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PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il ministro della giustizia, senatore Castelli, che esprimerà altresì il parere sugli atti di indirizzo presentati.
ROBERTO CASTELLI, Ministro della giustizia. La ringrazio, signor Presidente. Devo, altresì, rivolgere un ringraziamento alla Camera dei deputati per avere ascoltato la mia relazione integrale, sulla quale poi ognuno ha espresso legittimamente un parere. Ma, soprattutto, vorrei ringraziare anche l'opposizione, che non è caduta nella tentazione, da me registrata ieri al Senato, di trasformare tutto in rissa. Vi sono stati, come era ovvio, accenti fortemente critici, ma tutto è rimasto nel quadro di un civile confronto democratico. Apprezzo la circostanza e ne prendo atto con piacere.
Cercherò di limitare al massimo la mia replica, ma alcune questioni vanno evidenziate. È ovvio che bisogna lasciare a tutti la facoltà di esprimere le critiche, anche le più feroci; ma almeno sui dati cerchiamo di trovare un momento comune.
Quindi, applicherò a me stesso, prima ancora che agli altri, la maieutica, che credo sia un'arte che tutti noi dovremmo coltivare diuturnamente.
Parto da una questione che, tra l'altro, mi fa piacere. Infatti, ho constatato come la maggior parte degli interventi sia stata capace soltanto di ricordare le solite trite e ritrite «leggi vergogna» che, veramente, ci hanno francamente stancato un pochino!
PIERO RUZZANTE. Anche gli italiani si sono stancati!
ROBERTO CASTELLI, Ministro della giustizia. Torniamo, allora, alla cosiddetta legge Cirami, alle rogatorie e a tutti questi continui ricordi!
Bene: se voi siete stati costretti a ricordare sempre tali leggi, evidentemente non avete trovato accenti di critica sulla relazione del ministro. Ricordo che, ai sensi della legge, non ho citato questi provvedimenti per un motivo molto semplice: infatti, la legge chiede al ministro della giustizia di relazionare sull'attività del Governo, e tali leggi sono state approvate dal Parlamento.
Ciò significa non una sottrazione di responsabilità ma, semplicemente, rispetto delle prerogative del Parlamento. Vedete, forse sbaglierò - ma non credo! -, tuttavia tendo sempre a distinguere l'attività del Governo da quella, sovrana, del Parlamento. È stato questo il motivo per il quale non ho ricordato tali leggi: non perché non le condivida in larga parte, ma perché, semplicemente, non sono state il frutto dell'attività governativa. Tutto qua!
Veniamo adesso alla cosiddetta legge Cirielli. Ho ascoltato l'onorevole Fanfani
accusarmi di aver negato la comunicazione di dati al Parlamento. Vede, onorevole Fanfani, almeno sui conti lasciatemi la primazia che credo di dover avere! Se lei ricordasse bene, come ricordo bene io (perché ho buona memoria, soprattutto riguardo alle scelte che compio), confermerebbe che, con riferimento ai dati che allora rilasciai alla Commissione giustizia prima e al Parlamento in generale dopo, io parlai, pur con tutte le riserve del caso, di una previsione di ulteriori prescrizioni, determinate dalla legge in questione, per circa il 16 per cento.
Se lei fosse capace di fare i conti, verificherebbe che i 35 mila processi caduti in prescrizione per tale legge, rapportati ai 200 mila processi già prescritti, costituiscono il 17,5 per cento, frutto di un ulteriore considerazione. Quindi, come può constatare, i dati che avevo fornito allora sono esattamente gli stessi che illustro adesso, perché, almeno sulla mia onestà intellettuale e sulla mia capacità di fare i conti, credo di non essere secondo a nessuno!
Vi è un'altra questione che vorrei sottolineare. L'onorevole Pisapia mi accredita, o mi addebita (non so bene quale termine usare), l'aumento dei delitti in Italia. Ringrazio l'onorevole Pisapia, che pensa che io sia onnipotente: in realtà, quindi, ho anche la facoltà di gestire l'aumento dei delitti italiani! Tuttavia, anche in questo caso, do più credito alle cifre fornite dal collega Pisanu, il quale, pochi giorni fa, ha comunicato dati che, invece, sono molto confortanti, poiché indicano che i reati sono in diminuzione. Si tratta di capire, dunque, se dare più credito alle cifre fornite dal Governo o a quelle esposte dal collega Pisapia: con tutto il rispetto per l'onorevole Pisapia, però, do un credito maggiore ai dati del Ministero dell'interno.
Vorrei dire all'onorevole Finocchiaro, inoltre, che è vero che siamo andati avanti cinque anni con un dialogo tra sordi, ma almeno leggiamo quanto è scritto nella relazione. Non ho attribuito a tre cause la percepita crisi della giustizia: ho dichiarato che erano percepite tre cause di malfunzionamento della giustizia. Rileggo testualmente: «Tre sono le questioni principali percepite come causa dell'insoddisfacente funzionamento della giustizia italiana».
Ho altresì dichiarato che non ritengo che la prima causa percepita - vale a dire l'inadeguatezza delle risorse - sia veramente un «motore» della crisi della giustizia. Ho citato i dati europei, ho affermato che siamo in linea con tali dati ed ho anche sostenuto che, così come in Europa si svolgono processi più veloci con la medesima destinazione di risorse, lo stesso si potrebbe fare anche nel nostro paese.
Condivido, invece, le altre due cause, costituite dalla scarsa efficienza della giustizia e dalla normativa obsoleta: nella mia relazione, infatti, troverete una serie di azioni che il Governo ha cercato di porre in essere in tal senso. È stato affermato che sarebbero insufficienti. È chiaro che si tratta di un dato soggettivo: pertanto, accetto la critica. Si può certamente affermare che sono insufficienti, però, onorevole Finocchiaro, su questo punto la sfido, così come sfido qualsiasi parlamentare, a misurarci sui numeri. Le cifre, infatti, indicano che, sia pur di poco, la giustizia nel 2006 sta comunque meglio rispetto al 2001!
Queste sono cifre incontestabili, su cui sfido chiunque a misurarsi. Quindi, siamo sicuramente riusciti, in maniera insufficiente - lo ripeto, è una valutazione soggettiva, ma è una critica che posso accettare -, a ridurre l'arretrato. Perché ho definito l'arretrato dei processi il «debito pubblico giudiziario»? Perché ritengo che esso debba essere considerato esattamente come il debito pubblico finanziario. Nessun ministro del tesoro ha mai ottenuto l'azzeramento del debito in pochi anni. Sappiamo che si tratta di un processo lungo, tormentoso, faticoso ed articolato. Lo stesso vale per la cancellazione - o, comunque, per la diminuzione - del debito pubblico giudiziario, a meno che non si voglia varare un'amnistia generalizzata che, mi pare, il Parlamento, ancora una volta nella sua sovranità, abbia rifiutato.
Dunque, era necessario fermare il trend in salita. L'abbiamo fatto. Era necessario cambiare la natura del trend stesso, che non è più positiva, nel senso di aumento delle cause e dei tempi, ma negativa, e pertanto di diminuzione. Ciò ci lascia ben sperare.
Abbiamo, dunque, la consapevolezza e la coscienza di lasciare al paese una giustizia che funziona male? Può darsi: quest'ultima è una valutazione soggettiva. Vi ricordo che la giustizia italiana, comunque, è in grado di «macinare» ogni anno dieci milioni di cause! Non mi pare un risultato così negativo. Mi sembra soprattutto offensivo nei confronti dei magistrati e di tutti gli operatori della giustizia affermare che siamo al disastro se riusciamo soltanto a gestire dieci milioni di cause l'anno. In ogni caso, questi sono i dati oggettivi: vi è stato un trend in salita; è stato fermato ed oggi sta scendendo.
L'onorevole Palma ha detto che non sono stato popolare tra i magistrati e gli avvocati. Può darsi. Onorevole Palma, ho sempre avuto un'idea - chiara, in questo caso, onorevole Finocchiaro -, forse sbagliata, in base alla quale le riforme possono essere di duplice natura. O la riforma non tocca nulla, nessun interesse costituito, lasciando le cose come stanno, e si tratta di una riforma finta che non avrà il plauso di tutti; se si tratta invece di una riforma vera, essa andrà ad incidere sugli equilibri, modificando gli interessi in campo, ed allora sicuramente crea tensioni. Quasi sempre le riforme non sono positive sia per chi agisce all'interno della macchina dello Stato sia per gli utenti. Si pensi alla scuola: da un lato, vi sono gli insegnanti, il personale; dall'altra, i discenti. Si pensi alla sanità: da un lato, vi è il corpo medico, i paramedici, gli amministrativi; dall'altra, i cittadini. Lo stesso avveniva nella giustizia: da un lato, vi erano gli operatori della giustizia; dall'altro, i cittadini. Io, forse sbagliando, non lo metto in dubbio - è una critica che bisogna accettare - ho privilegiato i cittadini rispetto agli avvocati ed ai magistrati. Questa è stata la linea che abbiamo seguito in questa riforma (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
Onorevole Palma, le posso garantire che ho avuto la soddisfazione - io, leghista, e, quindi, anche fatto segno di un certo pregiudizio antimeridionale - di essermi recato dappertutto, da Palermo a Napoli, a Bari, a Catanzaro, a raccogliere applausi da tutti i cittadini, che hanno apprezzato la nostra opera. Credo che ciò sia il miglior viatico anche per il prossimo esame al quale il popolo sovrano ci sottoporrà (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
Infine, onorevole Acquarone, mi perdoni se ho voluto tendere, magari un po' maliziosamente, una piccola trappola, in cui lei è caduto. Lo dico con affetto. Lei ha definito le mie affermazioni su un organismo indipendente, per quanto riguarda l'azione disciplinare nei confronti dei magistrati, «una barzelletta». Mi sono divertito - poiché condivido l'idea - a trascrivere nella mia relazione le parole - identiche - che ha adoperato l'onorevole Violante. Mi fa piacere che lei consideri le idee dell'onorevole Violante una «barzelletta» (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
MASSIMO POLLEDRI. QuAcquarone...!
PRESIDENTE. Signor ministro, la invito ad esprimere il parere del Governo sulle due risoluzioni presentate.
ROBERTO CASTELLI, Ministro della giustizia. Signor Presidente, il Governo esprime parere contrario sulla risoluzione Finocchiaro ed altri n. 6-00110, mentre esprime parere favorevole sulla risoluzione Pecorella ed altri n. 6-00111 (Nuova formulazione) con un'avvertenza di natura tecnica: a me sembra che tutto ciò che è previsto in tale ultima risoluzione abbia carattere legislativo e non organizzativo. In ogni caso - ripeto - il Governo esprime su di essa un parere positivo.
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