non sono più di competenza dello Stato e sono regolate direttamente dalle autorità regionali.
Peraltro, malgrado l'assetto delle competenze come appena delineato, in ragione delle persistenti criticità in cui versano tali trasporti, il ministro Lunardi ha investito della questione l'amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Spa - ma tornerò sull'argomento, avendo lei anticipato alquanto alcune mie valutazioni, peraltro da me già più volte espresse in Commissione trasporti nei giorni scorsi e, soprattutto, nel mio intervento di ieri -, al fine di verificare le azioni già intraprese (in particolare, dalla società Trenitalia, cui lei guarda con grande preoccupazione e con grande disistima, almeno in base a quanto ha dichiarato) per rimuovere tali criticità, nonché le ulteriori iniziative previste o in via di attuazione, atte a lenire il disagio dell'utenza ed a ripristinare un soddisfacente livello quali-quantitativo di servizi stessi.
Inoltre, si lamentano, con questa interpellanza, altre specifiche disfunzioni che hanno connotato taluni servizi a media e lunga percorrenza (si fa riferimento all'Eurocity Taranto-Roma).
Tali servizi a media e lunga percorrenza citati nell'interpellanza sono erogati da Trenitalia Spa in regime di autonomia commerciale, senza contributi da parte dello Stato e senza controllo pubblico sulla declinazione dell'offerta (relazioni servite, tipologie di servizi prestati, fermate, e via dicendo).
Tutto ciò premesso, in ordine alla situazione dei servizi ferroviari nella regione Basilicata, Ferrovie dello Stato Spa ha rappresentato quanto segue; pertanto, signor Presidente e onorevoli colleghi, sto riportando comunicazioni e notizie forniteci da Trenitalia Spa.
In Basilicata, nell'anno 2005, si sono registrati indici di puntualità dei treni (in ambito regionale) dell'ordine del 92 e del 96 per cento - questo ci comunica Trenitalia Spa -, rispettivamente per treni in arrivo a destinazione entro i 5 ed i 15 minuti. Tali valori risultano al di sopra della media nazionale e rientrano ampiamente negli obiettivi fissati nel contratto di servizio e nella carta dei servizi.
Nell'eventualità di inconvenienti tecnici di esercizio che comportino disservizi per la clientela, Trenitalia mette in atto azioni di intervento immediate, al fine di limitare i disagi per i viaggiatori, e provvede ad
La linea Potenza-Melfi-Foggia è interessata da consistenti interventi di ammodernamento infrastrutturale e tecnologico, in gran parte rientranti nel progetto «Rete Lucana». Per l'esecuzione di tali lavori - che, inevitabilmente, comportano una serie di rallentamenti sulla linea (a semplice binario), con ripercussioni sulla regolarità del servizio -, si è reso necessario effettuare, talvolta, la soppressione di alcuni treni (non in fascia pendolare), con relativa sostituzione con autobus, da cui è derivato un decremento dei livelli di qualità del servizio percepito. Ciò soprattutto in relazione alla maggiore percorrenza, su quella direttrice, degli autoservizi sostitutivi.
Attualmente, i lavori nelle ore diurne sono terminati - ed è, quindi, ripreso il regolare servizio - e proseguono nelle ore notturne, limitando, comunque, l'interferenza sulla circolazione al solo ultimo treno della sera da Foggia a Potenza, sostituito da un bus.
Per quanto riguarda le problematiche legate al comfort di viaggio, si fa presente - ovviamente, è Trenitalia Spa che fa presente - che il materiale rotabile in composizione ai treni di media-lunga percorrenza che effettuano servizio nelle stazioni della Basilicata è analogo a quello impiegato su altre linee del territorio nazionale. Solo per un breve periodo, parte di tale materiale - utilizzato per i treni Intercity - è stato sostituito con carrozze aventi maggiore anzianità di impiego. Ciò per una minore disponibilità di vetture conseguente al noto programma straordinario di miglioramento del decoro, avviato da Trenitalia nell'ottobre scorso.
Trenitalia ha in corso anche un programma di interventi di riqualificazione della flotta ETR 460/480 - utilizzata nei collegamenti Eurostar che interessano la Basilicata -, allo scopo di migliorare il comfort di viaggio, il cui piano (che, a tutt'oggi, ha interessato l'80 per cento della flotta ETR 460/480) prevede interventi mirati, in modo particolare, alla qualità degli ambienti interni.
Per i treni regionali, inoltre, è in fase di realizzazione il graduale restyling dei mezzi utilizzati e si sta esaminando la possibilità di introdurre anche in Basilicata, nel corso del 2006, il nuovo treno Minuetto, ideato e realizzato appositamente per il trasporto locale, utilizzando anche la disponibilità di contribuzione manifestata dall'amministrazione regionale.
Relativamente alla trasformazione in Intercity di una delle due coppie di Eurostar in servizio sulla relazione Roma-Potenza-Taranto e viceversa, che presentava volumi di traffico commercialmente inadeguati per il prodotto Eurostar, si è ritenuto opportuno riorganizzare l'offerta, attraverso l'introduzione anche del collegamento Intercity, al fine di ampliare e differenziare la gamma dei prodotti.
Infine, d'intesa con la regione e con le altre aziende di trasporto pubblico locale, è in fase di studio un sistema di tariffazione integrata in Basilicata, che consentirà di utilizzare, con un solo biglietto, tutti i mezzi pubblici in servizio sulla medesima relazione.
Questa è la risposta che le fornisco in questo momento, onorevole Molinari. Lei ha formulato anche altre considerazioni, e vorrei dedicare altri due minuti del mio tempo a commentare le sue valutazioni.
Vorrei segnalare che sono certamente tra coloro che non sono soddisfatti delle vicende relative a queste società per azioni. Non sono d'accordo, infatti, sul mancato raggiungimento di alcuni obiettivi e di alcuni traguardi.
Non sono soddisfatto di una legislazione che dovrebbe essere modificata per dare al Governo una maggiore possibilità di indirizzo - e, soprattutto, di controllo - ed al Parlamento la possibilità di verificare la situazione delle ferrovie attraverso il controllo del Governo.
Non vi è dubbio che esistono difficoltà oggettive. Tutto ciò credo sia molto chiaro. Vi sono difficoltà e, soprattutto, inadeguatezze nel Mezzogiorno d'Italia, nella fascia
Certamente, vi sono oggettive difficoltà, che voglio evidenziare, dopo aver detto chiaramente che il tono dell'interpellanza in esame è abbastanza serio e deve indurci ulteriormente ad un controllo e ad un'accelerazione, sulla base della normativa esistente e dei poteri che la legge attribuisce al Governo. Ritengo che vi sia una lacuna nella legislazione in vigore. Abbiamo fatto false privatizzazioni in cui, a volte, le società per azioni - quando risponde ai loro interessi - si servono del regime privatistico e - sempre quando risponde ad altri loro interessi - rivendicano il ruolo pubblicistico.
Ritengo che questo sia un dato su cui il prossimo Parlamento dovrà riflettere, per fare giustizia di molte inesattezze e di molte inadeguatezze. Credo che questo dibattito, anche attraverso l'atto di sindacato ispettivo presentato dal suo gruppo parlamentare, onorevole Molinari, sia stato importante ed interessante e, come dicevo poc'anzi, ci auguriamo tutti che esso possa avere conseguenze positive.
Infatti, la parte ufficiale della risposta, ossia i dati forniti da Trenitalia stessa, in maniera burocratica, sono grossolane bugie. Anzitutto, la società non ha nemmeno risposto circa il motivo per il quale non è partito l'Eurocity citato, il 1o gennaio 2006. Inoltre, la percentuale fornita - il 92 per cento - con riferimento alla puntualità dei treni sulla tratta Potenza-Melfi-Foggia...
Ogni volta, Trenitalia risponde che vi sono i famosi piani, i grandi libri, che si stanno studiando i problemi, che si devono effettuare investimenti e studi di progettazione. Addirittura, si starebbe valutando l'opportunità di introdurre in Basilicata anche il Minuetto. Se è indispensabile, si introduca anche tale nuovo treno.
Tuttavia, signor viceministro, sarei lieto se lei invitasse l'amministratore delegato di Trenitalia, il dottor Catania, e gli altri dirigenti a fare un viaggio da Roma verso sud...
Vorrei svolgere un'ultima considerazione. Il Governo, in questi cinque anni, oltre ad avere cambiato i dirigenti di Trenitalia, ha fatto poco. Ha continuato ad operare tagli sulle manutenzioni e, soprattutto, non ha posto al centro dell'attenzione la questione delle ferrovie, salvo in occasione di qualche episodio o fatto negativo. Soprattutto, si è scelto un management, a mio avviso, non all'altezza che, dopo gli incidenti di quest'ultimo mese - mi riferisco anche a quello che si è verificato nelle Marche -, bene avrebbe fatto a rassegnare le dimissioni.
Trenitalia è una società per azioni: se è veramente un'azienda privata, interessata a rendere un servizio efficiente e ad offrire un prodotto di qualità all'utenza, come accade in tutte le società per azioni, se le cose non funzionano, è bene che il management e l'amministratore delegato Testore si dimettano. Si trovi un management più capace, all'altezza di affrontare queste problematiche.
Noi siamo totalmente insoddisfatti della risposta di Trenitalia. Da qui a qualche mese, a parti invertite (è, infatti, legittimo che l'opposizione aspiri al Governo del paese) governeremo questo paese. Daremo risposte più certe in tale direzione, rilanciando il ruolo, la qualità e i servizi di Trenitalia nel nostro paese e, in particolar modo, nel Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
L'articolo 110 del codice della strada stabilisce, inoltre, l'obbligo della carta di circolazione per i rimorchi agricoli di massa complessiva superiore a 1,5 tonnellate.
Ancora, l'articolo 104, comma 2, del codice della strada stabilisce le masse complessive a pieno carico dei rimorchi agricoli ed il successivo comma 8 prescrive che i rimorchi che hanno masse superiori devono essere classificati come macchine agricole eccezionali.
L'articolo 8 del citato decreto ministeriale stabilisce, infine, l'obbligo della revisione ogni quattro anni dei serbatoi adibiti al trasporto e spandimento dei liquami per la circolazione su strada.
Ebbene, sono pervenute da più parti segnalazioni di una, tra virgolette, crescente concentrazione di costruttori verso il centro prove autoveicoli di Brescia per il collaudo e l'omologazione di rimorchi agricoli, aventi portate utili superiori ai limiti stabiliti dal codice della strada, con sempre più ridotta operatività per altri centri prove autoveicoli presenti sul territorio nazionale.
Si tratta evidentemente, signor viceministro, di una sperequazione di valutazione dei centri prove autoveicoli. Pertanto, chiedo cosa intenda fare il Governo non solo affinché vengano rispettate le norme del codice della strada in ordine all'omologazione e al collaudo da parte dei
Al riguardo, va piuttosto evidenziato che, nel territorio interessato dall'attività operativa del centro prove di Brescia, risulta particolarmente elevata la presenza di costruttori di rimorchi agricoli, come rilevato nell'interpellanza, che hanno evidentemente ogni interesse a rivolgersi al centro più vicino per l'effettuazione delle procedure di prova.
Premesso che le norme relative all'omologazione e al collaudo sono paritariamente osservate da tutti i centri prova, si comunica che il decreto ministeriale predisposto da questa amministrazione, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 286 del 9 dicembre 2005, è volto ad aggiornare le procedure di omologazione e collaudo alle vigenti normative, che hanno di fatto superato i contenuti del precedente decreto ministeriale del 27 settembre 1982 che è stato emanato in materia.
Le emanande disposizioni disciplinano la progettazione, la costruzione e l'approvazione dei serbatoi adibiti al trasporto e allo spandimento di liquame utilizzato in agricoltura e dei relativi veicoli.
Inoltre, viene fatto specifico riferimento alle norme che devono essere applicate per la progettazione e la costruzione, nonché quelle da applicarsi ai fini della omologazione e dell'accertamento dei requisiti di idoneità alla circolazione e delle modalità da osservare per l'immissione alla circolazione su strada.
Le valutazioni che lei ha fatto vanno certamente in questa direzione. Da parte del Governo, per ciò che possiamo fare nell'arco del tempo in cui ci è dato di operare, si procederà soprattutto ad azioni di monitoraggio e controllo, affinché queste disposizioni abbiano efficacia e siano pienamente rispettate.
Ci affidiamo certamente anche alla sensibilità, perché alcune cose possono essere previste dalle norme, ma poi sono lasciate al senso di responsabilità e alla sensibilità dei destinatari delle norme stesse.
È importante che tutto ciò sia volto al rispetto delle norme e, soprattutto, a superare eventuali o ipotetiche discriminazioni. L'importante è che il Governo controlli affinché tutti i cittadini possano sentirsi rassicurati dall'efficienza e dalla rispondenza alla legge e, soprattutto, abbiano la possibilità di competere in modo uguale, anche ai fini di vantaggi economici.
In questa interpellanza mi riferisco alle isole Eolie, ma lo stesso discorso vale anche per le isole Egadi e Pelagie, in quanto, essendo siciliano, mi occupo moltissimo di questo problema che riguarda le isole minori.
Se andiamo al caso specifico, lo stato della flotta passeggeri che la Siremar mette a disposizione non solo dei cittadini siciliani, ma di tutti i cittadini italiani, ci rendiamo conto che esiste ancora una nave, che si chiama Piero della Francesca, costruita negli anni Settanta, che viaggia a non più di 15 nodi, mentre le navi moderne viaggiano a 30 nodi. Vi sono disagi per i passeggeri, soprattutto nel periodo estivo, nel transito tra Milazzo e Napoli, a causa di cabine fatiscenti e di una sala ristorazione al limite della decenza igienica.
Sono state messe in linea navi cosiddette nuove, che però nuove non sono, come la Sansovino e la Palladio: si tratta di navi inadeguate per quella tipologia di navigazione e di imbarco-sbarco dei passeggeri nelle isole minori, perché hanno murate altissime che rendono impossibile l'attracco nei porticcioli ed anche nel porto di Lipari, il più grande delle isole Eolie. Tale problema si era già riscontrato nell'isola di Lampedusa, tant'è che una nave fu tolta dalla flotta a seguito di una nostra interrogazione.
Quest'estate è stata inserita la nave Scorpio, una nave quasi moderna ma inadeguata perché troppo grande e con le murate troppo alte: ha dovuto saltare diverse corse per le isole minori perché non riusciva ad attraccare per l'enormità del portellone d'imbarco.
Il viceministro sicuramente riferirà che è in itinere la costruzione di navi ad hoc per le isole Eolie, Egadi e Pelagie: a quanto mi risulta, è stato comunicato dalla direzione dei trasporti che tali navi non verranno più costruite per mancanza di fondi. Signor viceministro, so che lei si impegna al massimo, quanto mi impegno io che, forse, sono rimasto l'unico difensore delle isole minori; ed anche la presente interpellanza si muove in questa direzione.
Vorrei svolgere un ragionamento molto chiaro su tale materia, in modo che il Parlamento prenda contezza della situazione, senza nascondere le difficoltà che vi sono, così che ognuno si assuma le proprie responsabilità. Cercherò di rispondere alle questioni poste dall'onorevole Fallica e dagli altri colleghi presentatori dell'interpellanza urgente.
Onorevole Fallica, in merito al piano dei collegamenti marittimi delle società del gruppo Tirrenia - che ritorna continuamente nei nostri interventi e nelle nostre valutazioni -, si fa presente che la riduzione degli stanziamenti ha creato notevoli problematiche per la gestione dei predetti servizi. Lo stanziamento iniziale di bilancio disponibile per il corrente esercizio ammonta a 235.700.000 euro, di cui 181.900.000 per il pagamento dei servizi marittimi nel 2005 e 53.800.000 necessari alla copertura di debito verso il gruppo Tirrenia in relazione al saldo di sovvenzione, peraltro già erogati.
Il sopra citato importo aggiuntivo di euro 53 milioni 800 mila è stato previsto dalla legge finanziaria per il 2005 per sanare i debiti dello Stato, per cui vi è stato un generale aumento dei costi nel settore marittimo ed una contestuale riduzione dei noli dovuti a politiche commerciali più aggressive poste in essere dalla concorrenza. Di conseguenza, gli stanziamenti 2003 e 2004 - 155 milioni di euro - sono stati adeguati ai fabbisogni effettivi, pari, rispettivamente, ad euro 181
La situazione sopra descritta fa emergere un trend in aumento delle risorse necessarie alla copertura degli obblighi di servizio pubblico a cui le società del gruppo Tirrenia sono tenute. La legge finanziaria per il 2006 sembra viceversa andare in direzione opposta, in quanto prevede un drastico ridimensionamento dello stanziamento del capitolo 2041, passando dagli attuali euro 181 milioni 900 mila a euro 128 milioni 239 mila per il 2006 e 2007 e ad euro 129 milioni 294 mila per il 2008, anno di scadenza della vigente convenzione che regola il rapporto fra lo Stato e le società gruppo Tirrenia esercenti il trasporto ed il collegamento marittimo. Con provvedimento in corso, il Ministero dell'economia e delle finanze ha tuttavia disposto l'aumento delle risorse disponibili per l'anno 2006, prevedendo lo stanziamento di ulteriori 50 milioni di euro. Pertanto, i servizi effettuati verso le isole dalla Tirrenia non subiranno contrazioni per il corrente anno, pur in presenza di interventi necessari ad ottimizzare il sistema.
Onorevole Fallica, lei parla anche di ammodernamento della flotta ed ha fatto riferimento alla Sansovino, alla Piero della Francesca, alla Palladio ed alla Scorpio: purtroppo, questi programmi non rappresentano una previsione realistica. Ritengo che tutta la materia vada profondamente rivista per le enormi difficoltà, le preoccupazioni ed i problemi che noi abbiamo avuto e che io ho avuto per assicurare il collegamento non soltanto con le isole minori ma con tutte le isole. O qui si fa un'azione forte, complessiva ed esaustiva, oppure avremo sempre delle difficoltà. Certamente, gli interventi devono essere per i porti e per la flotta, perché ci devono essere porti con delle strutture adeguate anche a supportare l'attracco di certe navi - quasi moderne, lei le definiva - , che hanno difficoltà ad attraccare proprio per le infrastrutture non adeguate di alcuni porti; oppure bisogna fare delle navi che siano adeguate all'attracco in questi porti.
Non c'è dubbio che le cose che ho detto possono sembrare una piccola risposta ma in realtà rappresentano una grande risposta, e per avere anche l'ulteriore aggiornamento - lo dico tra virgolette - da parte del Ministero dell'economia e delle finanze c'è stato un grande lavoro e un grande impegno. Noi abbiamo una convenzione che scade nel 2008 e siccome il dante causa è il Ministero dell'economia e delle finanze, se questa situazione si protrarrà, questo onere, ovviamente, se lo accollerà direttamente chi gestisce questa convenzione, ossia lo stesso Ministero dell'economia e delle finanze. Infatti, noi abbiamo oggettive difficoltà per cui il Ministero dell'economia e delle finanze, oltre a gestire le risorse, gestisce la convenzione ed assicura i servizi. Se questa situazione si protrarrà, sarà difficile per il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti gestire questa materia.
Questa non è, di fatto, una competenza forte perché non si può gestire con le risorse date; deve essere il Ministero dell'economia e delle finanze ad assumersi la responsabilità. Questa competenza non la vogliamo, perché non facciamo i «passacarte» di nessuno. O ci si mette in condizione di svolgere una politica che assicuri il collegamento con le isole oppure il Ministero dell'economia e delle finanze non difenda soltanto il proprio «gruzzolo» di risorse con le varie competenze di società per azioni, ma gestisca esso stesso la situazione ed assicuri il collegamento con le isole, visto che abbiamo fatto dovunque società per azioni.
Abbiamo difficoltà anche nell'area di Napoli con le piccole isole, dove esiste il problema della concorrenza con i privati
Per quanto ci riguarda, onorevole Fallica, stiamo assicurando i servizi; stiamo operando in questa direzione. Non vi sarà alcun ridimensionamento. È un impegno portato avanti, forse a volte in solitudine, ma con grande senso di responsabilità e, soprattutto, con grande consapevolezza della situazione di alcune isole. Lei sa che alcune vicende hanno tolto il sonno a molti di noi, perché vi sono state manifestazioni, blocchi e tensioni. Ritengo che tali vicende non possano riguardare un solo ministero se poi questo ministero non ha risorse, ma il Governo nel suo complesso e certamente il Ministero dell'economia e delle finanze.
Mi assumo la responsabilità di ciò che dico, senza infingimenti e senza coperture. Lei, onorevole Fallica, fa riferimento alle Egadi, alle Eolie alle Pelagie, ma vi sono i problemi delle isole toscane, campane. O adeguiamo la nostra flotta offrendo un servizio pubblico, sociale forte oppure, per paradosso, eliminiamo le isole dall'Italia. Ma le isole esistono e, quindi, dobbiamo assicurare il servizio senza slittamenti e senza addentrarci sul terreno di visioni privatistiche camuffate che hanno altre storie e vicende che non appartengono alla nostra responsabilità e alla nostra storia.
Aggiungo però che qualche cosa deve essere realizzato. Non si possono, soprattutto nel periodo invernale, abbandonare queste persone, che hanno disagi enormi considerando che alcune isole sono distanti dalla terraferma e, spesso, non hanno neanche la disponibilità del trasporto aereo per il maltempo. Bisogna prodigarsi al massimo.
Il suo ragionamento, signor viceministro, è più che giusto e sarei d'accordo a metà sull'ipotesi di aprire al mondo delle compagnie private, perché è giusto - come ha dichiarato lei - che sia lo Stato a garantire i trasporti.
Si tratta di una circonvallazione della città, il cui costo iniziale previsto ammonta a 441 milioni di euro per sei anni di lavoro; di un tracciato di 11 chilometri, largo 10 metri e 20 centimetri, con tre gallerie di cui due su frane attive (il progetto sarebbe, ma così non è, come spero venga precisato, anche modificato in alcune parti), con un grande svincolo a sud sopra il torrente Boite, sostenuto da 23 pilastri, un viadotto a sei campate in località La Riva-Miramonti, altri ponti-viadotto e gallerie artificiali, una lunga bretella con muri di cemento alti fino a dieci metri, altro svincolo a nord in un'area a rischio frane alla base del Monte Pomagagnon.
Questa opera è stata inserita, secondo le previsioni della legge obiettivo, tra le opere considerate strategiche; in effetti, con delibera CIPE del 18 marzo 2005, l'opera viene inclusa nell'elenco delle infrastrutture che il Governo ritiene fondamentali, ed anche nel Documento di programmazione economico-finanziaria 2005-2008 si prevede l'inserimento di tale opera
Il primo interrogativo molto serio, cui spero il Governo non intenderà sottrarsi, è come mai si è scelto di inserire tale opera tra quelle considerate strategiche e che, quindi, rivestono una certa valenza nazionale ed internazionale, come per voi, ma non per noi, il ponte di Messina o il passante autostradale di Mestre.
Tra le motivazioni addotte è il collegamento di quest'opera al corridoio 5, il quale prevede, per quanto riguarda la sua progettualità complessiva, dei collegamenti che salgano all'incirca di 160 chilometri dal percorso lineare conosciuto.
Vorremmo, pertanto, sapere - spero che il Governo oggi ci fornisca una risposta al riguardo - le motivazioni oggettive, e non quelle di convenienza, che hanno portato a questa scelta.
Un'altra questione è la seguente: nel piano regolatore del comune di Cortina non esiste una previsione viabilistica di questo tipo né in altri strumenti urbanistici a scala più vasta.
A livello provinciale non mi risulta che esista una previsione di questo tipo né mi pare si sia sviluppato in sede di comunità montana, di cui Cortina fa parte, un dibattito che abbia avuto un dato esito, vale a dire in direzione di questo tipo di viabilità che risulta necessario a Cortina.
Siamo consapevoli dell'importanza di risolvere, da tutti i punti di vista, il problema del traffico che si evidenzia in questa straordinaria area della mia regione, del nostro paese.
Tuttavia, non mi risulta che vi sia stata una evoluzione del dibattito che abbia condotto alla condivisione di questa scelta, che avrebbe dovuto coinvolgere quantomeno le realtà che insistono nel medesimo territorio, ad esempio, San Vito di Cadore. Penso al dibattito non ancora concluso che ha coinvolto tutti i sindaci dei comuni attraversati dal passante, che dovrebbe costituire la soluzione del traffico sulla tangenziale di Mestre.
Il progetto ANAS sembra calato dall'alto senza che vi sia stato un dibattito istituzionale con la provincia, la comunità montana e gli altri comuni, né il coinvolgimento - ciò è gravissimo trattandosi di un'opera strategica - della cittadinanza di Cortina.
Il progetto ANAS propone una soluzione esclusivamente ingegneristica, che sarebbe anche giusta se derivasse dal rispetto di tutti i vincoli gravanti su questa realtà particolarmente fragile e che comunque sussistono ogni qual volta si interviene sulla viabilità di un'area di montagna i cui vincoli sono di ordine regionale e comunitari.
Vorrei soffermarmi sul problema della trasparenza. Di questo intervento così aggressivo si è occupata oltre che la stampa locale anche quella nazionale. Proprio oggi, a pagina 16 de la Repubblica, è possibile leggere un articolo, a firma Giovanni Valentini, intitolato: «Se Cortina diventa uno svincolo». Ve ne consiglio la lettura perché è anche molto gradevole.
Il problema è che vi sono interessi legittimi che risultano intaccati da tali scelte. Vi sono interessi e diritti la cui tutela è garantita dalle leggi, che impongono allo Stato e agli enti locali, nel momento in cui si interviene sui territori, di seguire una serie di procedure.
Coloro che intendevano presentare le osservazioni al progetto, secondo la procedura prevista da tutta la legislazione inerente la valutazione di impatto ambientale, non hanno potuto disporre per tempo della documentazione necessaria. Solo grazie ad un rappresentante legale di grande competenza, l'avvocato Cerruti, si è potuto procedere, con l'acqua alla gola, alla presentazione delle osservazioni.
Va anche riconosciuto il merito di una corrispondente del Corriere delle Alpi che, a luglio, leggendo per caso le pagine dei giornali riservate alla politica estera, ha notato l'avviso dell'ANAS.
Tale giornalista non ha potuto, se non con grande fatica, recandosi addirittura a Venezia presso la sovrintendenza, acquisire la documentazione, poiché il comune, secondo quanto da lei riferito, non ne
Vi è, dunque, un problema di trasparenza. Nell'interpellanza vengono sintetizzati i vari passaggi, per sottolineare che vi è stata una vera e propria fatica da parte della cittadinanza, che avrebbe dovuto essere democraticamente coinvolta nelle scelte, nelle decisioni e nei percorsi, per potersi documentare sufficientemente e dibattere. È stato solo per iniziativa dei cittadini stessi, successivamente costituitisi in comitati, che si è sviluppato un dibattito pubblico degno di questo nome.
Il sindaco di Cortina, il 25 agosto, finalmente presenta il progetto al proprio consiglio comunale, alla maggioranza e alla minoranza, ed organizza anche una conferenza stampa. Tuttavia, solo successivamente, il 27 settembre, il progetto viene presentato in un consesso pubblico, anche alla presenza del progettista dell'ANAS.
L'interpellanza contiene riferimenti, anche molto circostanziati, a una serie di questioni. In primo luogo, se l'opera deve essere strategica, dovrebbe esserlo nel senso di inserirsi in una soluzione viabilistica a scala sicuramente più vasta rispetto a quella, estremamente locale, costituita da una circonvallazione. La minoranza del consiglio comunale ha presentato un'ipotesi progettuale alternativa e con minore impatto. Siamo tutti d'accordo, anche noi Verdi, sulla necessità di operare correttamente, ed è possibile farlo.
Inoltre, dal momento che vi devono essere una prospettiva e un approccio strategici, mi chiedo: è possibile che, in una situazione così delicata, non si pensi ad un'alternativa al trasporto su gomma e non si pensi, dunque, a proporre il trasporto ferroviario, che un tempo esisteva e attraverso il quale era possibile raggiungere queste località dalla bellezza che definirei straordinariamente struggente? Non è possibile pensarla diversamente, quando vi sono a disposizione una modalità, un approccio e soluzioni davvero innovative e da terzo millennio, e non ancorate ad una visione ottocentesca o novecentesca, come il progetto in questione. Peraltro, la sovrintendenza per i beni architettonici ed il paesaggio ha espresso parere sfavorevole sul progetto, a causa dell'eccessivo impatto negativo sul valore paesaggistico e ambientale che le aree attraversate rivestono. In considerazione poi della fragilità, anche dal punto di vista geologico e geodinamico, del territorio, mi chiedo se esista una valutazione approfondita ed indagini che ci lascino tranquilli.
Alcuni interventi, anche recentemente, sulla stampa nazionale e locale, denunciano (mi riferisco al professore Genevois, docente di geologia applicata all'università di Padova) che il progetto ANAS manca di uno studio preventivo sullo stato del territorio dove si vuole scavare e che l'area coinvolta è franosa: c'è stato un monitoraggio per anni ed anni, eseguito dal gruppo di lavoro dell'università di Padova, e sono state individuate 325 colate detritiche. Le gallerie previste si inserirebbero appunto in corpi di frana.
Gli interventi che costituiscono la variante all'abitato di Cortina d'Ampezzo sono inquadrabili nella previsione programmatica relativa a nuove opere funzionalmente complementari a quelle già
La delibera CIPE n. 3 del 2005 ha integrato il primo programma di infrastrutture strategiche con la variante di Cortina.
Il tracciato presenta uno sviluppo complessivo pari a 11, 38 chilometri, di cui circa 9, 30 chilometri di galleria naturale; la sezione stradale adottata è categoria C1, di larghezza complessiva pari a 10, 50 metri.
Per il progetto preliminare e lo studio di impatto ambientale in argomento è stato avviato il procedimento di approvazione, con regolare avviso pubblico del 21 luglio 2005, ai sensi e per gli effetti della normativa vigente.
L'ANAS sta predisponendo studi ed analisi che tengono conto delle osservazioni pervenute dalla pubblicazione del progetto ad oggi, nell'intento di approfondire alcuni aspetti tecnici. È questo il caso del completamento ad est, in cui si è studiata, su richiesta del comune di Cortina d'Ampezzo, una possibile alternativa per un nuovo innesto sulla strada statale 48, in località Alverà. Tale studio ha avuto come scopo la verifica della fattibilità tecnica della nuova soluzione e farà parte integrante del progetto, compatibilmente con l'iter procedurale.
L'intervento in argomento si propone di eliminare dall'abitato di Cortina d'Ampezzo sia i traffici di penetrazione verso il centro turistico, con destinazione ad aree di parcheggio esistenti, distribuite diffusamente al suo interno, che quelli di attraversamento caratterizzati da una significativa percentuale di mezzi pesanti. Sono evidenti i benefici in relazione all'inquinamento acustico ed atmosferico sulla popolazione residente e sul settore turistico dei servizi, fonte economica primaria dell'intera area.
Il progetto tende a limitare al massimo gli eventuali impatti negativi sull'ambiente e il paesaggio, garantendo nel contempo i requisiti di livello di servizio e di sicurezza indispensabili per l'infrastruttura; in questa ottica, si è sviluppato un tracciato che si estende prevalentemente in galleria (82 per cento dello sviluppo complessivo e, escludendo i collegamenti con la viabilità esistente, 92 per cento).
La riorganizzazione della mobilità dell'area si completa con la realizzazione di una bretella di collegamento ad un'area di parcheggio di scambio, che il comune prevede di realizzare nella zona ad ovest dell'abitato (SIM: Sistema Integrato di Mobilità), in prossimità di due nuovi impianti di risalita verso gli impianti sciistici esistenti.
Si evidenzia che le linee di risalita esistenti stanno per entrare in disuso e dovranno essere nel futuro delocalizzate, in quanto anch'esse convergono in corrispondenza dell'abitato contribuendo all'incremento della congestione del centro. La connessione tra questa nuova area di servizi turistici ed il centro urbano disporrà di un collegamento ad alta frequenza con sistemi shuttle elettrici o con people mover. Detto intervento complessivo consisterà nello spostare i traffici veicolari di penetrazione che attualmente raggiungono il centro urbano verso la nuova area di scambio e servizi, con ulteriore alleggerimento del carico veicolare di penetrazione.
Tali interventi permetteranno una completa riorganizzazione della mobilità interna del centro abitato, con grandi aree pedonali liberate dal traffico sia di attraversamento sia di entrata al centro di Cortina; la sosta potrà avvenire al parcheggio di scambio, a cui l'accesso è garantito dallo svincolo di Cortina sud, eliminando la continua circuitazione dei veicoli a ridosso delle aree pedonali alla ricerca di parcheggio.
Con la realizzazione della variante al centro abitato diminuiranno in modo notevole i tempi di percorrenza dei veicoli e, quindi, l'inquinamento atmosferico ed acustico, attualmente a livelli inaccettabili, soprattutto nei periodi festivi.
L'ANAS fa presente che la realizzazione di un'infrastruttura complessa come
Le scelte progettuali, intese come soluzione alle diverse problematiche e come identificazione degli interventi e delle opere, hanno subito, perciò, diversi livelli di verifica ed approfondimento, tesi a limitare al massimo gli eventuali impatti negativi sull'ambiente e sul paesaggio, pur garantendo la fattibilità delle opere e i requisiti di livello di servizio e di sicurezza necessari al corretto funzionamento all'infrastruttura.
Ad esempio, dello sforzo progettuale operato, la società stradale pone in evidenza la soluzione proposta per lo svincolo di Cortina e la relativa interconnessione con il previsto Sistema integrato della mobilità programmato dal comune. Infatti, considerando la complessità del nodo, sia l'ubicazione dello svincolo, sia la scelta delle tipologie costruttive che delle stesse opere hanno risposto alle seguenti necessità: rispetto delle norme sul servizio e la sicurezza dell'infrastruttura; accoglimento delle indicazioni degli enti locali sullo sviluppo della rete dei trasporti e della mobilità; minimizzazione dell'interferenza con il versante in destra idrografica sede, nel passato, di diffusi fenomeni di instabilità, attualmente stabilizzati; rispetto dei franchi idraulici anche per fenomeni di piena con tempi di ritorno pari a duecento anni; minimizzazione dell'intrusione visiva delle opere in un ambito di particolare pregio paesaggistico.
L'insieme di tutti questi elementi ha portato a definire il quadro all'interno del quale è stato studiato l'inserimento delle opere; inoltre, si è cercato di utilizzare gli interventi progettuali anche ai fini di un miglioramento di alcune situazioni territoriali ad oggi critiche. È il caso, ad esempio, della sistemazione del versante in sinistra del Boite dove, tra le opere previste per la realizzazione della bretella in direzione della strada statale n. 48, sono stati dimensionati degli interventi di stabilizzazione dell'intero versante che, attualmente, si presenta in condizioni precarie di stabilità.
Gli studi geologici e geomorfologici hanno portato ad individuare dei fenomeni franosi che, se non stabilizzati, sono destinati ad interessare direttamente anche le abitazioni poste subito a monte. In questo caso, come in altri presenti all'interno del progetto, risulta evidente, perciò, l'attenzione posta dai progettisti nella definizione di scelte effettivamente attente alla situazione territoriale e alla sua possibile evoluzione. In merito, si sottolinea la cura avuta nel progettare le opere in sotterraneo, in cui si è proceduto alla definizione di un quadro geologico-geomeccanico, all'individuazione del comportamento dell'ammasso, allo scavo e alla scelta delle modalità di avanzamento.
Nell'intero processo progettuale si è tenuto conto dei potenziali imprevisti legati alle caratteristiche dei suoli, compensandoli con l'impiego dei più moderni metodi progettuali e realizzativi che permettono di garantire la fattibilità dell'intervento. Ricordando che il progetto in argomento è in fase preliminare, a supporto delle scelte progettuali proposte e per un'eventuale affinamento delle stesse, durante lo sviluppo del progetto definitivo ed esecutivo verranno realizzati altri approfondimenti progettuali, con indagini geognostiche in sito.
L'ANAS, comunque, sottolinea che gli interventi proposti garantiscono la certa fattibilità dell'opera e che i movimenti franosi di cui si parla hanno caratteristiche di spessore e dimensioni tali da non interessare le gallerie progettate.
In tutti i casi, la tipologia dei terreni e degli ammassi rocciosi e detritici presenti in tutta la conca ampezzana non presenta nessuna particolare difficoltà alla realizzabilità di opere in sotterraneo. Con le tecnologie oggi presenti, si costruiscono gallerie in terreni e situazioni molto più complesse: basti pensare alle galleria in costruzione sotto gli Appennini (TAV e
Per la parte relativa alle considerazioni di tipo trasportistico, i dati sono stati desunti dal Piano urbano di traffico (PUT), adottato dal comune di Cortina d'Ampezzo nel 2001.
Relativamente alle valutazioni generali sulle potenzialità di attrazione di nuovi traffici del progetto di variante della statale n. 51 all'abitato di Cortina d'Ampezzo, sono state fatte considerazioni comparative rispetto ai maggiori itinerari ad oggi esistenti. A tale scopo, è stato opportuno approfondire i seguenti aspetti: definizione dei valichi di confine tra Italia ed Austria e loro appartenenza ad itinerari europei; valutazione delle percorrenze sulle differenti ipotesi di percorso; infine, specifiche valutazioni sui percorsi validi per la relazione Mestre-Salisburgo.
Riassumendo i risultati delle valutazioni, l'itinerario costituito dalla A27-SS51 potrebbe risultare alternativo al percorso A22-A4, di collegamento tra il Brennero e la zona ad est del nodo di Venezia, ed all'itinerario E55 tra il nodo di Venezia e Innsbruck, che valica il confine utilizzando il Tarvisio.
In conclusione, l'ANAS informa che quello in argomento si propone come intervento localizzato di variante ad un centro abitato. L'intervento stesso, considerando tutti i possibili percorsi analizzati, porta ad un miglioramento dell'offerta di trasporto stradale, che varia da un minimo dell'1,8 per cento ad un massimo del 6 per cento della lunghezza complessiva del tragitto. Coloro che attualmente utilizzano l'infrastruttura esistente, e continueranno ad utilizzarla una volta entrato in esercizio il by-pass di Cortina, saranno spostati dall'attuale sede della strada statale n. 51 alla nuova sede in progetto, con evidenti benefici per l'area urbana in termini di miglioramento della congestione stradale, sicurezza sulla viabilità urbana, riduzione di rumore e di inquinamento per i residenti ed i turisti. La caratteristica del progetto (by-pass urbano e non direttrice di penetrazione alternativa a percorsi differenti) è avvalorata dal progetto dello svincolo a sud di Cortina, in studio da parte dell'amministrazione comunale (SIM) e finalizzato a servizio del polo di scambio modale.
Obiettivo esplicito di questo nodo viario è servire il traffico di penetrazione al centro urbano di Cortina, spostando quota della domanda passeggeri dalla strada alla ferrovia leggera attraverso il collegamento al people mover, consentendo di utilizzare, allacciandolo in modo efficace alla rete di trasporto stradale, un collegamento su rotaia di tipo metropolitano leggero di superficie, alternativo alla strada, così decongestionando ulteriormente l'area urbana da traffico ed inquinanti.
Riguardo a quest'ultima tematica, i calcoli e le proiezioni effettuate per la valutazione dei coefficienti di emissione pervengono ad una stima di diminuzione delle emissioni inquinanti di oltre il 25 per cento.
Il miglioramento alle condizioni di circolazione produrrà variazioni differenti, in valore sia assoluto sia percentuale alle emissioni di veicoli, ma comunque di segno negativo (diminuzioni) su tutte le classi veicolari.
Innanzitutto, la risposta alla nostra interpellanza è costituita da un documento a firma ANAS, quindi da un documento dell'ANAS. Invece, noi avremmo voluto conoscere anche dal Governo il motivo della scelta operata.
Adesso, interloquiamo in merito alla risposta illustrata in quest'Assemblea ed elaborata dall'ANAS. Innanzitutto, in essa mancano le previsioni di traffico futuro. I volumi documentati nel piano urbano del traffico indicano che, in alta stagione (vorrei si verificasse il traffico che c'è, a Cortina D'Ampezzo, a Natale, piuttosto che a novembre o a ottobre, o in altri mesi in cui non c'è il turismo alpino), per il 70 per cento si registra traffico di penetrazione, ovvero un traffico che ha come punto di destinazione l'abitato di Cortina, con provenienza da sud. Il quadro programmatico dello studio di impatto ambientale evidenzia che la variante serve per convogliare al di fuori del paese il traffico di attraversamento, vale a dire il 30 per cento del traffico totale. Trattandosi di un traffico potenziale pari a 17 mila autovetture al giorno, l'investimento sarebbe utile per quel 30 per cento del traffico totale, vale a dire per i 5.100 autoveicoli che corrispondono, appunto, a questa percentuale. È un interrogativo al quale non è stata data assolutamente risposta.
Un altro problema è costituito dal fatto che la realizzazione di quest'opera - mi pare che anche dalla lunga esposizione di oggi si sia evinto abbastanza chiaramente - comporta un impatto fortissimo, uno sconvolgimento della valle - io dico -, e la negazione di alcuni fondamentali principi sia di metodo sia di analisi cui la valutazione di impatto ambientale dovrebbe attenersi.
Il tracciato non tiene poi assolutamente conto dei concetti di base della legge n. 97 del 1994 (recante nuove disposizioni per le zone montane), i quali ribadiscono come lo sviluppo della montagna debba avvenire attraverso la tutela e la valorizzazione delle qualità ambientali e delle potenzialità endogene dell'habitat montano. Inoltre, tale tipo di opera non rispetterebbe una delle fondamentali leggi regionali del Veneto, l'importante legge urbanistica n. 11 del 2004 (Norme per il governo del territorio), la quale prevede il non avvio di interventi progettuali impattanti in assenza di una valutazione strategica dei piani stessi, in conformità alla direttiva 2001/42/CE, del 27 giugno 2001.
Trattandosi di un sito - quello di Cortina - altamente sensibile a livello geo-ambientale e paesaggistico e di un progetto che prevede importanti trasformazioni permanenti del territorio, l'analisi degli impatti dell'opera doveva essere svolta con estrema precisione e accuratezza; invece, è stata prodotta una carta delle criticità percettive del tutto inadeguata, a tal punto che, nel capitolo 73 - Ricadute sul paesaggio (pagine 122 e 123) -, è possibile leggere (e oggi ne abbiamo conferma): nelle fasi di approfondimento progettuale si dovrà quindi porre una particolare attenzione alle architetture delle opere, ai colori, ai dettagli costruttivi e di arredo. Oggi, ci viene comunicato che ben altri accorgimenti verranno adottati proprio per risolvere tutti i punti critici da più parti sollevati.
Noi, ovviamente, aspettiamo di vedere il lavoro conclusivo, progettuale ed anche
Dobbiamo anzitutto ringraziare la Soprintendenza per i beni architettonici ed il paesaggio che, nella persona del soprintendente Monti, ha seguito con molta attenzione il progetto, sottolineando tutti i gravi aspetti negativi. Nella risposta presentata dall'ANAS, il soprintendente, preposto appunto alla tutela dei beni paesistici e ambientali, non viene evidentemente tenuto in alcuna considerazione.
Per concludere, ci auguriamo che il progetto venga fermato; sappiamo benissimo, peraltro, che le risorse per il suo finanziamento sono totalmente aleatorie.
Il progetto non risolve assolutamente il problema viabilistico della valle del Boite; anzi, lo ignora totalmente. Ritengo che, per fortuna, i problemi di traffico e di inquinamento preoccupante di questa straordinaria realtà montana troveranno nel nuovo Governo e nel nuovo programma (e nella sua realizzazione) un'altra soluzione, risposte più adeguate e sicuramente più efficienti, rispettose dell'ambiente, delle persone e della vera democrazia.
Pensavo e speravo che non ci sarebbe stato bisogno di aggiornare il mio strumento di sindacato ispettivo, ma mi sbagliavo, poiché i dati contenuti nell'interpellanza urgente che ho presentato devono essere rivisti e, di conseguenza, dovrebbe essere rettificata anche la risposta che il signor viceministro fornirà. Sabato scorso, infatti, altri cinque giovani di Canicattì hanno perso la vita sul medesimo tracciato da me indicato, vale a dire la strada statale n. 640 Agrigento-Caltanissetta. Ignoro quali siano le cause che hanno provocato quest'ultimo incidente, ma tant'è: purtroppo, su questa strada, si continua a morire!
Passo adesso ad illustrare l'interpellanza da me presentata, che si riferisce alla morte di altre quattro persone avvenuta il 14 dicembre 2005. Per la verità, le persone morte erano sei (in due diversi sinistri), ma ben quattro sono decedute nel corso di un incidente occorso sulla strada statale Agrigento-Caltanissetta.
Su questo tratto, tristemente conosciuto come «la strada della morte», quella volta hanno perso la vita quattro emigrati che dalla Germania tornavano nella loro terra (Canicattì) per riabbracciare i propri cari, in occasione delle feste natalizie.
La strada statale n. 640 è stata realizzata agli inizi degli anni Settanta, e risulta assolutamente inadeguata rispetto alla notevole densità del traffico di oggi.
Sulla base di tali valutazioni, nonché della condivisa consapevolezza che la Sicilia manca di autostrade, di porti, di aeroporti e di treni ad alta velocità, oltre che di una serie di servizi che ne dilatano la distanza dalle altre regioni più fortunate, le province regionali di Agrigento e Caltanissetta, raccordandosi con l'ANAS, avevano, con fondi propri, approntato il progetto di raddoppio della medesima strada statale.
Tale progetto è da tempo esecutivo, ma né tra i programmi del Governo Berlusconi, né, al di là delle promesse elettorali
La Sicilia, al di là del ponte sullo Stretto, ha bisogno dello Stato per venire a capo del cronico deficit di infrastrutture, necessarie anche a creare condizioni di sviluppo e di occupazione.
Si chiede, pertanto, quando il Governo riterrà necessario attivare le procedure idonee per il finanziamento dell'opera, al fine di garantire una corretta e sicura circolazione sulla strada statale n. 640 Agrigento-Caltanissetta.
Credo siano temi ed argomenti importanti, e ritengo che la realizzazione della infrastrutture stradali debba sicuramente meritare attenzione ed approfondimenti sempre maggiori. Vorrei dire, con estrema tranquillità, che non si tratta di chi in questo momento sta al Governo. A tal proposito, vorrei rivolgermi alla carissima collega Zanella, che stimo.
Infatti, anche sul progetto della strada cui la stessa ha fatto riferimento, l'onorevole Zanella ha rappresentato una sua scuola di pensiero dal punto di vista tecnico, che si contrappone ad altre valutazioni, sempre di natura tecnica. Ebbene, vorrei segnalare che tale progetto era compreso nell'ambito di un programma costruito ed elaborato da un Governo certamente non ostile a lei e alla sua parte politica, onorevole Zanella. Pertanto, vorrei osservare come, nel caso in oggetto, si tratti di scuole di pensiero e di valutazioni tecniche, come quelle che lei ha posto in essere: ecco perché le ho detto che occorre cambiare la legge in materia.
Non si tratta di un problema dell'ANAS, poiché essa fornisce valutazioni tecniche. Non mi trovo nelle condizioni di possedere una conoscenza tecnica così approfondita, perché ciascuno fa il proprio mestiere, mentre ho constatato che lei, onorevole Zanella, ha invece dimostrato competenza in materia, anche se rappresenta una scuola di pensiero che ritengo sia minoritaria - almeno in base alle carte di cui siamo in possesso - rispetto alle valutazioni generalizzate che vengono diffuse sul territorio.
Tornando all'interpellanza dell'onorevole Milioto, la cui illustrazione ho seguito con molta attenzione, il potenziamento della strada statale n. 640 rientra tra le infrastrutture strategiche di interesse nazionale di cui alla legge obiettivo, come individuate dalla delibera CIPE n. 121 del 2001. L'opera riguarda la realizzazione di una nuova strada a quattro corsie, due per senso di marcia, lungo l'attuale corridoio individuato dalla statale n. 640, nel tratto compreso indicativamente tra il chilometro 9,800 ed il chilometro 74,300, che congiunge i capoluoghi di provincia di Agrigento e Caltanissetta, per una lunghezza di 64,5 chilometri.
La progettazione finalizzata all'appalto dell'opera di cui trattasi trae origine dalla progettazione preliminare realizzata nell'anno 1999 dall'ANAS. Tale primo livello progettuale è stato posto a base delle convenzioni stipulate dall'ANAS con le amministrazioni provinciali di Agrigento e Caltanissetta, per i rispettivi ambiti territoriali di intervento, finalizzate al cofinanziamento ed affidamento dei successivi livelli progettuali. L'ANAS ha, quindi, riferito sullo stato di attuazione della progettazione, distinto per gli ambiti territoriali sopra indicati.
Per quanto attiene al tratto compreso nella provincia di Agrigento, tra il chilometro 9,800 ed il chilometro 44,400 dell'attuale strada statale n. 640, l'ANAS ha evidenziato che la progettazione definitiva e lo studio di impatto ambientale, l'esecuzione dei rilievi aereofotogrammetrici e topografici, nonché la consulenza geologica e geotecnica, relativamente al tratto
Le procedure sono state completate con l'approvazione ed il finanziamento dell'opera nell'ambito della seduta del CIPE dello scorso 2 dicembre 2005. L'intervento, per il tratto in esame, risulta pertanto completamente già finanziato, con la compartecipazione di risorse regionali e statali.
In particolare, onorevole Milioto, il finanziamento dell'opera è coperto, per 389 milioni di euro, da fondi resi disponibili dalla regione siciliana, di cui alla delibera CIPE 20/2004, e, per i restanti 205,6 milioni di euro, con delibera CIPE del 2 dicembre 2005, a valere sui fondi FAS.
Nel 2006 l'ANAS indirà la gara per l'affidamento al contraente generale della progettazione esecutiva e della costruzione.
Relativamente al tratto compreso nella provincia di Caltanissetta, tra i chilometri 44,400 e 74,800 dell'attuale strada statale n. 640, l'ANAS comunica che l'affidamento per la progettazione definitiva, ossia per l'esecuzione dei rilievi aereofotogrammetrici e topografici, nonché per la consulenza geologica e geotecnica relativamente al tratto dell'opera ricadente nell'ambito territoriale della provincia di Caltanissetta, è oggetto di convenzione sottoscritta il 6 dicembre 2000 tra l'ANAS e la suddetta amministrazione provinciale, cui competeva l'onere di affidamento delle attività progettuali richiamate.
Con nota 4 giugno 2002, l'ufficio periferico ANAS per la Sicilia è stato autorizzato a stipulare la rettifica all'originaria convenzione che si è resa necessaria per le sopravvenute norme sulla quantificazione degli onorari professionali a base del calcolo dei corrispettivi per la progettazione. In data 25 giugno 2002, il compartimento per la Sicilia ha provveduto a stipulare l'atto di rettifica con la provincia di Caltanissetta. Nel dicembre 2002 l'ANAS ha richiesto alla provincia di Caltanissetta lo stato di attuazione del procedimento finalizzato all'affidamento della progettazione oggetto di convenzione.
Nel novembre 2003 la provincia di Caltanissetta ha comunicato la volontà di voler recedere dalla convenzione per il cofinanziamento della progettazione stipulata con l'ANAS, in quanto le somme allo scopo necessarie risultavano reperibili nell'ambito dell'accordo di programma quadro 2001, stipulato dall'ANAS con la regione siciliana ed il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
Pertanto, nell'ottobre 2005, l'ANAS ha avviato e concluso le procedure di affidamento della progettazione definitiva dell'opera e lo studio di impatto ambientale. Allo stato, la fase progettuale è in corso di svolgimento e se ne prevede la conclusione entro il primo semestre 2006.
Mi sento di fare un commento a tutto questo. Certamente, le procedure e le sottoprocedure comportano tempi lunghissimi, anche se la legge obiettivo ha certamente concorso a ridurre questa mole di lavoro, ridimensionando i tempi. Come si può vedere, queste opere stanno andando avanti nei tempi prefigurati da una serie di fatti e di dati. Credo che questo sia un problema serio, che voglio evidenziare, proprio per raccordarmi alle preoccupazioni e alle sollecitazioni dell'onorevole Milioto.
Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, per quanto di sua competenza, con riferimento alle delibere CIPE, ha fatto molto. C'è da seguire ulteriormente questo aspetto. Ovviamente, tale compito non spetta soltanto a noi, ma anche alle realtà locali e alla regione siciliana. Certo, il problema delle lungaggini per la realizzazione
Allora, fummo noi a raccordarci con la provincia di Caltanissetta per mettere l'ANAS e il Governo del paese nelle condizioni di accelerare il processo di realizzazione di quest'opera.
Con riferimento a queste due strade - mi riferisco alla strada statale n. 640 e alla strada statale n. 189 - i numeri sono a quattro cifre: sono morte migliaia di persone in Sicilia! Non stiamo parlando di un incidente per tasso alcolico elevato o per alta velocità, ma di due autentiche strade della morte. E non parlo di fatti socioeconomici, dell'importanza di queste due strade per venire a capo della situazione infrastrutturale della Sicilia e creare le condizioni di uno sviluppo economico. Parlo semplicemente del fatto che queste due strade presentano elevate carenze.
La provincia regionale di Caltanissetta non ha provveduto a fare ciò che noi abbiamo fatto: noi abbiamo utilizzato i nostri fondi per realizzare il progetto esecutivo, e questo è il motivo per cui la provincia regionale di Agrigento è avanti rispetto a Caltanissetta. La provincia di Caltanissetta non ha provveduto a ciò e, purtroppo, le ultime vittime della strada si sono registrate proprio nel tratto di Caltanissetta, di cui lei ha parlato prima.
Signor viceministro, da lei e dal Governo non mi aspetto la lettura di aride cifre e di numeri rispetto a questa strada. Mi aspetto che la stessa diventi una priorità del Governo e del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti: lo dobbiamo alla Sicilia. La Sicilia è stata estremamente generosa nei confronti della Casa delle libertà: gli ha consegnato 61 parlamentari che, di per sé, dovrebbero costituire un partito. Solo che questi 61 parlamentari non sono diventati un'unica cosa, e non abbiamo fatto valere le ragioni di questa terra.
Allora, le chiedo, seppure da una posizione politica diversa rispetto a quella di ieri, di farsi carico di tale questione, perché la Sicilia, da questo e da altri Governi, si aspetta risposte concrete e non parole o false promesse.
Vorrei premettere che l'aeroporto Borsellino di Palermo è uno di quelli che ha più liberalizzato i servizi di terra e di piazzale, e già esistono quattro o cinque compagnie.
In questo contesto, esiste un consorzio che si chiama Pae-Mas Airport service, che gestisce il servizio di handling.
Mentre tutte le altre società di gestione, fra cui la Gesap, che è il maggiore e
La domanda è semplicissima: cosa intende fare questo Governo affinché l'ENAC revochi la concessione a questa società che, chiaramente, applica un contratto che non è quello nazionale?
Si può discutere quanto si vuole, signor viceministro, se tale contratto sia valido o meno, se sia troppo oneroso, o quant'altro, ma se c'è una legge, va rispettata. Se c'è qualcosa che non funziona, bisogna rivederla. Finché la legge c'è, Pae-Mas dovrebbe applicare tale contratto.
Cosa intende fare il Governo affinché il contratto venga rispettato? Chiaramente, c'è un evidente dumping da parte di questa società rispetto alle altre che gestiscono le attività rispettando il contratto stesso.
Ricordo che siamo andati a Palermo in forze, precipitosamente, proprio per tentare di capire alcuni aspetti di una problematica che oggi ritorna con prepotenza all'attenzione di quel territorio, di Palermo, della Sicilia e del paese.
Posso assicurare che c'è la massima disponibilità e attenzione e che questo suo atto di sindacato ispettivo non è un dato amministrativo burocratico, rispetto al quale si possa chiudere la cartella e lasciare la soluzione del problema al caso.
Ritengo che, anche dopo la risposta che sto per darle molto succintamente, l'azione del Governo proseguirà, anche attraverso attività di monitoraggio e, soprattutto, di verifica degli interventi che l'ENAC sta conducendo in questa direzione.
In relazione alla vertenza tra Pae-Mas, l'aeroporto di Palermo e l'ENAC, va preliminarmente evidenziato che la materia, nel contrasto di opinioni circa l'estensione del contratto di lavoro, è stata rimessa dalla Pae-Mas medesima alla deliberazione del TAR di Palermo.
Va altresì precisato che il contenuto e la portata dell'articolo 13 del decreto legislativo n. 18 del 1999 sembrerebbero in contrasto con le pretese avanzate dalla Pae-Mas. Perciò, vi è un riscontro rispetto a quanto lei ha sottolineato nella sua illustrazione.
Inoltre, va evidenziato che, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, è in corso una trattativa per la stesura di un contratto collettivo tipo della categoria dei prestatori di servizi aeroportuali di assistenza a terra.
In questa situazione complessa, ma suscettibile di evoluzione giurisdizionale ed amministrativa nelle rispettive sedi, l'ENAC sta conducendo ulteriori approfondimenti, anche con incontri con gli operatori delle associazioni sindacali di settore, finalizzati a verificare l'opportunità e la fattibilità degli interventi di competenza, pur tenendo in considerazione che in analoghe fattispecie è già intervenuto il TAR Lazio con ordinanze di sospensiva.
Pertanto, tutta la vicenda è monitorata e, ovviamente, ogni scelta e ogni soluzione sarà definita guardando semplicemente al rispetto della normativa esistente, alla funzionalità del servizio per gli utenti e al mondo del lavoro che ruota intorno a questa attività.
Tenga presente, signor viceministro, che altra società, di cui non faccio il nome, dice che, se lo stato d'essere del consorzio Pae-Mas dovesse sussistere, anch'essa non rispetterebbe il contratto del consorzio collettivo. Io - lo dico e me ne assumo la responsabilità - non sono d'accordo con tale contratto, assolutamente oneroso; peraltro ho sentito dire che il Ministero del lavoro lo sta ridiscutendo. Tuttavia, se c'è una legge, questa va rispettata e voi dovete farla rispettare.
L'ENAC deve togliere la concessione del servizio handling a terra, dopo di che si ridiscute il contratto. Oppure, viceversa, liberalizza il costo del personale di tutte le società di gestione creando, così, quella giungla selvaggia dei salari che nessuno auspica.
Signor viceministro, restano pochi giorni prima che le Camere vengano sciolte, ma l'ordinaria amministrazione del Governo, grazie a Dio, va avanti fino all'insediamento del prossimo Governo. La prego di intervenire in modo drastico affinché tale anomalia venga eliminata. Se non interveniamo pesantemente in tali situazioni, legittimiamo le società a fare quello che vogliono, e ciò non è assolutamente possibile. Dunque, non vorrei dire che dietro le spalle del suddetto consorzio vi è qualche persona influente che fa soprassedere, perché, le assicuro, non conosco i dettagli. So solo che c'è tale stato d'essere, e la prego sentitamente di fare in modo che tale disparità venga eliminata.
È vero che nella nota della Digos di Bologna si riportava la segnalazione proveniente dalla direzione centrale della Polizia di prevenzione, datata 8 marzo 2001, relativa alla presenza del terrorista tedesco Thomas Kram in Bologna il giorno della strage.
Sia la segnalazione a firma del capo della Polizia dell'8 marzo 2001, indirizzata alla questura di Bologna, sia il successivo rapporto di Polizia giudiziaria redatto dalla locale Digos, datato 18 aprile 2001 ed indirizzato alla procura della Repubblica, spiegavano che le autorità della Repubblica federale di Germania, anche a seguito di mandato di cattura internazionale emesso a carico di Thomas Khan dalla procura generale tedesca l'8 dicembre 2000, avevano richiesto ed ottenuto la collaborazione della direzione centrale della Polizia di prevenzione italiana per la ricerca in Italia di Gerhauser Adrienne Hagate, terrorista delle «Cellule rivoluzionarie», latitante dal 1987.
Nel medesimo contesto investigativo, la Polizia tedesca aveva segnalato che la Gerhauser poteva trovarsi in compagnia di altri due esponenti della già citata organizzazione terroristica, Kram Thomas e Balke Juliane, anch'essi latitanti.
A latere di tale attività, le autorità di polizia tedesca richiedevano una serie di accertamenti preliminari in ordine alla presunta presenza in Italia, nella seconda metà degli anni Settanta, di Hans Joachim Klein, detenuto, esponente delle RZ, coinvolto nell'assalto alla sede dell'OPEC di Vienna del 21 dicembre 1975, cui prese parte anche il famigerato Ilich Ramirez Sanchez, alias Carlos. Per tali fatti, Klein fu imputato nel processo che si celebrò davanti al tribunale di Francoforte.
La segnalazione a firma del capo della Polizia riferiva, inoltre, che la ricerca in atti aveva evidenziato, tra l'altro, che Kram, alla fine degli anni Settanta, aveva diretto la pubblicazione in Germania di un giornale di estrema sinistra, che dai primi di settembre del 1979 risultava iscritto all'Università per stranieri di Perugia per frequentare un corso di lingua italiana che sarebbe terminato il 21 dicembre successivo. Agli atti di Polizia risultava, inoltre, che il terrorista tedesco era stato più volte in Italia nel 1980, in particolare aveva alloggiato a Bologna il 22 febbraio di quell'anno presso l'albergo Lembo, in compagnia di una coppia di italiani.
Corrisponde al vero la circostanza che, in quegli anni, Kram manteneva contatti con tale Heidi, che non è escluso possa identificarsi nella nota Margot-Christa Frohlich, elemento di spicco del gruppo Carlos.
Si conferma, altresì, che nella citata segnalazione a firma del capo della Polizia dell'8 marzo 2001 si riferiva che il predetto Kram risultava fosse alloggiato a Bologna la notte del 1o agosto 1980, giorno antecedente alla strage alla stazione ferroviaria. Quest'ultima circostanza, così come puntualizzava il direttore generale della pubblica sicurezza, poteva essere messa in relazione, con tutte le cautele e le riserve del caso, con le dichiarazioni relative alla strage di Bologna rilasciate dal citato Carlos, così come riportate anche in un articolo del quotidiano Il Tempo del 31 marzo 2000.
Risulta, inoltre, che il capo della Polizia invitava la questura di Bologna a disporre ogni opportuno accertamento per verificare la presenza del Kram a Bologna in date prossime al noto attentato del 2 agosto 1980, riferendone l'esito all'autorità giudiziaria per l'eventuale avvio di ulteriori indagini, da svolgersi anche all'estero.
Si conferma che gli accertamenti di polizia giudiziaria svolti dalla Digos di Bologna, così come rassegnati nel citato rapporto del 18 aprile 2001, permettevano di confermare quanto segue.
In data 27 novembre 1979, a Perugia, Kram viene sottoposto a perquisizione domiciliare, nel corso della quale viene rinvenuto un documento in lingua tedesca di carattere politico. In data 16 gennaio 1980, Kram ha fatto rientro in Italia, iscrivendosi ad un corso di lingua italiana sempre presso l'Università di Perugia. In data 22 febbraio 1980, ha alloggiato presso l'albergo Lembo di Bologna in compagnia di due cittadini italiani. In data 3 maggio 1980, venne disposta l'iscrizione di Kram in rubrica di frontiera con provvedimenti di riservata vigilanza e perquisizione sotto l'aspetto doganale. In data 22 aprile 1980, prese alloggio presso l'hotel Mazzanti di Verona. La mattina del 1o agosto 1980 risulta aver fatto ingresso in Italia con il treno 201 proveniente da Karlsruhe.
È vero che il rapporto della Digos di Bologna concludeva affermando che le indagini poste in essere da quell'ufficio, in ordine alla presenza in Bologna del terrorista tedesco Thomas Kram in occasione della strage alla stazione del 2 agosto del 1980 - cito testualmente -, «hanno permesso di stabilire l'effettiva presenza del Kram a Bologna la notte tra il 1o e il 2 agosto 1980». Il rapporto di polizia segnalava, infine, che il tedesco, dal 14 novembre 1995, è iscritto al CED, quale soggetto eversivo in ambito di terrorismo internazionale.
Risulta vera, altresì, la circostanza, così come peraltro appurata dalla stessa Commissione d'inchiesta concernente il dossier
Gli esiti degli accertamenti a carico di Kram vennero comunicati il 16 settembre 1980 dalla questura di Bologna alla stessa procura nell'ambito delle indagini sull'attentato alla stazione ferroviaria. La procura di Bologna ha precisato che gli accertamenti provenienti dalla polizia giudiziaria - così come sono stati appena illustrati - non hanno integrato delitti di sorta e, pertanto, l'ufficio inquirente ha ritenuto di iscrivere il fascicolo n. 788/01-K registro modello 45, ossia come notizia non costituente reato.
Testualmente, il fascicolo non costituente reato venne iscritto con la dizione «indagini sull'eversione di destra e sui reati di strage commessi in Bologna e nel Distretto nel 1980». Nello stesso fascicolo Kram risultava essere latitante in Germania a seguito del provvedimento cautelare internazionale del 6 dicembre 2000 (inviato per l'esecuzione anche in Italia), nel quale è accusato di aver capeggiato, tra il 1973 e il 1995 a Berlino e altrove nella Repubblica Federale di Germania, un'associazione finalizzata a commettere reati socialmente pericolosi.
L'iscrizione, come si desume dagli atti, venne disposta dal procuratore capo di Bologna sulla base di un appunto manoscritto in calce al rapporto della Digos del 18 aprile 2001, apposto dal sostituto procuratore Giovagnoli, con il quale quest'ultimo suggeriva l'iscrizione a modello 45.
Sulla base di questa iscrizione, la procura faceva richiesta alla Digos e al ROS dei Carabinieri di riferire se Kram risultasse in qualche modo coinvolto nelle indagini relative alla strage del 2 agosto 1980.
A seguito di tale richiesta, la Digos di Bologna, il 24 aprile 2001, comunicò che Kram non aveva alcuna iscrizione presso gli atti di quella questura che lo collegasse a qualsiasi attività criminosa in Italia ed in particolare a Bologna.
Come è agevole evidenziare, sulla base degli elementi sopra rassegnati, Kram era noto agli atti di polizia presso la questura fin dal 1979 e alla stessa procura della Repubblica alla quale, già nel settembre 1980, erano stati trasmessi - proprio dalla questura - gli esiti degli accertamenti di polizia giudiziaria nell'ambito delle indagini sull'attentato.
In data 23 marzo 2002, il fascicolo n. 788/01-K registro modello 45 - così come riferito dalla procura di Bologna - è stato inviato all'archivio in via amministrativa, come previsto per gli atti non costituenti notizia di reato, senza alcuna richiesta di archiviazione al giudice per le indagini preliminari.
La procura di Bologna ha, infine, sottolineato che, a seguito delle notizie contenute nell'interpellanza urgente n. 2-01636, presentata il 28 luglio 2005 alla Camera dei deputati dall'onorevole Fragalà, ha aperto il procedimento contro ignoti n. 7823/2005RG, modello 44, per il delitto previsto e punito dall'articolo 285 del codice penale, commesso il 2 agosto 1980 presso la stazione ferroviaria di Bologna, nell'ambito del quale sono in corso indagini volte a comprendere e valutare le notizie stesse.
Alla luce di quanto sopra esposto, si rilevano i seguenti punti. Il rapporto di polizia giudiziaria della Digos di Bologna, datato 18 aprile 2001 e conseguente alla segnalazione del direttore generale della pubblica sicurezza dell'8 marzo 2001 su Thomas Kram, era da ritenersi, ad ogni effetto, una comunicazione di notizia di reato.
Questa comunicazione indicava il possibile coinvolgimento di Kram nella strage del 2 agosto 1980.
Il nome di Kram, pertanto, doveva essere iscritto con le già conosciute generalità nel registro cosiddetto modello 21, ossia dei soggetti sottoposti ad indagine per il reato di strage.
L'iscrizione era resa ancor più necessaria a causa dell'esistenza di provvedimenti custodiali internazionali, emessi da autorità giudiziaria di altro Stato, da eseguirsi in Italia e che, nei predetti atti giudiziari, veniva sottolineata l'estrema pericolosità del Kram, qualificato, in particolare, esperto di armi ed esplosivi.
La mancata iscrizione costituisce una grave violazione delle norme.
Il fascicolo iscritto a modello 45, sulla base della pronuncia della suprema Corte di Cassazione a sezioni riunite resa il 15 gennaio 2001 con il n. 34, doveva essere sottoposto al vaglio del giudice per le indagini preliminari che, solo, avrebbe potuto decidere la fondatezza della mancata iscrizione a modello 21 ed, eventualmente, rigettare l'archiviazione amministrativa, dare comunicazione della procedura al procuratore generale e delegare al pubblico ministero temi di nuova indagine da svolgere.
Alla luce di quanto sopra, allo scopo di approfondire ulteriormente i fatti esposti nell'interpellanza, il ministro della giustizia si riserva di delegare all'ispettorato generale il compimento di un'indagine conoscitiva presso gli uffici giudiziari di Bologna, finalizzata alla verifica del corretto comportamento dei magistrati che si sono occupati della vicenda.
Per confermare anche in parte quanto dichiarato nella sua risposta e grazie all'esame del fascicolo, si conferma che la procura di Bologna ebbe a trattare i reati di strage e di eversione dell'ordine democratico come fatti non costituenti notizie di reato e che archiviò il tutto, come lei giustamente ha ricordato, in via amministrativa, con effetti che spiegherò.
Intanto, è opportuno segnalare schematicamente i seguenti punti.
Per quanto riguarda la segnalazione, si trattava formalmente e sostanzialmente di una comunicazione di reato, come da lei ricordato, a carico di soggetto noto e andava iscritta ai modelli dell'articolo 335 del codice di procedura penale nel registro, come giustamente lei ha ricordato, definito modello 21.
In secondo luogo, vorrei dire che la questura di Bologna, nel contesto degli atti, aveva affermato in modo non equivoco che erano in corso indagini. In terzo luogo, il pubblico ministero di Bologna aveva stabilito, attribuendo una delega per approfondimenti diretti ai carabinieri del ROS e della Digos, di procedere per il reato di strage e di eversione commesso a Bologna, nel momento in cui affidava le indagini. Nel fascicolo è trascritto un singolare suggerimento; è strano tutto ciò e credo sia inusuale. Quando mai un sostituto suggerisce al suo capo come comportarsi, indicando il modello 45!
Il Kram risultava destinatario di un provvedimento di cattura internazionale e, quindi, soggetto penalmente di rilievo. Il fascicolo veniva archiviato in via amministrativa, contravvenendo, come da lei ricordato, ai principi fissati dalla Cassazione a sezioni riunite, con la sentenza del 15 gennaio 2001.
Il provvedimento di archiviazione amministrativa, così redatto, risulta autoreferenziale; sostanzialmente, il pubblico ministero scrive a stesso. Vorrei far notare - e ho in mano il fascicolo - che nella parte finale dello stesso, quando il pubblico ministero spiega l'archiviazione, il nome di Thomas Kram, di colui per il quale è stata avviata l'indagine, non è mai citato.
Viene citata una tale Eberle, stranamente accomunata al signor Kram in questa presunta indagine, che è una mitomane e che, nel frattempo, aveva scritto alla procura di Bologna per sapere se fosse indagata o meno. Addirittura, si chiede l'archiviazione, senza mai citare Thomas Kram, motivo per il quale il capo della polizia Degennaro aveva chiesto alla questura di informare la procura di Bologna per aprire le indagini.
Nel provvedimento di archiviazione amministrativa non viene quindi citato il nome di Kram. Risulta che, in seguito ad atti di sindacato ispettivo della Camera dei deputati, interpellanze e interrogazioni, la procura di Bologna abbia aperto un nuovo fascicolo, facendo riferimento - attenzione è importante - a reati attribuiti ad ignoti.
Ancora una volta Kram non risulta indagato; è stato aperto un nuovo fascicolo, ma non è ancora indagato e ciò è un atto dovuto.
L'iscrizione nei confronti di ignoti è ulteriormente incomprensibile, di fronte alla circostanza che si tratta di un soggetto noto, segnalato in relazione alla strage e latitante, il cui nome ad oggi non risulta iscritto nel registro della procura di Bologna.
Al fine di delineare completamente gli effetti del quadro tecnico-giuridico derivante dalla gestione del fascicolo de quo, mi è fatto obbligo di segnalare al Governo quanto segue.
La scelta di iscrivere la notitia criminis quale fatto non costituente reato e l'archiviazione del fascicolo così iscritto in via amministrativa hanno avuto l'effetto di estromettere il giudice per le indagini preliminari dal controllo giurisdizionale previsto per legge.
Gli articoli 408 e seguenti del codice di procedura penale prevedono, infatti, che il giudice che ritenga di non condividere il convincimento della non sussistenza del reato espresso dal pubblico ministero possa imporre iscrizione - che, per tale ragione, viene definita iscrizione coatta - e l'eventuale intervento in via gerarchica del procuratore generale, al quale è fatto obbligo di dare notizia dell'accadimento. Il procuratore generale, sussistendone gli estremi, può avocare il fascicolo e promuovere in prima persona le indagini rifiutate o omesse (articolo 412 del codice di procedura penale). L'ordine avocante, la procura generale, è lo stesso che ha competenza a promuovere l'azione disciplinare nei confronti del pubblico ministero renitente.
Il meccanismo procedurale, all'apparenza complesso, vuole garantire ovviamente la corretta applicazione del principio, contenuto nell'articolo 112 della Costituzione, relativo all'obbligatorietà dell'azione penale. Si tratta di uno strumento tecnico apprestato per rendere vana ogni discrezionalità surrettiziamente motivata.
Nel caso di specie, relativo al fascicolo Kram, la mancata trasmissione degli atti al giudice per le indagini preliminari ha infatti disattivato anche questi meccanismi automatici di controllo giurisdizionale.
I rilievi che precedono confermano ancora una volta la necessità dell'apertura di una verifica ispettiva - e mi auguro che l'impegno qui assunto dal Governo sia mantenuto - sull'operato della procura di Bologna, al fine di accertare se la gestione del fascicolo relativo al terrorista internazionale Thomas Kram sia avvenuta in modo corretto e, soprattutto, al fine di verificare se in altre occasioni fascicoli recanti notizie di reato abbiano avuto lo stesso irrituale trattamento.
Infatti, non è possibile pensare che reati quali quelli di strage ed eversione si iscrivano quali fatti non costituenti notizia di reato.
È impensabile delegare le indagini alla polizia giudiziaria ritenendo che il fatto investigativo non sia reato: è incredibile e contraddittorio. Il procedimento viene archiviato
Ritengo quindi che fare chiarezza sulle regole, il cui rispetto la magistratura chiede a tutti noi, sia un'esigenza inderogabile per il nostro Governo. La ringrazio nuovamente, signor sottosegretario, e ribadisco la mia piena soddisfazione per la risposta.
Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza è rinviato ad altra seduta.
È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
È questo, ancora una volta, un intervento straordinario del Governo per un problema drammatico che mette in evidenza come spesso i problemi, soprattutto quelli ambientali, vengano affrontati con la politica del dire, del parlare anziché con quella del fare e del realizzare.
Questo disegno di legge è appunto l'espressione della politica del fare concreto.
Se per un attimo andiamo indietro nel tempo possiamo constatare che l'emergenza rifiuti ha origini lontane, sin dal 1994, anno in cui per affrontare il problema venne nominato dal Governo un commissario delegato al quale fu dato il compito di risolverlo. Invece, con il passare del tempo, diventa emergenza cronica determinata dal fatto che la regione Campania non riesce a garantire la primaria esigenza igienico-sanitaria dei cittadini. Ed a questo punto non possiamo non evidenziare la nomina a commissario delegato del presidente della regione Campania.
Questo, indipendentemente da chi stia al Governo da chi sia il presidente della regione, e senza voler condannare nessuno, è un modo certamente singolare per risolvere i problemi.
Sta di fato che abbiamo una regione e quindi il suo presidente che non riescono a gestire il problema rifiuti nell'ambito delle proprie competenze e si nomina commissario delegato il presidente della regione per risolvere lo stesso problema.
Mi sembra che questo sistema trovi scarsa applicazione nel mondo del lavoro e dell'impresa in particolare. Un'altra considerazione da farsi è come sia possibile
È indubbio che ci sia qualcosa che non va e che occorra ripensare, tra l'altro, alla soluzione del commissariamento che può avere significato positivo se il suo intervento è previsto per un periodo sicuramente breve e, vista l'esperienza, sottoposto a controlli periodici nel suo operato nonché dell'iter svolto per la soluzione dei problemi.
Questo perché, dopo dodici anni, l'emergenza rischia di diventare normalità.
Il provvedimento odierno va, quindi, nel senso giusto: prevede lo «stop» per gli eventuali sospetti affidatari del servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani e dà mandato al commissario di trovare, attraverso gare e nella massima urgenza e trasparenza, i nuovi affidatari che sappiano oggi risolvere il problema, ma che nel tempo riportino la gestione del sistema di smaltimento dei rifiuti in una situazione normale.
Contribuirà a ciò l'istituenda consulta regionale per la gestione dei rifiuti.
Nel provvedimento viene anche affrontato il problema della costruzione di impianti atti a smaltire rifiuti, cosa che non è un fatto secondario.
Bisogna anche rendersi conto che oggi i termovalorizzatori sono una soluzione del problema, e discuterne è giusto, purché non ci si limiti solo a parlarne, visto che il rischio è che il problema diventi, in generale, quello che oggi è in Campania.
Il nostro gruppo è quindi d'accordo con il Governo e voterà a favore di questo provvedimento; lo fa con convinzione, sottolineando come la necessità dell'urgenza trova la giusta motivazione nel perdurare in Campania dello stato di emergenza rifiuti.
Dobbiamo, comunque, superare questo momento emergenziale per ridare le giuste responsabilità agli enti a ciò preposti, alludo alla regione Campania, alle province e ai comuni.
Ma, per poter superare questa situazione, come la Campania, occorre maggior coinvolgimento delle forze politiche presenti in quest'aula, le quali dovrebbero sentirsi obbligate ad avere un atteggiamento univoco nel trovare una soluzione al problema.
Per fare questo occorre lasciarci dietro le spalle le polemiche e gli atteggiamenti di parte.
Dobbiamo essere consapevoli che la situazione è grave, e che, inoltre, è presente su un territorio particolare nel quale opera una criminalità organizzata attorno alla quale si muove un'area di illegalità che rende difficoltosa qualsiasi iniziativa si voglia intraprendere.
In questi casi i cittadini si aspettano un'iniziativa forte della politica, che si concretizzi in una fattiva collaborazione tra le istituzioni che devono portare ad un pieno coinvolgimento dei cittadini. Se vogliamo raggiungere l'obiettivo, all'azione del Governo, deve corrispondere un'uguale volontà d'azione di regione, province e comuni. Esistono per questo le risorse, le tecnologie e le capacità.